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Enciclopedia Marxista

Personaggi storici

M

MacDonald, James Ramsay
MacLean John
Mac-Mahon Patrice
Maffi Fabrizio
Maffi Bruno
Maiski Ivan Michajolovc
Maklakov V. A.
Makhno, Nestor
Malthus, Thomas
Malvy, Louis
Mannerheim Carl-Gustav-E.
Manuilsky D. Zakharevich
Marbach-Harff (Conte)
Marcuse, Herbert
Markov N. E.
Martinov, Alexander
Martov, Yuli Osipovich
Maslov, Pyotr Pavlovich
Maslow, Arkady
Maurangs
Maurìn Jouaquim
Maurin Maurice
Mayéras Bartelemi
Mazliak Michiel (Felix)
Mazzini, Giuseppe
Mehring, Franz
Menger Anton

Marx, Karl

La Famiglia di Marx
Marx, Caroline
Marx, Edgar (Musch)
Marx, Eduard
Marx, Eleanor (Tussy)
Marx, Franziska
Marx, Heinrich
Marx, Heinrich Guido
Marx, Henriette (madre)
Marx, Henriette (sorella)
Marx, Hermann
Marx, Laura
Marx, Louise
Marx, Sophie
Marx, Jenny von Westphalen
Marx,
Jenny (Jennychen)


Menzhinsky, Vyacheslav
Méric Victor
Merleau-Ponty, Maurice
Merrheim Alphonse
Metternich, Lothar von
Miakotin V. A.
Miliukov, Pavel Nikolayevich
Miliutin V. P.
Mill, John Stuart
Millerand, Alexandre
Miquel, Johann
Modiglioni, Vittorio Emanuele
Molinier Raymond
Molotov, Vyacheslav M.
Monatte Pierre
Monmousseau, Gustav
Morgan, Henry
Morgari Oddino
Morris William
Mouret Jean
Mueller Hermann
Müller Gustav
Münzenberg Wilhelm
Münzer Thomas
Muraviov M. A.
Mussolini Benito

MacDonald, James Ramsay (1866-1937),
nato a Lossiemouth, Inghilterra, divenne famoso come propagandista di idee socialiste e nel 1893, con Keir Hardie, fondò l’Independent Labour Party (di cui rimase membro fino al 1930). Entrò in Parlamento nel 1906 per poi dimettersi nel 1914 in onore di un pacifismo che poi si dimostrò di breve durata. Nel 1922 divenne leader dell’opposizione per poi assumere la carica di Primo Ministro e Segretario agli Esteri nel 1924 nel primo governo laburista (che governò grazie all’appoggio dei liberali). Tanto la sua politica interna quanto quella estera furono ispirate al liberalismo capitalista, combinando una politica interna di riarmamento con approccio "amichevole" dei rapporti con l’Unione Sovietica. Le elezioni del 1924 sancirono la sua sconfitta, ma egli riuscì a tornare al potere nel 1929. Affrontò la crisi capitalistica favorendo l’alleanza di una minoranza di destra del partito laburista con i Conservatori sulla base di un programma di politica economica che le classi lavoratrici avrebbero pagato a caro prezzo. Fu ancora Primo Ministro nel fino al 1935.

MacLean John (1879-1923),
nato a Pollokshaws, nelle vicinanze di Glasgow, figlio di contadini espropriati. Si laureò all’Università di Glasgow mentre lavorava come maestro. Si unì alla Federazione socialdemocratica nel 1902 e divenne uno dei suoi esponenti principali della Scozia. Si oppose al crescente sciovinismo della leadership socialdemocratica già dal 1910; allo scoppio della guerra nel 1914 egli affermò che era necessario "sviluppare un ‘patriottismo di classe’, che rifiuti il massacro fratricida imposto dalla guerra capitalistica". In opposizione a Hyndman e alla guerra, iniziò a pubblicare il giornale Vanguard, che nel suo primo numero dichiarò che la guerra mostrava chiaramente che i giorni del social-riformismo erano ormai morti. Per queste sue idee fu arrestato nel 1915, 1916 e nel 1918.
Fu un brillante propagandista e riuscì a convincere molti lavoratori della correttezza dei principi marxisti, non poté però intervenire efficacemente contro la guerra e contro i pregiudizi sindacalisti del proletariato inglese. Per il suo attivo e coraggioso internazionalismo mostrato negli anni della guerra imperialistica e per l’instancabile appoggio che diede alla rivoluzione bolscevica, venne fatto Presidente onorario del Primo Congresso dei Soviet e console onorario dei Soviet a Glasgow. Rifiuto però di dare il suo appoggio alla III Internazionale (comunista) e di unirsi al neonato Partito Comunista. Convinto com’era che per abbattere l’imperialismo inglese fosse necessaria una rivoluzione che distruggesse l’Impero della Gran Bretagna, preferì ripiegare su posizioni di nazionalismo scozzese, fondando, nel 1922, un Partito repubblicano degli operai scozzesi che avrà breve vita.

Mac-Mahon Marie-Edme-Patrice-Maurice de, duca di Magenta (1808-1893),
uomo di Stato e maresciallo francese monarchico. Quale maresciallo dell’esercito controrivoluzionario dei versagliesi, diresse le feroci rappresaglie contro i difensori della Comune di Parigi.

Maffi Bruno (1909-2003)

“[...] Nato a Torino nel 1909, da una famiglia originaria di S. Zenone al Po e di forti tradizioni socialiste (il padre Fabio è condannato nel 1898 in quanto direttore di un giornale socialista e perde per alcuni anni il posto di maestro, lo zio Fabrizio entrerà nel PCd’I nel 1924 con la frazione dei cosiddetti “terzini”), Bruno si avvicina giovanissimo (mentre è ancora all’università di Pavia) alle posizioni di Giustizia e Libertà, incontrando a Parigi nel 1930 Carlo Rosselli e facendo parte insieme a Faravelli, Morandi, Albasini del comitato clandestino. Appena ventunenne, viene arrestato nell’aprile del 1930 (si tratta dell’“affare Moulin”, dal nome dell’informatore che denuncia il gruppo alla polizia fascista) e condannato a due anni di carcere. Nel carcere di Viterbo, da cui esce dopo un anno e mezzo, entra in contatto con Spinelli e Spano, e si stacca via via da Giustizia e Libertà. Nel ’34, partecipa alla costituzione del centro interno socialista diretto da Morandi, ha contatti con i circoli antifascisti milanesi e torinesi. Nel 1935 viene arrestato di nuovo e spedito al confino per tre anni a Bagnara Calabra, e qui comincia a indirizzarsi verso la Sinistra comunista – un percorso che si preciserà sempre più negli anni immediatamente successivi, prima attraverso la collaborazione alla rivista della Frazione all’estero, Bilan, poi durante la reclusione nel campo di concentramento di Istonio e quindi a Camerino, dove verrà in contatto con militanti di lunga data della Sinistra. Al 1943 risalgono il primo incontro con Amadeo Bordiga, isolato a Napoli, e la fondazione del Partito Comunista Internazionalista assieme a Onorato Damen, con l’organo clandestino Prometeo: ed è principalmente Bruno a tessere la rete clandestina dell’organizzazione nel nord-Italia, insieme a militanti preziosi e mai dimenticati come Fausto Atti e Mario Acquaviva (che, nel 1945, a guerra finita, verranno uccisi dagli stalinisti). Da allora, il suo lavoro per la restaurazione del marxismo e dell’organo-partito (a stretto contatto con Bordiga) è incessante: fino alla nascita, nel 1953, de Il programma comunista, che ha diretto fino alla morte. Un lavoro che si è espresso anche nella sua attività professionale di traduttore, con l’edizione di testi canonici di Marx ed Engels, come le raccolte Il quarantotto, Viandante e soldato della rivoluzione, India Cina Russia, la cura del Capitolo VI inedito del “Capitale” e infine dell’intero Capitale. [...]”

