Metodo e partito scienza

Arrigo Cervetto (1991-1996)

 


Edizioni Lotta Comunista
Trascritto per internet da Antonio Maggio (Primo Maggio), agosto 2001


 

2] Infantilismo moralistico
metodo e moralismo
metodo e nuova cultura
metodo e scienze naturali
metodo ed espansione territoriale
pratica e scienza moderna
metodo e cosmo
metodo e abilità politica difensiva

METODO E MORALISMO[9]
Machiavelli si limita a descrivere il "meccanismo" del Governo e i mezzi politici e militari che rafforzano lo Stato.

La sua concezione può essere sintetizzata in alcuni punti.

1) Unificazione dell'Italia tramite quel "Principe" (Stato) che sia più forte degli altri e che si schieri contro il Vaticano (su questo punto la "concezione nazionale" del fiorentino rivela un riferimento all'esempio francese).

2) La forza del "Principe" (Stato) per emergere ed imporsi deve abolire le insicure bande mercenarie e costituirsi in esercito nazionale.

3) Lo Stato italiano, costituito con la forza, dovrà adoperare ogni mezzo per imporre, tramite la legge, la "riforma morale" alla società.

4) Una volta che la società non sarà più "corrotta", si porrà non più il problema dell'instaurazione ma quello della conservazione dello Stato. Ciò è possibile solo attraverso la legge, ossia attraverso il consenso dei cittadini.

5) La forza sociale che può instaurare uno Stato di questo tipo non è la nobiltà, divenuta fonte di corruzione, bensì il "Principe" assieme ai cittadini, ossia alla borghesia.

Le regole della politica stabilite da Machiavelli, data la loro empiricità e lo sfondo moralistico che le anima, dove l'ideale di Stato sono la Città-Stato greca e la Repubblica Romana, non possono essere riconosciute come criteri scientifici.

Il pensatore è disgustato dalla "corruzione" dell'Italia cinquecentesca. E' la contraddizione della sua teoria politica.

L'analisi politica diventa scienza quando riesce a scoprire la realtà oggettiva, ed assolve a questo compito quando riesce a superare il giudizio morale, dato che la realtà deve essere conosciuta per quello che è e non per quello che dovrebbe essere secondo la passione soggettiva.

Ogni classe giovane ed ogni nuovo movimento inevitabilmente risente dell'infantilismo moralistico e spesso, come capita al movimento operaio, tale infantilismo si trascina nei secoli come una maledizione laica.

L'infantilismo moralistico contribuisce a ritardare la conquista e l'assimilazione della scienza.

Machiavelli, stabilendo il primato della politica sulla morale, apre la strada alla scienza ma, subito dopo, ricade nel moralismo e ritarda la prosecuzione del cammino intrapreso.

Il Cinquecento è stato definito il "secolo di rottura" della storia mondiale che vede la presenza di differenti livelli di sviluppo. Le condizioni più favorevoli allo sviluppo capitalistico si trovano nell'Europa Occidentale grazie alla vicinanza alle rotte marittime del commercio e alla lontananza dalle sistematiche invasioni dall'Asia.

Lo spazio permette all'area europea occidentale di preservare le forze produttive dalla distruzione degli invasori e di favorire l'accelerazione dei tempi della produzione anche con l'accesso alle ricchezze saccheggiate in America, in Asia e in Africa.

Lo spazio-terra gioca a favore dell'Europa Occidentale e lo spazio-mare la pone in condizioni di superiorità. L'invasione via terra esprime una forma arretrata in confronto all'invasione via mare che le flotte europee conducono nei riguardi di quella stessa Asia minacciosa ad Est.

La dialettica di spazi qualitativamente diversi diventa, nello stesso tempo, la dialettica di tempi storici non equivalenti.

Le prime forme capitalistiche appaiono, all'interno della società feudale, con la manifattura, sia decentrata che centralizzata. Le forze produttive si sono sviluppate nell'artigianato, nell'agricoltura, nel commercio dando luogo ad una crescita della scienza e della tecnica, vere e proprie intelaiature della società civile dove filosofia della politica e politica della filosofia si concretizzano.

