La lotta elettorale a Pietroburgo e i menscevichi

Vladimir Lenin (1907)

 


Scritto nel febbraio 1907
Questo testo apparve come articolo non firmato sul n. 1 del Cveni Tskhovreba
Trascritto per l'Archivio Internet dei Marxisti da Antonio Maggio - Primo Maggio, novembre 2003.
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In nessun luogo la lotta elettorale è stata così aspra come a Pietroburgo. In nessun luogo vi sono stati tali contrasti fra i partiti come a Pietroburgo. Socialdemocratici, populisti, cadetti, centoneri; bolscevichi e menscevichi in seno alla socialdemocrazia; trudovikì, socialisti-rivoluzionari e socialisti populisti fra i populisti; cadetti di sinistra e di destra nel partito cadetto: tutti hanno condotto una lotta accanita...

In nessun luogo però la fisionomia dei partiti si è rivelata così nettamente come a Pietroburgo. E così doveva essere. La lotta elettorale è un'azione viva e i partiti si possono giudicare soltanto nell'azione. È chiaro che quanto più aspramente si conduceva la lotta, tanto più nettamente doveva rivelarsi la fisionomia dei suoi protagonisti.

A questo riguardo è molto interessante la condotta dei bolscevichi e dei menscevichi nel corso della lotta elettorale.

Ricorderete probabilmente quel che dicevano i menscevichi. Già prima delle elezioni essi avevano dichiarato che l'assemblea costituente e la repubblica democratica erano un peso morto, che innanzitutto occorrevano una Duma e un ministero cadetto e che un accordo elettorale con i cadetti era dunque necessario. In caso contrario, secondo loro, avrebbero vinto i centoneri. Ecco ciò che scriveva alla vigilia delle elezioni uno dei capi menscevichi, Cerevanin: "Sarebbe assurdo e insensato per il proletariato tentare, come qualcuno propone, di ingaggiare, insieme con i contadini, la lotta sia contro il governo sia contro la borghesia per un'assemblea costituente nazionale e sovrana" (Nasce Dielo, n. 1).

Un altro dei capi menscevichi, Plekhanov, era d'accordo con Cerevanin; egli pure respingeva l'assemblea costituente, proponendo al suo posto una Duma sovrana, che avrebbe dovuto diventare la piattaforma comune per i cadetti e i socialdemocratici (Tovaristc, 24 novembre 1906).

E il noto menscevico Vasiliev diceva con maggior franchezza che la lotta di classe "in questo momento è micidiale e criminale...", che le diverse classi e i diversi gruppi devono "abbandonare temporaneamente i ‘migliori programmi’ e fondersi in un unico partito costituzionale" (Tovaristc, 17 dicembre 1906).

Così parlavano i menscevichi.

I bolscevichi condannarono sin dall'inizio questa posizione dei menscevichi. Essi dicevano che non è da socialisti venire a un accordo con i cadetti: i socialisti devono agire in modo indipendente nella lotta elettorale. Nelle elezioni di primo grado gli accordi sono ammissibili soltanto come eccezione, e per di più con quei partiti che pongono come parola d'ordine del momento la costituente popolare, la confisca di tutte le terre, la giornata lavorativa di otto ore, ecc. Ma i cadetti respingono tutto questo. Il "pericolo dei centoneri" è un invenzione dei liberali per spaventare gli ingenui. I centoneri non possono "riempire" la Duma. Quando parlano del "pericolo dei centoneri", i menscevichi non fanno che ripetere le parole dei liberali. Il "pericolo cadetto" invece esiste ed è un pericolo reale. è nostro dovere raggruppare attorno a noi tutti gli elementi rivoluzionari e condurre la lotta contro i cadetti, i quali si alleano con la reazione contro la rivoluzione. Noi dobbiamo lottare simultaneamente su due fronti: contro la reazione e contro la borghesia liberale e i suoi sostenitori.

Così parlavano i bolscevichi.

Ed ecco approssimarsi il giorno dell'apertura della conferenza socialdemocratica di Pietroburgo [1]. Là, in quella conferenza, due tattiche dovevano affrontarsi sotto gli occhi del proletariato: quella dell'accordo con i cadetti e quella della lotta contro i cadetti. In quella conferenza il proletariato avrebbe dovuto dare un giudizio su tutto quello che avevano detto fino allora i bolscevichi e i menscevichi. Ma i menscevichi ebbero il presentimento della loro sconfitta, sentirono che la conferenza avrebbe condannato la loro tattica, e decisero di uscire dalla conferenza, di rompere con la socialdemocrazia. È per realizzare l'intesa con i cadetti che essi presero l'iniziativa della scissione. Volevano mercanteggiare con i cadetti per far eleggere i loro uomini alla Duma.