(Il brano sopracitato è tratto dall’articolo In memoria di Bruno - Quando muore un compagno, pubblicato da IL PROGRAMMA COMUNISTA sul numero di settembre-ottobre 2003, per rendere omaggio alla memoria del suo storico direttore, morto a Milano, il 20 agosto del 2003, all’età di quasi 94 anni.)

Maffi Fabrizio (1868-1955),
entrato giovanissimo nel Partito socialista, ne divenne deputato nel 1915. Vicino alle posizioni dell’ala massimalista, non vi si identificò mai completamente. Dopo la scissione di Livorno, confluì nella frazione dei "terzini". Delegato al III, al IV e al V Congresso dell’IC, fece parte della Commissione di fusione fra PSI e PCd’I nominata al IV Congresso. Dopo la mancata fusione, entrerà nel PCd’I nel ’24.

Maiski Ivan Michajolovc (1884-1975),
aderì nel 1903, ancora studente, al partito socialdemocratico e si allineò con i menscevichi. A causa delle sue idee politiche dovette rifugiarsi in Occidente; durante il primo conflitto mondiale assunse posizioni centriste. Tornò in Russia nel 1917 e nel 1918 entrò a far parte del governo controrivoluzionario della Siberia. Rotto con i menscevichi si iscrisse nel febbraio 1921 al PCUS, intraprendendo la carriera diplomatica. Fu ambasciatore a Londra (1937-1943), poi in India (1947). Fu infine nominato vice commissario agli esteri. Ha pubblicato, tra l’altro, alcuni volumi di memorie e di riflessioni storico-politiche.

Maklakov V. A. (1870-1959),
membro del CC del partito dei cadetti, deputato alla Duma di Stato. Dopo la rivoluzione democratico-borghese di febbraio fu ambasciatore del Governo Provvisorio a Parigi, in seguito emigrato bianco.

Makhno, Nestor (1884-1934),
leader di un piccolo gruppo contadino dell’Ucraina che lottò contro l’esercito bianco e l’occupazione delle forze tedesche durante la guerra civile russa. Rifiuto però di integrare il suo "esercito" nell’Armata rossa e finì così per essere battuto dal governo sovietico.Malon, Bénoit (1841-1893), socialista francese, tra i maggiori teorici del riformismo. Nel 1865 fu membro della I Internazionale e nel 1871 della Comune di Parigi; dopo la caduta della Comune fuggì in Svizzera. Combatté contro il marxismo a favore di una teorica eclettica detta "socialismo integrale".

Malthus, Thomas (1766-1834),
economista inglese che divenne famoso per il suo scritto Essay on Population [Saggio sulla popolazione], nel quale sviluppò l’idea secondo cui la popolazione mondiale cresce più velocemente della produzione dei mezzi di sussistenza. Questa affermazione, già all'epoca scarsamente plausibile, è comunque oggi completamente contraddetta dai fatti.
Engels in una lettera a Danielson nota come in realtà debba per fprza avvenire l’opposto: perché la popolazione possa crescere i mezzi d sussistenza devono già esistere.
Marx definì il libro di Malthus come "una calunnia sulla razza umana".
Nonostante le mille evidenze date dai fatti (basti pensare che, nell’ultimo secolo, a fronte di un aumento della popolazione di cinque volte la produttività è aumentata di oltre trenta volte), la legge della popolazione maltusiana, in una forma o nell’altra, appare ancora spesso nelle teorizzazioni economiche borghesi… probabilmente risulta ancora essere una buona scusa per giustificare l’inefficienza economica del capitalismo: non è colpa del capitalismo – sembrano dire i signori premi Nobel dell’economia – se la terra è povera… Per nostra (umana) fortuna, i dati affermano il contrario.

Malvy, Louis (1875-1949),
radical-socialista francese, ministro dell’interno negli anni dello scontro imperialista mondiale (1914-17), dovette poi lasciare quest’incarico per le accuse di negligenza mossegli; ciò lo costrinse a cinque anni di esilio in Spagna. Nel 1924 fu rieletto alla Camera dei deputati.

Mannerheim Carl-Gustav-Emil (1867-1951),
uomo di Stato della Finlandia. Nel 1918 comandante dell’esercito bianco controrivoluzionario che soppresse, insieme agli interventisti tedeschi, la rivoluzione operaia in Finlandia. Uno dei fautori più attivi dell’intervento armato contro la Russia sovietica.

Manuilsky Dmitri Zakharevich (1883-1959),
divenne socialdemocratico nel 1903, bolscevico nel 1917; dal 1920 fu esponente del CC del CP ucraino e successivamente delegato ucraino negli Stati Uniti; dal 1944 al 1952 fu ministro degli esteri dell’Ucraina.

Marbach-Harff (Conte),
ambasciatore tedesco assassinato in Russia (insieme al field-maresciallo von Eichhorn, comandante delle forze tedesche in Ucraina) nel luglio 1918 dai socialrivoluzionari allo scopo di far rinvigorire le ostilità tra Russia e Germania).