La questione militare, nell'arco di pochi decenni, compie un balzo in avanti.

Grazie al progresso della metallurgia inizia l'uso della polvere da sparo per i cannoni e per le armi leggere.

L'arma da fuoco, nel Cinquecento, fa operare una svolta alla strategia: le corazze della cavalleria diventano vulnerabili, l'artiglieria può distruggere le fortezze, prima inespugnabili, artiglieria e fanteria lentamente prendono il posto della cavalleria pesante.

Matura lo spazio continentale e il tempo lungo di una guerra che doppia il secolo.

 

METODO E NUOVA CULTURA[10]
La divisione del lavoro nella produzione artigianale è collegata allo sviluppo tecnico dell'attività tessile e dell'estrazione mineraria seguita dalla lavorazione dei metalli.

Lo sviluppo delle forze produttive è permesso dalla "accumulazione originaria'', ossia dalla espropriazione dei produttori diretti della campagna e della città e dal loro costituirsi in forza-lavoro libera, ed è favorito dall'accumulazione di grossi capitali in mani private.

In Inghilterra questo processo si svolge nella forma classica e completa. I contadini vengono espropriati, eliminati come classe, spinti forzatamente, tramite leggi apposite, nella manifattura alla quale affluiscono i capitali in mano privata derivati dalla spoliazione delle popolazioni con commerci e pirateria.

Negli altri paesi il processo si configura in forme meno precise ed origina una eccezionale complessità sociale dato che, nel periodo manifatturiero, il capitalismo non è ancora il modo di produzione dominante. Le vecchie classi dei feudatari, dei contadini, degli artigiani permangono e quantitativamente sono prevalenti.

Sussiste, perciò, la sovrastruttura politica, lo Stato feudale.

La conseguenza delle scoperte geografiche e del formarsi dei primi elementi del mercato mondiale e i legami regolari che si instaurano tra le diverse parti del mondo segnano l'inizio di una nuova tappa storica, una tappa che dura un secolo e mezzo, dalla scoperta dell'America sino alla fine della Guerra dei Trent'anni nel 1648.

La storia moderna nasce con i cannoni e con i libri.

Dato che accanto alle vecchie classi ne sono sorte di nuove (capitalisti proprietari dei mezzi di produzione e operai salariati) la nuova tappa storica costituirà un periodo di particolare acutizzazione e complessità delle lotte delle classi che si riflette nel prodigioso balzo del pensiero filosofico e politico.

Il problema del potere e dello Stato, investito dalla pratica, è messo a fuoco nella teoria come poche volte è capitato nella storia.

Il primo atto si compie in Germania con la Guerra dei Contadini e con la Riforma protestante. Qui la produzione capitalistica, ancora ai primi passi, e il frazionamento economico e politico del paese rendendo impossibile lo sviluppo della struttura. Il tentativo di rivoluzione è sconfitto da un ostacolo che non troveranno le rivoluzioni borghesi in Inghilterra e in Francia, dato che opereranno nella condizione dell'unità politica realizzata dallo Stato assolutista.

D'altra parte i Paesi Bassi, più maturi capitalisticamente, vedono la vittoria della rivoluzione borghese che si svolge nella forma di lotta nazionale di liberazione contro una Spagna feudale che impedisce lo sviluppo. Ed è proprio in relazione allo sviluppo economico-sociale che si modificano la cultura e l'ideologia adatte al cambiamento rivoluzionario.

I mutamenti culturali si esprimono con l'ideologia dell'umanesimo nel Rinascimento e con l'ideologia religiosa protestante nella Riforma; la critica al cattolicesimo del Medioevo ispira la cultura che si articola in varie correnti di strati feudali, borghesi e popolari e orienta la lotta contro il Papato, lotta che rafforza l'indipendenza dei giovani Stati europei.

Questi movimenti forniranno l'involucro ideologico-religioso alle prime rivoluzioni borghesi, le quali potranno così parlare il linguaggio delle masse e riempire i valori tradizionali di nuovi contenuti economici e sociali.

Nelle scienze naturali, necessarie allo sviluppo tecnologico delle forze produttive, avviene, invece, la maggiore rottura con la teologia.

