Discussioni interne al Partito


Risposta ai membri del Politburo del CC del PRC(b) alla lettera di L.D. Trockij

Pubblicato su Ivstetija 1990
Traduzione di Giorgio Paganini


19 Ottobre 1923

 

 

Rigorosamente segreto
Conservare in codice cifrato
Da restituire
1*


AI MEMBRI DEL CC E DELLA CCC



I. Perché è necessaria una risposta dettagliata alla lettera del c. Trockij
dell’8 ottobre 1923.

A molti membri del CC e della CCC è noto che la collaborazione fra il c.Trockij e la maggioranza del Politburo si svolge, ormai da tempo, prevalentemente in forma di invio, da parte del c. Trockij, di lettere e dichiarazioni nelle quali egli invariabilmente critica quasi tutta la dirigenza del CC. La maggioranza del Politburo si è astenuta da una risposta scritta a questi documenti. Solo di tanto in tanto, in casi particolari, il c. Lenin ha risposto con dichiarazioni scritte a questa o quella dichiarazione inesatta del c. Trockij. (1) Prima del XII congresso del PCR, i firmatari di questo documento furono costretti a reagire direttamente per iscritto ad alcune dichiarazioni del c. Trockij, (2) quando apparve chiaro che egli si accingeva a compiere due grossi errori politici :

1) Sulla questione dell’alleanza tra operai e contadini [smycka], il c.Trockij aveva assunto una grave posizione sbagliata che tendeva a sottovalutare il ruolo dei contadini.

2) Sulla questione del ruolo del partito il c. Trockij, per quanto concerne la direzione degli organi statali e di quelli economici, aveva assunto una posizione molto vicina a quella del c. Osinskij. (3)

Da quel momento noi non rispondemmo più alle dichiarazioni scritte del c. Trockij le quali, a cominciare dal XII congresso, cominciarono a farsi sempre più frequenti. Tuttavia la lettera del c.Trockij dell’8 ottobre appartiene al genere di quei documenti che in nessun caso può rimanere senza risposta.

Innanzitutto, in questa lettera, il c. Trockij, attaccando il CC del partito, lancia la sua parola d’ordine e fomenta un’offensiva contro il CC, in un difficile momento della situazione internazionale. Perciò il Politburo ha il diritto di replicare. In secondo luogo, in questa lettera - che giustamente è stata definita dal Presidium della CCC e dall’Ufficio del Comitato di Mosca (4) una “lettera-piattaforma” e come il chiaro inizio di un’organizzazione frazionistica - il c. Trockij commette una serie di errori che possono perfino diventare, per il partito, più pericolosi di quanto non sia stato il suo “opuscolo-piattaforma”, fatto uscire alla vigilia del X congresso del PCR (5). Questi errori possono provocare una vera crisi all’interno del partito e una spaccatura con la classe operaia. Se il nostro partito non costringe il c. Trockij a rinunciare ai mostruosi errori, che egli compie con il suo intervento nella “lettera-piattaforma” dell’8 ottobre 1923, allora un enorme danno sarà causato non soltanto al PCR, non soltanto alla SSSR ma anche alla rivoluzione in Germania.


II. Le questioni economiche

 

E’ ovvio che noi siamo ben lungi dal non vedere le enormi difficoltà e pericoli che oggi si trovano lungo il cammino dello sviluppo economico della nostra Unione delle Repubbliche. Tuttavia, quando il c.Trockij e coloro che gli sono più vicini, caricando incredibilmente le tinte, parlano di una nostra bancarotta economica, allora noi crediamo, o che si voglia diffondere il panico come avvenne nel 1921, quando il c. Trockij preconizzò che, nel corso di alcuni mesi o addirittura di settimane, “saremmo andati in rovina”; oppure che ci troviamo di fronte ad un’ignoranza della questione; oppure che si tratta di esagerazioni dovute a motivi frazionistici. Già due-tre anni fa, all’inizio degli interventi “economici” del c. Trockij contro la maggioranza del CC, nessun altro come il c. Lenin, gli aveva spiegato, decine di volte, che le questioni di natura economica appartengono a quel genere di questioni che escludono dei successi immediati : sono necessari anni ed anni di un paziente e duro lavoro per raggiungere dei solidi risultati. Più volte il c. Lenin ha spiegato che non è possibile rimettere in piedi la nostra economia andando all’assalto con parole altisonanti; a maggior ragione se si ricorre ad esagerazioni che producono soltanto panico.

Il c.Trockij richiama nella lettera il contenuto della sua relazione sull’industria al XII congresso del PCR. Il congresso, su proposta della maggioranza del CC, approvò quanto c’era di corretto nella relazione. Ora, gradualmente, lo sta attuando. Ma,quanto c’era di artificioso e di pretestuoso, fu confutato dai piùgrandi esperti di economia, senza distinzione di “correnti”. Ricordiamo gli interventi di Bogdanov, di Cybar’, di Smilga (6) e di altri, contrari alla relazione del c.Trockij.

Le frasi del c. Trockij sul significato “di una pianificata, mobile gestione” sono prive di un reale contenuto e, in gran parte, ricordano una battuta di scherno del c. Lenin che, alla vigilia del X congresso del PCR, parlò di “produzione d’aria”. (7) Al fine di una corretta gestione della vita economica in ogni centro del Paese e dell’introduzione del massimo di programmazione, il CC nell’estate del 1923 riorganizzò il CTO [Soviet del Lavoro e della Difesa] introducendovi i più grandi esperti di economia della repubblica. Ne fece parte anche il c. Trockij, nominato dal CC. Ma egli non pensò mai di partecipare alle riunioni dello CTO - come d’altronde, per un certo numero di anni, non fu presente nemmeno una volta alle riunioni del Sovnarkom [Soviet dei Commissari del Popolo] ed ugualmente rifiutò la proposta del c.Lenin di nominarlo vicepresidente del Sovnarkom. (8)

Il c.Trockij cita una nota del c. Lenin, scritta quando era già malato, e dedicata ai problemi del Gosplam. [Comitato statale per la pianificazione].

Chiunque legga questa nota comprende che, sostanzialmente, essa consiste nel fatto che il c. Lenin interviene contro l’dea della nomina a presidente del Gosplan del c. Trockij. Egli consiglia di lasciare come presidente del Gosplan il c. Krzizanovskij affiancandogli, come vicepresidente, uno dei nostri principali amministratori. (9) E così si comportò il Politburò nominando in un primo tempo come vicepresidente il c. Pjatakov e, successivamente, il c. Smilga. Il lavoro del Gosplan non è ancora del tutto soddisfacente. E’ necessario migliorarlo. Ma, in ogni caso, non si può, accelerarne il cammino servendosi di frasi come “una pianificata, mobile gestione”.

 

Il CC, attraverso un congresso, ha dato corpo all’idea della tassa unica in agricoltura. (10) Non c’è il minimo dubbio che questa decisione sia stata giusta e che abbia migliorato la posizione dei contadini. Anche la situazione finanziaria della Repubblica è diventata più stabile. Aumentano le entrate statali non fiscali. La situazione valutaria migliora. Ancora sei mesi fa il c.Trockij preconizzava il fallimento della nostra valuta e l’inevitabilità del passaggio alla retribuzione in natura; ma ora è chiaro che il c. Trockij aveva torto. Indubbiamente la situazione del cervonez non è cattiva e nessuno farfuglia più sul pagamento in natura.Nel settore dell’esportazione del grano, dalle parole siamo passati ai fatti. Ne abbiamo esportato 40 milioni di pud. Siamo preparati (se la situazione internazionale non lo impedirà) ad una esportazione di 200 milioni di pud – e questo è un successo. Siamo riusciti nell’impresa di trasformare da passiva ad attiva la bilancia commerciale. La grande industria, sia pur lentamente, è in continua crescita. Il problema del combustibile (carbone,petrolio) è stato risolto in modo soddisfacente. Il dicastero delle ferrovie si avvia, con un serio piano di sviluppo, verso l’annullamento del deficit. .

