Sulla situazione dell’arte cinematografica in Russia

Walter Benjamin (1927)


«Zur Lage der russischen Filmkunst venne redatto nel 1927 e pubblicato in «Die literarische Welt» l’11 marzo 1927 (anno III, n. 10, p. 6)». [L'opera d'arte nell'epoca della riproducibilità tecnica e altri saggi sui media, a cura di Giulio Schiavoni, RCS Libri, Milano 2013].

Versione di: Leonardo Maria Battisti.


I migliori prodotti dell'industria cinematografica russa si possono veder con più agio a Berlino che a Mosca. A Berlino arriva già una cernita che a Mosca invece serve far da soli. E in tale scelta non si sa farsi consigliare: verso il loro cinema i russi hanno un atteggiamento assai acritico. (Es. È noto che il grande successo della Corazzata Potëmkin fu deciso in Germania). Tale insicurezza nel giudizio viene dalla mancanza del termine di confronto europeo. Il governo compra film stranieri convinto che il mercato russo sia tanto importante per le case mondiali in concorrenza fra loro che esse dovrebbero in un certo senso mandargli campioni-réclame a prezzi ridotti. È ovvio che così restano fuori i film buoni e cari. Il difetto informativo connesso è conveniente per il singolo attore russo. Il'inskij lavora copiando Chaplin malissimo, ed è stimato un comico solo poiché Chaplin è qui sconosciuto.

Circostanze interne alla Russia pesano sul film medio in modo grave e generale. Procurarsi copioni adatti è difficile, poiché la scelta del materiale è soggetta a un rigido controllo. In Russia la letteratura è fra le arti quella più libera dalla censura. Il controllo del teatro è molto più rigido, quello del cinema rigidissimo. Tale graduatoria è proporzionale al numero degli spettatori. Sotto tale regime i film migliori sono costituiti attualmente da episodi della rivoluzione russa, quelli ambientati più indietro nel passato costituiscono la media irrilevante, e le commedie sono affatto insufficienti rispetto al livello europeo. Ora il nucleo di tutte le attuali difficoltà dei registi russi sta nel pubblico sempre meno disposto a seguirli nel loro campo più specifico: il film politico che si riferisce all'epoca della guerra civile. Il periodo politico-naturalistico del cinema russo è giunto al suo acme circa un anno e mezzo fa, con un'ondata di drammi di morte e di terrore. Intanto tali temi hanno perso di attrattiva. Ovunque circola l'imperativo della pacificazione interna. Cinema, radio, teatro rifuggono da ogni forma di propaganda.

Il tentativo di accostarsi ad argomenti di carattere pacifico ha portato a un singolare artificio tecnico. Poiché per motivi politici e artistici la maggior parte dei grandi romanzi russi non si può traslare in film, se ne sono tratti i personaggi più noti, che poi sono stati «montati» in una trama liberamente inventata e legata all'attualità. Si prendono personaggi da Puskin, Gogol', Goncarov, Tolstoj, spesso tenendo pure il nome. Questo nuovo cinema russo mostra una predilezione per la lontana Russia orientale. «Per noi non esiste l'“esotico”»: ecco il senso di tale scelta. Infatti l'esotico è visto come elemento dell'ideologia controrivoluzionaria dei popoli colonizzatori. La Russia non conosce il concetto romantico di «lontano Oriente». L'Oriente le è vicino, ed è legato economicamente a essa. Ciò significa inoltre: noi non dipendiamo da Paesi e territori stranieri: la Russia è il sesto continente, riproduce tutto ciò che c'è sulla terra.