 

METODO E SCIENZE NATURALI[11]
Nell'astronomia, nella geografia, nella medicina e, in genere, nelle scienze dedicate alla natura avviene la rottura con l'ideologia teologica dominante; la rottura avviene nel campo della trasformazione tecnico-produttiva della natura.

Negli altri campi l'involucro rimane religioso, cioè ancora sottoposto alla teologia sulla quale viene tentata la riforma. Il rapporto scienza-ideologia e, in generale, un rapporto complesso e tanto più lo e nel periodo preso in esame. Anche per questa ragione non può essere visto in se, ma come un periodo determinato dall'evoluzione dei rapporti

sociali.

La teologia viene attaccata proprio da quelle forze sociali che la incontrano come intralcio allo sviluppo economico. Questo fatto avrà profonde ripercussioni, in seguito, nella formazione

delle correnti filosofiche che e delle correnti politiche. Si può vede re un legame con le forme politiche della "nazione".

Le "nazionalità" medievali, con la comunanza di territorio lingua e cultura, sono la base potenziale del la "nazione" borghese che vi aggiunge la comunanza economica o mercato nazionale.

Al processo strutturale di formazione de mercato nazionale corrisponde un processo sovrastrutturale che porta allo Stato assolutistico, processo caratteristico del Cinquecento e del Seicento. La classe dominante della vecchia società feudale e costretta ad adattarsi ai nuovi processi di sviluppo e crea, di conseguenza, una nuova forma di Monarchia feudale che sostituisce la Monarchia rappresentativa fondata sugli "Stati" del Trecento e del

 

Quattrocento.
La monarchia assoluta emerge, cosi, come la forma più alta di centralizzazione dello Stato feudale, la forma politica che raccoglie in se il potere legislativo e il potere esecutivo.

Scrive Marx, nella "Critica moralistica e critica morale":

"la monarchia assoluta appare nei periodi di transizione, quando i vecchi "Stati" feudali vanno in disfacimento e dal ceto medievale dei cittadini si origina la moderna classe della borghesia, e quando nessuna delle fazioni in lotta ha ancora avuto il sopravvento sull'altra ". La tesi di Marx sul mancato sopravvento delle fazioni e importante perché spiega non solo la nuova forma politica assolutistica ma anche il carattere centralistico di esercizio.

Il nuovo potere politico esecutivo e, certamente, espressione di un equilibrio tra classi e fazioni. come a volte

v1ene ricordato a proposito del bonapartismo. Resta da approfondire la ricerca sui vari tipi di equilibrio e sulla loro inevitabile dinamica centralistica. Alla fine del Quattrocento, dopo la Guerra delle Due Rose, l'Inghilterra e unificata sotto i Tudor. Nel Cinquecento e nel Seicento il nuovo Stato lotterà, prima contro la Spagna e poi contro l'Olanda, per stabilire le rotte commerciali.

In Francia la lotta avviene all'interno per il consolidamento dello Stato e all'esterno contro i piani imperialistici degli Asburgo, basati sulla Spagna, l'Austria, la Germania. In questa lotta, la Francia si allea con la Turchia e favorisce la divisione della Germania in tanti piccoli Stati.

La Spagna raggiunge la massima potenza a meta del Cinquecento, grazie ai possedimenti coloniali, dopodiché inizia la decadenza e i Paesi Bassi si distaccano.

Anche in Italia una rapida decadenza ed un accentuato frazionamento iniziano a meta del secolo, dopo che nei due secoli precedenti alcune città era no state le culle dello sviluppo capitalistico.

 

METODO ED ESPANSIONE TERRITORIALE[12]

Manovrando tra nobiltà e borghesia priva di diritti, il potere esecutivo dello Stato assolutista ha la possibilità di raggiungere una apparente e relativa indipendenza; favorendo i contrasti nelle istituzioni rappresentative, nel potere legislativo, fra la nobiltà, il clero e la borghesia, le immobilizza.

