Gli inizi del periodo di Yezhov

Capitolo 12

 

Le prime misure dirette ad allargare e intensificare la repressione furono prese nel Luglio del 1936, a seguito del rapporto di Yezhov presentato al Politburo , riguardante il caso del centro “ trotskysta-zinovievista”. Stalin propose di dare al Commissario del Popolo per gli Affari Interni pieni poteri per un anno. Questa misura fu accompagnata dalla costituzione di una commissione del Politburo per monitorare il lavoro del NKVD.

Ad ogni modo, a quel tempo, la maggioranza dei membri del Politburo, sembrava aspettarsi che, finito il processo, la repressione sarebbe andata via via attenuandosi. Questa attesa sembrava trovare conferma in alcuni decreti del Comitato Centrale che miravano ad indebolire le misure repressive contro quei comunisti che erano stati etichettati come “complici dei Trotskysti”. Questi decreti non erano approvati dal Plenum del CC (che non fu convocato da Giugno fino al Dicembre del 36), ma, com’era ormai diventata consuetudine, dal Politburo, talvolta utilizzando il referendum.

Il 29 agosto il giornale Izvestiia titolava , in linea con l’antitroskysmo isterico del tempo, “ Nemico Smascherato”. Tabacov, direttore della fabbrica “Magnezit”, era stato espulso dal partito per “ Favoreggiamento e protezione nei confronti del terrorista Dreitser, appena fucilato, il quale ha , fino al giorno del suo arresto , svolto la funzione di sostituto dello stesso Tabakov”. Due giorni dopo, Il Comitato Centrale rovesciava la decisione riguardante l’espulsione di Tabakov, e approvava la decisione dell' Investiii di punire il proprio corrispondente “Per aver pubblicato ,senza prima verificarle, notizie sul compagno Tabakov , il quale già era sotto il tiro della stampa locale”.

In ogni modo, nemmeno ”la protezione“ degli alti papaveri del partito riuscì a evitare a Tabakov la persecuzione suprema. Alla fine del '37, B N, Lesniak capitò nella stessa cella di prigione del NKVD insieme a Tabakov, dove apprese che Tabakov, membro del partito da prima della rivoluzione, Partigiano Rosso, laureato in un’università comunista, era stato accusato di spionaggio in favore della Germania, paese dove era stato inviato all’inizio del 1930, per procurarsi materiale necessario alla fabbrica che dirigeva.

Il 31 Agosto il Politburo emise un decreto in cui, tra le altre cose, Vesnik, direttore del complesso metallurgico“Krivorog”, era difeso per essere stato “ accusato,senza alcun fondamento, di essere un complice dei trotskysti”. Come spiegò Molotov al Plenum di Febbraio-Marzo 37: ” Il Politburo ha spedito un telegramma urgente per sistemare il caso del Comitato Regionale del Dnepropetrovsk…specialmente riguardo al caso del compagno Vesnik , quasi giustiziato nell’Agosto passato “. Il 5 Agosto la Pravda dava conto di una riunione del Comitato Regionale del partito del Dnepopetrovsk , riunione nella quale l’intera struttura del partito veniva criticata per ”Comportamento scorretto e piccolo borghese, per allarmismo irresponsabile e autoindulgenza”.

Mentre annullava l’espulsione di Vesnik e Ildryn da parte del comitato cittadino di Krivorog, il Plenum riconosceva come “assolutamente corretta“ la decisione del CC di rimuovere, a proposito del caso in questione, il segretario del comitato cittadino di Krivorog, e di “avvertire decisamente” l’organizzazione regionale del partito, affinché, in futuro, non si ripetano più episodi di ”eccessi che si manifestano in accuse indiscriminate di trotskysmo ai membri del partito, senza serie e sufficienti prove”.

