La situazione della classe operaia in Inghilterra (1845)

Friedrich Engels


Tradotto direttamente dall'originale tedesco da Vittorio Piva (†1907) e trascritto da Leonardo Maria Battisti, giugno 2018


XI. Il proletariato agricolo.

Nell'introduzione noi già, vedemmo come, contemporaneamente alla piccola borghesia o alla agiatezza degli operai, rovinò pure la classe dei piccoli proprietarii terrieri, come, mentre si dissolve l'unione del lavoro industriale o di quello agricolo, furono messi assieme in grandi affittanze i campi rimasti liberi e come i piccoli agricoltori vennero cacciati dalla terra per la preponderante concorrenza della economia in grande. Invece di essere, come sinora, proprietarii o affittavoli, furono costretti a abbandonare la loro economia e a servire quali contadini presso i grandi affittavoli o proprietarii. Tale condizione fu per un certo tempo sopportabile, sebbene fosse peggiorata di fronte alla precedente. Lo sviluppo dell'industria tenne il piatto della bilancia della popolazione aumentata, sino a che alla fine il progresso industriale incominciò a divenire più lento ed i nuovi perfezionamenti dello macchine posero l'industria nell'impossibilità d'assorbire tutta l'eccedenza della popolazione che lavorava nei distretti agricoli. Da questo momento la miseria che sin'ora era esistita soltanto nei distretti a fabbriche e solo di quando in quando, si presentò pure nei distretti agricoli. Avvenne inoltre che fortuitamente, nel medesimo tempo, cessò la guerra con la Francia che durava da venticinque anni; la produzione diminuita nelle piazze toccate dalla guerra, il blocco dei trasporti e la necessità di provvedere agli eserciti inglesi in Ispagna, avevano dato all'agricoltura inglese un rialzo artificiale o sottratto un gran numero di energie al lavoro. La cessazione dei trasporti, la necessità dell'esportazione e la mancanza di operai cessarono ad una volta; ne fu logica conseguenza, come la chiamano gli inglesi, la agricultural distress — la miseria agricola.

Gli affittavoli dovettero vendere il loro grano a prezzo basso e quindi non potevano pagare che un salario basso. Per tener alto il prezzo del grano, nel 1815 passarono le leggi sul grano che proibirono l'importazione del grano, tanto che il prezzo del frumento salì a 80 scellini per quartale. Posteriormente queste leggi, com'è naturale, infruttuose, vennero ancora parecchie volte variate senza poter diminuire la miseria dei distretti agricoli. Tutto quello che esse fecero si riassume in ciò: la malattia, che sarebbe divenuta avuta per la libera concorrenza dell'estero e avrebbe avute le sue crisi, si mutò in cronica e produsse una oppressione proporzionalmente ancor più aspra sulla condizione degli operai agricoli.

Nei primi tempi che seguirono il sorgere del proletariato agricolo, si sviluppò la condizione patriarcale, che fu distrutta contemporaneamente a favore dell'industria — la medesima condizione degli agricoltori di fronte ai loro contadini (servi agrarii, ackerkneehten), come esiste ancora in Germania quasi ovunque. Sino a che la durò così, la miseria non si presentò che poco e di raro tra gli operai; i contadini partecipavano alla sorte dell'affittavolo ed erano abbandonati solo nel peggior caso. Ora è tutta un'altra cosa. I lavoratori sono quasi tutti a giornata e vengono occupati dagli affittavoli quando questi ne hanno bisogno e quindi spesso durante delle settimane, specie in inverno, non hanno lavoro.

Allo stato patriarcale, in cui i contadini ed i loro famigli abitavano nella masseria dell'affittavolo ed i loro figli in essa crescevano, in cui adunque naturalmente l'affittavolo cercava di occupare la generazione cresciuta nella sua masseria ed i giornalieri erano l'eccezione e non la regola, si trovava su ogni proprietà un numero di operai più grande di quello che era strettamente necessario. Quindi era pure nell'interesse dell'affittavolo di dissolvere questo stato di cose, di cacciare dalla masseria il contadino e di mutarlo in giornaliero. Ciò avvenne press'a poco generalmente alla fine del ventesimo anno di questo secolo e per conseguenza, per adoperare un'espressione della fisica, si dissolse la latente eccedenza di popolazione, si abbassò il salario, e crebbero enormemente le tasse dei poveri. Da tale momento i distretti agricoli divennero la sede principale del pauperismo permanente, come quelli a fabbriche lo erano di quello alternativo, e la trasformazione delle leggi sui poveri fu la prima misura che il pubblico potere seppe concepire contro l'immiserimento crescente dei comuni agricoli. Ma v'è ancora da aggiungere che l'allargarsi continuo del sistema dell'amministrazione in grande, l'introduzione delle macchine trebbiatrici e d'altre nell'agricoltura e il molteplice lavoro delle donne e dei fanciulli nei campi, il quale è così generale, che le sue conseguenze furono esaminate di recente da una particolare commissione ufficiale, resero disoccupati un gran numero di operai. Noi vediamo adunque come pur qui il sistema dell'industria si sia creato per mezzo della grande economia, col dissolversi dello stato patriarcale — che qui è del più grande significato — e con l'introduzione delle macchine, del vapore e del lavoro delle donne e dei fanciulli, e come abbia spinto la parte estrema e più stabile dell'umanità lavoratrice nel movimento rivoluzionario. Quanto più a lungo l'agricoltura aveva provata la sua stabilità, tanto più grave peso cadde sull'operaio, tanto più violenta si manifestò la disorganizzazione dell'antico nesso sociale.