Lo Stato assolutista svolge tuttavia un ruolo storico progressista perché: 1) unifica grandi territori; 2) assicura l'ordine e favorisce lo scambio mercantile; 3) crea, in questo modo, condizioni favorevoli per lo sviluppo capitalistico; 4) favorisce la borghesia, poiché lo sviluppo dell'industria e del commercio assicura un crescente gettito dell'imposta; 5) concede, di conseguenza, prestiti agli imprenditori, applica la politica doganale, conduce guerre commerciali all'estero.

Dice Marx, nello scritto citato, che la monarchia assoluta vede nella protezione del commercio e dell'industria la condizione indispensabile della propria grandezza e potenza nazionale.

Ma la condizione della grandezza dello Stato assolutista e anche quella del rafforzamento della borghesia tesa ad eliminare ogni ostacolo al suo sviluppo economico.

Nella Germania occidentale e sud-occidentale, dove all'inizio del Cinquecento passavano le vie commerciali dal Mediterraneo verso il Nord, erano cresciute rapidamente le città e si erano sviluppati i rapporti capitalistici. Ma, dopo la repressione della Guerra dei contadini e in seguito allo spostamento dei flussi commerciali sull'Oceano Atlantico, anche in quelle zone tedesche si interrompe lo sviluppo economico.

Le conseguenze sul pensiero filosofico e politico si fanno subito sentire, cosi come sull'andamento delle forme statali stesse. La Corona del Sacro Romano Impero, che e una specie di monarchia rappresentativa, apparteneva agli arciduchi d'Austria (Asburgo), i quali, in alleanza con il Papato, volevano rafforzare la propria sovranità sull'Impero, estenderlo ulteriormente, opporsi alla formazione di Stati nazionali.

Questa politica e' energica con Carlo V (1519-1556) che nell'Impero include la Spagna e tutte le colonie.

Ma anche dopo la disgregazione della monarchia di Carlo V, la politica degli Asburgo prosegue nel tentativo di affermare la sua sovranità e di bloccare la costituzione di Stati nazionali.

Il declino di Spagna e Italia al Sud, con conseguente disgregazione del Sacro Romano Impero e indebolimento del Papato, aiuta l'ascesa del Nord.

Già a meta del Seicento la Svezia e il più forte Stato del Nord, dopo avere, con una serie di guerre, soppiantato la presenza della Danimarca. Il Baltico, con il suo commercio, diventa un "lago svedese".

Lo Stato russo, anch'esso in ascesa, non vuole essere escluso dal dominio del Baltico. Nel Quattrocento la Turchia aveva sottomesso i Balcani e minacciato l'Europa centrale e sudorientale. La Boemia e l'Ungheria, sconfitte nel 1526 dalla Turchia, erano finite sotto l'Austria la quale diveniva, in questo modo, uno Stato plurinazionale in funzione anti turca. La Russia trova, cosi, bloccata una direttrice di espansione verso l'Europa centrale e sud-orientale. A Nord la Polonia si oppone all'espansione della Russia nel Baltico e la Svezia prepara lo scontro armato.

Perciò la Russia si espanderà ad oriente sino all'Oceano Pacifico, annettendo molte etnie e nazionalità.

La direttrice asiatica sarà, in gran parte, il portato delle resistenze incontrate dalla Russia in tre direzioni.

Per insediarsi in Ucraina e in Bielorussia deve scontrarsi con la Polonia e la Lituania, per affacciarsi sul Baltico deve confrontarsi con la Svezia e per bagnarsi nel Mar Nero deve vedersela con la Turchia.

Premuto da più parti, lo Stato in area slava assume forme autocratiche.

PRATICA E SCIENZA MODERNA[13]

Lo sviluppo degli strumenti tecnici accentuò la divisione sociale del lavoro nel XVI secolo. L'aumento della produttività determinò l'aumento del plusprodotto e, quindi, delle entrate delle classi dominanti e dello Stato. Ciò, a sua volta, spinse ad una ulteriore divisione sociale del lavoro. Le attività minerarie, metallurgiche, tessili, manifatturiere in generale raggiunsero l'autonomia dall'agricoltura e provocarono mutamenti nelle campagne dove si ebbe la crescita della produzione e dell'allevamento destinati allo scambio con i prodotti industriali.