In un paesaggio dominato dall’isteria anti-trotskysta, la Pravda, ripetutamente richiama all’ordine l’organizzazione locale del partito e gli organi di stampa riguardo un odioso esempio di scorretta “vigilanza”, titolando ”Un segretario codardo e un giornalista irresponsabile”, in cui si dava conto delle accuse di troskysmo rivolte contro la giornalista Voitinskaya . Era stato il corrispondente dell’Izvestiia, Beliavky, in un suo commento intitolato “ Sui nemici e i liberali corrotti annidati in alcune organizzazioni di scrittori”, a lanciare l’accusa. La Pravda, irata, chiedeva, ” Dove Beliavky ha appreso che Voitinskaya è una trotskysta?. “Egli non ha alcuna prova per affermare ciò….ha trascritto semplicemente le sue fantasie, senza mostrare un qualche rimorso di coscienza per aver diffamato e calunniato, attraverso la stampa, una persona innocente”. Immediatamente dopo l’articolo apparso sull’Izvettia, Voitinskaya era stata espulsa dalla cellula di partito alla quale era iscritta e dichiarata colpevole di troskismo, per aver visitato diverse volte la “ trotskista Serebriakova”. Discuttendo la questione, la Pravda sottolineava che “solo una persona che vuole cautelarsi ad ogni costo…può scrivere simili calunnie”.

Ancora più mostruosi erano i fatti che, sempre la Prava, rese pubblici . Un sindacalista, un certo Groober, era stato espulso dal Partito con l’accusa di essere un “ trotskista mascherato “ e un “nemico del Partito “. La base dell’imputazione consisteva nel fatto che, a 17 anni, nel 27,come membro del partito della gioventù comunista, a un’assemblea , aveva parlato in maniera “oscura e confusa”.

Solo dopo che gli era stata spiegata, ”la perniciosa natura delle sue posizioni vacillanti“, aveva votato in favore delle tesi del comitato centrale del partito.”Egli non ha mai svelato completamente la ragione dei suoi sbandamenti”,rimarcava l’articolo,” nè durante la purga, nè durante gli accertamenti dei documenti del partito, nè ad ogni rinnovo della tessera del partito”

Alla cacciata di Groober dal Partito, seguiva l’espulsione del fratello maggiore di 19 anni e della sorella diciassettenne “due Stakhanovisti e membri esemplari del Komsomol”. Il giornale interno della fabbrica dove lavoravano, scriveva di come il Komsomol, cacciando i Groober si era liberato dai residui della “canaglia controrivoluzionaria “. Due altre cellule del Partito cittadino espellevano immediatamente altri tre loro membri, perché facevano parte della stessa cellula in cui militava Groober nel 27, e non lo avevano “smascherato e denunciato ” per tempo. Anche il secondo fratello di Groober fu espulso in quanto, secondo il pronunciamento del Comitato Regionale del Partito “pur essendo a conoscenza dei discorsi del fratello nel 1927, non lo ha smascherato”. La stessa direttrice della fabbrica, operaia comunista dal 1920, era subito licenziata in quanto era stata lei a garantire per Groober in occasione dell’iscrizione di questi al Partito. Alla fine fu espulso anche un semplice comunista, solo perché era amico intimo di Groober.

Dopo aver riportato questi fatti, il corrispondente della Pravda, commentava: ” il problema non è limitato solo all’espulsione dal Partito e dal Konsomol di gente innocente, perché nel timore di essere accusati di favoreggiamento e istigazione, gli stessi dirigenti sindacali e delle grandi fabbriche, espellono simili persone dai sindacati e dai luoghi di lavoro “.

