Scritti sull'Italia

Trotsky

 

Trotsky e l'opposizione italiana

 

Lettera a degli oppositori russi sull'espulsione dei "tre" compagni italiani

(...) Anche nel Partito italiano si sono verificati di recente seri mutamenti. Voi siete già a conoscenza dell'espulsione dal Partito, sotto l'accusa di solidarizzare con Trotsky, del compagno Bordiga, che era recentemente tornato dal confino [1]. I compagni italiani ci hanno scritto che Bordiga, essendo venuto a conoscenza delle nostre ultime pubblicazioni, ha fatto una dichiarazione, sembra, in accordo con le nostre posizioni. Allo stesso tempo, nel Partito ufficiale si è verificata una spaccatura, in gestazione ormai da vario tempo. Dei membri del Comitato Centrale [2], che erano di alcuni dei più importanti settori di lavoro del Partito, hanno rifiutato di accettare la teoria e la pratica del "terzo periodo". Essi sono stati dichiarati "deviazionisti di destra", ma in realtà non hanno nulla in comune con Tasca, Brandler e i suoi amici. Il loro disaccordo sul "terzo periodo" li ha indotti a riprendere in considerazione tutte le discussioni e le differenze degli ultimi anni, ed essi hanno dichiarato il loro pieno accordo con l'Opposizione di sinistra internazionale. Questo è un ampliamento delle nostre file di eccezionale valore! (...)

 


 

Lettera ai "tre"

[edita in La Lutte de classes, n°23, 1930]

Cari compagni,

ho ricevuto la vostra lettera del 5 maggio [3]. Vi ringrazio molto per questo studio del comunismo italiano in generale e delle diverse tendenze che vi esistono in particolare. Mi era molto necessario e mi è stato di grande utilità. Sarebbe ingiusto dare al lavoro, così profondo, il valore d'una semplice lettera. Con qualche modifica o qualche piccolo ritaglio, questa lettera potrebbe senz'altro trovare posto nelle colonne de La Lutte de classes [4].

Se me lo consentite, comincerò con una conclusione politica generale: io penso che nel futuro la nostra collaborazione reciproca sarà perfettamente possibile ed anche estremamente augurabile. Nessuno di noi possiede o può possedere delle formule politiche prestabilite, che possono servire in ogni occasione della vita. Ma credo che il metodo con il quale voi cercate di determinare le formule politiche necessarie, è quello corretto.

Mi domandate che cosa penso di tutta una serie di gravi problemi. Ma prima di cercare di rispondere a qualcuno di essi, devo esprimere una riserva molto importante. Io non ho mai conosciuto da vicino la vita politica italiana perché non sono stato in Italia che pochissimo tempo, leggo assai scorrettamente l'italiano e durante il periodo che sono stato all'Internazionale Comunista non ho avuto l'occasione di penetrare più in profondità nell'esame degli affari italiani.

Del resto voi già sapete questo fatto, perché altrimenti come spiegare che avete intrapreso un lavoro così dettagliato per mettermi al corrente delle questioni italiane? Ancora una volta vi esprimo la mia riconoscenza.

Risulta da ciò che precede che le mie risposte nella maggior parte dei casi devono avere un valore assolutamente ipotetico. In nessun caso considero le riflessioni che seguono come definitive. è possibile e perfino probabile che esaminando questo o quel problema io perda di vista alcune circostanze concrete di luogo e di tempo moto importanti. Aspetterò dunque le vostre obiezioni, delucidazioni supplementari e correttive. Poiché, come spero, il nostro metodo è identico, arriveremo alla soluzione giusta.

  1. Voi mi ricordate che ho criticato a suo temo la formula "Assemblea repubblicana sulla base dei Comitati operai e contadini", formula lanciata a suo tempo dal Partito comunista italiano [5]. Voi mi dite che questa formula non aveva avuto che un valore del tutto episodico e che attualmente è stata abbandonata. Voglio tuttavia dirvi perché reputo questa formula come sbagliata o almeno equivoca in quanto formula politica. L'"Assemblea repubblicana" costituisce innegabilmente un organismo dello Stato borghese. Che cosa sono invece i "Comitati operai e contadini"? è evidente che in qualche modo sono un equivalente dei Soviet operai e contadini. Allora bisogna dirlo. In quanto organismi di classe delle masse povere operaie e contadine -sia che voi li chiamate Soviet o Comitati- costituiscono sempre delle organizzazioni di lotta contro lo Stato borghese per diventare poi organismi insurrezionali e trasformarli, infine, dopo la vittoria, in organismi di dittatura proletaria. Come è possibile in queste condizioni, che un'Assemblea repubblicana -organo supremo dello Stato borghese- abbia come base degli organismi di Stato proletario?
  2. Tengo a precisare che nel 1917, prima di ottobre, Zinov'ev e Kamenev, quando entrambi si proclamavano contrari ad un'insurrezione, erano del parere di attendere che l'Assemblea Costituente si fosse riunita per cercare uno "stato combinato" mediante la fusione dell'Assemblea Costituente con i Soviet operai e contadini. Nel '19 vedemmo Hilferding [6] proporre di iscrivere i Soviet nella Costituzione di Weimar. Come Zinov'ev e Kamenev, Hilferding chiamava tale operazione lo "stato combinato". Nella sua qualità di nuovo tipo piccolo-borghese, egli doveva, nel momento stesso della più brusca svolta storica, "combinare" un nuovo tipo si Stato sposando, sotto il segno costituzionale, la dittatura della borghesia alla ditta del proletariato.

    La formula italiana esposta più sopra mi pare sia una variante di questa tendenza piccolo-borghese. A meno ch'io l'abbia mal compresa. In tal caso, però, essa porta in sé il difetto incontestabile di prestare il fianco ad equivoci pericolosi.

    Approfitto di questa occasione per correggere un errore veramente imperdonabile commesso dagli epigoni nel 1924; essi avevano trovato in Lenin un passaggio in cui è detto che noi saremmo stati forse portati a combinare l'Assemblea Costituente con i Soviet. Un passaggio del genere può essere scoperto ugualmente nei miei scritti. Ma di che esattamente si trattava? Noi ponevamo la questione di un'insurrezione che avrebbe trasmesso il potere al proletariato sotto forma dei Soviet. Alla domanda circa quello che avremmo fatto in questo caso dell'Assemblea Costituente, rispondevamo: "Si vedrà: forse la combineremo con i Soviet"; sottolineando naturalmente l'eventualità in cui l'Assemblea Costituente, convocata sotto il regime dei Soviet, avesse dato una maggioranza sovietica. Poiché così non fu, i Soviet cacciarono l'Assemblea Costituente. In altri termini: la questione che ci eravamo posta era quella di sapere se fosse stato possibile di trasformare l'Assemblea Costituente e i Soviet in organismi di una sola e stessa classe, ma niente affatto di "combinare" un'Assemblea Costituente borghese con i Soviet proletari. Nell'un caso (secondo Lenin) il problema era la formazione di uno Stato proletario, la sua struttura, la sua tecnica. Nell'altro (secondo Zinov'ev, Kamenev e Hilferding) si trattava di una combinazione costituzionale di due Stati di classi nemiche nell'intento di evitare una insurrezione proletaria che avrebbe preso il potere.

  3. La questione che stiamo per esaminare è intimamente legata a un'altra che voi analizzate nella vostra lettera: quale carattere sociale assumerà la rivoluzione antifascista. Voi negate la possibilità in Italia di una rivoluzione borghese [7]. In questo avete perfettamente ragione. La storia non può tornare indietro di tutta una serie di pagine ciascuna delle quali vale un periodo di anni. Il Comitato centrale del Partito comunista italiano aveva già tentato in precedenza di eludere la questione proclamando che la rivoluzione non sarà né borghese né proletaria, ma "popolare". Si tratta d'una semplice ripetizione di quello che dicevano i populisti russi all'inizio di questo secolo quando si domandava loro quale carattere avrebbe avuto la rivoluzione contro lo zarismo. Ed è ancora questa stessa risposta che dà attualmente l'Internazionale Comunista per quanto riguarda la Cina e l'India. Si tratta semplicemente di una variante sedicente rivoluzionaria della teoria socialdemocratica di Otto Bauer e di altri e secondo la quale lo Stato può elevarsi al di sopra delle classi, vale a dire può non essere né borghese né proletario. Questa teoria è nefasta tanto per il proletariato quanto per la rivoluzione. In Cina essa ha trasformato il proletariato in carne da cannone per la controrivoluzione borghese.
  4. Ogni grande rivoluzione si trova ad essere popolare nel senso ch'essa trascina nel suo solco il popolo tutt'intero. E la grande Rivoluzione francese e la Rivoluzione d'Ottobre furono assolutamente popolari. Ciononostante la prima era borghese perché istituiva la proprietà privata. Soltanto qualche rivoluzionario piccolo-borghese, disperatamente arretrato, può ancora sperare di una rivoluzione che non sia né borghese né proletaria, ma "popolare" (vale a dire piccolo-borghese).

    Ora, in periodo imperialista, la piccola borghesia è non soltanto incapace di dirigere una rivoluzione, ma perfino di prendervi una parte determinata. Di modo che la formula d'una "dittatura democratica del proletariato e dei contadini" costituisce ormai una semplice copertura d'una rivoluzione di transizione e d'uno Stato di transizione, vale a dire di una rivoluzione e di uno Stato tali che non possono essere realizzati non solo in Italia ma neanche nell'India arretrata. Una rivoluzione che non abbia preso una posizione netta e chiara sulla questione della dittatura democratica proletaria e contadina, è destinata a sbandare di errore in errore. Per quanto concerne il problema della rivoluzione antifascista, la questione italiana è più di ogni altra intimamente legata ai problemi fondamentali del comunismo mondiale, vale a dire alla teoria della rivoluzione permanente.

  5. A ciò che precede fa seguito la questione del periodo di "transizione" in Italia. Innanzitutto bisogna stabilire con chiarezza: di transizione da che cosa a che cosa? Periodo di transizione dalla rivoluzione borghese (o "popolare") alla rivoluzione proletaria, è una cosa. Periodo di transizione dalla dittatura fascista alla dittatura proletaria, è un'altra cosa. Se si pensa alla prima concezione, la questione della rivoluzione borghese si pone in primo luogo e si tratta allora di inserirvi il ruolo del proletariato, dopodiché soltanto si porrà la questione del periodo di transizione verso una rivoluzione proletaria. Se si pensa alla seconda concezione viene allora ad essere posta la questione di una serie di battaglie, sconvolgimenti, rovesciamenti di situazioni, brusche svolte, che costituiscono nell'insieme le diverse tappe della rivoluzione proletaria. Queste tappe potranno essere numerose. Ma esse non possono in alcun modo contenere nel loro seno una rivoluzione borghese o il suo feto misterioso: la rivoluzione "popolare".
  6. Ciò vuol dire che l'Italia non può per un certo periodo di tempo tornare ad essere uno Stato parlamentare o diventare una "Repubblica democratica"? Ritengo -in perfetto accordo con voi, penso- che questa eventualità non è esclusa. Ma allora essa non risulterà come un frutto d'una rivoluzione borghese, ma come un aborto d'una rivoluzione proletaria insufficientemente matura o prematura. Nel corso d'una crisi rivoluzionaria profonda e di combattimenti di massa nel corso dei quali l'avanguardia proletaria non fosse all'altezza di prendere il potere, accadrà che la borghesia ristabilisca il suo potere su basi "democratiche". Si può dire, ad esempio, che l'attuale Repubblica tedesca costituisca una conquista della rivoluzione borghese? Una tale affermazione sarebbe assurda. Ci fu in Germania nel 1918-19 una rivoluzione proletaria che, privata di direzione, fu ingannata, tradita e schiacciata. Ma la controrivoluzione borghese si vide costretta ad adattarsi alle circostanze risultanti da questa sconfitta della rivoluzione proletaria, e da ciò nacque una Repubblica parlamentare "democratica". La stessa eventualità -più o meno- è esclusa per l'Italia? No, non è esclusa. La vittoria del fascismo fu il risultato della nostra sconfitta nella rivoluzione proletaria del 1920. Soltanto una nuova rivoluzione proletaria può rovesciare il fascismo. Se anche questa volta essa non fosse destinata a trionfare (debolezza del Partito comunista, manovre e tradimento dei socialdemocratici, dei massoni, dei cattolici) lo Stato di transizione che la controrivoluzione borghese si vedrà allora costretta a stabilire sulle rovine del suo potere sotto forma fascista, non potrà essere altro che uno Stato parlamentare e democratico.

    Perché, qual è in definitiva lo scopo della Concentrazione antifascista [8] ?

    Prevedendo la caduta dello Stato fascista per una sollevazione del proletariato e, in generale, di tutte le masse oppresse, la Concentrazione si appresta a fermare questo movimento, a paralizzarlo e a privarlo della sua vittoria per far passare la vittoria della controrivoluzione rinnovata per una sedicente vittoria d'una rivoluzione borghese democratica. Se si perde, anche per un solo istante, di vista questa dialettica delle forze sociali viventi, si rischia di imbrogliarsi irrimediabilmente e di uscire dalla strada maestra. Credo che non può esserci alcuna malinteso tra noi su questo punto.

