Metodo e partito scienza

Arrigo Cervetto (1991-1996)

 


Edizioni Lotta Comunista
Trascritto per internet da Antonio Maggio (Primo Maggio), agosto 2001


 

7] Il liberalismo
due materialismi
effetti naturali e sociali
liberalismo dell’assolutismo
liberalismo della ragione
liberalismo dei tre poteri
lo Stato liberale utilitaristico

DUE MATERIALISMI[49]

Trattando il materialismo del Settecento, Marx ed Engels stabiliscono, nell'opera "La Sacra Famiglia" del 1845, una importante premessa che possiamo anche leggere come una demarcazione tra Seicento e Settecento.

Dicono che l'Illuminismo francese non si limita ad una lotta contro lo Stato e la religione esistenti ma comporta anche una lotta aperta, esplicita, contro la metafisica del Seicento, in particolare di René Descartes (1596-1650), di Nicolas de Malebranche (1638-1715), di Baruch Spinoza (1632-1677) e di Gottfried Wilhelm Leibniz (1646-1716). Alla metafisica viene contrapposta la filosofia.

Il senso di tale contrapposizione, ripresa dagli autori, diventa chiaro nella traiettoria della critica allo hegelismo che accompagna le rotture con la democrazia e il passare al materialismo storico e al comunismo.

Si dice esplicitamente che la metafisica, messa fuori combattimento dall'illuminismo francese e specialmente dal materialismo francese del Settecento, ha vissuto la sua restaurazione vittoriosa e sostanziale nella filosofia speculativa tedesca dell'Ottocento.

Si afferma che Hegel ha unito in modo geniale questa filosofia con tutta la metafisica che c'era stata fino allora e con l'idealismo tedesco ed ha fondato un regno metafisico universale.

La dialettica hegeliana riprende l'idealismo di Johann G. Fichte e di Friedrich W. Schelling e diventa una nuova metafisica.

Perciò, scrivono Marx ed Engels, occorre attaccare la metafisica speculativa:

"Quest'ultima soccomberà definitivamente dinanzi al materialismo rappresentato teoricamente da Feuerbach e praticamente dal socialismo e comunismo francesi ed inglesi".

Secondo Marx ed Engels il materialismo francese ha due tendenze: una derivata da Cartesio e l'altra da John Locke.

Alla prima è collegabile Julien de Lammetrie (1709-1751) con la sua opera "L'uomo macchina" del 1748 e Paul Heinrich d'Holbach (1723-1789) con "Sistema della natura" del 1770.

John Locke, invece, continua il materialismo inglese di Francis Bacon e di Thomas Hobbes e trova rispondenza in Etienne de Condillac (1715-1780) e in Claude-Adrien Helvetius (1715-1771) nel "Dello spirito" del 1758 e "Dell'uomo" del 1773.

La nuova generazione nasce nei primi decenni del secolo, quando da tempo sono andati i grandi predecessori e mentre Parigi e Londra continuano ad affrontarsi per succedere a Madrid. Arriverà a maturità intellettuale non prima della metà del secolo, comunque una generazione prima di quella giacobina o girondina.

La evoluzione, come si vede, abbraccia l'intero Settecento.

Due orientamenti si incrociano nell'arco del tempo ma danno luogo a due diversi sbocchi: il primo nella scienza naturale francese e il secondo direttamente nel socialismo.

Per Marx ed Engels non è sufficiente il materialismo, dato che quello meccanico finisce nella scienza naturale e non nella scienza della società, nel socialismo che diventa scientifico.

L'affermarsi del modo capitalistico di produzione comporta una crescita della scienza naturale e della tecnologia ad essa collegata.

La concezione della scienza diventa quella predominante, e del processo storico che l'ha resa tale non resta traccia. La fecondità di una battaglia che dalla critica materialistica ha portato alla critica della società divisa in classi si disperde in una apologetica esaltazione della scienza.

Spesse volte anche nel movimento rivoluzionario è prevalso l'equivoco sulla scienza a scapito della critica di Marx.