Il 25 dicembre 1936, lo stesso Stalin, criticava gli “ eccessi locali, ” spedendo un telegramma al Comitato Distrettuale di Pern. Il CC aveva avuto notizie riguardanti persecuzioni e diffamazioni in corso contro il Direttore Poberzhsky e i suoi collaboratori di una fabbrica di motori , per via dei “peccati di trotskismo nel passato”. Scriveva Stalin “ Considerando che Poberezhsky e i suoi compagni di lavoro , svolgono coscienziosamente e con entusiasmo i compiti a loro affidati, e godono la piena fiducia del CC, vi chiediamo di proteggere il Compagno Poberezhsky e i suoi collaboratori dalle calunnie, e di creare intorno a lui e i suoi compagni un clima di completa fiducia.” Il telegramma si chiudeva chiedendo di “ diffondere immediatamente

le misure prese dal CC “ . Cosi in pieno 1937, Stalin stesso faceva sapere che uno che si era “macchiato di trotskismo nel passato”, poteva allo stesso tempo “ avere la piena fiducia dei vertici del partito”. Resta che questa formula lasciava nel buio le organizzazioni di Partito, in quanto non erano specificati quali fossero i “peccati passati di trotskismo” compatibili con la permanenza di un comunista nel partito e nel posto di lavoro.

All’inizio, simili decreti servivano a ridurre la portata delle repressioni. Ai primi di Settembre, Ordzhonikidze spediva un telegramma al procuratore Vyshinsky, con allegata una lettera di Zaveniagin , direttore del complesso industriale metallurgico di Magnitogorsk . Questi lamentava che a seguito di un’esplosione con perdite umane nel dipartimento chimico-carbonifero, i dirigenti e chimici responsabili erano stati arrestati, senza che avessero nessuna colpa di quanto accaduto. Il telegramma di Ordzhonikidze si chiudeva con queste parole: ”appoggio le richieste del compagno Zaveniagin”. Vyshinsky rispondeva a Ordzhonikidze, che aveva dato una soluzione al caso criminale che coinvolgeva le persone nominate da Zaveniagin, disponendo che tutti gli arrestati ricevessero una pena leggera: alcuni mesi di lavoro correzionale nello stesso posto dove lavoravano prima dell’incidente.

Il giro di vite nelle repressioni fu dato da Stalin e Zhadanov, ambedue in vacanza a Sochi, quando il 25 settembre 1936, spedirono il seguente telegramma ai membri del Politburo di Mosca:

“Riteniamo assolutamente necessario e urgente che il compagno Yezhov venga nominato al posto di commissario del popolo degli affari interni . Yagoda si è mostrato chiaramente incapace di smascherare il blocco trotskysta-zinovevista. L’OGPU è indietro di quattro anni in questa materia. Cosa che è stata notata da tutti i funzionari del partito e dalla maggior parte dei rappresentanti della NKVD “.Quando Krushchev lesse questo telegramma al 20° congresso, commentò: “ Stalin non aveva incontrato nessun funzionario del partito, e dunque non avrebbe potuto conoscere la loro opinione.

La questione dei “ quattro anni di ritardo “ rispondeva alla richiesta di Stalin di retrodatare l’inizio del sabotaggio da parte dell’opposizione al 1932, anno in qui si era formato il raggruppamento antistalinista. Era chiaramente uno sprone alla NKVD a ricuperare il tempo perso. Vale a dire a effettuare ulteriori arresti di massa.

Il giorno dopo aver ricevuto il telegramma, il Politburo approvò per referendum una risoluzione che licenziava Yagoda da Commissario del Popolo degli Affari Interni e insediava Yezhov al suo posto, in modo che quest’ultimo potesse “dedicare la maggior parte del suo tempo alla NKVD “ .

Fino allora Yezhov cumulava due cariche, “ segretario del Comitato Centrale e Presidente.

Della Commissione di Controllo. Da quel momento Yezhov aveva più potere di qualsiasi altro membro del Partito, in quanto, come segretario del Comitato Centrale, supervisionava il funzionamento della polizia politica: vale a dire che era allo stesso tempo controllore e controllato. L’unico a cui restava subordinato era Stalin.

Lo stesso giorno della decisione del nuovo incarico, Yezhov ricevette il placet del Consiglio dei Commissari del Popolo presieduto da Molotov, il quale così, dimostrava nei fatti di aver recepito gli "avvertimenti “ che gli erano lui giunti da Stalin durante il Processo dei Sedici, diventando da allora uno dei massimi responsabili delle repressioni.

