La morte di Ordzhonikidze

Capitolo 22

 

All’inizio del 1936, la posizione di Ordzhonikidze, nella gerarchia del partito e dello stato, appariva molto solida. Il 24 ottobre 1936, giorno del suo cinquantesimo compleanno, venne celebrato con cerimonie, articoli di giornale, pubblicazioni e, in suo onore, col suo nome vennero ribattezzate, città, fabbriche e fattorie collettive.

Il nome di Ordzhonikidze era sempre il primo quando si citavano i compagni più vicini a Stalin. Un altro ancor più importante segno della fiducia che Stalin nutriva nei suoi confronti era la menzione del suo nome nei due Processi di Mosca, come soggetto contro cui i trotskisti avevano preparato attentati terroristici.

Ordzhonikidze si distingueva dagli altri leader del Cremlino, che si erano trasformati in burocrati anonimi e in esecutori passivi degli ordini di Stalin, perché era in possesso di specifiche qualità: sincerità, tendenze democratiche, lealtà verso i compagni e un odio irreconciliabile verso la menzogna e l’ipocrisia. Il permanere di queste qualità Bolsceviche possono essere in parte spiegate con il maggior peso del passato rivoluzionario di Ordzhonikidze rispetto agli altri collaboratori di Stalin. Lenin non lo avrebbe potuto dire di nessun altro dei membri del Politburo di Stalin, ciò che disse di Ordzhonikidze in uno degli suoi ultimi lavori: “Io sono appartenuto personalmente al suo circolo di amici, e ho lavorato con lui nell’emigrazione all’estero”.

Le nuvole iniziarono ad addensarsi sulla testa di Ordzhonikidze dopo l’arresto di Piatakov. Prima di allora, Ordzhonikidze era riuscito a difendere, sia a Mosca che in provincia, il personale del suo Commissariato del Popolo dalle accuse false e dalle repressioni. Durante il riesame delle tessere del partito ( primavera-estate 1936), su 823 appartenenti alla nomenklatura del Commissariato del Popolo per l’Industria pesante, solo in undici erano stati rimossi dal loro incarico e, fra questi, in 9 vennero espulsi dal partito e arrestati. Comunque, negli ultimi quattro mesi del 1936, 44 furono rimossi dai loro posti. Trentasette di loro furono espulsi dal partito, trentaquattro dei quali vennero arrestati. In un scheda, nel dipartimento dei quadri dirigenti che faceva capo al Comitato di Controllo, da cui sono stati presi questi dati, sessantacinque persone appartenenti alla nomenklatura sono indicate come “individui che in passato hanno partecipato all’opposizione e si sono dimostrati ambigui”, vale a dire i nomi dei futuri candidati alle persecuzioni. Un documento preparato dal direttorato del Commissariato del Commercio, contenente una lista di 1060 funzionari dell’apparato del Commissariato dell’Industria Pesante che in passato erano stati espulsi dal partito: di 94 di loro era stata provata “l’attività controrivoluzionaria”.

Durante i giorni delle celebrazioni del suo compleanno, Ordzhonikidze era in vacanza a Kislovodsk. Lì venne raggiunto dalla notizia che in Georgia era stato arrestato suo fratello maggiore Papulii. Era il primo caso di arresto di un parente di un membro del Politburo (in seguito, simili arresti avrebbero colpito quasi tutti “compagni d’armi” di Stalin). Ordzhonikidze chiese a Beria di essere tenuto informato circa il caso di Papulii, ed il permesso di poter incontrare suo fratello. Beria, mentre si adoperava per dilatare i tempi dell’inchiesta, gli rispose che sarebbe stato possibile farlo solo a istruttoria conclusa .

Sono sopravvissuti un buon numero di importanti resoconti di testimoni oculari, circa l’umore di Ordzhonikidze pochi mesi prima della sua morte. Nel 1956, Mikoyan scrisse: “Sergo…reagì bruscamente alla repressione che aveva iniziato a colpire i dirigenti del partito e dell’economia”.

