La ballata del Generale Orlov

Capitolo 53

 

Questo che state leggendo è il capitolo più difficile di tutto il libro. Racconta di un uomo che ha avuto un ruolo non piccolo nella storia del ventesimo secolo. Un uomo con una delle più controverse biografie della storia moderna. Un uomo le cui azioni commesse nel corso degli anni possono causare repulsione e indignazione, oppure compressione e rispetto. Il lettore di questo libro ha già letto diverse volte il nome di Alexander Orlov. Dal precedente capitolo si evince, irrefutabile, che Orlov, negli svenimenti del 1936-1938, ha giocato il ruolo dello “Yezhov di Spagna”( superando, come agente segreto, quest'ultimo in termini di intelligenza, erudizione e maestria.) A differenza di Yezhov, ciecamente devoto al “supremo”, quando eseguiva i più sinistri ordini di Stalin, covava un odio crescente e implacabile contro di lui.

La conoscenza della parabola di Orlov ci viene facilitata dal fatto che noi conosciamo di lui molto più di quanto conosciamo delle figure del sovietiche del livello. La biografia di Orlov è tratteggiata nell'ampia monografia “Deadly Illusion”, scritta dal giornalista Russo Oleg Tsarev e dallo storico inglese John Costello. Questa profonda disanima si basa sugli scritti pubblici di Orlov e sui voluminosi dossier, contenuti negli archivi Sovietici e Americani. Gli autori meritano di essere raccomandati in quanto, il loro libro, pur essendo stato stampato a New York nel 1993, cioè al culmine dell'isteria anticomunista scatenata nelle repubbliche dell'ex Unione Sovietica, è praticamente privo di tendenziosità o di inserzioni anticomuniste.

Dopo la sua fuga negli USA, Orlov aveva ragione nel temere di fare la stessa fine di Reiss. In ogni modo, con l'aiuto di suoi parenti e amici d'infanzia che vivevano negli Usa, riuscì a ottenere il permesso di vivere, sotto falso nome, in questo paese. Con tutto ciò, era sicuro che gli agenti di Stalin gli avrebbero dato la caccia in tutto il mondo per “liquidarlo”.

Nel suo libro , La Storia Segreta dei Crimini di Stalin, scrisse che, per evitare (a se stesso e alla sua famiglia) di essere ucciso dagli sgherri di Stalin, scrisse una lettera a Stalin, minacciandolo che, se la sua famiglia fosse stata toccata, avrebbe reso pubbliche informazioni sui crimini di Stalin conosciuti solo da lui al di fuori dell'Unione Sovietica. Una lista di questi crimini venne inserita nella lettera. Se Orlov stesso fosse stato raggiunto e ucciso, tutti i documenti sarebbero stati resi pubblici dal suo avocato. Probabilmente questa versione non corrisponde pienamente alla realtà dei fatti. Dopo un'accurata ricerca negli archivi non è risultata alcuna traccia di una simile lettera. Gli autori del libro notano correttamente che Orlov doveva sapere che difficilmente una simile minaccia avrebbe potuto spaventare Stalin: “ Il cinico dittatore si sarebbe fatto beffa di simili accuse, facendole passare per il parto della fantasia di un traditore Trotskysta amareggiato”.

In realtà Orlov ricorse a un mezzo più efficace per evitare che Stalin-Yezhov gli dessero la caccia. Negli archivi della NKVD è stata trovata una lettera di undici pagine spedita a Yezhov subito dopo il suo arrivo negli Stati Uniti. In questa lettera Orlov prometteva il suo completo silenzio se fosse stato lasciato in pace, e, allo stesso tempo, inequivocabilmente, anche se vagamente, minacciava che se fosse stato fatto male ai suoi parenti, avrebbe svelato la rete di spie da lui costituita in Inghilterra negli anni trenta, rete che comprendeva agenti del calibro di Philby, Mclean, Burges e altri.

Il termine “pentimento”, ampiamente degradato dai “democratici” di oggi, potrebbe essere giustamente applicato a Orlov durante il periodo del suo esilio forzato. O, per meglio dire, si può parlare di vero pentimento per i crimini da lui commessi, ai quali Orlov decise in qualche maniera di riparare, compiendo delle azioni che potevano essere politicamente molto pericolose per lui. Alla fine del 1938 scrisse una lettera a Trotsky, in cui rivelava che un agente provocatore della NKVD chiamato “Mark”, si era infiltrato tra i Trotskisti di Parigi e tra gli editori del Bollettino dell'Opposizione. Pur non conoscendo il cognome di Zborowsky dava informazioni circa la spia (aspetto,situazione familiare, lavoro ufficiale eccettera) che non lasciavano dubbi sulla persona a cui si riferiva.

Legittimamente preoccupato che la lettera potesse finire in mano della NKVD, Orlov non si firmava. La lettera era scritta a nome di Stein, un ebreo naturalizzato americano (Orlov metteva sull'avviso Trotzky che quello non era il suo vero nome). Per guadagnare la fiducia di Trotzky, ”Stein” scriveva che aveva ricevuto l'informazione circa “Mark” da un suo parente, l'alto ufficiale della NKVD, fuggito in Giappone nel 1938.