 

EFFETTI NATURALI E SOCIALI[50]

In questo modo Engels, nella "Dialettica della natura" stabilisce la differenza tra "effetti naturali" ed "effetti sociali": "Ma se è stato necessario il lavoro di millenni sol perché noi imparassimo a calcolare, in una certa misura, gli effetti naturali più remoti dalla nostra attività rivolta alla produzione, la cosa si presentava come ancor più difficile per quanto riguarda i più remoti effetti sociali di tale attività". Possiamo dire che gli "effetti naturali" si fermino alla produzione, mentre gli "effetti sociali" elevano alla critica della economia politica.

Significativo è questo altro passo della "Dialettica della natura":

"E quando Colombo scoprì questa America non sapeva che, così facendo, risvegliava a una nuova vita la schiavitù già da lungo tempo superata in Europa e gettava le basi per il commercio dei negri".

L'uomo che ha privato di ogni credito la metafisica è stato Pierre Bayle (1647-1706), autore del "Dizionario storico e critico" del 1695-1697. La sua arma era lo scetticismo. Come Ludwig Feuerbach è stato spinto alla lotta contro la teologia speculativa dalla constatazione che la speculazione, nella forma hegeliana, era l'ultimo tentativo della teologia, così Bayle aveva ottenuto dall'esperienza il dubbio religioso per elaborare una critica scetticistica in grado di vedere la metafisica come ultimo puntello della fede.

Egli sottopone, quindi, la metafisica ad una analisi storica, criticando Spinoza e Leibniz. Prepara la Francia alla diffusione del materialismo.

Dei due orientamenti del materialismo francese, uno è derivato da Cartesio. Nella sua "Fisica" aveva attribuito alla materia una forza automatica e aveva concepito il movimento meccanico come l'atto finale, separando completamente la sua fisica dalla sua metafisica. Nell'ambito della sua fisica, la materia è la sostanza unica, il fondamento unico dell'essere e del conoscere.

Osserviamo che il filosofo francese potrebbe essere ancora annoverato nel materialismo meccanico se non abbracciasse la metafisica distinguendo la materia dallo spirito.

La sua diventa una ideologia conciliatoria che si esprime nel giansenismo, ossia in una revisione teologica che ha per sfondo le lotte tra le classi combattute nello Stato assolutistico nel corso del Seicento in Francia.

Alla metafisica di Cartesio si oppone il materialismo di Pierre Gassendi (1592-1655) e di Thomas Hobbes.

La metafisica del Seicento, in Cartesio e in Leibniz, è ancora mescolata con il contenuto positivo delle scoperte nelle scienze, nella matematica, nella fisica, ma all'inizio del Settecento le "scienze positive" si erano costituite in "sfere autonome" e separate dalla metafisica.

Questa era diventata "insipida" e costituita ormai solo da enti ideali. La metafisica perde ogni credito nella configurazione pratica della vita francese.

I materialisti Helvetius e Condillac derivano da John Locke e i materialisti meccanici Lametrie e D'Holbach accolgono la fisica di Cartesio e ne rifiutano la metafisica ed è nella scienza meccanica della natura che il materialismo cartesiano può celebrare i suoi grandi successi ad opera dei suoi seguaci.

 

LIBERALISMO DELL’ASSOLUTISMO[51]

La monarchia assolutista-burocratica raggiunge uno dei suoi momenti di splendore, attraverso Richelieu e Mazarino, con Luigi XIV e con gli ultimi trent'anni (1675-1705) del lungo regno, considerati da alcuni come anni di decadenza a causa del pagamento delle vittorie militari.

Le ambiziose tendenze all'espansione trovano l'opposizione di tutta l'Europa, specialmente dell'Inghilterra borghese: il costo delle campagne belliche provoca l'imposizione di tasse che spingono il paese sull'orlo del fallimento e, quindi, del malcontento delle stesse frazioni borghesi in Francia.

Lo Stato, in questa politica, si appoggia anche ai gesuiti contro i gallicani e i protestanti, maggiormente presenti nella nuova classe.

Questa situazione di crisi dello Stato apre la strada all'Illuminismo, ossia ad un'esplicita traduzione politica della filosofia.

Le pubblicazioni culturali divengono mezzi di discussione sociale.

