Discussioni interne al Partito

Risposta di nove membri e candidati a membri del Politburo del CC del PCR(b) alla lettera di L.D. Trockij del 23 ottobre 1923.  

 

Pubblicato su Ivstetija 1991
Traduzione di Giorgio Paganini


31 dicembre 1923

SEGRETISSIMO

 

AI MEMBRI E AI CANDIDATI DEL CC E DELLA CCC RISPOSTA DEI MEMBRI (E DEI CANDIDATI) DEL POLITBURO ALLA LETTERA DEL C. TROCKIJ del 24/ X – ’23 (1)

  

Noi sottoscritti non abbiamo finora risposto alla lettera del c.Trockij del 24/X perché ritenevamo che la decisione della Sessione Plenaria del CC e della CCC avesse posto fine al conflitto. Ci accorgiamo oggi di esserci sbagliati. Il c. Trockij, al contrario, assieme alla sua frazione, fa tutto il possibile per approfondire le divergenze. Egli esige nuovamente l’invio della lettera del 24/X a tutti i membri del CC e della CCC (2). Perciò siamo costretti a prendere in esame anche questo suo documento.

 

Capitolo 1. La lettera del c.Trockij come strumento di una lotta frazionistica

Per molto tempo siamo rimasti perplessi: per quale motivo il c.Trockij scrive tante lettere e dichiarazione rivolte al CC ? Ma, solo in relazione agli ultimi avvenimenti, l’obiettivo di questi documenti ci è apparso finalmente chiaro.

La lettera dei 46 sostenitori del c.Trockij, come pure quella sua, indirizzata ai membri del Comitato Centrale, hanno avuto una vastissima diffusione anche se le Sessioni Plenarie del CC e della CCC avevano concordemente deciso di mantenere questi documenti, al pari della propria delibera, all’interno del Comitato Centrale. Pare che a Mosca non si trovi nessun studente sverdlovista 1* che non abbia letto la lettera dei 46 e quella del c.Trockij. In Ucraina, secondo una dichiarazione ufficiale di un rappresentante della CCC, esse sono ampiamente diffuse, anche nell’Esercito. Analoghe testimonianze arrivano dal Caucaso. La lettera dei 46 e la lettera del c.Trockij, prima ancora di essere discusse nel Plenum del CC, sono state largamente divulgate nella regione di Mosca. Non occorre essere profeti per prevedere che usciranno presto all’estero, nelle pagine della stampa menscevica o in quella social-rivoluzionaria. (3)

Diffondendo questi scritti, i sostenitori del c.Trockij nascondono ai membri del partito che esiste già una risposta del Politburo (4) a queste lettere e che inoltre le Sessioni Plenarie del CC e della CCC hanno esaminato, nell’ottobre di quest’anno, una dichiarazione del c.Trockij e dei 46 e, con 102 voti favorevoli, 2 contrari e 10 astenuti, hanno condannato, giudicandolo frazionistico, il comportamento del c.Trockij e dei 46. Ricorrendo a questi metodi, la frazione del c.Trockij pensava di indurre in errore la gioventù e in parte c’è riuscita.

Chi si è occupato della diffusione di questi documenti ? La frazione del c.Trockij. Per quale ragione bisognava diffonderli ? Per seminare sfiducia nei confronti del Comitato Centrale che aveva le mani legate da una propria delibera, secondo la quale il conflitto con il c.Trockij doveva rimanere all’interno dello stesso Comitato Centrale.

Questi metodi ricordano i tempi della più aspra lotta frazionistica che si svolgeva nell’ambito previsto da un Comitato Centrale unificato (con i menscevichi). Allora ciò era comprensibile. Ma oggi è poco probabile che il nostro partito permetterà al c.Trockij e alla sua frazione di continuare per molto tempo con questi metodi.


Capitolo 2. “ La leggenda” sulla “falsa” linea antileninista del c.Trockij

Nella sua lettera del 24/X il c.Trockij tenta di presentare tutta la questione come se «la maggioranza del Comitato Centrale avesse creato delle “intenzionali leggende” sulla mia (cioè del c.Trockij) linea quasi antileninista» 2* .

Ebbene, noi affermiamo apertamente che la situazione è proprio questa: da un lato la maggioranza del CC continua la politica del c. Lenin e, dall’altro, il c. Trockij lotta contro questa politica. In momenti diversi la battaglia contro la linea fondamentale del c.Lenin è stata condotta dal c.Trockij in forme diverse. Tuttavia i fatti sono fatti. Ciò che accomuna il c.Trockij e la sua frazione è una decisa ostilità contro il leninismo. Questo non è un segreto per nessuno.

Qual è il nocciolo delle nostre divergenze ? In cosa consiste la deviazione del c.Trockij dalla linea fondamentale del bolscevismo di Lenin ?

Noi siamo completamente d’accordo con la redazione del nostro Z.O. [organo centrale] quando essa, su questa questione, risponde così : (5)

« Dopo l'Ottobre, il nostro partito ha attraversato tre crisi profonde: quella di Brest, quella dei sindacati e quella attuale. In tutti gli stadi dello sviluppo del partito il c.Trockij si è sbagliato. Ora qui ci vuole “calma e riflessione”, “attenersi al tema”, sforzarsi di capire qual è la radice di questi errori. Solo quando l’avremo scandagliata fino in fondo, saremo in grado tempestivamente di correggerne quelle deviazioni che sono l’inevitabile prolungamento delle precedenti.

«La pace di Brest. In cosa è consistito l’errore del c.Trockij ( e dei comunisti di sinistra)? E’consistito nella passione per la vuota frase rivoluzionaria, per un disegno, per un bel piano di carta. Gli avversari della pace di Brest avevano certamente un progetto, ma non vedevano la cruda realtà che così acutamente vedeva il genio di Lenin. E in primo luogo essi non si accorgevano del problema rappresentato dai contadini, i quali non volevano, non potevano, non desideravano combattere.

« I sindacati. Dove è stato qui l’errore fondamentale del c.Trockij e di tutti gli altri compagni ? Anche qui vale lo stesso discorso. Essi avevano costruito un bellissimo progetto che prevedeva la saldatura fra tutti i sindacati, una loro preliminare e decisa scrematura, (“scuotere e rivoltare come un calzino”) un loro adeguamento alla “democrazia produttiva”. Ma questo progetto si rivelò una mera utopia, nonostante la grande esattezza e chiarezza delle formule impiegate. Perché? Nuovamente, perché questa linea politica andò a cozzare contro la realtà.

