Novità sui fiori

Walter Benjamin (1928)


«Neues von Blumen, nato come recensione del libro di Karl Bloßfeldt, Urformen der Kunst. Photographische Pflanzenbilder, a cura e con un’introduzione di Karl Nierendorf, Ernst Wasmuth (Berlin 1928), pp. XVIII e 120. È il primo testo di Benjamin interamente dedicato alla fotografia. Scritto nel 1928, fu pubblicato sulla rivista berlinese Die literarische Welt il 23 novembre 1928 (anno IV, n. 47, p. 7)». [L'opera d'arte nell'epoca della riproducibilità tecnica e altri saggi sui media, a cura di Giulio Schiavoni, RCS Libri, Milano 2013].

Traduzione indiretta dall'inglese di: Leonardo Maria Battisti.

Fonte: Walter Benjamin: On Photography, Edited and translated by Esther Leslie, Reaktion Books Ltd, London, 2015.


Recensire è un'arte sociale. Al lettore sano non cale il giudizio del critico. Ma ciò che gusta davvero è la bella scorrettezza di aggiornarsi, senza permesso, per procura di un altro che legge. Aprire il libro dimodoché attiri come una tavola imbandita alla quale prendiamo posto con tutte le nostre idee, quesiti, convinzioni, ghiribizzi, pregiudizi, pensieri, dimodoché i 200 lettori (saranno tanti?) scompaiano in tale compagnia e, proprio per questo, ci saziamo – la critica è ciò (almeno quella che fa venir voglia al lettore di un libro).

Se ciò ci trova d'accordo, allora le 120 tavole di questo libro devono essere ammannite per innumerevoli considerazioni e osservatori. Sì, tanti sono gli amici che auguriamo a tale libro ricco, parco solo di parole. Ma si rispetterà il silenzio del ricercatore che fornisce tali immagini. Forse il suo sapere è del tipo che rende muto chi lo possieda. E ivi il saper fare cale più di sapere. Chi ha realizzato tale raccolta di fotografie di piante è uno in gamba. In questa grande rassegna dell'inventario percettivo che cambierà ancora e in modo imprevedibile la nostra immagine del mondo egli ha fatto la sua parte. Ha provato quanto abbia ragione il pioniere della nuova fotografia, Moholy-Nagy, quando dice:

«I confini della fotografia non sono prevedibili. Ivi tutto è ancora così nuovo che lo stesso cercare porta già a risultati creativi. La tecnica è l'ovvio pioniere. L'analfabeta del futuro non sarà chi non sa scrivere, ma chi non conosce la fotografia»1.

Se affrettiamo la crescita di una pianta con una sequenza accelerata o esibiamo la sua figura ingrandita 40 volte – in ambi i casi, nei punti dell'esistenza dove meno l'avremmo sospettato, zampilla un geyser di nuovi mondi di immagini.

Tali fotografie schiudono nell'esistenza vegetale un tesoro insospettato di analogie e forme. Solo la fotografia ci riesce. Infatti serve un forte ingrandimento perché tali forme si tolgano il velo che la nostra apatia ha gettato su di esse. Cosa dir di un osservatore a cui esse si manifestano pure da sotto quel velo? L'oggettività (affé nuova) di tali procedimenti è esibita al meglio dal confronto col vecchio procedimento, poco obiettivo eppure così geniale, con cui l'altrettanto apprezzato quanto incompreso Grandville (in: Fleurs animées) aveva fatto scaturir l'intero universo dal regno vegetale. Ei lo attacca dal capo opposto (affé senza discrezione). Su tali puri figli della natura imprime il marchio d'infamia della creatura, il volto umano, nel mezzo del fiore. Tale grande precursore della pubblicità dominò come pochi uno dei suoi principi basilari: il sadismo grafico. Non è notevole vedere come un altro principio della pubblicità (l'ingrandimento gigantesco del mondo vegetale) sani dolcemente le ferite che la caricatura gli aveva inflitto?

Urformen der Kunst [Forme originarie dell'arte] – certo. Ma ciò può significare solo le forme originarie della natura. Cioè: forme che mai furono un puro modello per l'arte, bensì furono fin dall'inizio forme originarie del creato. Del resto deve dar da pensar pure all'osservatore più serio che l'ingrandimento del grande (ad es., della pianta o della sua gemma o della foglia) dia accesso a regni di forme affatto nuove quanto l'ingrandimento del piccolo (ad es., la cellula vegetale al microscopio). E se da tempo nuovi pittori come Klee nonché Kandinskij cercano di renderci familiari i regni in cui il microscopio vorrebbe scaraventarci in modo brusco e violento, piuttosto in tali piante ingrandite incontriamo erborisiche «forme di stile». Nella felce matteuccia a forma di pastorale, nel fiorcappuccio e nel fiore della sassifraga (che fa onore al suo nome nei rosoni delle cattedrali, poiché penetra attraverso i muri), si può avvertire un parti pris per il gotico. Inoltre negli equiseti affiorano le forme di antichissime colonne; i germogli del castagno e dell'acero ingranditi dieci volte ricordano la forma dei pali totemici; e la gemma di un aconito si dispiega come il corpo di un'abile ballerina. Da ogni calice e da ogni foglia ci balzano addosso interne necessità iconiche, che in tutte le fasi del generato hanno sempre l'ultima parola attraverso le metamorfosi. Ciò tocca una delle forme più profonde e imperscrutabili del creare: la variazione, che è sempre stata la prima tra le forme del genio, dei collettivi creativi e della natura. La variazione è l'antitesi fertile e dialettica all'invenzione: è il vecchio principio natura non facit saltus. Con un'audace supposizione, si potrebbe equipollerla al principio vitale femminile e vegetale. La variazione è il concedere e l'acconsentire, il malleabile e l'inesauribile, l'astuto e l'onnipresente.

Karl Blossfeldt, Dipsacus fullonum, foglie secche sul fusto, ingrandite quattro volte, 1928.

Ma sotto tali piante gigantesche noi osservatori erriamo come lillipuziani. Suggere tutto il nettare di questi calici è un'esclusiva dei fraterni grandi spiriti, a occhi solari, come li ebbero Goethe e Herder.


Note

1. Frase dell’artista ungherese Moholy-Nagy in un suo commento senza titolo all'articolo di Ernst Kállai Malerei und Photographie (Pittura e fotografia) apparso sulla rivista «i10» nel 1927. Benjamin la riprende, oltre che in questo scritto, nel suo articolo Piccola storia della fotografia, pubblicato in tre parti successive sulla rivista berlinese Die literarische Welt (rispettivamente il 19 settembre, il 25 settembre e il 2 ottobre 1931).



Ultima modifica 2019.12.02