Lenin e l'internazionalismo

citazioni aggiuntive

 

1917

22 gennaio, RAPPORTO SULLA RIVOLUZINE DEL 1905
”[…] la rivoluzione russa [del 1905] fu democratica-borghese per il suo contenuto sociale, ma proletaria per i suoi mezzi di lotta
”[…] è stato necessario […] che il proletariato intervenisse effettivamente come avanguardia […] come è avvenuto in Russia nel 1905, e come deve avvenire, e indubbiamente avverrà, nella prossima rivoluzione proletaria in Europa
”[…] la rivoluzione russa rimane - e precisamente grazie al suo carattere proletario […] - il prologo della prossima rivoluzione europea. È certo che questa prossima rivoluzione può essere soltanto la rivoluzione proletaria, e nel senso ancor più profondo di questa parola, cioè proletaria e socialista anche per il suo contenuto
”[…] L’attuale calma sepolcrale in Europa non deve ingannarci. L’Europa è gravida di rivoluzioni […] in Europa, nei prossimi anni […] i popoli insorgeranno. […] e questi rivolgimenti non potranno finire che con l’espropriazione della borghesia e la vittoria del socialismo.
Noi, vecchi, non vedremo forse le battaglie decisive di questa rivoluzione che s’avvicina. Ma io penso di poter esprimere la sicura speranza che la gioventù, la quale milita così egregiamente nel movimento socialista della Svizzera e di tutto il mondo, avrà la fortuna non soltanto di fare la futura rivoluzione, ma di vincerla”

21 aprile (4 Maggio) APPELLO AI SOLDATI DI TUTTE LE NAZIONI BELLIGERNATI No, fratelli soldati, è tempo che noi apriamo i nostri occhi, è tempo per noi di prendere il nostro destino nelle nostre mani. In tutti i paesi l'ira popolare contro la classe capitalista, che ha trascinato il popolo in guerra, sta crescendo, si sta espandendo, sta guadagnando forza. Non solo in Germania, ma persino in Inghilterra, che prima della guerra aveva la reputazione d'essere una delle nazioni più libere, centinaia e centinaia di veri amici e rappresentanti della classe operaia languiscono in prigione per aver detto l'onesta verità contro la guerra e contro i capitalisti. La rivoluzione in Russia è solo il primo passo della prima rivoluzione, essa deve essere seguita e sarà seguita da altre.

28 Aprile IL SIGNIFICATO DELLA FRATERNIZZAZIONE
”Lunga vita alla fraternizzazione! Lunga vita all'innalzantesi rivoluzione socialista mondiale del proletariato! […]
Noi vogliamo che la guerra venga terminata, come sarà, da una rivoluzione in un gruppo di paesi, cioè, dalla conquista del potere statale da parte di una nuova classe.
”[…] Così, nel nostro appello ai soldati di tutte le nazioni belligeranti, noi abbiamo posto innanzi il nostro programma per una rivoluzione proletaria in tutti i paesi, vale a dire, il trasferimento di tutto il potere statale nelle mani del Soviet dei deputati degli operai e dei soldati.
”[…] la fraternizzazione, che noi abbiamo sostenuto su tutti i fronti, [guiderà] ad una pace universale tra gli operai rivoluzionari di tutti i paesi”.

29 settembre (12 ottobre) LA CRISI È MATURA
”1. Non c'è dubbio che alla fine di settembre si è prodotta una grande svolta nella storia della rivoluzione russa e, secondo tutte le apparenze, della rivoluzione mondiale.
La rivoluzione operaia mondiale è cominciata con l'azione di combattenti isolati, i quali, con coraggio senza pari, lottano per salvare quanto restava di onesto del "socialismo" ufficiale, marcio fino al midollo e che in realtà è socialsciovinismo. Liebknecht in Germania, Adler in Austria, MacLean in Inghilterra: questi sono i nomi più noti degli eroi isolati che hanno assunto la pesante missione di precursori della rivoluzione mondiale
.
[…] Le prigioni di paesi come la Germania, la Francia, l'Italia, l'Inghilterra […] si sono riempite di decine e centinaia di internazionalisti, di avversari della guerra, di fautori della rivoluzione operaia.
Oggi siamo giunti alla terza tappa, che può essere definita la vigilia della rivoluzione. Gli arresti di massa dei capi socialisti nella libera Italia e soprattutto l'inizio degli ammutinamenti militari in Germania: questi sono i sintomi evidenti della grande svolta, i segni della vigilia di una rivoluzione su scala mondiale.
Nessun dubbio è possibile. Siamo alla vigilia della rivoluzione proletaria mondiale. e poiché noi bolscevichi russi siamo i soli tra gli internazionalisti proletari di tutti i paesi a godere, rispetto agli altri, di un'immensa libertà, abbiamo un partito legale, una ventina di giornali, abbiamo con noi i Soviet dei deputati degli operai e dei soldati delle due capitali e la maggioranza delle masse popolari in un momento rivoluzionario, a noi si può e si deve dire: a chi molto è stato dato, molto sarà domandato.
5. […] Se i bolscevichi si lasceranno prendere nella trappola delle illusioni costituzionali […] siffatti bolscevichi non sarebbero che miserabili traditori della causa del proletariato.
Ne sarebbero i traditori perché, con la loro condotta, tradirebbero gli operai rivoluzionari tedeschi insorti sulle navi di guerra. "Attendere" in queste condizioni il Congresso dei Soviet, ecc., significa tradire l'internazionalismo, tradire la causa della rivoluzione socialista internazionale.
Perché l'internazionalismo non consiste in frasi, in dichiarazioni di solidarietà, in risoluzioni, ma
in fatti.
La crisi è matura. Tutto l'avvenire della rivoluzione russa è in gioco. Tutto l'onore del partito bolscevico è in questione. Tutto l'avvenire della rivoluzione operaia internazionale è in gioco.
7. […] Lasciar sfuggire l'occasione attuale […] sarebbe un'idiozia completa o un vero e proprio tradimento.
Un vero e proprio tradimento verso gli operai tedeschi, perché non potremo certo attendere l'inizio della loro rivoluzione!! Quando essa scoppierà, anche i Liber-Dan saranno favorevoli a "sostenerla". Ma essa non può cominciare fino a quando Kerensky, Kisckin e consorti saranno al potere [in Russia]”.