John Locke pubblica, nel 1690, i "Due trattati di governo", dove viene data traduzione politica alla sua filosofia, con lo scopo di difendere la Rivoluzione del 1688. Si chiude il "Cinquantennio" della filosofia politica che aveva accompagnato le guerre civili inglesi nel momento in cui il nuovo governo doveva consolidare il compromesso acquisito.

Il pensiero inglese diviene conservatore.

Alcuni elementi del materialismo di Locke e alcune idee politiche trovano, invece, accoglienza in Francia.

Qui, nel Seicento, il rapporto tra l'aristocrazia e la borghesia non è come in Inghilterra dove la monarchia assolutista deve trasformarsi in monarchia costituzionale ed essere costretta a subire un potere politico parlamentare che possa influenzare il potere statale complessivo.

Il sostanziale equilibrio delle classi in Francia non spinge alla trasformazione dello Stato assolutista ma ne favorisce la massima ascesa.

Lo scontro culturale assume immediati contorni politici.

Ogni genere contiene elementi di teoria politica (Voltaire e la poesia, Rousseau e il romanzo, Diderot e D'Alambert e la scienza, Turgot, Montesquieu etc).

La cultura si presenta esplicitamente come politica, come in nessun altro periodo storico, salvo la Grecia antica, è mai accaduto. Si capisce perché un tale risveglio culturale-politico doveva segnare la nascita anche del comunismo moderno.

Il dibattito cresce. G. Sabine lo vede come una "ossessione", tanto più che presenta alcune caratteristiche:

1) ha "poco di nuovo" come teoria filosofica, dato che riprende il materialismo inglese;
2) è una "massa di idee, ripetute all'infinito con applicazioni varie";
3) è una "volgarizzazione" di massa, ossia una fase "agitatoria";
4) rinnovamento di vecchie idee esposte in maniera nuova;
5) il razionalismo dei filosofi diviene un eclettismo popolare.

Il liberalismo francese inizialmente ammira il governo inglese. La legge naturale è la legge della ragione, dato che la legge naturale si pensa sia sostanzialmente l'interesse individuale. Lo Stato esiste soltanto per favorire la libertà e la proprietà e deve stabilire un governo rappresentativo che assicuri una società in cui la capacità individuale possa dispiegarsi sino alla ricchezza.

A questo punto il liberalismo francese entra in contraddizione.

La monarchia assolutista non permette una riforma che preveda il dispiegarsi dei diritti borghesi.

La rivendicazione dei "diritti dell'uomo" data l'impossibilità di attuazione graduale, diviene una rivendicazione generica, demagogica, aperta a tutte le interpretazioni.

Anche per questa ragione il razionalismo francese è prevalentemente innovatore e anti-tradizione, a differenza di Locke, e quindi antistorico perché non considera che il presente è lo sviluppo del passato.

 

LIBERALISMO DELLA RAGIONE[52]

Dato il carattere "agitatorio", la teoria borghese in Francia non poteva recuperare dialetticamente il passato.

Una maggiore considerazione della storia avrebbe lasciato una maggiore resistenza all'ideologia nemica che si basava proprio sul passato, sulla storia. Battere questa ideologia ha significato dimezzare la storia.

Il terreno sarà recuperato, nel secolo successivo, dagli storici borghesi delle lotte delle classi.

In Germania, invece, la teoria non affronta la battaglia politica della "agitazione" ed esprime il "dialettico" Hegel.

Non potendo, per assenza di specifiche istituzioni politiche, dibattere "empiricamente" e "concretamente" i suoi interessi, la borghesia francese, a differenza di quella inglese, caratterizza la sua teoria dello Stato in forma generale.

La teoria dello Stato inglese perde, in terra di Francia, i suoi caratteri empirici, derivati dalla pratica quotidiana.

La Chiesa ha un quinto delle terre, la nobiltà ha privilegi analoghi ma meno potere statale, la borghesia non può avere possibilità di sviluppo nelle campagne, come nel latifondo inglese, dato il peso della rendita feudale.

La borghesia francese è tipicamente urbana e il suo principale creditore è lo Stato.