Tutti questi risultati testimoniano a favore non di una “crisi” ma di un miglioramento - lento, è vero - ma pur sempre un miglioramento. Lo si nota, oltre che nella stabilità monetaria del cervonez, anche nel settore del credito, anche in quello del bilancio, anche in quello della situazione industriale che, indubbiamente, è ancora estremamente difficile. Una seria preoccupazione è data dal problema delle cosiddette “forbici”, sull’importanza del quale, giustamente fu posto l’accento, già molto tempo prima del XII congresso, da parte del c.Lenin e della maggioranza del Politburo; se ne parlò anche al XII congresso del PCR. Il CC cominciò a preparare le misure adatte per affrontare la questione, ancor prima del Plenum di settembre (1923) , molto tempo prima delle lettere del c.Trockij, e proprio nel momento in cui egli si stava occupando di questioni letterarie, artistiche, della vita quotidiana (11) e così via. Ma solo coloro che guardano al lavoro di partito come a qualcosa che non li riguarda, possono indicare, in questo fenomeno, il segnale della bancarotta della politica economica del CC. La NEP [Nuova Politica Economica] ci causerà questo genere di difficoltà e di “crisi” ancora per dieci anni. Bisogna non capire assolutamente nulla del ritmo e del carattere dello sviluppo economico per non sapere che, in questo campo, soltanto con gli anni si raggiungono dei risultati seri e costanti. Il c. Trockij, a partire dal XII congresso del PCR, non ha fatto nessuna proposta pratica – lo diciamo con assoluta certezza. Parlare della liquidazione della NEP significa esagerare incredibilmente i fatti. Il CC ha già approntato una serie di misure le quali gradualmente stanno portando, ed hanno portato, a risultati concreti (i prezzi dei prodotti industriali sono diminuiti).

La concentrazione dei centri industriali, la riduzione dei costi di gestione nell’industria e nel commercio, tutto ciò è indubbiamente necessario. Nell’uno e nell’altro settore, sono stati raggiunti dei risultati notevoli. Un’ importanza particolare ha la concentrazione dei centri industriali - anche se la riduzione dei costi di gestione, parlando in generale, forse, non ha un significato decisivo per la sorte dell’industria. Però il non fare i conti con le implicazioni di carattere politico che ne conseguono ( Il c. Trockij mette queste parola tra sprezzanti virgolette e le chiama “campanilismi”), è soltanto l’indice di un atteggiamento dogmatico e dottrinario. Una concentrazione economica e razionale dell’industria, in ultima analisi, è utile – come una comune formula algebrica, questo è vero. Ma è necessario anche affrontare una intera serie di variabili. Il C. Trockij polemizza, non parlandone direttamente, contro la decisione del Politburo di non chiudere la fabbrica Putilov a Pietrogrado che (assieme a quella di Brjansk e ad alcune altre) (12) è una di quelle che lavorano in perdita. Il Politburo ha deciso, per ragioni politiche, di non chiudere queste fabbriche e, alla fine, anche i dirigenti della nostra politica economica, i cc. Rykov e Pjatakov hanno dovuto acconsentire. Questa decisione fu e rimane assolutamente corretta. Chiudere delle fabbriche come la Putilov o la Brjansk sarebbe stata una sconfitta per tutta la Repubblica. Non è una cosa difficile da capire, per chiunque affronti la questione con un minimo di obiettività. La concentrazione è necessaria, e noi la continueremo anche in seguito, ma se il c. Trockij, alla fine della sua “lettera-piattaforma”, non parlasse a vuoto della democrazia operaia, allora non gli sarebbe difficile capire che quella cieca e “dura” concentrazione che egli astrattamente esige sia condotta a termine, mal si concilia, tra le altre cose, con la democrazia operaia.

Il c. Trockij non vuole capire un “dettaglio” e cioè che noi siamo uno Stato operaio e non possiamo entrare in conflitto con il nucleo operaio delle fabbriche chiuse; che il distacco dagli operai, su queste questioni, costituisce una minaccia che porterebbe a gravi complicazioni politiche ed economiche. Una “dura concentrazione”, così come vorrebbe il c. Trockij, sarebbe causa certa di scioperi, del distacco del partito dagli operai e, ancor più, di pesanti conflitti con loro. Noi non ci avvieremo mai lungo un cammino che condurrebbe il Paese alla rovina.

E’ vero che il Politburo si è trovato e si trova in disaccordo con il c.Trockij a proposito della questione delle nomine del personale, in campo economico. Noi riteniamo necessario dire francamente al partito che, alla base della insoddisfazione del c. Trockij, della sua irritazione, del prolungarsi già da qualche anno degli interventi contro il CC, della sua determinazione di sconvolgere la vita del partito, c’ è il fatto che il c. Trockij - e con lui il c. Kolegaev - voleva essere nominato, dal CC, dirigente responsabile della nostra economia. Contro questa nomina si è battuto per lungo tempo il c. Lenin e noi pensiamo che egli avesse perfettamente ragione. Crediamo che nulla, assolutamente nulla, abbia dimostrato che il c. Trockij riuscirebbe a guidare gli organi economici della repubblica nella grave situazione che abbiamo di fronte. Al contrario, l’esperienza con il Narkomputej [Commissariato del popolo ai Trasporti] ha dimostrato l’opposto. Per di più, egli riuscì a scatenare anche un pesante conflitto con i sindacati. (13)

Malgrado la cautela del CC - che non desiderava di andare verso la dittatura del c. Trockij in campo economico e in quello militare - lo stesso CC ha compiuto una serie di passi che avrebbero potuto condurre il c.Trockij all’obiettivo da lui desiderato. Egli è membro del Sovnarkom e del nuovo ristrutturato CTO. Il c.Lenin gli propose la carica di vicepresidente del Sovnarkom. In tutti questi posti il c. Trockij potrebbe, se lo volesse, dimostrare in pratica, con un’attività svolta davanti a tutto il partito, che quest’ultimo può affidargli quei reali poteri illimitati che egli fosse in grado di conseguire, sia nel campo dell’economia che in quello militare. Ma il c. Trockij ha preferito ricorrere ad un altro metodo di azione che, secondo noi, è incompatibile con gli obblighi che spettano ad un membro del partito. Egli non ha mai partecipato alle riunioni del Sovnarkom, né con il c. Lenin né dopo l’abbandono del lavoro da parte di quest’ultimo. Non ha mai partecipato alle riunioni dello CTO, né di quello vecchio né di quello nuovo. Non ha mai presentato, né in seno al Sovnarkom, né allo CTO e neppure al Gosplan, una qualsiasi proposta sulle questioni economiche, finanziarie, del bilancio, etc. Ha categoricamente rifiutato la carica di vicepresidente del c. Lenin. Evidentemente la reputa al di sotto dei propri meriti. Egli si comporta secondo la formula “o tutto o niente”. Il c. Trockij si è posto in realtà davanti al partito in una situazione tale per cui, o il partito deve concedergli una reale dittatura in campo economico e militare oppure egli si rifiuta di lavorare nel settore dell’ economia, riservandosi soltanto il diritto di portar scompiglio all’interno del difficile lavoro quotidiano del CC. Noi dichiariamo - così come è avvenuto nel passato - che non possiamo assumerci la responsabilità di accondiscendere alle pretese del c.Trockij, e cioè alla dittatura della sua direzione economica, in aggiunta ai pieni poteri che egli ha già come Presidente del Soviet Militare Rivoluzionario. E’ nostro dovere affermare: su questa questione noi non possiamo assumerci la responsabilità di una esperienza così rischiosa


III. La situazione politica generale del Paese
 

 

Alcuni sintomi indicano una certa crescita del malcontento tra i contadini. Le cause sono evidentemente due: 1) l’imposta unica in economia, 2) La questione delle forbici. Per quanto si possa giudicare dalle informazioni che ci sono pervenute dal CC, l’imposta unica in economia è notevolmente più leggera rispetto alle imposte del 1922. (14) Va da sé, però, che la stessa forma dell’imposta, come qualsiasi imposta diretta, suscita e susciterà un sicuro malcontento fra i contadini. Il compito del partito, per i prossimi anni (purché non ci sia la guerra), sarà quello di rinunciare gradualmente all’imposta diretta e a prelevare dai contadini le somme corrispondenti, attraverso l’apparato del credito statale, la cooperativa etc. La rinuncia all’imposta diretta migliorerebbe, sensibilmente, l’atteggiamento dei contadini. Ma ciò diventerà possibile solo quando fra l’industria delle città e l’agricoltura si stabilirà una giusta cooperazione.

