La Relazione tra Pessimismo e Individualismo

Georges Palante (1914)


Pubblicato in Pessimisme et Invidualisme. Paris, Alcan, 1914;

Tradotto in italiano per il MIA da Clara Statello.


Il secolo che è appena passato è senza dubbio quello in cui il pessimismo trova i suoi più numerosi, i suoi più vari, i suoi più vigorosi e i suoi più sistematici interpreti. In più, l'individualismo dell'epoca, si è espresso con eccezionale intensità tramite raffinati esponenti.

Potrebbe essere interessante mettere a confronto queste due forme di pensiero, dominanti nella nostra era; chiederci quale sia la connessione logica o sentimentale che esiste tra loro, e in che misura il pessimismo genera l'individualismo e l'individualismo genera il pessimismo.

Ma la questione, posta così, è troppo generica. Ci sono molti tipi di pessimismo e di individualismo. C'è un tipo di individualismo che non implica il pessimismo, che è la dottrina individualista scaturita dalla Rivoluzione Francese a cui sono legati molti moralisti, giuristi e politici del nostro secolo. Questo individualismo potrebbe prendere come suo motto la frase di Wilhelm von Humboldt che Stuart Mill scelse come epigrafe al suo "Saggio sulla Libertà": "Il grande principio guida verso cui ogni argomento trattato in queste pagine converge direttamente è l'assoluta ed essenziale importanza dello sviluppo umano nella sua più ricca diversità". Gli individualisti di questo tipo credono che tutti gli essere umani possano svilupparsi armoniosamente nella società, che proprio la loro diversità sia la garanzia e la ricchezza della civiltà umana.

Questi individualisti sono razionalisti. Hanno fede nella ragione, nel principio dell'ordine, dell'unità e dell'armonia. Sono idealisti: hanno fede nell'ideale della giustizia sociale. Unitari e egualitari, credono, a dispetto delle differenze individuali e delle diseguaglianze, nella reale e profonda unitarietà della specie umana. Questi individualisti sono "umanisti", nel senso che Stirner dà a questa parola: solidaristi, socialisti, preso questo termine in senso lato. Il loro individualismo è proiettato all'esterno, verso la società. E' un individualismo sociale, nel senso che non separa l'individuo dalla società, non lo pone in opposizione. Al contrario, gli individui vengono considerati come elementi sociali che si armonizzano con il tutto e che esistono solo in funzione del "tutto". Noi non insisteremo su questo individualismo, che ovviamente implica un ottimismo "sociale".

L'individualismo che noi abbiamo in mente è completamente differente. Questo individualismo non è una dottrina politica, giuridica o morale, ma un'attitudine psicologica e morale, una forma di sensibilità, una personale sensazione di vita e volontà personale di vivere. E' impossibile fissare in una definizione tutti questi tratti, tutti questi gradi e sfumature di una disposizione psicologica. Questa si manifesta in modo speciale in ogni animo che la conosce.

Possiamo dire che come sensazione personale del vivere, l'individualismo è il sentimento di unicità, di individualità di ciò che è la differenza, il privato e il non rivelabile. L'individualismo è un appello all'interiorità del sentimento, all'inspirazione individuale in opposizione alle convenzioni sociali e alle idee pre-costituite. L'individualismo implica un sentimento di infallibilità personale, un'idea di superiorità intellettuale e sentimentale, un aristocraticismo interiore, di irriducibile differenziazione tra un Io e l'"altro", dell'idea di unicità. L'individualismo è il ritorno al sè e a ciò che gravita attorno al sè.

Come volontà personale di vivere, l'individualismo è il desiderio di "essere se stessi", un desiderio di indipendenza e originalità. L'individualista vuole essere fattore del proprio sè, delle proprie verità e illusioni; vuole costruire da solo i propri sogni, costruire e distruggere i propri ideali. Questa voglia di originalità può, a volte, essere più o meno energica, più o meno pretesa o ambita. Oppure più o meno felice, a seconda della qualità e del valore dell'individualità in causa, dell'ampiezza del pensiero e dell'intensità - o della volontà - di potenza.

Inteso come personale sensazione di vita o come personale volontà di vita, l'individualismo tende a essere anti-sociale: se non inizialmente, lo diviene inevitabilmente poi. Sentimento di profonda unicità dell'Io, desiderio di originalità e indipendenza, l'individualismo non può fare a meno di provocare un sentimento di silente conflitto tra il sè individuale e la società. Infatti, la tendenza di ogni società è quella di ridurre il sentimento dell'individualità quanto più possibile: ridurre l'unicità attraverso il conformismo, la spontaneità attraverso la disciplima, l'irruenza del sè attraverso la prudenza, l'autenticità del sentimento attraverso l'ipocrisia inerente ogni funzione definita socialmente, la fiducia e l'orgoglio del sè attraverso l'umiliazione inseparabile da ogni tipo di attività sociale. Necessariamente l'individualista si trova in conflitto tra il suo personale ego e un ego generale. Qui l'individualismo diventa un principio attivo o passivo di resistenza interiore, di silenziosa o dichiarata opposizione alla società, un rifiuto di sottomettersi ad essa, diffidenza nei suoi confronti. Nella sua essenza l'individualismo mantiene e allo stesso tempo nega i vincoli sociali. Possiamo definirlo una volontà di isolamento, un tentativo sentimentale e intellettuale, teorico e pratico di ritirarsi dalla società, se non nei fatti, almeno nello spirito e nelle intenzioni, per una specie di ritirata interiore e volontaria. Questo distanziarsi dalla società, questo isolamento morale volontario, che può essere praticato proprio nel cuore della società, può prendere sia la forma dell'indifferenza e della rassegnazione che della rivolta. Si può anche assumere un atteggiamento da spettatore o l'attitudine contemplativa del pensatore rinchiuso in una torre d'avorio. Purtuttavia nell' indifferenza, nella rassegnazione o nell'isolamento dello spettatore, c'è sempre un residuo di rivolta interiore.