Il commercio delle merci agricole e dei manufatti industriali espanse le città, nel complesso, anche se alcune in particolare, mentre altre, come Firenze, decaddero in quanto centri lanieri.

Iniziò il processo di disgregazione della piccola produzione. Il perfezionamento tecnologico dei mezzi di produzione richiedeva quantità di denaro che il piccolo produttore possedeva.

Perciò, per acquistare le nuove macchine, l'artigiano doveva contrarre prestiti proprio con il mercante di merci e di denaro al quale consegnava i prodotti. Con l'introduzione del nuovo macchinario, settori industriali come il minerario e il metallurgico non poterono essere condotti dai piccoli produttori. Il processo produttivo assunse sempre più un carattere sociale e divenne complesso e articolato in modo tale da mettere i singoli settori in rapporti di scambio che travalicavano il mercato locale e richiedevano, di conseguenza, trasporti a lunga distanza.

I mercanti divennero il tramite che rese possibile tale scambio e che permise la produzione su vasta scala e la grande impresa concorrenziale, la grande manifattura concentrata. Si avviò la "accumulazione primitiva" e si formarono i grandi capitali.

Le nuove tecniche si estesero ai trasporti, e alla navigazione in particolare, oltre che all'agricoltura dove disboscamenti e bonifiche, facilitate dall'evoluzione dei mezzi di lavoro forniti dalla metallurgia, allargarono l'area coltivabile e resero possibile il passaggio dall'avvicendamento biennale a quello triennale ed anche quadriennale delle colture, come in Olanda e in Inghilterra.

Nella navigazione, dopo la bussola e il sestante, furono le navi più manovrabili e più mobili, come le caravelle, a segnare il progresso. La ruota d'acqua, perfezionandosi, svolse un ruolo primario non necessitando più di grandi fiumi e potendo essere azionata da canali idrici artificiali.

La ruota permise il miglioramento del filatoio nelle lavorazioni tessili e l'impiego di congegni meccanici più complessi in quelle minerarie. La ruota ad acqua intervenne nell'azionare i mantici nei forni di fusione dei metalli, elevandone la temperatura, e nell'utilizzo di pesanti martelli nella lavorazione del ferro. Sempre con la forza motrice dell'acqua si svilupparono le prime macchine utensili necessarie alla trasformazione del ferro in liste e in filo. La creazione del trapano si collegò alla crescita dell'artiglieria e alla perfezione della meccanica di precisione, derivata in parte dalla produzione dell'orologio a molla. Nel secolo e mezzo della affermazione dei grandi Stati moderni lo sviluppo delle forze produttive e dei rapporti di produzione capitalistici richiese un balzo in avanti della scienza. L'impiego massiccio di meccanismi nelle lavorazioni e delle armi da fuoco nell'attività militare fornirono elementi pratici per la ricerca scientifica nella meccanica e per la soluzione di problemi matematici. Ad esempio: le esigenze pratiche dell'artiglieria richiesero la definizione della traiettoria, postulando la formulazione delle leggi sulla caduta e sul moto dei corpi.

La creazione di strumenti idrotecnici richiese la ricerca di leggi idrodinamiche e la intensificazione dei trasporti marittimi pretese metodi astronomici che stabilissero la longitudine.

L'impiego delle lenti condusse allo studio dei fenomeni della rifrazione della luce. Le conoscenze chimiche aumentarono con i progressi della metallurgia e della tintoria. La pratica rese necessaria la scienza.

METODO E COSMO[14]

Ciò che determinò il progresso tecnico, a sua volta lo permise. Vennero inventati il microscopio e il telescopio, ossia macchine che non servono direttamente alla produzione ma alla scienza, il termometro, l'igrometro, il barometro a mercurio.

Questi stessi strumenti permisero una lotta per liberare la scienza dalla scolastica teologica, poiché permettevano di vedere ciò che prima non era visto, cioè di vedere una realtà oggettiva sconosciuta.

Come spiega Engels nell'Introduzione alla "Dialettica della natura", il primo settore delle scienze naturali nel quale si manifestò il nuovo spirito scientifico e furono realizzate le più grandi scoperte fu l'astronomia.