  7. Ma ciò significa che noi, comunisti, respingiamo a priori ogni obiettivo democratico, ogni parola d'ordine di transizione o di preparazione, fermandoci rigorosamente alla sola dittatura proletaria? Sarebbe dar prova di un vano settarismo dottrinario. Non crediamo neanche per un istante che un semplice salto rivoluzionario sia sufficiente a saldare ciò che separa il regime della dittatura proletaria. Non neghiamo affatto la fase di transizione con le sue esigenze transitorie, ivi comprese le esigenze della democrazia. Ma è precisamente con l'aiuto di queste parole d'ordine di transizione dalle quali scaturisce sempre la via della dittatura del proletariato, che l'avanguardia comunista dovrà conquistare la classe operaia tutta intera e che questa ultima dovrà unificare attorno a sé la classe sfruttate della nazione. E qui non escludo neanche l'eventualità di una Assemblea Costituente che in certe circostanze potrebbe essere imposta dagli avvenimenti, o, più precisamente, dal processo di risveglio rivoluzionario delle masse oppresse. Certamente, su scala storica e per tutto un periodo, i destini dell'Italia si ridurranno incontestabilmente alla seguente alternativa: fascismo o comunismo. Ma pretendere che la nozione di questa alternativa è penetrata fin a ora nella coscienza delle classi sfruttate del popolo, sarebbe una pura fantasia e vorrebbe dire che si considera come già risolto il problema più gigantesco la cui soluzione, invece, resta tutta di fronte a un partito comunista ancora debole. Se la crisi rivoluzionaria dovesse scoppiare, per esempio, nel corso dei prossimi mesi (sotto la spinta della crisi economica da una parte, e sotto l'influenza rivoluzionaria venuta dalla Spagna), le grandi masse lavoratrici sia operaie che contadine farebbero certamente seguire le loro rivendicazioni economiche da parole d'ordine democratiche (quali la libertà di stampa, di coalizione sindacale, di rappresentanza democratica al Parlamento e nei Comuni). Ciò significa che il Partito comunista dovrà respingere queste richieste? Al contrario. Dovrà imprimere loro l'aspetto più audace e più categorico che sia possibile. Perché non si può imporre la dittatura del proletariato alle masse popolari. Non si può realizzarla che conducendo la battaglia -la battaglia a fondo -per tutte le rivendicazioni, le esigenze e i bisogni transitori delle masse, e alla testa di queste masse.
  8. Bisogna poi ricordare che il bolscevismo non è affatto arrivato al potere con l'aiuto dell'astratto obiettivo della dittatura proletaria. Noi abbiamo combattuto per l'Assemblea Costituente ben più arditamente di tutti gli altri partiti. Dicevamo ai contadini: "Voi rivendicate la divisione in parti uguali della terra? Il nostro programma agrario va molto al di là. Ma nessuno all'infuori di noi vi aiuterà, contadini, a realizzare il godimento egualitario della terra. è per questo motivo che dovete sostenere gli operai".

    Per quanto concerneva la guerra dicevamo ancora ai contadini: "L'obiettivo dei comunisti è la guerra a tutti gli sfruttatori. Ma voi non siete maturi per vedere così lontano. Voi avete fretta di sottrarvi alla guerra imperialista. Nessuno all'infuori di noi, bolscevichi, vi aiuterà ad arrivarci". Non affronto qui la questione di quali devono essere le parole d'ordine centrali del periodo di transizione in Italia in questo anno 1930. Per determinarle e per stabilirne l'opportuna successione bisognerebbe conoscere molto meglio di me la vita interna dell'Italia e stare molto più vicino alle masse lavoratrici. E qui, oltre a un metodo corretto, bisogna possedere l'arte di saper comprendere le masse. Voglio dunque indicare qui soltanto i tratti comuni alle rivendicazioni transitorie nella lotta del comunismo contro il fascismo e contro la società borghese in generale.

  9. Ciononostante, pur aderendo a questa o a quella parola d'ordine democratica, dobbiamo avere molta cura di lottare senza tregua contro tutte le forme di ciarlatanismo democratico. La "Repubblica democratica dei lavoratori", obiettivo della socialdemocrazia italiana, è una perla di questo ciarlatanismo di bassa lega. Una Repubblica democratica non è che una forma mascherata di Stato borghese. L'alleanza dell'una con l'altro non è che un'illusione piccolo borghese delle masse socialdemocratiche alla base (operai, contadini), e una impudente menzogna dei socialdemocratici al vertice (di tutti questi Turati, Modigliani e via dicendo). E a questo proposito, lo ripeto ancora, se mi sono opposto e mi oppongo ancora alla formula della "Assemblea nazionale sulla base dei comitati operai e contadini", è precisamente perché questa formula si avvicina troppo alla parola d'ordine della "Repubblica democratica dei lavoratori" dei socialdemocratici e potrebbe nuocerci moltissimo nella lotta contro la socialdemocrazia.
  10. L'affermazione fatta dalla direzione ufficiale che la socialdemocrazia in Italia non esisterebbe più [9], non è che una consolante teoria di burocrati ottimisti che vogliono vedere le conquiste avvenute laddove, invece, ci sono difficili obiettivi da conseguire. Il fascismo non ha liquidato la socialdemocrazia, ma, al contrario, l'ha conservata. Essa non porta agli occhi delle masse la responsabilità del regime di cui essa stessa è parzialmente caduta vittima. è così ch'essa conquista nuove simpatie e conserva quelle vecchie. E arriverà il momento in cui la socialdemocrazia farà tesoro dl sangue di Matteotti così come la Roma antica fece del sangue di Cristo. E non resta dunque escluso che nei primi tempi della crisi rivoluzionaria la direzione si trovi ad essere principalmente concentrata nelle mani della socialdemocrazia. Se masse considerevoli saranno trascinate nel movimento, e se il Partito comunista resterà sulla via maestra, potrà accadere che la socialdemocrazia in breve tempo sia annullata. Ma questo sarà un obiettivo da raggiungere e non una conquista già realizzata. Non serve a nulla saltare il problema: bisogna saperlo risolvere. Qui voglio ricordare che Zinov'ev, e dopo di lui Manuilsky e i vari Kuusinen, avevano già chiarito a due o tre riprese che anche la socialdemocrazia tedesca di fatto non esisteva più.

Nel 1925 l'Internazionale Comunista, nella sua dichiarazione scritta per mano di Losowsky [10] al partito francese, aveva egualmente decretato che il Partito socialdemocratico francese aveva definitivamente abbandonato la scena. L'Opposizione di sinistra ha sempre energicamente protestato contro questa leggerezza di giudizio. Soltanto dei poveri sciocchi e dei traditori possono voler far credere all'avanguardia proletaria d'Italia che la socialdemocrazia italiana non potrà più giocare il ruolo che aveva avuto la socialdemocrazia tedesca nei riguardi della rivoluzione del 1918.

Ma si può affermare che la socialdemocrazia non riuscirà ancora una volta a tradire e a portare il proletariato italiano al fallimento come essa fece già una volta nel 1920. Sono ormai finite queste illusioni ingannatrici e questi errori! Troppe volte nel corso della sua storia il proletariato si vide ingannato innanzitutto dal liberalismo, poi dalla socialdemocrazia.

Inoltre non si può perdere di vista che dal 1920 sono passati dieci anni pieni, e otto anni dopo l'avvento del fascismo. I ragazzi che avevano 10-12 anni nel '20-'22 e che hanno visto in questi anni che cosa è l'opera del fascismo, costituiscono ora la nuova generazione operaia e contadina che lotterà eroicamente contro il fascismo, ma che però mancherà di esperienza politica. I comunisti non verranno in contatto con le vere masse che durane la rivoluzione stessa, e, nel migliore dei casi, avranno bisogno di molti mesi per arrivare a demolire e a rovesciare la socialdemocrazia che il fascismo -ripeto- non ha affatto liquidato, ma, al contrario, conservato.

Non dirò di più per oggi. Ho appena ricevuto la ricca documentazione che mi avete inviato e di cui non ho ancora preso completa conoscenza. Tutto ciò che precede non è basato che su quanto è detto nella vostra lettera. Come convenuto, mi riservo il diritto di apportare correzioni al seguito della mia esposizione.

Per finire, qualche parola concernente una importante questione sulla quale non possono esserci, tra noi, due pareri diversi. I comunisti di sinistra devono e possono deliberatamente dare le loro dimissioni dai posti ch'essi occupano nel partito, e dal partito stesso? [11] Non ci possono essere dubbi. Tranne qualche rarissima eccezione -e che furono errori- nessuno di noi l'ha mai fatto. Ma io non comprendo bene in quale misura e con quale mezzi i compagni italiani possono conservare il tale o il tal altro posto in seno al partito nelle attuali circostanze. Non posso dire nulla di concreto a questo proposito, se non che nessuno di noi saprebbe ammettere che ci si possa accodare in una posizione politica falsa o equivoca agli occhi del partito o delle masse, allo scopo di evitare l'espulsione.

Vi stringo la mano, vostro

Leone Trotsky

 


 

Lettere ad Alfonso Leonetti [12]

Büyükada [13], 5 febbraio 1931

Caro compagno,

è da molto tempo ormai che non avete risposto alla mia ultima lettera, e questo, lo confesso, mi stupisce non poco [14].

Mi affretto a rispondere alla vostra del 28 gennaio. Avete assolutamente ragione nel dire: "Il Bullettin [15] tirato al ciclostile potrebbe uscire regolarmente ogni 15 giorni senza richiedere un apparato stabile. Con un po' di buona volontà e di iniziativa, potrebbe uscire in varie edizioni (francese, tedesco, inglese, italiano)". Da parte mia, per esempio, mi stupisco del fatto che l'edizione italiana a tutt'oggi non abbia ancora visto la luce. Non ho nemmeno trovato (ma forse mi sbaglio) vostri articoli sul Bollettino n°3. Nella mia lettera indirizzata a voi ho insistito sulla necessità per la Nuova Opposizione Italiana [16] di impegnarsi nella nostra organizzazione internazionale. Ora non riesco bene a comprendere, lo confesso di nuovo, che cosa intendete con la vostra richiesta di "un po' di buona volontà e di iniziativa" in proposito. Io non d4esidero altro che la più stretta collaborazione con voi ed il vostro gruppo nell'ambito della nostra organizzazione internazionale. I compagni di Prinkipo sono pronti a collaborare efficacemente ad un Bollettino quindicinale (con articoli, traduzioni, informazioni ecc.). Sarebbe anche molto importante rafforzare il Segretariato Internazionale [17] con compagni capaci di rappresentare, almeno da un punto di vista morale, questa o quella sezione nazionale e di contribuire validamente al lavoro collettivo. Che ne pensate del compagno archiomarxista [18] che non conosco personalmente? Comunque si potrebbe coinvolgere questo o quel compagno provvisoriamente solo con un voto consultivo, per dargli la possibilità di formarsi e di essere meglio conosciuto dagli altri. Fateci sapere la vostra opinione in proposito e soprattutto mettetevi personalmente al lavoro nel Segretariato, di cui siete membro!

La composizione sociale della Ligue [19] non è soddisfacente, avete assolutamente ragione. Io stesso ho molto insistito nella mia corrispondenza con i compagni francesi sulla necessità di applicare una linea politica e dei metodi realmente in grado di aggregare degli operai attorno alla Ligue. Ma credo che occorra anche orientarsi, con la massima energia, verso i giovani operai. Il fatto che essi non siano passati attraverso il Partito, non è un ostacolo: noi dobbiamo formarli. Ciò deve essere attuato parallelamente al nostro lavoro verso il Partito.

Anch'io non vedo la salvezza della Ligue nell'"epurazione". Bisogna fare di tutto per stabilire la possibilità di un lavoro collettivo, ma su una base migliore di prima. Malgrado la mia brutta esperienza con il gruppo Naville [20], non mi precipito affatto a definire "incorreggibile" questo gruppo. Ma, in realtà, non basta "riconoscere in questa o quella occasione gli errori compiuti sulla questione sindacale [21] perché tutto rientri nell'ordine. Non è questo il solo errore, anche se è forse il più gravido di conseguenze. Sulla base formale dell'opposizione di sinistra, la politica di Naville non è stata altro che una serie di errori. Una valutazione di questi errori, molto superficiale, del resto, è presente nelle mie lettere a Naville. Poiché Naville si è lamentato ufficialmente della brutalità delle mie lettere, ingiuste nei suoi confronti, ne ho inviato alcune copie per quei compagni della Ligue che volessero interessarsene. Se volete, potete rivolgervi a mio nome al compagno Molinier [22], affinché vi procuri queste lettere. Il fatto stesso di aver speso il mio tempo in questa abbondante corrispondenza, dimostra quanto mi sia stato a cuore, per un anno e mezzo, persuadere Naville e i suoi amici, senza ricorrere alla discussione aperta. Mi sono scontrato costantemente contro orecchie sorde ed una mentalità ancora molto lontana da quella che considero come la mentalità rivoluzionaria. La "pace di Prinkipo" è stato il mio ultimo tentativo di regolare amichevolmente perlomeno una parte del problema [23]. Questo tentativo non è riuscito per colpa di Naville. Ora è necessario che la Ligue comprenda a fondo la concatenazione degli errori commessi e che chiarisca al suo interno che cosa è una mentalità politica che permette di "riconoscere" tutto, per fare poi il contrario, o quasi.

Naville "riconosce" gli errori compiuti sul terreno sindacale (del resto li aveva già riconosciuti ne mio studio a Prinkipo -per poi fare tutto il contrario), ma nella Ligue e negli altri paesi egli appoggia i compagni che ostacolano la linea politica giusta e combatte i compagni che si sono opposti ai suoi errori. L'ultima dichiarazione scritta dalla sottofrazione di Naville su "La situazione nella Ligue" è un documento veramente penoso: nessuna idea politica, pettegolezzi, un'"opposizione" semiparlamentare, semisouvariinista [24]. Gourget [25] difende le sue idee che sono sbagliate. Ma che cosa difende Naville? Egli schiva i colpi, manovra, fa un gioco "parlamentare" in un'organizzazione che dev'essere rivoluzionaria. Riconoscendo formalmente il suo sbaglio, si precipita a dimostrare che non ha appreso niente. Ma questo è molto pericoloso per lui. Dovrebbe perlomeno capire che il suo giudizio sugli altri compagni è stato non solo arrogante, ma del tutto sbagliato.

Quanto ala vostra critica dei due articoli de La Verité [26], credo che abbiate individuato un punto realmente debole. Ho già scritto alla redazione in proposito. Credo che potremmo forse formulare la nostra linea politica per questa fase transitoria nel modo seguente: a) difesa del livello di vita precedente alla crisi (almeno) attraverso la politica di fronte unico; b) utilizzazione della politica di fronte unico per un'offensiva contro i riformisti -la cui situazione sta diventando precaria a causa della crisi- e che restano i principali pilastri del regime capitalista; c) agitazione e propaganda sistematica, militante e aggressiva contro il regime capitalista, per preparare l'offensiva nell'azione, quando le circostanze lo permetteranno. è un po' troppo generale, astratto, ma come punto di partenza, può andare.

Allo stesso tempo, non sono sicuro che abbiate scelto la strada giusta, dando alle vostre obiezioni immediatamente la forma di un articolo polemico [27]. Io penso che, perlomeno i compagni più responsabili, debbano polemizzare tra loro solo quando non c'è più la possibilità di trovare un accordo. Perché non discutere con la redazione verbalmente o per lettera? Tanto più che ora voi avete nel Segretariato un membro della redazione [28]. Io mi sono deciso a criticare apertamente alcuni compagni solo dopo reiterati tentativi, protrattisi nel tempo, di arrivare ad un accordo con loro. Voi siete membro del Segretariato amministrativo che sostituisce per ora il Bureau internazionale, praticamente inesistente. è una posizione di grande importanza. Potete risolvere molte cose con degli interventi tempestivi.