1° ottobre RIUSCIRANNO I BOSCEVICHI A MANTENERE IL POTERE STATALE?
"Non c'è potere sulla terra che possa impedire ai bolscevichi, se essi non si lasciano spaventare dagli strilli della borghesia e riescono a prendere il potere, dal mantenerlo fino alla vittoria della rivoluzione socialista mondiale".

8 (21) ottobre CONSIGLI DI UN ASSENTE
”la massima simpatia e l'appoggio senza riserve di tutti i lavoratori e di tutti gli sfruttati del mondo intero, nei paesi belligeranti in particolare, dei contadini russi in modo speciale, sono assicurati al potere proletario rivoluzionario
”[…] Rinunciare oggi all'insurrezione armata significherebbe rinunciare alla parola d'ordine principale del bolscevismo (tutto il potere ai Soviet) e a tutto l'internazionalismo proletario rivoluzionario in generale.
”[…] Il successo della rivoluzione russa e della rivoluzione mondiale dipende da due o tre giorni di lotta”

8 (21) ottobre LETTERA AI COMPAGNI BOLSCEVICHI DELEGATI ALLA CONFERENZA REGIONALE DEI SOVIET DEL NORD
La nostra rivoluzione attraversa un periodo estremamente critico. Questa crisi coincide con la grande crisi di sviluppo della rivoluzione socialista mondiale e delle lotta dell'imperialismo universale contro la rivoluzione. Un compito gigantesco incombe ai dirigenti responsabili del nostro partito; se non lo si adempie, il movimento proletario internazionale rischia d'andare incontro ad un fallimento totale […]
Osservate la situazione internazionale. Lo sviluppo della rivoluzione mondiale è incontestabile […] Sì, saremo dei veri traditori dell'Internazionale se in questo momento, in condizioni così favorevoli, risponderemo a quest'appello dei rivoluzionari tedeschi soltanto con… risoluzioni.
Aggiungete ancora che noi tutti sappiamo molto bene come maturino rapidamente l'accordo e il complotto degli imperialisti di tutti i paesi contro la rivoluzione russa. Soffocarla ad ogni costo, soffocarla e con la forza delle armi e per mezzo di una pace conclusa a spese della Russia, ecco l'obiettivo a cui mira e a cui si avvicina sempre più l'imperialismo internazionale. Ecco il fatto che aggrava in modo particolare la crisi della rivoluzione socialista mondiale, che rende particolarmente pericoloso - direi quasi criminale - ogni rinvio dell'insurrezione da parte nostra.
[…] i Soviet delle due capitali devono prendere il potere e proporre immediatamente la pace a tutti i popoli, adempiendo così il loro dovere verso i rivoluzionari tedeschi e facendo un passo decisivo per sventare i complotti criminali che l'imperialismo internazionale trama contro la rivoluzione russa.
Solo un'azione immediata […] può salvare la rivoluzione russa e mondiale.

10 (23) ottobre RISOLUZIONE APPROVATA AL CC DEL POSDR
Il Comitato Centrale riconosce che tanto la situazione internazionale della rivoluzione russa (l'ammutinamento della flotta in Germania, come più alta manifestazione dello sviluppo, in tutta Europa, della rivoluzione socialista mondiale, nonché le minacce del mondo imperialistico allo scopo di soffocare la rivoluzione russa), quanto la situazione militare […] mettono all'ordine del giorno l'insurrezione armata.

DOPO LA RIVOLUZIONE

Ottobre (fine mese) LA CATASTROFE IMMINENTE E COME LOTTARE CONTRO DI ESSA
È possibile marciare se si teme di avanzare verso il socialismo?
È “in voga fra i socialisti-rivoluzionari e i menscevichi la seguente obiezione: la maggioranza dei provvedimenti qui descritti non sono, nella loro sostanza, democratici; sono già dei provvedimenti socialisti!
Questa obiezione comune […] è una difesa reazionaria di un capitalismo arretrato […]. Noi, si dice, non siamo ancora maturi per il socialismo, è ancora troppo presto per ‘instaurarlo’, la nostra rivoluzione è borghese; bisogna perciò essere i servitori della borghesia
[…] il capitalismo monopolistico di Stato, in uno Stato veramente democratico rivoluzionario, significa inevitabilmente ed immancabilmente un passo, la marcia verso il socialismo!
[…] Poiché il socialismo non è altro che il passo avanti che segue immediatamente il monopolio capitalista di Stato. O in altre parole: il socialismo non è altro che un monopolio capitalista di Stato messo al servizio di tutto il popolo e che, in quanto tale, ha cessato di essere un monopolio capitalistico. Qui non vi è via di mezzo. Il corso obiettivo dello sviluppo è tale che non si potrebbe andare oltre i monopoli (di cui la guerra ha decuplicato il numero, la funzione e l’importanza) senza marciare verso il socialismo.
O si è democratici rivoluzionari nei fatti, e allora non si deve temere di marciare verso il socialismo.
O si teme di marciare verso il socialismo, si condanna questa marcia, adducendo, come fanno Plekhanov, Dan e Cernov, che la nostra rivoluzione è borghese, che non si può ‘instaurare’ il socialismo, ecc., e allora si scivolerà inevitabilmente verso Kerenski, Miliukov e Kornilov; si soffocheranno cioè in modo burocratico reazionario le aspirazioni democratiche rivoluzionarie delle masse operaie e contadine.
Non vi è via di mezzo.
[…] Bisogna avanzare o indietreggiare. Nella Russia del secolo ventesimo, che ha conquistato la repubblica e il democratismo per via rivoluzionaria, è impostile avanzare senza marciare verso il socialismo, senza muovere dei >passi verso di esso. […]
[…] La dialettica della storia vuole appunto che la guerra, la quale ha straordinariamente accelerato la trasformazione del capitalismo monopolistico in capitalismo monopolistico di Stato, abbia con ciò avvicinato in modo sorprendente l’umanità al socialismo.
La guerra imperialista è la vigilia della rivoluzione socialista. E non solo perché la guerra con i suoi orrori genera l’insurrezione proletaria – nessuna insurrezione creerà il socialismo se non è maturo economicamente – ma perché il capitalismo monopolistico di Stato è la preparazione materiale più completa del socialismo, è la sua anticamera, è quel gradino della scala storica che nessun gradino intermedio separa dal gradino chiamato socialismo”.
La democrazia rivoluzionaria ed il proletariato rivoluzionario
“[…] l’umanità si trova di fronte a questa alternativa: o perire, o affidare la propria sorte alla classe più rivoluzionaria per passare quanto più rapidamente e radicalmente è possibile ad un modo di produzione superiore.
[…] in Russia la rivoluzione è scoppiata prima che negli altri paesi. […] Siamo appoggiati moralmente dal movimento di protesta contro la guerra che si estende in tutta Europa, dall’atmosfera creata dalla rivoluzione mondiale che sale […]
Perire oppure lanciarsi avanti a tutto vapore, così la storia pone il problema

