L'agitazione politica e il "Punto di vista di classe"

Vladimir Lenin (1902)

 


Pubblicato per la prima volta sull'Iskra, n.16, 1 febbraio 1902
Trascritto per Internet da Antonio Maggio - Primo Maggio, novembre 2003.


 

Cominciamo con un esempio.

I lettori ricordano probabilmente il rumore sollevato dal rapporto di M. A. Stakhovic, maresciallo della nobiltà del governatorato di Oriol, al congresso dei missionari, sulla necessità di riconoscere per legge la libertà di coscienza. La stampa conservatrice, e innanzi tutto le Moskovskie Viedomosti, getta fuoco e fiamme contro il signor Stakhovic, lo copre d'ingiurie e accusa quasi di alto tradimento i nobili di Oriol, che hanno rieletto maresciallo il signor Stakhovic. Infatti questa elezione è un episodio sintomatico, che, fino a un certo punto, assume il carattere di una manifestazione della nobiltà contro l'arbitrio e gli abusi della polizia.

Stakhovic – affermano le Moskovskie Viedomosti – "non è tanto il maresciallo della nobiltà... quanto Miscia Stakhovic, bontempone, anima dei salotti, parlatore facondo..." (1901, n. 348). Tanto peggio per voi, signori difensori del bastone. Se anche i vostri proprietari nobili bontemponi sono giunti a parlare di libertà di coscienza, ciò dimostra che le infamie commesse dai nostri preti e dalla nostra Polizia non si possono più contare... «Che cos'ha a che vedere la nostra spensierata banda "intellettuale", che genera ed applaude i signori Stakhovic, col nostro santuario - la fede ortodossa - e con i nostri sacri sentimenti verso di esso?» ... Ancora una volta, tanto peggio per voi, signori difensori dell'autocrazia, dell'ortodossia e della nazione. Che cosa meravigliosa devono essere gli ordinamenti della nostra autocrazia poliziesca, se questa è riuscita ad impregnare persino la religione di un tale spirito carcerario che gli "Stakhovic" (che non hanno alcuna ferma convinzione in materia di religione, ma sono interessati, come vedremo più avanti, alla solidità della religione) giungono all'indifferenza assoluta (se non all'odio) per questo famigerato, santuario "del popolo". «Essi chiamano la nostra fede "errore". Si beffano di noi perché, grazie a questo "errore", fuggiamo il peccato, adempiamo "senza mormorare" i nostri doveri per quanto gravosi essi siano, perché troviamo in noi le forze e il coraggio di sopportare il dolore e le privazioni e perché ignoriamo l'orgoglio in caso di riuscita e di felicità»... Ah, ecco dunque di che si tratta! Il santuario dell'ortodossia è prezioso perché insegna a sopportare il dolore "senza mormorare"! Quanto è utile, in verità, questo santuario per le classi dominanti! Quando la società è organizzata in modo che un'infima minoranza dispone della ricchezza e del potere mentre la massa non conosce che "privazioni" e "gravosi doveri" è del tutto naturale che la simpatia degli sfruttatori vada ad una religione che insegna a sopportare "senza mormorare" l'inferno terrestre per un paradiso che esiste a quanto si dice in cielo. Nell'ardore del loro zelo le Moskovskie Viedomosti cominciano a tradirsi e si sono effettivamente tradite a tal punto da dire involontariamente la verità. Leggete il seguito: "Essi, gli Stakhovic, non sospettano neppure che, se mangiano a sazietà, dormono sonni tranquilli e conducono una vita gioconda, ciò è possibile grazie a quello stesso "errore".

Santa verità! È proprio così, è proprio grazie all'immensa diffusione degli "errori" religiosi tra le masse popolari che "dormono sonni tranquilli" gli Stakhovic, gli Oblomov e tutti i nostri capitalisti. E quanto più l'istruzione si diffonderà nel popolo, quanto più i pregiudizi religiosi saranno soppiantati dalla coscienza e dallo spirito di disciplina socialista, tanto più sarà vicino il giorno della vittoria del proletariato, che libererà tutte le classi oppresse dall'asservimento, cui soggiacciono nella società moderna.

Ma avendo detto troppo su un punto le Moskovskie Viedomosti hanno detto troppo poco su un'altra interessante questione. Palesemente sbagliano ritenendo che gli Stakhovic "non sospettino" l'importanza della religione e chiedano delle riforme solo per "leggerezza". È cosa veramente troppo puerile spiegare in tal modo l'esistenza di una corrente politica ostile! Le stesse Moskovskie Viedomosti hanno invece dimostrato nel migliore dei modi che in questo caso proprio il signor Stakhovic è stato l'antesignano, di tutta una corrente liberale; altrimenti che bisogno c'era di condurre tutta una campagna contro un rapporto? Che bisogno c'era di parlare non di Stakhovic, ma degli Stakhovic e della "banda intellettuale"?

