Discussioni interne al Partito

V.A. Antonov-Ovseenko al Presidium della CCC e al Politburo del CC

     del PCR(b) 

 

Pubblicato su Ivstetija 1990
Traduzione di Giorgio Paganini


27 dicembre 1923


AL PRESIDIUM DELLA CCC E AL POLITBURO DEL CC DEL PCR(b)  
 
La discussione sta assumendo un carattere sempre più preoccupante  per molti compagni, soprattutto per quelli dell’esercito. In tutte le assemblee e, in particolare, in quelle dei “militari”comunisti”, i rappresentanti del CC spendono un tempo considerevole, a volte esclusivo, in un’analisi della biografia politica del c. Trockij, insistono puntigliosamente sul fatto che egli non può, in alcun modo, essere annoverato fra gli appartenenti alla “vecchia guardia dei bolscevichi”, che egli ha sempre combattuto contro il bolscevismo, che è un menscevico nascosto, che rivela anche oggi il suo menscevismo in tutta la sua linea politica. E questo non succede soltanto a Mosca. 

Un compagno, a me sconosciuto, istruttore politico nell’esercito, mi scrive da Char’kov una lettera personale: 

« La  discussione che si sta svolgendo sui problemi della costruzione del partito, nelle forme che essa assume, in particolare da noi a Char’kov, mi costringe a scrivervi questa lettera. Il  fatto è che la discussione si contraddistingue per i duri attacchi personali, da parte di compagni responsabili del partito, contro il c.Trockij ed al[tri]  presunti sostenitori della sua frazione. Il c. Kviring, segretario del CC dell’Ucraina, che è intervenuto tre giorni fa all’assemblea generale cittadina dei membri dei Comitati  di cellula dell’organizzazione di partito di Char’kov, ha dichiarato che “ il c.Trockij sfascia il partito e attenta alla sua unità”. Ieri, nell’assemblea generale di zona del partito nel distretto di Petinskij, il c. G.I. Petrovskij  ( pre[sidente] ) del Comitato Esecutivo Centrale dell’Ucraina, con tono esagitato ha affermato che “il c.Trockij ha sempre lottato contro il nostro partito, che soltanto nel 1917 egli è entrato nel PCR, che la sua linea politica è stata, lungo tutta la sua attività rivoluzionaria, sbagliata e dannosa.  Ciò ha provocato, da parte dei militari presenti alla riunione, spontanee esclamazioni :  - “ Viva il c. Trockij ! ” – “ Fuori il relatore ! ” e così via.  Il c. Makar  (1),  membro della CCC dell’Ucr[aina],  intervenuto nel dibattito, ha affermato che  “ Trockij è sempre stato un bancarottiere politico” e ha cominciato ad elencare tutti i suoi errori, “ la rivoluzione permanente, Brest, i sindacati, etc.”. A questo punto il relatore non ha più potuto parlare, nella sala si è alzato un putiferio, nuovamente grida  “Viva il c. Trockij ! ” e così via. Io considero tutto ciò molto pericoloso. Nelle conversazioni fra i militari comunisti si dice che bisogna sostenere come un sol uomo il c.Trockij. »....... 

Ritengo mio dovere segnalarvi il pericolo che incombe su di voi. Io non mi faccio alcuna illusione. Per me è chiaro il significato politico del noto articolo del c. Stalin  (2) e degli editoriali della “Pravda”.  Proprio questi articoli hanno dato il tono a tutta la campagna, il senso della quale è quello di garantire un appoggio alla linea della maggioranza del Politburo, mobilitando così alla cieca tutte le forze della “vecchia guardia bolscevica”, tutte le migliori tradizioni e i più odiosi pregiudizi, tirati fuori dai bolscevichi nella lotta prerivoluzionaria. Il fine è quello di isolare il c.Trockij dai vecchi bolscevichi e privarlo, nell’attuazione delle  sue proposte, del solido sostegno del partito   Tutto l’apparato del partito è stato impiegato a questo scopo, grazie ad uno spostamento di forze ben determinato: si tenta, in tutti i modi, di fare del c.Trockij il simbolo di tutto ciò che “non è leninista” all’interno del nostro partito e, abusando dell’enorme autorità del leninismo, si reprime qualsiasi critica alla linea politica dell’attuale maggioranza del CC.