« Nei giorni di Brest i contadini, componente fondamentale della popolazione, urlavano: vogliamo la pace, qualsiasi cosa accada! Bisogna smetterla, riprendere fiato a qualsiasi prezzo! Ma il c.Trockij e i “comunisti di sinistra” predicavano la guerra rivoluzionaria o imponevano una vuota ed inutile formula : né pace né guerra.

« Durante la discussione sui sindacati, il Paese esigeva che le catene del comunismo di guerra, che limitavano la crescita delle forze produttive, fossero spezzate, ma i sindacati proponevano di stringere ancor più la cinghia. Di conseguenza anche questo discorso prescindeva dalla comprensione della realtà e, in primo luogo, non teneva conto della psicologia delle masse contadine. Ignorando questa psicologia, il proletariato non sarà in grado di governare il nostro Paese.

« Le odierne divergenze col c.Trockij hanno proprio qui la loro radice nascosta. Esse c’erano anche allora, quando a dirigere l’attività del CC era direttamente il c.Lenin, e ci sono state anche dopo. Il c.Trockij ha attribuito tutti i nostri guai all’insufficienza di un lavoro pianificato. A suo giudizio è stata proprio questa insufficienza che ha portato, alla “rovina” tutto il Paese. E di ciò, il c.Trockij, ha ostinatamente e sistematicamente accusato l’intero CC.

« Beninteso, la “rovina” si trova soltanto nella sua ardente immaginazione . E’ ovvio che nessun membro del CC può obiettare alcunché contro una crescita del lavoro ordinata e pianificata. Ma il CC crede che il c. Trockij abbia incredibilmente esagerato questa questione. Il CC ritiene che la pianificazione della nostra politica economica, per essere qualcosa di reale e non un semplice pezzo di carta, possa essere attuata senza condividere la sorte dell’Ordinanza N.1042 (6), e che quindi vada elaborata con il massimo della cautela. Il CC è del parere che noi non possiamo parlare ancora di “dittatura dell’industria”, nonostante ciò che ne pensi il c. Trockij, ma che ci risulterà conveniente, ancora per molto tempo, – come Lenin ha insegnato - viaggiare con lo scarno cavalluccio contadino : soltanto così saremo in grado di salvare la nostra industria e costruire una solida base per la dittatura del proletariato. 3*

« Ecco la radice delle attuali divergenze. Bisogna ora domandarsi se non ci sia anche qui - in una nuova forma – lo stesso errore.

« Certo che c'è. Anche qui ci viene presentata una pianificazione ipertrofica, senza un sufficiente adattamento alla realtà attuale.

« Ecco allora qual è il fondamento dei principali errori del c. Trockij, è la deviazione dal leninismo.

« Giacché Lenin ha introdotto nel marxismo un nuovo linguaggio: egli, per la prima volta, con straordinaria chiarezza, ha posto (teoricamente) e risolto (praticamente) il problema dell’unione della “rivoluzione proletaria” con la “lotta dei contadini”, dei rapporti tra la classe operaia e le masse contadine, del loro blocco, della loro unione economica e politica.

« Questa deviazione dal leninismo del c. Trockij si spiega con tutto il suo passato, con la peculiarità delle sue concezioni nel corso della rivoluzione.

« Nell’odierna discussione , come pure nell'ultimo articolo del c.Trockij (8), noi vediamo chiaramente che, sulle questioni della politica interna del partito, la frazione del c. Trockij, di Sapronov e di Preobraženskij, lo voglia o no, si allontana dal leninismo.

« Quale è stato il principio organizzativo generale del partito bolscevico ? Questo partito, il nostro partito, si è sempre distinto per il suo carattere monolitico e per la sua unità. C’era un limite netto fra il nostro partito con la sua organizzazione di base, da un lato, e i partiti opportunisti, dall’altro. Il nostro partito è stato costruito ed è cresciuto lottando contro l’opportunismo; come partito è stato costruito in un unico blocco. Il nostro partito non è mai stato e – speriamo- non sarà mai una federazione di chi cerca l’ accordo fra i gruppi, i gruppuscoli, le frazioni e le “correnti”. Viceversa, i menscevichi, i socialisti rivoluzionari, gli altri cosiddetti “moderati”, che “non amavano” contrapporsi, ma che erano “inflessibili” nei confronti dei bolscevichi, tutti costoro avevano un’estrema “libertà di pensiero”, “libertà per i piccoli gruppi”, “libertà per le correnti”. Non molto tempo fa, nel processo ai socialisti rivoluzionari (9), gli imputati si appellarono a questa loro “tolleranza” : fra loro c’era un’ala destra che sosteneva i Bianchi, c’era un Centro Amministrativo”, c’erano uomini di sinistra, centristi, etc. etc., in una parola, l’arca di Noè. Lo stesso accadeva tra i menscevichi. Ed ecco perché, almeno in parte, il nostro partito ha sconfitto i suoi nemici: perché si è presentato come una schiera unita di combattenti d’acciaio, perché ha realizzato ed incarnato la più grande volontà unitaria, perché è stato costruito in modo tale che tutte le sfumature diverse e le articolazioni che esistevano al suo interno sono entrate in un’unica corrente, senza dividere il partito in frazioni che si combattono e si indeboliscono reciprocamente.

« E se ora un certo numero di compagni, con alla testa il c. Trockij, rinuncia a questa tradizione organizzativa, rinuncia anche alla tradizione organizzativa del leninismo. E’ possibile, naturalmente, prendersi gioco delle tradizioni – anche di quelle leniniste – ma allora ciò va fatto direttamente e alla luce del sole. E’ vero che nessuna tradizione può aspirare all’eternità. Tuttavia bisogna indicare, chiarire, dimostrare per quale ragione il leninismo, su questo punto, “sia diventato obsoleto”. Noi non crediamo che lo sia, poiché il nostro partito è ancora al suo posto di combattimento, circondato da nemici, quindi deve essere molto unito ed affiatato, come prima.

« Il bolscevsmo ha sempre tenuto in alta considerazione l'apparato di partito. e tuttora lo apprezza. E quindi non si deve preoccupare, o non si preoccupa,di una incipiente cecità nei confronti delle malattie che l’affliggono, ( tra le quali la sua burocratizzazione). Ne parleremo più avanti. Ma il bolscevismo (il leninismo) non si è mai contrapposto all’apparato del partito. Dal punto di vista bolscevico si tratta di mero analfabetismo: non esiste un partito senza apparato. Spogliate il partito del suo apparato ed esso si trasformerà in una massa amorfa di individui. All’opposto i menscevichi, per fare un esempio, si comportavano ostentando un “democratico” disprezzo verso la komitetcina [ frequente ricorso alla nomina di Comitati, N.D.T.] e verso il “giacobinismo” dei bolscevichi. Sotto forma di una difesa dello “spirito di iniziativa” delle masse dei militanti contro l’apparato, i menscevichi sostennero l’indisciplina opportunistica dei “grandi” “politici operai” piccolo borghesi, contro l’organizzazione proletaria e la disciplina del bolscevismo.