Copernico (1473-1543) attaccò la concezione geocentrica (Aristotele-Tolomeo) che corrispondeva all'ideologia cristiana per la quale "la Terra era al centro del creato". Criticare la concezione geocentrica significava attaccare la Chiesa e la sua dottrina ufficiale teologica.

Nel 1507 Copernico dimostrò l'esattezza della teoria eliocentrica, secondo la quale i pianeti ruotano intorno al sole, ma solo nel 1543, proprio il giorno della sua morte, uscì il libro "Sulla rivoluzione dei corpi celesti". Fino all'ultimo l'autore non si decise a scendere apertamente in campo.

L'importanza della teoria eliocentrica fu enorme, tanto che Lutero e i Protestanti l'attaccarono subito, seguiti dalla Chiesa cattolica.

La prima vittima fu Giordano Bruno (1548-1600), che nacque cinque anni dopo la morte di Copernico e che visse nella seconda metà del Cinquecento prima di finire arso sul rogo.

Giordano Bruno sviluppò la teoria di Copernico sostenendo che il mondo è infinito, con una moltitudine di corpi celesti e composto da una sostanza materiale unica. Affermò che il Sole è solo una delle tante stelle e che la Terra è solo uno dei tanti corpi celesti, simile ad altri.

Nell'ultima parte del Cinquecento e nella prima del Seicento si concentrarono i grandi cervelli che affrontarono l'Universo.

Galileo Galilei (15641642) è più giovane di Giordano Bruno di appena sedici anni e il tedesco Johann Keplero (1571-1630) di ventitré.

Il fisico ed astronomo italiano, con il telescopio da lui costruito, confermò la teoria di Copernico, teoria dichiarata eretica nel 1616.

Ricorrendo alle leggi della meccanica da lui formulate, confutò definitivamente Tolomeo sulla immobilità della Terra.

Nel 1633 fu costretto dall'Inquisizione a ritrattare.

Keplero, spinto dalle persecuzioni dei cattolici a vagare in varie città, perfezionò Copernico e dimostrò che i pianeti si muovono secondo delle ellissi e non secondo il moto circolare.

I lavori di Galilei e di Keplero prepararono il terreno ai "Principi matematici della filosofia naturale" (1687) di Isacco Newton che definirono le leggi fondamentali della meccanica e la legge della gravitazione universale.

METODO E ABILITA’ POLITICA DIFENSIVA[15]

Alcune note manoscritte di Engels sulla storia della Germania rivestono un particolare interesse teorico.

L'autore affronta il periodo dal 1500 al 1648 e scrive:

"La Germania si disaggrega sempre di più: il centro è estremamente debole alla fine del XV secolo, mentre la Francia e l'Inghilterra sono più o meno centralizzate e formano già una nazione. Essendo occupati a colonizzare i territori stranieri i principi tedeschi, e l'Imperatore che li seguiva sempre di più, non furono minacciati da un'invasione straniera nel cuore stesso della Germania, in modo che il bisogno di unità nazionale si fece sentire meno che in Francia (che dovette difendersi ed unirsi contro gli Inglesi nel corso della guerra dei Cento anni, in cui la piccola nobiltà centrifuga fu decimata), che in Spagna (che veniva appena dall'essere riconquistata e liberata dai Mori), che in Russia (da dove erano cacciati i Tartari), che in Inghilterra (cacciata dalla Francia ed impegnata nella guerra delle Rose, in cui fu decimata la nobiltà feudale)".

La spinta all'unità nazionale viene individuata nella minaccia di una invasione straniera.

L'unità nazionale sorge come necessità di difesa, sia in Francia che in Inghilterra.

La Germania è occupata a colonizzare i territori stranieri e sente meno la necessità di una difesa.

Nell'esposizione della teoria dello Stato si tiene poco conto, al contrario di Engels, della colonizzazione dei territori, ossia di un fenomeno storico che ha accompagnato la formazione delle istituzioni.