I miei migliori saluti, con la più fervida speranza di intendermi con voi sulla politica da fare.

L. Trotsky

P.S. Quanto a Sforza [29], potete abbandonarlo al suo destino; dato che non discende dalla famiglia famosa, non è affatto necessario che mi dilunghi in ricerche genealogiche.

Avete ricevuto la copia del libro La III Internazionale dopo Lenin?

L.T.

 

Büyükada, 11 febbraio 1931

Caro compagno,

ho ricevuto la vostra lettera del 5 febbraio con la spiegazione del lungo intervallo nella nostra corrispondenza: "l'incidente è chiuso".

Non vedo l'utilità di ricominciare la discussione sulle caratteristiche personali dei vari compagni in questione. Credo di conoscerli sufficientemente, attraverso le mie conversazioni con loro, le lettere, l'operato e in parte anche al confronto avuto a Prinkipo. Io non condivido affatto l'opinione del compagno Rosmer [30] sul compagno M. [Molinier]. Del resto, vi rinvio di nuovo alla mia corrispondenza con Naville [31], che tocca in parte questo problema.

Non si tratta al momento di questioni personali. C'è il gruppo Gourget che è de facto sindacalista, de jure comunista. La sua posizione è inconciliabile con la nostra. Se non propongo la rottura è perché spero che la discussione e l'esperienza influenzeranno questi compagni che ritengo onesti. Questa politica "di attesa", paziente e "liberale" è possibile solo per il fatto che questi compagni sono in minoranza. Supponiamo che essi fossero in maggioranza. Allora la rottura immediata sarebbe obbligatoria. Voi capite che non collaborerei un solo giorno a La Verité diretta da dei semisindacalisti.

Con il gruppo Naville la situazione è diversa. Ma la mia impressione è che invece di sostenere la nuova direzione contro il gruppo Gourget, il gruppo Naville sostenga piuttosto il gruppo Gourget contro la nuova direzione. Questo blocco di fatto senza principi, porta direttamente alla scissione. Nessuno può trarre vantaggio da una crisi in cui Naville, "riconoscendo" le mie tesi, sostiene Gourget contro il quale queste tesi sono inesorabilmente dirette. Attualmente il gruppo Naville costituisce l'elemento d'una intollerabile confusione ed è oramai sul punto di compromettersi definitivamente.

Dov'è la soluzione? Non ci sono che due possibilità. O la coalizione del gruppo Molinier col gruppo Naville. Oppure, se quest'ultimo non accetta di restare in minoranza, la direzione attuale. Quale tra le due possibilità è da preferire? Dal mio punto di vista la prima. Ma essa presuppone una collaborazione leale da parte di Naville. E da questo punto di vista, data l'esperienza, sono molto preoccupato. Se voi vi mettete all'opera per facilitare la collaborazione sincera del gruppo Molinier con il gruppo Naville (anche negli altri organismi dirigenti della Ligue) vi aiuterei molto volentieri. Purtroppo ho l'impressione che voi abbiate già preso posizione. Voi cercate di mettere in luce tutti gli sbagli, le omissioni, perfino le frasi infelici della nuova redazione, invece di apportare il vostro aiuto, la vostra esperienza. Come era prevedibile, il vostro articolo [32] -aggiungendosi agli attacchi di Gourget e di Naville, e difendendoli -ha provocato una violenta reazione. Non credo che questa sia la strada giusta. Sono del tutto persuaso che è possibile arrivare a dei buoni risultati con questa redazione [33], utilizzando la decima parte delle energie che ho impiegato per modificare la linea del gruppo Naville.

Ma lo ripeto ancora una volta: nel momento in cui voi vi metterete all'opera per facilitare la collaborazione fra la maggioranza e la minoranza di Naville, sarò al vostro fianco, pur senza condividere i vostri giudizi personali, cosa del resto niente affatto necessaria per il raggiungimento del fine comune.

Una piccola osservazione. Voi parlate di alcune lettere sulla svolta che dovevano essere comunicate alla Ligue e, nello stesso senso, delle mie "osservazioni sulla politica sindacale". Non riesco a capire bene di quali lettere si tratti. La lettera collettiva firmata da Le Pape [34] e da altri, una lettera molto brutta, è comparsa in l'Avanguarde. Quanto alle "osservazioni sulla politica sindacale", le ho inviate ai compagni Rosmer, Naville e Gourget. Non ho ritenuto di comunicarle immediatamente ai membri della Ligue per non provocare un'inutile discussione senza aver tentato prima di risolvere la questione in via privata.

Ora, ripeto, ci sono solo due direzioni alle quali potrei dare il mio aiuto; quella che è tuttora esistente o, meglio ancora, la stessa più i rappresentanti del gruppo Naville. Naturalmente non si tratta di soluzioni definitive, ma legate alla situazione attuale e al futuro più immediato.

I miei migliori saluti.

Leone Trotsky

Invio al CE [della Ligue] la copia degli estratti concernenti alcune questioni politiche.

 

15 marzo 1931

Caro compagno Torino [35],

vi ringrazio molto della vostra affettuosa lettera sulla nostra "catastrofe" filistea [36]. La situazione è molto seccante, ma nel giro di qualche mese si potrà risolvere. Lo spero -salvo alcuni guasti irreparabili.

Anche la situazione nella Ligue -molto compromessa dalla politica del blocco Naville-Gourget- può essere risolta con un po' di buona volontà. Purtroppo Naville non fa che aggravarla. La sua ultima lettera dimostra che non ha capito niente. Al contrario, è più souvarinista, più antimarxista che mai. Per ora non ho intenzione di rispondergli per non dovergli dire delle verità troppo amare, perché malgrado tutto non voglio ancora perdere le speranze...

Nelle vostre ultime lettere attirate la mia attenzione sugli errori de La Verité. Alcuni sono veri, altri esagerati, altri ancora del tutto immaginari. Sono pronto ad analizzare con voi ogni errore de La Verité. Ma ciò che rende quest'analisi difficile è che essa potrebbe essere possibile solo su un comune terreno marxista.

Mi riferisco soprattutto alla questione sindacale. Ora, Gourget s'è rivelato un trade-unionista e un non-marxista, e Naville non è altro che il suo aiutante di campo dal punto di vista giornalistico. Ho letto i verbali della seduta del CE con Gourget e compagni; questa lettura sarebbe stata sufficiente anche se no fossi stato a conoscenza dei retroscena e non avessi cercato di conquistare Gourget e Naville al marxismo per oltre un anno. Tollerare il gorguetismo, vuol dire lasciare che la cancrena invada tutta la Ligue. Credete forse che si possa rompere con Tomsky [37] per poi fraternizzare con i trade-unionisti francesi? Ah, no!

Il dovere elementare dei marxisti nella Ligue e nell'opposizione internazionale è quello di dire a Gourget che la sua teoria e la sua pratica equivalgono al tradimento del marxismo e che un abisso lo separa da noi. Forse questo è l'ultimo mezzo per salvare Gourget stesso e il suo gruppo. Ma questo è un problema secondario. In primo luogo si tratta di preservare la nostra politica dalla degenerazione, la cui forma più pericolosa in Francia è rappresentata dalla "bonarietà" sindacalizzante. Il Segretariato Internazionale dovrebbe pronunciarsi unanimemente in proposito. Tutti quelli che voi m'indicate come gli errori de La Verité sono incomparabilmente inferiori al crimine di Gourget e agli errori di Naville.

Del resto, informerò Molinier -dovrà arrivare tra uno o due giorni- di tutte le questioni sollevate nelle vostre ultime lettere.

Non mi soffermo sulla questione tedesca [38], che non è meno importante. Anche in questo caso, l'atteggiamento di Naville è equivoco. è ormai chiaro che dietro le quinte se la intende con Landau, ma non osa pronunciarsi apertamente a favore del suo alleato. Questo è forse un atteggiamento rivoluzionario?

Non c'è alcun dubbio che all'ultimo momento, quando la vuota e confusa politica di Landau sarà a tutti chiara, Naville voterà per l'ordine del giorno definitivo. Simili atteggiamenti non testimoniano ceto di un carattere rivoluzionario.

I miei ringraziamenti e i miei saluti più sinceri. Vostro

L. Trotsky

 

Kadikoy, 1° maggio 1931

Caro compagno,

grazie per la vostra comunicazione e per i documenti spagnoli. Sono molto preoccupato per la situazione in quel paese. Non resta altro che aspettare la relazione di M. [Molinier].

La prima lezione da trarre dagli avvenimenti spagnoli è l'importanza straordinaria che possono avere le parole d'ordine democratiche. Esigendo oggi il diritto di voto per le donne e i giovani al di sopra dei diciotto anni, possiamo spingerli contro i socialisti governativi. è un esempio tra i tanti. Accettare la teoria di Prometeo significherebbe uccidere la rivoluzione spagnola.

Se il gruppo Landau accetta le proposte del Segretariato [39] -e questa è l'unica possibilità di evitare la scissione- il Segretariato deve inviare il suo o i suoi rappresentanti a Berlino per cominciare i preparativi della Conferenza nazionale. La scelta del rappresentante non è facile. Che cosa ne pensate? Forse dovrebbero essere due membri del segretariato a recarvisi: voi e Frank. Dato che la decisione del Segretariato deve essere unanime, si devono escludere possibili divergenze tra voi due. D'altra parte il fatto che voi apparteniate a tendenze diverse [40] darebbe ai gruppi tedeschi in lotta la necessaria garanzia d'imparzialità. Questo vostro duplice viaggio potrà essere realizzato nella pratica? [41]

Ho ricevuto il vostro Bollettino [42]. Purtroppo in questo periodo sono troppo preso dal lavoro per poterlo analizzare a fondo. Devo finire il secondo volume della Storia della Rivoluzione, a tutti i costi.

I miei migliori saluti a voi e agli altri compagni.

L. Trotsky

 

10 giugno 1931

[43] (...) Sono stato molto contento di leggere nei verbali del Segretariato Internazionale la posizione del compagno Souzo [44] su una serie di questioni scottanti. A proposito, il compagno Souzo ha ricevuto la mia risposta alla sua lettera che gli avevo inviato durante la vostra assenza.

1. Ho l'impressione che la Nuova Opposizione Italiana abbia un atteggiamento troppo prudente, troppo dolce, troppo attendista nei confronti dei bordighisti [45]. Comprendo benissimo come all'inizio si dovesse avere molto tatto per vedere se era possibile collaborare con questo gruppo, se esso era sensibile alle nostre argomentazioni, ecc. Ma ho l'impressione che la natura di questo gruppo sia ormai assolutamente chiara: è la cultura del più puro settarismo ermeticamente chiuso verso l'esterno e ormai abbastanza inacidito da un'atmosfera soffocante. Lo spirito sprezzante e settario è il tratto caratteristico di queste persone: da un lato esse non tollerano alcuna obiezione critica ed alcuna ingerenza nei loro affari interni [46], e dall'altro si rivolgono agli altri con un tono di superiorità, e talora perfino d'insolenza, senza che questo loro atteggiamento sia minimamente giustificato. è molto probabile ed anche possibile che al loro interno ci siano degli elementi che vorrebbero respirare un po' d'aria fresca. Ma la nostra politica eccessivamente prudente e attendista frena questo processo di liberazione degli elementi sani. è tempo di finirla con questo metodo. In verità, noi abbiamo compiti infinitamente più grandi che non quello di trascinarci dietro tutti i rottami ed i residui dei vari gruppi e delle varie sette sopravvissute.

L'atteggiamento verso Prometeo è particolarmente chiaro, perché, checché se ne dica, esso ha una posizione. Nel mio lavoro sulla Spagna critico apertamente Prometeo [47] (tengo conto che la vostra critica [48] è apparsa solo sul Bollettino).

Litigare con Prometeo a proposito dei suoi intrighi, delle sue manovre, ecc., è del tutto inutile. è molto meglio batterlo apertamente e chiaramente sulla sua linea di principio. Questo gruppo ha delle divergenze con noi su ogni problema e spinge la sua posizione fino all'assurdo. è un ostacolo alla via dello sviluppo del comunismo in Spagna. La Nuova Opposizione deve farsi strada. Noi dobbiamo aiutarla. La posizione personale di Bordiga non mi è nota. Ma noi dobbiamo fare i conti con la realtà, quale essa è: la posizione di Prometeo è un misto mostruoso di anarchismo, sindacalismo, opportunismo nascosto dietro un conservatorismo settario. Ecco perché questo gruppo appoggia quasi automaticamente qualsiasi gruppetto che si batte contro di noi in qualsiasi parte del mondo. Bisogna farla finita. I problemi della rivoluzione spagnola aprono una base di discussione con Prometeo molto favorevole e questo dibattito deve assumere un carattere internazionale.

Le opposizioni tedesca e francese devono pronunciarsi nel corso delle loro prossime Conferenze con tutta la chiarezza e l'intransigenza necessaria contro il confusionismo di Prometeo: ciò sarà un duro colpo soprattutto per i gruppi Landau e Gourget e renderà difficile loro ulteriori manovre. La Conferenza Internazionale [49] dovrà risolvere questo problema in modo definitivo e nel suo aspetto organizzativo. Mi piacerebbe conoscere l'opinione del compagno Souzo e del suo gruppo in proposito... Mi soffermo ancora sulla questione spagnola. L'idea del compagno Souzo di pubblicare un manifesto internazionale sulla rivoluzione spagnola è eccellente. Questo manifesto dovrebbe essere firmato da tutte le sezioni nazionali e in primo luogo, ovviamente, dal Segretariato Internazionale [50]. Il manifesto dovrebbe contenere una critica non solo al PC ufficiale ma anche alla Federazione Catalana (...)

 

29 dicembre 1931

Caro compagno Souzo,

non riesco a giudicare esaurienti le vostre spiegazioni. Ed eccone i motivi:

  1. Pere la Ligue francese vi sono solo due possibili direzioni: quella attuale ed il gruppo Naville-Rosmer. Bisogna essere matti per credere che il "gruppo juif" [51] possa dirigere la Ligue. Qual è l'atteggiamento di Mill [52]? Egli sabota la direzione che è ben lungi dall'esser perfetta, ma che è l'unica possibile. Dato per scontato che Mill continui ad essere, purtroppo, il "funzionario", il suo atteggiamento è criminale.
  2. Si può tollerare questa situazione anche per una sola settimana? Voi non vi schierate con il "gruppo juif" (o meglio dire con Mill e Felix [53], che disorientano e sfruttano il gruppo). Ma avete forse condannato ufficialmente, per decisione del Segretariato, l'atteggiamento di Mill? Gli avete spiegato forse che il suo comportamento è incompatibile con la sua funzione di membro del Segretariato? No. Dunque avete la completa responsabilità del suo comportamento criminale.