Marcuse, Herbert (1898-1979),
filosofo politico tedesco la cui filosofia critica marxista e le cui analisi psicologiche di stampo freudiano sulla società occidentale del ventesimo secolo sono state molto popolari tra gli studenti della sinistra radicale, specialmente dopo le ribellioni studentesche del 1958 nella Berlino occidentale, alla Columbia University di New York e alla Sorbona di Parigi.
Marcuse divenne membro del partito socialdemocratico tedesco quand’era ancora studente a Friburgo (1922); qui iniziò a condurre le sue ricerche filosofiche (1922-32) e nello stesso periodo fu co-fondatore dell’Istituto di ricerche sociali di Francoforte. Dopo la presa del potere da parte di Hitler nel 1933, egli lasciò la Germania per trasferirsi prima a Ginevra e poi (1934) negli USA, dove insegnò alla Columbia University ed ottenne (1940) la cittadinanza americana. Durante la seconda guerra mondiale lavorò per l’esercito americano.
Da hegeliano-freudiano-marxista, Marcuse sposò le idee del radicalismo, del chiassoso dissenso e della ‘resistenza fino alla sovversione’. Egli considerava la società occidentale come non libera e repressiva, la tecnologia come strumento con cui era stata comprata con beni materiali la compiacenza delle masse, tenute in uno stato di prigionia intellettuale e spirituale. In ogni caso, per quanto fosse un franco esponente della resistenza contro l’ordine costituito, egli non applaudì alle dimostrazioni studentesche. "Io considero ancora l’università americana un’oasi di libero dibattito e di pensiero critico all’interno della società" egli affermò, "ed ogni studente dovrebbe cercare di difendere questa cittadella… cercando nel contempo di radicalizzare i dipartimenti all’interno dell’università".
Tra i suoi maggiori scritti: Eros e civilizzazione (1955), L’uomo ad una dimensione (1964), Rivolta e controrivoluzione (1972), e Studi di critica filosofica (1972).

Markov N. E. (1876 - ),
grande proprietario fondiario e politico della Russia zarista, diresse il movimento dei cento-neri.

Martinov, Alexander (1865-1935),
menscevico di destra prima del 1917 ed oppositore del Governo sovietico nato dalla Rivoluzione d’Ottobre fino al 1923, anno in cui decise di unirsi al Partito comunista. All’interno del partito si schierò contro l’Opposizione di Sinistra e fu il principale architetto delle teorie staliniane, utilizzate per giustificare la subordinazione del proletariato alla borghesia "progressista".

Martov, Yuli Osipovich (1873-1923),
fino alla spaccatura del Partito socialdemocratico russo (1903) fu strettamente connesso con Lenin, poi però divenne leader menscevico. Durante la guerra mondiale assunse posizioni centriste. Nel 1920 abbandonò la Russia.

La Famiglia di Marx
Marx, Caroline (1824-1847),
sorella di Karl Marx.
Marx, Edgar (Musch) (1847-1855),
figlio di Karl e Jenny Marx.
Marx, Eduard (1834-1837),
fratello di Karl Marx.
Marx, Eleanor (Tussy) (1855-1898),
la figlia più piccola di Karl Marx. Attiva nella politica inglese e nel movimento proletario internazionale. Fu, con il convivente Edward Aveling, tra i fondatori della Socialist League (1884) e dei sindacati per gli operai non specializzati e per i disoccupati.
Marx, Franziska (1851-1852),
figlia di Karl e Jenny Marx.
Marx, Heinrich (1777-1838),
avvocato di Treviri, padre di Karl Marx.
Marx, Heinrich Guido (Foxchen) (1849-1850),
figlio di Karl e Jenny Marx, morto bambino.
Marx, Henriette (1787-1863),
madre di Karl Marx.
Marx, Henriette (1820-1856),
sorella di Karl Marx.
Marx, Hermann (1819-1842),
fratello di Karl Marx.
Marx, Laura (1845-l911)
soconda figlia di Karl e Jenny Marx, sposò Paul Lafargue 1868. Fu attiva nel movimento proletario francese.
Marx, Louise (1821-1893),
sorella di Karl Marx, moglie di Johann Carel Juta.
Marx, Sophie (181?-1883),
sorella di Karl Marx, moglie di Wilhelm Robert Schmalhausen.
Marx, Jenny von Westphalen (1814-1881),
nata da una famiglia aristocratica di Treviri, moglie di Karl Marx, col quale ebbe sette figli: Jenny, Laura, Edgar, Heinrich, Franziska, Eleanor ed un ultimo figlio, morto ancor prima che gli potesse essere dato un nome. Solo Jenny, Laura e Eleanor sopravvissero oltre l’adolescenza.
Si dice che abbia avuto una forte influenza sulla politica del marito, al cui lavoro ha collaborato attraverso tutta la sua difficile vita.
Marx, Jenny (Jennychen) (1844-1883),
la prima figlia di Karl e Jenny Marx, moglie di Charles Longuet dal 1872. Nel 1870 prese parte alla battaglia irlandese pubblicando in un giornale francese rivelazioni sul modo in cui venivano trattati i prigionieri politici irlandesi da parte della borghesia inglese. Così facendo obbligò il governo Gladstone a condurre un’inchiesta sulla questione. Scrisse con lo pseudonimo ".J. Williams".
Morì pochi mesi prima del padre.
Così Engels la ricorda in un articolo intitolato " JENNY LONGUET, FU MARX", apparso sul Der Sozialdemokrat, No. 4, 18 gennaio 1883:
"Jenny, la figlia maggiore di Karl Marx, è morta ad Argenteuil, vicino Parigi, l’11 di gennaio. Circa otto anni fa ha sposato Charles Longuet, uno dei membri della Comune di Parigi ed ora coeditore del giornale Justice.
Jenny Marx è nata il 1° maggio 1844 ed è cresciuta in mezzo al movimento proletario internazionale ed è sempre stata molto vicina ad esso. Malgrado una reticenza che può essere ben considerata come timidezza, essa ha saputo mostrare, quando necessario, una profonda lucidità mentale ed un energia che può essere invidiata da molti uomini.
Quando la stampa irlandese svelò l’infame trattamento al quale erano sottoposti i feniani nel 1866, trattamento che più tardi avrebbero sofferto nelle galere, a dispetto dei giornali inglesi che ignoravano ostinatamente tali atrocità, e quando il governo di Gladstone, malgrado le promesse fatte durante la campagna elettorale, rifiutò di concedere loro l’amnistia e persino di apportare qualche miglioramento alle loro condizioni di vita, Jenny Marx trovò i mezzi adeguati per spingere il pio Mr. Gladstone ad agire con immediatezza. Ella scrisse due articoli per il Marseillaise di Rochefort nei quali descriveva vividamente il modo in cui i prigionieri politici venivano trattati in Inghilterra. Ciò fu gravido di conseguenze. Le rivelazioni di un grande giornale di Parigi non possono essere sopportate. Poche settimane più tardi O'Donovan Rosa e la maggior parte degli altri prigionieri politici si ritrovarono liberi e diretti in America.
Nell’estate del 1871, Jenny, insieme alla sua sorella più giovane, andò a visitare il cognato, Lafargue, a Bordeaux. Lafargue, sua moglie, i loro figli malaticci e le due ragazze partirono da qui verso Bagnéres-de-Luchon, una stazione termale nei Pirenei. Una mattina un gentiluomo venne a trovare Lafargue dicendogli: "Io sono un poliziotto, ma sono repubblicano, abbiamo ricevuto un ordine d’arresto per Lei; è risaputo che Lei era il responsabile per le comunicazioni tra Bordeaux e la Comune Parigina. Ha un’ora di tempo per attraversare il confine".
Lafargue riuscì a raggiungere la Spagna con moglie e figli, ma la polizia si vendicò arrestando le due ragazze. Jenny aveva in tasca una lettera di Gustave Flourens, il leader della Comune ucciso vicino Parigi, e la lettera venne trovata, cosicché un viaggio verso New Caledonia era assicurato per le due sorelle. Non appena venne lasciata sola per un momento nell’ufficio, Jenny aprì un vecchio e impolverato libro dei conti e vi mise dentro la lettera, per poi richiuderlo. Forse la lettera si trova ancora lì. Quando le due ragazze vennero portate nel suo ufficio, il prefetto, il nobile Conte di Keratry, ben conosciuto come bonapartista, le interrogò con fermezza. Ma sia la sua astuzia da diplomatico che la sua brutalità da ufficiale di cavalleria si rivelarono inutili di fronte alla calma circospezione di Jenny. Egli abbandonò la stanza in un esplosione di rabbia a proposito de "l’energia che sembra peculiare delle donne di questa famiglia". Dopo la spedizione di numerosi dispacci da e verso Parigi, egli finalmente dovette rilasciare le due ragazze, che avevano subito un trattamento veramente prussiano durante la loro detenzione.
Questi due episodi sono caratteristici Jenny. Il proletariato ha perso una valorosa combattente con lei. Ma suo padre, nel lutto, ha almeno la consolazione che centinaia di migliaia di lavoratori d’Europa ed America condividono con lui questo triste momento".
Londra, 13 gennaio 1883.
Firmato: Fr. Engels