1918

7 (20) gennaio, TESI SULLA CONCLUSIONE DI UNA PACE IMMEDIATA, SEPARATA E ANNESSIONISTA
4 […] i compiti organizzativi che la trasformazione socialista in Russia impone sono così vasti e ardui che il loro adempimento - data l'abbondanza dei compagni di strada piccolo-borghesi del proletariato socialista e il livello relativamente basso di quest'ultimo - richiederà anch'esso un periodo di tempo abbastanza lungo.
5 […] risulta in modo perfettamente netto la necessità, per assicurare il successo del socialismo in Russia, di un certo periodo di tempo - qualche mese almeno - durante il quale il governo socialista deve avere le mani del tutto libere per vincere la borghesia, dapprincipio nel proprio paese, e gettar le basi di un lavoro organizzativo di massa, largo e profondo.
6 […] È fuor di dubbio che la rivoluzione socialista deve avvenire ed avverrà in Europa. Tutte le nostre speranze sulla vittoria definitiva del socialismo sono fondate su questa certezza e su questa previsione scientifica […] Ma sarebbe un errore basare la tattica del governo socialista della Russia tentando di determinare se la rivoluzione socialista scoppierà o no in Europa, e specialmente in Germania, entro i sei mesi prossimi (o un altro simile breve termine) […]
10 […] non riusciremmo a liberarci interamente da questo o quel legame imperialista, ed è evidente che non ce ne potremmo liberare totalmente senza abbattere l'imperialismo mondiale. la giusta conclusione che se ne può trarre è che, a partire dal momento della vittoria del governo socialista in un paese, bisogna risolvere la questione non dal punto di vista di dare la preferenza a questo o quell'imperialismo, ma esclusivamente dal punto di vista delle condizioni più favorevoli allo sviluppo e all'affermarsi della rivoluzione socialista che si è già iniziata.
In altre parole: il principio che deve ora determinare la nostra tattica non è quello di sapere quale dei due imperialismi sarebbe più vantaggioso sostenere oggi, ma quale è il mezzo più sicuro ed efficace per assicurare alla rivoluzione socialista la possibilità di consolidarsi o per lo meno di mantenersi in un paese sino a quando gli altri paesi si uniranno ad esso.

febbraioCOSA STRANA E MOSTRUOSA
Il 24 febbraio 1918 il Comitato della regione di Mosca del nostro partito ha votato una risoluzione di sfiducia al Comitato centrale in cui si rifiuta di sottomettersi alle sue decisioni […] La risoluzione è seguita da un «testo esplicativo» che riproduciamo per intero:
«Il Comitato della regione di Mosca non crede sia possibile evitare una prossima scissione nel partito e si assegna quindi il compito di contribuire al raggruppamento di tutti gli elementi comunisti rivoluzionari conseguenti che lottano sia contro i fautori della conclusione di una pace separata, sia contro tutti gli elementi opportunisti moderati del partito. Noi crediamo sia conforme agli interessi della rivoluzione internazionale ammettere la perdita eventuale del potere dei Soviet che sta diventando ormai puramente formale. Come nel passato, noi consideriamo nostro compito fondamentale la diffusione delle idee della rivoluzione socialista in tutti gli altri paesi, l'applicazione decisa della dittatura operaia, la repressione implacabile della controrivoluzione borghese in Russia».
Noi sottolineiamo qui le parole che sono... strane e mostruose.
Il nodo della questione è in queste parole. In queste parole tutta la linea degli autori della risoluzione è spinta sino all'assurdo. Queste parole scoprono con straordinaria evidenza le radici del loro errore.
«E' conforme agli interessi della rivoluzione internazionale ammettere la perdita eventuale del potere dei Soviet...» Ciò è strano, poiché non vi è nemmeno un nesso fra i postulati e la deduzione. «E' conforme agli interessi della rivoluzione internazionale ammettere la sconfitta militare del potere sovietico»: una siffatta tesi potrebbe essere giusta o no, ma non si potrebbe chiamarla strana. Questo in primo lungo.
In secondo luogo: il potere dei Soviet «sta diventando ormai puramente formale». Ecco ciò che non è già più solamente strano, ma addirittura mostruoso. E' evidente che i nostri autori si sono inoltrati in un dedalo inestricabile. Toccherà a noi sbrogliare la matassa.
Sulla prima questione i nostri autori pensano evidentemente che sia conforme agli interessi della rivoluzione internazionale ammettere la eventualità di una sconfitta militare che condurrebbe alla perdita del potere dei Soviet, cioè alla vittoria della borghesia in Russia.[…] L'oggetto essenziale delle mie tesi e dei miei argomenti (come potrà constatare chiunque voglia leggere attentamente le mie tesi del 7 gennaio 1918) è di indicare la necessità di accettare una pace arcigravosa oggi, nel momento presente, preparando seriamente al tempo stesso la guerra rivoluzionaria (e appunto nell'interesse di questa preparazione).[…]
Proseguiamo. In che consiste la confutazione dei miei argomenti, che i moscoviti hanno dovuto riconoscere giusti nella loro essenza?
Nel dire che, nell'interesse della rivoluzione internazionale, bisogna ammettere la perdita del potere dei Soviet.
Perché gli interessi della rivoluzione internazionale lo esigono? Qui è il nodo […] In realtà, gli interessi della rivoluzione internazionale esigono che il potere dei Soviet, che ha abbattuto la borghesia nel paese, aiuti questa rivoluzione, ma scegliendo una forma di aiuto proporzionata alle sue forze. […]
Forse gli autori della risoluzione pensano che la rivoluzione è già incominciata in Germania, che essa ha già assunto colà il carattere di una guerra civile aperta estendentesi a tutto il paese, e che noi dobbiamo quindi consacrare le nostre forze ad un aiuto agli operai tedeschi, dobbiamo perire noi stessi («perdita del potere sovietico») salvando la rivoluzione tedesca che ha già iniziato la battaglia decisiva ed è esposta a duri colpi? Secondo questo punto di vista, noi distoglieremmo, soccombendo, una parte delle forze della controrivoluzione tedesca e salveremmo così la rivoluzione tedesca.
Con simili premesse si può benissimo ammettere non solo che sarebbe «conforme agli interessi» (come dicono gli autori della risoluzione), ma assolutamente obbligatorio ammettere l'eventualità di una sconfitta e l'eventualità della perdita del potere dei Soviet. Ma è evidente che simili premesse non esistono. La rivoluzione tedesca matura, ma è certamente ancora ben lungi dallo scoppiare in Germania, è ancora ben lungi dalla guerra civile. E' cosa evidente che, «ammettendo la perdita eventuale del potere dei Soviet», non solo non contribuiremmo alla maturazione della rivoluzione tedesca, ma la ostacoleremmo. Noi aiuteremmo così la reazione tedesca, ne faremmo il giuoco, ostacoleremmo il movimento socialista in Germania e storneremmo le grandi masse dei proletari e dei semiproletari della Germania, che non sono ancora venute al socialismo e che la disfatta della Russia dei Soviet spaventerebbe come la disfatta della Comune nel 1871 spaventò gli operai inglesi.