Una testimonianza ancora più concreta è stata data da S.Z. Ginsburg , uno dei pochi sopravvissuti tra i colleghi Ordzhonikidze: a metà degli anni trenta il personale del Commissariato dell’Industria Pesante, si era accorto che Ordzhonikidze di buon carattere, solitamente allegro, sempre più di frequente tornava dalle assemblee ‘al vertice’, introverso, pensieroso, scoraggiato. “A quei tempi avrebbe esclamato: non sono assolutamente d’accordo!” ricorda Ginsburg “Io non so esattamente cosa c’era in discussione, e certamente non posi alcuna domanda indiscreta . Ma qualche volta Sergo mi chiedeva di questo o quel componente dello staff, dal che io potevo indovinare che probabilmente ‘lassù ’ si discuteva del destino di quelle persone.”

Al Plenum del Comitato Centrale del Luglio 1953, dedicato al Caso Beria, diversi membri del Politburo riferirono di intrighi di Beria nei confronti di Ordzhonikidze. “Ricordo” disse Vorishilov “che all’epoca, e questo lo sanno bene anche i compagni Molotov e Kaganovich, oltre che i compagni Georgiani di Tblisi, specialmente quelli che sono presenti qui ora, che Beria giocò un ruolo scellerato nella vita dello splendido comunista Sergo Ordzhonikidze. Egli fece tutto quanto gli fu possibile per calunniare e screditare questa persona veramente pura di fronte a Stalin. Sergo Ordzhonikidze riferì, non solo a me, ma anche ad altri compagni, cose terribili su Beria”. Una versione simile dei fatti venne delineata da Andreev: “Beria mise Stalin e Ordzhonikidze uno contro l’altro, e il cuore nobile del Compagno Ordzhonikidze non potè reggere a questo : Così Beria distrusse una dei migliori dirigenti del partito e uno dei Compagni più vicini a Stalin”. Mikoyan riferì di quanto gli disse - pochi giorni prima di morireOrdzhonikidze in una conversazione confidenziale : “ Io non capisco perché Stalin non si fida di me. Io sono assolutamente leale con lui, non voglio lottare contro di lui, io voglio sostenerlo. In questa facenda un ruolo importante è stato giocato dagli intrighi di Beria : lui dà a Stalin informazioni scorrette, e Stalin gli crede.”


Non è difficile notare che, in tutti questi contributi, l’accento è posto sulla sconfinata devozione di Ordzhonikidze per Stalin, e la morte di Ordzhonikidze spiegata - nello spirito della versione stalinista del 1937 – con il fatto che il suo cuore non poteva sopportare ( anche se questa volta non erano più le notizie sul tradimento dei trotskisti che il suo cuore non poteva sopportare, ma gli intrighi di Beria). L’esagerazione del ruolo di Beria nella morte di Ordzhonikidze, era principalmente dovuta al fatto che, gli eredi di Stalin che avevano arrestato Beria perché personalmente preoccupati per la loro sicurezza personale, non sapevano precisamente quali accuse muovergli. In quel momento, ascrivere a Beria gli intrighi contro Ordzhonikidze, ancora riverito nella memoria popolare, appariva la soluzione migliore. Così mentre tacevano dei motivi reali che stavano alla base del conflitto tra Ordzhonikidze e Stalin, attribuirono le colpe alle macchinazioni Beria. Questa era la posizione politica degli eredi di Stalin dell’epoca: attribuire i crimini di Stalin a Beria (che comunque era personalmente responsabile di non pochi crimini). “Nel 1953 creammo, per dirla schiettamente, una versione dei fatti secondo la quale, Beria appariva l’unico responsabile dei crimini commessi sotto il regime Stalin”. Avrebbe ricordato in seguito Kruscev: “A quel tempo noi non ci eravamo liberati dall’idea che Stalin era l’amico di tutti, il padre del popolo, un genio e così via. Eravamo prigionieri della versione che noi stessi avevamo creato nell’interesse della riabilitazione di Stalin: la Colpa non era di Dio, ma dei suoi Santi, che si rivolgevano a lui maldestramente. Pertanto Dio mandava giù grandine tuoni e altre calamità. Se il popolo avesse raggiunto la consapevolezza che la colpa era del partito [Kruscev si riferiva- in linea con la tradizione stalinista- all’apparato del partito, e in particolare all’elite dirigente. V.R.], sarebbe stata la fine per il partito...Noi eravamo allora ancora prigionieri del defunto Stalin, e davamo al partito e al popolo una falsa spiegazione facendo cadere il biasimo unicamente su Beria. Ci sembrava la figura più appropriata allo scopo. Noi facemmo di tutto per proteggere Stalin, sebbene stessimo proteggendo un criminale assassino, in quanto non ci eravamo liberati dal culto di Stalin.”


