Il capitalismo come religione

Walter Benjamin (1921)


Versione di: Leonardo Maria Battisti, febbraio 2020.


Nel capitalismo va scorta una religione; cioè il capitalismo serve essenzialmente a soddisfare le stesse ansie, tormenti, inquietudini a cui in passato davano risposta le cosiddette religioni.

Provare tale struttura religiosa del capitalismo (non à la Weber, come costruzione in guisa religiosa, bensì come fenomeno in sé religioso) sarebbe inutilmente polemogeno perché prematuro. Non si può sciogliere la rete su cui stiamo sospesi. Solo il futuro ne darà una visione d'insieme.

Eppure il presente già offre tre tratti di questa struttura religiosa del capitalismo.

PRIMO. Il capitalismo è una religione puramente cultuale, forse la più estrema mai esistita. In esso tutto ha significato solo in rapporto diretto col culto; senza alcuna specifica dogmatica, né teologia. L'utilitarismo ottiene, da questo punto di vista, la sua tonalità religiosa.

SECONDO. A tale concrezione del culto segue: la durata permanente del culto. Il capitalismo è la celebrazione di un culto sans rêve et sans merci [senza tregua e senza pietà]. Non esistono “giorni feriali”: ogni giorno è festivo nel terribile senso di: dispiegamento di tutta la pompa sacrale, dell'estremo sforzo del venerante.

TERZO. Tale culto “colpevolizza e indebita” [verschuldend]. Il capitalismo è forse il primo culto a non espiare, bensì creare “colpa & debito” [verschuldend]. Così tale sistema religioso è immesso in un movimento immane. Una piena coscienza della colpa [Schuldbewuβtsein], irredimibile, ricorre al culto non per espiare in esso questa colpa, bensì per renderla universale, per conficcarla nella coscienza e, infine e soprattutto, per includere Dio stesso in questa colpa, per render pur esso bisognoso di espiazione. Espiazione che non va attesa dal culto stesso, né da una riforma di tale religione (che dovrebbe reggersi su qualcosa di saldo in essa), né da una sua abiura. Essenza di questo movimento religioso (il capitalismo) è procedere fino alla totale e completa colpevolizzazione di Dio: sperare di raggiungere lo stato di disperazione cosmica. Novità storica del capitalismo: la religione non è più riforma dell'essere, bensì la sua tabe. Dilatare la disperazione a stato religioso cosmico; e da ciò aspettarsi la salvezza. La trascendenza di Dio è caduta. Ma non è morto; bensì subisce il destino umano. Tale transito del pianeta Uomo per la casa della disperazione, nell'assoluta solitudine della sua orbita, è l'ethos trovato da Nietzsche. L'oltreuomo è chi per primo inizi di proposito a compiere la religione capitalistica.

Ecco un QUARTO tratto di questa religione: il suo Dio va occultato finché non sarà permesso invocarlo solo allo zenit della sua “colpevolizzazione & indebitamento”. Il culto è celebrato ante una divinità immatura: farsene un'immagine o un'idea lede il segreto della sua maturità.

Pure la psicanalisi costituisce la ierocrazia di questo culto. Freud pensa in guisa affatto capitalistica. Il rimosso, la rappresentazione peccaminosa, è analogo (come non è stato ancora studiato) al capitale, su cui l'inferno dell'inconscio paga un interesse.

Il tipo di pensiero religioso capitalistico trova espressione grandiosa nella filosofia di Nietzsche. L'idea dell'oltreuomo pone il “salto” apocalittico (anziché nel trasmutarsi [Umkehr], nell'espiazione, nella purificazione, nella penitenza) in una crescita del quarto tratto apparentemente continua, ma in realtà esplosiva e discontinua. Crescita ed evoluzione sono incompatibili nel senso del “non facit saltum”. L'oltreuomo è l'uomo storico cresciuto fino ad attraversare il cielo senza trasmutarsi. Nietzsche ha pronosticato questo sfondamento del cielo da parte di un elemento umano cresciuto, che (pure per Nietzsche) è e resta sul piano religioso colpevolizzazione.

Lo stesso vale per Marx: il capitalismo che non si trasmuta diviene socialismo grazie agli interessi semplici e composti che sono funzioni della colpa-debito (tale è l'ambiguità demoniaca del termine Schuld).

Il capitalismo è una religione di puro culto, senza dogma.

Il capitalismo occidentale (come provato per il calvinismo; ma provabile per le altre correnti cristiane) si è sviluppato come parassita del cristianesimo, tant'è che la storia del cristianesimo è in sostanza la storia del suo parassita: il capitalismo.

(Da paragonare: le immagini sacre delle diverse religioni da un lato e dall'altro le banconote dei vari Stati. Lo spirito che parla dall'ornamento delle banconote).
Capitalismo e diritto. Carattere pagano del diritto: Sorel, Réflexions sur la violence, p. 262.
Superamento del capitalismo mediante la migrazione: Unger, Politik und Metaphysik, p. 44.
Fuchs: Struktur der kapitalistischen Gesellschaft (o qualcosa di simile).
Max Weber: Ges. Aufsätze zur Religionssoziologie, 2 voll., 1919-1920.
Ernst Troeltsch: Die Soziallehren der chr. Kirchen und Gruppen (Ges. W. I, 1912).
Si vedano le indicazioni bibliografiche di Schönberg, II.
Landauer, Aufruf zum Sozialismus, p. 144.

Inquietudini: una malattia dello spirito propria dell'epoca capitalistica. Spirituale (non materiale) assenza di scampo: monachesimo errante e mendicante. Una situazione così senza scampo è colpevolizzante-indebitante. Le “inquietudini” sono l'indice di tale coscienza della colpa-di-non-aver-scampo. Le “inquietudini” sorgono dall'angoscia che non c'è scampo a livello comunitario (non individuale-materiale).

Il cristianesimo nell'epoca della Riforma si è fatto capitalismo (anziché favorir il sorger del capitalismo).

Sul piano metodologico andrebbero anzitutto indagati quali legami col mito il denaro abbia stretto lungo la storia, finché ha poi tratto dal cristianesimo così tanti elementi mitici da costruirsi un proprio mito.

Guidrigildo / thesaurus delle buone opere / compenso dovuto al prete. Pluto come dio della ricchezza.

Adam Müller: Reden über die Beredsamkeit, 1816, p. 56 sgg.

Nesso fra capitalismo & dogma della natura dissolutrice del sapere (la quale è in grado di redimerci e insieme di ucciderci): il bilancio quale sapere che redime e che liquida.

Per capire che il capitalismo è una religione, giova rammentare che il paganesimo originario concepisse la religione non come un interesse “superiore” e “morale”, bensì come il più immediato interesse pratico. Cioè, come il capitalismo odierno, esso non aveva chiara la sua natura “ideale” o “trascendente”, bensì stimava l'individuo irreligioso o eterodosso della sua comunità un membro indubitabile della comunità, proprio nel senso in cui la borghesia di oggi considera i suoi membri senza reddito.



Ultima modifica 2020.02.17