La situazione della classe operaia in Inghilterra (1845)

Friedrich Engels


Tradotto direttamente dall'originale tedesco da Vittorio Piva (†1907) e trascritto da Leonardo Maria Battisti, giugno 2018


III. Le grandi città.

Una città come Londra, nella quale si può camminare per ore intere, senza arrivare nemmeno al principio della fine, senza incontrare il minimo segno che annunzi la vicinanza della campagna, costituisce una cosa del tutto particolare. Questa colossale centralizzazione, questa riunione di tre milioni e mezzo di uomini in un punto, ha centuplicato la loro forza, ha elevato Londra a capitale commerciale del mondo, ha creato i giganteschi docks, ha riunito migliaia di navi che sempre coprono il Tamigi. Non conosco niente di più imponente della vista che offre il Tamigi. Quando lo si percorre dal mare al London-Bridge (ponte di Londra), la massa delle case, i cantieri ai due lati, in particolare da Woolwich in poi, le innumerevoli navi lungo le due rive, che man mano diventano sempre più fitte e che alla fine lasciano libera soltanto una piccola via in mezzo al fiume, una via per la quale passano centinaia di vapori, tutto questo è così magnifico e gigantesco che non se ne può avere una idea, se non vedendolo e che ci meraviglia della grandezza dell'Inghilterra prima ancora di aver messo il piede sul suolo inglese1.

Ma le vittime che tutto ciò ha costato si scorgono solo più tardi. Se si cammina per un paio di giorni lungo le strade principali, aprendosi con fatica e a stento la via attraverso la folla e la serie infinita di carri e carrozze, se si visitano le parti peggiori della città mondiale, allora soltanto si nota che questi londinesi dovevano sacrificare la parte migliore della loro umanità, per compiere tutte le meraviglie della civiltà, delle quali formicola la loro città, che mille forze in loro latenti dovevano restare inoperose ed oppresse affinché alcune poche si sviluppassero pienamente e potessero moltiplicarsi mediante l'unione con altre. Già il tumulto delle strade è qualche cosa di sgradevole, qualche cosa contro cui la natura umana si rivolta. Queste centinaia di migliaia di individui di tutte le classi e di tutte le condizioni, prementisi gli uni contro gli altri, non sono essi tutti uomini con le medesime qualità e capacità e con l'egual interesse di divenire felici? e non devono tutti affaticarsi per ottenere al fine la felicità, con gli stessi mezzi e per la stessa via? Nondimeno corrono avanti assieme, come se non avessero nulla di comune, nulla da fare l'uno con l'altro, e l'unico accordo tra loro, tacito accordo, si è di tenere la destra del marciapiede, affinchè le due correnti della folla non si ostacolino a vicenda; e a nessuno viene in mente di degnare l'altro di uno sguardo. La brutale indifferenza, il duro isolamento di ogni individuo nei suoi privati interessi, appaiono tanto più disgustanti ed inoffensivi quanto più questi singoli sono riuniti in un piccolo spazio e se anche noi sappiamo che l'isolamento dei singoli, questo egoismo gretto, è ovunque il principio fondamentale della nostra odierna società, pure esso non appare in nessun luogo così vergognosamente scoperto, così cosciente, come appunto qui nella folla delle grandi città. Lo scioglimento della umanità in monadi, ciascuna delle quali ha un principio di vita a parte ed uno scopo pure speciale, il mondo degli atomi è qui spinto al suo estremo.

Da ciò ne viene pure, che la guerra sociale, la guerra di tutti contro tutti, è qui apertamente dichiarata. Come il singolo Stirner, le persone si considerano a vicenda come soggetti da usare, ognuno sfrutta l'altro, e ne viene che i più forti calpestino i più deboli, e che i pochi potenti, cioè i capitalisti, attirino tutto a sè, mentre ai molti deboli resta appena da vivere.

E ciò che vale per Londra vale anche per Manchester. Birmingham e Leeds, vale per tutte le grandi città. Dappertutto barbara indifferenza, durezza egoistica da una parte e miseria senza nome dall'altra dapertutto guerra sociale, la casa d'ognuno in istato d'assedio, dapertutto reciproco saccheggio sotto la protezione della legge, e tutto ciò così impunemente, così manifestamente, che ci si spaventa innanzi alle conseguenze del nostro stato sociale, come appare qui scopertamente e ci si meraviglia solo che continui ancora tutta questa vita folle.

Siccome in questa guerra sociale, il capitale, il possesso diretto od indiretto dei mezzi di sussistenza, sono l'arma con la quale si lotta, è evidente che tutti gli svantaggi di un tale stato ricadono sul povero. Nessuno si cura di lui; spinto nel confuso turbinio, egli si deve aprire una via come può. Se è così fortunato da trovar lavoro, cioè se la borghesia gli fa la grazia di permettergli di arricchirla, riceverà un salario che gli permetterà appena di tener l'anima unita al corpo; se non trova lavoro, può rubare se non teme la polizia o soffrire la fame, ed anche in questo caso la polizia curerà che morendo d'inedia non disturbi troppo la borghesia. Durante il mio soggiorno in Inghilterra, da venti o trenta persone sono morte precisamente di fame nelle circostanze più rivoltanti, e alla visita dei cadaveri di raro si trovò un giuri che avesse il coraggio di constatar ciò in modo chiaro. Le testimonianze potevano essere le più decisive, la borghesia, tra la quale si sceglieva il giuri, trovava una scappatoia per poter sfuggire al terribile verdetto «morto di fame». In tali casi la borghesia non può dire la verità; essa pronuncierebbe la propria condanna. Inoltre molti muoiono di fame indirettamente — molto più direttamente — poichè la mancanza di sufficienti mezzi di sussistenza produce malattie mortali, poichè la detta mancanza produce in coloro che ne sono vittime un indebolimento tale del corpo, che malattie le quali per altri sarebbero leggere, divengono per essi gravissime e mortali. Gli operai inglesi chiamano ciò un omicidio sociale ed accusano la società intiera di commettere tale delitto. Hanno essi torto?

