Lenin


Scritto alla fine di dicembre del 1916 - metà di gennaio del 1917. Pubblicato per la prima volta in Proletarskaia revoliutsia, 1924, n. 5. Opere vol. 23
Fonte Biblioteca Marxista

La situazione internazionale diviene sempre più chiara e minacciosa. Il carattere imperialista della guerra è stato messo a nudo con singolare evidenza, negli ultimi tempi, dalle due coalizioni belligeranti. Le frasi pacifiste, le frasi sulla pace democratica, sulla pace senza annessioni, ecc. vengono smascherate tanto più rapidamente in tutta la loro falsità e inconsistenza, quanto più intenso è lo zelo con cui i governi dei paesi capitalisti e i pacifisti borghesi e socialisti le mettono in circolazione. La Germania soffoca varie piccole nazioni, tenendole sotto il suo tallone di ferro con l’evidentissima volontà di non mollare la preda se non scambiandone una parte con sterminati possedimenti coloniali e camuffa il suo desiderio di concludere subito una pace imperialista con ipocrite frasi pacifiste.

L’Inghilterra e i suoi alleati si tengono altrettanto saldamente le colonie tedesche di cui si sono impadroniti, una parte della Turchia, ecc., dando il nome di lotta per una pace “giusta” all’interminabile prosecuzione della carneficina per conquistare Costantinopoli, strangolare la Galizia, spartirsi l’Austria e depredare la Germania.

La verità che all’inizio della guerra era un convincimento teorico di pochi — la verità cioè che non si può affatto parlare di lotta seria contro la guerra, di lotta per la soppressione delle guerre e l’instaurazione di una pace durevole, senza l’azione rivoluzionaria delle masse di ciascun paese, dirette dal proletariato, contro i propri governi, senza il rovesciamento del dominio borghese, senza la rivoluzione socialista — diviene ora d’una evidenza tangibile per un numero sempre più grande di operai coscienti. La guerra stessa, imponendo ai popoli una tensione di forze che non ha precedenti, sospinge l’umanità verso quest’unica via d’uscita dal vicolo cieco in cui si trova, costringendola a percorrere a passi da gigante la via del capitalismo di Stato e mostrando nella pratica come si debba e si possa organizzare un’economia sociale pianificata, non nell’interesse dei capitalisti, ma espropriandoli e agendo, sotto la guida del proletariato rivoluzionario, nell’interesse delle masse, che sono oggi vittime della fame e delle altre calamità della guerra.

Quanto più questa verità diviene evidente, tanto più si approfondisce l’abisso tra le due tendenze, le due politiche, i due indirizzi inconciliabili dell’attività socialista, che abbiamo già indicato a Zimmerwald, intervenendo separatamente come sinistra zimmerwaldiana e indirizzando, all’indomani di Zimmerwald, un manifesto della sinistra a tutti i partiti socialisti e a tutti gli operai coscienti. È l’abisso tra chi tenta di occultare il palese fallimento del socialismo ufficiale e il passaggio dei suoi esponenti dalla parte della borghesia e del governo, nonché di far accettare alle masse questo radicale tradimento del socialismo, da un lato, e chi aspira, dall’altro lato, a rivelare la profondità di questo fallimento, a denunciare la politica borghese dei “socialpatrioti”, che hanno disertato il campo del proletariato per associarsi alla borghesia, a strappare le masse alla loro influenza, a creare la possibilità e la base organizzativa per una lotta efficace contro la guerra.

La destra, che costituiva a Zimmerwald la maggioranza, ha lottato con tutte le sue forze contro l’idea della scissione dai socialpatrioti, contro la creazione della III Internazionale. Da allora questa scissione è divenuta un fatto compiuto in Inghilterra, mentre in Germania l’ultima conferenza dell’“opposizione” (7 gennaio 1917) ha dimostrato a chiunque non chiuda gli occhi di proposito che, in realtà, anche in questo paese operano, in direzioni diametralmente opposte, due partiti operai irriducibilmente ostili: l’uno socialista, che agisce in gran parte illegalmente e conta fra i suoi capi K. Liebknecht; l’altro interamente borghese, socialpatriottico, che si sforza di riconciliare gli operai con la guerra e con il governo. Non c’è un solo paese nel mondo in cui non si sia manifestata un’analoga scissione.

A Kienthal la destra di Zimmerwald non aveva già più una maggioranza abbastanza stabile per continuare la sua politica; essa ha votato una risoluzione che condanna recisamente il socialpatriottico Ufficio socialista internazionale e una risoluzione contro il socialpacifismo che mette in guardia gli operai contro le menzogne delle frasi pacifiste, comunque siano imbellettate. Il pacifismo socialista, che non svela agli operai il carattere illusorio della speranza di ottenere la pace senza abbattere la borghesia e organizzare il socialismo, non fa che ripetere il pacifismo borghese, che induce gli operai ad aver fiducia nella borghesia, abbellisce i governi imperialisti e i loro compromessi, distoglie le masse dalla rivoluzione socialista, ormai matura e posta all’ordine del giorno dai fatti stessi.