Detto questo, la versione circa l’ostilità della relazione Ordzhonikidze-Beria, manteneva un fondamento reale. Sebbene Ordzhonikidze stesse , nella gerarchia del partito, nettamente più in alto di Beria, nel 1932 non era riuscito ad impedire la promozione di quest’ultimo al vertice della organizzazione del partito Trans-Caucasico. Il fatto che Ordzhonikidze fosse contrario a tale nomina viene riportato nelle memorie di Ginzburg e A.V. Snegov – uno dei dirigenti del Comitato Reginale Trans-Caucasico negli anni trenta. Ginzburg ricorda anche che l’atteggiamento negativo di Ordzhonikidze nei confronti di Beria “si approfondì col passare degli anni. E Ordzhonikidze non lo nascondeva”.

La prova è contenuta in numerosi dossier investigativi che vanno dagli anni trenta agli anni cinquanta. M. Zvontsov, vicesegretario del comitato distrettuale di Balkarsky, arrestato nel 1938, riferì, durante un interrogatorio, una discussione tra Betal Kalmykov, il capo dell’organizzazione del partito di questa repubblica, e Ordzhonikidze: “Betal pose la domanda : ‘Compagno Sergo, per quanto tempo ancora questa canaglia resterà alla guida dell’organizzazione del partito Trans-Caucasico’. Sergo rispose: ’Qualcuno crede ancora in lui,ma col tempo si smaschererà da solo.’”

Durante l’investigazione sul caso Beria, Bagirov, segretario del Comitato Centrale del Partito dell’Azerbagijan, riferì che Ordzhonikidze lo interrogò approfonditamente su Beria e parlò di quest’ultimo in termini estremamente negativi. Da queste conversazioni risultava che “Ordzhonikidze era già consapevole del tradimento e della mancanza di sincerità di Beria…che aveva deciso di usare ogni mezzo necessario a screditare Ordzhonikidze”

L’odio di Beria per Ordzhonikidze fu descritto anche da ex appartenenti alla corte di Beria. “Io sapevo” testimoniò Sharia “che pubblicamente Beria mostrava di apprezzare Ordzhonikidze, ma in realtà, coi suoi intimi, diceva di lui le cose più vili”. “In presenza mia e di altre persone” disse Goglidze “espresse dei commenti irrispettosi su Sergo Ordzhonikidze…Io ebbi l’impressione che Beria avesse del rancore personale verso Ordzhonikidze, e stesse tentando di aizzare gli altri contro di lui.”


Dopo la morte di Ordzhonikidze, la rappresaglia di Beria si abbattè, non solo contro il fratello maggiore, ma anche contro altri parenti. Nel maggio del 41, Kostantin Ordzhonikidze, il fratello minore di Sergo, venne arrestato su ordine di Beria. Dopo tre anni di indagini che non portarono a niente, venne condannato da una Corte Speciale a 5 anni carcere in isolamento. In seguito Beria, firmò due provvedimenti che prolungavano la carcerazione di Kostantin Ordzhonikidze: il secondo di questi provvedimenti lo emise dopo la morte di Stalin.

Certamente, gli intrighi di Beria non erano sufficienti a spiegare, né la morte di Ordzhonikidze, né il suo umore depresso e scoraggiato negli ultimi giorni della sua vita. Nel suo rapporto al Ventesimo Congresso del Partito, cambiò bruscamente rotta nella spiegazione dei rapporti tra Stalin, Ordzhonikidze e Beria. Dopo aver dichiarato : “Ordzhonikidze impedì il pieno dispiegamento delle sanguinose rappresaglie di Beria… si è sempre opposto a Beria, discutendone anche con Stalin”. Kruscev aggiunse inequivocabilmente, che “invece di indagare e prendere le dovute contromisure, Stalin permise a Beria di distruggere il fratello di Ordzhonikidze, e di portare lo stesso Ordzhonikidze a uno stato tale da costringerlo al suicidio.”