Del resto se anche solo alcuni cadono vittime della fame, quale garanzia ha l'operaio di non cadervi l'indomani? Chi gli assicura la sua posizione? Se viene licenziato dai suoi padroni, con o senza motivo, chi gli garantisce ch'egli potrà resistere con i suoi sino a che avrà trovata un'altra occupazione che gli dia pane? Chi garantisce all'operaio che la buona volontà di lavoro, che onestà, intelligenza, economia e tutte le altre virtù che gli vengono raccomandate dai saggi borghesi, lo condurranno veramente sulla via della felicità? Nessuno. Sa che oggi ha qualchecosa e che non dipende dalla sua volontà l'avere qualchecosa domani; sa che ogni fiato, ogni capriccio di chi gli dà lavoro, ogni cattiva combinazione commerciale, può ricacciarlo nella lotta selvaggia, dalla quale si è temporaneamente salvato e nella quale gli è difficile, spesso impossibile restar vittorioso.

Passiamo ora ad un esame particolareggiato delle condizioni nelle quali il conflitto sociale caccia la classe diseredata. Cerchiamo quale è il salario che in realtà la società fornisce per il suo lavoro all'operaio in abitazione, vestimento e nutrimento e quale esistenza garantisce a coloro che cooperano nella maggior proporzione alla sua esistenza. Esaminiamo innanzi tutto le abitazioni.

Ogni grande città ha uno o più «brutti quartieri» nei quali s'ammassa la classe lavoratrice. Spesso, a dir vero, la miseria abita in stradicciuole nascoste accanto ai palazzi dei ricchi; ma in generale si dà essa un quartiere a parte, dove sbandita dagli occhi della gente felice, può tirarla innanzi sola, come le è possibile.

In Inghilterra questi brutti quartieri sono press'appoco disposti allo stesso modo in tutte le città, le case peggiori sono nella località peggiore del luogo; per la più parte sono ad un solo o due piani in lunghe file possibilmente con le cantine abitate e quasi dapertutto sono irregolarmente disposte. Queste casette da tre a quattro camere ed una cucina, sono chiamate cottages e sono, in Inghilterra, ad eccezione di una parte di Londra, la forma generale di abitazione di tutta la classe operaia. In generale le strade sono senza selciato, ineguali, sporche, pieno di resti di animali e vegetali, senza canali di scolo e perciò sempre piene di pozzanghere fetenti. Oltre a ciò, la ventilazione è resa più difficile per il cattivo ed imbrogliato modo di costruzione, e, siccome molti individui vivono in un piccolo spazio, si può facilmente immaginare quale aria domina in quei quartieri operai. Nelle strade inoltre quando fa bel tempo si distendo la biancheria ad asciugare su corde tese da una casa all'altra, perpendicolarmente alla strada.

Esaminiamo alcuni di questi quartieri. Da prima parliamo di Londra2 e del celebre quartiere Ravenrookery (ossia luogo abitato da cornacchie), St. Giles, che finalmente ora è rotto da due larghe strade e che dove venire distrutto. Questo quartiere giace in mezzo alle parti più popolate della città, circondato da strade larghe e splendide, nelle quali il bel mondo di Londra passeggia, vicinissimo a Oxford Street e Regent Street, a Trafalgar Street ed allo Strand. È un ammasso disordinato di case alte con tre o quattro piani, con, strade strette e sporche, curve, nelle quali il movimento è tanto grande quanto quello delle strade principali della città, con la sola differenza, che in St. Giles si vedono solo persone della classe operaia. Nelle strade si tiene il mercato; ceste di verdura e frutta, naturalmente tutta roba cattiva, appena usabile, restringono ancor più il passaggio o da esse, come dalle botteghe dei venditori di carne, emana un odore orribile. Le case sono abitate dalla cantina fino al solaio, sporche all'esterno ed all'interno al punto che dalla loro apparenza si crederebbe impossibile che uomini potessero abitarle. Ciò è ancor nulla di fronte alle abitazioni che si vedono nei cortili stretti e nei vicoli fra le strade, alle quali si perviene per passaggi coperti tra le case, e nelle quali la sporcizia e lo stato rovinoso delle fabbriche supera ogni descrizione: non vedesi quasi un vetro alle finestre, i muri sono rotti, le porte e le invetriate spezzate e scardinate, le porte esterne tenute assieme da vecchie assi inchiodate o mancanti di tutto; qui in questo quartiere di ladri, le porte non sono affatto necessarie non essendovi nulla da rubare. Mucchi di sporcizia e di cenere s'incontrano ad ogni passo, e tutti i rifiuti liquidi gettati alle porte si accumulano in fetenti pozzanghere. Qui abitano i poverissimi tra i poveri, i lavoratori peggio pagati, con i ladri, gli sfruttatori e le vittime della prostituzione, legati tra di loro; nella maggior parte sono irlandesi o discendenti da irlandesi, i quali non sono ancora affondati nel vortice della corruzione morale che li attornia, ma che però ogni giorno scendono più in basso e perdono la forza di resistere alla influenza demoralizzatrice della miseria, della sporcizia e dei cattivi compagni.