1919

13 marzo SUCCESSI E DIFFICOLTA' DEL POTERE SOVIETICO
Vincere su scala mondiale completamente e definitivamente non si può nella sola Russia; si potrà soltanto quando il proletariato avrà vinto almeno in tutti i paesi progrediti, o anche soltanto in alcuni dei piú importanti paesi progrediti. Solo allora potremo dire con piena sicurezza che la causa del proletariato ha vinto, che il nostro primo obiettivo - l'abbattimento del capitalismo - è stato raggiunto.
Esso è stato raggiunto da noi, per quanto riguarda un solo paese, e ci ha posto un secondo problema.Se il potere dei Soviet è stato attuato, se la borghesia è stata abbattuta in un solo paese, il secondo problema è la lotta su scala internazionale, la lotta su un altro piano, la lotta dello Stato proletario che si trova fra Stati capitalistici.
La situazione è completamente nuova e difficile.
[…] noi abbiamo cominciato a creare un esercito che per la prima volta nella storia sa per che cosa combatte e per che cosa si sacrifica, e tien testa vittoriosamente a un nemico piú numeroso e, con una resistenza finora mai vista, avvicina ogni giorno di più la rivoluzione mondiale:
[…] La vera prova che la nostra rivoluzione ha saputo fornire è il fatto che noi in un paese arretrato abbiamo saputo prendere il potere prima degli altri, conquistare la forma sovietica di governo, il potere dei lavoratori e degli sfruttati. Sapremo conservare questo potere almeno sino a quando si scuoteranno le masse degli altri paesi?
[...] Sarà un semestre difficile, ma sarà l'ultimo semestre difficile, perché al posto di un nemico che si rafforza abbiamo un nemico che si disgrega, dato che il movimento sovietico cresce in tutti i paesi.
[...] La vittoria è nostra! Perché gli operai di tutti i paesi, nonostante tutte le menzogne, nonostante tutto il mare di fandonie e di sudicie calunnie, hanno capito che cosa sono i Soviet, che cosa è il potere sovietico. E i capitalisti di tutti i paesi non hanno via d'uscita.
[…] E se in Russia difficoltà immense sorgono dinanzi al potere sovietico, questo è perché sulla Russia è piombata la forza militare delle potenze meglio armate e piú forti del mondo. Ciò nonostante, il potere sovietico della Russia ha saputo conquistarsi la simpatia, l'attenzione e l'appoggio morale degli operai di tutto il mondo. E sulla base di questi dati, senza esagerarli per nulla, senza chiudere gli occhi sul fatto che tanto in Germania quanto negli altri paesi si sparge sangue operaio e molti dei migliori capi del socialismo muoiono fra atroci torture - noi lo sappiamo e non chiudiamo gli occhi su questo - affermiamo che la vittoria, la vittoria completa, è nostra perché gli imperialisti degli altri paesi sono stati scossi, gli operai escono già dallo stato di stordimento e di inganno, il potere sovietico si è già conquistato la fiducia degli operai di tutto il mondo; dappertutto si ripongono speranze solo nel regime dei Soviet, e si vede che l'unica speranza risiede nel fatto che gli operai prendano nelle loro mani il potere.
E quando gli operai sapranno che persino in un paese arretrato operai non progrediti ma uniti, dopo aver preso nelle loro mani il potere, hanno potuto creare una forza che resiste agli imperialisti di tutto il mondo, che questi operai hanno saputo prendere le fabbriche ai capitalisti e dare ai contadini le terre dei grandi proprietari fondiari, quando questa verità sarà penetrata nelle masse operaie di tutti i paesi, allora si potrà dire ben forte, con piena certezza, ancora una volta, che la vittoria ci è assicurata su scala mondiale, perché la borghesia è stata scossa e non riuscirà piú a ingannare gli operai, perché il movimento sovietico è sorto dappertutto e presto noi vedremo - come il 25 ottobre 1917 abbiamo visto nascere la Repubblica sovietica, come abbiamo visto in questi giorni nascere a Mosca la III Internazionale, l'Internazionale Comunista, presto vedremo nascere la Repubblica sovietica internazionale.