« Si può e si deve lottare appassionatamente contro le disfunzioni dell’apparato nelle quali si manifesta la debolezza del partito, ma contrapporre al partito il suo apparato significa perciò stesso deviare dal leninismo ».

Singolare è la posizione che ha sostenuto il c. Trockij alla vigilia del X congresso del partito, rispetto a quella che egli sostiene oggi, alla vigilia del XIII congresso: esse appaiono radicalmente diverse. Sulla questione della democrazia sembra che il c. Trockij abbia fatto una svolta di 90 gradi. Tuttavia, se si riflette su tutti i suoi interventi, svolti poco prima del X congresso, ma anche dopo, è indubbio che essi rispondono ad una loro logica interna. Prima del X congresso del nostro partito, il c. Trockij era intervenuto contro il leninismo con lo slogan burocratico di una decisa scrematura, che andava applicata dall’alto, al nucleo dei leninisti di professione, e con la richiesta di una continuità dei metodi di guerra nella Direzione del partito. Oggi, prima del XIII congresso, il c.Trockij interviene con lo slogan che fa appello alla “ vera” democrazia, secondo il principio di una decisa scrematura “dal basso”, degli stessi quadri leninisti dell’apparato del partito, ed anche dei militanti in genere. Proprio qualche tempo fa, tra il XII e il XIII congresso del partito (10), non appena sembrò al c.Trockij che, sulla questione nazionale, fossero sorti dei profondi dissidi, egli, anche qui, si affrettò a sfruttare lo spiraglio che si era aperto. Tutti coloro che hanno seguito i suoi interventi in questo periodo, sanno che egli non era affatto contrario ad “utlizzare” i contrasti sulla questione nazionale, per istigare gli strati giovanili dei comunisti-nazionalisti contro i loro stessi dirigenti. In breve, per il c.Trockij tutti i pretesti, tutte le possibilità, tutte le piattaforme sono buoni soltanto se servono a sconvolgere la base del partito bolscevico e i vecchi quadri leninisti di base del PCR. In fin dei conti, a questo si riduce anche l’odierno tentativo del c.Trockij di istigare i giovani del partito, soprattutto quelli più attivi, contro i quadri leninisti del partito.

Sarebbe una fatica vana per il partito trovare, sia anteriormente al X congresso che ora, qualcosa di compiuto e di coerente nelle concezioni di Trockij. Si veda la nazionalizzazione dei sindacati, la famigerata e burocratica “saldatura”, [ tra i sindacati e con gli organi economici dello stato. NDT]. Tanto poco essa era coerente con il passaggio del partito alla NEP quanto oggi la “vera” democrazia del c.Trockij mal si concorda con la “dura” concentrazione delle industrie che egli propone: gli estremi si toccano. Questa linea non ponderata e non compiuta, non è che la manifestazione di “impulsi volontaristici”, un febbrile lanciarsi verso una qualsiasi piattaforma che sia in grado di raccogliere attorno alla “politica” del c.Trockij una parte considerevole del partito.

Prima della malattia del c. Lenin, al tempo in cui egli dirigeva ancora l’attività del Politburo, la situazione non era affatto migliore. Il Politburo non poteva lavorare tranquillamente proprio perché c.Trockij, nei suoi interventi, inseriva anche allora quegli elementi di frazionismo e di isolazionismo che sono aumentati considerevolmente da quando il c.Lenin si è ammalato.

Il c. Trockij, sia allora che adesso, si lamenta del fatto che l’attività del Politburo non sia pianificata. Ma se si deve trovare un colpevole del perché i lavori del Politburo procedevano, ed in parte procedono anche oggi, in una situazione di estrema tensione, questi è proprio lui. Per mesi e mesi il c.Trockij si presentava alle sedute del Politburo (quando a presiederle c’era ancora il c.Lenin) con un grosso dizionario e, nel corso di quasi tutta la riunione, studiava provocatoriamente l’inglese; si distoglieva da questa sua occupazione soltanto a tratti, lanciando qualche caustica battuta sul cattivo sistema di lavoro del Politburo. Più di una volta ciò portava a pesanti contrasti e a duri scontri sia con il c.Lenin che presiedeva, ma anche con gli altri membri del Politburo. Tenuto conto della situazione di estremo nervosismo, il c.Lenin, sempre più spesso, si rivolgeva ai sottoscritti con la richiesta di risolvere questa o quell’altra questione, ricorrendo alla votazione per via telefonica, onde evitare litigi di carattere personale, conflitti, e così via.

E’ del tutto inutile che il c. Trockij, nella sua lettera del 24/X tenti di presentare l’offerta del c.Lenin di nominarlo Commissario del Popolo per l’Approvvigionamento Alimentare dell’Ucraina, come un episodio insignificante. (11) Non si trattò di un episodio da poco. Fu il tentativo da parte del c.Lenin di conseguire una volta per tutte il risanamento dell’atmosfera all’interno del Politburo, mediante il trasferimento del c.Trockij in Ucraina. Soltanto dopo una decina di vani sforzi per convincerlo a lavorare in modo collegiale nel Politburo, era toccato a Lenin di ricorrere a questo radicale espediente, per uscire da una situazione diventata ormai impossibile.