Ma St. Giles non è il solo «brutto quartiere» di Londra. Tra la enorme quantità di strade si trovano centinaia e migliaia di vicoli e vicoletti, con case che son troppo indecenti per tutti coloro che possono spendere ancora qualche cosa per una abitazione umana: spesso appoggiati alle splendide case dei ricchi si trovano tali nascondigli della più grande miseria. È poco tempo che in occasione di una ispezione ad un cadavere, una località vicinissima a Portman Square, una piazza pubblica decentissima, veniva designata come «il soggiorno di una quantità di irlandesi demoralizzati dalla sporcizia e dalla miseria». Così in vie come Long-Acre, ecc. che, se non sono tra le più eleganti, sono tuttavia tra le più decenti, si trovano in gran numero cantine abitate, dalle quali escono alla luce del giorno figure ammalate di fanciulli e donne, mezzo affamate e cenciose. Nelle prossime vicinanze del Drury-Lane Theater — il secondo di Londra — si trovano alcune delle peggiori strade di tutta la città, Charles King e Parker-Streets, con case abitate dalla cantina alla soffitta dalle famiglie più povere. Nelle parrocchie di St. John e St. Margaret in Westminster, abitavano nel 1840, secondo il Giornale della società di statistica, 5366 famiglie di operai in 5294 abitazioni, se tale nome meritano. Uomini, donne e fanciulli tutti assieme senza riguardo all'età ed al sesso, 26,830 individui; e tre quarti del numero di famiglie sopra citato possedeva soltanto una stanza. Nella aristocratica parrocchia St. Georg, Hanover-Square, abitavano, sempre secondo il citato giornale, 1465 famiglie, in totale 6000 persone in egual condizione; anche qui oltre due terzi del numero totale di famiglie era pigiato in una sola stanza. E come la miseria di questi infelici, presso i quali nemmeno i ladri sperano di trovar qualchecosa, è sfruttata legalmente dalla classe possidente! Per le orribili abitazioni su menzionate vicino a Drury-Lane, si pagano i seguenti affitti per settimana: due locali in cantina tre scellini (un tallero)3: una camera al pian terreno quattro scellini: una camera al primo piano quattro scellini e mezzo; al secondo piano quattro scellini; in soffitta tre scellini, così che solamente gli affamati abitanti di Charlesstreet pagano ai proprietari di case un tributo annuo di duemila sterline (quattordici mila talleri) e le sopra citate 5366 famiglie di Westminster pagano un affitto annuo di 40,000 sterline (270,000 talleri).

Il più grande quartiere operaio è all'est della Torre, in Whitechapel, e Bethnal-Green, ove è concentrata la massa principale dei lavoratori di Londra. Ecco quanto dice il signor J. Alston, predicatore di San Filippo in Bethnal-Green, sullo stato della sua parrocchia: «Essa racchiude 1400 case abitate da 2795 famiglie o circa 12000 persone. Lo spazio sul quale abita questa grande popolazione è meno di 400 yards (1200 piedi) quadrati, e con tale agglomeramento niente è più comune che un uomo, sua moglie e quattro o cinque figli ed alle volte anche il padre e la madre, abitino in una stessa camera, da dieci a dodici piedi quadrati, dove essi lavorano, mangiano e dormono. Io credo che prima che il vescovo di Londra richiamasse la pubblica attenzione su questa poverissima parrocchia, nell'ovest della città se ne sapesse tanto quanto della barbara Australia o delle isole del Pacifico. E, se noi con personali osservazioni ci rendiamo conto esatto delle sofferenze di questi infelici, se spiamo il magro pasto, e se li vediamo curvati sotto il peso delle malattie e della mancanza di lavoro, troveremo una tale quantità di miseria e di privazioni, della possibilità delle quali una nazione come la nostra dovrebbe vergognarsi. Fui parroco a Huddersfield per tre anni, quando le fabbriche andavano alla peggio, ma non ho mai ivi veduto un così completo abbandono dei poveri come in Bethnal-Green. Non un padre di famiglia su dieci ha altri abiti all'infuori di quelli da lavoro, che non sieno per giunta laceri quant'è possibile; alcuni hanno per coperta null'altro che i detti abiti e per letto un sacco di paglia e trucioli».

Già da questa descrizione può scorgersi come sieno tali abitazioni operaie. Per sopra più, seguiamo i funzionarii inglesi che qualche volta capitano in quelle case proletarie.

Nell'occasione dell'ispezione eseguita dal signor Carter, coroner della contea di Surrey, sul cadavere di Ann Galway, il 14 novembre 1843, i giornali esposero quanto segue relativamente all'abitazione della morta:

«Aveva abitato con il marito ed un figlio di diciannove anni in una piccola stanza al n. 3 in White-Lion-Court, Bermondsey-Street, Londra, dove non si trovarono né letti, né qualche cosa di affine ad un letto, né altri mobili. Giaceva morta vicino al figlio, su un mucchio di penne che erano sparse pure sul suo corpo quasi nudo, poiché non v'erano né coperte, nè lenzuola. Le penne aderivano così tenacemente a tutto il suo corpo, che il medico non poté esaminare il cadavere, se non dopo che fu ripulito, ed allora lo trovò completamente denutrito ed in ogni parte punto da insetti nocivi. Una parte del pavimento era rotta ed il foro era utilizzato dalla famiglia per uscire».

«Lunedì 15 gennaio 1844 vennero portati innanzi al tribunale di polizia di Worship-Street, Londra, due ragazzi perché, affamati, avevano rubato in una bottega una zampa di vacca mezzo cotta e tosto l'avevano mangiata. Il giudice fece fare ulteriori indagini e dalla polizia ricevette le seguenti notizie: La madre di questi ragazzi era vedova di un ex-soldato di poi poliziotto; dopo la morte di suo marito, rimasta con i nove figli, gli affari le erano andati molto male. Viveva al n. 2 in Pool's Place, Quaker-Street, Spitalfields, nella più grande miseria. Quando l'agente di polizia si recò in quella casa, trovò la vedova con sei dei suoi figli letteralmente stipati in una camera interna, senza mobili, eccettuate due vecchie sedie di giunco prive di fondo, una piccola tavola con le gambe rotte, una tazza pure rotta ed un piccolo piatto. Nel camino appena un po' di fuoco, e nell'angolo un mucchio di stracci, quanti ne può portare una donna nel suo grembiale, ma che però servivano di letto all'intera famiglia. Per coperta non avevano che i loro miseri abiti. La povera donna raccontò all'agente di polizia, che aveva dovuto vendere il letto l'anno passato per avere nutrimento: aveva date le lenzuola ad un negoziante di commestibili come pegno per alcuni alimenti, ed aveva in generale venduto ogni cosa per comperare pane. Il giudice diede alla donna una somma considerevole sul fondo dei poveri».