La differenza dei prezzi (“le forbici”), ora come ora, non può non sollevare del malcontento che si riflette, in larga misura, anche in quegli strati operai che alla campagna sono legati, - come è stato dimostrato nel Plenum del CC. Tutto ciò che - sulla linea del Plenum - il c. Trockij, ripete, non rappresenta nulla di nuovo. Ma la lotta sulla differenza dei prezzi è già cominciata. E continuerà con tanto più successo quanto meno il problema sarà complicato da elementi estranei.

I precedenti ritardi nella corresponsione del salario (la questione del prestito in oro, la mancanza di puntualità nei pagamenti, etc.) hanno suscitato del fermento tra gli operai in alcune città. Il partito indubbiamente deve affrontare con il massimo di attenzione questi allarmanti fenomeni. Ma se c’è stato un membro del CC, che qui ha commesso degli errori dottrinari, è stato proprio il c. Trockij secondo il quale era necessario, per risolvere il problema, ricorrere ad una decisa pressione coercitiva: egli motivava questa pressione ricorrendo ad una razionalizzazione astratta, parlava di (“un calcolo economico”). Più volte abbiamo sottolineato, nel CC del nostro partito, che gli operai, in nessun caso, ci avrebbero consentito di tornare indietro sul problema del salario reale. Il c. Trockij era tra quelli che definivano una simile affermazione come “propagandistica”. Ma non c’era alcuna propaganda, c’era la semplice constatazione di un fatto. Proprio le lettere del c. Trockij e dei suoi sostenitori sono in grado ora, diffondendosi tra le masse, di sollevare una nuova agitazione dei lavoratori.

Tuttavia l’atteggiamento della classe operaia è fondamentalmente sano (15) e il partito sta seguendo attentamente la questione del salario : il Narkomfin [Commissariato popolare delle Finanze], su ordine diretto del CC, deve pagarlo con estrema puntualità in tutte le zone operaie); a proposito dei prezzi poi, ci sono tutte le ragioni per sperare che l’atteggiamento della classe operaia e dei contadini sarà del tutto soddisfacente.


IV. Le questioni di politica estera.


In un’altra lettera del 10 ottobre 1923, scritta in risposta ad una precedente del c.Kujbischev, il c. Trockij constata che ci sono delle divergenze tra lui e la maggioranza del Politburo sulle questioni della politica estera. Effettivamente, durante lo scorso XII congresso del PCR, ci furono due profonde divergenze su questa questione con il c.Trockij. Le esporremo qui di seguito e chiederemo ai membri del CC e della CCC di giudicare essi stessi chi, in questa disputa, avesse ragione.

a) Quando, nella primavera di quest’anno, Curzon intervenne con il noto ultimatum, il c. Trockij, di fatto, assunse una posizione diversa rispetto a quella della maggioranza del Politburo. Egli svolse un’argomentazione secondo la quale noi non avremmo dovuto scendere ad un compromesso, perchè, diceva, la rottura sarebbe stata comunque inevitabile. Il corso degli avvenimenti pare abbia dimostrato che avevamo ragione noi e non il c.Trockij. Per questo egli cessò di insistere sul suo errore.

b) Il secondo dissidio riguarda la questione dei nostri rapporti con la Polonia. Per quasi un mese il c.Trockij ha preteso che il Narkomindel [Ministero degli affari esteri], (in relazione allo svolgersi degli avvenimenti tedeschi) facesse subito una aperta proposta provocatoria al governo polacco, sulla conclusione di un accordo per la reciproca non ingerenza sulle questioni interne della Germania. Il c.Trockij motivava la sua proposta col fatto che, sia in caso di accordo col governo polacco che nel caso di un suo aperto rifiuto, noi avremmo vinto comunque. Nel primo caso, con un indubbio vantaggio. Nel secondo, egli diceva, otterremmo un buon successo di propaganda politica. Il c. Trockij, già nel settembre 1923, aveva scritto un progetto di ordinanza per l’esercito sulla questione polacca. La pubblicazione di questa ordinanza sarebbe stata, in quel momento, estremamente pericolosa e indubbiamente avrebbe aggravato la situazione. Così, con una decisione della maggioranza del Politburo, ne fu impedita la pubblicazione.

La maggioranza del Politburo ritiene che l’avviarsi, adesso, per questa strada, sarebbe estremamente pericoloso. Quella del c. Trockij era quindi una proposta meramente “propagandistica”. Non possiamo fare questo genere di proposte, altrimenti potremmo essere indicati come promotori di una rottura con la Polonia e iniziatori di una guerra. Arriveremmo perciò ad una rottura, o ad una quasi rottura, con la Polonia, prima ancora dello scoppio della rivoluzione in Germania. Una tale politica sarebbe esiziale per il partito e potrebbe anche offrire un sia pur minimo pretesto ai contadini ed agli operai di sospettare che si tratti di una guerra provocata in modo insensato. La maggioranza dei membri del Politburo ritiene che la politica delle “spinte risolute” sia particolarmente dannosa nel campo della politica estera, tanto più in un momento come l’attuale, gravido di eventi minacciosi, e ritiene anche inopportuni gli attacchi del c. Trockij nei confronti del c. Cicerin (16) il quale, sotto la direzione del Politburo, nel corso degli anni, ha generalmente condotto e conduce la nostra politica estera, con prudenza e in modo corretto.

Risulta evidente che, se non si combattono in modo risoluto questi due gravi errori del c.Trockij , non sarà possibile edificare tanto facilmente la Repubblica, tenuto conto dei pericoli e delle pesanti prove che su di essa incombono.

Osserviamo che il dissidio sulla questione polacca ha avuto un risvolto significativo in quanto il c. Trockij, secondo le sue ripetute dichiarazioni al Politburo, si è sempre rifiutato di intervenire pubblicamente sul problema della rivoluzione in Germania, dove, a suo dire, il partito “non ha una linea”. Ciascun membro del CC e della CCC capirà facilmente che la linea del partito, sulla questione della rivoluzione in Germania, non consiste nello stabilire se il Commissario del Popolo agli esteri invierà oggi o domani una dichiarazione provocatoria al governo polacco (17)



V. I problemi della rivoluzione in Germania

Nella stessa lettera del 10 ottobre, il c..Trockij, in riferimento ai dissensi radicali che sono sorti, accenna anche alle “questioni essenziali legate alla rivoluzione in Germania” (18).

Il problema è diventato oggi centrale. Una qualsiasi reticenza su questo argomento sarebbe un delitto. Noi riteniamo quindi nostro dovere comunicare ai compagni ciò che segue.

Nel mese di agosto,quando il Politburo richiamò dalle vacanze i cc.Trockij, Zinov’ev e Buxarin, per una prima valutazione della questione legata alla rivoluzione in Germania, il c. Zinov’ev sottopose al Politburo le proprie tesi che, in settembre, furono adottate sulla base delle decisioni concordi del Plenum del CC. Solo allora il c.Trockij sottolineò con forza particolare la necessità dell’adozione di un “programma con precise scadenze temporali”, relativo alla preparazione della rivoluzione in Germania, vedendo in questo programma l’alfa e l’omega di tutta la questione. Secondo la sua dichiarazione, il più grande compito del partito comunista tedesco consisteva, ora, non già nella preparazione politica dell’insurrezione ma soltanto nella sua organizzazione tecnico-militare. La maggioranza del Politburo considerò errata quest’ultima affermazione o, più esattamente, la attribuì alle tipiche esagerazioni del c. Trockij. Tuttavia, sostanzialmente, non ci furono divergenze. Per uno studio pratico della questione fu nominata una commissione presieduta dal c. Zino’vev e composta dai cc. Trockij, Radek, Stalin (sostituito in seguito da Buxarin) e Cicerin. Tutte le decisioni furono prese all’unanimità.

