Manifestazioni comuniste per il fronte unico in Germania

Bordiga (1922)

 


Articolo per Ordine Nuovo del 16 aprile 1922.
Trascritto dai compagni del Partito Comunista Internazionalista (Battaglia Comunista)


 

Il discorso di Bordiga

Per il Partito Comunista d'Italia, ha la parola il compagno Bordiga.

Subito dopo la conferenza internazionale operaia - egli dice - si riuniscono a Genova i rappresentanti della reazione internazionale, i rappresentanti degli Stati capitalistici per il loro congresso mondiale.

Ad esso partecipano anche i rappresentanti del primo Stato rivoluzionario: La Russia dei Soviet. Ma questi ultimi a Genova non trovano solo i Governi capitalistici del mondo, essi vi trovano anche il proletariato italiano, che nonostante le asprissime lotte e le sanguinose sconfitte subite in questi ultimi tempi, è ancora abbastanza forte per schierarsi in loro difesa contro ogni eventuale attacco delle forze reazionarie.

Compagni, l'attuale situazione mondiale riunisce i lavoratori di tutti i paesi per la difesa contro il capitalismo. L'offensiva del capitale contro le più semplici conquiste del proletariato è in pieno sviluppo.

Non è necessario spiegarvi il perché della necessità del fronte unico operaio contro questo attacco della reazione mondiale alla vita del proletariato.

Anche in Italia la necessità di questa tattica è evidente. Noi la applichiamo per metterci a contatto con quelle masse di lavoratori che non seguono ancora il nostro partito, ma che pur debbono combattere contro l'incalzante offensiva della reazione. Queste masse che non sono ancora schierate intorno alla bandiera del Comunismo, noi vogliamo scuotere e risvegliare in esse lo spirito della lotta di classe, della lotta rivoluzionaria. Oggi non si tratta della conquista del potere politico, ma solo della difesa della semplice esistenza, della difesa contro le bande armate della borghesia: i fascisti.

Senza badare alla loro maturità ideologica, le masse oggi devono schierarsi su di un fronte unico. Noi dobbiamo costringere i dirigenti riformisti, coloro che hanno tradito il proletariato, a dire chiaramente se essi vogliono lottare o no. La parola d'ordine della difesa dell'esistenza pone oggi il proletariato su di un unico piano di lotta. V'è però un pericolo che non dobbiamo nascondere: esso consiste nel fatto che i dirigenti riformisti utilizzano questo fronte unico contro gli interessi del proletariato.

Alla conferenza di Berlino, dei centristi italiani, come Serrati, si sono presentati sotto la veste di rivoluzionari: questa è volgare demagogia.

Compagni, io vi ricordo gli avvenimenti del settembre 1920. Gli operai italiani avevano occupato le fabbriche, i contadini avevano invaso le terre: il proletariato stava per conquistare il potere. Intervennero i dirigenti socialisti i quali iniziarono trattative col Governo e sottoscrissero un compromesso. Gli operai dovettero abbandonare le fabbriche ed i contadini le terre.

A questo noi pensiamo, o compagni, ed è per questo che noi vogliamo, si, il fronte unico, ma il fronte unico rivoluzionario, il fronte unico della lotta per la difesa del proletariato, il fronte unico per la riscossa del proletariato.

L'offensiva della borghesia non ha limiti. Contro il proletariato la borghesia ha il suo esercito, ha le guardie bianche: i fascisti; contro il proletariato essa si serve delle armi di tutti gli eserciti dell'imperialismo mondiale; in difesa della propria dittatura essa si serve di tutti i mezzi, di tutte le forze a sua disposizione. Se il proletariato vuole difendersi, a queste forze, a queste guardie bianche, a questo esercito reazionario, esso deve opporre una forza propria: l'esercito del proletariato.

Compagni, se questo fronte unico si farà, noi non dobbiamo tollerare che si pongano degli ostacoli per il suo sviluppo, che si perda del tempo prima di passare all'azione.

Dobbiamo dire ai dirigenti dei partiti socialisti: Non basta tenere dei discorsi, non basta pronunciare delle parole rivoluzionarie; è necessario creare il fronte unico nella lotta per la difesa del tenore di vita del proletariato, delle sue semplici conquiste sindacali contro la criminale ed insensata politica di rapina del Capitale dell'Intesa, contro il trattato di Versailles.

Ai dirigenti riformisti noi dobbiamo chiedere: volete voi, si o no, lottare contro il trattato di Versailles? La nostra posizione è chiara. Noi diciamo: lotta internazionale unitaria, decisa e spietata contro questo trattato, contro la borghesia internazionale. Quando noi comunisti poniamo questo problema, lo poniamo come un problema rivoluzionario e come tale lo risolviamo. Con questo spirito, compagni, noi vogliamo il fronte unico e la lotta.