«Nel febbraio 1844 venne raccomandata alla beneficenza del giudice di polizia di Warlborough-Street una vedova di sessant'anni, Teresa Bishop, con sua figlia, ammalata, di ventisei anni. Abitavano al n. 5 in Brown-Street, Grosvenor-Square, in una piccola stanza interna non più grande di un armadio e senza un mobile. In un angolo v'erano alcuni cenci sui quali le due donne dormivano; una cassa serviva da tavola e da sedia. La madre guadagnava qualche cosa ripulendo camere; vivevano dal maggio 1843 in quello stato, come ebbe a dichiarare il padrone, vendendo od impegnando a poco a poco ogni cosa che era loro rimasta, e tuttavia senza pagare l'affitto. Il giudice diede loro una sterlina sul fondo dei poveri».

Non voglio certo sostenere che tutti i lavoratori londinesi vivano in una tale miseria, come le tre su citate famiglie; so bene che per uno così calpestato dalla società, ve ne sono dieci che vivono meglio; ma sostengo che migliaia di famiglie probe e diligenti, molto più probe ed onorande di tutti i ricchi di Londra, si trovano in questa posizione indegna di uomini, e che ogni proletario, senza eccezione, senza sua colpa e malgrado tutte le privazioni, può venire colpito da egual sorte.

Malgrado tutto, coloro che ancora hanno un tetto di qualsiasi specie, sono fortunati in confronto di quelli che non ne hanno alcuno. A Londra ogni mattina si alzano cinquanta mila persone senza sapere ove potranno riposare la notte successiva. I felici, tra essi, che riusciranno a risparmiare un penny o due, andranno in uno dei così detti alloggi (lodginghouse), che si trovano numerosissimi in tutte le grandi città, ove troveranno col loro denaro un ricovero. Ma quale ricovero! La casa è riempita di letti da cima a fondo: quattro, cinque, sei letti in una camera, quanti ve ne possono entrare. In ogni letto si mettono quattro, cinque, sei persone, del pari quante ve ne possono stare: ammalati e sani, vecchi e giovani, uomini e donne, ubbriachi ed affamati, come capita, tutti uniti assieme. Succedono liti, baruffe, ferimenti; e se i compagni di letto si accordano, è ancor peggio; si combinano furti o si fanno cose che le nostre lingue divenute umane non possono riprodurre in parole. E quelli che non possono pagare un tale alloggio? Dormono ove trovano posto: nei passaggi, sotto arcate, in un angolo qualunque ove i proprietarii e la polizia li lasciano dormire in pace; alcuni si recano nelle case apposite qua e là aperte dalla beneficenza privata; altri dormono sulle panche dei parchi, sotto le finestre della regina Vittoria.

Leggiamo quanto dice il Times dell'ottobre 1843:

«Dalle nostre informazioni di polizia d'ieri risulta che una media di cinquanta creature umane dormono ogni notte nei parchi, senz'altra protezione, contro le intemperie, che gli alberi ed alcune cavità negli argini. Nella maggior parte sono ragazze sedotte dai soldati e portate nella capitale e spinte nel gran mondo, nell'abbandono della miseria in una città straniera, nella selvaggia noncuranza del vizio precocemente maturo.

«Questa è la verità terribile. Poveri devono trovarsi ovunque. Il vizio troverà dappertutto la sua strada e scenderà con tutta la sua abbominazione nel cuore di una grande e felice città. Nelle migliaia di vicoli e vicoletti di una popolosa metropoli, vi saranno sempre, lo temiamo, molte sofferenze, molte cose che offendono la vista, molte che non vedono mai la luce del giorno.

«Ma che nei luoghi ove albergano la ricchezza, la gioia e lo splendore, che vicino alla gran mole del palazzo reale di St. James, vicino allo splendente palazzo Bayswater, ove si incontrano gli antichi ed i nuovi quartieri aristocratici, ove si esercita il raffinamento più provvido della moderna arte di costruire le città, si rizzi pure la più piccola capanna per la miseria, che in luogo che sembra sia consacrato all'esclusivo godimento dei ricchi, alberghino la miseria e la fame, le malattie ed il vizio con tutti gli orrori che portano con sé consumantesi a corpo a corpo, anima ad anima! È nel fatto questo, una condizione di cose mostruosa.

«I più grandi godimenti che possono dare la salute del corpo, l'eccitamento spirituale, le più innocenti gioie del senso, in contatto immediato con la più dura miseria! La ricchezza ridente con brutale indifferenza dai suoi splendidi saloni, alle sconosciute ferite della indigenza! Gioia che incoscientemente ma crudelmente schernisce il dolore che là a basso geme! Tutte antitesi in lotta, tutte in contrasto, non solo il vizio che induce in tentazione, ed il vizio che si lascia sedurre.... Ma tutti gli uomini possono pensare che nei più splendidi luoghi della più ricca città della terra, per notti, per inverni si trovano donne giovani d'anni, vecchie al peccato ed alla sofferenza, respinte dalla società, in preda alla fame, alla sporcizia alle malattie. Possono essi imparare non a teorizzare ma ad agire. Dio sa se vi è molto da agire oggi!»