Ebbene, quale è la conclusione? Dopo Kienthal, in molti grandi paesi, in Francia, in Germania, in Italia, la destra di Zimmerwald è precipitata in tutto e per tutto in quel socialpacifismo che a Kienthal era stato condannato e respinto! In Italia il partito socialista si è tacitamente adattato alla fraseologia pacifistica del gruppo parlamentare e del suo principale oratore, Turati, benché, proprio oggi, le stesse identiche frasi siano usate dalla Germania, dall’Intesa e dai rappresentanti dei governi borghesi di molti paesi neutrali, dove la borghesia si è arricchita e continua ad arricchirsi scandalosamente in virtù della guerra. Benché, proprio oggi, sia apparsa evidente la falsità di queste frasi pacifiste, che, di fatto, servono soltanto a mascherare una nuova svolta nella lotta per la spartizione del bottino imperialista!

In Germania, Kautsky, capo della destra di Zimmerwald, ha lanciato un analogo manifesto pacifista, che non dice niente e a niente impegna, che di fatto alimenta negli operai la fiducia nella borghesia e nelle illusioni e che i veri socialisti e internazionalisti tedeschi, il gruppo “Internazionale” e il gruppo dei “Socialisti internazionalisti di Germania”, i quali applicano la tattica di Karl Liebknecht, hanno dovuto respingere ufficialmente.
In Francia, Merrheim e Bourderon, che erano presenti a Zimmerwald, e Raffin-Dugens. che ha preso parte alla conferenza di Kienthal, votano a favore di risoluzioni pacifiste assolutamente vuote, interamente false, per il loro significato oggettivo, e tanto utili, nell’attuale stato di cose, alla borghesia imperialista che vengono approvate dagli stessi Jouhaux e Renaudel, dei quali, in ogni dichiarazione di Zimmerwald e Kienthal, si dice che tradiscono il socialismo!

Il voto comune di Merrheim, Jouhaux e Bourderon e quello di Raffin-Dugens e Renaudel non sono un caso fortuito, un episodio isolato, ma un simbolo evidente della fusione, ormai matura dappertutto, dei socialpatrioti e dei socialpacifisti contro i socialisti internazionalisti.

Le frasi pacifiste contenute nelle note di un buon numero di governi imperialisti, le analoghe frasi pacifiste di Kautsky, Turati, Bourderon e Merrheim (la mano di Renaudel è amichevolmente tesa agli uni e agli altri): ecco che cosa svela la funzione del pacifismo nella politica reale, in quanto consolazione dei popoli, in quanto mezzo per agevolare ai governi la sottomissione delle masse nella carneficina imperialista!
Il completo fallimento della destra di Zimmerwald è stata ancor più evidente in Svizzera, il solo paese d’Europa dove gli zimmerwaldiani potevano riunirsi liberamente e avere una propria base. Il partito socialista svizzero, che durante la guerra ha tenuto i suoi congressi senza alcun intralcio da parte del governo e che aveva più d’ogni altro partito la possibilità di favorire l’unità internazionale degli operai tedeschi, francesi e italiani contro la guerra, ha aderito formalmente a Zimmerwald.

Ma il consigliere nazionale R. Grimm, uno dei capi del partito. presidente delle conferenze di Zimmerwald e di Kienthal, membro e rappresentante autorevole della Commissione socialista internazionale di Berna, in una questione decisiva per un partito proletario, si è schierato con i socialpatrioti del suo paese, facendo approvare, nella seduta del 7 gennaio 1917 della direzione del partito socialista svizzero, una risoluzione sul rinvio a tempo indeterminato di un congresso appositamente convocato per risolvere il problema della difesa della patria e dell’atteggiamento da tenere verso i documenti di Kienthal che condannavano il socialpacifismo!
Nell’appello del dicembre 1916, firmato dalla Commissione socialista internazionale, Grimm definisce ipocriti i discorsi pacifisti dei governi e non fa parola del pacifismo socialista che ha riunito Merrheim e Jouhaux, Raffin-Dugens e Renaudel. In quest’appello Grimm incita le minoranze socialiste a combattere contro i governi e contro i loro mercenari socialpatrioti, ma nello stesso tempo, d’accordo con i “mercenari socialpatrioti” del suo partito, seppellisce il congresso, suscitando la legittima indignazione di tutti gli operai svizzeri coscienti e sinceramente internazionalisti.

Nessun pretesto può mascherare il fatto che la decisione della Direzione del partito del 7 gennaio 1917 ha il preciso significato di una vittoria completa dei socialpatrioti sugli operai socialisti svizzeri, dei nemici di Zimmerwald su Zimmerwald.

Il giornale dei servi fedeli e inveterati della borghesia in seno al movimento operaio, il Grütlianer, ha detto una verità universalmente nota quando ha dichiarato che i socialpatrioti come Greulich e Pflüger, ai quali si possono e si devono aggiungere Seidel, Huber, Lang, Schneeberger, Dürr, ecc., vogliono impedire il congresso, impedire che gli operai risolvano il problema della difesa della patria, e minacciano di rassegnare i mandati qualora il congresso venga convocato e il problema sia risolto nello spirito di Zimmerwald.