Scrive l'autore:

"In Europa c'era il Rinascimento, vale a dire la decadenza generale del feudalesimo e l'ascesa delle città, col regno della monarchia assoluta, che sviluppa il futuro mercato nazionale, crea un'industria di Stato; detto in altre parole, sviluppa la futura nazione borghese grazie alla violenza politica concentrata nello Stato".

L’Europa del Rinascimento è l’Europa della monarchia assoluta che concentra nello Stato la violenza politica, prima decentrata nei poteri feudali.

L'assolutismo, concentrando la violenza politica, sviluppa la "futura nazione borghese" e prepara il terreno al nuovo Stato.

Engels dice che la Germania era al livello degli altri paesi europei.

La valutazione riveste un particolare significato perché vanifica ogni concezione sulla presunta gradualità della evoluzione economica e statale, evoluzione che per il materialismo storico procede, invece, tramite rotture, catastrofi e balzi.

Perde ogni valore la tesi secondo la quale lo Stato assolutista in Germania si formò solo quando lo permise lo sviluppo economico.

Scrive Engels:

"La Germania si mantenne né bene né male allo stesso livello degli altri paesi dell’Europa occidentale ma la potenza dell'Imperatore, sprecata all'estero, fece difetto all'interno, cosicché la decomposizione feudale e l'ascesa delle città ebbero qui un effetto decentralizzatore, contro il quale dappertutto altrove la monarchia assoluta seppe reagire, mantenendo l'unità nazionale contro le tendenze centrifughe della società".

Malgrado uno sviluppo economico al livello di quello degli altri paesi europei, la Germania non centralizza la violenza politica in uno Stato assolutista. Non è lo sviluppo della produzione a difettare, come spesso sentenzia un determinismo meccanicista ricco di presunzione e povero di conoscenza storica.

E' la decomposizione feudale a provocare una decentralizzazione, in assenza di una azione politica da parte di una monarchia che non ha l'urgenza della difesa.

Engels ribadisce la tesi:

"Il fattore della violenza politica della monarchia centralizzatrice venne dunque a mancare alla Germania che avrebbe potuto essere unificata piuttosto che altrove, se la dignità d'Imperatore romano (e la pretesa al dominio mondiale che gli suggeriva il fatto di credere di essere il successore di Roma) non avesse impedito la formazione di uno Stato nazionale tedesco e non avesse fatto sprecare le forze nelle spedizioni italiane (in cui l'Austria perderà le sue forze fino ad oggi)".

La Germania difetta di violenza politica centralizzatrice, difetta di ideologia nazionale. E' prigioniera della ideologia feudale dell'Imperatore.

"In queste condizioni, l'Imperatore continuava ad essere eleggibile (come i primi re franchi!), il che impediva alla nazione di confondersi con una casa reale: nel XV secolo soprattutto, si cambiava dinastia nei momenti decisivi, non appena i principi si sentivano minacciati".

La forma politica dell'Impero impediva, in definitiva, la concentrazione della violenza politica. La democrazia dei nobili frena l'assolutismo dei borghesi!

I pregiudizi liberali e democratici non riescono a cogliere la profondità dell'analisi di Engels:

"In Francia, noi troviamo anche in quest'epoca lo spezzettamento economico, caratteristica del feudalesimo, ma esso fu sormontato con la forza grazie all'abilità politica di cui fecero prova tanto la monarchia assoluta quanto la borghesia e il proletariato, sotto l'influenza dell'ambiente sociale francese".

Non è, dunque, lo "spezzettamento economico" l'ostacolo fondamentale.

Manca l'abilità politica nell'uso della forza capace di superare quella condizione.

Il metodo di Engels ha permesso di impostare il problema della "abilità politica", ossia di un fattore soggettivo per eccellenza, nel quadro scientifico dell'analisi storica della formazione dello Stato assolutista.

NOTE

 9 lotta comunista Novembre 1990
10 lotta comunista Dicembre 1990
11 lotta comunista Gennaio 1991
12 lotta comunista Febbraio 1991
13 lotta comunista Marzo 1991
14 lotta comunista Aprile 1991
15 lotta comunista Maggio 1991

inizio pagina

 


Ultima modifica 11.09.2001