Luglio LA GRANDE INIZIATIVA
“[Ci] si impone altrettanto imperiosamente […] un altro compito più vitale, quello della edificazione comunista positiva, della creazione di nuovi rapporti economico, della creazione di una nuova società.
[…] Questa nuova disciplina [comunista] non cade dal cielo e non nasce da pii desideri; essa sorge dalle condizioni materiali create dalla grande produzione capitalistica, e soltanto da esse. Senza queste condizioni essa non è possibile.
[…] E’ chiaro che per sopprimere completamente le classi si deve non soltanto abbattere gli sfruttatori […] ma anche abolire ogni proprietà privata dei mezzi di produzione, si deve sopprimere […] la differenza tra le persone che compiono un lavoro fisico e quelle che compiono un lavoro intellettuale. Questa è un’opera di lunga durata. Per compierla è necessario un grande passo avanti nello sviluppo delle forze produttive, è necessario vincere la resistenza […] dei numerosi residui della piccola produzione […]
La pretesa che tutti i lavoratori siano in egual misura capaci di compiere quest’opera, sarebbe una frase vuota o l’illusione di un socialista antidiluviano, premarxista, perché questa capacità non viene da sé, ma sorge nello sviluppo storico, e sorge solamente dalle condizioni materiali create dalla grande industria capitalistica.
[…] la fondazione [50 anni or sono] di una lega operaia fu un piccolo passo verso la vittoria mondiale del proletariato sulla borghesia […]
La produttività del lavoro è in ultima analisi la cosa più importante, essenziale per la vittoria del nuovo ordine sociale. Il capitalismo ha creato una produttività del lavoro sconosciuta al feudalesimo. Il capitalismo può essere battuto definitivamente e sarà battuto definitivamente appunto perché il socialismo crea una nuova produttività del lavoro molto più alta. È un processo molto difficile e molto lungo, ma esso è incominciato […]
In confronto al capitalismo, il comunismo è la più elevata produttività del lavoro di operai volontari, coscienti e uniti, che si servono della tecnica più progredita.

1920

4 gennaio,LETTERA AGLI OPERAI E AI CONTADINI DELL'UCRAINA IN OCCASIONE DELLE VITTORIE RIPORTATE SU DENIKIN
Il capitale è una forza internazionale. Per vincerla è necessaria l'alleanza internazionale, la ratellanza internazionale degli operai.
Noi siamo nemici dell'odio nazionale, dei dissensi nazionali, del particolarismo nazionale. Noi siamo internazionalisti. Noi aspiriamo alla stretta alleanza e alla fusione completa degli operai e dei contadini di tutte le nazioni del mondo in un'unica Repubblica sovietica mondiale.
[…] Noi, comunisti grandi-russi, dobbiamo quindi combattere nel nostro ambiente, con la massima severità, ogni minima manifestazione di nazionalismo grande-russo; queste manifestazioni, essendo in generale un tradimento del comunismo, recano un grandissimo danno, perché ci dividono dai compagni ucraini, e fanno così il gioco di Denikin e dei suoi compagni.
[…] I comunisti della Russia e dell'Ucraina riescano dunque, con un lavoro comune […] a dare ai lavoratori di tutto il mondo l'esempio di un'alleanza veramente salda degli operai e dei contadini delle diverse nazioni nella lotta per il potere dei Soviet, per la distruzione del giogo dei proprietari fondiari e dei capitalisti, per la Repubblica federativa sovietica mondiale.

29 marzo, RAPPORTO AL CC AL NONO CONGRESSO DEL PC(b)
[…] quando avremo realizzato completamente nel nostro paese la dittatura del proletariato […] potremo attendere la rivoluzione mondiale […] abbiamo una base mondiale infinitamente più larga di quanto l’ebbe qualsiasi rivoluzione precedente
[…] il bolscevismo è diventato un fenomeno mondiale; la rivoluzione proletaria ha alzato la testa. Il sistema sovietico […] appare come un fatto storico e universale.

Aprile L’ESTREMISMO MALATTIA INFANTILE DEL COMUNISMO
1. In che senso si può parlare di importanza internazionale della rivoluzione russa?
[…] dopo la vittoria della rivoluzione proletaria, anche in uno solo dei paesi più progrediti, avverrà verosimilmente una brusca svolta, cioè la Russia cesserà in breve di essere il paese modello e sarà di nuovo un paese arretrato (dal punto di vista ‘sovietico’ e socialista).

5 giugnoPRIMO ABBOZZO DELLE TESI SULLE QUESTIONI NAZIONALE E COLONIALE AL secondo Congresso dell'Internazionale Comunista
10. Riconoscere a parole l’internazionalismo e sostituirlo nei fatti […] con il nazionalismo e il pacifismo piccolo-borghese, è cosa del tutto abituale […] spesso persino tra i partiti che oggi si chiamano comunisti. La lotta contro questo male […] acquista un’importanza tanto maggiore quanto più diventa attuale il problema della trasformazione della dittatura del proletariato da nazionale (cioè esistente in un solo paese e incapace di determinare la politica mondiale) in internazionale (vale a dire in dittatura del proletariato attuata almeno in alcuni paesi progrediti e capace di esercitare un’influenza decisiva in tutta la politica mondiale). […] l’internazionalismo proletario esige, in primo luogo, la subordinazione degli interessi della lotta proletaria in un paese agli interessi di questa lotta in tutto il mondo e, in secondo luogo, esige che la nazione la quale ha vinto la propria borghesia sia capace dei più grandi sacrifici nazionali e disposta ad affrontarli per l’abbattimento del capitale internazionale.[…]
11. e) necessità di una lotta risoluta contro i tentativi di dare una tinta comunista ai movimenti di liberazione democratici borghesi dei paesi arretrati

2 ottobre, I COMPITI DELLE ASSOCIAZIONI GIOVANILI
[…] Senza la compattezza, senza la disciplina cosciente degli operai e dei contadini la nostra è una causa disperata. Senza di esse non potremo vincere i capitalisti e i proprietari fondiari di tutto il mondo. Non consolideremo neanche le fondamenta, senza parlare di costruire su queste fondamenta la nuova società comunista.
[…] soltanto col formarsi di questa classe [il proletariato] ebbe inizio quel movimento delle masse che ha condotto ai risultati odierni, che ha fatto vincere la rivoluzione proletaria in uno dei paesi più deboli […]
E noi vediamo che la rivoluzione proletaria si sviluppa in tutto il mondo.
[…] voi sapete benissimo che sino a quando la Russia resta l'unica repubblica operaia, mentre il tutto il mondo esiste il vecchio ordinamento borghese, noi siamo più deboli dei capitalisti e siamo continuamente minacciati da un nuovo attacco […]
[…] non si può costruire la società comunista in un paese di analfabeti [quale è la Russia]