Prima del Plenum di settembre del CC, lo stesso CC creò una commissione speciale per l’elaborazione delle tesi da sottoporre al Plenum e per la valutazione di una serie di problemi pratici. Ai già nominati compagni, furono ancora aggiunti i cc. Pjatakov, Sokol’nikov e Dzerzinskij. Le tesi del c. Zinov’ev furono approvate (con alcuni emendamenti) all’unanimità. Anche il c.Trockij votò a favore.

Tutte le trattative preparatorie con il partito comunista tedesco, così come tutti i colloqui, furono condotti, dopo il Plenum del CC, da questa stessa commissione. Le decisioni, (ad esclusione di un solo caso irrilevante, quello sull’abbandono da parte della c. Ruth Fischer, dell’organizzazione di Berlino) furono ancora prese all’unanimità. Le stesse tesi, come sanno i membri del CC, che parteciparono al Plenum, furono concordemente approvate.

Soltanto verso la fine, quando i problemi legati alla rivoluzione in Germania erano già stati ampiamente risolti, avvenne il noto incidente sulla composizione del Soviet Militare Rivoluzionario, allorquando il c..Trockij, prima di abbandonare la seduta del CC, pronunciò un discorso che turbò profondamente tutti i presenti : egli parlò come se ritenesse che la direzione del partito comunista in Germania non fosse per nulla idonea al compito che le stava di fronte, come se fosse in preda al una sorta di fatalismo e non sapesse cogliere tutta la gravità della questione, e così via. In relazione a ciò, affermò il c.Trockij, la rivoluzione in Germania era condannata a morte. Questo discorso produsse un effetto opprimente su tutti i partecipanti. Tuttavia la stragrande maggioranza dei compagni ritenne che questa filippica fosse legata ad un episodio estraneo alla rivoluzione in Germania, ad un episodio già avvenuto in un altro Plenum del CC e che non corrispondesse affatto alla situazione oggettiva delle vicende in corso.

Ora, se si può ravvisare una qualche divergenza fra il c. Trockij e noi sulle questioni della rivoluzione in Germania, è possibile riferirla soltanto al fatto, che il c. Trockij, anche adesso, esagera eccessivamente il suo programma di scadenze temporali nella preparazione dell’insurrezione. Nel verbale da noi acquisito del CC del Partito comunista tedesco, del 12 ottobre 1923, leggiamo letteralmente : “ Il c. Brandler riferisce sui colloqui con i compagni russi a Mosca in merito alla questione sulla situazione generale e sul problema dell’opposizione. Non si è manifestato alcun contrasto – ad eccezione della questione inerente alla cosiddetta fissazione delle scadenze temporali, col c. Leo (Trockij)”. Così, anche il c. Brandler ha constatato la piena unanimità – eccezion fatta per la sola divergenza indicata, con il c. Trockij.

Tutti i membri del Politburo e del CC, i quali sono anche funzionari permanenti del Komintern, si rendono conto della gravissima responsabilità del momento presente e, da parte loro, hanno fatto tutto il possibile affinché il lavoro di preparazione procedesse collettivamente e all’unisono. Il c. Trockij ha partecipato molto attivamente a tutti gli stadi del lavoro. Perciò i colloqui sulle “radicali divergenze”, in relazione alla rivoluzione in Germania, sono esagerati, pretestuosi e, in minor misura, prematuri. Il c. Trockij non può non sapere che un dissidio tra le fila del nostro CC e del nostro partito, al momento attuale, potrebbe recare un gravissimo colpo al Partito comunista tedesco il quale ora si trova all’avanguardia della rivoluzione mondiale.

 


VI. IL Soviet Militare Rivoluzionario della Repubblica.


La nota e unanime decisione del Plenum del CC , (approvata anche dal c.Pjatakov) sull’inserimento nel Soviet Militare Rivoluzionario di un gruppo di militari cekisti, 2* ha provocato degli attacchi specifici da parte del c. Trockij. Appoggiando la proposta del c. Kujbyschev sulla ricostituzione del RVSR [Soviet Militare Rivoluzionario della Repubblica], noi ci atteniamo alle seguenti considerazioni.

Proprio il c. Trockij negli ultimi anni ha dedicato un’ attenzione del tutto insufficiente all’esercito. Il lavoro principale nel Soviet Militare Rivoluzionario è affidato al c. Skljanskij e al gruppo degli specialisti senza partito, composto dal Glavkom [Comando generale] Kamenev, Chapochnikov e Lebedev. Si tratta di un gruppo di funzionari diligenti, laboriosi, che conoscono il loro lavoro. Ma, nel momento in cui il CC ha deciso, in più occasioni, di incrementare l’attuale composizione dell’esercito, e quando ci è apparso chiaro che si sta avvicinando il tempo, per l’esercito, di decidere il destino della Repubblica, siamo giunti all’ovvia conclusione che non si può affidarne le sorti esclusivamente al gruppo suaccennato.

La situazione economica non potrebbe andar peggio. Tutte le attività inerenti all’approvvigionamento sono dirette da Arzanov, il quale, da quasi tutti i nostri gruppi di funzionari militari, non è ritenuto un uomo che ispira fiducia. Sulla necessità della rimozione di Arzanov, il segretario del partito 3* ha più volte messo sull’avviso il RVSR.

Preso atto di tutto ciò, e in previsione dei compiti che in un vicinissimo futuro si imporranno al Soviet Militare Rivoluzionario, abbiamo ritenuto opportuno di porre, tempestivamente, la questione di un suo potenziamento. E’ stato così proposto di introdurre, nelle sue fila il c.Muralov, Comandante del il distretto di Mosca, e tutto un gruppo di militari, membri del CC (Voroschilov, Laschevic, Stalin, Pjatakov, Ordzonikidze).

Resta stabilito che, nel Presidium del RVSR, la maggioranza sarà garantita dal c. Trockij e che le divergenze fra i membri del CC e del RVSR non usciranno avventatamente all’esterno. Sarà difficile che qualcuno osi negare l’enorme vantaggio di un tale allargamento che servirà soltanto ad esaltare l’autorità del RVSR nei confronti dell’esercito, del partito e di tutto il Paese.

Il c. Trockij ha dichiarato che questa decisione - approvata, ripetiamo, all’unanimità dal Plenum - si configura come una mossa frazionistica, sebbene essa sia stata votata anche da Pjatakov, diretto sostenitore del c. Trockij. Nel suo discorso, quest’ultimo ha respinto le candidature dei militari cekisti ed ha affermato che egli, con questa composizione del RVSR, rifiuta di assumersi la responsabilità delle forze armate. Quando il membro del CC c. Komarov ha ricordato al c. Trockij che una tale ricusazione ed un rifiuto del lavoro, in un momento come questo, era da considerarsi inammissibile, il c. Trockij ha dichiarato che egli “non aveva alcuna intenzione di ascoltare discorsi preparati in anticipo” e ha abbandonato il Plenum. Nonostante la richiesta unanime del Plenum, espressa attraverso una delegazione speciale, il c. Trockij non è tornato, mettendo così il CC in una situazione molto difficile. L’inaudito comportamento del c. Trockij non è, purtroppo, rimasto segreto e, negli ambienti più diversi (anche nell’esercito), ha dato il via a voci e dicerie, le più fantasiose.

Noi ribadiamo che le cause più recenti dell’ennesimo intervento del c. Trockij contro il CC vanno fatte risalire proprio alla divergenza sul RVSR, e non alle immaginarie “crisi” economiche e ad altre “crisi” sulle quali, peraltro, il c. Trockij, nel Plenum di fine settembre di quest’anno, non ha detto nemmeno una parola.



VII. Il problema della vendita della vodka.

 

Il punto 13 è quello più pretestuoso di tutta la “lettera-piattaforma” del c. Trockij ed è dedicato alla questione della vendita della vodka. Egli qui non lesina le tinte. Per la sua notevole espressività, lo riportiamo integralmente.