Nelle sue memorie Kruscev dà una versione dell’ultima conversazione di Ordzhonikidze con Mikoyan significativamente differente dal resoconto di Mikoyan del 1953. In questa versione, Beria non viene menzionato per spiegare perché Ordzhonikidze considerasse la situazione politica dell’epoca senza speranza. Secondo Krusciov, Mikoyan, dopo la morte di Stalin, gli rivelò che Ordzhonikidze aveva dichiarato che “non poteva continuare a vivere: non poteva lottare contro Stalin e allo stesso tempo non poteva tollerare ciò che questi stava facendo”. In un altro punto delle sue memorie, sottolinea che Ordzhonikidze disse a Mikoyan che “Stalin non aveva fiducia in lui, infatti, tutti i quadri da lui selezionati erano stati distrutti.”

Il resoconto di Krusciov sulla sofferenza passiva di Ordzhonikidze è contraddetto da prove di diverso carattere. M. Orakhelashvili, uno dei vecchi Bolscevichi Georgiani ed amico intimo di Ordzhonikidze, testimoniò nella sua istruttoria : “Io feci commenti calunniosi su Stalin come dittatore del partito, e consideravo la sua politica estremamente rigida. Riguardo a questo Ordzhonikidze aveva una grande influenza su di me; nel 1936, parlando con me dell’atteggiamento di Stalin verso i dirigenti dell’Opposizione di Leningrado (Zinovev, Kamenev, Zalutsky), mi disse che Stalin, con la sua estrema crudeltà, stava portando il partito al disastro, e alla fine avrebbe condotto la nazione in una via senza sbocchi…Devo dire che il salotto di Ordzhonikidze, e la sua dacia nei fine settimana, era il luogo di raccolta dei partecipanti alla nostra organizzazione controrivoluzionaria. Mentre si aspettava l’arrivo di Ordzhonikidze, si facevano i più aperti discorsi controrivoluzionari; che non si interrompevano neanche quando appariva Ordzhonikidze”. Se si eliminano da questa deposizione le parole “calunniosi” e “controrivoluzionari”, inserite nel verbale dagli investigatori, possiamo avere un’idea chiara di quale fosse l’umore che Ordzhonikidze condivideva con suoi più stretti amici negli anni trenta.

Lo stesso Stalin descrisse i suoi contrasti con Ordzhonikidze nel Plenum del Comitato Centrale di Febbraio-Marzo. Secondo Stalin, Ordzhonikidze soffriva della seguente malattia: “Quando si legava a qualcuno, si assicurava la lealtà di questo qualcuno , e collaborava con lui, a dispetto degli allarmi lanciati dal partito e dal Comitato Centrale [All’epoca Stalin identificava partito e Comitato Centrale con se stesso. V. R.]. Quanta fatica ha sprecato per difendere uomini che ora si sono rivelati delle canaglie [a quel punto Stalin ha evocato i compagni di lavoro di Ordzhonikidze in Trans-Caucasia, che Ordzhonikidze aveva difeso contro gli attacchi calunniosi e le rappresaglie. V.R.]…Quanto tempo ha sprecato, e quanto ce ne ha fatto sprecare”.Stalin fu particolarmente maligno parlando dei rapporti tra Ordzhonikidze e Lominadze, uno dei capi del cosiddetto ‘Blocco sinistra-destra’.

Affermando che ”Ordzhonikidze conosceva molto meglio di noi gli ‘errori’ di Lominadze”, Stalin rivelò che, tra il 1926 e il 1928, Ordzhonikidze ricevette “lettere anti-partito” da Lominadze, e che, ”solo dopo otto o nove anni che erano state scritte”, Ordzhonikidze gliene aveva rivelato l’esistenza.(Tutti i riferimenti a Ordzhonikidze furono eliminati da Stalin, quando il rapporto era già pronto ad andare in stampa).