E’ mio profondo convincimento che questo progetto sia estremamente pericoloso. Esso è avvertibile ovunque, sia nell’indubbio fallimento del Corso sulla democrazia operaia, proclamato nella vostra Risoluzione (3) e unanimemente approvata il 5 dicembre, sia nell’l’attuazione di una linea tesa alla spaccatura delle organizzazioni di partito. 

Ma, anche uscendo dai limiti del partito, questi spericolati attacchi, privi di ragioni ideali, creano un’angoscia straordinaria, seminano discordia e insicurezza perché diretti contro colui che, agli occhi delle grandi masse, è indiscutibilmente un capo, l’organizzatore e l’ispiratore delle vittorie della rivoluzione. Tanto più che la sostanza delle divergenze all’interno del CC non è assolutamente chiara, né per le masse del partito né per quelle che ne stanno fuori; il partito non è in grado di valutare la serietà di queste divergenze né di risolverle liberamente. Attacchi personali,  persone sospettate e una caustica diffamazione: ecco ciò che danno in pasto al partito e al paese intero. Erigono poi questo metodo a sistema, identificandolo col nuovo corso largamente citato, senza fare un’analisi rigorosa dei gravi problemi che ci stanno di fronte, E’ evidente a cosa porti tutto ciò.

Ad una demoralizzazione profondissima nel partito, nell’Esercito, nelle masse dei lavoratori; ad un indebolimento dell’influenza del nostro partito nel Komintern,  e quindi ad una diminuzione della fermezza e della coerenza della sua linea.

Soltanto un orizzonte politico estremamente ristretto può spiegare il fatto  che, dei dirigenti tanto assennati, sotto l’effetto di un ardore frazionistico, stiano trascinando il nostro partito in una  direzione così sbagliata.  

So che questo mio richiamo premonitore non produrrà il minimo effetto nei confronti di coloro che rimangono immobili nella consapevolezza della loro infallibilità, grazie alla storia dei capi selezionati.

Ma sappiate che il richiamo è un sintomo. Esso esprime l’indignazione di coloro i quali, in tutta la loro vita, hanno sempre dimostrato una dedizione senza riserve agli interessi del partito e agli interessi della rivoluzione comunista. Questi militanti,  gente di poche parole, alzano la voce solo quando si rendono conto di un pericolo manifesto che corre il partito. Essi non rimarranno “silenziosi” cortigiani delle gerarchie di partito. E un giorno, quando la misura sarà colma, la loro voce richiamerà all’ordine “ i capi”, (4) così che essi la dovranno ascoltare, nonostante l’ eccezionale sordità frazionistica che li distingue.

Antonov-Ovseenko 

 


NOTE:

 

(1)  Makar A.M. (1877-1961), dal 1923 era presidente, quindi membro del Presidium della CCC del PC(b) dell’Ucraina;  nel 1924 entrò in diplomazia. 

(2)  Si riferisce all’articolo di I.V. Stalin “ Sulla discussione in corso, sul c.Rafail, sugli articoli dei cc. Preobraženskij e Sapronov e sulla lettera del c.Trockij”, pubblicato sulla “Pravda” il 15 dicembre 1923. 

(3) Si riferisce alla Risoluzione “Sulla costruzione del partito”.

(4) I.V. Stalin, il 18 gennaio 1924, nel suo intervento conclusivo della XIII conferenza del PCR(b), tra le cause che portarono all’esonero di V.A. Antonov-Ovseenko dall’incarico di Responsabile delle Direzione politica dell’Esercito, menzionò anche il fatto che “ egli ha spedito al CC e alla CCC una lettera assolutamente indecorosa nel tono e del tutto inammissibile quanto al suo contenuto, contenente minacce, volte all’indirizzo del CC e della CCC, di richiamare all’ordine “i capi che hanno passato ogni limite”.  ( Cfr. Stalin I.V., Opere, T. 6, p. 43). 
 

 


 

 


Ultima modifica 8-09-2009