“ Il tentativo del Politburo di creare il bilancio statale sulla vendita della vodka è un segnale allarmante perché equivale a considerare gli introiti dello Stato operaio come se fossero indipendenti (!) dai successi della costruzione economica. Soltanto una decisa protesta all’interno e all’esterno del CC ha sospeso questo tentativo che avrebbe recato un gravissimo colpo non soltanto all’attività economica ma allo stesso partito. E tuttavia l’intenzione di una futura legalizzazione della vodka non è stata ancora abbandonata. E’ fuori dubbio che esista uno stretto legame tra il carattere autoreferenziale dell’organizzazione della Segreteria, sempre più indipendente dal partito, e la tendenza a creare un bilancio, per quanto possibile svincolato dai successi o dagli insuccessi dell’attività (!) collettiva del partito.” 4*

Questa citazione ha un pregio: il partito l’ha ricordata e se n’ è fatto beffe per un bel po’. Ne risulta che il Politburo vuol rendere le entrate dello Stato operaio “indipendenti” dai successi della costruzione economica. Chi può ancora dubitare del fatto che “tra il carattere autoreferenziale dell’organizzazione della Segreteria, sempre più indipendente dal partito, e la tendenza a creare un bilancio, per quanto possibile svincolato dai successi o dagli insuccessi della costruzione collettiva del partito, ci sia un legame interno” ? 5* Com’è possibile non vergognarsi di dire tante sciocchezze, in un tono così serio ? Come sono andate in realtà le cose?

Allorquando si discuteva della questione delle concessioni di Urkart (19), il c. Lenin, più di una volta, dichiarò che, a proposito della vodka, poteva sorgere un problema, e cioè cosa fosse meglio fare: se procedere con il metodo delle concessioni tipo quella di Urkart oppure, nella peggiore delle ipotesi, legalizzare la vodka, e, sotto certe condizioni consentirne la vendita.

Il c. Lenin non ebbe esitazioni, affermò che l’ultima ipotesi era la migliore.6* Già prima della malattia intervenne più volte per nominare una commissione competente la quale avrebbe dovuto chiarire, nei suoi termini pratici, questa questione valutandone gli argomenti pro e contro. Anche il CC del partito non stabilì niente di diverso. Nel momento di gravi difficoltà finanziarie il CC si è limitato soltanto a nominare una commissione segreta per il chiarimento del problema. La mutata situazione (possibilità di una guerra, etc.) ha risolto da sola questa questione. Cosa c’è di “indegno” per il partito? Indegno è soltanto il comportamento di coloro i quali artificiosamente hanno gonfiato e gonfiano questa questione.


 

VIII. La situazione all’interno del partito.


 

Che noi si stia vivendo “una crisi del partito la quale cresce rapidamente” (20) è considerato dal c. Trockij un fatto, in sé talmente evidente, che non c’è alcun bisogno di addurne le prove.

Su cosa si basa questa affermazione ?

Il c. Trockij, nella sua “lettera-piattaforma” dell’8 ottobre 1923, per due volte parla dei “metodi e procedimenti” grazie ai quali è stato convocato il XII congresso del PCR. In altre parole, il c. Trockij cerca ora, quando è ormai troppo tardi, di diffamare il XII congresso e i massimi organi del PCR. Da questi discorsi su “metodi e procedimenti”, il partito si è allontanato da molto, grosso modo dai tempi in cui ci siamo definitivamente separati dai menscevichi. Il c. Trockij non ha portato, né prima del congresso, né durante il congresso, né dopo, un solo fatto che, in una qualsiasi misura, risultasse diffamatorio nei confronti della la correttezza della composizione del XX congresso. Che diritto ha egli di ripetere simili accuse contro il nostro partito ? Tutto il sistema sovietico considera e deve considerare il XII congresso come la fonte del potere governativo. Quando uno dei membri del Politburo dichiara che il XII congresso è stato falsato, quale impatto dovrebbe avere questa affermazione sull’apparato sovietico? Ma è chiaro. Questo non è altro che la preparazione del terreno per un distacco dell’apparato sovietico dal partito. Con quale vero intento Il c. Trockij parla del fatto che “la burocrazia del segretario ha distrutto ogni genere di vita nel partito”, che “ i segretari dei Gubkom [Comitati di Gubernija], dall’alto al basso, fino all’ultima cellula sono nominati dalla segreteria del CC”, che ”nei momenti più duri del comunismo di guerra, il sistema di nomine dall’alto, all’interno del partito, non raggiungeva nemmeno un decimo della diffusione odierna”, che “ tutto (!) il partito parla ora delle ingiuste nomine”, che, in una parola, il partito si è trasformato in una macchina impazzita ?

Non sappiamo assolutamente a cosa attribuire queste affermazioni del c. Trockij, se non alla sua assoluta ignoranza della reale situazione delle cose nelle nostre organizzazioni locali di partito, o al suo singolare rapporto con il CC. Già prima del XII congresso il c. Trockij lanciò una sua alata parolina sull’ “oblomovismo del gubkomovskoj” [comitato di gubernija]. Ora completa l’opera con un’intera serie di caratteristiche che dipingono la situazione interna con quei colori ai quali ricorrono i menscevichi e il gruppo di Mjasnikov. (21)

E’ ovvio che noi siamo ben lontani dall’abbellire la realtà e dal ritenere che tutto vada per il meglio come se non esistesse alcun problema. Tuttavia bisogna non conoscere assolutamente nulla della vita interna del nostro partito per non vedere ciò che c’è di nuovo e di positivo in essa. E’ ormai più di un anno che non meno di 25.000 giovani, i migliori tra i membri del nostro partito, partecipano con impegno alle universiadi comuniste e alle scuole sovietiche di partito.

Nel Komsomol si pratica un grande e intenso lavoro che darà i suoi frutti tra pochissimi anni. Si sta creando una situazione nuova per i lavoratori attivi i quali ricevono dal partito tutto ciò che si può dar loro.

Le cellule di partito delle fabbriche e degli stabilimenti, composte dagli operai di macchine utensili, negli ultimi sei mesi almeno, sono raddoppiate in entrambe le capitali. (22) La tendenza degli operai ad entrare nel partito è nota. Il livello di cultura generale dei membri del partito cresce ad ogni semestre.

La stampa di partito è indubbiamente migliorata. I segretari e gli organizzatori - termini usati qui nel senso più ampio – sono, in misura notevole, dei giovani funzionari equilibrati. Le dicerie sui “vertici” e sulla “base”, che assumevano talvolta un carattere assillante e sgradevole, sono quasi cessate. (23)

L’eliminazione, dal partito, dei social rivoluzionari e dei menscevichi procede con successo. Solo un uomo distaccato da un assiduo lavoro del partito può ignorare tutto questo. Nel partito non ci sono discussioni ? Non è vero! Quando nel partito è sorto il problema della guerra - una questione nazionale - il CC ha convocato una conferenza panrussa che ha visto la partecipazione di molti compagni. (24)

E’ vero che in quest’ultima metà dell’anno, in particolare nei mesi estivi, il partito ha vissuto un certo periodo di bonaccia. Era parso che le gravi questioni militari non fossero più all’ordine del giorno; ci siamo occupati delle opere civili necessarie nelle realtà locali, di “piccole” incombenze, etc. rispondenti a situazione particolari. Adesso, in relazione alla rivoluzione in Germania, davanti al partito si sono di nuovo delineate le grandi prospettive politiche, nelle nostre organizzazioni la vita politica si è rianimata. Certo, senza le famigerate ed esclusive “discussioni di piattaforme”. Ma di esse il partito, a nostro avviso, non ha bisogno. E idearle è dannoso.