  3. Anche sulla questione del tutto secondaria dell'invio o meno della lettera spagnola [54] alle altre sezioni, ho spiegato l'aspetto "tecnico" del malinteso. Prendete il verbale che mi avete inviato: la lettera spagnola non è stata comunicata al "gruppo juif" "in quanto tale" dichiara Mill. "In quanto tale!" Eccezionale! è proprio Landau! Come se costituisse una differenza il fatto che sia stato Mill "in quanto tale" a diffondere la lettera o qualcun altro.
  4. Apprendo per la prima volta dalla vostra lettera che nella Ligue si è posto il problema di "chiedere all'opposizione russa di allontanare Mill dal Segretariato" [55]. Che cosa significa? Si crede veramente che Mill sia legato in qualche modo all'opposizione russa? Credete veramente che noi si possa riporre la minima fiducia in questo Mill che aveva condotto con noi una lunga lotta contro la frazione Landau-Naville-Rosmer, per poi gettarsi improvvisamente tra le braccia di Rosmer, che aveva abbandonato le nostre file? In tutto ciò c'è forse un fondo di serietà ideologica o un minimo di atteggiamento coerente? Sarebbe assai triste se tutto ciò riguardasse un compagno di base. Ma qui si tratta addirittura di un "funzionario" (!!) del Segretariato Internazionale. No, no, non si possono tollerare cose simili. Tutto ciò ridicolizza e squalifica la lotta che noi stiamo portando avanti, le nostre idee e i nostri metodi. Secondo il mio parere, da parecchio tempo ormai Mill sarebbe dovuto tornare alla base e con due anni di duro lavoro avrebbe dovuto cercare di riguadagnare la fiducia dell'Opposizione di sinistra, che ha perduto completamente.
  5. Voi dite che bisogna giudicare i compagni sulla base delle questioni politiche. In questo caso, voi -come molto compagni del resto- date un'interpretazione astratta, inconsistente ed anche falsa di un giusto principio. C'è chi accetta -lo stesso Paz- alla leggera delle idee generali fin quando non siano molto impegnative. Ma poi agisce nel senso contrario quando si trova coinvolto personalmente.
  6. Prendiamo l'esempio precedente: Mill. Le sue lettere dalla Spagna sono state uno scandalo inaudito per l'Opposizione di sinistra [56]. Voglio sperare che si trattasse di una questione politica. Io stesso glielo ho detto chiaro e tondo. Forse bisognava sconfessarlo apertamente. Ma c'era anche il diritto di chiedersi. I nostri quadri sono giovani, poco formati, bisogna essere un po' più pazienti. Ma ciò presuppone almeno una buona volontà, una profonda dedizione alla causa, la capacità di apprendere, di capire attentamente gli altri. Ma che cosa fa Mill? Egli non ha mai espresso chiaramente le sue intenzioni, ma conduce una battaglia infaticabile al nostro interno. Che cosa vuole? Quali sono le sue "idee politiche"? ciò che caratterizza lui -Mill- come Landau e molto altri, non sono delle idee precise, false o giuste che siano, ma la mancanza assoluta di un rapporto tra la loro vera attività e le "idee politiche" in cui pretendono di riconoscersi.

    Ecco dov'è il guaio. è un guaio organico che caratterizza uno strato assai ampio di individui socialmente emarginati, senza stretti legami con gli ambienti operai, senza un'educazione rivoluzionaria e con una certa facilità a manipolare dei luoghi comuni presentandoli come "idee politiche".

  7. Prendete ora in considerazione la posizione del segretariato: a) Mill, di cui ho parlato in precedenza; b) Mirtos [57], il quale, in totale contrasto con l'organizzazione greca, appoggia Mill e lo vuole addirittura trasformare nell'ambasciatore spagnolo; c) Souzo che "non si schiera" con l'azione sabotatrice di Mila, ma che la tollera; d) Frank che, assorbito da altri problemi, si occupa poco del Segretariato. è una brutta situazione. Allo stato attuale il Segretariato "in quanto tale" è divenuto lo strumento di due componenti. Per gli stessi motivi per i quali Mill aizza il "gruppo juif" contro la Ligue, è costretto anche ad aizzare la sezione spagnola [58] contro quella francese, tedesca, russa. Egli copia tutto ciò che ha già fatto Naville, senza richiamarsi apertamente ai suoi fini ed ai suoi disegni. Approfitta della comparsa di un Glozer [59] o di uno Shachtman [60] per avvelenare l'atmosfera internazionale. Le mezze misure no sono più valide. Le formule di Ponzio Pilato "io non mi schiero" non sono più sufficienti. Bisogna chiarire la situazione. Se il Segretariato non è capace di salvare neppure se stesso, occorre allora che intervengano direttamene le sezioni. Attendo la vostra risposta con interesse. Sarò molto contento se questa volta si avrà un po' più chiarezza.

I miei saluti comunisti.

L. Trotsky

 

Büyükada, 27 gennaio 1932

Caro compagno Souzo,

rispondo con grande ritardo, contrariamente alle mie abitudini, a causa del nostro trasloco [61] che si è rivelato un'impresa lunga e complicata (i 9/10 di questo lavoro sono ricaduti sulle spalle del compagno Molinier che è venuto proprio per organizzare il trasloco. In tutto questo l'ho visto solo di sfuggita, poiché si è occupato di questioni materiali e non di politica -il che non ha impedito affatto ai vari Mill ed ai "millisti" di dire che è venuto per condurre la battaglia contro Mill e i suoi amici).

La vostra lettera è un passo in avanti verso la chiarezza e la comprensione reciproca. Non sto a dirvi che apprezzo e apprezzerò molto la possibilità di un lavoro comune con voi e col vostro gruppo.

La decisione del CE concernente la partecipazione di un rappresentate bordighista al Segretariato Internazionale mi sembra assolutamente sbagliata e dannosa, soprattutto per i nostri rapporti con i bordighisti [62]. Ciò che mi sembra necessario, è una discussione approfondita con questo gruppo. Mi piacerebbe molto prendervi parte, poiché si tratta di questioni fondamentali. I bordighisti divergono con noi su ogni questione, anche le più marginali. Ora, senza un chiarimento ideologico preliminare, il lavoro comune al Segretariato diventerebbe inevitabilmente una interminabile catena di conflitti e porterebbe ad una rottura su basi meschine. Il Segretariato ci serve come organo di lavoro politico e non come arena di conflitti e di frizioni permanenti.

In Germania c'è un afflusso considerevole verso di noi proveniente da più parti. Per il momento sono letteralmente sommerso da lettere, documenti, giornali provenienti dalla Germania, inviata da amici e semiamici di varia provenienza. Credo che la nostra organizzazione potrà fare un importante passo in avanti, che non resterà certamente senza conseguenze per le altre sezioni.

I miei migliori saluti comunisti a voi e ai vostri.

L. Trotsky

 

Büyükada, 8 febbraio 1932

Alla Nuova Opposizione Italiana,

Cari compagni,

mi dovete scusare: sono completamente assorbito dal nuovo opuscolo sulla situazione tedesca, lungo circa cento pagine [63]. Per un capitolo di questo lavoro ho utilizzato i documenti e le preziose informazioni che mi avete procurato. Sebbene questo capitolo, molto semplice del resto, possa avere per voi un interesse solo relativo, ve lo accludo (purtroppo in russo) come prova obiettiva del fatto che il vostro invio non è rimasto inutilizzato [64].

Voi dovete aver già saputo dal compagno Molinier, che ho l'intenzione di dedicare il prossimo opuscolo, di 16-20 pagine, ai bordighisti [65]. Per questo lavoro ho bisogno del vostro aiuto.

I miei migliori saluti comunisti.

Vostro

L. Trotsky

 

Büyükada, 14 febbraio 1932

Caro compagno Souzo,

ho ricevuto il vostro articolo sui bordighisti e lo trovo molto buono ed estremamente utile, in particolare il paragrafo che dimostra come la paternità della teoria del socialfascismo appartenga a Bordiga [66]. Ho scritto a Berlino il mio parere sulla necessità di pubblicare il vostro articolo nel prossimo Bollettino Internazionale. Credo che bisognerebbe pubblicarlo anche in La Lutte de Classes. Bisogna fare di tutto -costi quel che costi- per rafforzare La Lutte de Classes, come organo teorico di portata internazionale.

I miei saluti comunisti a voi e ai vostri.

L. Trotsky

 

Büyükada, 6 marzo 1932

Caro compagno Souzo,

vi ringrazio molto per la documentazione concernente i bordighisti. è scontato come i settari di questo tipo cerchino tutte le cause possibili della critica verso di loro, tranne l'unica valida. Nel mio nuovo opuscolo spiego nuovamente come gli ultrasinistri possano avere ragione contro gli opportunisti e viceversa: ciò dipende dal carattere del periodo. Fino al 1929, durante gli zig-zag opportunisti degli staliniani, i bordighisti hanno rappresentato un fattore più o meno progressivo. Ora che si tratta della lotta contro gli zig-zag ultrasinistri, i bordighisti rappresentano una forza di reazione. Perché cercare delle manovre e dei fini personali la dove si tratta soltanto di questioni di principio?

I miei migliori saluti comunisti.

L. Trotsky

 

Büyükada, 23 marzo 1932

Caro compagno Souzo,

grazie per il vostro ultimo invio. Mi sembra assolutamente necessario fare un numero speciale del Bollettino Internazionale dedicato ai bordighisti, e forse alla questione italiana in generale [67]. Gli estratti dell'ultima risoluzione di Prometeo sulla questione tedesca dovrebbero essere inclusi in questo numero. è necessario fornire una raccolta di documenti tali che tutte le sezioni nazionali possano farsi un'idea obiettiva della politica bordighista. Lasciare le cose come stanno, vale a dire nelle tenebre, pregiudicherebbe enormemente l'Opposizione internazionale e soprattutto l'Opposizione italiana. Tutta la nostra forza sta nella chiarezza! Nel momento stesso in cui conduciamo una lotta implacabile contro gli stalinisti, siamo invischiati e compromessi con i bordighisti che in questo periodo non sono altro che la caricatura degli stalinisti.

Un numero speciale del Bollettino Internazionale aprirà la discussione ed io interverrò con il mio opuscolo che sarà compreso molto più facilmente sulla base di una sufficiente documentazione. Successivamente potremo procedere all'approvazione di una dichiarazione collettiva che condanni implacabilmente le stravaganze bordighiste [68].

Un numero simile del Bollettino Internazionale potrebbe essere preparato dal SI in collaborazione con la NOI. Discutete questa proposta nel vostro gruppo; io mi occuperò, da parte mia, del SI.

I miei migliori saluti per voi e per il vostro gruppo.

Completamente vostro.

L. Trotsky

 

Büyükada, 23 marzo 1932

Caro compagno Souzo,

sono talmente in debito con il vostro gruppo, che mi sento a disagio nel rispondervi. In realtà, non è la buona volontà che mi manca. Gli avvenimenti tedeschi hanno sconvolto per lungo tempo i miei piani. La mia storia [69] mi ha preso molto più del tempo prestabilito. Ora dovrei essere occupato dalla questione americana: noi abbiamo qui in visita il compagno Weisbord [70], per un po' di tempo. Ma vi assicuro che pagherò i miei debiti.

Insisto sulla necessità di pubblicare un numero speciale del Bollettino Internazionale dedicato ai bordighisti. Il vostro gruppo non potrà svolgere il ruolo che gli spetta senza che la nostra Organizzazione Internazionale abbia risolto definitivamente questo problema. è assolutamente impensabile per un'organizzazione seria, dopo aver rotto con delle potenti organizzazioni, tollerare nelle proprie file gli stessi errori e stravaganze, per di più in miniatura. Tutto ciò ci discredita, aumenta la confusione e impedisce lo sviluppo del vostro gruppo.

Voi comprendete bene fino a che punto mi preoccupino alcuni sintomi dell'evoluzione dell'Opposizione spagnola [71]. è chiaro che alcune malattie, contro le quali non ho mai smesso di lottare nella corrispondenza privata, devono oggi apparire apertamente. Naturalmente bisogna ridurre al minimo i costi inevitabili di una nuova possibile crisi. Ma è ormai chiaro che alcuni degli amici spagnoli non avevano seguito affatto la nostra esperienza internazionale, e non ne hanno tratto le necessarie lezioni.

In URSS assistiamo oggi all'inizio di una nuova svolta nella questione agraria, che l'Opposizione di sinistra aveva predetto da mesi e mesi. Su tale questione ritornerò, naturalmente, tra breve.

I miei migliori saluti comunisti per voi e il vostro gruppo.

Vostro.

L. Trotsky

 

[Grenoble] [72] 15 giugno 1934

Caro amico,

grazie per la vostra lettera, molto istruttiva per me. L'ho ricevuta oggi al momento di lasciare la mia amministrazione che ha l'intenzione di congedarmi. Non ha importanza... Quanto alla questione della Ligue, ne parlo nella mia critica al programma d'azione [73]. Ve ne invio una copia. Questa forma di spiegazione è la più comoda perché ognuno è obbligato ad esprimere valutazioni precise e ciò elimina i malintesi e le discussioni superflue.

La situazione nella Ligue mi preoccupa molto [74]. Non dal punto di vista delle divergenze di principio, ma da quello del sistema di lavoro. Ma sarebbe un grave errore trasformare il plenum in un'arena di discussioni accese riguardanti la Ligue. Attraverso un dibattito si possono chiarire le idee, ma non certo cambiare i caratteri e le abitudini.. ovviamente no sono contrario alla discussione, ma essa deve ridursi ad alcuni punti precisi e facilmente comprensibili a tutti i delegati. Ciò significa, a mio avviso, che bisogna assolutamente, prima del plenum, nella commissione francese, liquidare i malintesi, trovare delle formulazioni comuni per i problemi sui quali non esistono divergenze di fondo, e fare delle controproposte precise sui punti di controversia. è l'unico metodo per non avvelenare l'atmosfera del plenum.