Negli ultimi mesi della sua vita, Ordzhonikidze, parlò ripetutamente della lealtà dei dirigenti dell’industria che lui aveva sostenuto e degli ingegneri e dei tecnici in generale: si fece garante della loro lealtà al regime Sovietico e li difese dalle accuse di ‘sabotaggio’. Quando Stalin fu informato che Ordzhonikidze andava facendo simili dichiarazioni in pubblico, pensò che al prossimo Plenum del Comitato Centrale, Ordzhonikidze si sarebbe potuto opporre a ulteriori rappresaglie contro i quadri dell’economia. Per evitare quest’esito, doveva suscitare il senso di colpa in Ordzhonikidze, responsabile di aver protetto i ‘traditori smascherati’: Piatakov, Rataichak e altri. Stalin provò a coinvolgere Ordzhonikidze (e gli altri membri del Politburo), voleva renderlo complice di un fatto di sangue: così, per l’imminente Plenum del Comitato Centrale gli affidò il compito di tenere il rapporto sul sabotaggio nell’industria pesante. La bozza della relazione presentata da Ordzhonikidze, fu letteralmente ricoperta di annotazioni e commenti di Stalin . Chiedeva a Ordzhonikidze di “parlare in modo più deciso” del sabotaggio, e mettere al centro del rapporto la proposizione che i dirigenti economici “ devono avere una concezione molto chiara di chi è un amico e di chi è un nemico del regime Sovietico”.

Da parte sua, Ordzhonikidze preparò una contromossa estremamente seria. Nella bozza che scrisse, incluse il punto seguente: “Per il rapporto al Comitato Centrale del Commissariato del Popolo per l’Industria Pesante, informare, entro dieci giorni, circa lo stato dei lavori di costruzione del complesso chimico di Kamerovo, della fabbrica di vagoni ferroviari negli Urali, rilevando le misure concrete prese al fine di liquidare, in queste aziende, le conseguenze dei danneggiamenti e dei sabotaggi, al fine di garantire, secondo quanto stabilito la funzionalità di queste imprese”. Con queste parole si riferiva a quelle imprese dove, secondo il materiale proveniente dal processo del “Centro trotskista anti-sovietivo”, il sabotaggio si sarebbe manifestato su vasta scala.

Ordzhonikidze voleva ottenere la sanzione del Plenum sulle verifiche della situazione in questi siti, un processo di verifica già iniziato, su suo impulso, da personale del Ministero. Inviando una commissione a Kamerovo il 5 febbraio del 1937, incaricò il presidente, Professor N. Gelperin , di condurre un’indagine obbiettiva sui fatti di sabotaggio resi pubblici dal processo. Nel fare questo usò una formulazione piuttosto accorta. “Tieni a mente” disse Ordzhonikidze “che stai attraversando un luogo con uno dei più attivi centri di sabotaggio…Ricordati che vigliacchi e disonesti potrebbero essere tentati di attribuire tutto al sabotaggio, allo scopo, lasciatelo dire, di nascondere gli errori tramite un processo. Sarebbe estremamente scorretto permettere che questo accada…Tu devi affrontare questo caso in qualità di specialista tecnico…e devi distinguere i casi di sabotaggio volontario dai casi di errori involontari – questo è il tuo compito principale.”

La commissione di Gelperin ritornò a Mosca e preparò una relazione dettagliata, nella quale non compariva neanche una volta la parola ‘sabotaggio’. Ordzhonikidze si attivò per ottenere una relazione del genere da una commissione presieduta dal suo vice, Osipov-Shmidt, che indagò sullo stato dell’industria del carbone del Donbass .

Una terza commissione, diretta dal Deputato Commissario del Popolo Pavlunovsky e il capo della principale Industria di Costruzioni, Ginzburg fu spedita a Nizhny Tagil, dove c’era una fabbrica di vagoni ferroviari in costruzione. A metà febbraio Ordzhonikidze telefonò a Tagil, per chiedere a Ginzburg lo stato dei lavori di costruzione e che tipo di crimini erano stati scoperti dalla commissione. Ginzburg rispose che la qualità del lavoro del sito ispezionato era di molto superiore di qualsiasi altro sito di costruzione negli Urali “La fabbrica è stata costruita solidamente, seguendo il progetto iniziale, sebbene vi siano alcune spese leggermente superiori alla stima finanziaria iniziale al momento attuale i lavori sono a un punto morto e i lavoratori sono costernati “.