E’ vero che i principi di una “democrazia aperta” non sono pienamente compiuti e nemmeno soddisfacenti nel nostro partito. Ma il c. Trockij ha evidentemente dimenticato che alcune risoluzioni dell’ XI e del XII congresso consapevolmente pongono dei limiti ad una democrazia aperta. Così, per esempio, l’ XI congresso ha deciso - e il XII ha confermato - sulla necessità che i segretari dei Comitati di Gubernija abbiano un’anzianità di partito prerivoluzionaria e i segretari dei Comitati distrettuali [Ukom] abbiano tre anni di anzianità di partito; perciò gli uni e gli altri devono essere confermati da coloro che compongono le superiori autorità del partito. (25)

Certo, ciò pone dei limiti notevoli ad una “democrazia aperta”, ma è un provvedimento assolutamente necessario, in vista della difesa del partito da correnti che non sono gradite. La stessa cosa va detta sull’epurazione nel partito, sulla limitazione dell’iscrizione al partito, etc. Il c. Trockij propone di abolire tutto ciò? Difficilmente si può dubitare del fatto che i tentativi del c.Trockij di giocare con l’idea di “democrazia aperta” non vadano incontro ad un sorriso da parte di tutto il partito.Su ciò che riguarda “le nomine dei segretari dei Comitati di Gubernija”, il c. Trockij, così come molti altri, sbaglia gravemente. Con rare eccezioni, gli attuali segretari dei Comitati di Gubernija godono del pieno appoggio delle organizzazioni locali. Non c’è un solo “nominato” - nel senso deplorevole del termine - che potrebbe resistere anche per alcuni mesi in una qualsiasi Gubernija. Noi siamo certi che il c. Trockij non sarebbe capace di scovare un solo segretario che non godesse della fiducia reale della maggioranza delle organizzazioni. Coloro che sono stati raccomandati dal CC come segretari dei Comitati di Gubernija, nella stragrande maggioranza dei casi, sono stati rieletti dalla loro Gubernija anche 2- 3 volte e hanno conquistato la fiducia di tutti i compagni nonché l’appoggio delle organizzazioni locali.

Il c. Trockij si meraviglia del fatto che, nel sesto anno di dittatura del proletariato, sia necessario assumere speciali risoluzioni, le quali esigono che quei membri del partito che siano venuti a conoscenza di gruppuscoli antipartito, lo comunichino immediatamente al CC e alla CCC. Noi, a nostra volta, ci stupiamo dell’ingenuità del c. Trockij. Il c. Trockij conosce perfettamente di quali membri del partito stiamo parlando. La cosa riguarda quei compagni, come ad es. il c. Rjazanov, (26) il quale, da lungo tempo, si trova in una posizione di semi-nemico nei confronti del nostro partito.

Sul gruppo di Mjasnikov e dei suoi seguaci il c. Trockij parla come se si trattasse di un avvenimento di questi ultimi giorni o settimane, e come se a questo gruppo abbiano dato vita gli “errori” del Politburo. Mentre,invece, tutto il partito sa che il gruppo di Mjasnikov era già sorto nel 1921; che Mjasnikov è stato escluso dal partito per volere del c. Lenin e senza obiezione da parte del c. Trockij; che il CC fece tutto il possibile per far cambiare idea al c. Mjasnikov e ad altri; che Mjasnikov e soci da lungo tempo ormai erano diventati nemici aperti e dichiarati del nostro partito. Abbiamo anche proposto, che il Plenum del CC di settembre, prendesse un’intera serie di misure pratiche per localizzare e stroncare questo male alle radici. Noi siamo dell’avviso che un gruppo, simile a quello di Mjasnikov, potrebbe creare alcune difficoltà al partito.

Ma è mai possibile che un membro del CC possa arrivare sino ad utilizzare le difficoltà che sono sorte nel partito, per complicarle e aggravarle ulteriormente? E’ come se il c. Trockij volesse dire al CC: datemela vinta e allora essi (Mjasnikov e seguaci) torneranno a battersi per il partito.


IX. La dichiarazione dei 46 sostenitori del c. Trockij.

Il c. Trockij ha più volte dichiarato nel Politburo che egli è stato finora “troppo leale” nei confronti del CC, e che adesso vuole avere le mani libere. La sua lettera dell’8 ottobre 1923 si conclude con le parole: “ alla luce della situazione che si è venuta a creare, io reputo mio dovere esporre con chiarezza come stanno le cose a ciascun membro del partito che io ritenga sufficientemente preparato, maturo, coerente e, di conseguenza, in grado di aiutare il partito ad uscire dal vicolo cieco in cui si trova, senza il bisogno di ricorrere a tensioni e convulsioni di natura frazionistica”. 7*

Riteniamo che questa dichiarazione, pronunciata in un ambiente bolscevico, sia di una gravità inaudita. Un membro del CC, un membro del Politburo non ha il diritto, non può fare tali dichiarazioni. Ciò va oltre ogni limite. C’è un membro del Politburo del nostro partito che pensa di avere le mani slegate e di avere il potere di coinvolgere, in una pubblica agitazione contro il CC, tutti i “membri del partito” sufficientemente “preparati, maturi, coerenti”. E questi ultimi, a loro volta, potranno evidentemente coinvolgere in una pubblica agitazione anche coloro che non sono tanto “preparati”, “maturi” e “coerenti”. Nessuno, che abbia stima di sé come membro CC, potrà mai accettare una simile posizione.


Il 9 ottobre al CC del nostro partito è stata consegnata la citata “lettera-piattaforma” del c. Trockij (datata 8 ottobre); il 15 ottobre è arrivata la “Petizione” con circa 50 firme, molte delle quali seguite da varie riserve. E’ del tutto chiaro che tra il primo e il secondo documento c’è una stretta relazione. (27) Non c’è dubbio che qui siamo davanti ad uno stesso modello per quanto concerne ”il piano”, “la manovra” e “la coordinazione” dell’intervento. Anche lo stile di entrambi i documenti (“la gerarchia segretariale” etc.) indica l’affinità della provenienza. Il documento, sottoscritto da 46 compagni, in alcuni punti sviluppa fino in fondo ciò che il c. Trockij si è trattenuto dal dire. Come se la crisi economica e finanziaria “spietatamente mettesse in luce l’insoddisfacente direzione del partito”. 8* In realtà, il documento dei 46 “ha messo spietatamente in luce” il distacco dal partito e l’assenza politica di principi da parte degli ispiratori di questo documento. Quando gli autori dello scritto dicono: “ il regime instaurato all’interno del partito è intollerabile, esso ne uccide lo spirito di iniziativa, sostituendolo con un apparato selezionato di funzionari”, non gli passa evidentemente per il capo che stanno compiendo un plagio letterario degli scritti di Mjasnikov. Quando gli autori dello scritto dicono: “ la situazione che si è venuta a creare si spiega oggettivamente con il regime frazionistico di dittatura che si è costituito nel partito dopo il X congresso del PCR8*, essi portano sino in fondo ciò che il c. Trockij si era trattenuto dal dire.


“Il regime che si è costituito dopo il X congresso” fu, come è noto, creato con la partecipazione diretta del c. Lenin. Ne consegue che gli autori della “petizione” ritengono che il regime frazionistico della dittatura sia stato capeggiato dal c. Lenin. Ecco cosa scrivono: ”molti di noi consapevolmente hanno accettato con acquiescenza un tale regime, - si tratta della svolta del 1921 – poi la malattia del c. Lenin ha richiesto, secondo il parere di alcuni di noi, di considerarlo una misura soltanto provvisoria di dittatura, all’interno del partito. 8*

Sono forse molti coloro i quali, nel nostro partito, concordano sul fatto che il c. Lenin è stato a capo di una frazione e non del partito ?

Il c. Trockij nella sua “lettera-piattaforma” interviene in modo più diplomatico. Dall’esterno egli polemizza soltanto contro l’attuale maggioranza del Politburo, mentre i suoi più vicini sostenitori sanno perfettamente che quelle stesse accuse che egli ci muove ora, sono state mosse dal c. Trockij alla maggioranza del Politburo, capeggiata dal c. Lenin, un anno fa e anche prima. Molte volte queste questioni scottanti sono state discusse nello stesso Politburo quando il c. Lenin vi lavorava. E nessun altro come il c. Lenin,alla fine del 1921, si dette da fare per l’approvazione da parte del Politburo della nomina del c. Trockij in Ucraina, come rappresentante autorizzato del Commissariato popolare per l’approvvigionamento alimentare. Questa decisione in seguito fu revocata proprio dall’intollerabile situazione che si era venuta a creare con le quotidiane dichiarazioni del c. Trockij contro la maggioranza del CC.