Non molto tempo fa si è saputo che un'altra lettera di “Stein” venne spedita a Trotsky. Venne scritta in occasione di una notizia apparsa nella stampa occidentale, nella quale si sosteneva che Trotsky stava aspettando in Messico l'arrivo di un suo nipote. Non sapendo che ci si riferiva a un nipote che viveva in Francia, Orlov riferì di un piano preparato da tempo dalla NKVD: far arrivare in Messico un altro bambino invece del nipote, accompagnato da un uomo incaricato di uccidere Trotsky. Orlov implorava Ytotzky di essere estremamente cauto, riferendogli con quanta insistenza spingeva i suoi sgherri ad assassinarlo il prima possibile.

Sfortunatamente la comunicazione tra Orlov e Trotsky rimase unilaterale. Rispondendo alla richiesta di “Stein” di stabilire contatti sistematici mise un annuncio in un giornale Americano, invitando l'autore della lettera a recarsi nella sede della rivista dei trotskisti di New York, dove avrebbe incontrato un suo collaboratore. Orlov visitò effettivamente l'ufficio, ma quando vide l'uomo che Trotzky aveva designato per l'incontro, conoscendo la capacità degli agenti di Stalin di infiltrarsi nelle organizzazioni Trotzkiste, non ebbe fiducia in lui, pensando che quell'uomo fosse un agente della NKVD. Dopo questo, Orlov decise di chiamare Trotzky al telefono (e a quel tempo chiamare dal Messico agli Stati Uniti non era un cosa semplice come oggi). Riuscì a chiamare, ma temendo che il telefono fosse sotto controllo, decise di non dire al segretario che rispondeva, né il nome né lo scopo della chiamata. Trostzky rifiutò di prendere la cornetta pensando a qualche insistente sconosciuto giornalista che tentava di ottenere un'intervista.

L'avvertimento di Orlov riguardante Zborowsky non ottenne successo. Subito dopo l'arrivo della lettera, Trotzky la mostrò a Lola Estrine appena giunta in Messico. Lei riuscì a convincere Trotzky che si trattava di una lettera spedita dagli stalinisti, allo scopo di privarlo di uno dei suoi più devoti seguaci.

Il solo fatto che Orlov abbia scritto tali lettere è molto significativo. Mostra che anche un uomo come Orlov, che aveva eseguito gli ordini di Stalin riguardanti lo sterminio dei trotskisti in Spagna, tentava in tutti i modi di mettere in guardia Trotsky dai pericoli che lo minacciavano.

Per molti anni Orlov riusci a evitare che la sua presenza negli USA divenisse pubblica. Solo dopo che la rivista Life pubblicò un suo articolo, in seguito accluso al suo libro “La Storia Segreta dei Crimini di Stalin”, le autorità americane scoprirono che un alto ufficiale della NKVD aveva vissuto in incognito nel loro territorio per quindici anni. L'FBI si occupò immediatamente di Orlov. Per più di dieci anni Orlov fu ripetutamente interrogato dagli agenti di questa organizzazione. Fu audito anche da una speciale” Commissione Sicurezza Interna del Senato”. Il risultato di tutti questi interrogatori i servizi americani si convinsero che Orlov aveva rivelato tutto quanto sapeva circa le attività del Servizio Segreto Sovietico. In realtà l'ex agente Sovietico aveva ingannato i suoi colleghi americani. Avendo creato un'impressione di completa sincerità, riusci a non fare nessun nome degli agenti da lui reclutati che continuavano a svolgere con successo la loro attività. L'unico agente della NKVD che Orlov fu felice di denunciare fu Zborwsky, arrivato negli USA nel 1942. Il risultato di questa denuncia fu che su Zborowsky venne aperta un'inchiesta giudiziaria, alla fine della quale fu condannato a cinque anni di carcere.

La Storia Segreta dei Crimini Di Stalin è il racconto più attendibile delle macchinazioni dietro il delitto Kirov e dell'organizzazione dei Processi di Mosca ,specialmente il primo, a cui Orlov presenziò, essendo all'epoca in patria. Orlov sostenne di aver ricevuto le informazioni sugli altri processi da agenti della NKVD che arrivarono in Spagna dove lavorava. La maggior parte delle informazioni fornite da Orlov sono state confermate da varie investigazioni ufficiali svoltesi in Unione Sovietica negli anni cinquanta e sessanta.

Il capitolo più debole dell'opera è quello dedicato al “Caso Tukhachevsky”, trattato in maniera sbrigativa e non accurata da Orlov. Solo alla fine di questo capitolo si lascia sfuggire una frase enigmatica: "Quando tutti i fatti relativi al “Caso Tukhachevsky saranno chiari, allora il mondo capirà che Stalin sapeva bene quel che stava facendo.”

Orlov diede un'altra versione “Caso Tukhachevsky” solo dopo il Ventesimo Congreso. Il 23 Aprile del 1956 il suo articolò apparve sotto il titolo “Il Sensazionale Segreto Dietro la Condanna di Stalin”. Sia i fatti contenuti nell'articolo, sia il destino dell'articolo stesso, meritano l'analisi più approfindita.



 

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Ultima modifica 24.10.2012