La «sovrabbondanza di popolazione» si presentò come una volta alla luce del giorno e non fu, come nei distretti industriali, possibile dí occuparla per l'allargarsi della produzione. Si potevano sempre stabilire nuove fabbriche, se v'erano coloro che ne acquistavano í prodotti, ma non si poteva creare della nuova campagna. La cultura delle terre incolte era una speculazione troppo rischiosa, perchè vi si potessero gittare dopo la pace, molti capitali. Ne fu conseguenza necessaria che la concorrenza dei lavoratori tra di loro salì al massimo grado ed il salario discese al suo minimo. Sino a che esisteva la vecchia legge sui poveri, gli operai erano soccorsi con la cassa dei poveri; naturalmente il salario cadeva per ciò ancor più, nel mentre gli affittavoli cercavano di addossare la parte più possibilmente grande degli operai alla cassa dei poveri. L'aumento delle imposte sui poveri divenuto necessario per la popolazione sovrabbondante, crebbe quindi ancor più e così la nuova legge sui poveri, della quale parleremo ancora, si rese necessaria. Nè perciò migliorarono le cose. Il salario non salì, la popolazione sovrabbondante non fu allontanata, e la ferocia della nuova legge servì soltanto ad inasprire il popolo al massimo grado.

Egualmente l'imposta sui poveri, che sul principio diminuì, dopo pochi anni, raggiunse la medesima altezza che aveva prima. Il solo frutto fu, che se per l'innanzi erano assistiti da tre a quattro milioni di mezzo-poveri, ora si ebbe un milione di poveri completi e gli altri per il fatto d'essere poveri a mezzo rimasero senza aiuti. La miseria dei distretti agricoli è aumentata ogni anno. La gente vive nella più grande indigenza, intere famiglie tirano innanzi con sei, sette o otto scellini alla settimana e di tempo in tempo non ne hanno affatto. Ascoltiamo una descrizione, che un membro liberale del Parlamento fece dello stato di questa popolazione già nel 1830:

«Un contadino inglese (cioè uno che va a lavorare in campagna a giornata) ed un povero inglese, sono sinonimi. Suo padre era un povero e il latte di sua madre era senza forza nutriente; da bimbo in su ha avuto nutrimento cattivo e fu sempre sazio a metà ed ancor ora egli sente il tormento della fame insoddisfatta. Egli è vestito a mezzo, senza maggior riscaldamento di quello che gli è sufficiente a cuocere i magri pasti ed il freddo e l'umidità entrano nella sua casa con il mutare del tempo e ne escono quando questo cambia.

Egli è sposato; ma non conosce le gioie di sposo e di padre. Sua moglie ed i suoi bimbi affamati, di raro riscaldati, spesso ammalati e senza aiuti, sempre pieni di affanni e come egli senza speranza, sono naturalmente avidi, egoisti e noiosi e così per adoperare una sola parola, egli odia la loro vista (hates the sight of them) e ritorna soltanto alla sua baracca perchè questa lo preserva ancora un po' più dalla pioggia e dal vento di una siepe. Egli deve soffrire la sua famiglia, sebbene non lo possa; ciò conduce alla mendicità, alle macchinazioni famigliari d'ogni genere e termina con la scaltrezza raffinata. Se egli avesse pur la voglia, gli mancherebbe il coraggio di divenire, come altra gente energica della sua classe, un cacciatore di frodo o un contrabbandiere in grande; ma egli ruba occasionalmente ed insegna a mentire e a rubare ai suoi figli. Il suo procedere umile e schiavo verso i suoi ricchi vicini, mostra che essi lo trattano duramente e con sospetto; quindi egli li teme e li odia, ma non farà loro mai del male in modo violento. Egli è depravato del tutto, egli è troppo oppresso per avere la forza della disperazione. La sua miserabile vita è breve, i reumatismi e l'asma lo portano alla casa di lavoro (Workhouse), dove renderà i suoi ultimi sospiri senza un sol ricordo gradito e farà posto per un altro infelice, che come lui deve vivere e morire».