 

Capitolo 3. Le questioni economiche

Nella sua lettera del 24/X il c. Trockij fa riferimento ad una “corrispondenza piuttosto copiosa con il c.Lenin” in merito ad alcune questioni. Questa “corrispondenza piuttosto copiosa” si riduce a 2-3 bigliettini del c.Lenin. Ogni Commissario del Popolo ne riceve a decine. Se coloro che scrivono queste note ritenessero necessario esibire tutte le lettere ed i biglietti, nei quali il c.Lenin solidarizza con essi su questo o quel punto, oppure ritenessero necessario mostrare gli articoli e i biglietti dove il c. Lenin si dissocia dal c.Trockij, non c’è alcun dubbio che questi ultimi sarebbero ben superiori ad un paio di foglietti. Il c.Trockij parla di “corrispondenza piuttosto copiosa” evidentemente perché egli ritiene particolarmente rilevanti quei casi nei quali il c.Lenin, in via eccezionale, solidarizzava con lui. (12)

Il c. Lenin fu sempre assolutamente contrario all’ipotesi di un possibile lavoro del c.Trockij nel settore economico. Proprio così: egli riteneva che al c.Trockij non potesse essere affidato il settore economico della Repubblica. Anche noi siamo sempre stati d’accordo con il c.Lenin. La famigerata Ordinanza N.1042, emanata dal c. Trockij, quando era Commissario del Popolo ai Trasporti, fu la chiara espressione della sopravvalutazione di un “principio di pianificazione” meramente cartaceo, un ordine da dilettante. Nessuno, come il c.Lenin, tremò tanto per le sorti delle ferrovie della Repubblica, mentre esse si trovavano nelle mani del c.Trockij, e nessuno come lui promosse delle iniziative per rimuovere il c. Trockij dal lavoro nei trasporti ferroviari. Anche quando le cose arrivarono fino al tentativo del c.Trockij di crearsi un surrogato di attività economica nella forma del noto Moskust [Consorzio integrato di Mosca, fondato all’inizio della NEP per la verifica dell’attività economica. NDT.] il c. Lenin non smise di lottare per mesi anche contro questa piccola bizzarria “economica” del c. Trockij e per decine di volte, sia in presenza del c.Trockij che in sua assenza, dimostrò in modo dettagliato che con quell’approccio ai problemi economici - qualsiasi cosa si proponesse il c.Trockij - l’economia poteva soltanto andare in rovina.

Anche sulla questione del Gosplan, il c.Lenin fu decisamente contrario alle opinioni del c.Trockij. In una lettera ai membri del Politburo del 6 maggio 1922 il c. Lenin scriveva (13) :

-- « A proposito del Gosplan il c.Trockij non solo sbaglia radicalmente ma è anche straordinariamente male informato su ciò che giudica. Il Gosplan non soltanto non soffre di accademismo ma, tutto al contrario, soffre per il peso eccessivo che gli deriva da un piccolo “vermicello” di scottante attualità….

« Il secondo documento del c.Trockij del 23. IV.1922….. ha in sé, per prima cosa, una straordinaria, stimolante, ma profondamente errata “critica” della delibera del Politburo sulla creazione di una trojka finanziaria [composta da Sokol’nikov e da entrambi i Vicepresidenti. NDT.] da lui vista come un freno tra il Piccolo e il Grande Soviet dei Commissari del Popolo. Questa critica rivolta ai Vicepresidenti di non organizzare l’attività statale in modo generalmente pianificato, non corrisponde alla realtà.

In secondo luogo, questo documento mantiene le stesse accuse di accademismo rivolte al Gosplan, che sono radicalmente errate e diametralmente opposte alla verità…. »(14).

Ecco quindi come il c.Lenin ha valutato le concezioni del c.Trockij sul ruolo del Gosplan.

Fondamentalmente queste divergenze si spiegano con la completa incomprensione da parte del c.Trockij del ruolo dei contadini e dell’economia agraria nel nostro Paese. Il c.Trockij cerca di realizzare un piano “perfetto” basandosi su una vuota astrazione. Il suo “piano” ha questo “piccolo” inconveniente, è costruito sulla sabbia, come lo era la famigerata Ordinanza “pianificata” N.1042. Con lo stesso c.Lenin, anche tutti noi, suoi più vicini collaboratori, ritenevamo e riteniamo che un vero piano si può costruire soltanto dopo aver svolto un’ accurata indagine dell’enorme ruolo che l’agricoltura gioca nel nostro Paese. Prima del 1923, vale a dire, fino al risanamento finanziario, fino alla creazione delle basi del bilancio e all’accumulazione di riserve disponibili, la questione di una “manovra” pianificata resta, in larga misura, appesa in aria. Soltanto in quest’ultimo tempo sono stati creati i presupposti di un accrescimento del ruolo del Gosplan. E il Politburo ha immediatamente adottato una risoluzione conseguente. Il c.Lenin, come è noto, nelle recentissime sue lettere si è detto d’accordo nel fare delle concessioni al c.Trockij sulla questione del potere legislativo del Gosplan. Ma ciò rappresenta soltanto un valore decimale dell’intero problema. Il c.Lenin non si è lasciato qui andare - e in nessun caso poteva farlo - a concessioni di fondo, per la semplice ragione che il c.Trockij, ignorando anche in questo caso il ruolo dei contadini, ha nuovamente deviato e devia dalle basi del bolscevismo. Proprio così si spiega, a nostro avviso, che, quando si cominciò a discutere della candidatura del c.Trockij alla carica di presidente del Gosplan, il c. Lenin, in una nota dettata il 27 dicembre 1922, si espresse risolutamente contro una tale candidatura. Parlarne, tutti sanno, non significa affatto venire incontro “per la presidenza del Gosplan, o ad una particolare personalità fra i nostri capi politici o al presidente del BSNX [Soviet Supremo dell’Economia Popolare], e così via.” (15) Vladimir Il’č si riferiva proprio al c.Trockij. Durante la malattia di V.I., alcuni compagni, allo scopo di normalizzare i rapporti all’interno del CC, erano inclini al tentativo di proporre il c.Trockij per un’attività nel settore economico. Dopo tutto ciò che abbiamo visto negli ultimi mesi, siamo giunti alla conclusione che quei compagni, fra noi, che hanno condiviso questi tentativi, non avevano ragione, ce l’aveva per intero il c. Lenin.

 

Capitolo 4. Il monopolio del commercio estero

Questa questione, in sostanza, era già stata chiarita nel XII congresso del partito. Ma poiché il c.Trockij e la sua frazione ci tornano sopra ostinatamente, siamo costretti a soffermarci anche su di essa. Nel dicembre del 1922, in assenza del c.Lenin, il Plenum del CC (16) approvò alcune decisioni sul commercio estero, con le quali il c.Lenin non era d’accordo. La cosa non portò in alcun modo all’abrogazione del monopolio con l’estero. Il Plenum del CC non ci pensò affatto. Esso voleva soltanto compiere un’esperienza temporanea di apertura di uno-due porti per la libera importazione di merci assolutamente necessarie, come in quel tempo era consentito a Batum; in particolare, il Plenum intendeva accelerare l’importazione delle eccedenze di grano dal Kuban. Venutone a conoscenza, il c. Lenin contestò la decisione e riuscì a convincerci che essa andava rivista, e ciò fu fatto di comune accordo nella successiva seduta del Plenum. (17) Nell’intervallo fra questi due Plenum si colloca il bigliettino citato dal c.Trockij, scritto nel momento in cui poteva sembrare al c.Lenin che su questa questione fossero sorte effettivamente delle serie divergenze.(18)

Fino a quel momento nel Politburo non c’era stata alcuna divergenza sulle questioni legate al commercio estero e la linea portata avanti dal CC in questo campo aveva ottenuto importantissimi successi. Per la distribuzione pianificata dei lavori all’interno del Politburo, noi, consapevolmente, avevamo incaricato il c.Trockij di un controllo sul Commercio estero, ma egli non ha fatto assolutamente nulla per adempiere al compito affidatogli dal Politburo.