Grimm ha mentito in maniera nauseante e scandalosa tanto nella riunione della Direzione del partito quanto nel suo giornale, la Berner Tagwacht dell’8 gennaio 1917, dove ha tentato di giustificare il rinvio del congresso con l’impreparazione degli operai, con la necessità di condurre una campagna contro il carovita, con l’adesione della “sinistra” al rinvio, ecc.

In effetti, proprio la sinistra, cioè gli zimmerwaldiani sinceri, cercando da un lato il minor male e volendo dall’altro smascherare le reali intenzioni dei socialpatrioti e del loro nuovo amico Grimm, hanno proposto un rinvio al mese di marzo, hanno votato a favore del rinvio al mese di maggio, hanno chiesto di fissare in luglio la scadenza per le direzioni cantonali; i “difensori della patria”, con alla testa R. Grimm, presidente delle conferenze di Zimmerwald e di Kienthal, hanno respinto tutte queste proposte!!

In effetti, il problema si pone precisamente in questi termini: bisogna tollerare che la Commissione socialista internazionale di Berna e il giornale di Grimm coprano d’ingiurie i socialpatrioti stranieri e proteggano dapprima con il loro silenzio e poi con la diserzione di R. Grimm, i socialpatrioti svizzeri, o bisogna svolgere invece una politica internazionalista onesta, lottando anzitutto contro i socialpatrioti del proprio paese?
In effetti, il problema si pone in questi termini: bisogna occultare con una fraseologia rivoluzionaria il predominio dei socialpatrioti e dei riformisti in seno al partito svizzero, o bisogna agire invece con un programma e con una tattica rivoluzionari, tanto nella lotta contro il carovita, quanto in quella contro la guerra e nel mettere all’ordine del giorno la lotta per la rivoluzione socialista?

In effetti, il problema si pone in questi termini: bisogna tollerare che Zimmerwald riprenda le peggiori tradizioni della II Internazionale, fallita vergognosamente, che le masse operaie siano tenute all’oscuro di ciò che dicono e decidono i loro capi nella Direzione del partito e che la fraseologia rivoluzionaria copra l’immondizia socialpatriottica e riformista, o bisogna essere invece veramente internazionalisti?

In effetti, il problema si pone precisamente in questi termini: bisogna volere anche in Svizzera, il cui partito socialista ha un’importanza decisiva per tutta l’unione di Zimmerwald, una divisione netta, di principio, politicamente onesta, tra i socialpatrioti e gli internazionalisti, tra i riformisti borghesi e i rivoluzionari, tra i consiglieri del proletariato che aiutano gli operai a fare la rivoluzione socialista e gli agenti o “stipendiati” della borghesia che con le riforme e con le promesse di riforme aspirano a distogliere gli operai dalla rivoluzione, tra i grütliani e il partito socialista, o bisogna invece seminare la discordia e la corruzione nella coscienza degli operai, realizzando nel partito socialista la politica “grütliana” dei socialpatrioti, dei grütliani che militano in questo partito?
Inveiscano pure contro gli stranieri i socialpatrioti svizzeri, questi “grütliani” che cercano di svolgere in seno al partito la politica di Grütli, cioè la politica della loro borghesia nazionale! Impediscano agli altri partiti di criticare il partito svizzero con il pretesto della sua “intangibilità”! Difendano la vecchia politica riformista-borghese che ha condotto al fallimento del 4 agosto 1916 il partito tedesco e gli altri partiti! Noi, che sosteniamo Zimmerwald non a parole ma nei fatti, concepiamo molto diversamente l’internazionalismo.

Non siamo disposti ad accogliere in silenzio il disegno, ormai definitivamente chiaro e consacrato dallo stesso presidente delle conferenze di Zimmerwald e di Kienthal, di lasciar tutto immutato nel putrido socialismo europeo e di eludere, mediante un’ipocrita dichiarazione di solidarietà con K. Liebknecht, la concreta parola d’ordine di questo capo degli operai internazionalisti, il suo appello a lavorare per “rigenerare dall’alto in basso” i vecchi partiti. Siamo convinti di avere al nostro fianco tutti gli operai coscienti, che in tutto il mondo hanno appoggiato entusiasticamente K. Liebknecht e la sua tattica.

Noi denunciamo pubblicamente la destra di Zimmerwald, che si è schierata sulle posizioni del pacifismo riformista-borghese.

Noi denunciamo pubblicamente il tradimento di Zimmerwald da parte di R. Grimm ed esigiamo la convocazione di una conferenza che lo destituisca da membro della Commissione socialista internazionale.
Zimmerwald è la parola d’ordine del socialismo internazionalista e della lotta rivoluzionaria. Questa parola non deve servire per camuffare il socialpatriottismo e il riformismo borghese.

Per un vero internazionalismo, il quale esige che si lotti anzitutto contro i socialpatrioti del proprio paese! Per una vera tattica rivoluzionaria, che non può essere applicata quando ci si accordi con i socialpatrioti contro gli operai socialisti e rivoluzionari!


Ultima modifica 29.02.2012