Il nostro autore aggiunge inoltre che all'infuori di questa classe di contadini a giornata, ne esiste una seconda, la quale è un po' più energica e migliore fisicamente, intellettualmente e moralmente; vive in vero altrettanto in modo misero, ma non è nata in questa condizione. Questi sono i migliori membri della famiglia, ma i contrabbandieri e coloro che cacciano furtivamente, che hanno spesso conflitti sanguinosi con le guardie forestali e con gli agenti di dogana delle coste, di frequente per le prigioni che divengono spesso il loro soggiorno, si esacerbano ancor più contro la società e nel loro odio contro i proprietarii, sono equiparabili alla prima classe.

«E, egli conclude, tutta questa classe viene chiamata per civiltà (by courtesy) ardita gente di campagna (bold peasantry of England, secondo Shakspeare)1».

Sino al giorno d'oggi tale descrizione è buona per la maggior parte dei salariati a giornate dei distretti agricoli. Il «Times» mandò nel giugno 1844 un corrispondente in questi paesi, per riferire sulla condizione di tale classe ed il rapporto, che egli diede, concorda completamente con l'altro citato. In alcune località il salario non sorpassava i sei scellini alla settimana, adunque non era più alto di quello di molti paesi della Germania, mentre il prezzo di tutti i generi di prima necessità in Inghilterra è almeno al doppio che in Germania. Che razza di vita è quella che vien condotta da questa gente, si può ben immaginare. Il nutrimento è cattivo e insufficiente, i vestiti sono stracciati e le abitazioni anguste e miserabili — una piccola e povera capanna, senza alcun comfort e per la giovane gente degli alloggi, dove uomini e donne non sono quasi affatto divisi, e che provocano al commercio illegittimo. Un paio di giorni di disoccupazione in un mese devono di necessità precipitare questi lavoratori nella miseria più profonda. Inoltre essi non si possono associare per tener alto il salario, perchè abitano sparsi. Uno si rifiuta di lavorare per un salario basso, ecco una dozzina di disoccupati o di compagni della Casa dei poveri, i quali si rallegrano quando viene loro offerto il minimo, mentre a colui che s'è rifiutato di lavorare viene ricusato dall'Amministrazione dei poveri qualsiasi aiuto, fuorché l'odiata Casa dei poveri, come fosse un pigro e dissoluto buono a nulla; inoltre nell'amministrazione stanno gli affittavoli dai quali soltanto o dai suoi vicini e compagni di classe può avere lavoro.

E noi non riceviamo di simili rapporti soltanto dall'uno o dall'altro distretto agricolo dell'Inghilterra; al contrario, la miseria è egualmente grande al sud e all'ovest, al nord e all'est; la condizione degli operai nel Suffolk e nel Norfolk è simile a quella del Devonshire, Hampshire e Sussex, il salario nel Dorsetshire e nell'Oxfordshire è basso come nel Kent e nel Surrey, nel Buckinghamshire e nel Cambridgeshire.

Le leggi sulla caccia sono una barbarie che particolarmente colpisce il proletariato agricolo; tali leggi in Inghilterra, sono rigorose come in nessun altro paese, mentre il selvaggiume è numeroso oltre ogni credere. Il contadino inglese, che vede, secondo il costume antico e l'abitudine, nella caccia di frodo, solamente una nobile e naturale espressione del coraggio e dell'audacia, si inasprisce ancor più per il contrasto tra la sua miseria e il car tel est notre plaisir del lord, che rinchiude delle centinaia di lepri e di uccelli per suo piacere privato. Il contadino tende i lacci, chiude bene una parte di foresta — in fondo questo non danneggia il lord, che ne ha in sovrabbondanza, e dà al contadino un arrosto per la sua famiglia affamata. Se è scoperto viene mandato in prigione; nel caso di recidiva v'è trattenuto almeno per sette anni. Dalla rigorosità di questa pena derivano i conflitti sanguinosi con i guardacaccia, dei quali ogni anno, ne muoiono un buon numero. Il mestiere del guardacaccia quindi non è soltanto pericoloso ma pure diffamante e tiene nell'isolamento chi lo compie.