 

Capitolo 5. La questione nazionale

Mentre si concludeva il difficilissimo passaggio per la creazione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, venne posto di nuovo il problema nazionale e, com’era prevedibile, sorsero alcune divergenze in seno al nostro vecchio nucleo bolscevico. (19) All’inizio, su ciascun problema legato a questo passaggio ci furono lunghi colloqui col c. Lenin,in particolare tra lui e il c.Stalin. Non c’è alcun dubbio sul fatto che, se non l’avesse impedito la malattia di Vladimir Il’ič, noi avremmo trovato l’accordo al 100 per cento. Ma proprio per l’impossibilità di avere delle conversazioni private ed anche uno scambio di lettere con lui, sono rimasti alcuni malintesi, in larga misura riferibili alla questione della valutazione sul famoso conflitto all’interno del Partito Comunista della Georgia. Tutto sommato è questo che ha provocato la nota lettera del c.Lenin. (20) Il progetto di risoluzione sulla questione nazionale (l’autore del quale era stato il c. Stalin) passò all’unanimità nel CC. (21) Con la stessa unanimità passò nel CC la risoluzione della nota Conferenza nazionale (22). Il c.Trockij votò a favore di queste risoluzioni. Nel XII congresso il c.Trockij non sollevò alcuna obiezione. Chissà per quale ragione, sull’unanimità delle risoluzioni approvate, sorgono ora nuove discussioni che ingiustamente presentano la questione come se ci fossero delle divergenze di principio. Lo si fa soltanto per motivi frazionistici.

In nessun’altra questione il c.Trockij si dà da solo la zappa sui piedi come sulla questione nazionale. Egli e la sua frazione affermano che noi, suoi avversari politici, risolviamo i problemi con le modalità da piccolo gruppo, quando invece tutto il partito ha constatato come noi abbiamo risolto questo problema. Di fatto, nel XII congresso del PCR, neppure per un minuto abbiamo nascosto al partito che, su questo problema, le nostre opinioni avevano sfumature diverse. Abbiamo messo, naturalmente, a disposizione di tutti i membri del congresso la lettera del c.Lenin. Fra alcuni di noi, che qui hanno sottoscritto questa lettera, si è aperta una polemica piuttosto dura nel congresso stesso. La decisione del XII congresso è stata interamente approvata nello spirito del c.Lenin. Non c’è stata finora una sola contestazione. Subito dopo il XII congresso, il Politburo, su iniziativa del c.Stalin, ha convocato l’assemblea dei comunisti-nazionalisti la quale ha prodotto un enorme lavoro e ha creato, non a chiacchiere, le condizioni per l’attuazione dei punti di vista leninisti sulla questione nazionale. Il conflitto in Georgia è stato superato da molto tempo. Qui la realizzazione della nostra linea sulla questione nazionale è pienamente garantita. E intanto il c.Trockij, continua ancora ad accendere il conflitto su questo problema. Giudichi il partito da che parte si trovi il presunto potere di un piccolo gruppo che si arroga il diritto di decidere per tutti.

Capitolo 6. Gli articoli del c.Lenin sulla riorganizzazione del RKI [Commissariato del Popolo all’Ispezione operaia-contadina] e della CCC (23)

Nella lettera del 24/ X il c. Trockij tenta di creare una vera e propria leggenda sul fatto che, solo grazie a lui, gli articoli del c.Lenin sono venuti alla luce. Ma ciò regge poco. Il primo articolo del c.Lenin su questo tema fu indirizzato, per sbaglio o disattenzione, al Presidium del congresso dei Soviet che stava per l’appunto tenendo in quel momento una riunione a Mosca. La destinazione dell’articolo provocò una certa perplessità nei membri del Politburo. In particolare il c.Kujbychev ha già chiarito nella Sessione Unita del CC e della CCC che l’intenzione, a lui attribuita dal c.Trockij, di non pubblicare l’articolo del c.Lenin è un’autentica leggenda creata ad hoc. Confermiamo in tutto e per tutto. Non appena fu accertato che il c.Lenin non intendeva inviare i suoi articoli al Presidium del congresso dei Soviet ma al CC del partito, e che egli effettivamente voleva che i suoi articoli fossero pubblicati, ovviamente fu subito presa la decisione di procedere alla pubblicazione. Tuttavia, quando di lì a poche settimane, nel Plenum del CC fu sollevata la questione sulla reale attuazione della proposta del c.Lenin, non ci fu nessuno che,come il c.Trockij, intervenne, con un progetto, completamente antileninista, proponendo la creazione di un duplice centro decisionale nel partito (il CC e il Soviet del partito). E nessun altro come il c.Trockij sparò palle di fuoco contro i riorganizzati CCC e CC, già ai primi passi della loro attività, non appena gli fu chiaro che questi organi non avrebbero difeso i suoi interventi frazionistici.

 

Capitolo 7. La politica estera

Noi abbiamo accusato il c.Trockij : 1) di aver spinto il Politburo, in relazione all’ultimatum di Curzon, verso una politica avventuristica la quale poteva portare alla rottura delle relazioni con la Gran Bretagna; e 2), di aver spinto, con forza ancora maggiore, il Politburo, in relazione alla riluttanza del governo polacco di riconoscere l’URSS ed anche in considerazione degli avvenimenti che si stavano svolgendo in Germania, a compiere dei passi sconsiderati su una via che ci poteva portare alla rottura ed anche allo scontro militare con la Polonia, prima ancora che in Germania tali avvenimenti cominciassero ad avere una seria consistenza. (24)

Queste accuse mantengono tutta la loro forza. La cosa non cambia con il fatto che il c.Trockij, dopo che le sue proposte sulla questione inglese furono respinte dal Politburo, abbia contribuito attivamente a formulare le note di risposta che furono inviate a Curzon. Ricordiamo che sul conflitto con la Polonia, il Politburo fu costretto a bloccare direttamente un progetto di Ordinanza rivolto all’esercito, già redatto dal c.Trockij. L’accorta politica del Politburo fece sì che il governo polacco rinunciasse ai suoi tentativi di non riconoscere l’URSS, in quanto si trovò isolato e in una situazione difficile, sulle proposte trasmessegli, per incarico del Politburo, dal c. Kopp. (25)

 

Capitolo 8. L’attività del c.Trockij nell’esercito


I compagni ricordano come reagì c.Trockij nel Plenum del CC di settembre, allorché si decise, in considerazione del pericolo rappresentato da una prossima guerra, di accrescere la composizione del Soviet Militare Rivoluzionario della Repubblica, [Revvoensoviet], inserendovi alcuni esperti cekisti. (26) Il c.Trockij abbandonò il Plenum del CC. Quest’ultimo si vide costretto ad inviargli una delegazione speciale che gli propose di tornare sui suoi passi. Nonostante ciò il c.Trockij rifiutò.

