La stampa inglese e la caduta di New Orleans

Marx (1862)

 


Trascritto da Roberto Saranga, Settembre 2000


 

Londra, 16 maggio 1862

All'arrivo delle prime notizie della caduta di New Orleans, il Times, l'Herald, lo Standard, il Morning Post, il Daily Telegraph e altri inglesi "simpatizzanti" per i "negrieri" sudisti dimostrarono con argomenti strategici, tattici, filosofici, esegetici, politici, morali molto eloquenti che la notizia era una delle "voci tendenziose" che Reuter, Havas, Wolff ed i loro tirapiedi mettevano tanto spesso in circolazione. I mezzi di difesa naturali di New Orleans, si diceva, erano stati potenziati non solo con forti di nuova costruzione, ma anche con infernali congegni sottomarini di ogni genere e con cannoniere corazzate. A questo si aggiungeva il carattere spartano della gente di New Orleans e il suo odio mortale per i mercenari di Lincoln. Infine, non era davanti a New Orleans che l'Inghilterra aveva subito la sconfitta che portò ad una fine ignominiosa la sua seconda guerra contro gli Stati Uniti (dal 1812 al 1814)? Di conseguenza non vi era ragione di dubitare che New Orleans avrebbe rinnovato l'epopea di Mosca e Saragozza. Inoltre aveva 15 mila balle di cotone con le quali era molto facile accendere un inestinguibile fuoco autodistruttore, a parte il fatto che nel 1814 le balle di cotone debitamente bagnate si erano dimostrate indistruttibili alle cannonate ancor più delle fortezze di Sebastopoli. Perciò era chiaro come il sole che la caduta di New Orleans era un parto della solita millanteria yankee.

Quando due giorni dopo le prime notizie venivano confermate dalle navi che arrivavano da New York, la massa della stampa inglese filo-schiavista conservava il suo scetticismo. L'Evening Standard in particolare era così sicuro nella sua incredulità che nello stesso numero pubblicò un primo articolo di fondo che dimostrava al colto a all'inclita l'inespugnabilità della città a forma di mezza luna, mentre le sue "ultime notizie" annunziavano in tutte le lettere la caduta della città inespugnabile. Il Times, comunque, che ha sempre considerato la prudenza il miglior coraggio, cambiava atteggiamento. Pur dubitando ancora della notizia, si teneva pronto ad ogni eventualità, dal momento che New Orleans era una città di "facinorosi" e non di eroi. In quell'occasione il Times aveva ragione. New Orleans è una colonia della feccia della bohème francese, una colonia di galeotti francesi nel vero senso della parola - e con il mutare dei tempi non ha mai smentito la sua origine. Soltanto che il Times è arrivato buon ultimo, quando la cosa era di dominio pubblico.

Comunque alla fine il fait accompli ha colpito persino Thomas, il più ostinato dei ciechi. Che fare? La stampa inglese filo-schiavista dimostrava ora che la caduta di New Orleans era un vantaggio per i confederati e una sconfitta per i federali.

La caduta di New Orleans permetteva al generale Lovell di rinforzare con le sue truppe l'esercito di Beauregard; Beauregard era quello che più aveva bisogno di rinforzi, in quanto si diceva che 160.000 uomini ( una enorme esagerazione ) fossero stati concentrati sul suo fronte da Halleck e, d'altro canto, il generale Mitchell aveva tagliato le comunicazioni di Beauregard con l'est, interrompendo i collegamenti ferroviari tra Memphis e Chattanooga, cioè la linea di Richmond, Charleston e Savannah. Quando gli fu tagliata questa via di comunicazione (cosa che abbiamo indicato come la mossa strategica necessaria molto tempo prima della battaglia di Corinth), Beauregard non aveva più alcun collegamento ferroviario con Corinth se non la linea di Mobile e New Orleans. Dopo la caduta di New Orleans si era trovato a dipendere dalla sola ferrovia che porta a Mobile, e naturalmente non poteva più procurare le vettovaglie necesarie per le sue truppe; per questo motivo ripiegò su Memphis e, secondo la stampa inglese filo-schiavista, le sue possibilità di approvvigionamento sono naturalmente aumentate con l'arrivo delle truppe di Lovell!

D'altro canto, notavano gli stessi oracoli, la febbre gialla falcidierà i federalisti a New Orleans, e infine, se la città non è Mosca, il suo sindaco è un emulo di Bruto. Basta leggere (sul New York Herald) la sua epistola melodrammaticamente valorosa al commodoro Farragut: " Nobili parole, signore, belle parole! ". Ma le parole, per quanto dure, non rompono le ossa.

I giornali degli schiavisti del Sud tuttavia non commentano la caduta di New Orleans con lo stesso ottimismo dei loro consolatori inglesi. Questo si vede dai brani seguenti:

Il Richmond Dispatch dice:

" Che è successo delle cannoniere corazzate, la Mississipi e la Louisiana, dalle quali ci aspettavamo la salvezza della città a mezza luna? Per l'effetto che hanno avuto sul nemico, queste navi potevano anche essere di vetro. E' inutile negare che la caduta di New Orleans è per noi un grave colpo. Il governo confederato resta tagliato fuori dalla Louisiana occidentale, dal Texas, dal Missouri e dall'Arkansas ".

Il Norfolk Day Book osserva:

" Questa è la sconfitta più grave dall'inizio della guerra. Preannunzia privazioni e ristrettezze a tutte le classi sociali e, quel che è peggio, minaccia i rifornimenti del nostro esercito ".

L'Atlantic Intelligencer deplora:

" Ci aspettavamo una conclusione diversa. L'avvicinarsi del nemico non è stato un attacco di sorpresa; era stato previsto da tanto tempo, e ci era stato promesso che anche se fosse passato per Forte Jackson, spaventosi dispositivi di artiglieria lo avrebbero costretto a battere in ritirata oppure avrebbero provocato il suo annientamento. In tutto questo ci siamo ingannati, come è accaduto sempre quando si supponeva che le difese garantissero la sicurezza di una postazione o di una città. Ne risulta che le invenzioni moderne hanno annientato la capacità difensiva delle fortificazioni. Le cannoniere corazzate le distruggono o passano oltre, senza fare tante cerimonie. Memphis, temiamo, seguirà la stessa sorte di New Orleans. Non sarebbe follia ingannare noi stessi con la speranza? ".

Infine il Petersburg Express:

" La presa di New Orleans da parte dei federali è l'avvenimento più straordinario e più decisivo di tutta la guerra ".

Die Presse, 20 maggio 1862

 


Ultima modifica 2.10.2000