Marx, Karl (1818-1883),
nacque a Treviri il 15 maggio 1818 da Heinrich, avvocato, e da Henriette Pressburg, casalinga, entrambi di origine ebraica. Tuttavia, quando nel 1816 –17, in seguito alle leggi antisemitiche in vigore in Renania, dovette scegliere tra la sua professione e la fede, Heinrich optò per la professione. Il giovane Karl compì gli studi liceali a Treviri e poi si recò a Bonn per studiare legge, ma, attratto dalla vita goliardica, tralasciò lo studio fino a quando il padre decise di farlo trasferire nella più austera facoltà di Berlino. Qui Marx conobbe e frequentò in segreto Jenny von Westphalen, ragazza di famiglia aristocratica che sposerà nel 1843 (e il cui fratello fu Ministro degli Interni prussiano in un periodo estremamente reazionario, 1850-58). Nello stesso periodo si avvicinò al "Doktorclub", un circolo di giovani aderenti alla sinistra hegeliana (tra i quali vi era Bruno Bauer) che cercava di trarre conclusioni di carattere ateo e rivoluzionario dagli insegnamenti di Hegel. Conseguì la laurea in filosofia il 15 aprile 1842 con una tesi dal titolo: "Differenza tra la filosofia della natura di Democrito e quella di Epicuro". La speranza di Marx di ottenere la docenza all’università di Berlino fu ben presto vanificata dai provvedimenti del governo che osteggiavano gli esponenti della sinistra hegeliana. Si dedicò quindi al giornalismo e divenne in poco tempo caporedattore della "Gazzetta Renana" (cui collaboravano anche Bruno Bauer e Max Stirner), che sotto la sua direzione accentuò il suo carattere democratico-rivoluzionario e venne ufficialmente bandita il 21 gennaio 1843 (per quanto Marx avesse precauzionalmente, per evitarne la chiusura, dato le dimissioni come redattore). L’attività giornalistica fece comprendere a Marx le sue carenze in campo economico, cominciò quindi ad intraprendere un metodico studio dell’economia politica. In seguito si avvicinò alle teorie di Feuerbach rimanendone profondamente affascinato. Dopo essersi sposato nel marzo ed aver passato un breve periodo con la moglie a Kreuznach, nell’autunno del 1843 Marx si recò a Parigi per pubblicare, con Arnold Ruge, un giornale radicale all’estero, il Deutsch-Französische Jahrbücher. Di questo giornale uscì però un solo numero, sia a causa della difficoltà relativa alla sua distribuzione segreta in Germania, sia a causa dei frequenti disaccordi tra Marx e Ruge. Gli articoli di Marx in questo giornale (La questione ebraica e Critica alla filosofia del diritto di Hegel. Un'introduzione) mostrano che egli già allora era divenuto quel rivoluzionario che applicava una "spietata critica all’esistente", che considerava la "critica come arma" e che si richiamava alle masse e al proletariato. Il segno più profondo dell’arricchimento intellettuale tratto da questo primo soggiorno parigino furono gli Scritti economico-filosofici del 1844 (rimasti incompiuti e pubblicati postumi nel 1932). A Parigi inoltre ebbe modo di conoscere intellettuali quali Proudhon, Blanc, Bakunin, ma soprattutto Friedrich Engels, che gli sarà amico e collaboratore per tutta la vita. Fallito il tentativo di alleanza politico-intellettuale con la democrazia rivoluzionaria francese ed il radicalismo filosofico tedesco, cui si ispirava il programma degli Jahrbücher e costretto a causa di un decreto di espulsione ad abbandonare la Francia, Marx si trasferì a Bruxelles, dove scrisse, con la collaborazione di Engels, La sacra famiglia. In questo scritto, e più ancora ne L’ideologia tedesca (redatta insieme ad Engels nel corso del 1845-46 e lasciata inedita), maturò il suo definitivo distacco non solo dai giovani radicale hegeliani, come Bauer e Stirner, ma anche dal materialismo di Feuerbach e dai "veri socialisti" (Moses Hess e Karl Grün) che s’ispiravano all’umanesimo feuerbachiano. è in questo periodo che Marx ed Engels hanno posto le basi della concezione materialistica della storia, rompendo definitivamente con l’idealismo della sinistra hegeliana. Nella metà degli anni ’40 i due iniziarono a prendere una parte sempre più attiva all’interno dei gruppi rivoluzionari parigini, all’epoca in forte fermento e assai influenzati dalla dottrina di Proudhon. Proprio in reazione alla concezione piccolo-borghese e utopistica di Proudhon, Marx scrisse "Miseria della filosofia, risposta alla filosofia della miseria di Proudhon" (1847).
Nel frattempo Marx, su insistente richiesta del governo prussiano, fu espulso da Parigi nel 1845 (essendo considerato da entrambi i governi come un pericoloso rivoluzionario) e si trasferì a Bruxelles; qui, con Engels, si unì nella primavera del 1847 alla società segreta "Lega dei Comunisti". I due ebbero un ruolo di primo piano nel secondo congresso della Lega (Londra, novembre 1847), e furono incaricati di redigere quello che diverrà il famoso "Manifesto del partito comunista" (che sarà pubblicato nel febbraio 1848). Con eccellente chiarezza, questo lavoro delinea una nuova concezione del mondo basata sul materialismo e sull’analisi delle lotte tra le classi, individuando quali debbano essere i compiti politici dei Comunisti e del crescente proletariato.
Dopo i moti insurrezionali del ’48 Marx fu espulso dal Belgio e, dopo un breve periodo a Parigi (fino alla Rivoluzione di marzo), tornò a Colonia, in Germania; qui riprese la pubblicazione della Neue Rheinische Zeitung (dal 1° giugno 1848 al 19 maggio 1849) con Marx come caporedattore. La vittoria della controrivoluzione ebbe come risultato l’istigazione di processi contro Marx (dai quali fu assolto il 9 febbraio 1849) e la sua espulsione dalla Germania (16 maggio 1849). A questo punto Marx tornò a Parigi, ma venne nuovamente espulso il 13 giugno 1849; si trasferì quindi definitivamente in Inghilterra, a Londra, dove visse tutto il resto della sua vita. In questo periodo comincia per lui lo studio sistematico e l’approfondimento dell’economica politica classica inglese e, in particolare, dell’opera di Smith e Ricardo, cui la sua attenzione s’era giò volta in precedenza. Al centro di questa seconda e più matura fase del suo pensiero vi è l’acquisizione della teoria del valore-lavoro, già in parte elaborata da Smith e da Ricardo, secondo la quale il "valore" delle merci è dato dal tempo socialmente necessario speso nella produzione di esse. A Londra Marx riuscì, tra difficoltà di ogni genere e grazie all’aiuto economico dell’amico Engels, a condurre in porto tutte quelle ricerche di economia, storia, sociologia e politica che costituiscono la base de "Il Capitale", libro composto da tre volumi, due dei quali pubblicati postumi da Engels.
