Due lettere di Bukharin

Capitolo 23

 

La notizia della morte di Ordzhonikidze fu accolta con particolare angoscia dalle famiglie Bukharin e Rikov. Quando l’apprese la moglie di Rykov gridò: “La nostra ultima speranza!”, e cadde svenuta. Bukharin, languendo in isolamento e nell’inattività, scrisse un poema in memoria di Ordzhonikidze e ne mandò una copia a Stalin.

Nei giorni immediatamente precedenti il Plenum, Bukharin scrisse due lettere. La prima superava le cento pagine, ed era indirizzata ai membri e ai membri candidati del Comitato Centrale che avrebbe dovuto riesaminare il suo caso. Nella prima Bukharin costruiva la sua autodifesa basandola sull’odio contro Trotsky e i trotskisti, usando espressioni prese a prestito dal lessico di Vishinsky : “Il super bandito Trotsky”, “Il boss di tutta la banda trotskista-zinovevista”, “L’atamano dei Banditi”, e così via.

Bukharin citò un articolo della Pravda dove si affermava che i trotskysti “insieme ad altri mezzi disonesti, usano la tattica di calunniare le persone oneste sovietiche”. Per questo, aggiunse Bukharin, “hanno deciso, dopo le testimonianze alla corte durante il primo processo (o forse anche prima), di portare avanti la loro linea calunniosa su presunte collaborazioni con Bukharin, Rikov e altri”. Bukharin spiegava questo con il fatto che i trotskisti erano “interessati, in modo immediato e diretto a lasciare la loro firma. Così hanno iniziato (forse da lungo tempo), a creare un mito, che molti, dopo di loro stanno seguendo”. Scrisse molto maliziosamente di Radek che ”davanti a me si mascherava da onesto uomo del partito, mentre durante le indagini,inseriva brandelli di verità all’interno di fantasie infernali e calunniose”. Bukharin concluse questa parte della lettera sostenendo che, l’accettazione di simili calunnie al posto della verità, derivava della “eccessiva fiducia verso uomini (o, per essere più precisi: animali) che in nessun modo meritano questa fiducia.”

Bukharin usò argomenti simili anche per respingere le testimonianze fornite dai “falsi testimoni della destra”. Scrisse di aver ammesso ampiamente la possibilità della trasformazione di molti suoi discepoli in “controrivoluzionari scatenati”che “possono aver portato avanti azioni controrivoluzionarie indipendentemente da me e senza che io ne fossi a conoscenza”. Ricordando di aver molte volte denunciato pubblicamente i suoi discepoli arrestati, Bukharin suggerì l’ipotesi che questi si fossero vendicati lanciandogli ”la calunnia più abbietta”.

Riconoscendo che questi motivi non erano sufficienti a spiegare la gran quantità di testimoni falsi, avanzò cautamente l’ipotesi che tali testimonianze fossero state ottenuto utilizzando mezzi provocatori (ovviamente l’ipotesi che fosse stata usata la tortura durante le indagini, non veniva nemmeno avanzata).

Per provocazione intendeva far precedere le domande agli imputati con asserzioni del tipo. “noi siamo già a conoscenza”, ”alcuni hanno già testimoniato”,”l’istruttoria ha già appurato”, e così via. Dopo simili frasi, notava assennatamente Bukharin, le persone sotto inchiesta, che “sanno bene come ‘devono’ rispondere (in quanto le accuse, trattate quasi come prove, hanno avuto una diffusione enorme sulla stampa mondiale), potrebbero essere disposte a deporre falsamente, per paura di essere accusati di favoreggiamento”.

Bukharin spiegò la presenza di testimonianze calunniose in questa maniera: ”Data l’atmosfera generale creata dai banditi trotskisti e considerando la diffusione capillare delle testimonianze rese nella attuale situazione politica, un testimone falso ,sente che gli basta ripetere le stesse cose: così la singola falsa testimonianza produce molti emuli, creando l’impressione dell’unanimità”.

Bukharin rilevò le evidenti assurdità contenute nei verbali d’interrogatorio che gli erano stati inviati. Così, il suo ex segretario Tsellin, si autoaccusava di aver partecipato a una “organizzazione dei destri” già nel 1926, e ‘rivelava’ che la ‘scuola di Bukarin’ nel 1925 si era espressa contro il partito Bolscevico. A questo proposito Bukharin citò fatti incontrovertibili: negli anni a cui si riferiva Tsellin, non solo non esisteva nessuna organizzazione, ma non c’era neanche una ’tendenza di destra’ e Stalin, Molotov, ed altri stalinisti, difendevano la ‘scuola’ contro gli attacchi dell’opposizione di Sinistra.

Bukharin giudicò non meno assurda la risposta di Tsellin alla domanda: ”E’ a conoscenza che la vostra organizzazione era in possesso di una archivio contenente documenti di natura contro-rivoluzionaria?”. L’archivio a cui si riferiva Tsellin in realtà era “…Una stanza nell’ufficio di Bukharin dove erano conservati i diversi documenti elaborati da Bukharin: le bozze dei programmi per il Comintern, fascicoli contenenti materiale discusso in varie sessioni del Politburo, ed altri documenti ufficiali”.