I bolscevichi condannarono decisamente la loro ignavia. Cifre alla mano, dimostrarono l'inesistenza del "pericolo dei centoneri". Criticarono in modo implacabile i socialisti-rivoluzionari e i trudovikì, ma li invitarono anche apertamente a raggrupparsi attorno al proletariato, contro la controrivoluzione e i cadetti.

E mentre i bolscevichi riunivano gli elementi rivoluzionari attorno al proletariato, mentre essi attuavano con decisione la tattica intransigente del proletariato, nello stesso momento i menscevichi, alle spalle degli operai, conducevano trattative con i cadetti.

Ma i cadetti piegavano sempre di più a destra. Stolypin fece venire da lui, per "negoziare", uno dei loro capi, Miliukov. I cadetti l'avevano all'unanimità incaricato di condurre trattative con la reazione a nome del partito. È chiaro che essi volevano un accordo con la reazione, contro la rivoluzione. Al tempo stesso, un altro dei capi cadetti, Struve, dichiarava apertamente che "i cadetti vogliono un accordo con il monarca allo scopo di ottenere la costituzione" (Riec, 18 gennaio 1907). Era evidente che i cadetti stavano per fare blocco con la reazione.

Tuttavia i menscevichi conducevano trattative con i cadetti, cercavano un'alleanza con essi. Poveretti! Non riuscivano a comprendere che accordandosi con i cadetti si mettevano sulla via dell'accordo con la reazione!

Frattanto incominciano i comizi elettorali permessi dalle autorità. Qui, in questi comizi, si rivela nettamente che il "pericolo dei centoneri" è una fantasia, che la lotta fondamentale si combatte fra cadetti e socialdemocratici e che chi stringe un accordo con i cadetti tradisce la socialdemocrazia. Nei comizi i menscevichi non si fanno più vedere: due o tre volte hanno tentato di prendere le difese dei cadetti, ma si sono coperti di vergogna e hanno dovuto prendere la porta. I menscevichi, adulatori dei cadetti, hanno perso ogni credito. I bolscevichi e i cadetti restano i soli padroni dei dibattiti. La lotta fra di loro riempie da sola i comizi. I socialisti-rivoluzionari e i trudovikì si rifiutano di trattare con i cadetti. I socialisti populisti tentennano. I bolscevichi si mettono alla testa della lotta elettorale.

Dov'erano nel frattempo i menscevichi?

Discutevano con i cadetti per tre seggi in parlamento. È incredibile, ma è un fatto e il nostro dovere è di dire apertamente la verità.

I bolscevichi dichiarano: abbasso l'egemonia dei cadetti!

I menscevichi invece respingono questa parola d'ordine e così si sottomettono all'egemonia dei cadetti e si accodano ad essi.

Frattanto avvengono le elezioni nella curia operaia [2]. Risulta che nei distretti menscevichi gli operai hanno quasi ovunque eletto come delegati dei socialisti-rivoluzionari. "Noi non possiamo votare per coloro che si accordano con i cadetti; i socialisti-rivoluzionari sono comunque migliori": così, a quanto pare, parlavano gli operai. Gli operai chiamano liberali i socialdemocratici e preferiscono andare con i democratici-borghesi, con i socialisti-rivoluzionari! Ecco a che cosa ha portato l'opportunismo dei menscevichi!

I bolscevichi continuano ad applicare la loro tattica intransigente e invitano tutti gli elementi rivoluzionari a stringersi attorno al proletariato. I socialisti-rivoluzionari e i trudovikì si associano apertamente alla parola d’ordine bolscevica: abbasso l’egemonia dei cadetti! I socialisti populisti rompono con i cadetti. Diventa per tutti evidente che l’accordo tra i socialdemocratici e i socialisti-rivoluzionari e i trudovikì eviterà una divisione dei voti che permetterebbe ai centoneri di vincere. Vinceranno i cadetti o l'estrema sinistra. Il "pericolo dei centoneri" è una fantasia.