 

 

Rilievi sulla conferenza di Berlino

(Intervista col compagno Bordiga)

 

 

Ieri sera il compagno Bordiga capitò inatteso, nella redazione del Comunista. -Come mai! Già di ritorno? Credevamo che tornando da Berlino, ti saresti fermato a Genova.

-Perché mai avrei dovuto sostare a Genova?!

-Mah! Credo però che non ti stupirai anche se ti chiederò le tue impressioni sulla conferenza di Berlino.

 

Scarso progresso

-Le mie impressioni sono quelle che certo anche tu hai provato leggendo i giornali: la Conferenza di Berlino, per le opposizioni della seconda Internazionale e nonostante gli abili entusiasmi della secondo e mezzo, ha in verità segnato un progresso assai poco notevole verso la costituzione del così detto fronte unico socialista.

-Anche Radek ha riconosciuto ciò. Ma non è questo che io ti chiedevo. Io intendevo riferirmi ai lavori della Conferenza, per quel che concerne quei particolari che non abbiamo appreso attraverso i giornali.

-Tu sai, innanzi tutto, che io, in seguito alle difficoltà incontrate per ottenere il visto tedesco al passaporto, giunsi a Berlino precisamente nell'ultimo giorno della Conferenza. Non potetti quindi seguire dappresso che l'ultima parte dei suoi lavori. La quale però, è stata la più importante. Perché il conflitto fra la seconda Internazionale ed il progetto di risoluzione presentato da Adler, da un lato, e le discussioni avvenute in seno alla delegazione della Terza Internazionale - alle quali io partecipai - dall'altro, tendenti a precisare fino a che punto fosse opportuno da parte nostra "mollare" sul terreno delle concessioni, rappresentarono il nocciolo della Conferenza di Berlino.

-Su quali punti, soprattutto, la seconda internazionale prese atteggiamenti di opposizione?

-Sulla questione del trattato di Versailles e sulla cosiddetta inopportunità di convocare la nuova conferenza mondiale dell'Internazionale, durante la conferenza di Genova. . .

-... per motivi ben noti. E su quali punti del progetto di Adler si fermò l'attenzione della Delegazione comunista, per chiedere la modifica o la soppressione?

-Soprattutto su quelli che concernevano la Georgia e la questione del processo ai socialisti rivoluzionari. La discussione intorno a questi argomenti fu esauriente e vivace. Già durante tutta la giornata, vi fu una grande tensione, e parecchie volte sembrò che la Conferenza stesse per chiudersi con una brusca rottura. Ma i compagni che nella delegazione sostenevano il concetto della opportunità di condurre a termine la Conferenza senza addivenire a decisivi contrasti, dettero alle questioni una soluzione che lo stesso Lenin, in un articolo sulla Pravda ...

-Nel quale articolo ...

-ne parleremo di qui a poco; soluzione dunque che lo stesso Lenin ha definita eccessivamente transigente. I nostri compagni che hanno voluto seguire questa tattica, sono i primi a riconoscere che essa ci ha condotto a fare delle ben dolorose concessioni. Ma essi sono convinti della necessità di fare intervenire ad ogni costo la seconda Internazionale alla nuova Conferenza mondiale, per dimostrare che tutti i comunisti han tentato allo scopo di creare il fronte unico, e che il fallimento di esso nelle forme oggi perseguite, non dipende che dalla irriducibile ostilità dei gialli. Ad ogni modo, la delegazione comunista chiese ed ottenne che venisse soppresso un accapo in cui il processo ai socialisti rivoluzionari veniva senz'altro liquidato in questa formula: "La Conferenza dichiara che i partiti proletari hanno il dovere di lavorare con ogni loro energia nei rispettivi paesi per la liberazione immediata di tutti i prigionieri politici, particolarmente di quelli che si trovano sotto la minaccia di persecuzioni o condanne in seguito alla guerra civile".

Nell'accapo seguente vennero proposte varie formulazioni: da parte nostra si respinse energicamente quella secondo cui la delegazione dell'Int. Com. avrebbe dovuto prendere impegno di fare pressioni sul Governo russo a favore degli imputati. Il testo definitivo è noto, e a me personalmente non sembra tuttavia felice. Su tale punto il Comitato ristretto composto di tre membri per ciascuna delegazione - Zetkin, Frossard e Radek per i comunisti - lavorò penosamente per ore e ore.

-E tu che parte prendesti alle discussioni?