Si vuole porre, per quel che ne so, il problema della conferenza internazionale [75]. Ho notato che quei compagni e quelle sezioni che aiutano in minor misura la nostra organizzazione internazionale sono i più esigenti per quel che riguarda la conferenza internazionale. Questo problema deve essere commisurato con la realtà politica. La conferenza significa qualche dozzina di delegati. Come coprire le spese? E soprattutto, dove tenere la conferenza, senza conseguenze nefaste come in Olanda [76]? Se il partito operaio prende il potere in Inghilterra o in Norvegia, la situazione potrà diventare più favorevole per la conferenza. In ogni caso ci sarà sempre il problema finanziario. Ma parlare della conferenza oggi o addirittura fissarne la data non sarebbe che una leggerezza burocratica. Nelle organizzazioni illegali -a livello internazionale, è il nostro caso- la democrazia organizzativa è necessariamente ridotta. Il plenum, più o meno completo, sostituisce per noi la conferenza fino al mutare delle condizioni politiche. Chi non è d'accordo dovrebbe presentare un proprio piano pratico.

Quanto al Segretariato, ho già comunicato al mia opinione, la mia convinzione, a Ginevra: bisogna inserire formalmente Dubois [77] nel Segretariato. Il plenum potrebbe accettare la risoluzione seguente: "Per rafforzare il Segretariato, soprattutto per il lavoro nei paesi anglosassoni, il plenum decide di inserire il compagno Dubois con voto deliberativo".

è mille volte meglio che dar vita ad un regime transitorio che si presterebbe all'equivoco, creerebbe una situazione falsa ed entrerebbe inevitabilmente in crisi. In quanto membro a tutti gli effetti, Dubois dovrà votare su ogni questione e assumersi le proprie responsabilità. L'esperienza dimostrerà -lo spero e lo desidero con tutto il cuore- che questa è l'unica via giusta.

Non vi scrivo nulla sulla questione greca e neppure su quella polacca: non ho avuto ancora il tempo di leggere i documenti. Ve ne parlerò nella prossima lettera. Attiro la vostra attenzione sul progetto di regolamento delle milizie. Trovo molto importante questo documento perché mette tutti i puntini sulle i. Vi mando alcune annotazioni riguardanti questo regolamento.

Con amicizia.

[L.T.]

PS: Quanto al vostro articolo, ve lo accludo. Il mio accordo di fondo ed il mio disaccordo sulla parola d'ordine del governo socialista sono chiariti negli altri scritti [78]

 


 

Lettera a Paolo Ravazzoli

Büyükada, 15 febbraio 1933

Caro compagno Santini [79],

mi scuso per il lungo ritardo con cui vi rispondo. La proposta che mi fate di scrivere una lettera agli operai italiani è interessante [80]. Ma la difficoltà che mi ostacola e mi paralizza quasi sempre ogni volta che si tratta di scrivere qualcosa di concreto sull'Italia è la mia ignoranza su questo paese. Non solo non seguo che di tanto in tanto la stampa italiana, ma non ho mai avuto rapporti costanti con gli operai italiani in generale, e neppure con dei comunisti. Bisognerebbe che si verificasse qualche avvenimento importante che mi possa servire da punto di partenza. Ecco la difficoltà!

Ciò non vuol dire che rispondo negativamente alla vostra proposta. Tenterò. Non vi prometto nulla di preciso, perché, già altre volte, non ho ottemperato ai miei impegni con i miei amici italiani. E in generale non sono troppo impreciso. La cosa si spiega nel modo che vi ho già detto: è molto difficile gettarsi nell'ignoto.

Attualmente sono completamente preso dalle questioni dell'economia russa. La situazione è veramente tragica. La relazione di Stalin è in stridente contrasto con la realtà. Credo che i prossimi mesi saranno decisivi.

Sarei molto lieto di avere giudizi e impressioni da parte dei compagni italiani che hanno partecipato alla preconferenza [81] o che vi hanno assistito.

I miei migliori saluti comunisti

L. Trotsky

 


 

Lettera a Jan Frankel

29 aprile 1933

(...) Ho trovato assolutamente incredibile ciò che mi dite della NOI. Io non ho ricevuto alcuna documento sull'espulsione di Blasco e degli altri [82]. Su che base è stata fatta? Dalla vostra lettera si trae la conclusione che una rottura era inevitabile, che l'unico problema era quello di capire la forma che essa avrebbe assunto. Sono profondamente stupito. Non avevo sentito parlare di alcuna divergenza di principio. Apparentemente l'origine del conflitto si trova nei rapporti tra la NOI e la Ligue. Se ciò è vero, dobbiamo fare delle serie concessioni alla NOI, vale a dire permettergli di non confluire nella Ligue, ma di proseguire il suo lavoro in maniera del tutto indipendente. Mi sembra che sulla NOI siano state fatte delle dichiarazioni false e che siano state anche prese delle misure sbagliate e che tutto ciò non poteva non offendere profondamente la sensibilità dei circoli nell'emigrazione. Bisogna correggere questi errori, invece di aggravarli, e non lasciar arrivare le cose fino al punto di scissione (...).

 


 

Lettera alla redazione de "La Verità" [83]

Cari compagni,

Si, il proletariato italiano ha bisogno di un vero giornale marxista. Nulla dimostra con maggiore evidenza la corruzione completa della socialdemocrazia e del Partito socialista, quanto il fato che un'organizzazione come Giustizia e Libertà [84] possa rivendicare un ruolo rivoluzionario e indipendente. Già quasi un secolo fa Marx ha cacciato senza pietà dall'Olimpo rivoluzionario le dee della mitologia democratica: la giustizia, la libertà, ecc. E adesso, nell'anno '34 del secolo ventesimo, gli intellettuali borghesi antifascisti italiani dichiarano, non senza successo: bisogna rimettere sul trono, in tutto il loro splendore, le dee detronizzate. Essi non si peritano di parlare apertamente della necessità del "mito della libertà". Il mito è sempre il contorcimento, la deformazione della realtà, nell'applicazione politica: una menzogna.

Come i preti della chiesa, così gli antifascisti repubblicani, lavorano con delle menzogne che salvano l'anima.

Com'è spiegabile questa ricaduta inaudita? Soltanto attraverso la bancarotta mostruosa dei due partiti operai. Vorrei ricordare qui un episodio interessante. Il 15 e il 16 giugno 1932 il consiglio socialdemocratico di Zurigo ha mitragliato una dimostrazione operaia rivoluzionaria. Per giustificarsi, i socialdemocratici svizzeri dissero: "Lenin e Trotsky non fecero diversamente con i loro nemici".

In una lettera agli operai zurighesi [85] mi sono permesso di ricordare la "bagattella" che noi abbiamo difeso lo Stato operaio e la proprietà socialista, mentre i socialdemocratici difendono lo Stato borghese e la proprietà capitalistica. Il capo della socialdemocrazia italiana, Nenni [86], rispose allora dicendo che i nostri erano soltanto dei "sofismi": in quanto i bolscevichi difendevano il loro potere nello Stato e i socialdemocratici facevano la stessa cosa nella città di Zurigo; si tratterebbe perciò solo di una differenza quantitativa.

Allora mi dissi: a quale misero livello teorico e politico il signor Nenni si trova! Anche dopo la lezione data da Mussolini, egli pensa che si possa conquistare il potere a fette. Egli non comprende che il capitale tollera il "potere" socialdemocratico nel consiglio comunale e cantonale soltanto fino a che gli amici di Nenni, nell'esercizio di questo potere, sono pronti a mitragliare ogni rivolta contro lo Stato capitalistico e la proprietà capitalistica.

I successi comunali e parlamentari sono una cosa: la conquista del potere statale è una cosa del tutto diversa. La sorte del comune di Vienna costituisce un interrogativo abbastanza importante su questo tema. Il fascismo italiano potrebbe, veramente, guardare senza preoccupazioni verso l'avvenire, se non contasse altri nemici che Nenni e il suo Partito.

Per ciò che concerne il Partito stalinista italiano, si può dire che esso ha fatto tutto quello che gli era possibile, per compromettere i principi, la bandiera e il nome del comunismo. Ai margini della democrazia si può, almeno per un certo tempo, condurre un'esistenza da millantatori, anche con una politica interamente falsa, soprattutto quando si dispone di certi mezzi finanziari. Ma nell'illegalità ciò non basta. In queste condizioni il Partito può essere costituito soltanto nella devozione, la fedeltà, la perseveranza, lo spirito di sacrificio. E queste qualità possono essere suscitate, mobilitate e temprate soltanto quando la politica del Partito ispira fiducia, cioè quando essa si dimostra giusta anche nelle prove più difficili. L'esistenza a lungo di un Partito illegale con una politica falsa, è impossibile; ciò ci è stato dimostrato dall'esempio italiano.

Giustizia e Libertà potrà soltanto riempire l'intervallo che corre tra lo sfacelo dei vecchi partiti operai e la costruzione del nuovo vero Partito bolscevico. Il fascismo potrà essere rovesciato soltanto da una insurrezione proletaria. E, per compiere vittoriosamente questa insurrezione, il proletariato ha bisogno di un vero partito di classe.

L'inizio è difficile perché il terreno è pieno di rottami e di schegge. Ma il lavoro dev'essere fatto. Voi volete raccogliere i veri elementi bolscevichi sotto la bandiera del nuovo Partito. In questo scopo saluto cordialmente il vostro giornale!

 

Note

1. Bordiga venne espulso formalmente dal Partito comunista nel 1930, su proposta di Togliatti. La mozione, votata all'unanimità dal CC, richiedeva l'espulsione per: "avere Bordiga preso posizioni politiche le quali non sono conciliabili con la permanenza nell'IC, per precisa decisione del IX Plenum dell'IC e del VI Congresso mondiale; b) aver condotto un lavoro di frazione e di disgregazione del Partito; c) aver tenuto alla fine del suo periodo di deportazione un atteggiamento non conciliabile con la permanenza nel Partito".

2. Contrari alla linea avventurista della "svolta" si erano dichiarati oltre ai "tre", che facevano parte dell'Ufficio Politico, anche altri militanti: Teresa Recchia, un'operaia membro candidato del CC; Antonio Gigante, funzionario e responsabile italiano del Soccorso Rosso Internazionale; Mario Bavassano; Barbara Tresso (Ghita), che aveva lavorato al Centro interno clandestino negli anni '26-'27; Pia Carena, segretaria di redazione all'Ordine Nuovo.

3. La lettera con la quale i "tre" prendevano diretto contatto con Trotsky reca la data 5 maggio 1930. La lettera-documento venne redatta da Tresso, ma fu ispirata direttamente da Leonetti e Ravazzoli e sottoscritta da Recchia e Bavassano (nella presentazione infatti Tresso parla di "cinque elementi" tutti appartenenti "al PCd'I dal giorno della sua fondazione"). Ai primi di aprile Leonetti e Ravazzoli avevano preso contatto con Alfred Rosmer, uno dei principali dirigenti dell'OSI, che aveva informato Trotsky di quest'incontro con una lettera in data 10 aprile.

Nello stesso mese di aprile, su La Verité, settimanale dell'Opposizione francese, erano comparsi due articoli scritti da Leonetti sulla situazione interna italiana: "Grave crise intérieure dans le Partì communiste italien", sul numero del 18 aprile e "Ou en est la dictature fasciste en Italie?", firmato Akros e comparso sui numeri del 25 aprile, 16 e 30 maggio. Il documento del 5 maggio è una presentazione politica della crescente opposizione, ma soprattutto un'analisi della situazione politica italiana e dello stato delle forze e del dibattito all'interno del movimento italiano. I temi affrontati sono di carattere generale (stato della mobilitazione sociale, natura della socialdemocrazia e del fascismo, situazione interna del PCd'I), ma toccano anche problematiche specifiche: per esempio la tattica verso i centri di potere locale (i Comuni) e la soppressione delle elezioni amministrative, su cui si sollecita Trotsky ad esprimere un parere.

4. La lettera venne infatti riprodotta a firma Blasco su la Lutte de classes con il titolo di "Problemes révolutionaires de l'Italie fasciste et nos divergences".

Blasco era lo pseudonimo di Pietro Tresso. Nato nel 1893 vicino Vicenza da una famiglia contadina, Tresso si iscrive giovanissimo al FIGS, a quattordici anni. Pochi anni dopo, nel 1915, dopo essersi formato a Milano alla Umanitaria, è inviato in Puglia come organizzatore. Divenuto segretario della Lega contadina di Gravina di Puglia, è tra gli animatori delle lotte contro gli agrari che scuotono le campagne pugliesi in quegli anni. Aderisce al PC fin dalla fondazione, continuando la sua attività di organizzatore sindacale. Lavora alla redazione di Sindacato rosso e dirige La lotta comunista. Nel '22 partecipa al IV Congresso. Nel '23 è a Mosca, delegato all'Internazionale Sindacale Rossa; in questo periodo si lega ad una stretta amicizia con Gramsci. Nel '27 è cooptato nel UP. Si schiera contro l'allineamento a Mosca del '29 e presenta un controprogetto per la discussione in CC (marzo '30) sulla riorganizzazione clandestina del Partito in Italia. Viene espulso nel giugno del '30. Aderisce all'OSI e fonda la NOI pur impegnandosi soprattutto nel lavoro politico della Ligue francese, dove si schiera con il gruppo Molinier. Partecipa alla riunione di fondazione della IV Internazionale nel 1938. Durante la guerra è arrestato in Francia, nel '42, ed esce dal carcere l'anno successivo nel corso di un'azione di una squadra partigiana comunista. Da quel momento si perdono le sue tracce. Fu quasi certamente eliminato dagli stalinisti, nelle cui mani si trovò dopo l'uscita dal carcere.

5. Tale parola d'ordine era stata adottata nel '24, nel periodo successivo all'assassinio di Matteotti e alla formazione dell'opposizione aventiniana, quando il PCd'I decideva di proporre ai partiti dell'Aventino la costituzione di un Antiparlamento basato sui Comitati operai e contadini. La formula, poi abbandonata, mirava a fare pressioni sull'opposizione antifascista per farla uscire dall'immobilismo che la caratterizzava in quella fase, ma la direzione del Partito non si faceva illusioni sull'eventualità di reazioni positive che la "provocazione" comunista avrebbe suscitato nelle altre forze antifasciste.

6. Rudolf Hilferding (1877-1941). Socialdemocratico tedesco, fu redattore della Neue Zeit e del Vorwärts tra gli anni 1907 e 1915 e direttore dal '18 al '22 della Freiheit. Divenuto dirigente dell'USPD (i socialdemocratici indipendenti staccatisi dal SPD alla fine della Prima guerra mondiale) si schierò a favore di una riunificazione con la socialdemocrazia. Fu deputato al Reichstag dal '23 al '29, ricoprendo a più riprese la carica di ministro delle Finanze.