Analizzando le firme in calce al documento, notiamo che si è realizzato un accordo fra due gruppi : 1) il gruppo del famigerato “centralismo democratico” (28) che politicamente ha fatto bancarotta ed è già stato più volte ripudiato da tutto il partito. Questa frazione, nel documento dei 46, è rappresentata da : Osinskij, Sapronov, Maksimovskij,V.Smirnov, Drobnis, Rafail, Boguslavskij ed altri. 2) il gruppo del c.Trockij, che è rappresentato, nel documento sottoscritto dai 46, dai compagni Preobrazenskij, Serebrjakov, I.N.Smirnov, Pjatakov, Beloborodov, VL.Kassior, El’cin, Al’skij, Danischevskij, ed altri.

La sostanza di questo documento consiste proprio nella fusione di due piccoli gruppi, la politica dei quali è stata più volte già condannata dal nostro partito. L’accordo fra questi due gruppi – il gruppo del “centralismo democratico” e il gruppo del c.Trockij – ha partorito un documento che, difficilmente , occuperà un posto onorevole nella storia del PCR. Siamo costretti, purtroppo, a constatare che il c.Trockij costituisce il centro attorno al quale si stanno radunando tutti gli avversari dei quadri più qualificati del partito.

 

 

X. Conclusione.


A fine settembre del 1923 ha avuto luogo il Plenum del CC, al quale ha partecipato anche il c. Trockij. In questo Plenum sono state esaminate le seguenti questioni : 1) La situazione internazionale, 2) La situazione degli operai e quella del salario, 3) La situazione interna al partito (mjacnikovschina) [Mjasnikov]. Nel Plenum il c. Trockij, su tutte queste questioni, non ha detto nulla di determinante contro le decisioni della maggioranza del CC. Non c’è stata alcuna allusione ad una qualsiasi “crisi”.

Il Plenum si è concluso. Sono passate due settimane e il c.Trockij interviene con una piattaforma su tutte queste questioni. Come va inteso questo fatto? Perché il c.Trockij nel Plenum è rimasto zitto? Cosa è successo in queste due settimane?

E’ successo soltanto che si è completato il Soviet Militare Rivoluzionario [RVSR], integrandolo con un gruppo di militari cekisti. Ora, sollevare una disputa sul completamento del RVSR, con i funzionari militari, uomini tutti fedeli, non è chiaramente vantaggioso. Bisogna trovare un’altra strada, e cioè servirsi di una più conveniente “piattaforma”. Che è stata trovata. In un colpo solo sono state inventate tre “crisi”: una economica, una di politica generale, e un’altra, interna al partito.

Nelle dichiarazioni del c. Trockij, molte immaginarie e artificiose “divergenze” risultano tirate per i capelli. Invece le reali divergenze ( le principali tra di esse) sono le seguenti:

1) Nel settore delle questioni economiche il c. Trockij non capisce i ritmi dello sviluppo. Dà uno strattone al partito. Egli esige una linea così poco flessibile di “dura concentrazione” delle industrie - incarnata nella dittatura economica dei cc.Trockij e Kolegaev - che porterebbe ad una rottura del partito con il nucleo responsabile della classe operaia.

2) Nel campo della politica estera il c. Trockij ci offre una politica di “spinte risolute” che può portare il Paese ad un’avventura bellica, collegata alla perdita completa di ogni credito politico da parte dei contadini.

3) Nel campo della politica interna del partito il c. Trockij diventa l’elemento catalizzatore di tutti coloro che combattono contro i quadri qualificati del nostro partito.

4) Il c. Trockij non conosce il partito, la sua vita interna ed è evidente che non può capirla. Di qui derivano le sue “lapidarie” e tipiche osservazioni come “ l’oblomovismo del gubkomovskoj ” [comitato di gubernija], di qui la sua mancanza di fiducia nelle organizzazioni locali del partito, di qui i suoi pericolosi errori sulla questione delle correlazioni tra il partito e lo Stato : sono errori i quali giocano completamente a favore degli avversari politici del nostro partito.

5) Sul problema dei contadini il c. Trockij ha commesso,più di una volta, degli errori radicali. Anche prima del X e del XII congresso del PCR, gli errori del c. Trockij consistevano essenzialmente in una svalutazione del ruolo dei contadini. In un Paese come il nostro ciò può portare a complicazioni pericolose.

6) Nel settore dell’attività militare il c. Trockij, respingendo il miglior gruppo che abbiamo di militari cekisti, indebolisce il RVSR [Soviet Militare Rivoluzionario della Repubblica] e lo separa dal partito.

7) E soprattutto, in un momento decisivo per la Repubblica e per la rivoluzione mondiale, il c. Trockij mina l’unità del partito.

Sono queste le nostre reali divergenze. Esse non sono di poco conto. Ma non faranno vacillare nemmeno per un po’ l’unità del partito, se il partito darà prova di un’inflessibile fermezza. Ai compagni, i quali sono sinceramente avviliti per ciò che è accaduto, noi diciamo: ci sono stati tempi peggiori. Non esiste un’istituzione collegiale senza divergenze. Le divergenze però non devono essere esasperate. Il partito riuscirà a sopravvivere anche a questa vicenda e a superare le difficoltà che sono sorte. Siate più forti di quanto non lo siate stati finora. Una unanime opposizione da parte del partito costringerà i sinceri rivoluzionari ad ammettere l’errore e a recedere dal cammino disastroso di una scissione.


 

Membri e candidati del Politburo:
N. Bucharin (29)
G. Zinov’ev
M. Kalinin
L. Kamenev
V. Molotov
A. Rykov
I. Stalin
M. Tomskij






NOTE:

 

(1) Evidentemente ci si riferisce agli scritti di Lenin all’inizio del 1921: “La crisi del partito”, “Ancora una volta sui sindacati, sul momento presente e sugli errori dei cc. Trockij e Bucharin”. ( Cfr. Opere complete, T.42, cc.234-244 e 264-304).

(2) Cfr. Il ventesimo congresso del PCR (b). Resoconto stenografico. M.,1968 pp. 816-820.

(3) N. Osinskij nel 1920-1921 entrò nel gruppo del “Centralismo democratico”. Alla vigilia e anche durante il XII congresso, il punto di vista di L.D. Trockij sul ruolo dirigente del partito, si differenziava dalle posizioni di N. Osinskij nel 1920-21: di ciò testimoniano sia le tesi sull’industria, scritte da Trockij, sia il suo intervento al congresso.

(4) Cfr. “Izvestija CC PCUS”, 1990, N.5, pp. 175-177, 178-179.

(5) L’opuscolo di L.D. Trockij, “ Il ruolo e i compiti delle associazioni sindacali” uscì a Mosca nel dicembre del 1920. V.I. Lenin criticò le posizioni erronee ivi contenute, in una serie di scritti e di interventi. (Cfr. Opp.cc., T.42, pp. 234-244, 264-304, passim.)

(6) P.A. Bogdanov, I.T. Smilga e B. Ja. Cubar’, non avendo delle sostanziali obiezioni contro le tesi di L.D. Trockij, divergevano da lui soltanto su singoli problemi ( Cfr. Il dodicesimo congresso del PCR(b), pp.353-358, 360-365, 372-376.)

(7) Lenin V.I., op.cit. T.42, p. 277

(8) Nel settembre del 1922 V.I. Lenin presentò al Politburo del CC la proposta della nomina di L.D. Trockij, come primo vice Presidente del SNK URSS [Soviet dei Commissari del Popolo dell’Urss]. Ma L.D. Trockij rifiutò. Nel gennaio del 1923, alla ripetuta richiesta, fatta da I.V. Stalin, di occupare questa carica, nuovamente L.D. Trockij oppose un rifiuto. (Cfr. Il dodicesimo congresso del PCR(b), pp.198-199.)

(9) Motivando l’idea di un aumentato ruolo del Gosplan nella vita economica del Paese, Lenin scrisse: ” Su questo aspetto, penso che si possa e si debba venire incontro al c. Trockij, non nel senso di attribuire la presidenza del Gosplan a una personalità particolare proveniente dai nostri capi politici oppure al presidente del Soviet Supremo della Economia Nazionale, etc.”. ( Cfr. Lenin I.V., op.cit., T.45, pp.349-353).

(10) Il riferimento è alla Risoluzione del XII congresso del PCR(b) “ Sulla politica fiscale nelle campagne”. (Cfr. Il dodicesimo congresso del PCR(b), pp. 688-691).