Ancora una volta ci fu la dimostrazione, che il c. Trockij, in questo campo, non sa porre gli interessi superiori della causa al di sopra di ragioni meramente secondarie. Il CC, pur apprezzando la collaborazione col c.Trockij e mantenendo il parere che egli debba restare Presidente del Soviet Militare Rivoluzionario della Repubblica, si trova ancora in una situazione imbarazzante. Esso ha le mani legate e non può prendere tutte quelle misure che eventualmente ritenesse necessarie per rafforzare il ministero della guerra. E’ difficile che un simile stato di cose possa andare avanti. Perciò, assumendosi nei confronti del partito tutta la responsabilità per il settore militare, il CC deve riuscire ad ottenere la normalizzazione dei rapporti all’interno del ministero.

Siamo costretti ad insistere risolutamente affinché il c. Trockij dedichi una sufficiente attenzione al suo impegno nell’esercito. Tanto è stata utile l’attività del c.Trockij nel tempo in cui la propaganda sui fronti di guerra era di primaria importanza, quanto è insoddisfacente oggi, quando si richiede un’attività meno appariscente e più accurata . Qualsiasi funzionario militare responsabile sa benissimo che l’ approvvigionamento nell’esercito va malissimo, che l’attuale gruppo dirigente del Revvoensoviet, con alla testa il c.Skljanskij, non svolge un lavoro soddisfacente, competente, scrupoloso e sistematico . Ma, nel contempo, ogni membro del CC e della CCC sa che il più piccolo tentativo del CC di aumentare la composizione dell’attuale Revvoensoviet della Repubblica, è accolto dal c.Trockij, con una levata di scudi, anzi, viene considerato quasi il pretesto per una rottura.

 

Capitolo 9. L’insufficiente conoscenza del partito e la mancanza di fiducia in esso.

Alla nostra accusa di non credere alla forza creativa del partito e alle sue organizzazioni locali, il c.Trockij risponde che gli è toccato di lavorare con quasi tutti i Comitati di Gubernija, ai tempi duri della guerra civile. Nessuno pensa di negare i meriti del c.Trockij durante la guerra civile. Ma non si può negare neanche che il CC del partito abbia diretto,in tutto e per tutto, l’Armata Rossa.

Il c.Trockij non solo non crede alla forza creativa del nostro partito, ma nemmeno lo conosce; o forse, non ci crede perché non lo conosce. E’ proprio questa ignoranza che lo porta, nel corso delle attuali discussioni,a commettere degli errori quando egli esige,senza passare o quasi attraverso l’ordinamento in vigore, dei provvedimenti, contro i cosiddetti “funzionari dell’apparato” [apparatčiki], parte dei quali costituisce l’ossatura del partito, (allontanandoli, in ogni caso, dagli incarichi per “punirli”).

Più il c.Trockij “chiarisce” oggi, con la sua lettera, cosa sia “Il nuovo corso”, tanto più chiaramente si dimostra che egli non conosce il partito, non ha fiducia in esso e nei suoi quadri fondamentali.

 

Capitolo 10. Una frazione di non frazionisti

Il c.Trockij ritiene ancora del tutto errata la decisione delle Sessioni Unite del CC e della CCC, che lo hanno condannato per la presentazione di una piattaforma frazionistica e per il tentativo di creare una frazione. Il c.Trockij nella sua lettera del 24/ X riporta una serie di dichiarazioni di alcuni membri e candidati del Politburo (Bucharin, Molotov) sulla necessità di sterzare decisamente in direzione della democrazia operaia “ma che egli” (Trockij), su questo tema, si sarebbe espresso più prudentemente. Tuttavia queste citazioni testimoniano per intero contro di lui. Esse sottolineano un fatto noto a tutti, e cioè che è stato proprio il Politburo a ritenere necessaria una sterzata verso la democrazia operaia, già nel settembre di quest’anno, e ciò smentisce la leggenda creata dal c.Trockij e dai 46 che sarebbe stato su loro pressione che il Politburo avrebbe deciso di farlo. Le Sessioni Unite del CC e della CCC (ottobre 1923) hanno condannato il c.Trockij e la sua frazione dei 46, non per il fatto di aver proposto (seguendo la maggioranza dei membri del Politburo) di operare una svolta verso la democrazia operaia, ma perché essi hanno presentato una piattaforma frazionistica, perché hanno inventato sette “crisi” inesistenti e perché hanno iniziato ad organizzare la loro frazione. Ecco perché le Sessioni Unite hanno condannato il c.Trockij ed il suo gruppo dei 46, li hanno condannati per frazionismo, vale a dire per l’acutizzarsi del pericolo di una scissione nel partito.

Già quando si riunirono le Sessioni Plenarie del CC e della CCC era chiaro che, tra il c.Trockij e i 46 c’era una semplice suddivisione del lavoro. Già allora il c.Trockij si era chiuso in un mutismo assoluto sulla questione del suo rapporto con la lettera dei 46. Ma in seguito, nel Politburo,egli ci dichiarò ufficialmente di assumersi per intero la responsabilità per la lettera dei 46. Questa suddivisione del lavoro si prolunga anche oggi. Sapronov, Rafail, Preobraženskij, Smirnov (27) ed altri intervengono più o meno apertamente come una frazione. Il c.Trockij si dichiara “non-frazionista” ma appoggia interamente il loro discorso, evidentemente preparato in anticipo e dà, di questi frazionisti un giudizio di merito chiamandoli “militanti esemplari”, etc. Questa suddivisione del lavoro ci è nota da tempi remoti. Il c.Trockij oscillava lungamente allora da un’estrema tendenza all’altra, ma ora, finalmente, egli ha trovato, il suo posto accanto alla frazione del centralismo democratico che egli, di fatto, dirige.