Al suo ritorno a Mosca, la mattina del 18 febbraio, Ginzburg telefonò immediatamente a Ordzhonikidze: rispose la moglie dicendogli che Ordzhonikidze le aveva chiesto diverse volte se Ginzburg e Pavlunovsky erano già rientrati. Zinaida Gavrilovna disse che Ordzhonikidze stava riposando, e che aveva chiesto che i segretari della commissione lo aspettassero nella sua dacia, dove Ordzhonikidze gli avrebbe presto raggiunti.

L’attività di Ordzhonikidze del giorno prima, 17 febbraio, è stata ricostruita da molti investigatori, sulla base ai documenti sopravvissuti e dei resoconti dei testimoni oculari. Alle tre del pomeriggio Ordzhonikidze partecipò a una riunione del Politburo, che discuteva la bozza di risoluzione da presentare all’ormai imminente Plenum del Comitato Centrale. Di sera andò al Commissariato Del Popolo dove parlò con Gelperin e Ossipov-Shmidt.

Mentre Ordzhonikidze era al Commissariato del Popolo, fu perquisito il suo appartamento. Immediatamente telefonò a Stalin per esprimere la sua indignazione. Stalin rispose: “E’ questa la loro funzione…potrebbero anche decidere di venire a perquisire anche da me. Non innervosirti”. La mattina successiva Ordzhonikidze ebbe un colloquio con Stalin. Qundo rientrò a casa ebbe un’altra conversazione telefonica con Stalin. Fu uno scontro “duro e fuori controllo, con reciproci insulti e recriminazioni sia in Russo che in Georgiano”.

Nel frattempo Ginzburg non aspettò nella dacia l’arrivo di Ordzhonikidze, ma fece ritorno al Commissariato del Popolo. Da dove fu subito convocato, assieme ad altri dirigenti economici, nell’appartamento di Ordzhonikidze, dove trovò Stalin e altri membri del Politburo al capezzale di Ordzhonikidze ormai cadavere. Stalin affermò distintamente:”Sergo ha lavorato allo stremo con un cuore malato, e il suo cuore non ha retto allo stress.

Dopo la morte di Stalin, la moglie d’Ordzhonikidze, raccontò ai suoi intimi che Stalin, mentre lasciava l’appartamento, la avvertì bruscamente: “Non una sola parola a nessuno sui dettagli della morte di Sergo. Niente, eccetto l’annuncio ufficiale che conoscerai da me”.

Una dichiarazione ufficiale, firmata dal Commissario Del Popolo della Salute insieme ad altri medici del Cremlino, affermava che Ordzhonikidze era “ improvvisamente morto d’infarto durante un riposo pomeridiano”. Tutti i medici che firmarono il bollettino sulla causa della morte furono successivamente fucilati.


Chiunque sia minimamente lucido non può non notare la successione temporale dei tre eventi: Il processo contro il ’Centro Trotskista’, la morte improvvisa di Ordzhonikidze, e il Plenum di Febbraio-Marzo. L’apertura del Plenum, originariamente prevista per il 20 febbraio, fu posticipata di tre giorni a causa dei funerali di Ordzhonikidze. Già durante i funerali fu fatta girare la voce, che era stato il tradimento di ‘Piatakov’ e degli altri ‘trotskisti”, a produrre lo shock che aveva portato alla morte Ordzhonikidze. Nel suo discorso alla cerimonia funebre, Molotov affermò:“I nemici del popolo, i trotskisti degenerati, hanno affrettato la morte di Ordzhonikidze. Il Compagno Ordzhonikidze, non si aspettava, che Piatakov potesse cadere così in basso.”


Nelle sue memorie Kruscev ha dichiarato che nel 1937 non conosceva la causa della morte di Ordzhonikidze. Dice di aver saputo del suicidio di Ordzhonikidze solo dopo la guerra, da Malenkov, che a sua volta l’aveva saputo, da una fortunosa conversazione con Stalin. La dichiarazione di Kruscev è plausibile. Stalin potrebbe aver ordinato ai suoi stretti cortigiani di non rivelare che Ordzhonikidze si era suicidato, né ai membri del Comitato Centrale e nemmeno ai pezzi grossi del partito. Il suicidio di Ordzhonikidze andava a rafforzare la tesi sostenuta nel rapporto che Kruscev tenne al Ventesimo Congresso, secondo la quale era impossibile ai più stretti collaboratori opporsi ai voleri di Stalin. Il gesto di Ordzhonikidze veniva visto da Kruscev come un atto di coraggio personale, come il rifiuto di condividere i crimini di Stalin.