7. I "tre" ritenevano che all'ordine del giorno in Italia non fosse più la rivoluzione democratico-borghese, ormai compiutasi, bensì quella proletaria, e criticavano duramente l'analisi della direzione del PCd'I (approvata in una risoluzione adottata a Mosca nel gennaio 1927) che aveva caratterizzato la fase precedente la "svolta", secondo la quale era all'ordine del giorni in Italia la rivoluzione democratico-borghese da completare, per cui ne conseguiva che "tra la caduta del fascismo e l'instaurazione della dittatura del proletariato noi avremo in Italia un "fenomeno di transizione" più o meno lungo, caratterizzato da lotte più o meno profonde a seconda dei rapporti di forza che si stabiliranno e la capacità delle masse, sotto la direzione del nostro partito, di trasformare la rivoluzione democratico-borghese che rovescerà il fascismo in una rivoluzione proletaria", di attuare cioè quella che la risoluzione del '27 definiva la "rivoluzione popolare".

8. Nella Concentrazione antifascista confluivano alcune organizzazioni dello schieramento antifascista democratico: il Partito socialista dei lavoratori italiani, il Partito socialista italiano, il Partito repubblicano, la CGIL di Buozzi, la Lega dei diritti dell'uomo. Inizialmente parteciparono anche i popolari cattolici, poi allontanatisi per divergenze politiche. La Concentrazione svolgeva attività soprattutto nell'emigrazione, raccogliendo consensi tra gli italiani rifugiati in Francia e si batteva "contro il fascismo, per il ritorno della democrazia, per una Repubblica democratica dei lavoratori italiani". Il suo organo di stampa era La Libertà, pubblicato a Parigi.

9. La direzione del Partito comunista, seguendo le direttive di Mosca, riteneva che la socialdemocrazia italiana fosse ormai una forza politica in declino e in un processo di convergenza col fascismo. Contro quest'analisi si battevano duramente i "tre" sostenendo che, lungi dal "fascistizzarsi", la socialdemocrazia avrebbe potuto svolgere un ruolo antifascista nel corso della lotta per la democrazia, assolvendo nel contempo la sua funzione storica di contenimento del processo rivoluzionario.

10. Losowsky era in quel periodo dirigente dell'Internazionale e segretario dell'Internazionale sindacale rossa.

11. Nella loro lettera gli oppositori italiani avevano espresso la volontà di mantenere le cariche ricoperte nel partito per svolgere in maniera più efficace un lavoro di critica dall'interno, e favorire così un processo di presa di coscienza da parte dei militanti non staccandosi dalla massa dei quadri. Ritenendosi però già interni al processo di lavoro politico intrapreso dall'OSI, sollecitarono Trotsky ad esprimere un suo parere, dichiarandosi disposti ad accettare la disciplina dell'Opposizione. Questo atteggiamento mette indubbiamente in luce la volontà da parte dei "tre" di legarsi all'Opposizione indipendentemente dagli sviluppi della propria situazione interna al PCd'I (quando scrivono la lettera non sono stati ancora espulsi, anche se alcuni di loro sono stati sollevati dai loro incarichi ufficiali.

12. Alfonso Leonetti, nato ad Andria nel 1895, aderì giovanissimo alla gioventù socialista iniziando in quegli anni un'attività giornalistica (nel '14 già collabora al Socialista di Bordiga) che lo porterà dal '18 al '20 all'Avanti!. Nel gennaio del '21 partecipa alla fondazione del PCd'I e nell'agosto dello stesso anno, orami trasferitosi a Torino, è redattore-capo dell'Ordine Nuovo e uno dei più stretti collaboratori di Gramsci. Nel '24 è delegato al V Congresso dell'IC e viene nominato direttore dell'Unità; due anni dopo viene aggredito e ferito gravemente dai fascisti. Quando il PCd'I nel '28 trasferisce all'estero il suo Centro (al quale Leonetti lavora dal '23), anch'egli è a Parigi dove diventa membro dell'Ufficio politico. Nel '29-'30 è protagonista dell'opposizione alla svolta del "terzo periodo", che sotto divergenze organizzative (come e se organizzare il Centro interno clandestino in Italia) nasconde profondi contrasti sull'analisi della fase politica attraversata dall'Italia e più in generale dai paesi europei. Lo scontro nella direzione, già latente sin al settembre del '29, esplode nel CC nel marzo successivo. Leonetti è retrocesso da membro effettivo a membro candidato del CC. Nel giugno del '30 sarà espulso insieme agli altri oppositori. Entrato in contatto con l'OSI entra a far parte del suo Si, dove lavora intensamente dal '30 sino al '37. In quegli anni è animatore della NOI, sezione italiana dell'OSI, poi trasformatasi nel '35 in Lega Comunista Internazionalista, e insieme a pochissimi altri (soprattutto Pia Carena, la sua compagna), cura l'uscita dell'organo di stampa dell'Opposizione italiana, il Bollettino della NOI, poi sostituito nel '34 da due numeri de La Verità. Allontanatosi nel 1937 dal movimento per la IV Internazionale, si riavvicina gradualmente al PCF prima e al PCI poi. Ritornato in Italia nel 1960, è riammesso nel PCI nel '62, all'interno del quale ha proseguito una battaglia critica di sinistra.

13. Büyükada era il villaggio principale dell'isola di Prinkipo, nel mar di Marmara, in territorio turco, dove Trotsky trascorse quattro anni di esilio (dal febbraio del '29 al luglio del '33), dopo il confino di Alma Ata.

14. Le lettere qui riportate sono solo una parte del carteggio iniziato dal momento in cui Leonetti cominciò a lavorare nel SI, nell'estate del '30. Non è stato possibile reperire le risposte di Leonetti, il quale fu costretto a sopprimere i suoi archivi durante l'occupazione nazista. è possibile che parte del materiale in questione sia conservato negli Archivi di Harward.

15. Il Bullettin International dell'OSI aveva in quell'epoca una periodicità discontinua, veniva pubblicato in due lingue (francese e tedesco) a Berlino, a cura del Segretariato, che fino al '33 ebbe ufficialmente sede a Berlino. Il primo numero uscì nel settembre del 1930.

16. La NOI, costituitasi immediatamente dopo l'espulsione dei "tre" nel giugno del 1930, aveva aderito all'OSI. In quel periodo stava preparando l'uscita del proprio organo di stampa, il Bollettino dell'Opposizione Comunista Italiana, che sarebbe uscito dal 10 aprile 1931 al 15 giugno 1933. Lavoravano attivamente per la NOI i due redattori Pia Carena e Alfonso Leonetti, Ravazzoli (Santini) che si occupava in particolare del lavoro tra gli immigrati in Francia, Bavassano e Boero. Tresso (Blasco) lavorava invece nella Ligue Communiste, sezione francese dell'OSI, e si era allontanato dall'impegno diretto nella NOI per divergenze organizzative che potarono anche, a un certo momento, ad una sua espulsione.

17. Questo organismo si era costituito dopo la Conferenza preliminare dell'aprile del '30. Era formato da Pierre Naville, Leonetti e Mill; subentrava al Bureau internazionale, con sede a Berlino, che comprendeva Rosmer, Schachtaman, Landau, Andrés Nin, Markin (pseudonimo di Leon Sedov, figlio di Trotsky) che non aveva mai realmente funzionato per la difficoltà di riunire i suoi membri.

18. L'Organizzazione archiomarxista era il gruppo greco aderente all'OSI, che con i suoi 2000 militanti costituiva la sezione numericamente più forte. Il "compagno archiomarxista" cui si accenna è il dirigente greco Dimitri Yotopoulos (1901-1965). Militante della gioventù comunista ad Atene, nel '21 aveva aderito all'Unione comunista che doveva dar vita, nel '24, alla "Archiomarxisti Organosi", il cui nome derivava dal nome della sua rivista, Gli archivi del Marxismo. Yotopoulos (pseudonimo Vitte) ne era divenuto il principale dirigente e, dopo aver conosciuto Trotsky a Prinkipo, si era impegnato per far aderire la propria organizzazione all'OSI, di cui era divenuto funzionario nel SI nel giugno del '32. Nel momento in cui Trotsky scrive, Vitte non era ancora andato a trovarlo a Prinkipo.

19. In quegli anni la vita interna della Ligue Communiste francese -che è la sezione più importante dell'OSI- è travagliata da profonde fratture, dove elementi di divergenza politica si mischiano a incompatibilità caratteriali. L'organizzazione, frutto dell'unione di vari gruppi (gli intellettuali legati a Naville e provenienti dall'esperienza surrealista, il nucleo raccolto attorno a Rosmer, il cosiddetto "gruppo juif" uscito dal gruppo omonimo militante nel PCF e il gruppo aggregatosi attorno alla personalità di Raymond Molinier) non è riuscita a portare a termine un effettivo processo di omogeneizzazione fino a comprometterne seriamente l'attività. Sarà questa una costante della vita della Ligue in quegli anni, che avrà pesanti ripercussioni negative su tutta l'OSI. Trotsky interviene direttamente negli affari interni della sezione francese, pur dal suo isolamento di Prinkipo, moltiplicando la propria corrispondenza e appoggiandosi a Molinier, in cui ripone una fiducia giudicata eccessiva dagli altri dirigenti francesi (Rosmer in primo luogo).

20. Pierre Naville era entrato nel PCF nel 1926, dopo aver militato nella gioventù comunista e aver partecipato al movimento surrealista. Aveva aderito immediatamente all'OSI trasformando la rivista Clarté, di cui era direttore, ne La Lutte de classes e facendone la rivista teorica dell'OSI in Francia. Era stato tra i fondatori de La Verité e della Ligue Communiste di cui rimase dirigente fino al momento del suo conflitto con Molinier (1930-31) che lo aveva sostituito alla direzione dell'organizzazione e del giornale. Svolgerà un ruolo importante nella fondazione della Quarta Internazionale nel 1938, ma dopo la guerra romperà col movimento "trotskista" avvicinandosi alla socialdemocrazia. La sua opera teorica costituisce uno dei contributi più vasti al marxismo moderno, per ricchezza di temi e di elaborazione.

21. In quei primi mesi del '31, la questione sindacale era al centro dell'attenzione della stampa francese dell'OSI, e costituiva uno dei principali motivi di polemica tra le varie correnti della Ligue. Il gruppo Molinier, aiutato dal "gruppo juif", accusava Rosmer, Naville e i sindacalisti della Ligue di adottare una politica di destra all'interno della CGTU. In questa battaglia Trotsky era schierato con l'"ala marxista", cioè il gruppo di Molinier.

Nell'aprile del '30 all'interno della CGTU (la centrale sindacale controllata dai comunisti) si era creata una opposizione unitaria, animata anche da membri della Ligue (Gourget, Naville, Rosmer) al fine di impedire la stalinizzazione dell'organismo sindacale. Trotsky, in un articolo pubblicato su La Verité (a. III, n°71, 16 gennaio 1931), polemizza duramente con i cedimenti dei "sindacalisti" nei confronti dell'Opposizione sindacale che a suo avviso è troppo eterogenea politicamente per rappresentare un punto di riferimento per il lavoro rivoluzionario all'interno del sindacato; inoltre egli ritiene che avendo il suo punto di forza negli insegnanti, essa non può costituire una valida base per il movimento sindacale. I "sindacalisti" secondo Trotsky si sono accodati all'Opposizione unitaria (la cui linea non è neppure sempre a sinistra rispetto a quella della direzione sindacale) abbandonando invece il terreno d'intervento che dovrebbe essere privilegiato. Una politica sindacale autonoma, indipendente, gestito in prima persona dalla Ligue stessa.

22. Raymond Molinier, nato nel 1904, aveva aderito alla gioventù comunista e poi al PCF da cui verrà allontanato dal '24 per tre anni. Legatosi al gruppo Souvarine inizia a collaborare ben presto a La Verité. Espulso definitivamente dal PCF, viene allontanato dalla direzione dell'opposizione francese perché ostacolato da Rosmer. Iniziano le lotte intestine nella Ligue. Divenuto dirigente dell'"ala marxista" si allinea col "gruppo juif" e inizia una battaglia vincente contro i "destri" (Naville e Gourget) sulla questione sindacale, riconquistando la direzione della Ligue all'inizio del '31. Recatosi più volte a Prinkipo, conquista la fiducia di Trotsky (di cui organizza il viaggio a Copenaghen nel '32 e il soggiorno in Francia nel '33). Per il suo "fiuto affaristico" e l'ambiguità delle sue numerose imprese commerciali, verrà più volte accusato da Naville, Rosmer ed altri dirigenti dell'epoca, di esser un avventuriero politico e di usare metodi poco chiari e pericolosi per la sicurezza dell'organizzazione. Inizialmente difeso da Trotsky verrà poi sottoposto ad una commissione di controllo che gli imporrà di cessare la sua attività commerciale. Si allontana dall'OSI negli anni dell'entrismo nella SFIO.

23. Si allude ad un soggiorno di Naville a Prinkipo, nell'estate del '30, durante il quale Trotsky cerco una soluzione di compromesso per la situazione interna della sezione francese.

24. Souvarine era lo pseudonimo di Boris Lifchitz, un russo emigrato in Francia che era stato tra i primi socialisti francesi a legarsi all'IC, di cui fu successivamente delegato a Mosca. Dopo l'espulsione dal Partito, nel '24, il suo avvicinamento a Trotsky si interruppe fino a degenerare in una polemica ostile e sterile sulla questione dell'URSS: egli riteneva che ormai in Unione Sovietica si fosse instaurato il "capitalismo di Stato", ma accusava l'opposizione di non difendere sufficientemente l'URSS e di non rendersi conto dei bisogni dello Stato Sovietico e della indiscutibile superiorità rappresentata dal capitalismo di Stato nei confronti del capitalismo imperialista.

25. Pierre Gourget era lo pseudonimo di Barozine, uno dei sindacalisti della Ligue (settore scuola) più impegnato nell'attività dell'Opposizione unitaria creata in funzione antistalinista all'interno della CGTU. Gourget venne accusato da Molinier e Pierre Frank di "deviazione sindacalista", e lo stesso Trotsky polemizza duramente con lui.

26. I due articoli in questione sono: a) "Sur une resolution du Bureau Politique", La Verité, a. III, n°71, 16 gennaio, (siglato F.), una critica alle posizioni del PCF sulla crisi economia mondiale e francese. Le posizioni difese dall'articolista erano state ampiamente sviluppate in "La position de l'economie francaise dans la crise actuelle", un articolo comparso nel numero 69 de La Verité; b) "Organisons la defensive ouvrier", La Verité, a. III, n° 72, 23 gennaio 1931, (siglato F.)