Frattanto i cadetti rompono le trattative con i menscevichi. Probabilmente l'affare è andato male. I bolscevichi da parte loro hanno concluso un accordo con i socialisti-rivoluzionari, i trudovikì e i socialisti populisti, hanno isolato i cadetti e hanno condotto un'offensiva generale contro la reazione e i cadetti. A Pietroburgo sono state presentate tre liste: dei centoneri, dei cadetti e dell'estrema sinistra. Così si sono avverate, a dispetto dei menscevichi, le parole dei bolscevichi a proposito delle tre liste.

Respinti dal proletariato, lasciati con un pugno di mosche dai cadetti, derisi dai socialisti-rivoluzionari e dai trudovikì, coperti di vergogna dalla storia, i menscevichi depongono le armi e votano per la lista dell'estrema sinistra, contro i cadetti. La commissione menscevica del rione di Vyborg dichiara apertamente che i menscevichi voteranno per l'estrema sinistra, contro i cadetti.

E questo significa che i menscevichi hanno smentito l'esistenza del "pericolo dei centoneri", hanno respinto l'accordo con i cadetti e hanno appoggiato la parola d'ordine bolscevica: abbasso l'egemonia dei cadetti!

Questo significa anche che i menscevichi hanno rinunciato alla loro tattica e hanno accettato apertamente la tattica dei bolscevichi.

Questo significa, infine, che i menscevichi hanno cessato di accodarsi ai cadetti e ora seguono i bolscevichi.

Infine le elezioni hanno avuto luogo ed è risultato che a Pietroburgo nemmeno uno dei centoneri è stato eletto.

Così è risultata giustificata la tattica dei bolscevichi a Pietroburgo.

Così i menscevichi sono stati sconfitti.

 

NOTE

1. La conferenza ebbe luogo il 6 gennaio 1907. Erano presenti 40 bolscevichi e 31 menscevichi. Il Comitato centrale del POSDR, composto in maggioranza da menscevichi, nella speranza di ottenere un maggior numero di voti, propose ai delegati di dividersi in due conferenze, una di città e una di governatorato. I delegati si opposero a un atto contrario allo statuto del partito. In segno di protesta i menscevichi abbandonarono la sala; i delegati rimasti decisero di continuare i lavori. Ascoltato il rapporto di Lenin, la conferenza si pronunciò contro la conclusione di accordi elettorali con i cadetti, ritenendo questi accordi non soltanto inammissibili dal punto di vista dei principi, ma anche politicamente dannosi. La conferenza decise di "porre immediatamente all'ordine del giorno la questione, molto importante per Pietroburgo, degli accordi con la democrazia rivoluzionaria". I rappresentanti menscevichi del Comitato centrale dichiararono che le decisioni della conferenza non erano impegnative per l'organizzazione socialdemocratica di Pietroburgo e i menscevichi che avevano abbandonato la conferenza proposero, nella stampa, di concludere un blocco con i cadetti.

2. Secondo la legge elettorale dell'11 dicembre 1905 i governatorati non erano divisi in circoscrizioni o collegi, ma in curie (gruppi elettorali): la curia dei grandi proprietari fondiari, la curia della città (composta in prevalenza di borghesi), la curia contadina e la curia operaia. Le elezioni non erano dirette: erano di secondo grado per le due prime curie, di quarto grado per la curia contadina e di terzo grado per la curia operaia. La curia operaia comprendeva gli operai che lavoravano in imprese con almeno 50-100 dipendenti. Le elezioni avvenivano nel modo seguente: gli elettori (izbiràteli) eleggevano i delegati (upolnomòcennye) che a loro volta eleggevano gli elettori diretti (vyborstciki). Questi ultimi eleggevano i deputati nei congressi generali di governatorati delle quattro curie. Il suffragio non era eguale. Per inviare al congresso generale di governatorato un elettore diretto occorrevano rispettivamente 2.000 grandi proprietari fondiari, 7.000 borghesi nelle città, 30.000 contadini, 90.000 operai. Con la legge del 3 giugno 1907, i diritti elettorali degli operai e dei contadini subirono una ulteriore limitazione. Per un elettore diretto occorrevano, contro 230 grandi proprietari fondiari o 1.000 borghesi, 60.000 contadini o fino a 125.000 operai. Inoltre la curia della città venne divisa in prima curia (borghesia industriale e commerciale) e seconda curia (intellettuali, impiegati, commessi di negozio, ecc.).


Ultima modifica 18.11.2003