Parlai, sopra, di case di ricovero per i senza tetto. Possiamo provare con due esempi come esse sieno riboccanti. Un Refuge of the Houseless aperto recentemente in Upper Ogle Street, che può ricoverare ogni notte 300 persone, raccolse dalla sua apertura, avvenuta il 27 gennaio, fino al 17 marzo 1844, 2740 persone per una o più notti; e, benché la stagione fosse favorevole, il numero dei chiedenti ricovero, così in questo asilo come negli altri di Whitecross-Street e Wapping fu molto maggiore, ed ogni notte, per mancanza di spazio, si dovevano rinviare moltissimi dei senza tetto. In un altro, nell'asilo centrale di Playhouse Yard, nei primi tre mesi dell'anno 1844 venne dato ricovero a 460 persone in media per notte, in totale a 6681 persone e si distribuirono 96,141 razioni di pane. Ciò nonostante il comitato direttivo dichiara che anche questo asilo era appena sufficiente al ricovero di tutti i bisognosi, pur quando l'asilo nell'est della città fosse stato aperto ai senza tetto.

Lasciamo Londra per occuparci ordinatamente delle altre grandi città dei tre regni. Dapprima occupiamoci di Dublino, una città che presenta dal lato del mare un aspetto tanto attraente quanto è imponente quello di Londra; la baia di Dublino è la più bella di tutte quelle del regno ed è dagli irlandesi paragonata a quella di Napoli. La città stessa ha molte bellezze ed i quartieri aristocratici sono disposti meglio e con miglior gusto di quelli di ogni altra città inglese. All'incontro i quartieri più poveri di Dublino sono tra i più brutti e ributtanti del mondo intero. Del resto, in tale stato di cose, il carattere del popolo irlandese, che sotto certi casi si sente bene fra la sporcizia, ha la sua parte; ma poiché in ogni grande città di Scozia e d'Inghilterra troviamo migliaia di irlandesi ed ogni popolazione povera deve sempre cadere nella stessa sporcizia, così la miseria di Dublino non è niente di speciale, niente di particolarmente proprio alla sola città irlandese, ma qualche cosa di comune a tutte le grandi città del mondo. I distretti poveri di Dublino sono estesissimi, e la sporcizia, l'inabitabilità delle case e il loro abbandono superano ogni imaginazione. Del modo come i poveri vi sono pigiati, se ne può avere un'idea quando si sappia che nel 1817 abitavano, secondo il rapporto degli ispettori delle case di lavoro4, in Barral-Street in 52 case con 390 camere, 1318 persone e in Churchstreet e dintorni in 71 case con 393 camere, 1997 persone; che

«in questo e nel limitrofo quartiere v'è una quantità di vicoli e vicoletti puzzolenti (foul), che parecchie cantine ricevono luce solo dalla porta ed in parecchie di esse gli inquilini dormono sulla nuda terra, benchè la maggior parte possieda almeno un posto di letto, ma che ad esempio nella Nicholson's Court si trovano 151 persone in 28 piccole e miserevoli camere, nella più grande miseria, in modo che in tutto il fabbricato v'erano soltanto due letti e due coperte».

La miseria è così grande in Dublino che un solo istituto di beneficenza, la Mendicity Association, accoglie ogni giorno 2500 persone, cioé l'uno per cento di tutta la popolazione — dà loro nutrimento durante il giorno, poi alla sera li rinvia.

Le stesse cose ci racconta il Dr. Alison relativamente ad Edimburgo — questa pure una città — a cui la posizione stupenda ha procurato il nome di Atene, ed il cui quartiere aristocratico nella città nuova contrasta in modo stridente con la enorme miseria del quartiere povero nella città vecchia. Alison sostiene che questa gran parte della città è sporca ed orribile come i peggiori quartieri di Dublino e che la «Mendicity Association» avrebbe da soccorrere in Edimburgo un numero di poveri bisognosi proporzionatamente eguale a quello della capitale irlandese; egli dice che i poveri in Iscozia, e particolarmente in Edimburgo e Glasgow, sono in condizioni peggiori di quelli di qualsiasi altra regione dell'impero britannico e che i più miseri non sono gli irlandesi, ma gli scozzesi. Il predicatore della vecchia chiesa d'Edimburgo, il Dr. Lee, disse nel 1836, innanzi alla Commission of Religions Instruction:

«Di non aver prima d'allora visto mai una miseria come nella sua parrocchia. La gente è senza mobili, manca di tutto, spesso abitano due coppie di sposi in una stessa camera. Un giorno visitò sette case nelle quali non trovò alcun letto, in alcune nemmeno paglia; persone di ottanta anni dormivano sull'impiantito di legno, quasi tutte rimanevano vestite durante la notte. In una cantina aveva trovato due famiglie di contadini scozzesi: due loro figli erano morti poco dopo l'arrivo in città, il terzo era morente all'epoca della visita; per ogni famiglia v'era sul pavimento un mucchio di paglia sudicia; oltre a ciò, la cantina, nella quale, fosse buio o di pieno giorno, non vi si poteva riconoscere nessuno, serviva di ricovero anche per un asino. Vedere una tale miseria in un paese come la Scozia, farebbe sanguinare un cuore di macigno.»

Eguali informazioni dà il Dr. Hennen nell'Edimburgh Medical and Surgical Journal. Da un resoconto parlamentare5 si apprende quale sporcizia domina nelle case dei poveri di Edimburgo, cosa naturalissima del resto in tali circostanze. Sulle colonnette dei letti i gallinacci trovano il loro ricovero per la notte; cani e perfino cavalli dormono con gli uomini nella medesima stanza, e, conseguenza naturale in queste abitazioni, è la presenza di eserciti di animali parassiti e di un orribile sudiciume e fetore. Il modo come è costrutta Edimburgo favorisce quanto è possibile questo orribile stato di cose. La città vecchia è costruita sulle due parti di una collina, sul dorso della quale corre la Via alta (Highstreet). Da questa si dirama alle due parti, giù della collina, una quantità di stradicciuole strette e curve, chiamate dalle numerose tortuosità wynds, e queste formano il quartiere proletario.