8 marzoDALLA GUERRA ALLA PACE
L’aiuto dei paesi dell’Europa occidentale sta arrivando, ma non così rapidamente. Sta arrivando e in misura crescente.
[…]in confronto all’anno scorso la rivoluzione internazionale ha fatto oggi un grande passo in avanti […] Ma, in ogni caso, se da questi indizi deducessimo che in generale tra breve l’aiuto giungerà di là sotto forma di una forte rivoluzione proletaria, saremmo semplicemente dei pazzi […]. In tre anni abbiamo imparato a capire che puntare sulla rivoluzione internazionale non vuol dire fare assegnamento su una data precisa e che il ritmo di sviluppo, sempre più rapido, potrebbe portarci la rivoluzione per questa primavera, ma potrebbe anche non portarcela. E perciò dobbiamo saper combinare la nostra attività con i rapporti di classe all’interno del nostro paese e degli altri paesi in modo da essere in grado di mantenere la dittatura del proletariato per lungo tempo e, sia pure gradualmente, di por rimedio a tutte le calamità è le crisi che ci colpiscono. Solo questa impostazione del problema sarà giusta e realistica.

14 aprileSALUTO ALLE REPUBBLICHE SOVIETICHE DEL CAUCASO
[…] per quanto importante sia mantenere la pace nazionale tra gli operai e i contadini delle nazionalità caucasiche, incomparabilmente più importante è mantenere e sviluppare il potere dei Soviet come transizione al socialismo […]
Quarto. Economicamente la Russia era e resta in gran parte tagliata fuori dai paesi capitalistici progrediti; il Caucaso può stabilire più rapidamente e facilmente la ‘convivenza’ e lo scambio delle merci con l’occidente capitalistico.[…]
Un passaggio al socialismo più lento, più prudente, più sistematico: ecco quel che è possibile e necessario per le Repubbliche del Caucaso, a differenza della RSFSR. Ecco quel che dovete comprendere e saper realizzare, differenziando la vostra tattica dalla nostra.
Abbiamo aperto la prima breccia nel capitalismo mondiale. La breccia è aperta.[…]
Scusatemi per la trascuratezza nello stile di questa lettera: ho dovuto scriverla in tutta fretta per fare in tempo ad inviarla

maggio SULL’IMPOSTA IN NATURA
L’imposta in natura, la libertà di commercio, le concessioni.>
[…] [non è possibile] tentare di proibire, di impedire ad ogni costo lo sviluppo dello scambio privato, non statale, cioè del commercio, del capitalismo, inevitabile quando esistono milioni di piccoli contadini. Questa politica sarebbe una politica sciocca e costituirebbe un suicidio per il partito che la tentasse. Una politica sciocca perché tale politica è economicamente impossibile; un suicidio perché i partiti che tentano una politica simile subiscono un fallimento inevitabile.
[…] siamo deboli e sciocchi. Abbiamo paura di guardare in faccia l’ “umile verità” e troppo spesso ci diamo in balia della “bella illusione che ci innalza”. Ripetiamo sempre che “noi” passiamo dal capitalismo al socialismo, dimenticando di raffigurarci in modo chiaro e preciso chi sono questi “noi”. […] “Noi”, avanguardia, parte avanzata del proletariato, passiamo direttamente al socialismo, ma l’avanguardia è soltanto una piccola parte di tutta la massa della popolazione […]
Si può concepire il passaggio immediato da queste condizioni [il patriarcalismo, l’oblomovismo, la semibarbarie], predominanti in Russia, al socialismo? Sì può fino a un certo punto, ma soltanto a una condizione […] Questa condizione è l’elettrificazione […] Ma noi sappiamo benissimo che per avere questa “sola” condizione impiegheremo per lo meno dieci anni soltanto per i lavori più urgenti, e che, a sua volta, si può pensare di impiegarne di meno soltanto nel caso in cui la rivoluzione proletaria riporti la vittoria in paesi come l’Inghilterra, la Germania, l’America.
Nell’immediato futuro dobbiamo invece imparare a pensare agli anelli intermedi che possono facilitare il passaggio dal patriarcalismo, dalla piccola produzione, al socialismo. “Noi” spesso facciamo ancora oggi il seguente ragionamento: “Il capitalismo è un male, il socialismo è un bene”. Ma questo ragionamento è sbagliato, poiché non tien conto della somma di tutte le esistenti forme economiche e sociali, e ne considera soltanto due.
Il capitalismo è un male in confronto al socialismo. Il capitalismo è un bene in confronto al periodo medievale, in confronto alla piccola produzione, in confronto al burocratismo che è legato alla dispersione dei piccoli produttori. Poiché non abbiamo ancora le forze per passare dalla piccola produzione al socialismo, il capitalismo è, in una certa misura, inevitabile, come prodotto spontaneo della piccola produzione e dello scambio; e noi dobbiamo quindi utilizzare il capitalismo (soprattutto incanalandolo nell’alveo del capitalismo di Stato) come anello intermedio tra la piccola produzione ed il socialismo, come un mezzo, una via, un modo, un metodo per aumentare le forze produttive

17 ottobre LA NEP E I COMPITI DEI CENTRI DI EDUCAZIONE POLITICA
Chi vincerà: il capitalismo o il potere sovietico?
[…] se il capitalismo otterrà dei successi, anche la produzione industriale aumenterà, e insieme con essa aumenterà il proletariato. I capitalisti trarranno vantaggio dalla nostra politica e creeranno quel proletariato industriale, che da noi […] ha cessato di esistere […]
La rinascita del capitalismo significherà la rinascita della classe proletaria, occupata nella produzione di beni materiali utili alla società […]
Il problema è tutto qui: chi arriverà prima? Riusciranno i capitalisti a organizzarsi per primi? […] Oppure il potere statale proletario, appoggiandosi ai contadini, dimostrerà di essere capace di tenere ben ferme le redini al collo dei signori capitalisti, per guidare il capitalismo lungo la via tracciata dallo Stato e creare un capitalismo subordinato allo Stato e posto al suo servizio.