-Pur essendo disciplinatissimo, naturalmente, nelle sedute plenarie della Conferenza - non assistetti d'altronde che all'ultima, durata appena mezzora, e nella quale infondo non si fece che prendere atto delle conclusioni del Comitato dei nove - alle decisioni prese dalla maggioranza della delegazione comunista, nelle discussioni avvenute in seno a quest'ultima, io dichiarai di attenermi personalmente al punto di vista del Partito comunista d'Italia.

Quando si trattò di votare le proposte di modifiche accettate da Radek, io mi astenni, perché l'alternativa era fra la formulazione di Adler e l'altra, nessuna delle quali personalmente condividevo.

-Fosti solo in quest'atteggiamento?

-No il compagno Frossard si astenne con me. Il compagno Radek rispose ribattendo sempre sul concetto cui già ti ho accennato: le concessioni debbono essere intese dialetticamente, in rapporto cioè allo sviluppo dell'atteggiamento nostro contrapposto a quello della seconda Internazionale. Ma l'articolo di Lenin sulla Pravda, e persino alcune frasi di Radek, dimostrano che in realtà, pur partendo da questa premessa, si possono giudicare eccessive le concessioni.

 

L'intransigenza di Serrati

-E dell'intransigenza. . . di Serrati, che ne dici?

-Sebbene alcuni compagni si siano mostrati abbastanza ben disposti verso la seconda Internazionale e mezzo, per l'atteggiamento da essa preso durante la Conferenza io credo - e questo affermai anche nell'affollatissimo comizio di Berlino - che è per noi assai più pericoloso l'atteggiamento opportunista e pseudo rivoluzionario dei socialdemocratici della due e mezzo, anziché quello della seconda Internazionale apertamente socialpatriota e riformista. Evidentemente questo giudizio vale anche per il buffonesco atteggiamento del signor Serrati che osa al suo solito, chiacchierare da massimalista a Berlino mentre agisce da socialtraditore in Italia. Basta notare il fatto che nella dichiarazione dei massimalisti italiani a Berlino si afferma la necessità di difendere strenuamente i salari, mentre in Italia hanno ufficialmente ratificata e sostenuta, come giornale e come partito, la tattica della Confederazione, che in tutti i modi si è opposta a qualunque tentativo che si proponesse sul serio la difesa del salario e delle altre conquiste proletarie. Ma Serrati ha sbagliato i suoi calcoli, questa volta che non ha perduto il treno. Perché ad esempio, la proposta da lui avanzata di ammettere nel Comitato per l'organizzazione della Conferenza socialista internazionale anche i rappresentanti di quei partiti proletari che non appartengono ad alcuna Internazionale non è stata presa in nessuna considerazione da nessuna parte.

-Che ne pensi di questo Comitato?

-Nel verbale delle discussioni della delegazione comunista io ho fatto inserire una mia dichiarazione nella quale mi ponevo contro la costituzione di qualunque organo permanente delle tre Internazionali. Radek ha obbiettato che non si tratta di organo permanente, ma di Commissione incaricata di preparare la Conferenza socialista internazionale. A parte altre considerazioni, sta di fatto che questo Comitato ha anche il compito di interessarsi del processo dei socialisti rivoluzionari e della Georgia.

 

Nessun dissidio tra i comunisti

-Dunque, c'è nulla di vero nell'affermazione recentemente fatta dalla stampa socialdemocratica, circa i presunti dissidi avvenuti nel seno della delegazione comunista?

-Assolutamente nulla. E' inutile ripetere che le polemiche attualmente in corso nell'Internazionale comunista circa le vie per cui si dovrà pervenire al fronte unico di tutto il proletariato rivoluzionario, non partono da divergenze fondamentali, ma esclusivamente da diversa e nemmeno opposta maniera di giudicare le situazioni in rapporto alla tattica da usarsi per raggiungere un fine comune a tutti. Tutti i delegati comunisti, ad esempio, si trovano molto a disagio nella Conferenza di Berlino. Questo disagio od almeno stretto riserbo, non era provocato da motivi sentimentali, ma esclusivamente dalla coscienza che tutti quanti avevano di essere non per collaborare con i nemici del proletariato rivoluzionario, ma per tentare i mezzi più arditi per smascherarli e liquidarli definitivamente.

Un'ultima domanda: Come mai si spiega il fatto che la seconda Internazionale non ha voluto che la nuova Conferenza mondiale delle Internazionali coincidesse con la Conferenza di Genova; mentre ha accettato di partecipare ai comizi che il 20 corrente mese si terranno contro la Conferenza di Genova, in tutto il mondo?

-Questa accettazione, in linea di massima, può essere definita esclusivamente formale. Difatti i socialdemocratici di Berlino hanno, ad esempio, già dichiarato che non parteciperanno al comizio.

 


Ultima modifica 13.09.2000