Il trenta di Settembre, Kaganovich, uno degli stalinisti più servili, scrisse ad Ordzhonikidze che stava in Kislovidsk: “ La novità principale è la nomina di Yezhov. Questa nomina, questa decisione straordinariamente saggia del nostro genitore [ cosi ormai chiamava Stalin], è giunta a buon fine ed è stata accolta con entusiasmo dal Partito e dal paese”.

Yagoda fu trasferito al Commissariato del Popolo delle Comunicazioni, il che rappresentava un’altra mazzata per Rikov: perso quel posto rimase disoccupato fino al suo arresto.

Il 29 Settembre il Politburo adottò una risoluzione votata tramite referendum intitolata ” Sul rapporto controrivoluzionario tra elementi trotskyisti e zinovevisti ”, contenente le seguenti direttive:

  1. Fino a poco tempo fa il Comitato Centrale del Partito considerava La canaglia trotskista-zinovevista come un'espressione politica e organizzativa della borghesia internazionale. I recenti fatti dimostrano che questi uomini hanno disceso un ulteriore gradino nella loro abiezione , per cui ora devono essere considerati come agenti, spie, sabotatori, guastatori, al soldo dei fascisti e della borghesia internazionale.

  1. Riguardo a quanto detto si ritiene necessario un incremento delle repressioni contro la canaglia trotskista-zinovevista, non solo contro le figure di maggior rilievo, come Muralov, Piatakov, Belobodorov e altri, i cui casi non sono ancora chiusi, ma anche contro coloro che all’inizio erano stati solo esiliati.

La direttiva che aggiunse il sabotaggio ai crimini dei trotskysti produsse immediatamente una grande ondata di propaganda anti-trotskysta. L’otto d’ottobre, l’articolo principale della Pravda, non si stancava di ripetere che i trotskysti erano agenti, spie, sabotatori all’interno dell’Unione Sovietica” e , presentando una lista di nuovi crimini, affermava che “ Il sabotaggio controrivoluzionario dei trotskysti all’interno della nostra industria, nelle fabbriche e nelle miniere, nelle ferrovie e nell’agricoltura, risulta essere indubitabilmente provato, oltre che ammesso direttamente da un gran numero di trotskisti sotto inchiesta”.

Con lo scopo di creare fondamenta fattuali a simili accuse, il 29 Novembre 1936, Vyshinsky firmò un direttiva in cui si chiedeva ai giudici accusatori di riesaminare con maggiore attenzione, entro un mese, tutti quei casi giudiziari del periodo passato, riguardanti : incidenti sul lavoro, produzione di cattiva qualità e così via, “ per denunciare i controrivoluzionari che hanno favorito i sabotatori, e applicare ai colpevoli una più severa forma di giustizia”.

Per soddisfare questa direttiva, in molte zone del paese, le accuse di “negligenza, imprudenza”, etc…venivano trasformate in veri e propri delitti, cosicché , numerosi dirigenti dell’industria, accusati di sabotaggio, venivano immediatamente arrestati.

In parallelo a questi sviluppi, in preparazione del “caso” Bukharin-Rykov, erano arrestati i principali membri della “Opposizione di Destra”. Poco prima di essere rimosso dalla carica di Commissario del Popolo degli Affari Interni, Yagoda , aveva spedito a Stalin i verbali dell’interrogatori di Kulikov ( un membro del Comitato Centrale che votò in favore della destra nel plenum del Aprile del 1929) e Lugovoi, contenenti accuse contro Bukharin, Rykov e Tomsky.

Nella lettera di accompagnamento,Yagoda scriveva che i “complici “ chiamati in causa dagli imputati “erano già stati arrestati”, o erano sul “punto di essere arrestati”, e chiedeva a Stalin ,il permesso di arrestare i “ Prominenti Bukhariniani“, Kotov e Rovinsky.