29-31 ottobre LA NUOVA POLITICA ECONOMICA
[…] dalla fine del 1917 all’inizio del 1918 […] nella valutazione del possibile sviluppo la maggior parte di noi – anzi, non ricordo eccezioni – muoveva dal presupposto, forse non sempre apertamente espresso, ma sempre tacitamente sottinteso, che si sarebbe passati direttamente all’edificazione del socialismo
[…] Dobbiamo ammettere che non ci siamo ritirati abbastanza, che dobbiamo ritirarci ancora, fare un altro passo indietro, passando dal capitalismo di Stato alla instaurazione della compravendita e della circolazione del denaro disciplinate dallo Stato.
[…] dobbiamo ricordare che la fase di transizione più vicina non può essere quella del passaggio diretto all’edificazione socialista
[…] se noi non temeremo di dire apertamente la verità, per quanto amara e dolorosa essa sia, impareremo, impareremo immancabilmente e incondizionatamente, a trionfare su tutte le difficoltà.
E’ necessario metterci sul terreno dei rapporti capitalistici esistenti

5 novembre L’IMPORTANZA DELL’ORO OGGI E DOPO LA VITTORIA COMPLETA DEL SOCIALISMO
L’unica cosa che la nostra rivoluzione ha portato completamente a termine è la sua opera democratica borghese. E noi abbiamo il diritto più che legittimo d’esserne fieri. La parte proletaria o socialista della sua opera si riduce a tre punti principali: 1. L’uscita rivoluzionaria dalla guerra imperialistica mondiale […] questo è stato da parte nostra portato completamente a termine, e sarà compiuto completamente in ogni sua parte soltanto da una rivoluzione in numerosi paesi progrediti. 2. La creazione del regime sovietico, forma di realizzazione della dittatura del proletariato. Si è compiuta una svolta di importanza mondiale. L’epoca del parlamentarismo democratico borghese è finita. È incominciato un nuovo capitolo della storia del mondo: l’epoca della dittatura del proletariato. Soltanto parecchi paesi insieme potranno terminare e perfezionare il regime sovietico e ogni forma di dittatura del proletariato. Noi abbiamo ancora molto, moltissimo da fare in questo campo. Sarebbe imperdonabile il non vederlo. Più d’una volta noi dovremo ritoccare, modificare, ricominciare daccapo. […] ora noi siamo molto in basso riguardo all’economia e alla cultura. […] 3. L’edificazione delle basi economiche del regime socialista. In questo campo, il più importante, l’essenziale non è stato ancora fatto. Ora, questa è la nostra opera più sicura, più sicura e dal punto di vista teorico e dal punto di vista pratico, e, attualmente, dal punto di vista della Repubblica sovietica russa e dal punto di vista internazionale. […]
Quando trionferemo su scala mondiale utilizzeremo l’oro per edificare pubbliche latrine nelle vie di alcune delle più grandi città del mondo. Questo sarebbe l’impiego più “giusto” e più evidentemente edificante che si possa fare dell’oro, per le generazione che non hanno scordato come per l’oro furono massacrati dieci milioni di uomini e altri trenta furono storpiati nella “grande” guerra “liberatrice” del 1914-18, nella guerra per decidere la grande questione di sapere quale dei due trattati di pace è il peggiore: quello di Brest-Litovsk o quello di Versailles; e come per quello stesso oro ci si prepara a massacrare certamente venti milioni e a storpiarne sessanta in una guerra che scoppierà forse verso il 1925, forse nel 1928, o fra il Giappone e l’America, o fra l’Inghilterra e l’America o un qualcosa di simile. […]
Il commercio è il solo legame economico possibile fra decine di milioni di contadini e la grande industria se… se accanto a questi contadini non c’è una grande industria perfettamente meccanizzata […] Su scala internazionale questo “se” è già realizzato, questa condizione già esiste; ma un paese isolato, e per giunta fra i più arretrati dei paesi capitalistici, che ha tentato di realizzare d’un tratto e direttamente, di mettere in opera, di organizzare praticamente il nuovo legame fra l’industria e l’agricoltura e non è riuscito ad adempiere questo compito “prendendolo d’assalto”, ora deve adempierlo con una serie di operazioni “d’assedio”, lente, graduali, circospette.
[…] Noi ci siamo ritirati verso il capitalismo di Stato […]

1922

12 gennaioLA FUNZIONE E I COMPITI DEI SINDACATI NELLA NEP
3. Le aziende statali riorganizzate sulla base del cosiddetto rendimento commerciale e i sindacati
[…] la necessità impellente di elevare la produttività del lavoro, di ottenere che ogni azienda statale lavori senza perdere e in modo redditizio, unito agli interessi ministeriali che non possono essere soppressi e allo zelo eccessivo nel difenderli, genera inevitabilmente un certo contrasto di interessi, in tema di condizioni di lavoro, fra la massa operaia e i direttori che amministrano le aziende statali o i ministeri da cui esse dipendono. Perciò, per quanto concerne le aziende socializzate, spetta ai sindacati, senza dubbio, di difendere gli interessi dei lavoratori, di coadiuvare, nella misura del possibile, a elevare il livello delle condizioni materiali della loro esistenza, correggendo sistematicamente gli errori e gli interessi degli organismi economici, in quanto questi errori ed eccessi derivano da una deviazione burocratica dell’apparato statale.
8. Legame con la massa come condizione fondamentale per ogni lavoro dei sindacati.
[…] Uno dei pericoli maggiori e più gravi per un partito comunista numericamente modesto che, come avanguardia della classe operaia, dirige un immenso paese, il quale sta compiendo (per il momento senza godere ancora dell’appoggio dei paesi più progrediti) il passaggio al socialismo, è il pericolo che si distacchi dalle masse, che l’avanguardia avanzi troppo […]

20 novembre DIFFICILE AVANZATA
[…] Prima il comunista diceva: “sacrifico la mia vita”, e questo gli pareva molto semplice, benché non fosse sempre così semplice. Invece oggi noi comunisti ci troviamo di fronte a un problema del tutto diverso. Dobbiamo calcolare e calcolare, e ognuno di noi deve diventare un uomo d’affari. Dobbiamo trovare il modo di assicurarci l’esistenza in un ambiente [internazionale] capitalistico […] Con la Nuova Politica Economica ci siamo, sì, ritirati, ma ritirati […] in modo da offrire ai capitalisti vantaggi tali da costringere qualunque Stato, per quanto avverso ci sia, a stabilire rapporti e a concludere affari con noi […] Ci vuole ancora molto tempo prima che noi stabiliamo, in tal modo, rapporti contrattuali ben precisi, duraturi dal punto di vista della società borghese; però vediamo già ora che ci stiamo avviando a questo momento, ci siamo già quasi ma non siamo ancora giunti.
[…] Il socialismo non è più un problema del lontano futuro, o una specie di quadro astratto o di immagine sacra. Per quanto riguarda tali immagini, siamo ancora della nostra vecchia opinione, tutt’altro che buona. Abbiamo portato il socialismo sul terreno della vita quotidiana, e qui dobbiamo saperci districare. Ecco qual è il problema del giorno. Il problema della nostra epoca. Permettetemi di concludere con l’esprimere la certezza che, per quanto difficile si presenti questo compito, per quanto nuovo sia in confronto al vecchio e nonostante le grandi difficoltà che farà sorgere, noi tutti insieme, non domani, ma nel corso di alcuni anni, adempiremo a questo compito a tutti i costi, per far sì che la Russia della Nep si trasformi nella Russia socialista.