Questo sbaglio delle Moskovskie Viedomosti è di certo uno sbaglio voluto. Le Moskovskie Viedomosti certo non vogliono più che non esserne capaci, servirsi del punto di vista di classe nell'analisi dell'odiato liberalismo. Sulla poca volontà non c'è nulla da dire. L'incapacità invece ci interessa tutti in grande misura, perché troppi sono ancora i rivoluzionari e i socialisti che soffrono di questo male. Ne soffrono gli autori della lettera pubblicata nel n. 12 dell'Iskra, i quali ci accusano di abbandonare il "punto di vista di classe" perché nel nostro giornale ci sforziamo di seguire tutte le manifestazioni di malcontento e di protesta dei liberali; ne soffrono gli autori della Lotta proletaria e di alcuni opuscoli della "Biblioteca socialdemocratica" i quali si immaginano che la nostra autocrazia sia il dominio autocratico della borghesia; ne soffrono i Martynov, i quali ci invitano a passare dalla multiforme campagna di denuncie (cioè dalla più larga agitazione politica) che conduciamo contro l'autocrazia alla lotta condotta prevalentemente per le riforme economiche (dare "qualcosa di positivo" alla classe operaia, porre a nome suo "richieste concrete" di provvedimenti legislativi e amministrativi "che promettano certi risultati tangibili); ne soffrono i Nadezdina che, a proposito delle nostre corrispondenze sui conflitti cogli statistici, chiedono perplessi: "Signore Iddio, ma questo giornale è dunque fatto per i signori dello zemstvo?".

Tutti questi socialisti dimenticano che gli interessi dell'autocrazia coincidono solo in determinate circostanze con alcuni determinati interessi delle classi abbienti e spesso inoltre non con gli interessi di tutte queste classi in generale, ma con quelli di loro singoli strati. Gli interessi degli altri strati della borghesia e così pure gli interessi intesi in senso più largo di tutta la borghesia di tutto lo sviluppo del capitalismo in generale generano necessariamente l'opposizione liberale all'autocrazia; se per esempio l'autocrazia rende possibile alla borghesia l'impiego delle forme più brutali di sfruttamento, d'altra parte frappone migliaia di ostacoli a un ampio sviluppo delle forze produttive e alla diffusione dell'istruzione, sollevando in tal modo contro di sé non solo la piccola ma talvolta anche la grande borghesia; se l'autocrazia salvaguarda (?) la borghesia dal socialismo, d'altra parte questa salvaguardia si trasforma necessariamente, con una popolazione priva di diritti, in tali eccessi polizieschi che finiscono per indignare tutti. Quale sarà la risultante di queste tendenze contrastanti, quale stato d'animo o corrente della borghesia prevarrà in un determinato momento: quella conservatrice o quella liberale? Non lo si può dedurre da un paio di tesi generali; ciò dipenderà da tutti gli aspetti particolari che assumerà la situazione sociale e politica. Per essere in grado di determinarlo bisogna conoscere nei particolari questa situazione, seguire attentamente tutti i conflitti che qualsivoglia strato sociale ha con il governo. Proprio in nome del "punto di vista di classe" non è ammissibile per il socialdemocratico rimanere indifferente davanti al malcontento e alle proteste "degli Stakhovic".

Con le loro considerazioni e la loro attività, i socialisti summenzionati dimostrano invece di essere indifferenti verso il liberalismo, rivelando così di non comprendere i principi fondamentali del Manifesto dei comunisti, questo "vangelo" della socialdemocrazia internazionale. Ricordate, ad esempio, il passo in cui si. dice che la borghesia, con la sua lotta per il potere, con Io scontro fra singoli suoi strati e gruppi, ecc., dà essa stessa al proletariato gli elementi della propria educazione politica. Solo nei paesi politicamente liberi il proletariato ottiene questi elementi con facilita (e solo in parte però). Nella Russia schiavista, invece, noi socialdemocratici dobbiamo lottare attivamente per fornire alla classe operaia questi "elementi", dobbiamo cioè assumerci il compito di condurre una agitazione politica multiforme, una campagna nazionale di denuncie contro l'autocrazia. E questo compito s'impone particolarmente nei periodi di fermento politico. Bisogna tener presente che in un anno di intensa vita politica il proletariato può apprendere, nel senso della sua educazione rivoluzionaria, più e in alcuni anni di calma. Ecco perché è particolarmente nociva la tendenza dei succitati socialisti a restringere, scientemente o no, l'ampiezza e il contenuto dell'agitazione politica.