Dato che la nobiltà non detiene il potere politico e statale, lo Stato assolutistico ha una vasta burocrazia, la quale contribuisce, assieme all'inattività della nobiltà, ad aumentare il parassitismo.

Questa burocrazia, inoltre, blocca la possibilità di carriera politica alla borghesia.

Se si aggiunge l'esenzione dalle tasse per clero e nobiltà si vede come l'aspetto dei privilegi fosse quello più apparente e si capisce perché la teoria di Locke diventi, in terra di Francia, critica ai privilegi più di quanto lo fosse nell'isola.

Nel Seicento l'appello alla ragione aveva costituito una grande spinta intellettuale e una nuova frontiera per la scienza.

Ma, con il tempo, la spinta era diventata un "moralismo prudente".

Con i "Principia" di Isaac Newton, nel 1687, la scienza ispira certezza e fede nel progresso.

Lo "Spirito delle leggi" di Charles Louis barone di Montesquieu è del 1748 (il "Trattato sulla natura umana" di David Hume esce nel 1739-40).

Sono passati sessant'anni dal "Trattato" di Locke e, con il "Discorso" del 1750 di Jean Jacques Rousseau, si hanno i due massimi filosofi politici del secolo, con le nuove teorie.

L'autore parte dalla considerazione che lo Stato dipenda dalle circostanze in cui un popolo vive (clima, suolo, economia, industria, mentalità, morale, costumi ecc.) ed è, perciò, un complesso che richiede il regolamento reciproco di tutte le istituzioni.

A differenza degli altri razionalisti, Montesquieu considera la "complessità" dello Stato e non è un caso che si rivolga alla "storia" ed alla analisi comparata, ad esempio, tra Francia, Russia, Turchia.

Il suo scopo, per combattere l'assolutismo francese, è quello di analizzare le condizioni per restaurare le "antiche libertà francesi".

Anche per questa sua "complessità" è stato ripreso, in seguito, dai reazionari.

 

LIBERALISMO DEI TRE POTERI[53]

Lo "Spirito delle leggi" critica Hobbes e stabilisce la legge di natura come principio generale, in quanto offre una norma di giustizia assoluta, anteriore alla "legge positiva" giuridica.

La legge di natura, però, deve operare in ambienti diversi e deve produrre diverse situazioni. La legge naturale avrà particolari Stati in condizioni particolari.

Per Montesquieu lo Stato é una specie di istituzione fissa che subisce modificazioni dall'ambiente particolare.

Vi sono tre specie di Stati: repubblicano, monarchico, dispotico.

Riprende dall'esperienza inglese la separazione dei poteri.

Il reciproco equilibrio tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario garantisce, secondo il filosofo, la libertà.

La teoria dello Stato come separazione dei tre poteri é una teoria fondamentale del liberalismo. Importante é la sua genesi storica.

La teoria dei tre poteri é importante perché esprime l'interesse generale e gli interessi particolari delle varie frazioni borghesi.

E' la pratica inglese ad essere teorizzata: ossia la fase storica alla quale é pervenuta la conquista, da parte del potere economico, del potere politico e del potere statale.

Gli equilibri tra le classi e le frazioni, nel lungo ciclo delle loro lotte, hanno in Inghilterra uno sviluppo storico complesso che abbraccia diversi secoli e che richiedono concetti specifici per essere analizzati e descritti. Il concetto "potere" é un concetto semplificato che rimane alla superficie del fenomeno. L'equilibrio dei poteri assume, appunto, la funzione del concetto appropriato e corrispondente alla materia in esame.

La teoria di Montesquieu, da questo punto di vista, generalizza la pratica storica e può farlo perché, a differenza di altri razionalismi, conserva una concezione generale della complessità e della concretezza.

Per meglio dire, sarà l'analisi comparata tra due società ad introdurre nel razionalismo francese la concretezza della dinamica dei poteri.

Essendo razionalista, nel senso che lo porta a vedere nella legge di natura l'etica, Montesquieu non concepisce il ruolo determinante del potere economico e, quindi, la reale legge di movimento della società, che pur considera nella complessità dei fattori.