Nello scorso anno avvennero due casi, in cui i guardacaccia si uccisero con una palla nella testa, piuttosto di continuare nel loro mestiere. Questo è il buon prezzo per cui l'aristocrazia terriera si acquista il nobile piacere della caccia; ma che importa ciò ai nobili lords of the soil? Se un paio di superflui vivono o non vivono, questo è del tutto indifferente e quando la metà dei «superflui» in conseguenza delle leggi sulla caccia, fosse messa da parte, andrebbe meglio l'altra metà rimanente — così ragiona la filantropia della borghesia inglese.

Ma quantunque la condizione dei distretti agricoli, le abitazioni isolate, la stabilità, dell'ambiente, dell'occupazione e quindi pure delle idee, sieno decisamente sfavorevoli ad ogni sviluppo, tuttavia la miseria porta pur qui i suoi Frutti. Gli operai delle miniere e delle industrie sorpassarono presto il primo grado di opposizione contro l'ordine sociale, la ribellione diretta mediante il delitto; i contadini si attaccano ancor oggi a questo primo grado. Il loro modo preferito di guerra sociale è l'incendio. Nell'inverno che seguì la Rivoluzione di luglio, nell'inverno del 1830-31, questi incendi di vennero per la prima volta generali, dopo che già al principio di ottobre in Sussex e nelle contee vicine, erano scoppiati dei disordini per l'aggravata polizia del litorale (per cui il contrabbando fu reso difficile e il litorale, secondo l'espressione di un affittavolo, si rovinò), a causa delle innovazioni nell'amministrazione dei poveri, del salario abbassato e dell'avvenuta introduzione delle macchine — tutto il paese era in sollevazione.

Nell'inverno adunque agli affittavoli venne incendiato il grano ed il fieno nei campi, i granai e stalle sotto le loro finestre. Quasi ogni notte ardevano un paio di tali fuochi e diffondevano lo spavento tra gli affittavoli e i proprietarii di fondi. Gli autori non vennero mai o di raro scoperti ed il popolo imputava tutti questi incendii ad una sola persona che chiamava Swing. Si ruppe la testa per sapere chi potesse essere questo Swing, donde proveniva questa rabbia dei poveri dei distretti di campagna: i meno — e nessuno certo nei distretti agricoli — pensavano alla grande forza motrice, alla miseria, all'oppressione. Dopo quell'anno gli incendi ritornarono con ogni inverno, con il periodo in cui i salariati a giornata sono disoccupati. Nell'inverno 1843-44 gli incendi furono straordinariamente frequenti. Noi abbiamo innanzi una serie di numeri della Northern Star di quel tempo. ognuno dei quali contiene parecchie notizie di incendi con dati originali. Non ho innanzi i numeri mancanti di questo giornale settimanale della serie successiva, ma in ogni caso contengono un gran numero di casi. Un simile foglio non può del resto darli tutti. N. R. 25 novembre 1843: due casi: si parla pure di parecchi antecedenti. 16 dicembre: in Bedfordshire da 14 giorni fa agitazione generale a causa di frequenti incendi, dei quali ne avvenivano parecchi ogni notte. Negli ultimi giorni abbruciarono due grandi masserie. In Cambridgeshire furono incendiate quattro grandi masserie, in Aertfordshire una, e altri quindici incendii si ebbero nelle diverse località. — 30 dicembre in Norfolk uno, in Suffolk due, in Essex due, in Herts tre, in Cheshire uno, in Lancashire uno, in Derby, Lincoln e nel Sud dodici incendi. — Il 6 gennaio 1814 in tutto dieci, il 13 gennaio sette, il 20 gennaio quattro incendi. D'ora in poi ogni settimana si ebbero in media dai tre ai quattro incendi e non soltanto come prima sino alla primavera ma sino al luglio e l'agosto; con l'avvicinarsi del periodo difficile del 1844-45, questa specie di delitto prese un nuovo sviluppo come lo provano i giornali inglesi che mi pervennero appresso e le notizie dei fogli tedeschi.