Il Capitale è certo l’opera più importante di Marx, ed il suo valore è stato ed è tuttora riconosciuto da tutti coloro che si sono opposti e si oppongono alla società capitalistica. Ecco per esempio come quest’opera è giudicata da Bakunin:
"Das Kapital, Kritik der politischen Oekonomie, di Karl Marx…contiene un’analisi veramente profonda, luminosa, scientifica e decisiva e, se posso esprimermi in tal via, un’esposizione spietata della formazione del capitale borghese e del sistematico e crudele sfruttamento che il capitale continua ad esercitare sul lavoro dei proletari. L’unico difetto di questo lavoro… positivista nella sua direzione, basato su un profondo studio dell’economia e che non ammette nessun’altra logica se non quella dei fatti – l’unico difetto, dicevo, è che è stato scritto, in parte, ma solo in parte, in uno stile eccessivamente metafisico e astratto… che rende difficile la sua spiegazione e la sua comprensione per la maggior parte dei lavoratori, e sono principalmente i lavoratori che nondimeno devono leggerlo. I borghesi non lo leggeranno mai o, se lo leggessero, loro non vorranno mai comprenderlo, e se anche lo dovessero capire essi non diranno mai niente a proposito e lo ignorerebbero; questo lavoro essendo nient’altro che una sentenza di morte, scientificamente motivata ed irrevocabile, non contro di essi in quanto individui, ma contro di essi come classe".
Senza mai smettere di dedicarsi allo studio della società capitalistica e alla stesura della sua opera principale, non tralasciò mai l’attività politica pratica e partecipò alla creazione, avvenuta nel settembre 1864 a Londra, della Associazione Internazionale dei Lavoratori ("Prima Internazionale"). In qualità di membro del segretariato di questa organizzazione, redasse e pubblicò nel 1871 l’indirizzo generale (La guerra civile in Francia), nel corso del quale, analizzando la Comune di Parigi, mise appunto le sue tesi sulla questione dello Stato nella società comunista, identificado negli istituti della democrazia diretta prodotti dalla Comune la forma politica entro la quale doveva esercitarsi la "dittatura del proletariato" nel periodo di transizione dal capitalismo al comunismo. Scopo dell’organizzazione era non solo creare un collegamento tra i lavoratori di tutti gli Stati, ma soprattutto quello di lottare contro il settarismo ancora esistente (l’Internazionale comprendeva varie correnti dalle diverse concezioni più o meno socialistiche: Mazzini, Proudhon, Bakunin, trade-unionisti inglesi, lassalliani di destra ecc.) e portare a maturazione il movimento della classe proletaria.
La Prima Internazionale è quella che segna il definitivo distacco tra socialisti ed anarchici. Tra i due leader di queste due diverse correnti di pensiero (Marx e Bakunin), non correva certo buon sangue. I loro rapporti erano contraddistinti tanto da reciproco rispetto, quanto da diffidenza e rivalità politica. Ecco come Bakunin ebbe a giudicare Marx in diverse occasioni:
"Marx era, ed è ancora, incomparabilmente più preparato di me. Io non sapevo niente a quel tempo di politica economica, io non mi ero ancora liberato delle aberrazioni metafisiche, ed il mio socialismo era solo istintivo. Per quanto più giovane di me, egli era già un ateo, un conscio materialista e un informato socialista. Era precisamente a quel tempo che egli stava elaborando i fondamenti del suo sistema così come lo conosciamo oggi. Noi ci vedevamo spesso. Io provavo un grande rispetto per lui per quanto studiava e per la sua appassionata devozione – per quanto sempre intrisa di vanità – alla causa del proletariato. Io cercavo ardentemente la sua conversazione, ch’era sempre istruttiva e intelligente, quando non era ispirata da piccolo odio, cosa che, ahimè!, accadeva fin troppo spesso. Non c’è mai stata una franca intimità tra di noi – i nostri temperamenti non lo consentivano. Egli mi considerava un’idealista sentimentale, ed aveva ragione; io lo definivo vanitoso, perfido e scaltro, ed anche io avevo ragione".
"Marx come pensatore è nel giusto. Egli ha stabilito il principio che l’evoluzione giuridica nella storia non è la causa, ma bensì l’effetto dello sviluppo economico, e questo è un grande e fecondo concetto. Per quanto non lui l’ha per primo originato – ma è stato formulato in modo più o meno chiaro da molti altri prima di lui – a Marx appartiene il merito di averlo solidamente posto alla base del sistema economico. D’altra parte, Proudhon comprendeva e sentiva la libertà molto meglio di lui… molto probabilmente Marx avrebbe potuto costruire un ancor più razionale sistema di libertà, ma a lui mancava l’istinto della libertà – egli resta da capo a piedi un autoritario".
Dopo la sconfitta della Comune di Parigi (1871) e la rottura con gli anarchici, l’organizzazione non poté esistere a lungo in Europa. Dopo il Congresso di Hague dell’Internazionale (1872), gli scopi principali dell’organizzazione poterono considerarsi realizzati: partiti proletari di massa stavano sorgendo in tutte le nazioni. Marx partecipò, da lontano, alle lotte del partito tedesco, dettando nel 1875 la Critica del programma di Gotha in occasione dell’unificazione avvenuta tra il Partito operaio socialdemocratico (i cosiddetti eisenachiani, diretti da W. Liebknecht e A. Bebel) e l’Associazione generale operaia tedesca, diretta dai seguaci di Lassalle.
Nel frattempo la salute di Marx diveniva sempre più cagionevole e, il 14 marzo 1883 (meno di un anno e mezzo dopo la morte di sua moglie), morì.
"Per molti anni Marx è stato il "più calunniato" degli scrittori tedeschi, e nessuno negherà ch’egli fu risoluto nella sua rappresaglia e che tutti i suoi attacchi abbattevano case furiosamente. Ma la polemica, in cui egli "si occupava" così tanto, era per lui principalmente un mezzo di autodifesa. In ultima analisi il suo reale interesse risiede nella sua scienza, per la quale egli ha studiato e riflettuto per venticinque anni con una coscienziosità che non ha rivali, una coscienziosità che lo ha potato a non presentare al pubblico le sue scoperte in forma sistematica fino a che esse non erano per lui pienamente soddisfacenti tanto nella forma quanto nei loro contenuti, fino al momento in cui egli era convinto di non aver trascurato la lettura di neppure un libro sull’argomento e nessuna possibile obiezione, e di aver considerato ogni punto di tutti gli aspetti. Pensatori originali sono molto rari in quest’era di epigoni; se, inoltre, un uomo è non solo un pensatore originale, ma è anche esperto senza eguali nella sua materia, allora egli merita un doppio riconoscimento’.
Frederick Engels "Karl Marx", 1878.