Le case delle città scozzesi sono generalmente alte cinque o sei piani — come a Parigi ed in contrapposto alle città inglesi, dove per quanto è possibile ognuno ha la sua casa a parte — ed ognuna è abitata da un grande numero di famiglie; l'agglomeramento di molti individui in una piccola superficie è perciò ancora aumentato.

«Queste strade», dice un giornale inglese in un articolo sulle condizioni sanitarie dei lavoratori nelle città6 «queste strade sono così strette, che dalla finestra di una casa si può entrare nella casa di fronte e le case sono alte come torri, in modo che la luce può appena penetrare nei cortili e nelle strade. In queste parti della città non vi sono cloache, nè nelle case vi sono condotti o ritirate, e perciò ogni notte tutte le immondizie, i rifiuti e gli escrementi di almeno 50,000 persone vengono gettati nei ruscelli, in modo che malgrado tutto lo spazzamento delle strade, ne proviene una massa di luridume asseccato ed un odore nauseabondo; con ciò vengono offesi non solo la vista e l'olfatto, ma inoltre danneggiata in grado altissimo la salute degli abitanti. È da maravigliarsi che in tali località sieno completamente trascurati tutti i riguardi alla salute, alla morale, ed anche alla ordinaria convenienza? Al contrario tutti coloro che conoscono davvicino la condizione degli abitanti possono testimoniare qual alto grado abbiano raggiunto la miseria, le malattie e la demoralizzazione. La società in questi luoghi è caduta in uno stato di miseria indescrivibile. Le abitazioni delle classi più povere sono in generale molto sporche ed evidentemente non mai pulite in alcun modo; constano nel maggior numero di casi di un'unica camera che per la pessima ventilazione ed a causa delle finestre rotte e non adatte, è fredda, alle volte umida ed in parte sotto terra, sempre male ammobigliata e perciò inabitabile. Tanto che spesso un mucchio di paglia serve spesso da letto ad un'intera famiglia; su di esso giacciono uomini e donne, vecchi e giovani, in una promiscuità rivoltante. L'acqua si ha solo dalle pompe pubbliche, e la fatica richiesta per averne giustifica naturalmente tutte le possibili sporcizie.»

In altre grandi città marittime non si vede nulla di meglio. Liverpool, con tutto il suo commercio, il suo splendore e la sua ricchezza, tratta i suoi operai con l'eguale barbarie. Un intero quinto della popolazione, cioè 45,000 uomini, abitano in cantine strette, oscure, umide e mal ventilate; di queste ve ne sono 7862 nella città. Oltre a ciò vi sono 2275 cortili (courts), cioé piccole piazze con costruzioni ai quattro lati e con un solo passaggio, in generale coperto e quindi senza ventilazione. Di tali abitazioni parleremo più a lungo quando ci occuperemo di Manchester. In Bristol si visitarono in un occasione 2800 famiglie operaie, e d'esse il 46 per cento aveva una stanza.

Le stesse condizioni troviamo nelle città industriali. Nottingham ha in totale 11,000 case, delle quali dalle sette alle ottomila son costruite con il muro di dietro in comune, in modo che è impossibile qualsiasi ventilazione inoltre v'è una sola latrina in comune per parecchie case. In una ispezione recentemente fatta, si scoprì che molte file di case sono costruite sopra umide fogne, coperte solo con l'impiantito del pavimento. A Leicester, Derby e Sheffield non si vede altro. Su Birmingham informa l'articolo sopra citato dell'«Artizan»:

«Nelle parti vecchie della città vi sono molte località sporche e trascurate, piene di ammassi di rifiuti e di pozzanghere. I cortili, molto numerosi, in Birmingham sono più di 2000, e raccolgono la massima parte della classe operaia; sono in maggioranza stretti e fangosi, mal ventilati e con cattivi scoli; racchiudono da otto a venti case, il numero maggiore delle quali riceve aria da una parte sola, poichè hanno il muro posteriore in comune con un'altra casa, e nel fondo del cortile vi è un immondezzaio o qualche cosa di simile, la cui sporcizia è indescrivibile. Si deve notare che le nuove costruzioni sono disposte più razionalmente e tenute più decentemente; ed anche nei cortili, i cottages sono meno serrati che a Manchester e Liverpool, e perciò in periodi nei quali dominavano malattie epidemiche, Birmingham ebbe un numero molto minore di morti di Wolverhampton, Dudley e Bilston, per esempio, che ne distano soltanto alcune miglia. In Birmingham le cantine che servono per abitazione sono sconosciute, quantunque alcuni locali per cantine sieno in modo improprio utilizzati come opifici. Le case d'alloggio per gli operai sono abbastanza numerose (oltre 400), sopratutto nei cortili nel centro della città; esse sono quasi tutte sporche in modo ributtante ed umide; sono luoghi di rifugio per gli accattoni, vagabondi (trampers, spiegheremo dopo il significato esatto di questa parola), ladri e meretrici che ivi mangiano, bevono, fumano e dormono senza alcun riguardo alle convenienze e al comfort, in un'atmosfera sopportabile solo da questa gente degradata».

Glasgow ha sotto molti rapporti rassomiglianza con Edimburgo; gli stessi wynds, le stesse case alte. Su questa città «Artizan» osserva: «La classe operaia costituisce qui il 78 per cento della popolazione totale (300,000 abitanti), abita nelle parti della città che in miseria ed orridezza superano i più luridi ridotti di St. Giles e Whitechapel, le liberties di Dublino, i wynds di Edimburgo. Nel cuore di Glasgow vi sono in gran numero tali località — al sud di Trongate, all'ovest di Salzmarkt, in Calton, lateralmente alla Via alta, ecc. — labirinto senza fine di stradicciuole e di wynds, in cui sboccano quasi ad ogni passo cortili o strade o vicoli chiusi, formati da edifici vecchi, mal ventilati, altissimi, senz'acqua cadenti. Queste case sono letteralmente stipate di inquilini; ad ogni piano abitano tre o quattro famiglie — forse venti persone — e alle volte tutto un piano è affittato solo per la notte, in modo che da quindici a venti persone sono imballate in una sola camera, non possiamo dire che vi siano alloggiate».