Contemporaneamente Yezhov informò Stalin di aver preso visione del materiale degli ultimi anni riguardante i casi legati ai “Destri “, e di essere giunto alla conclusione che,“ all’epoca non vedevamo la situazione in tutta la sua ampiezza… in ogni caso, ci sono le basi per poter affermare che sarà possibile scoprire ulteriori crimini, e che i casi dei “destri”, Rykov, Bukharin, Uglanov e Shmidt saranno presto riesaminati da una prospettiva più chiara .”

Giusto una settimana dopo la sua nomina a Commissario del Popolo per gli Affari Interni, Yezhov spedì a Stalin il verbale d’interrogatorio dell’ex segretario di Tomsky, Stankin, secondo il quale Stamkin stesso, con altri ex segretari di Tomsky, aveva formato un “gruppo terrorista, con lo scopo di preparare un attentato a Stalin, da eseguirsi durante le trionfali celebrazioni dell’anniversario della Rivoluzione D’Ottobre che dovevano svolgersi al Teatro Bolshoi.

Stalin non informava Bukharin e Rykov dell’esistenza di simili testimonianze, e si preparava a portare l’argomento al prossimo Plenum del CC, dove intendeva sferrare l’attacco. Per mantenere in uno stato di tensione i suoi avversari, ispirava contro di loro un campagna di stampa calunniosa sulla loro attività politica passata . Così la Pravda stampò la falsa accusa che Rykov, nel 17, aveva invitato Lenin a consegnarsi per farsi processare dal tribunale del governo provvisorio. Rykov, con una lettera, si appellò a Stalin per protestare contro le ignobili insinuazioni. Non ebbe alcuna risposta.

Per quanto ne sappiamo, dai documenti e dalle testimonianze dirette, nel 1936, le persone sotto inchiesta non subivano ancora torture fisiche disumane. Gli investigatori si limitavano alla deprivazione del sonno degli accusati, facendo durare ore e ore (se non giorni) gli interrogatori, mentre gli investigatori si davano il cambio. Altro mezzo di pressione era la minaccia di fucilazione, estesa anche ai congiunti degli indagati. Rjutin, scrivendo a Stalin per informarlo sul carattere degli interrogatori da lui subiti, notava : ”Per due volte non mi hanno permesso di dormire la notte, minacciandomi che sarebbero andati avanti finchè non avessi firmato i verbali. Inoltre durante un interrogatorio durato 22 ore, l’investigatore mi ha ordinato- In piedi! Metti via i tuoi occhiali! Firma!- e, agitando il pugno davanti alla mia faccia urlava- In piedi! Prendi questa penna ! Firma!-. E cosi via”. Rjutin scrisse una lettera al Presidium del Comitato Centrale, descrivendo i “ metodi d’interrogatorio assolutamente illegali e inaccettabili. In ogni interrogatorio mi hanno minacciato, mi hanno urlato contro come se fossi un animale , mi hanno insultato, e, per finire non mi hanno permesso di confutare per iscritto le accuse che mi rivolgevano”.

Il comportamento degli arrestati dipendeva dal loro grado di feticismo verso il Partito, e dalla fiducia o sfiducia sul fatto che Stalin intendesse giungere alla verità sul loro caso. Shatskin che conservava qualche illusione riguardo a Stalin, gli spediva una lettera: “ Mentre non voglio mettere in dubbio la legittimità di investigare sui sospetti, e capisco che gli investigatori non possono prendere in parola le risposte degli accusati, credo che nell’istruttoria si debbano accuratamente e obbiettivamente verificare le accuse dei testimoni. Nella realtà dei fatti, gli investigatori mi hanno impedito di confutare le false accuse che mi erano rivolte. Il loro ritornello era di questo tenore: Noi ti costringeremo a confessare con il terrore se necessario, e tu potrai ritrattare giusto nell’altro mondo”. Shatskin forniva informazioni sui metodi inumani del procuratore “ non per protestare dal punto di vista di un umanesimo astratto “, ma soltanto perché “ dopo dozzine di simili interrogatori, praticati con simili abusi , una persona potrebbe essere indotta alla falsa testimonianza, come unico mezzo per venirne fuori in qualche modo. Ma ancora più grave è che il procuratore chieda di firmare in ogni caso un verbale nel nome e nell’interesse del partito”.