Proprio ora è stato prodotto Il sesto continente, un'epopea sulla nuova Russia. Comunque il suo regista, Vertov, non ha assolto il maggior compito: esibire con immagini caratteristiche l'intera e immensa Russia mutata dal nuovo ordine sociale. La colonizzazione cinematografica della Russia è fallita, ma invece se ne sono tracciati i confini rispetto all'Europa, come si vede all'inizio del film. Con la celerità di frazioni di secondo si alternano immagini raffiguranti luoghi di lavoro (stantuffi in azione, braccianti mietitori, lavori di trasporto) e immagini raffiguranti luoghi di piacere del capitale (bar, sale da ballo, circoli). Dai film sociali degli ultimi anni si sono presi alcuni, piccoli particolari (spesso solo dettagli: una mano che accarezza; piedi che danzano; un'acconciatura; un collo ingioiellato), montati sì da alternarli alle immagini di proletari che lavorano per i loro padroni. Purtroppo il film abbandona presto tale schema, per dedicarsi a descrivere le popolazioni e i paesaggi russi la cui connessione con la loro base di produzione economica si accenna troppo vagamente. Quanto ci si muova ancora a tentoni e con insicurezza è esibito dalla sola l'immagine delle gru, delle leve e delle cinghie di trasmissione accompagnata da motivi del Tannhäuser e del Lohengrin. Comunque le riprese palesano lo sforzo di filmare direttamente la vita, senza apparati decorativi e scenici. Si lavora con la cinepresa nascosta: le persone semplici assumono pose ante una falsa cinepresa, per esser in realtà filmate dopo, quando credono che tutto sia finito. La nuova, bella parola d'ordine «Liberiamoci dalla maschera!» mai è valsa di più che nel film russo. E quindi il ruolo della star mai è valso di meno. Non si cerca un attore una volta per tutte, bensì si cercano i tipi richiesti caso per caso. Anzi, si va oltre. Ejzenstejn (il regista della Corazzata Potëmkin) sta preparando un film sulla vita dei contadini dove manco un attore dovrà esserci.

I contadini, nonché il soggetto più interessante del film culturale russo, sono il suo pubblico più importante. Il cinema cerca di fornirgli conoscenze storiche, politiche, tecniche e igieniche in modo chiaro e comprensibile. Ma si è ancora piuttosto sprovveduti ante le difficoltà che si incontrano. Il modo di intendere rurale è radicalmente diverso da quello urbano. Es. Il pubblico rurale non sa cogliere due serie di fatti simultanee (presenti a centinaia in ogni film). Segue solo un'unica successione di immagini, che deve svolgerglisi cronologicamente davanti, proprio come nelle immagini che venivano srotolate nei racconti dei cantastorie. Inoltre si è constatato ripetutamente che parti serie producevano sui contadini un effetto di irresistibile ilarità; mentre viceversa parti comiche erano prese sul serio e arrivavano anche a commuoverli. Così si è iniziato a produrre di proposito film per quei cinematografi ambulanti che arrivano talvolta fino agli estremi confini della Russia, a popolazioni che mai hanno visto città né mezzi di trasporto moderni. Far agire su tali collettivi il cinema e la radio è uno dei più grandiosi esperimenti di psicologia dei popoli intrapresi nell'immenso laboratorio russo. Beninteso: nei cinematografi di campagna prevalgono i film di informazione di ogni specie: argomenti pratici come la difesa dal flagello delle cavallette, l'uso dei trattori, la cura dell'alcolismo. Ma larga parte del programma di questi cinematografi ambulanti resta incomprensibile alla grande massa, istruendo i più progrediti: i membri dei soviet rurali, corrispondenti rurali etc. Così stando le cose si pensa attualmente alla fondazione di un «Istituto per lo studio dello spettatore», in cui studiare sperimentalmente e teoricamente le reazioni del pubblico.

Nel cinema si è così realizzata uno degli ultimi imperativi: «Occupiamoci del villaggio!» Qui come nella letteratura, la politica dà gli impulsi più forti con le direttive che il comitato centrale del partito impartisce ogni mese alla stampa, e che sono trasmesse dalla stampa ai circoli, dai circoli ai teatri e ai film, come in una staffetta. Ma può capitare che tali imperativi causino serie difficoltà. Un esempio paradossale è offerto dallo slogan «Industrializzazione». Dato il vivo interesse verso tutti gli aspetti della tecnica, il film comico parrebbe piacevole. Invece proprio tale passione esclude, per ora, che qualsiasi cosa tecnica possa produrre effetti comici, e le commedie eccentriche importate dall'America sono state un chiarissimo insuccesso. Un atteggiamento ironico e scettico verso le cose della tecnica è inattingibile pel nuovo russo. Inoltre nel cinema russo spariscono interi temi e problemi che erano propri della vita borghese, specie i drammi d'amore nel film (non tollerati). L'accentuazione drammatica o addirittura tragica delle faccende amorose è proibita in tutta la vita russa. I suicidi determinati da un amore tradito o infelice (che si verificano ancora qua e là) sono stimati dall'opinione pubblica del comunismo eccessi grossolani.

Tutti i problemi posti al centro delle discussioni sono per il cinema (proprio come per la letteratura) problemi di contenuto. Con la nuova epoca della pace civile essi sono entrati in un periodo difficile. Il cinema russo troverà una base sicura solo quando i rapporti della società bolscevica (e non solo della vita dello stato!) saranno abbastanza stabili da poter sostenere una nuova «commedia sociale», nuovi ruoli e nuove situazioni tipiche.



Ultima modifica 2019.12.17