Nel saggio su Montesquieu il filosofo francese Louis Althusser valorizza l'interpretazione di Porchnev, nei lavori sulla "Fronda" e sulle "Rivolte popolari nella Francia del XVII e XVIII secolo", che nega alla monarchia assoluta il ruolo di arbitro fra le due classi nemiche dei feudali e dei borghesi.

Porchnev dice che non si possono attribuire alla borghesia francese del tempo caratteristiche di radicale antagonista della classe feudale; anzi, lo sviluppo della borghesia é di tipo mercantile e non intacca lo sfruttamento feudale.

Il regime politico della monarchia assoluta non é che una forma politica adatta a mantenere il predominio e lo sfruttamento feudali, mentre si sviluppa l'economia mercantile.

Viene rifiutata l'interpretazione tradizionale, quella riassunta nel 1845 da Marx in merito alla teoria di Montesquieu dell'equilibrio dei poteri:

"... ad esempio, in un'epoca e in un paese in cui il potere regio, l'aristocrazia e la borghesia si disputano il predominio, il cui predominio si trova dunque ad essere suddiviso, si rivela quale idea dominante la teoria della divisione dei poteri, che viene allora enunciata quale legge eterna".

 

LO STATO LIBERALE UTILITARISTICO[54]

Helvetius appartiene alla tendenza del materialismo francese che deriva da John Locke: ne elabora la teoria della conoscenza, che è una concezione materialista, per la sua teoria dello Stato.

Locke concepiva una storia naturale dell'intelletto, in cui le idee non sono innate ma derivano dai sensi. Hume nel suo "Trattato" (1739) perfeziona questa teoria della conoscenza, con la tesi che la "associazione delle idee" è nel campo psicologico il principio dimostrativo di ciò che l'attrazione dei gravi è nel mondo fisico.

Per Hume dimostrare i processi mentali, i processi delle idee, significava ridurli a elementi della sensazione, mostrandone l'evoluzione attraverso la legge della associazione.

Condillac volgarizzò questa psicologia in Francia ed Helvetius la elaborò per la sua teoria dello Stato nell'opera "De l'esprit" (1758).

Le leggi naturali vengono ricondotte a due sole forze motrici innate nell'uomo: il desiderio del piacere e il disgusto del dolore.

Tutti i moventi più complessi sono derivati da questa "associazione di idee", tra piacere o dolore con le loro cause. Sono concepiti in sostanza come riflessi condizionati.

L'uomo tende a godere il massimo e a soffrire il meno possibile. L'etica, quindi la concezione del bene e del male, deve essere allora una scienza empirica, come la fisica, e in tale scienza "etica" l'interesse egoistico viene ad avere la stessa importanza che il movimento ha nella fisica. L'interesse egoistico è la legge di movimento della scienza morale. Questa è rimasta indietro rispetto alle altre scienze, perché affidata a preti fanatici e a tiranni.

Sulla base di questa teoria della condotta umana, derivata dalla teoria della conoscenza di Locke e di Hume, Helvetius sviluppa la sua concezione politica.

Come gli individui considerano bene ciò che è nel loro interesse, le nazioni giudicano morale ciò che conduce all'interesse generale.

Lo Stato deve basarsi su una linea di condotta razionale il cui obiettivo è "il massimo bene del massimo numero". Quindi il "bene speciale" di un gruppo particolare è contrario allo Stato.

Lo Stato, con le leggi, deve diffondere la conoscenza per rendere consoni al bene comune gli interessi particolari.

La teoria dello Stato di Helvetius si basa sull'utilitarismo etico.

Il postulato per cui la felicità individuale diventa la massima felicità generale in realtà è una fede: fede nell'armonia della natura.

Tale fede non è altro che l'ideologia borghese, che vede nel benessere dell'individuo borghese il benessere della società.

Se posto scientificamente, il problema conduce invece al comunismo.

 

NOTE

49 lotta comunista Ago.-Settem. 1994
50 lotta comunista Ottobre 1994
51 lotta comunista Novembre 1994
52 lotta comunista Dicembre 1994
53 lotta comunista Gennaio 1995
54 lotta comunista Febbraio 1995
55 lotta comunista Aprile 1995

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Ultima modifica 11.09.2001