Piuttosto differente era il comportamento di chi aveva rotto con i dogmi della staliniana ”mentalità di partito “, e non nutriva illusione alcuna sui risultati dell’istruttoria. Caratteristica in questo senso fu la condotta di Rjutin, che Stalin voleva mettere alla sbarra in un processo pubblico, perché proprio la “Piattaforma Rjutin” era considerato il documento programmatico della destra , oltre che la giustificazione ideologica delle repressioni. In ogni modo Rjutin, che dalla prigione dove stava a Suzdal, venne portato a Mosca nell’Ottobre del 1936, fin dall’inizio della riapertura del suo caso si rifiutò di rispondere alle domande. In una lettera che scrisse immediatamente al Comitato Esecutivo Centrale (e non a Stalin!) protestò contro la violazione “dei più elementari diritti della persona sotto inchiesta” e contro l’estorsione di false testimonianze. Scrisse che l’imputazione d’intenzioni terroristiche erano ” assolutamente illegali, arbitrarie e prevenute, dettate dalla volontà di una nuova, e questa volta sanguinosa persecuzione nei miei confronti”, e che non aveva timore di morire, anzi,che in caso di condanna a morte non avrebbe chiesto la grazia. Non avendo alcun dubbio sul risultato dell’inchiesta e del processo, mentre si trovava nella galera della NKDV, Rjutin fece diversi scioperi della fame e tentò il suicidio. Una volta fu staccato in tempo da un rudimentale cappio dalle guardie.

Di fronte al rifiuto di Rjutin a sottometersi, Stalin abbandonò i tentativi di “prepararlo” per un processo pubblico, e il suo caso venne trattato, il 10 gennaio 1937 in un processo a porte chiuse dove egli era il solo accusato. Quando il Presidente della corte Ulrich gli chiese,“riconosce l’accusato di aver commesso un reato ?”, Rjutin rispose , “ che non intendeva rispondere alla domanda, e si rifiutava di dare alcuna testimonianza riguardante le accuse contro di lui”. Un’ora e mezza dopo l’emissione della sentenza Riutin era già stato fucilato.

Finalmente qualcuno degli accusati dichiarava apertamente ostilità al “socialismo” nell’accezione staliniana. Al Plenum di Febbraio-Marzo, Molotov riportò quanto dichiarato durante l’istruttoria da Kuzmin, ex discepolo di Bukharin: “ Io sono un vostro nemico politico . Io sono un nemico dell’ordine esistente che voi chiamate dittatura del proletariato. Io credo che l’URSS sia un immenso campo di concentramento contro la rivoluzione. Io sono contro il vostro socialismo.” Uno dei maggiori dirigenti dell’ex opposizione di sinistra, I. T.Smilga, dimostrò veramente di non essere “disarmato”. Egli era stato eletto membro del CC nella conferenza di Aprile del 1917, ed era stato rieletto diverse volte durante successivi congressi del Partito .Secondo le parole di Molotov, anche Smilga aveva risposto durante l’istruttoria: “ Io mi dichiaro vostro nemico politico”. Questo è il vero motivo per cui Smilga non comparve come imputato a un processo pubblico, ma venne fucilato il 10 Gennaio del 1937 , lo stesso giorno in cui venne ucciso Rjutin.

Intanto gli imputati più remissivi ”sotto istruttoria, erano preparati per un nuovo processo, riguardante il caso del “Centro Trotskista Antisovietico”. Il cosiddetto “Processo di Kemerovo”, tenuto dal 19 al 22 novembre 1936, servì come prova generale del processo, ben più importante, contro il “Centro Trotskista”. Al Processo di Kemerovo, per la prima volta , oltre alla montatura sul "troskismo”, agli accusati venne rivolta l’accusa di sabotaggio.

 

 

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Ultima modifica 14.02.2008