Quando arrivò alle testimonianze più insidiose (circa la costituzione, nel 1929 di un raggruppamento clandestino della destra, e di come questo centro puntasse su un sollevamento dei contadini e preparasse un ‘colpo di palazzo, e così via) Bukharin espresse solo la sua sconfinata indignazione. Essendo le prove di questi crimini basate esclusivamente su testimonianze non verificate fornite da prigionieri della NKVD, era impossibile argomentare per confutarle.

La sola colpa che Bukharin si riconosceva era la conversazione “politicamente criminale” che nel 1928, ebbe con Kamenev: per la quale aveva ripetutamente mostrato, nel corso di almeno un decennio, il suo pentimento. Riconoscendo ancora una volta, che “la posizione della destra, nel suo sviluppo, avrebbe potuto portare alla vittoria della controrivoluzione”, dichiarò che aveva rinunciato a tale posizione dal 1930, e che difficilmente egli sarebbe potuto essere annoverato tra i ‘destri’.

 

Il 20 febbraio Bukharin spedì la sua lettera al Politburo. Allegò anche una dichiarazione in cui si rifiutava di partecipare al Plenum e iniziava uno sciopero della fame, finché le accuse di tradimento, terrorismo e sabotaggio che lo riguardavano non si fossero chiarite. Sperando che il Plenum accettasse di discutere la lettera in sua assenza, spiegò di non essere in grado di partecipare personalmente ai lavori del Plenum a causa di un esaurimento nervoso: ”Io non riesco a camminare. Inoltre non posso sopportare l’atmosfera che si è creata. Non sono in grado di fare un discorso, né voglio scoppiare in lacrime o essere colto da un attacco di isteria sentendomi ingiuriare sulla base delle calunnie”.

Non escludendo il risultato peggiore dal suo confronto con il partito, così come dalle indagini giudiziarie, insieme a quella destinata al Plenum preparò un’altra lettera. Questa era indirizzata alla “futura generazione dei leader del partito”. Chiese alla moglie di imparare a memoria questo breve testo, e, quando fu sicuro che l’aveva memorizzata, distrusse la lettera.

Il contenuto di questa lettera differiva dal documento spedito al Plenum. In essa parlò “del mostruoso groviglio di crimini, che in questi giorni spaventosi diventa sempre più abnorme, divampa come una fiamma e soffoca il partito”. Tale groviglio, secondo Bukharin, sarebbe stato possibile scioglierlo dopo che una o due generazioni politiche fossero passate.

Che cosa spingeva Bukharin a render conto di se stesso alla futura ”nuova, giovane e onesta generazione di dirigenti del partito” (certamente non immaginava che il partito non sarebbe durato tanto a lungo da veder comparire una generazione onesta di dirigenti del partito)? Quale era la sintesi delle idee che egli intendeva salvaguardare in favore dei discendenti e della storia, in un documento destinato a diventare il suo testamento politico? Con quali pensieri segreti si preparava a scendere nella tomba?

Purtroppo, anche nella lettera segreta, che secondo l’intenzione dell’autore sarebbe dovuta essere libera da ogni omissione e reticenza, Bukharin dice poco più di quanto aveva dichiarato nel suo appello ufficiale al Plenum del Comitato Centrale. Alla base della lettera stavano tre tesi fondamentali: ”Negli ultimi sei anni”, in lui “non c’era stata manco l’ombra di una divergenza col partito” [vale a dire con la cricca Staliniana. V.R.]”; egli “non aveva partecipato all’organizzazione segreta guidata da Rjutin e Uglanov”,di cui non conosceva neanche l’esistenza; egli non aveva “organizzato niente contro Stalin”.

Così, la motivazione fondamentale che lo aveva spinto a scrivere una lettera destinata a restare sconosciuta ai suoi contemporanei, era rappresentata dal desiderio di Bukharin di convincere i futuri investigatori che si sarebbero occupati del riesame del suo caso, che egli aveva rinunciato, dall’inizio degli anni trenta, ad ogni battaglia politica contro Stalin.

Dal contenuto della lettera emerge chiaramente che Bukharin non escludeva la possibilità che, come le altre vittime dei processi contro i “trotskisti” (da lui ripetutamente condannati in pubbliche dichiarazioni e nelle lettere ufficiali), sarebbe stato costretto a rendere false testimonianze contro se stesso e contro gli altri in un prossimo processo.

Prevedendo di essere costretto a partecipare ad un’impostura giudiziaria di dimensioni spaventose, spiegò che la sua eventuale confessione, così come l’intero baccanale di menzogna e terrore, sarebbe stato il risultato del ”macchinario diabolico della NKVD”, la quale ”usando probabilmente [corsivo di Rogovin], metodi da Medioevo, possiede una forza spaventosa, che tessendo i suoi intrighi nefandi, a caccia di onorificenze e di gloria, asseconda la morbosa diffidenza di Stalin - non oso dire di più” [corsivo di Rogovin].

Perciò, anche in un documento scritto per essere reso pubblico dopo molti anni, Bukharin riteneva Stalin colpevole soltanto per “la sua morbosa diffidenza”, e temeva “di dire di più”; cioè che il “macchinario diabolico”, era stato preparato e messo in moto da Stalin stesso. Così come decise di non affermare con certezza che il “macchinario diabolico impiegava metodi Medioevali”: vale a dire l’inquisizione e la tortura. E’ chiaro come, con un simile bagaglio ideologico, Bukharin si trovò senza difesa durante ‘l’indagine del partito’ sul suo caso veniva portata al Plenum del Comitato Centrale.



 

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Ultima modifica 5.03.2008