Maslov, Pyotr Pavlovich (1867 - 1946),
menscevico, social-sciovinista durante la prima guerra mondiale. Dopo la rivoluzione d’ottobre ha abbandonato la politica per dedicarsi all’insegnamento e a lavori scientifici. Ha scritto molto sulla questione agraria.

Maslow, Arkady (1891-1941),
leader del Partito comunista tedesco espulso nel 1927 a causa del suo appoggio all’Opposizione di Sinistra russa. Egli contribuì alla fondazione del periodico d’opposizione Volkswille [La Volontà del popolo] e del Leninbund, ma se ne distaccò presto, prima ancora che il Leninbund rompesse con l’Opposizione di Sinistra; nella metà degli anni ’30 Maslow simpatizzò per il movimento quartinternazionalista.

Maurangs,
socialista francese, centrista. All’inizio del 1920 fece parte del Comitato per la ricostituzione della II Internazionale.

Maurìn Jouaquim (1896-1973),
dirigente del PC spagnolo, espulso nel ’29 per le sue simpatie per Bucharin insieme alla Federazione comunista catalana, fu poi segretario del POUM.

Maurin Maurice (1879 - ),
socialista francese, all’inizio del 1920 fece parte del Comitato per la ricostituzione della II Internazionale.

Mayéras Bartelemi (1879 - ),
socialista francese, centrista; membro della Direzione del Partito socialista francese, all’inizio del 1920 fece parte del Comitato per la ricostituzione della II Internazionale.

Mazliak Michiel (pseudonimo Felix),
era un operaio polacco emigrato, dirigente del "gruppo juif", uscito dalla Ligue nel maggio 1933.

Mazzini, Giuseppe (1805-1872),
politico italiano che giocò un ruolo importante nel movimento rivoluzionario borghese (specialmente tra l’intellighenzia cittadina e l’aristocrazia liberale) e nell’unificazione del paese. Visse molti anni all’estero come rifugiato. Nel 1831-32 fondò la "Giovine Italia", un movimento rivoluzionario orientato, appunto, all’unificazione dell’Italia. Mazzini partecipò alle lotte rivoluzionarie del 1848, dopo le quali fu costretto nuovamente a trovar riparo all’estero ( a Londra). Qui fondò il Comitato democratico europeo, atto a riunire i movimenti rivoluzionari dei diversi Stati. Il suo programma rivoluzionario aveva come obiettivi l’unificazione dell’Italia e la sua indipendenza, e la formazione di una repubblica democratica, sotto lo slogan "Dio e Popolo". Marx criticò il carattere inconsistente e anti-proletario del programma di Mazzini ed intraprese una dura battaglia contro di lui ed il suo Comitato.

Mehring, Franz (1846-1919),
scrittore, critico letteraio e storico; divenne un forte sostenitore di Marx negli anni ’80 dell’800, scrivendo importanti lavori su materialismo storico e filosofia, diffondendo gli scritti di Marx e difendendo il marxismo contro Schopenhauer, Nietzsche, Bernstein e altri. Membro della socialdemocrazia tedesca, all’interno della quale fu tra i leader dell’ala sinistra. Fu poi membro della Lega Spartachista ed infine del Partito Comunista di Germania.

Menger Anton (1841-1906),
giurista austriaco, esponente del cosiddetto "socialismo della cattedra"; professore all’Università di Vienna.

Menzhinsky, Vyacheslav (1874-1934), (anche Menjinski)
successe a Felix Dzerzhinsky come capo della polizia segreta del Soviet nel 1926.

Méric Victor,
giornalista socialdemocratico pacifista, rifiutò di accettare le 21 condizioni poste per l’adesione alla III Internazionale e su questa base uscì dal PCF.

Merleau-Ponty, Maurice (1908-1961),
filosofo, critico letterario ed esponente della fenomenologia in Francia. Durante la seconda guerra mondiale egli servì come ufficiale nell’esercito francese. Dal 1945 al 1952 fu informale coeditore (con Sartre) del giornale Les Temps Modernes.
Nel egli pubblicò una raccolta di scritti dal titolo Umanesimo e terrore, la più sofisticata difesa della Russia staliniana dei tardi anni Quaranta. Eglì sostenne la necessità di non sentenziare sul terrorismo sovietico e prese ad attaccare l’ipocrisia occidentale. La guerra di Corea portò Merleau-Ponty alla disillusione e alla rottura con Sartre (il quale difendeva la causa nordcoreana.
Nel egli pubblico un’altra serie di scritti dal titolo Le avventure della dialettica. Questa collezione di saggi indica un chiaro cambio di posizione: il marxismo non è qui più considerato come la parola finale della storia, ma piuttosto come una metodologia euristica.