La frazione del c.Trockij ha aperto, nella organizzazione di Mosca, una lotta senza precedenti nella storia del nostro partito. Essa ha effettivamente creato un proprio centro frazionista. Un organo del Revvoensoviet della Repubblica, il PUR, [Amministrazione Politica del Revvoensoviet] è stato trasformato in un centro esecutivo frazionistico. Ai collettivi, come quello per la difesa del Kremlino, composto dagli allievi dell’Accademia militare, o come quello costituito dalla cellula dello Stato Maggiore Generale, vengono presentate delle proposte che esprimono sfiducia nei confronti del Comitato Centrale del partito. Simili proposte vengono presentate anche nella cellula del KGB, composta da millecinquecento militanti. Si può ben capire che cosa ciò significhi per un partito che dirige lo Stato. Un seguace di questa frazione, il c.Radek, fa tutto il possibile, ed anche l’impossibile, per portare la lotta contro il CC del partito nelle file del Komintern. In una parola, si tratta di una lotta frazionistica in piena regola contro il partito.

Nella lettera del 24/ X il c.Trockij si lamenta del fatto che nelle discussioni interne al partito si introducano dei riferimenti personali. Ma noi che seguiamo la discussione in corso a Mosca, possiamo constatare che mai avevamo visto un tale scatenamento di attacchi personali, di calunnie e di pettegolezzi nei confronti della maggioranza dei membri del CC e del Politburo, quale quello che si pratica oggi a Mosca su iniziativa degli alleati del c. Trockij.

I membri del CC e della CCC non debbono crearsi delle illusioni sullo stato reale delle cose. Soltanto la più decisa protesta, da parte di tutto il partito, contro queste “convulsioni frazionistiche”, può conseguire dei proficui risultati. I nove decimi del partito hanno già dato la loro risposta alla frazione del c.Trockij. C’è soltanto da aspettare, per vedere se quest’ultima darà ascolto alla voce dell’enorme maggioranza del partito.

Le Sessioni Plenarie del CC e della CCC, lo ripetiamo, hanno decisamente condannato l’intervento del c.Trockij e della sua frazione dei 46, proprio per frazionismo. Inoltre le Sessioni Plenarie – l’organo più autorevole del nostro partito – hanno stabilito, ancora una volta, di proporre al c.Trockij di prendere effettivamente parte ai lavori del Consiglio dei Commissari del Popolo, del Consiglio del Lavoro e della Difesa e degli altri organi statali di cui il c.Trockij è membro.

La maggioranza del Politburo, da parte sua, dopo il Plenum di ottobre, ha fatto ancora una volta tutto il possibile per instaurare dei rapporti più normali di collaborazione con il c. Trockij. Siamo anche ricorsi ad un procedimento straordinario, come la convocazione di riunioni personali di tutti i membri del Politburo con il c.Trockij, per un esame preliminare, e in una situazione più libera, di quei problemi che potrebbero sollevare delle discussioni. Abbiamo fatto due riunioni di questo tipo. Entrambe, su nostra iniziativa. In queste riunioni personali noi ci siamo sforzati di fare tutto il possibile per venire ad un accordo con il c.Trockij, fugare i suoi pregiudizi e creare un clima amichevole nel lavoro.

Ma tutti questi sforzi non hanno avuto successo. Il c. Trockij continua tuttora a boicottare sia i lavori del Consiglio dei Commissari del Popolo che quelli del Consiglio del Lavoro e della Difesa. Egli non ha compiuto un solo passo per venire incontro alla richiesta della maggioranza del Politburo di normalizzare la situazione in vista di un lavoro comune. Al contrario, ora è perfettamente chiaro che, nel corso di tutto il tempo, successivo alla riunione delle Sessioni Plenarie, il c.Trockij ed i suoi più vicini seguaci hanno lavorato al rafforzamento della loro frazione e stanno tramando per sconfiggere l’Organizzazione di Mosca.

Il comportamento del c.Trockij - e dei suoi più vicini seguaci - ha così confermato pienamente le indicazioni delle Sessioni Plenarie sulla sua attività frazionistica. Nell’articolo del c.Trockij, pubblicato sulla “Pravda” del 28 dicembre (28), c’è, propriamente parlando, l’indubbio riconoscimento di aver creato una frazione. Per un politico esperto ciò risulta chiaro leggendo l’articolo. Il c.Trockij ed i suoi sostenitori oggi si spingono ancora più in là. Essi cercano di ottenere non soltanto l’effettivo consolidamento della loro frazione ma anche una sua diretta legalizzazione all’interno del partito. Il partito,a nostro avviso, non permetterà e non può permettere né l’uno né l’altra.

 

N. Bucharin

G. Zinov’ev

M. Kalinin

L. Kamenev

V. Molotov

Ja. Rudzutak

A. Rykov

I. Stalin

M. Tomskij

 

 

1* Si riferisce agli studenti dell’Università Comunista Ja. Sverdlov. Red

2* Citazione non esatta. Cfr. “Izvestija del CC del PCUS”, 1990, N.10, p.173. Red.

3* Il rimando del c.Trockij ad un articolo propagandistico in cui il c. Lenin (7), smaschera “la menzogna dei proprietari fondiari” a proposito delle sue divergenze con Trockij, dovute al fatto che quest’ultimo si sarebbe espresso contro i contadini, è, si capisce, preso per i capelli, giacché il discorso non verte su questo, ma sul fatto che, nella costruzione delle sue tesi, il c. Trockij abitualmente esce dal campo visivo dei contadini dei quali sottovaluta il ruolo. Gli autori della Risposta.


NOTE:

 


(1) Cfr. “Izvestija del CC del PCUS”, 1990, N.10, pp.167-181. La lettera, scritta il 23 ottobre, arrivň alla Segreteria del CC il 24 ottobre.

(2)  In una nota di L.D. Trockij alla Segreteria del CC del PCR del 17 dicembre 1923 si diceva : ” La Segreteria del CC ha inviato ai membri del CC e della CCC la mia riserva scritta sulla votazione in riferimento alla Risoluzione sulla costruzione del partito (la qual cosa io non avevo richiesto ma contro la quale non ho nulla da obiettare). Nello stesso tempo, assieme a questa, la Segreteria ha inviato un nuovo comunicato ai membri e candidati del CC e della CCC e, in forma di allegati N.1 e N. 2, ha spedito la vecchia risposta dei membri del Politburo e la posizione delle Sessioni Plenarie. Stando cosě le cose chiedo che sia disposta un’ immediata diffusione, a tutti i membri del CC e della CCC, della mia risposta del 24 ottobre alla lettera dei membri del Politburo. L. Trockij ”.