Che ne dice il mio lettore di fronte ad una tale condizione di cose, dei tranquilli distretti idillici d'Inghilterra? È o no la guerra sociale? È questo uno stato di cose naturale e atto a durare? Gli affittavolì ed i proprietarii qui sono altrettanto stupidi ed ostinati, altrettanto ciechi contro tutto ciò che non produce denaro contante nelle tasche, come i fabbricanti e i borghesi nei distretti industriali. Se costoro promettono ai loro operai ogni salute dalla soppressione delle leggi sul grano, i proprietarii terrieri e gran parte degli affittuali promettono ai loro il paradiso dalla conservazione ne delle stesse. Ma in tutti e due i casi ai proprietarii non riesce di guadagnare gli operai per i loro capricci favoriti. Come gli operai delle fabbriche, i salariati delle campagne sono indifferenti di fronte alla soppressione o alla conservazione delle leggi sul grano. Nondimeno la questione è importante tanto per i primi come per i secondi. Per la abolizione delle leggi sul grano viene spinta al culmine la libera concorrenza, l'odierna economia sociale; ogni ulteriore sviluppo dei rapporti esistenti cessa e il solo possibile progresso è la rivoluzione radicale dell'ordine sociale. Per i salariati agricoli la cosa ha importanza prossima. La liberazione dall'importazione del grano implica — come non potrò qui, trattare a lungo — l'emancipazione degli affittavoli dai proprietarii, con altra parola il cambiamento degli affittavoli toristi in liberali. Inoltre la Lega contro le leggi sul grano — e questo è il suo solo merito — ha preparato già un lavoro abile. Ma gli affittavoli divengono liberali, cioè borghesi convinti, così i salariati divengono cartisti e socialisti necessariamente, cioè proletarii coscienti.

Da l'una cosa nasce l'altra. E che già ora tra i proletarii agricoli incominci a farsi valere un nuovo movimento, lo prova una adunanza che il conte Radwor, un proprietario liberale fece tenere nell'ottobre 1844 in Highorth, dove sono i suoi beni, perchè passassero delle deliberazioni contro le leggi sul grano e dove gli operai, apatici di fronte a queste leggi, chiesero per se tutt'altre cose, specie dei piccoli affitti a basso prezzo e dissero in viso al conte Radwor amare verità d'ogni genere.

Il movimento della classe operaia penetra pure nei distretti agricoli abbandonati, immobili, intellettualmente morti e porrà basi, per la miseria che domina, con rapidità, sicurezza e vivacità come nei distretti a fabbriche.

Per quanto riguarda il grado di religione dei salariati agricoli, si può dire che essi hanno più religione degli operai industriali, sebbene sieno molto contrari alla Chiesa — in questi distretti vi sono quasi esclusivamente seguaci della High-Church (Chiesa protestante). Un corrispondente del Morning-Chronicle sotto il titolo: «Uno che ha fischiato dietro l'aratro», dà delle notizie sui distretti agricoli da lui viaggiati; egli racconta tra le altre la seguente conversazione avuta con parecchi salariati, dopo la Chiesa:

«Io domandai ad uno di costoro, se il predicatore fosse il suo proprio pastore — yes blast him, sì egli è il nostro pastore, egli chiede l'elemosina di continuo, egli ha sempre chiesta l'elemosina da quando lo conosco (Era stata tenuta una predica per le missioni tra i pagani). E dacché lo conosco, continuò un altro, non ho mai conosciuto un sacerdote, che non abbia per questo o per quello chiesta l'elemosina. — Sì, disse una donna che usciva dalla chiesa e vedete come il salario si abbassa e vedete i ricchi vagabondi con i quali i preti mangiano e bevono e vanno a caccia. Così Dio mi aiuta, noi siamo costretti d'andare e patire la fame nella casa di lavoro per mantenere i preti che vanno in missione tra i pagani. — E perché diceva un'altra, perchè non vi mandano i pastori che tutti i giorni borbottano nel Duomo di Salisbury, per nessuno, all'infuori che per le nude pietre? Perchè non vanno tra i pagani? — Essi non vi vanno, continuò il vecchio, che aveva interrogato per primo, perchè sono ricchi, hanno più terra di quella di cui abbisognano, vogliono aver denaro per levarsi di dosso i preti poveri; io so che cosa vogliono perchè li conosco da lungo tempo. — Ma buoni amici, io interruppi, ma voi uscite dalla chiesa sempre con tali sentimenti amari contro i preti? Perchè vi andate nondimeno? — Noi dobbiamo andarvi, disse una donna, se non vogliamo perdere tutto il lavoro ed ogni cosa; per questo vi andiamo. — Io vidi più tardi che essi ottenevano alcuni privilegi, se andavano in chiesa riguardo al riscaldamento e un poco di terreno per coltivare patate, terreno che dovevano pagare!»

Dopo la descrizione della loro miseria e della loro ma, il nostro corrispondente chiude:

«Io assicuro francamente che la condizione di questa gente, la sua miseria, il suo odio contro la Chiesa, la sua sottomissione esteriore, la sua intima irritazione contro gli spacciatori di miracoli della Chiesa, sono la regola nei distretti agricoli dell'Inghilterra e soltanto il contrario l'eccezione.»