Merrheim Alphonse (1881-1925),
fu segretario della federazione metallurgica della CGT nel 1905. Dopo aver partecipato alla conferenza di Zimmerwald si riavvicino a Jouhaux, nel 1917, opponendosi all’ala rivoluzionaria presente all’interno dei sindacati. Dopo la scissione sindacale rimase con la CGT riformista.

Metternich, Lothar von (1773-1859),
ministro per gli affari esteri austriaco negli anni 1809-1848; nel 1815 organizzò la Santa Alleanza tra Austria-Ungheria, Russia e Prussia, allo scopo di mantenere il controllo sull’Europa messo a repentaglio dalla rivoluzione francese e dalle guerre napoleoniche.

Miakotin V. A. (1867-1937),
uno dei capi del partito piccolo borghese dei "socialisti popolari", storico, pubblicista. Dopo la rivoluzione d’Ottobre fu tra i fondatori della "Unione per la rinascita della Russia", di ispirazione reazionaria; emigrato bianco.

Miliukov, Pavel Nikolayevich (1859-1943),
organizzatore e leader del partito dei Cadetti. Dopo la Rivoluzione di Febbraio, Milykov divenne Ministro agli affari esteri del Governo Provvisorio. Egli fu un social-sciovinista durante la prima guerra mondiale, e spedì per conto del Governo Provvisorio una lettera agli Alleati affermante che la Russia era pronta a continuare la devastante guerra sino ad una "fine vittoriosa". Egli venne rimosso dalla sua posizione nell’aprile del 1917, a causa delle dimostrazioni di massa di lavoratori e soldati contro la continuazione della guerra nell’agosto dello stesso anno, Milyukov appoggiò l’opposizione di Kornilov al Governo Provvisorio. A seguito del fallimento di questa opposizione, Milyukov lasciò la Russia, per poi appoggiare l’esercito bianco che la invase l’anno seguente.

Miliutin V. P. (1884-1938),
socialdemocratico russo, menscevico fino al 1910, bolscevico poi. Al II Congresso dei Soviet di tutta la Russia (ottobre 1917) divenne commissario del popolo all’agricoltura. Nel novembre del ’17 sostenne l’idea della costituzione di un governo di coalizione con i menscevichi e i socialisti-rivoluzionari. Annunciando di non essere d’accordo con la politica del partito, uscì dal CC e dal governo. Negli anni 1918-21 fu vicepresidente del Consiglio superiore dell’economia nazionale.

Mill, John Stuart (1806-1873),
filosofo ed economista inglese, figlio di James Mill; divenne, come già a suo tempo fece il padre, seguace di Bentham e dell’utilitarismo, teoria basata sul raggiungimento del "maggior bene per il maggior numero" come obiettivo di base delle riforme politiche e sociali. Nel suo scritto Sulla Libertà (1859) Mill andò oltre, con argomentazioni a favore della libertà sia politica che sociale e contro la tirannia dei dogmi e delle consuetudini, visti come maggiori nemici del progresso. Il ruolo dei governi e della società deve per lui consistere nel creare quell’ambiente intellettuale atto a permettere la realizzazione dei precetti utilitaristi benthamiani. Nel 1867 Mill è stato tra i fondatori, con P.A. Taylor, Emily Davies, ed altri, della prima organizzazione per l’estensione del suffragio alle donne, e, due anni dopo, col suo libro The Subjection of Women, attaccò duramente l’ingiustizia tanto materiale quanto sociale inflitta alle donne e si schierò a favore tanto del loro diritto al suffragio, quanto del controllo delle nascite.
Nel 1848 egli pubblicò i Principi di economia politica e, nello stesso periodo, propose come rimedio alla questione irlandese la promozione della proprietà contadina. Successivamente egli compì uno studio più approfondito degli scrittori socialisti, in parte sotto l’influenza di Harriet Hardy, che nel 1951 divenne sua moglie. Per quanto Mill fosse ben conscio che le terrificanti condizioni dei lavoratori era il risultato del prevalente metodo di produzione e distribuzione, egli non divenne mai socialista.

Millerand, Alexandre (1859-1943),
il primo socialista europeo (francese) ad assumere cariche all’interno di governi liberali (a partire dal 1899). Da lui prende il nome (millerandismo) la tendenza riformista ad entrare nei governi liberali.

Miquel, Johann (1829-1901),
comunista in gioventù, negli anni ’60 divenne leader dei nazionalisti liberali (il partito della grande borghesia tedesca). Dal 1890 fino alla sua morte occupò cariche ministeriali nel governo prussiano.

Modiglioni, Vittorio Emanuele (1872-1947),
uno dei veterani del partito socialista italiano, riformista; centrista all’epoca della prima guerra mondiale, partecipò alle conferenze di Zimmerwald e di Kienthal, nelle quali prese posizione contro la sinistra.

Molinier Raymond,
nato nel 1904, aveva aderito alla gioventù comunista e poi al PCF da cui verrà allontanato dal ’24 per tre anni. Legatosi al gruppo Souvarine inizia a collaborare ben presto a La Verité. Espulso definitivamente dal PCF, viene allontanato dalla direzione dell’opposizione francese perché ostacolato da Rosmer. Iniziano le lotte intestine nella Ligue. Divenuto dirigente dell’"ala marxista" si allinea col "gruppo juif" e inizia una battaglia vincente contro i "destri" (Naville e Gourget) sulla questione sindacale, riconquistando la direzione della Ligue all’inizio del ’31. Recatosi più volte a Prinkipo, conquista la fiducia di Trotsky (di cui organizza il viaggio a Copenaghen nel ’32 e il soggiorno in Francia nel ’33). Per il suo "fiuto affaristico" e l’ambiguità delle sue numerose imprese commerciali, verrà più volte accusato da Naville, Rosmer ed altri dirigenti dell’epoca, di esser un avventuriero politico e di usare metodi poco chiari e pericolosi per la sicurezza dell’organizzazione. Inizialmente difeso da Trotsky verrà poi sottoposto ad una commissione di controllo che gli imporrà di cessare la sua attività commerciale. Si allontana dall’OSI negli anni dell’entrismo nella SFIO.