(3) Brani della lettera di L.D. Trockij dell’8 ottobre 1923, furono pubblicati per la prima volta nella rivista “Il messaggero socialista” (Berlino) del 24 maggio 1924.

(4) Per la “Risposta” dei membri del Politburo del 19 ottobre alla lettera di L.D. Trockij dell’8 ottobre, cfr. “Izvestija del CC del PCUS”, 1990, N.7, pp.176-189

(5) Si riferisce all’articolo redazionale della “Pravda”, scritto da N.I. Bucharin e pubblicato col titolo “ Abbasso il frazionismo! (Risposta della redazione dell’O.C.[Organo Centrale] al c.Trockij ” uscito nei numeri della “Pravda” del 28, 29, 30 dicembre 1923 e dell’ 1, 4 gennaio 1924. L’articolo, con lo stesso titolo, uscě in un opuscolo a parte. Nel testo si cita la “Pravda” del 28 dicembre 1923.

(6) Si riferisce all’Ordinanza del Commissariato ai Trasporti, redatta da L.D. Trockij nel maggio del 1920. (Cfr. la nota 13 in “Izvestija del CC del PCUS”, 1990, N.7, p.189).

(7) Gli Autori della Risposta si riferiscono all’articolo di V.I. Lenin “Una risposta sulla questione dei contadini”, pubblicato sulla “Pravda” e sulle “Izvestija del VCIK” [ Comitato Esecutivo Centrale Panrusso] del 15 febbraio 1919, nel quale V.I. Lenin confermava la dichiarazione di L.D. Trockij (“Izvestija del VCIK”, del 7 febbraio 1919), che tra loro non c’era alcuna divergenza sulla questione del rapporto con i contadini e i piccoli proprietari di terra. (Cfr. Lenin V.I., Opere Complete, T. 37. p. 478).

(8) Si riferisce all’articolo di L.D. Trockij, “Il nuovo corso. Gruppuscoli e formazioni frazionistiche”, pubblicato nella “Pravda” del 28 dicembre 1923.

(9) Il processo ai dirigenti di destra del partito socialista-rivoluzionario si tenne nell’estate del 1922.

(10) Cfr. le note al “Capitolo 5. de La Questione Nazionale”.

(11) Cfr. la lettera di L.D. Trockij ai membri del CC e della CCC, al Plenum del Cc del 23 ottobre (“Izvestija del CC del PCUS”, 1990, N.10, p.173).

(12) Nelle note di V.I. Lenin, citate da L.D. Trockij nella lettera del 23 ottobre, si parlava della Questione Nazionale, del Monopolio del Commercio Estero, ed altro ancora, (cfr. “Izvestija del CC del PCUS”, 1990, N.10, pp.170-171).

(13) Si riferisce alla “Risposta ai commenti concernenti il lavoro dei Vicepresidenti del Consiglio dei Commissari del Popolo ”, scritta da V.I. Lenin il 5 maggio del 1922 (e non il 6). La lettera viene qui citata con alcune abbreviazioni, che non sono presenti nel testo, mediante i puntini di sospensione ( cfr. Lenin V.I., Opere Complete, T.45, pp.181-182.

(14) Si riferisce all’articolo di V.I. Lenin “Sul conferimento delle funzioni legislative al Gosplan”, nel quale si proponeva di aumentare il ruolo del Gosplan trasformandolo in una serie di commissioni, composte da consulenti scientifici…..dove “ la forza esercitata dalla burocrazia si riducesse di fatto ad un compito meramente ausiliario” (cfr. Lenin V.I., Opere Complete, T.45, pp.349-353).

(15) Cfr. Lenin V.I.,Opere Complete, T.45, p.350. La citazione non č riportata esattamente.

(16) Nel testo, erroneamente, č indicato il Plenum del CC di dicembre. Va riferito alla delibera approvata nel Plenum del CC del 6 ottobre,1922 (Cfr. Lenin V.I.,Opere Complete, T.45, pp. 220-223; 561-563.

(17) Si riferisce al Plenum del CC del PCR(b) che si tenne il 18 dicembre 1922.

(18) Cfr. “Izvestija del CC del PCUS”, 1990, N.10, pp.170-171).

(19) Cfr. “Izvestija del CC del PCUS”, 1990, N.9, pp.147-164.

(20) Si riferisce all’articolo di V.I. Lenin «Sulla questione delle nazionalitŕ o sull’ “autonomizzazione”, annunciata per le delegazioni al XII congresso del partito», cfr. Lenin V.I.,Opere Complete, T.45, pp. 356-362.

(21) Nel Plenum del CC di febbraio (1923) il progetto era stato assunto soltanto come base di discussione.

(22) Qui e nel paragrafo successivo ci si riferisce alla Quarta Conferenza del CC del PCR(b) con i funzionari responsabili delle repubbliche nazionali e delle oblast’ [Dal punto di vista gerarchico l’oblast’ veniva subito dopo il Comitato Centrale e prima della gubernija NdT.] che si tenne a Mosca dal 9 al 10 giugno 1923.

(23) Si riferisce agli articoli di V.I. Lenin “ Come dobbiamo riorganizzare il Rabkrin [Commissariato del Popolo all’Ispezione operaia-contadina] (Una proposta al XII congresso del partito) ” e “Meglio meno, ma meglio” (cfr. Lenin V.I.,Opere Complete, T.45, pp. 383-406). Per le informazioni relative alla vicenda della pubblicazione del primo articolo cfr. “Izvestija del CC del PCUS”, 1989, N.11, pp.179-192. Qui è stato pubblicato un frammento della “Risposta” (p.182).

(24) Cfr. la nota 22 in “Izvestija del CC del PCUS”, 1990, N.5, p.174; note 17-18 nel numero 7 della stessa Rivista, p.190.

(25) Kopp V.L. (1880-1930), dal 1923 era membro del Collegio del Commissariato Popolare per gli Affari Esteri dell’URSS e condusse le trattative a Varsavia con i rappresentanti del governo polacco.

(26) Cfr. la nota 24 su “Izvestija del CC del PCUS”, 1990, N.5, p.175.

(27) La Dichiarazione dei 46 fu sottoscritta sia da V.M. Smirnov che da I.N. Smirnov, (cfr. “Izvestija del CC del PCUS”, 1990, N.6, p.192).

(28) Si riferisce all’articolo giŕ citato di L.D. Trockij, “Il nuovo corso. Gruppuscoli e formazioni frazionistiche”.

 


 

 


Ultima modifica 13-09-2009