Se il ceto dei contadini (Bauernchaft) dell'Inghilterra propriamente detta, mostra le conseguenze sullo stato dei comuni rurali, conseguenze che hanno prodotto un numeroso proletariato agricolo concentrato in grandi proprietà, vediamo ora nel Galles il dissolversi dei piccoli fittavoli. Se i comuni rurali inglesi riproducono il contrasto dei grandi capitalisti e dei proletari, la condizione dei contadini del Galles corrisponde alla rovina progressiva della borghesia delle città. Nel Galles esistono nella maggioranza soltanto piccoli affittavoli, che non sono in caso di vendere i loro prodotti agricoli con eguale vantaggio e allo stesso buon mercato dei grandi e favoriti fittavoli inglesi, con i quali concorrono negli stessi mercati. Inoltre la natura del terreno in molti luoghi permette soltanto il pascolo, che è di poco profitto e quindi questi abitanti del Galles, già a causa della loro nazionalità appartata, nella quale sono fissi, sono ancor molto più stabili degli affittavoli inglesi. Ma innanzi tutto la concorrenza tra di loro e con i vicini inglesi e l'aumento conseguente dell'interesse dei fondi hanno fatto in modo che essi possono appena vivere e perchè essi non si accorgono delle vere cause della loro cattiva condizione, le cercano in ogni genere di pericolo, negli alti pedaggi, ecc., che arrestano il formarsi dell'agricoltura e del commercio, ma che però da ognuno il quale assume un'affittanza, vengono calcolati come pesi inerenti ed in sostanza vengono pagati dai proprietari di terreni. Inoltre la nuova legge sui poveri, poiché gli affittavoli stessi sono sempre in pericolo di cadere sott'essa, pure tra loro si è fatta odiare profondamente. Nel febbraio 1843 il malcontento dei contadini del Galles scoppiò nei noti disordini di Rebecca; gli uomini indossarono gli abiti da donna, si annerirono i volti e in numerose schiere annate sorpresero le porte che in Inghilterra rappresentano i passi delle barriere, le fracassarono tra grida di giubilo e colpi di fucile, demolirono le casupole dei ricevitori, scrissero delle lettere di minaccia in nome della finta «Rebecca» e assalirono perfino la Casa di lavoro in Caenmarthen. Quando furono chiamate le truppe e fu rafforzata la polizia, essi riuscirono con straordinaria abilità a farle smarrire; ruppero le porte, mentre i militari ai quali da tutti i monti venivano fatti segnali con il corno, marciavano in direzione opposta e finalmente, quando le truppe erano troppo rafforzate, allora passarono ad incendi e a tentativi di omicidio.

Come sempre, questi grandi misfatti posero fine al movimento. Molti desistettero per l'indignazione, altri per la paura, e la tranquillità ritornò di nuovo da sè stessa.

Il governo mandò una Commissione per fare un'inchiesta sull'accaduto e le sue cause e con ciò tutto finì. La miseria dei contadini continuò e poichè nelle esistenti condizioni della società non può divenire più piccola, ma bensì più grande, all'occasione tali fatti si riprodurranno più gravi di queste umoristiche mascherate di Rebecca.

Se nell'Inghilterra ci viene presentato nei suoi risultati il sistema della grande amministrazione e nel Galles quello della piccola affittanza, in Irlanda noi abbiamo innanzi agli occhi le conseguenze del parcellamento del terreno. La grande massa della popolazione irlandese è formata di piccoli affittavoli, i quali hanno in affitto una miserabile capanna senza divisione interna e un pezzo di terreno a patata, che è così grande da produr loro per l'inverno il nutrimento appena necessario. Per la grande concorrenza che domina fra questi piccoli affittavoli, il reddito del terreno è salito ad una altezza inaudita. al doppi, al triplo di quello inglese. Quindi ogni salariato agricolo a giornata cerca di divenire affittavolo e quantunque la divisione del terreno sia molto aumentata, rimane tuttavia una gran massa di braccianti che ricercano un affitto.

Quantunque nella Gran Brettagna vi siano coltivati 32 milioni di acri inglesi e nell'Irlanda soltanto 14, quantunque la Gran Brettagna produca annualmente per 150 milioni di sterline di prodotti agricoli e l'Irlanda soltanto 36, nondimeno in Irlanda vi sono 75,000 salariati agricoli a giornata di più che nelle isole vicine2.

