I compiti del movimento socialdemocratico

Vladimir Lenin (1902)

 


Scritto nel novembre-dicembre 1902.
Pubblicato per la prima volte nel 1939 in Proletarskaia Revoliutsia , n. 1.
Trascritto per Internet da Antonio Maggio - Primo Maggio, novembre 2003.


 

Quando si lusinga ipocritamente tanto la classe operaia quanto l'opposizione “legale” e nello stesso tempo si scatena un'orda di furfanti come Val o come Obolenski, significa che il governo vuole corrompere e frazionare quelle masse e quegli strati del popolo che non riesce a vincere e, per facilitare il silo compito, vuole riuscire a far si che le forze rivoluzionarie, già poco numerose, si distolgano dal loro lavoro e si dividano per dare la caccia a ciascuno di questi furfanti. Che questo o quel rappresentante del governo se ne renda conto in generale o in che misura se ne renda chiaramente conto, è cosa poco importante. L'importante è che la tattica suggerita al governo da tutta la sua immensa esperienza politica e dal suo istinto poliziesco ha in realtà proprio questo significato. Quando il movimento rivoluzionario penetra s no in fondo nelle classi popolari effettivamente rivoluzionarie, e inoltre si sviluppa non solo in profondità, ma anche in ampiezza, promettendo di divenire ben presto una forza invincibile, per il governo è vantaggioso provocare le migliori forze rivoluzionarie e lanciarle alla caccia dei volgari dirigenti della più ripugnante violenza. Ma noi non dobbiamo lasciarci provocare. Ai primi segni premonitori di una tempesta veramente popolare rivoluzionaria non dobbiamo perdere la testa e lanciarci dentro a capofitto, gettando a mare, per alleggerire il nostro spirito e la nostra coscienza, l'esperienza dell'Europa e della Russia, ogni convinzione socialista più o meno determinata, ogni pretesa a una tattica coerente, di principio e non avventuristica. In una parola, non dobbiamo permettere che riesca il tentativo, che i socialisti-rivoluzionari hanno compiuto e continuano a compiere, di restaurare la tendenza della “Volontà del popolo” e di ripetere tutti i suoi errori teorici e pratici. Alla corruzione delle masse, alla provocazione messa in atto contro i rivoluzionari dobbiamo rispondere non con un “programma” che spalanchi la porta ai dannosissimi vecchi errori e a nuove esitazioni del pensiero, non con una tattica che accentui quel distacco dei rivoluzionari dalle masse, che è la fonte principale della nostra debolezza, della nostra incapacità di incominciare subito la lotta risoluta. Dobbiamo rispondere rinsaldando il legame fra 1 rivoluzionari e il popolo, e nel nostri tempi non si può, creare questo legame se non sviluppando e consolidando il movimento operaio socialdemocratico. Solo il movimento operaio solleva la classe effettivamente rivoluzionaria e d'avanguardia, che non ha niente da perdere dal crollo degli odierni ordinamenti politici e sociali, la classe che è l'ultimo e inevitabile prodotto di questi ordinamenti, la classe che unica rappresenta il nemico assoluto e irriducibile di questi ordinamenti. Solo basandoci sulla teoria del marxismo rivoluzionario, sull'esperienza della socialdemocrazia internazionale, possiamo fondere il nostro movimento rivoluzionario con il movimento operaio, creare un invincibile movimento socialdemocratico. Solo a nome di un partito divenuto effettivamente operaio possiamo, rimanendo fedeli alle nostre convinzioni, chiamare al lavoro rivoluzionario tutti gli elementi progressivi del paese, fare appello a tutti i lavoratori, a tutti i sofferenti e gli oppressi perché appoggino il socializzino.

 

 


Ultima modifica 24.12.2003