27. L'articolo di polemica (a firma Feroci) "Sur notre tâche dans le periode presente. Il nous faut une politique active et de combat" comparve su La Verité, a. III, n° 74, 6 febbraio 1931, nell'ambito di una discussione aperta sulle pagine del giornale. Feroci criticava duramente soprattutto le posizioni espresse sulle lotte operaie nell'articolo di prima pagina del n° 72 de La Verité. Partendo da un'analisi della situazione economia del periodo, caratterizzata da "un'espansione economica che si va trasformando in depressione", egli attaccava la linea difensiva proposta dal giornale per quella fase di lotte operaie: "l'unica tattica giusta oggi, da cui dipende in gran parte lo sviluppo delle lotte future, è una tattica difensiva", perché "la classe operaia è profondamente disorganizzata di fronte ad una borghesia ben preparata. La classe operaia non ha fiducia oggi nel PCF e nella CGTU (...) Prima di tutto bisogna organizzare la classe operaia: dopo si potrà parlare di offensiva". Al contrario, Feroci rivendica la necessità di riorganizzare la classe operaia chiamandola a lottare per la difesa del proprio livello di vita: "Si deve sottolineare con energia che nella situazione francese attuale, nel momento in cui l'espansione economica è seguita e lo sarà sempre più da una crisi di depressione (questa si manifesterà con una accentuazione degli antagonismi di classe e con segni crescenti di crisi politica che non è ancora una crisi di regime, una crisi rivoluzionaria) il nostro compito deve essere quello di organizzare le masse, guadagnare la loro fiducia nel comunismo attraverso una politica attiva, di lotta sul terreno economico e politico (...) All'attacco padronale bisognerà rispondere chiamando i lavoratori alla lotta rivoluzionaria per difendere il loro livello di vita: difendendo i salari, là dove i salari vengono attaccati;, chiedendo l'aumento dei salari, laddove i salari hanno già subito una riduzione e gli operai sono disposti alla lotta; reclamando sussidi per i disoccupati...".

28. Il membro della redazione de La Verité presente nel SI era Pierre Frank. Ingegnere chimico di origine russa aveva aderito al PCF nel '24 ed era diventato uno dei dirigenti sindacali della CGTU nel settore chimico. Aveva aderito nel '27 all'OSI ed era stato tra i firmatari del manifesto de La Verité nell'agosto del '29. Legato politicamente a Molinier, era uno dei dirigenti dell'"ala marxista" che aveva assunto la direzione della Ligue nel '31 dopo essersi a lungo scontrata con la direzione di Rosmer. In quel periodo Frank era entrato nel SI e l'anno successivo sarebbe stato segretario di Trotsky a Prinkipo.

29. Trotsky aveva incaricato Leonetti di fare alcune ricerche su un italiano, un certo "conte Sforza", che aveva scritto un saggio sui dittatori, in cui definiva Lenin un "sifilitico". Aveva intenzione di polemizzare con lui, sfruttando la sua origine nobiliare. In realtà si trattava di Carlo Sforza, un liberale antifascista, non appartenente al ceppo nobiliare degli Sforza.

30. Alfred Rosmer, militante sindacalista rivoluzionario nel periodo precedente il primo conflitto mondiale e collaboratore de La vie ouvriére, divenne, dopo il '14, uno degli animatori del nucleo internazionalista raccolto attorno a questo giornale. Membro della direzione dell'IC già nel '20 si era legato a Trotsky e lo aveva seguito all'opposizione, firmando nel '29 il manifesto de La Verité. Dirigente dell'OSI e della Ligue francese, aveva continuato a lavorare per l'opposizione fino al '30, epoca del suo conflitto con Molinier. Deluso e profondamente amareggiato dal rifiuto di Trotsky di prendere in considerazione, nel novembre del '30 dava le dimissioni dalla Ligue, pur non avanzando nessuna divergenza di principio, e si ritirò dalla politica attiva. Altri militanti a lui legati, uscirono dalla Ligue per formare per formare un'organizzazione alternativa, La Gauche Communiste, che si richiamava alla figura di Rosmer, ma di cui questi non fece mai formalmente parte.

31. Naville, pur condividendo il giudizio di Rosmer su Molinier, non lo seguirà fuori dall'organizzazione.

32. In quelle lotte intestine Leonetti cercava di rimanere in disparte, pur dando un giudizio negativo sulla personalità di Molinier e sull'influenza che questi aveva sulla vita complessiva della Ligue e dell'OSI più in generale.

33. Dall'inizio del '31, quando l'"ala marxista" assume la direzione della Ligue, anche la redazione de La Verité subisce un rimpasto e il controllo del giornale passa nelle mani del gruppo Molinier-Frank.

34. Paul Le Pape (pseudonimo Daniel Lévine) fu uno dei fondatori del gruppo La Gauche Communiste, che pubblicava il bollettino Le Communiste, nato da una scissione della Ligue verificatosi nell'aprile del '31 ad opera di una parte degli oppositori del gruppo Molinier, fra cui Claude Naville, fratello di Pierre.

35. "Torino" era uno degli pseudonimi che lo stesso Trotsky aveva dato a Leonetti. Questo in particolare doveva riferirsi probabilmente all'esperienza torinese dell'Ordine Nuovo compita dal dirigente italiano.

36. La "catastrofe" di cui si parla era un incendio scoppiato improvvisamente nello studio di Trotsky a Büyükada che aveva danneggiato gran parte della biblioteca. Trotsky e i suoi familiari si trasferirono per circa un anno a Kadikoy, una località vicino a Costantinopoli, in attesa che la casa venisse riparata.

37. Tomsky, dirigente sindacale russo e bolscevico della vecchia guardia, si era schierato contro l'Opposizione nel '28. Lavorò alla formazione dell'Opposizione di destra e quando questa fu sconfitta capitolò a Stalin. Fu presidente dei sindacati sovietici fino al 1930.

38. Anche la sezione tedesca dell'OSI era travagliata da crisi interne. Nel periodo in cui Trotsky scrive si sta consumando la rottura con il gruppo Landau, che si verifica nel maggio 1931. Landau cercherà di aggregare attorno a sé altri gruppi nazionali in disaccordo con l'OSI, nella prospettiva di costruzione di un raggruppamento internazionale alternativo.

39. A rendere la situazione del gruppo tedesco dell'OSI più difficile, si aggiunge l'atteggiamento della "frazione Well" (capeggiata da due fratelli lituani, Roman e Senin Sobolevicius, che successivamente si riveleranno agenti dello stalinismo ed opereranno un'altra scissione nella sezione, nel '33) che lavora per accelerare la rottura con il gruppo Landau. Alla vigilia della Conferenza nazionale del gruppo tedesco, il Si tenta un'opera di mediazione per scongiurare la rottura: ma essa sarà inevitabile, avendo il gruppo Landau fatto uso di misure disciplinari per ridurre la direzione nazionale da 16 a 5 membri, tutti legati alla sua linea.

40. Trotsky accusava Leonetti di "navillisme" (da una testimonianza di Leonetti), mentre Frank apparteneva al gruppo Molinier.

41. Il consiglio di Trotsky venne seguito solo in parte: solo Frank si reca a Berlino dove tenta di arrivare ad un accordo con Landau. Ma questi accusa l'OSI d'interferenze interne e si rifiuta di riconoscere l'arbitrato del SI. Il 31 maggio del '31 si riunisce la direzione tedesca, ma i 5 rappresentanti legati a Landau si rifiutano di partecipare all'incontro. Non resta che prendere atto della scissione; il Segretariato lo farà l'11 giugno con una dichiarazione nella quale si afferma: "Landau ha spaccato l'organizzazione nell'Opposizione tedesca senza che alcuna discussione abbia messo in luce l'esistenza di due linee diverse fondamentalmente divergenti".

42. Quasi certamente si tratta del 1° numero (10 aprile '31) del Bollettino della NOI.

43. Questo brano era praticamente una lettera indirizzata a Leonetti per il tramite di Mill, uno dei membri del SI. L'estratto riprodotto riporta questioni riguardanti l'opposizione italiana, in particolare ai rapporti col gruppo Prometeo.

44. Pseudonimo di Leonetti ideato da Trotsky.

45. I rapporti tra Prometeo e l'OSI da tempo erano tesi; risale ad un anno prima lo scambio di corrispondenza nel quale vengono alla luce le divergenze di fondo tra le concezioni settarie dei bordighisti italiani e le posizioni di Trotsky sul partito rivoluzionario e la lotta per i diritti democratici in regimi dittatoriali. Trotsky ha già consumato (sia politicamente che psicologicamente) la rottura con Prometeo. La possibilità o meno di collaborazione con questo gruppo, per il dirigente bolscevico è ormai un problema superato, risolto. Il tono particolarmente aspro usato in questa occasione e in queste lettere testimonia la sua profonda insofferenza per l'atteggiamento di mediazione che, a suo avviso, ancora caratterizzava il comportamento della NOI verso un gruppo che (agli occhi di Trotsky) era irrimediabilmente votato all'isolamento.

46. Prometeo aveva sempre anteposto la propria disciplina di gruppo a quella dell'OSI, anche nel periodo di maggior collaborazione, quando si dichiarava interno al progetto politico dell'Opposizione.

47. La rivoluzione spagnola e i pericoli che la minacciano.

48. Si tratta probabilmente dell'articolo "Noi e la sinistra bordighiana", che comparirà però sul Bollettino italiano della NOI ad agosto di quello stesso anno.

49. La Preconferenza internazionale dell'OSI riunitasi nel febbraio del '33 a Parigi voterà infatti una risoluzione preparata dallo stesso Trotsky che sancirà definitivamente la rottura con i bordighisti.

50. Trotsky ritorna ancora sulla questione del manifesto in una lettera di pochi giorni dopo, il 18 giugno, indirizzata al SI e interamente dedicata alla questione spagnola e ai compiti dei bolscevico-leninisti: "Dopo un certo lavoro preparatorio -scrive -sia delle sezioni nazionali che del Segretariato Internazionale, è indispensabile elaborare un Manifesto della sinistra internazionale sulla rivoluzione spagnola, che deve essere il più possibilmente legato alla situazione concreta e realizzato in stretta collaborazione con la sezione spagnola. è necessario dare la più ampia diffusione a questo manifesto". Ma il manifesto non vedrà mai la luce e Trotsky ne riterrà responsabili sia i compagni spagnoli sia Mill (all'epoca segretario amministrativo dell'OSI).

51. Il "gruppo juif" era uno dei nuclei fondatori della Ligue, uscito dal gruppo di lingua ebraica uscito dal PCF, sulle posizioni dell'OSI. Nel '30 si era alleato con Molinier nella lotta contro i "destri" sindacalisti (Gourget) e contro Naville che in quel periodo faceva blocco con Rosmer. Nel '33, dopo la vittoria del nazismo, quando Trotsky e l'OSI si orientarono verso l'ipotesi di costruzione di una nuova Internazionale, il gruppo si pronuncerà contro questa "svolta" e costituirà un'opposizione interna alla Ligue. Raccoglieva circa un terzo dei militanti della regione parigina.

52. M. Mill era uno degli pseudonimi di Pavel Ohkun, un giovane comunista di origine ucraina, legato al "gruppo juif" del PCF che entrerà nell'OSI sulla scia di quest'ultimo; per la sua conoscenza del russo, dopo un suo viaggio a Prinkipo, diventerà per un certo periodo (1931-32) funzionario amministrativo del SI. Inizialmente alleatosi con Molinier, all'epoca dello scontro contro i "destri" si era schierato con lui, ricercando, insieme al "gruppo juif", un accordo con Rosmer (agosto 1931). E a questa svolta che fa riferimento la lettera. Nello stesso periodo probabilmente Mill si mise in contatto con i sovietici, forse per trattare un suo ritorno in URSS. Venne smascherato da Trotsky che nel '32 lo denunciò per i suoi legami con gli stalinisti. Ma la vicenda non è stata mai del tutto chiarita. Mill scomparve qualche tempo dopo, forse eliminato dagli stessi stalinisti.

53. Michiel Mazliak (pseudonimo Felix) era un operaio polacco emigrato, dirigente del "gruppo juif", uscito dalla Ligue nel maggio 1933.

54. Si tratta probabilmente di una lettera del 22 dicembre '31 indirizzata da Trotsky a tutte le sezioni dell'OSI, con un giudizio critico sull'attività della sezione spagnola.

55. Mill, per la sua conoscenza della lingua, si occupava, in particolare, di questioni risse.

56. Subito dopo la proclamazione della repubblica spagnola Mill si era recato in Spagna, come rappresentante del SI. In quell'occasione aveva scritto alcune lettere, poi pubblicate su La Verité (8 maggio 1931, lettera firmata Obin; 22 maggio 1931, lettera firmata Mill) che avevano sfavorevolmente colpito Trotsky per il loro contenuto politico confuso.

57. Mirtos era lo pseudonimo del greco C. Oscar, giovane musicista e poliglotta. Era stato con Trotsky a Prinkipo per la sua conoscenza delle lingue. Apparteneva al gruppo Dimitri Yotopoulos (Vitte). Quest'ultimo aveva, in quel periodo, allacciato rapporto col "gruppo juif" e quindi con Mill. Trotsky successivamente riterrà Vitte responsabile in parte della scissione verificatasi nella Ligue nel '33 che porterà fuori dall'organizzazione il "gruppo juif" ed un nucleo studentesco ad esso legato. Dopo aver rotto con l'OSI (1933), Vitte si recherà in Grecia dove farà pressione per staccare l'Organizzazione archiomarxista dall'OSI. La sua azione frazionista provocherà una spaccatura e la costituzione di un nuovo gruppo greco aderente all'OSI, diretto da Georges Vitsoris.

58. In quello stesso periodo affiorarono motivi di contrasto con Molinier anche nella sezione spagnola. I metodi disinvolti del dirigente francese gli alienano le simpatie di Andrés Nin e presto anche il gruppo spagnolo si inserisce nella lotta intestina che dilaga la Ligue e tutta l'OSI.

59. Albert Glotzer era uno dei dirigenti della gioventù comunista americana, quando nel '28 aderì all'Opposizione. Si occupava della questione giovanile e aveva soggiornato più volte a Prinkipo. Dirigente della SWP, la sezione americana dell'OSI, ne uscì nel '40 insieme a Shachtman.

60. Max Shachtman era stato uno dei fondatori dell'OSI negli USA e dirigente del SWP. Nel '39 si fece promotore di una tendenza di opposizione per divergenze sulla natura sociale dell'URSS e sulla posizione di difesa dello Stato sovietico. Ruppe con la IV Internazionale nel '40 e fondò il Workers Party, poi ribattezzato Indipendent Socialist Ligue.