30 dicembre SULLA QUESTIONE DELLE NAZIONALITÀ O DELLA "AUTONOMIZZAZIONE"
[…] dobbiamo in coscienza affermare […] che noi chiamiamo nostro un apparato che in realtà ci è ancora profondamente estraneo, che rappresenta il filisteismo borghese e zarista, e la cui trasformazione in cinque anni, mancando l'aiuto di altri paesi e prevalendo i "problemi" della guerra e della lotta contro la fame, non era assolutamente possibile.
31 dicembre
In primo luogo; bisogna consolidare e rafforzare l'Unione delle repubbliche socialiste; su questa misura non possono esservi dubbi. Essa ci è necessaria, come è necessaria al proletariato comunista mondiale per la lotta contro la borghesia mondiale e per la difesa contro gli intrighi di quest'ultima.
[…] Politicamente responsabili di tutta questa campagna veramente nazionalista-grande-russa bisogna considerare, ovviamente, Stalin e Dzerginski.
[…] Una cosa è la necessità di esser compatti contro gli imperialisti dell'Occidente che difendono il mondo capitalistico. Qui non vi possono essere dubbi, e non ho bisogno di dire che approvo incondizionatamente queste misure; altra cosa è quando noi stessi cadiamo, anche soltanto nelle piccolezze, in atteggiamenti imperialistici verso le nazionalità oppresse, minando così completamente tutta la sincerità dei nostri principi, tutta la nostra difesa del principio della lotta contro l'imperialismo

1923

2 gennaio PAGINETTE DI DIARIO
Mentre noi chiacchieravamo della cultura proletaria e della sua relazione con la cultura borghese, i fatti ci porgono delle cifre le quali dimostrano che anche per ciò che riguarda la cultura borghese le cose da noi vanno molto male. Come si vede, e come c'era da aspettarselo, noi siamo rimasti molto indietro dall'istruzione elementare generale, e perfino il nostro progresso in confronto ai tempi zaristi (1897) è risultato esser troppo lento. Ciò serve da severo ammonimento e da rimprovero all'indirizzo di coloro che facevano e fanno castelli in aria sulla " cultura proletaria ". Ciò dimostra quanto lavoro preliminare, urgente ci resta ancora da fare per raggiungere il livello di un ordinario Stato civile dell'Europa occidentale. Ciò dimostra inoltre quale mole di lavoro ci resta ora da compiere per raggiungere effettivamente, in base alle nostre conquiste proletarie un livello di cultura alquanto elevato.
[…] noi possiamo e dobbiamo servirci del nostro potere per fare effettivamente dell'operaio urbano un propagatore delle idee comuniste nel seno del proletariato rurale.
Io ho detto " comuniste ", e mi affretto a porre una clausola, temendo di provocare un malinteso o di essere compreso troppo alla lettera. Non bisogna affatto comprendere ciò nel senso che noi dobbiamo portare immediatamente nella campagna delle idee puramente e strettamente comuniste. Finché noi non avremo nella campagna una base materiale per il comunismo, fino ad allora ciò sarebbe, per così dire nocivo; ciò sarebbe, per così dire, nefasto per il comunismo.
No. Bisogna incominciare con lo stabilire dei rapporti fra la città e la campagna, senza porsi lo scopo prefisso d'inculcare il comunismo nella campagna. Questo scopo non può essere ora raggiunto. Questo scopo è intempestivo, prefiggersi questo scopo equivarrebbe apportare del danno alla nostra causa, invece di giovarle.

16 gennaio SULLA NOSTRA RIVOLUZIONE
[…] è infinitamente banale il loro argomento, studiato a memoria durante lo sviluppo della socialdemocrazia dell'Europa occidentale, secondo il quale noi non saremmo ancora maturi per il socialismo e secondo il quale da noi non esisterebbero, come dicono diversi signori "scienziati" che militano nelle loro file, le premesse economiche obiettive per il socialismo. E non viene in mente a nessuno di domandarsi: ma un popolo che era davanti a una situazione rivoluzionaria, quale si era creata nella prima guerra imperialista, sotto l'imminenza di questa situazione senza via di uscita, non poteva forse gettarsi in una lotta che gli apriva almeno qualche speranza di conquistarsi condizioni non del tutto ordinarie per un ulteriore progresso della civiltà?
"La Russia non ha raggiunto il livello di sviluppo delle forze produttive sulla base del quale è possibile il socialismo." Tutti gli eroi della II Internazionale, compreso naturalmente Sukhanov, presentano questa tesi come oro colato. Questa tesi indiscutibile, la rimasticano continuamente e la considerano come decisiva per l'apprezzamento della nostra rivoluzione.
[…] Se per creare il socialismo occorre un certo grado di cultura (quantunque nessuno possa dire quale sia di preciso questo certo "grado di cultura", dato che esso è diverso in ogni Stato dell'Europa occidentale), perché non dovremmo allora cominciare con la conquista, per via rivoluzionaria, delle premesse necessarie per questo certo grado, in modo da potere in seguito - sulla base del potere operaio e contadino e del regime sovietico - metterci in marcia per raggiungere gli altri popoli?
17 gennaio
Per creare il socialismo, voi dite, occorre la civiltà. Benissimo. Perché dunque da noi non avremmo potuto creare innanzi tutto quelle premesse della civiltà che sono la cacciata dei grandi proprietari fondiari e la cacciata dei capitalisti russi per poi cominciare la marcia verso li socialismo?


Ultima modifica 24.12.2003