Sentimento di unicità e espressione più o meno energetica della personale volontà di potenza; volontà di originalità, volontà di indipendenza, volontà di insubordinazione e rivolta, volontà di isolamento e rifugio in se stessi. A volte anche volontà di supremazia, di uso della forza contro gli altri, ma sempre con un ritorno nel sè, con un sentimento di infallibità del sè, di fiducia indistruttibile del sè, anche nella sconfitta, nel fallimento di speranze e ideali. Intransigenza, inaccessibilità delle proprie convinzioni, fedeltà a se stessi sino alla fine. Fedeltà a qualche idea miscompresa, ad una volontà inespugnabile e inattaccabile: tutto ciò è individualismo, sia nella sua globalità che nel dettaglio, nella predominanza di uno di questi elementi o sfumature, che si manifestano a seconda delle circostanze e del caso.

L'individualismo, inteso come si è appena detto, cioè come disposizione interiore dell'anima, come sensazione e volontà, non è più, come l'individualismo di cui avevamo parlato prima, politico e giuridico, rivolto all'esterno e subordinato alla vita sociale, ai suoi vincoli, alle sue richieste e ai suoi obblighi. E' rivolto all'interno. Si situa dall'inizio o cerca infine rifugio in un essere interiore indistruttibile e intangibile.

Dire che c'è una stretta relazione psicologica tra una sensibilità individualista e una pessimista significa affermare ciò chè è palesemente ovvio. Il pessimismo presuppone l'individualismo. Presuppone l'interiorità del sentimento che ritorna al sè (quasi sempre come dolore) che è l'essenza dell'individualismo. Mentre l'ottimismo non è altro che una astratta tesi metafisica, l'eco di chiacchericcio dottrinale, il pessimismo è una sensazione di vita vissuta; vieno dal di dentro, dalla psicologia individuale. Procede da ciò che c'è di più intimo in noi: la capacità di soffrire. E' la predominante tra quanti di natura solitaria, vivono rifugiati in se stessi e vedono la vita sociale come dolore. I pessimisti purosangue, i grandi artisti e i teorici della sofferenza, vivono in solitudine come stranieri tra gli altri uomini, rinchiusi nel proprio ego come fosse una fortezza da cui gettare sulla società un ironico e altezzoso sguardo. E così non è per caso, ma per virtù di un'intima correlazione psicologica che il pessimismo si accompagna ad una tendenza verso l'isolamento egoistico.

Al contrario, lo spirito individualista è fatalmente accompagnato dal pessimismo. Un'esperienza vecchia quando il mondo, non ci insegna forse che in natura l'individuo è sacrificato alla specie? Che nella società è sacrificato al gruppo? L'individualismo giunge alla rassegnazione o alla disperazione quando constata le antinomie che nascono tra l'individuo e la specie da un lato, e tra l'individuo e la società dall'altro.

Indubbiamente la vita trionfa sempre su questa antinomia, e il fatto che a dispetto d'essa tutta l'umanità continui a vivere, sembra essere un'argomentazione indiscutibile che rifiuta sia il pessimismo che l'individualismo. Ma di certo non è così. Perchè se l'umanità in quanto specie e come società segue il suo destino senza preoccuparsi delle sofferenze o delle rivolte dei singoli, ciò non pone fine all'individualismo. Sempre sconfitto, ma mai domato, si incarna nelle anime di speciale calibro, impregnate dal sentimento della propria unicità e rafforzate dalla loro volontà di indipendenza. L'individualismo soffre della sconfitta di ogni individuo che muore dopo aver servito fini ed essersi ribellato a forze che vanno oltre se stesso. Ma si mantiene vivo attraverso le generazioni, conquistando forza e chiarezza non appena la volontà umana di vita si intensifica, si differenzia e si ridefinisce nella coscienza individuale. E' così che si afferma la duplice consistenza di pessimismo e individualismo, indissolubilmente unita e interconnessa.

Non di meno, è possibile che questo legame psicologico che crediamo aver scoperto tra pessimismo e individualismo, non sia altro che una visione a priori. Se invece di ragionare sulle probabilità psicologiche, consultiamo la storia delle idee del XIX secolo, forse ci renderemo conto che la relazione delle idee che abbiamo appena indicato non è nè semplice nè così consistente così come ci appare. Si deve penetrare dettagliatamente nelle forme differenti di pessimismo e individualismo, e analizzare la loro relazione più da vicino se si vuole giungere ad una idea più precisa.

 


Ultima modifica 6.03.2008