Ricordate, inoltre, le parole sull'appoggio dei comunisti ad ogni moto rivoluzionario contro il regime esistente. Queste parole vengono spesso comprese in senso troppo ristretto, per cui ci si astiene dal sostenere l'opposizione liberale. Tuttavia, non si deve dimenticare che vi sono epoche in cui ogni scontro col governo sul terreno di interessi sociali progressivi, per quanto piccolo sia di per sé, può divampare in certe condizioni (e il nostro appoggio è una di queste condizioni"), in un incendio generale. Basti ricordare in quale grande movimento sociale si è trasformato in Russia Io scontro degli studenti col governo sul terreno delle rivendicazioni accademiche ', o in Francia Io scontro di tutti gli elementi progressivi col militarismo per un processo ' istruito su una montatura. È quindi nostro assoluto dovere spiegare al proletariato, allargare le sostenere, facendovi partecipare attivamente gli operai, ogni protesta liberale le democratica, sia essa originata da uno scontro di membri degli zemstvo con il ministero degli interni, dei nobili col dicastero della religione ortodossa poliziesca, degli statistici con i despoti locali, dei contadini con gli zemskie nacialniki, dei membri delle sette con la polizia rurale, ecc. Chi fa una smorfia di disprezzo per la poca importanza di alcuni di questi scontri o per "l'inanità" dei tentativi di convogliarli in un incendio generale, costui non comprende che un'agitazione politica multiforme è precisamente il punto focale in cui gli interessi vitali dell'educazione politica del proletariato convergono con gli interessi vitali di tutto il progresso sociale e di tutto il popolo, cioè di tutti i suoi elementi democratici. Nostro assoluto dovere é di intervenire in ogni problema liberale, di chiarire il nostro atteggiamento di socialdemocratici in proposito, di fare il necessario perché il proletariato partecipi attivamente alla soluzione del problema e lo faccia risolvere a modo suo. Chi evita di intervenire (quali che siano le sue intenzioni) si arrende in pratica al liberalismo, cedendogli l'opera di educazione politica degli operai le lasciando l'egemonia della lotta politica a elementi che sono in fin dei conti i capi della democrazia borghese.

Il carattere di classe del movimento socialdemocratico deve essere ,espresso non limitando i nostri compiti alle esigenze immediate del movimento "operaio puro", ma includendovi tutti gli aspetti le tutte le manifestazioni della grande lotta di liberazione del proletariato, che è l'unica classe effettivamente rivoluzionaria della società contemporanea. La socialdemocrazia deve sempre le continuamente allargare l'influenza del movimento operaio su tutte le sfere della vita sociale le politica della società contemporanea. Deve dirigere non soltanto la lotta economica degli operai, ma anche la lotta politica del proletariato, non deve perdere di vista neppure per un istante il nostro scopo finale, deve propagandare sempre, difendere dalle deformazioni e sviluppare l'ideologia proletaria: la dottrina del socialismo scientifico, cioè il marxismo. Dobbiamo lottare instancabilmente contro, ogni ideologia borghese, per quanto moderne e scintillanti siano le uniformi che indossa. I socialisti che abbiamo citato più sopra si allontanano dal punto di vista "di classe" anche perché e in quanto, rimangono indifferenti davanti al compito di lottare contro la "critica del marxismo". Solo dei ciechi possono non vedere che questa "critica" ha preso piede in Russia più rapidamente che altrove e che la pubblicistica liberale russa l'ha fatta propria con la massima solennità, e precisamente perché essa è uno degli elementi della democrazia borghese in via di formazione (ed ora consciamente borghese) in Russia.

Quanto alla lotta politica in particolare, proprio il "punto di vista di classe" esige che il proletariato spinga avanti ogni movimento democratico. La democrazia operaia non si differenzia per le sue rivendicazioni politiche dalla democrazia borghese in linea di principio, ma solo per il grado di queste rivendicazioni. Nella lotta per la liberazione economica, per la rivoluzione socialista il proletariato poggia su una base di principio diversa ed è solo (il piccolo produttore viene in aiuto solamente nella misura in cui passa o sta per passare nelle file del proletariato). Nella lotta per la liberazione politica abbiamo invece molti alleati, e non è ammissibile comportarsi verso di loro con indifferenza. Ma mentre i nostri alleati della democrazia borghese, lottando per le riforme liberali, si volteranno sempre indietro e cercheranno di aggiustare le cose in modo da poter continuare come prima a "mangiare a sazietà, dormire sonni tranquilli e condurre una vita gioconda" a spese degli altri, il proletariato andrà avanti fino infondo, senza guardarsi indietro. Quando qualche signor R.N.S. (autore della prefazione al promemoria Witte) contratterà col governo per ottenere più ampi poteri per lo zemstvo o la Costituzione, noi lotteremo per la repubblica democratica. Non dimentichiamo però che per spingere un altro bisogna sempre tenergli una mano sulla spalla. Il partito del proletariato deve saper cogliere ogni liberale esattamente nel momento in cui si accinge ad avanzare di un palmo per fargli fare un passo. E se si impunterà andremo avanti senza di lui e lo scavalcheremo.

 


Ultima modifica 24.12.2003