61. Nei primi mesi del '31 un incendio che aveva seriamente danneggiato l'abitazione di Büyükada aveva costretto Trotsky e i familiari a trasferirsi a Kadikoy per circa una anno. Il trasloco di cui si parla doveva essere quello col quale si ristabiliva la residenza a Büyükada.

62. La decisione del CE non venne mai applicata. Era stato lo stesso Prometeo a rifiutare qualsiasi responsabilità od impegno che lo legasse concretamente alla vita dell'OSI. Rispondendo ad una lettera di Trotsky del 22 aprile 1930, la frazione di sinistra affermava: "è ugualmente bene sottolineare che questa manovra [i contatti intercorsi tra la NOI e l'OSI] si sviluppa proprio nel momento in cui voi ci domandate l'adesione alla sinistra internazionale con la vostra lettera aperta. Questa adesione noi l'abbiamo già data, marcando, nello stesso tempo, il nostro rifiuto di partecipare alla direzione del Segretariato, fino a quando non ci troveremo in presenza di un documento programmatico e di sistema di lavoro il quale garantisca il movimento proletario dalle manovre che contribuirono al trionfo dell'opportunismo nell'IC" (in Prometeo, n°31, 1° giugno 1930). Da allora erano passati quasi due anni e i rapporti tra l'OSI e i bordighisti si erano ulteriormente deteriorati. Lo stupore di Trotsky è del tutto giustificato e mette in luce come, mentre il dirigente russo considerava del tutto esaurita l'esperienza di lavoro con Prometeo, i suoi collaboratori parigini coltivassero ancora illusioni al riguardo. Si noti che quando il CE propone di aprire le porte del SI a Prometeo, si era già avuto lo scambio di lettere sulla pubblicazione di alcuni scritti di Trotsky in italiano, che aveva praticamente messo fine al rapporto diretto tra Trotsky e il gruppo bordighista.

63. Trotsky stava lavorando a "E ora?": la prefazione reca la data 27 gennaio 1932.

64. Il materiale inviatogli dai compagni della NOI doveva essere relativo alla situazione del fascismo italiano e venne utilizzato probabilmente per la stesura dei due paragrafi "democrazia e fascismo" e "Hitler e il fascismo italiano".

65. Il lavoro in questione non vide mai la luce, per lo meno nella veste in cui fu progettato. è probabile che il materiale raccolto sui bordighisti con l'aiuto della NOI, venisse utilizzato da Trotsky per scrivere nel dicembre del '32 la risoluzione di condanna sui bordighisti votata alla Preconferenza del febbraio 1933. Nello stesso periodo (16 dicembre 1932) Trotsky scriveva un altro pezzo sui bordighisti, all'interno di una relazione informativa sullo stato dell'OSI.

66. Si tratta dell'articolo "Bordighismo e trotskismo", comparso poi in La Lutte de Classes, n°36, 15 marzo 1932.

67. Non ci risulta che il progetto sia mai stato realizzato.

68. è la risoluzione, più volte citata, votata dall'OSI alla Preconferenza del febbraio '33.

69. La storia della rivoluzione russa venne scritta tra la fine del '29 e la prima metà del '32 a Prinkipo.

70. Albert Weisbord, comunista americano espulso dal PC statunitense nel '29. Fu il fondatore di un piccolo gruppo, la Communist League of Struggle, che agli inizi degli anni '30 aderì all'OSI. Più tardi ruppe col marxismo e divenne dirigente dell'American Federation of Labour.

71. Anche nell'Opposizione spagnola non avevano tardato a pesare le lotte intestine della Ligue. Andrés Nin, il dirigente dell'Opposizione spagnola legato da lunghi anni di amicizia con Rosmer, non tarda a schierarsi dalla sua parte, essendo sfavorevolmente colpito dal comportamento non sempre corretto di Molinier e dalla politica che Mill sta conducendo in quella fase, di lotta contro il suo amico alleato.

A questi problemi, si aggiungono le prime divergenze politiche: gli spagnoli hanno difficoltà a praticare una corretta politica di opposizione nei confronti del PC spagnolo, con la prospettiva di una sua riformabilità. Essi propendono verso un'azione sempre più indipendente che si acuirà in occasione della scadenza elettorale, prefigurando già la posizione che sarà di tutta l'OSI solo nell'anno successivo: la necessità di costruire nuovi partiti comunisti. La III Conferenza del gruppo decide di rifiutare il nome di "sezione spagnola dell'opposizione di sinistra" e adotta quello di "Izquireda Comunista Española". Questo nome è il corrispondente spagnolo di Gauche Communiste, il nome assunto dai dissidenti usciti dalla Ligue (Claude Naville e Collinet) con i quali gli spagnoli hanno continuato a mantenere stretti rapporti. Questa situazione causerà gravi attriti e infine la rottura tra l'OSI e Nin.

72. Trotsky aveva lasciato definitivamente Prinkipo il 17 luglio 1933 per raggiungere la Francia, dove rimase per circa un anno. Il soggiorno francese fu molto travagliato, dovendo vivere in incognito ed essendogli proibito di risiedere a Parigi e nella zona limitrofa. Dopo aver cambiato varie residenze (St. Palais, Barbizion), fu per qualche tempo in un villaggio delle Alpi presso Chamonix. Fino al 15 luglio 1934 egli rimase a Saint-Pierre-de-Chartreuse. La lettera, che è del 15 giugno, non reca alcuna indicazione della località in cui venne scritta, ma una frase dimostra che Trotsky partì da Saint-Pierre proprio quel giorno. La lettera dunque dovette essere stata scritta a Grenoble, dove Trotsky soggiornò per qualche giorno insieme al suo segretario Jean Van Heijnoort, dopo aver lasciato Saint-Pierre.

73. Nel giugno del '34 venne pubblicato su La Verité un "Programma d'azione per la Francia" che era stato scritto da Trotsky durante la sua permanenza in questo paese. Il documento voleva dare una risposta ai problemi sollevati dalla mobilitazione popolare sviluppatasi in Francia dopo il 6 febbraio del '34, quando gruppo fascisti avevano manifestato violentemente contro il governo Daladier, tentando un colpo di mano e dando così adito alle ipotesi di una possibile involuzione reazionaria, se non addirittura fascista, del regime esistente. Il programma d'azione doveva fornire alla classe operaia gli strumenti concreti con i quali costruire il fronte unico contro il pericolo fascista, che a Trotsky appariva più probabile di quanto non fosse in realtà.

74. Più che nel "Programma", che aveva un carattere di documento politico rivolto alle masse, Trotsky in quel periodo sviluppò la sua polemica nei confronti della Ligue soprattutto in alcuni articoli scritti nell'estate di quello stesso anno e pubblicati nel Bollettino interno della Ligue. La polemica si era sviluppata sull'ipotesi prospettata da Trotsky di un ingresso dei membri della Ligue nella SFIO, che in quella fase, liberatosi della sua ala destra, si stava spostando verso posizioni di sinistra (ricerca dell'alleanza col PC in un blocco comune contro il fascismo) e godeva all'interno di un minimo di democrazia (possibilità di costituirsi in tendenza e di avere propri organi di stampa). Nel momento in cui si attuava concretamente il fronte unico PC-SFIO (luglio 1934) Trotsky riteneva che i bolscevico-leninisti avrebbero dovuto essere presenti al suo interno e lottare per i propri contenuti di classe. La direzione della Ligue non era affatto omogenea nell'accettare l'ipotesi entrista. Naville era contrario, Rosmer si teneva in disparte, mentre stava per aver definitivamente termine il sodalizio Trotsky-Molinier che tanta parte aveva avuto nei conflitti interni della Ligue.

75. Con la decisione di impegnarsi nel lavoro di costruzione di una IV Internazionale e di nuovi partiti comunisti, maturata nel corso del '33, l'OSI muta il suo nome in Lega Comunista Internazionale. La LCI rappresenta il nucleo iniziale attorno al quale costruire la nuova Internazionale. Nell'ambito di questo lavoro, da più parti veniva posta l'esigenza di dar vita ad una Conferenza internazionale che fosse un momento determinante di questo processo.

76. Nel febbraio del '34 si era tenuta a Laren, in Olanda, una "Conferenza internazionale delle organizzazioni giovanili socialiste rivoluzionarie e comuniste" organizzata dall'Opposizione di sinistra e dalle altre forze socialiste che avevano partecipato alla cosiddetta "conferenza dei quattro" (nell'ambito dei contatti intercorsi tra l'OSI e organizzazioni socialdemocratiche in vista di un possibile lavoro comune nella costruzione della nuova Internazionale). La Conferenza era terminata drammaticamente per l'intervento della polizia che aveva arrestato numerosi delegati stranieri.

77. Il "compagno Dubois" era in realtà Ruth Fischer, la militante staccatasi dall'opposizione su posizioni di ultrasinistra all'epoca della capitolazione di Zinov'ev e dopo il '33 riavvicinatasi alla LCI. La proposta di Trotsky verrà accettata, pur fra forti contrasti. "Ginevra" fu scelta come nome convenzionale per la Conferenza dell'OSI che si svolse in realtà a Parigi.

78. Non si è potuto stabilire di quale articolo si trattasse. Tuttavia nel Bollettino interno della Ligue (n°8, aprile 1934) è riprodotta una lettera del SI all'Ufficio politico della Ligue, datata 23 maggio 1934 e firmata Martin (altro pseudonimo di Leonetti) nella quale si propone la parola d'ordine del "governo socialista".

79. Santini era lo pseudonimo di Paolo Ravazzoli nato nel 1894 presso Pavia da una famiglia operaia. Aderisce al PSI e nel '19 è al fianco di Bordiga nella sua battaglia contro il riformismo. Partecipa alla fondazione del PCd'I a Livorno impegnandosi nel lavoro sindacale. Nel '23 è a Mosca e poi a Parigi. Staccatosi nel '25 dalle sue originarie posizioni bordighiane, è nominato membro del CC e dell'esecutivo. Nel '27 è eletto segretario generale della GCdL clandestina ed è delegato al Congresso del Profintern; nel '29 interviene al Congresso internazionale antifascista di Berlino. Oppositore della "svolta" viene espulso nel '30. Fonda la NOI e lavora al Bollettino dell'Opposizione Italiana, aderendo all'OSI. Nel '34 se ne allontana e l'anno dopo si iscrive al PSI. Muore nel '40 per una setticemia contratta in fabbrica.

80. Non si ha notizia dell'attuazione di questa proposta. Tuttavia il progetto della lettera potrebbe essersi successivamente trasformato nella stesura del saluto a La Verità, organo di stampa della Lega Comunista Internazionalista (italiana) ex-NOI, che uscì per soli due numeri nel 1934.

81. Pochi giorni prima della data di questa lettera si era tenuta a Parigi, il 6 febbraio, la Preconferenza dell'OSI, in preparazione di un'assise più ampia, prevista per il luglio successivo e che non ebbe mai luogo.

82. Da una risoluzione in francese (conservata negli archivi Vareeken e nella Biblioteca Comunale di Follonica) del 9 aprile 1933, risulta che alcuni militanti della NOI erano stati espulsi dall'organizzazione, al culmine di un periodo di polemiche e lotte intestine, determinate soprattutto dai conflitti interni all'Opposizione francese. L'espulsione non ebbe strascichi maggiori, perché Tresso era nei fatti militante della Ligue francese e non più da tempo della NOI, mentre Fosco, un altro degli espulsi, non ne aveva mai fatto veramente parte a tutti gli effetti. Il SI, inoltre, cui la richiesta di espulsione era rivolta, non l'approvò (forse per l'intervento dello stesso Trotsky) e la collaborazione esterna tra Tresso, Leonetti, Ravazzoli ecc. non subì alcuna interruzione, come dimostrano le attività in comune proseguite anche nel mese di aprile del 1933. L'episodio, tuttavia, è significativo del clima e l'atmosfera di lotte intestine, in cui si svolgeva la battaglia degli oppositori di sinistra in Francia e altrove, coinvolgendo, a volte drammaticamente, anche gruppi minori dell'emigrazione. Che in queste polemiche contassero spesso più questioni personalistiche che non politiche è dimostrato anche dal fatto che esattamente un anno dopo Ravazzoli si separerà dal gruppo della NOI in disaccordo sulla nuova prospettiva della LCI, mentre Leonetti e Tresso daranno vita ad un giornale comune (La Verità), salvo separarsi nuovamente quando Tresso accetterà la linea "entrista" nella SFIO, tenacemente respinta da Leonetti. Il brano citato di Trotsky è comunque del massimo interesse, per il modo in cui il rivoluzionario russo si poneva nei confronti della NOI, riconoscendo i torti compiuti nei suoi confronti.

Fosco era lo pseudonimo di Nicola di Bartolomeo (1901-1946), espulso dal PCI e legato anteriormente alle posizioni del bordighismo. Aderì alla NOI per un breve periodo dopo la sua fondazione e animerà in seguito un piccolo gruppo dissidente, che pubblicherà il giornale Nostra parola. Nel dopoguerra fonderà e dirigerà il POC (Partito operaio comunista), un gruppo "trotskista" su posizioni estremiste, che divenne sezione italiana del movimento costruito con il nome di "Quarta Internazionale". Da qui verrà espulso nel 1948 per far posto al GCR (Gruppi comunisti rivoluzionari), un gruppo ancor oggi esistente e costituito all'epoca da alcuni giovani di provenienza socialdemocratica.

83. La Verità, anno I, n° 1, marzo 1934. Cessata la pubblicazione del Bollettino dell'Opposizione Comunista Italiana nel giugno del '33, la NOI nella primavera del '34 si darà un nuovo giornale: La Verità, organo della sezione italiana della LCI. De La Verità usciranno solo due numeri.

84. Il movimento Giustizia e Libertà era stato fondato nell'emigrazione a Parigi, nel 1927, da un gruppo di intellettuali democratici antifascisti italiani che facevano capo a Carlo Rosselli. Pubblicava il giornale omonimo, edito a Parigi.

85. "A letter to the workers of Zurich", in The Militant, 20 agosto 1932. La lettera reca la data del 25 giugno. Era stata pubblicata anche in francese ne La Verité.

86. Pietro Nenni, era stato tra i più accesi oppositori all'adesione del PSI all'Internazionale. Rimasto nel PSI all'epoca della scissione del '22 (che darà vita al PSIU di Turati e Modigliani) si adopererà negli anni successivi per una riunificazione dei due Partiti. L'intento verrà raggiunto nel '30, quando la maggior parte del PSI si ricongiungerà con i "destri" del PSU, mentre la minoranza di sinistra continuerà a dar vita al Partito socialista italiano (massimalista).

 


Ultima modifica 26.6.00