Molotov, Vyacheslav Mikhailovich (1890-1986),
bolscevico dal 1906 fu più volte arrestato e confinato; fu editore della Pravda nel 1917, finché non venne attaccato da Kamenev e Stalin per la sua ardente opposizione al Governo Provvisorio. Divenne poi stretto collaboratore di Stalin e ricoprì svariate cariche: presidente del Comintern dal 1928 al 1934, presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo1930-41, e ministro degli esteri (1939-49 e 1953-56). Come ministro degli esteri firmò il patto di non aggressione con la Germania ed i successivi accordi per la spartizione dell’Est europeo (1939) e partecipò poi alla conferenza imperialista di Yalta per la spartizione del mondo. Venne eliminato dalla leadership (e allontanato in Mongolia come ambasciatore) nel 1957 per la sua opposizione al programma di destalinizzazione di Khrushchev, nel 1864 fu espulso dal partito, per esser poi riammesso venti anni dopo.

Monatte Pierre,
sindacalista rivoluzionario militante nella CGT, nel 1909 era stato tra i fondatori de La vie ouvrière. Legatosi a Trotsky durane la prima guerra mondiale, aveva aderito al PC francese solo nel ’23, dopo l’uscita di Frossard [13], ma ne venne espulso l’anno successivo per la solidarietà espressa verso Trotsky. Fondatore della rivista Révolution Prolétarienne e animatore de gruppo omonimo, ruppe con Trotsky e col comunismo nel 1930, per tornare alle sue originarie posizioni sindacaliste rivoluzionarie.

Monmousseau, Gustav (1883-1960),
inizialmente sindacalista rivoluzionario, divenne poi un leader del Partito comunista francese e della CGTU e devoto stalinista.

Morgan, Lewis Henry (1818-1881),
etnografo, archeologo e storico delle società primitive americano. Fu l’autore del libro Ancient Society, or Research in the Lines of human progress from Savagery, through Barbarism, to Civilization (La società antica, ossia ricerche sulle linee del progresso umano dallo stato selvaggio, attraverso la barbarie, alla civiltà), pubblicato a Londra nel 1877, che ispirò Engels per la stesura di L’Origine della Famiglia, della proprietà privata e dello Stato, che uscì sette anni dopo.

Morgari Oddino (1865-1944),
inizialmente mazziniano, divenne socialista nel 1891 e due anni dopo fu eletto segretario della sezione torinese del PSI. Collaborò a La parola del povero, supplemento del Grido del popolo, iniziando un’attività giornalistica che lo porterà nel 1908 a diventare direttore de l’Avanti!, organo del partito. Fu uno dei principali esponenti della corrente cosiddetta "rifo-integralista" e rimase sempre un convinto assertore di un socialismo evoluzionistico, gradualista e pacifista. A partire dal 1911, con un viaggio in Estremo Oriente, iniziò la sua carriera di "diplomatico del socialismo", che intensificherà negli anni della guerra mondiale. Prese parte attivissima nella preparazione della Conferenza di Zimmerwald, salutò la vittoria bolscevica del 1917, e il 1° aprile 1919 inviò una lettera a Mosca in cui esprimeva l’adesione del PSI all’IC. Dopo la seconda scissione subita dal PSI (1922), seguì Turati e Treves nel Partito socialista unitario italiano (PSUI). Nel ’34, all’epoca del dibattito sul pacifismo socialista, si schierò per la difesa dell’URSS e a favore del disfattismo rivoluzionario contro i regimi fascisti in caso di guerra. Nel ’39 fu eletto con Tasca e Saragat al comitato di reggenza del partito e del giornale.

Morris William (1834-1896),
poeta, artista e architetto socialista inglese.; il suo primo contatto col proletariato e la sua prima attività politica passò attraverso il suo impegno nella lotta contro il governo conservatore di Disraeli in guerra con la Russia tra il 1876 e il 1878. Nel 1883 Morris si unì alla Federazione democratica (che presto cambiò nome in Federazione socialdemocratica - S.D.F.). La S.D.F. era guidata da Hyndman, un incosciente settario.. Nel dicembre 1884, col supporto di Engels, Morris ed 8 dei 10 membri dell’esecutivo dell’S.D.F. rassegnarono le dimissioni e fondarono la Socialist League. Questa si spaccò presto tra parlamentaristi da un lato e anarchici dall’altro. Morris, per quanto non fosse anarchico, si schierò con questi contro i parlamentaristi; lasciò poi la Socialist League alla fine del 1890 e continuò la sua attività politica nella Hammersmith Socialist Society, che fu formata attorno alla branca di Hammersmith della Socialist League.

Mouret Jean (1863-),
socialista francese, centrista; all’inizio del 1920 fece parte del Comitato per la ricostituzione della II Internazionale.

Mueller Hermann (1876-1931),
cancelliere socialdemocratico tedesco durante il governo di coalizione (1928-30).

Müller Gustav (1860-1921),
ufficiale e socialdemocratico di destra svizzero; fu socialsciovinista durante la prima guerra mondiale e si batté contro il movimento di Zimmerwald.

Münzenberg Wilhelm (1889-1940),
esponente del movimento operaio della Svizzera e della Germania. Nel 1914-19 fu (da internazionalista) a capo dell’organizzazione socialdemocratica della gioventù svizzera e segretario dell’Internazionale socialista giovanile , direttore del suo organo Iugend-Internationale.

Münzer Thomas (1490-1525),
rivoluzionario tedesco; leader dei contadini anabattisti nel periodo della Riforma. Portavoce delle aspirazioni per un comunismo utopistico, venne giustiziato per queste sue fedi dal governo tedesco.

Muraviov M. A. (1880-1918),
ufficiale dell’esercito zarista; dopo la Rivoluzione d’Ottobre aderì ai socialisti-rivoluzionari di sinistra. Nel luglio 1918, essendo comandante delle truppe del fronte Est, tradì il potere sovietico, cercando di incitare le truppe alla rivolta. Questo progetto fu scoperto e liquidato. Durante l’arresto Muraviov oppose resistenza e venne fucilato.

Mussolini Benito (1883-1945),
iscrittosi al PSI nel 1900 fu direttore dell’Avvenire del lavoratore, di Trento, e per breve tempo redattore-capo del Popolo, il giornale di Cesare Battisti (1908). Quindi fondò e diresse nel 1910 La lotta di classe, organo della Federazione socialista di Forlì. Dopo il XII Congresso del partito (1912) che vide l’affermazione dell’ala più intransigente cui faceva riferimento anche Mussolini, questi entrò a far parte della direzione de l’Avanti!, di cui divenne direttore nel dicembre del 1912. Venne espulso dal partito il 24 novembre del ’14 per la sua posizione di aperto interventismo. Continuò allora la propaganda in favore dell’entrata in guerra dell’Italia sulle pagine del Popolo d’Italia, da lui fondato pochi giorni prima dell’espulsione.


Ultima modifica 26.06.2001