(11) Il riferimento è agli opuscoli scritti da L.D. Trockij, durante il congedo per malattia, (dal 15 giugno al 7 settembre 1923) : “Letteratura e Rivoluzione”e “Questioni di vita quotidiana” che erano usciti a Mosca nel 1923, come pure a tre articoli, sui temi in discussione, pubblicati sulla “Pravda” nel settembre di quello stesso anno.

(12) Nell’estate del 1923 il Presidium del VSNX [ Soviet Supremo della Economia Nazionale] adottò una disposizione sulla temporanea chiusura della fabbrica di Pietrogrado “Putilov Rosso” in quanto non redditizia. Il 31 agosto il Soviet del Lavoro e della Difesa, su proposta del Politburo, mutò questa disposizione stanziando per la copertura deldeficit la somma di 2.200.000 rubli.

(13) Si riferisce all’attività di L.D. Trockij nella carica di Commissario del Popolo ai Trasporti e alle Comunicazioni. Nel maggio del 1920 egli emanò un ordine con il quale si rendeva operativo un piano severo di ristrutturazione delle locomotive a vapore “disastrate”. La realizzazione del piano fu attuata affrontando la crisi del trasporti con il ricorso a dure misure amministrative che, all’inizio dettero dei grandi e positivi risultati. Tuttavia L.D. Trockij tentò di introdurre i metodi di comando militare anche nell’attività dei sindacati operai dei trasporti. Dopo aver “rimpastato” i quadri sindacali, egli, tramite un procedimento di nomine, riplasmò il CC del Sindacato dei Lavoratori dei Trasporti (Cektran) ed effettuò “la fusione” del suo apparato con quello del Commissariato del Popolo ai Trasporti e alle Comunicazioni. Ben presto una parte dei lavoratori del Cektran intervenne contro la Direzione del sindacato e ciò portò alla spaccatura dell’ organizzazione.

(14) Secondo le segnalazioni presentate al CC del PCR(b) dall’OGPU [Amministrazione Unita per la Politica di Stato], nell’autunno del 1923 molte regioni del Paese furono colpite dalla fame. (Cfr. CPA IML [Archivio Centrale del partito presso l’Istituto del marxismo-leninismo. Comitato Centrale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica] f.17 op. 87, d.178, l. 28).

(15) Secondo le segnalazioni dell’OGPU, nell’ottobre del 1923 ci furono 217 scioperi con la partecipazione di 165.000 lavoratori, la punta massima del 1923. Nella segnalazione dell’OGPU, per i mesi di settembre-ottobre, si sottolineava che “l’umore politico dei lavoratori è insoddisfacente”. Ibidem, f.17, op. 84, d.468, l.16; op. 87, d. 178, l.20).


(16) Con “gli attacchi contro Cicerin” evidentemente si allude alle divergenze tra “la maggioranza” e L.D. Trockij sui problemi della politica estera.


(17) All’l’inizio della rivoluzione in Germania, L.D. Trockij insisteva su fatto che il CC e il governo Sovietico assumessero una determinata posizione nei confronti della Polonia, concludendo con essa un trattato per un reciproco non-intervento negli affari interni della Germania e assumendo tutte le misure necessarie per evitare una guerra con la Polonia.


(18) Sulla questione del carattere e delle prospettive che si aprivano nell’ottobre del 1923 in Germania, a seguito degli avvenimenti rivoluzionari, non ci furono radicali discordanze tra L.D. Trockij e il Politburo del CC. In generale la direzione del PCR(b) e del Komintern (G.E. Zinov’ev, I.V. Stalin, L.D. Trockij, N.I. Bucharin ed altri) propendevano per una nuova valutazione della maturità della situazione in Germania.

(19) Si riferisce ai negoziati, iniziati nell’estate del 1921, sulle concessioni per lo sfruttamento e l’estrazione di minerali utili, negli Urali e in Siberia, con il finanziere e industriale inglese L.Urkart.

(20) Cfr. “Izvestija”, cit., 1990, N.5, p. 172

 

(21) Cfr. “Izvestija”, cit., 1990, N.5, p. 174


(22) I dati sulla crescita delle Cellule di partito nelle fabbriche e negli stabilimenti, riferite agli operai di macchine utensili, risultano indebitamente elevati. L’aumento più grande delle cellule avvenne nell’ultimo trimestre del 1923, quando nelle organizzazioni di Pietrogrado, degli Urali e in alcune altre, fu reso noto l’ appello di massa per il sesto anniversario dell’Ottobre.

(23) La questione sui “vertici” e sulla “base”, in questo periodo, divenne molto aspra. In un discorso alla riunione del CC di fine settembre del 1923, F.E. Dzerzinskij disse in particolare : “ Noi vediamo che la causa fondamentale del malcontento, sorto fra i lavoratori, trova una chiara espressione proprio nell’opposizione allo stato Sovietico: si tratta di un nostro distacco dalle cellule che stanno più in basso e di un distacco di queste ultime dalle masse”. (CPA IML, cit., f.76, op. 3, d. 296, l. 41). La questione emerse, con forza particolare, nel corso della discussione sulla situazione interna del partito che cominciò sulla stampa il 7 novembre.


(24) La Quarta Conferenza del CC del PCR(b), con i funzionari responsabili delle Repubbliche Nazionali e delle Regioni, si tenne a Mosca dal 9 al 12 giugno, 1923.

(25) Cfr. L’Undicesimo Congresso del PCR(b). Resoconto stenografici, M., 1961, p. 555; Il Dodicesimo Congresso del PCR(b), p. 705.


(26) Si riferisce,evidentemente, all’inizio del 1918, quando D.B. Rjazanov uscì temporaneamente dal partito per le sue divergenze con V.I. Lenin, a proposito della Pace di Brest, e poi al periodo della discussione sui Sindacati, quando egli intervenne contro le posizioni di V.I. Lenin.

(27) Si riferisce alla “Dichiarazione dei 46”. Non sono state trovate testimonianze sul fatto che L.D. Trockij abbia preso parte alla stesura di questo documento o che coloro che lo sottoscrissero, conoscessero già la sua Lettera dell’8 ottobre

(28) Il gruppo del “Centralismo democratico” intervenne, con una sua Piattaforma, sulle questioni della costruzione del partito e del soviet, nell’VIII, IX e X congresso del PCR(b). Dopo il 1921 il gruppo smise di esistere.

(29) Trovandosi a Pietrogrado, il 20 ottobre 1923, N.I. Bucharin spedì il Fonogramma, qui riportato, a I.V. Stalin e a M.P. Tomckij della Segreteria del CC del PCR(b): “ Insisto categoricamente sulle seguenti modifiche del testo: in primo luogo è necessario l’ inserimento e lo sviluppo obbligatorio di un punto sulla democrazia all’interno del partito; in secondo luogo, non si può descrivere a tinte rosa la crisi economica; in terzo luogo, è necessario alzare molto di più iltono sull’unità del partito; in quarto luogo, vanno tolte dal testo tutte le note tipiche di un giornale satirico. Il documento deve essere molto rigoroso e formalmente corretto. Bucharin”.

 

 

1* Nella prima pagina del documento c’è un’annotazione dell’aiutante di I.V. Stalin, A.M. Nazaretjan : “ Sono state dattiloscritte due copie (due). 19/X. ’23. A.N. Stampare 300 copie. A.N.”. Nel testo del documento ci sono annotazioni, correzioni e aggiunte per mano di Stalin. Red.

2* Cfr. “Izvestija CC PCUS”, 1990, N.5, p. 175. Red.

3* Sic. Evidentemente va letto: “ segretario del CC del partito”. Red.

4* Cfr.“Izvestija cit., pp. 170-171. La citazione non è riportata correttamente. Red.

5* ibidem Red.

6* Non sono state trovate testimonianze documentali su tali affermazioni di I.V. Lenin. Red.

7* La citazione non è riportata correttamente. Cfr. “Izvestija, N.5,p.173; N.6 pp. 190-191. Red.

8* ibidem, 1990 n. 5, p. 173; N. 6, pp189, 190-191. Red.


 


Ultima modifica 6-04-2009