Come deve esser grande in Irlanda la concorrenza per il terreno, risulta da questa straordinaria proporzione, specie se si riflette che già i salariati inglesi vivono nella più estrema miseria. La conseguenza di tale concorrenza è naturalmente un interesse così alto del terreno che agli affittavoli non è possibile di vivere meglio dei salariati. A questo modo il popolo irlandese è tenuto in una miseria opprimente dalla quale, nella condizione di cose odierna, non può togliersi. La gente vive e nelle capanne più miserabili che poco differiscono dalle stalle delle bestie, nell'inverno ha cibo più che insufficiente o — come dice il rapporto ha per trenta settimane in un anno delle patate per isfamarsi a metà e nulla per le altre ventidue settimane.

Nella primavera giunge l'epoca in cui la riserva finisce e diviene immangiabile a causa del germe che germoglia e allora la moglie con i figli va all'elemosina e attraversa rapidamente con il ramino da the in mano, tutto il paese, mentre il marito dopo eseguita la seminagione, o nello stesso paese o in Inghilterra cerca lavoro e ritorna presso la sua famiglia all'epoca del raccolto delle patate. In questa condizione vivono nove decimi del popolo irlandese. Gli abitanti dell'Irlanda sono poveri come i topi di chiesa, portano i cenci più miserabili e stanno al grado più basso della coltura, che è possibile in un paese mezzo incivilito. Secondo il rapporto citato, formano una popolazione di otto milioni e mezzo con 385,000 capi di famiglia nella totale miseria (destitution) e secondo altri dati di Sheriff Alison3, in Irlanda vi sono 2,300,000 uomini che non potrebbero vivere senza la beneficenza pubblica o privata; adunque il 27 per cento della popolazione è formata di poveri!

Le cause di tale miseria stanno nell'ordine sociale esistente, specie nella concorrenza, la quale qui si presenta soltanto in un'altra forma, nel parcellamento del terreno. Si è tentato di scoprire altre cause: si crede, che la ragione della miseria stia nella posizione dell'affittaiuolo di fronte al proprietario, che dà in affitto i suoi fondi in grandi appezzamenti all'affittaiuolo che ha del sotto affittuali di modo che spesso dieci intermediarii stanno tra il proprietario ed il vero agricoltore e nella legge dannosa la quale dà al proprietario il diritto, se non paga il suo più prossimo affittaiuolo, di cacciare il vero agricoltore pure se questi paga il suo interesse a chi gli affitta direttamente il fondo. Ma ciò riguarda soltanto la forma in cui si presenta la miseria. Fate i piccoli affittaiuoli, proprietarii, quale ne sarà la conseguenze?

La maggioranza, anche se non ha da pagare l'affitto, non potrà vivere del suo campo e se non si migliora qualche cosa, allora tornerà da capo come prima in pochi anni per il continuo e rapido aumentare della popolazione. A coloro che perciò si trovassero in migliori condizioni, crescerebbero i figli che altrimenti morirebbero nei primi anni in seguito alla miseria e alla mancanza di nutrimento. D'altro lato è stato affermato che ne sia causa l'oppressione infame del popolo da parte degli inglesi. Certamente questo è vero in quanto che la miseria sorgeva prima, ma non però nel fatto generale, che subentrasse la miseria. O la Chiesa di Stato protestante che viene imposta alla nazione cattolica, divide tra gli irlandesi quello che prende e non toccano nemmeno due talleri a testa. Del resto le decime sono un'imposta a carico del proprietario della terra, non del-l'affittaiuolo, sebbene questo le paghi; ora — secondo l'act di commutazione del 1838 — le paga direttamente il proprietario e perciò tanto in più viene computato sull'affitto di modo che l'affittaiuolo non sta meglio di prima. Vengono allegate ancora altre cause a centinaia, ma provano poco. La miseria è una conseguenza necessaria delle presenti condizioni sociali e, all'infuori di queste, può soltanto venir cercata una causa per la specie ed il modo in cui si presenta la miseria, ma non per la miseria stessa. Che la miseria però in Irlanda si presenti così e non in altro modo, ragione la sta nel carattere nazionale del popolo e nel suo sviluppo storico. Gli irlandesi sono un popolo affine per il carattere con le nazioni latine, con i francesi e specie con gli italiani.

Più in alto noi abbiamo veduti sviluppati dal Carlyle i lati brutti della loro nazionalità; ascoltiamo ora un irlandese il quale ha per lo meno un po' più diritto del Carlyle, prevenuto in favore della razza germanica

«Essi sono irrequieti e indolenti (indolent); vegli e indiscreti, violenti, intolleranti e senza preveggenza; valorosi per istinto, coraggiosi senza troppo riflettere; pronti a vendicare le offese e perdonare, a stringere e rinunciare amicizie; provveduti splendidamente di intelligenza, parcamente di raziocinio»4.

