Crisi per la questione della schiavitù

Marx (1861)

 


Trascritto da Roberto Saranga, Settembre 2000


 

Londra, 10 dicembre 1861

Indubbiamente gli Stati Uniti hanno raggiunto un punto critico nella questione che sta alla radice di tutta la guerra civile: la questione della schiavitù. Il generale Frèmont è stato destituito dalle sue funzioni perché aveva dichiarato liberi gli schiavi appartenenti ai ribelli. Poco tempo dopo il governo di Washington ha reso note le istruzioni impartite al generale Sherman - capo del corpo di spedizione nella Carolina Meridionale. In base a tali istruzioni, che vanno più in là del proclama di Frèmont, gli schiavi fuggiaschi, anche quelli appartenenti agli schiavisti lealisti, dovranno esser equiparati a lavoratori salariati e, in certe condizioni, dovranno essere armati; in tal caso, i proprietari "lealisti" si consoleranno alla prospettiva di ricevere in futuro un adeguato indennizzo.

Il colonnello Cochrane si spinge anche oltre Frèmont e reclama l'armamento generale degli schiavi come misura bellica. Il segretario alla Guerra Cameron ha dato l'approvazione ufficiale allo "spirito" delle proposte di Cochrane.

Nel frattempo, il segretario agli Interni smentisce per conto del governo le dichiarazioni del segretario alla Guerra. Quest'ultimo ribadisce la sua "opinione" con energia ed enfasi ancora maggiori in una conferenza ufficiale, ed afferma di voler dibattere la questione in una comunicazione al Congresso. Il generale Halleck, successore di Frèmont sul fronte del Missouri, e il generale Dix nella Virginia orientale cacciano gli schiavi fuggiaschi dagli accampamenti dell'esercito e proibiscono loro di riapparire in futuro in prossimità delle posizioni occupate dall'esercito. Contemporaneamente, comunque, il generale Wool accoglie a braccia aperte il "contrabbando nero" a Forte Monroe. I vecchi leaders del Partito democratico, i senatori Dickinson e Crosswell (ex membri della cosiddetta reggenza democratica )[1] approvano l'operato di Cochrane e Cameron, mentre nel Kansas il colonnello Jennison scavalca tutti i suoi superiori e predecessori facendo un discorso alle sue truppe, in cui dichiara fra l'altro:

" Nessuna esitazione nei confronti dei ribelli e di chi parteggia per loro... Ho dichiarato al generale Frèmont che non avrei impugnato le armi, se avessi creduto che lo schiavismo sarebbe sopravvissuto anche dopo la guerra. Gli schiavi che appartenevano ai ribelli continuano a cercare rifugio nel nostro accampamento, e noi li difenderemo fino all'estremo, fino all'ultimo uomo e all'ultima cartuccia. Non voglio nelle mie truppe uomini che non siano abolizionisti; non vi è posto per loro, ed io spero che non ve ne siano affatto, poiché sappiamo tutti che la questione della schiavitù è alla radice di questa guerra maledetta, ne costituisce l'essenza e l'idea... E se il governo non approva la mia condotta, potrà anche revocarmi dal mio incarico - ma in tal caso continuerò ad agire per mio conto , anche se all'inizio non disporrò che di mezza dozzina di uomini ".

Negli stati di confine schiavisti, soprattutto nel Maryland e in mino misura nel Kentucky, la questione degli schiavi in pratica è già in via di soluzione. E' stato osservato un immenso flusso e riflusso di schiavi; si calcola, ad esempio, che vi si trovino circa 50 mila schiavi provenienti dal Missouri - in parte fuggiaschi, in parte deportati dagli schiavisti degli stati del "profondo Sud".

Un evento quanto mai importante e significativo non trova alcuna eco in nessun quotidiano inglese - e ciò non ci sorprende affatto. Il 18 novembre nell'isola di Hatteras si sono incontrati i rappresentanti di 45 contee della Carolina Settentrionale, che si sono costituiti un governo provvisorio, hanno sconfessato l'atto di secessione e proclamato il ritorno della Carolina Settentrionale in seno all'Unione. I membri dei collegi elettorali della parte dello stato rappresenta in tale assemblea sono invitati ad eleggere i propri rappresentanti al Congresso di Washington.

Die Presse, 11 dicembre 1861

 

Note

1. La reggenza democratica era il gruppo dirigente del Partito democratico nello stato di New York. Rimase in vita sino al 1854 e si riuniva ad Albany, che era allora il centro amministrativo dello stato di New York.

 


Ultima modifica 14.10.2000