Questa spiegazione del suicidio di Ordzhonikidze è stata fatta propria anche da Molotov, che valutò l’evento con il cinismo e l’ottusità di un fervente stalinista quale era . Alla fine, la disgrazia maggiore causata dal suicidio di Ordzhonikidze era di “aver messo Stalin in una posizione difficile”. Conversando con Chuyev, Molotov descrisse e caratterizzò l’ultimo atto di Ordzhonikidze nella seguente maniera: il fratello di Ordzhonikidze “ Ha parlato contro il potere Sovietico. C’era materiale affidabile contro di lui. Stalin ordinò il suo arresto. Ordzhonikidze ne fu sconvolto. Così si suicidò a casa sua. In questo modo semplice [sic! V.R] risolse il problema. Con il suo ultimo passo ha in ogni modo dimostrato d’essere instabile. Era certamente un atto contro Stalin. E contro la linea del partito, sì contro la linea del partito. Un gesto molto cattivo. Non riesco ad interpretarlo in nessun’altra maniera…”

“Quando Sergo si sparò, Stalin si arrabbiò molto con lui ?” chiese Chuyev.

“Assolutamente”, rispose Molotov.

C’è una prova che Molotov diede il suo contributo alla persecuzione di Ordzhonikidze.

Nel 1957, al Plenum di Giugno del Comitato Centrale, il Procuratore Generale dell’URSS, dichiarò che durante l’inchiesta su Beria, Voroshilov gli aveva detto: “Dovete iniziare ad approfondire il caso Ordzhonikidze. Lo braccarono, e non è un segreto che Viacheslav Mikhailovic [Molotov], quando era presidente del Sovnarkom, si comportò in modo scorretto nei confronti del defunto”.

Ci sono anche dei resoconti che mettono in discussione la versione del suicidio di Ordzhonikidze. Secondo la testimonianza di molte persone che gli stavano accanto, Ordzhonikidze, negli ultimi giorni della sua vita, era molto energico e non mostrava alcun segno di depressione che lo avrebbe potuto portare al suicidio. Ginzburg che conosceva Ordzhonikidze molto bene, rimarcò che : “chiunque conosceva i suoi atti, le sue intenzioni, i suoi progetti, in particolare negli ultimi giorni, quando si stava preparando al Plenum del CC, non può neanche pensare che Ordzhonikidze si sia suicidato…Egli si stava preparando accuratamente… a pronunciarsi contro lo sterminio dei quadri del partito, dei dirigenti dell’industria e delle costruzioni”.

Nelle sue memorie, Ginzburg cita una testimonianza inviatagli dalla sua ex collega del Commissariato dell’Industria pesante V. N. Sidorova . Quest’ultima riferiva quanto le aveva, in gran segreto, rivelato Zinaida Gavrilovna [la moglie di Ordzhonikidze]. Nel primo pomeriggio del 18 febbraio, un uomo che lei non conosceva arrivò all’appartamento di Ordzhonikidze, sostenendo che doveva consegnare personalmente a Ordzhonikidze un fascicolo contenente documenti del Politburo. Pochi minuti dopo il passaggio dello sconosciuto nello studio di Ordzhonikidze, si sentì lo sparo. Prima dell’arrivo di quest’uomo aveva affrontato una dura conversazione telefonica con Stalin in lingua Giorgiana.

Diversi fatti raccontati da Ginzburg descrivono l’atteggiamento di Stalin verso Ordzhonikidze dopo che si era ammazzato. Così, tutti gli sforzi dei compagni di Ordzhonikidze affinché il governo decretasse per la costruzione di un monumento in suo onore, furono vanificati da una opposizione muta. Dopo la guerra, da una lista di progetti di monumenti pronti per la costruzione, Stalin depennò un unico nome. Quello di Ordzhonikidze.



 

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Ultima modifica 5.03.2008