Questi quartieri racchiudono la parte più povera, più depravata e priva di valore della popolazione e sono da considerarsi come la sorgente di quelle terribili epidemie di febbre che da quei luoghi spargono la desolazione in tutta Glasgow. Ascoltiamo come questa parte della città è descritta da J. C. Symons, commissario del governo, nell'occasione di un'inchiesta sulla condizione dei tessitori a mano7:

«Ho veduta la miseria in una delle sue fasi peggiori, tanto qui che sul continente, ma prima di aver visitati i wynds di Glasgow non credevo che in un paese civile qualsiasi, potessero esistere tanti delitti, tanta miseria e tante malattie. Nelle infime case d'alloggio dormono sul pavimento alla rinfusa dieci, dodici, alle volte venti persone dei due sessi e di ogni età in varie gradazioni di nudità. Questi ricoveri sono generalmente così sporchi, umidi e cadenti, che nessuno vorrebbe mettervi il proprio cavallo.»

E in un altro luogo:

«I wynds di Glasgow racchiudono una popolazione fluttuante dalle 15 alle 30 mila persone. Questo quartiere di Glasgow consiste di strade strette e di courts quadrangolari nel cui mezzo si trova sempre un mucchio di immondizie. Per quanto rivoltante fosse l'aspetto esteriore di questi luoghi, pure non ero preparato alla miseria ed alla sporcizia interna. In alcune di quelle camere da dormire che noi (il sovraintendente di polizia capitano Miller e Symons) visitammo di notte, trovammo uno strato di esseri umani distesi sul pavimento, spesso da quindici a venti, alcuni vestiti, altri nudi, uomini e donne alla rinfusa. Il loro letto era uno strato di paglia putrida, frammista ad alcuni stracci. Pochi o nessun mobile; quello che solo dava a queste tane un certo aspetto di abitalità era un fuoco acceso sul cammino. Il furto e la prostituzione formano la principale entrata di questa popolazione. Nessuno pare si dia la pena di ripulire queste stalle d'Augia, questo pandemonio, questo ammasso di delitti, sporcizia e pestilenza che si incontra nel centro della seconda città del Regno. Un esame accurato dei quartieri più bassi delle altre città non mi ha mai presentato qualche cosa che fosse anche solo per metà così cattivo, nè per intensità di infezione morale e fisica, nè per densità relativa della popolazione. In questi quartieri la maggior parte delle case sono dichiarate inabitabili dal tribunale, ma appunto queste sono le più popolate, perchè secondo la legge non si può riscuotere per esse alcuna pigione.»

La grande regione industriale nel mezzo dell'isola britannica, la striscia con densa popolazione dall'ovest del Yorkshire al sud del Lancashire, con le sue numerose città industriali, non la cede alle altre grandi città. Il distretto lanifero di West-Riding del Yorkshire è una regione attraente, un paese a belle colline verdeggianti, la cui elevazione va crescendo verso ovest sino a raggiungere la massima altezza nella ripida cresta di Blackstone Edge — lo spartiacque tra i mari irlandese e tedesco. Le valli dell'Aire, su cui giace Leeds, e del Calder, attraverso cui corre la ferrovia Manchester-Leeds, sono tra le più amene dell'Inghilterra e sono ovunque disseminate di fabbriche, villaggi e città; le case grigie in pietra da taglio. hanno un aspetto così grazioso e pulito di fronte agli edifici anneriti in mattoni del Lancashire, che è un piacere a vederle. Ma se si entra nella città, vi si trova poco da rallegrarsi. Leeds giace, come la descrive l'Artizan, e come trovai confermato, in un dolce declivio, che scende verso la valle dell'Aire. Questo fiume attraversa la città per la lunghezza di circa un miglio e mezzo8 e durante lo scioglimento delle nevi o le pioggie abbondanti, produce delle forti alluvioni. Le parti della città collocate in alto sono pulite, ma quelle situate nelle posizioni più basse, vicino al fiume e ai suoi canali confluenti, sono sporche, strette e già per sé stesse bastanti per abbreviare la vita, in ispecie dei _piccoli fanciulli; oltre a ciò, sì tenga conto dello stato stomachevole dei quartieri operai attorno: Kirkgate, Marsh-Lane, Cross-Street e Richmond-Road che si compongono specialmente di strade senza selciato e senza scoli e di costruzione irregolare. di molti cortili e vicoli ciechi e mancanti pure dei più comuni mezzi di ripulimento — ciò preso tutt'assieme ci dà sufficiente ragione della enorme mortalità in queste regioni infelicissime della miseria più sordida. — In seguito alle inondazioni dell'Aire — (che, deve osservarsi. come tutti i fiumi che servono alle industrie, entra nella città con acqua pura e trasparente e ne esce con acqua densa, nera e puzzolente, carica di tutte le possibili immondizie) — le case d'abitazione e le cantine spesso sono così riempite d'acqua, da doverla estrarre con le pompe, e in tali casi l'acqua monta egualmente dove vi sono le cloache, e da queste alle cantine9, producendo esalazioni miasmatiche, miste con gas idrogeno solforato e lasciando un deposito stomachevole molto nocivo alla salute. Durante l'inondazione della primavera del 1839, l'azione di tale ostruzioue delle cloache fu così dannosa, che, secondo le informazioni dello stato civile. in questo quartiere nel trimestre si avevano tre casi di morte su due nascite, mentre nel medesimo trimestre tutti gli altri quartieri avevano tre nascite su due casi di morte». Altri quartieri molto popolati sono senza scoli o ne sono così malamente provvisti, che non se ne ritrae alcun vantaggio. In alcune serie di case, le cantine sono raramente asciutte, in altri quartieri le strade sono coperte con un piede di fango molle. Gli abitanti si sono affaticati invano, di tempo in tempo, a riparare con cenere queste strade; malgrado ciò dapertutto si trovano pozzanghere e dalle case esce acqua lurida che rimane sulle strade finché il vento ed il sole l'abbiano asciugata (confronta la relazione del Consiglio comunale in Statistical Journal, vol. 2, p. 404). Un ordinario cottage in Leeds copre una superficie non superiore a cinque yards quadrate e consiste ordinariamente di una cantina e due camere. Queste abitazioni anguste, ripiene di giorno e di notte, sono un altro punto pericoloso, tanto dal punto di vista della moralità che della salubrità. E come sieno stipate queste abitazioni, ci informa il sopra citato rapporto sulla condizione sanitaria della classe operaia.