Tra gli irlandesi domina il sentimento e sempre la passione; l'intelligenza vi si deve adattare. La loro natura sensuale e irritabile non permette che si sviluppino la riflessione e l'attività tranquilla ed assidua — un tal popolo non è adatto all'industria come questa è ora esercitata. Quindi essi rimangono all'agricoltura e pur qui al grado infimo. Nelle piccole parcelle, che qui non risultarono5 come in Francia e sul Reno artificialmente dalla suddivisione delle grandi proprietà, ma sono antichissime, non si poteva pensare ad un miglioramento del suolo con capitale impiegato e secondo i dati di Alison si richiederebbero 120 milioni di lire sterline per portare il suolo dell'Irlanda al non troppo alto grado di produttività che il suolo inglese ha ottenuto. L'immigrazione inglese, che avrebbe potuto elevare il grado di cultura del popolo irlandese si è accontentata dello sfruttamento brutale dello stesso, e mentre gli irlandesi per la loro immigrazione hanno comunicato alla nazione inglese un fermento che porterà nel futuro i suoi frutti, l'Irlanda ha poco da essere grata alla immigrazione inglese.

I tentativi della nazione irlandese per salvarsi dalla perdizione, sono da un lato delitti, nei distretti agricoli all'ordine del giorno, e quasi tutti consistono in omicidi, specie frequenti al sud e all'ovest, contro i più prossimi nemici — gli agenti dei proprietari o i loro servi obbedienti, gli intrusi protestanti, i grandi affittuali i cui beni sono composti di campi di patate coltivati da centinaia di famiglie ecc.; — d'altro lato tali tentativi stanno nella agitazione del repeal (autonomia).

Da quanto è stato detto, risulta chiaro che gli irlandesi ignoranti devono vedere negli inglesi il loro più prossimo nemico e il primissimo progresso per sè nella conquista dell'indipendenza nazionale. Altrettanto chiaro è pure che la miseria non può togliersi con alcun repeal ma che soltanto con essa può venir provato, come le cause della miseria irlandese, che sembrano risiedere all'infuori, si debbano ricercare in casa. Se pertanto è necessaria l'introduzione effettiva del repeal, per condurre gli irlandesi a questa opinione, io lascio la cosa impregiudicata. Sino ad ora né il socialismo, né il cartismo hanno avuto speciale successo in Irlanda.

Io chiudo le mie osservazioni sull'Irlanda tanto prima, poichè l'agitazione per il repeal del 1843 e il processo di O' Connell furono la ragione per cui la miseria irlandese venne di più in più conosciuta in Germania.

Noi abbiamo seguito così il proletariato delle isole britanniche in tutti i rami della sua attività e ovunque abbiamo trovato indigenza e miseria, ovunque perciò condizioni di vita inumane. Abbiamo veduto con il proletariato provenire, crescere, formarsi, organizzarsi il malcontento, noi abbiamo veduto le lotte aperte, cruente e incruente del proletariato contro la borghesia. Abbiamo studiati i principii, secondo i quali si determinano il destino, le speranze e timori dei proletari e abbiamo trovato che non v'è prospettiva alcuna di miglioramento della loro condizione. Abbiamo avuto l'occasione qui e là di osservare la borghesia nella sua condotta di fronte al proletariato e trovato che essa aveva soltanto sè stessa innanzi agli occhi, che seguiva soltanto il proprio vantaggio particolare. E frattanto per non essere ingiusti studiamo un po' più da vicino la sua condotta.


Note

1. E. G. Wakefielt, M. P. Swing unmasked, or the Cause of Rural Incendiarum. London, 1831. Opuscolo. Quanto citammo sta a p. 913; i passi, che nell'originale riguardano questa vecchia legge dei poveri in quel tempo ancora esistente, sono omessi nella traduzione.

2. Rapporto della Commissione sulla legge per i poveri in Irlanda. Sessione parlamentare del 1837.

3. Principl of Population, II vol.

4. The State of Ireland. London 1807; 2 and edition 1821. — Opuscolo.

5. (1882). Errore. La piccola agricoltura, dopo il medio evo, fu la forma dominante di cultura. Le piccole masserie esistevano adunque già prima della Rivoluzione francese. Questa mutò soltanto la proprietà; essa la prese ai signori feudali e la cedette direttamente o indirettamente, ai contadini.


Ultima modifica 2019.10.02