«A Leeds trovammo sorelle e fratelli e pensionarii dei due sessi, i quali dividevano con i genitori la medesima stanza da dormire; da ciò seguono conseguenze innanzi alla considerazione delle quali rifugge l'animo umano.»

Egualmente dicasi di Bradford, che dista soltanto sette miglia da Leeds e giace nel centro di parecchie vallate convergenti in un piccolo fiume con acque nere come la pece e puzzolenti. La città offre nelle belle giornate festive — poiché nei giorni di lavoro è coperta da una grigia nube di fumo — dalle circostanti alture, una magnifica vista; ma all'interno domina la medesima sporcizia, la medesima inabitabilità che a Leeds. I vecchi quartieri della città sono angusti ed irregolarmente costruiti su di un erto pendio; nelle strade, nei vicoli e nei cortili vi sono rottami accumulati e sporcizia; le case sono diroccate, sporche ed inabitabili; e nelle vicinanze del fiume e delle parti basse della valle, io ne trovai parecchie col piano inferiore scavato a mezzo nel pendio del monte, interamente inabitabili. In generale i luoghi delle parti basse della valle, nei quali le abitazioni operaie sono accalcate tra le alte fabbriche, sono quelli che sono costruiti nel modo peggiore ed i più sporchi di tutta la città. Nei quartieri nuovi di questa come delle altre città, i cottages sono costruiti con più regolarità, disposti in fila; hanno però tutti gli inconvenienti che sono legati col metodo abituale di alloggiare gli operai, del quale parleremo quando considereremo più davvicino le condizioni di. Manchester. Egualmente questa osservazione vale per le altre città del West-Riding, in particolare di Barnsley, Halifax e Huddersfield. Quest'ultima, per la sua posizione incantevole e per il modo affatto moderno con cui è costruita, è di gran lunga la più bella di tutte le città industriali del Yorkshire e del Lancashire; ha però anch'essa i suoi cattivi quartieri. Un Comitato eletto da un'assemblea di cittadini per visitare la città, informava il 15 agosto 1844:

«È notorio che in Huddersfield intere strade, molti vicoli e cortili non sono selciati, nè provvisti di cloache ed altri scoli; che rifiuti, immondizie e sudiciume di ogni sorta giacciono ammonticchiati in putrefazione e fermentazione e che quasi ovunque si accumulano pozzanghere d'acqua stagnante; che in conseguenza le abitazioni adiacenti sono necessariamente cattive e sporche, in modo che in tali luoghi si producono malattie e ne è minacciata la salute di tutta la città».

Se procediamo per Blackstone-Edge, arriviamo al territorio classico nel quale l'industria inglese ha compiuti i suoi capolavori e dal quale originano tutti i movimenti dei lavoratori, al sud del Lancashire, con la sua città centrale di Manchester. Di nuovo abbiamo un bel paese a colline, che si stende dolcemente dallo spartiacque a ponente verso il mare irlandese, con le graziose valli verdeggianti del Ribble, Irwell e Mersey ed i loro affluenti: un paese che cent'anni fa era ancor coperto nella maggior parte di paludi e poco popolato e che ora è disseminato di città e villaggi ed è il distretto più popolato d'Inghilterra. Nel Lancashire e particolarmente a Manchester. l'industria dell'impero britannico ha il suo centro ed il suo punto di partenza: la Borsa di Manchester è il termometro per tutte le oscillazioni del movimento industriale; la moderna arte di fabbricazione ha raggiunto a Manchester il suo compimento. Nella industria del cotone del Lancashire del sud si manifestano l'utilizzazione delle forze elementari, la sostituzione del lavoro a macchina a quello a mano (particolarmente con il telaio meccanico ed il self-actor-mule)10, e la divisione del lavoro al più alto grado: e se noi riconosciamo in questi tre elementi il lato caratteristico della moderna industria, dobbiamo confessare che anche in essi la lavorazione del cotone. dal principio sino adesso. è rimasta innanzi a tutti gli altri rami della industria. Contemporaneamente, frattanto. si dovevano sviluppare nel modo più completo e genuino le conseguenze della moderna industria per la classe operaia, ed il proletariato si doveva manifestare nella sua più completa classicità: l'abbassamento al quale soggiace il la voratore per l'applicazione della forza a vapore, delle macchine e della divisione del lavoro. ed i tentativi del proletariato per sollevarsi da questa degradante posizione, dovevano del pari venir spinti al più alto grado ed acquistare coscienza nel modo più chiaro. Quindi, perchè Manchester è il tipo classico della moderna città industriale ed anche perchè la conosco bene come la mia città natale — più esattamente della maggior parte degli abitanti — noi c'intratterremo d'essa un po' più a lungo.

Le città attorno a Manchester differiscono poco, in rapporto ai quartieri operai, dalla città centrale — soltanto in esse, ove è possibile, i lavoratori formano una parte ancora più grande della popolazione che non in Manchester. Questi luoghi in particolare sono puramente industriali e lasciano sbrigare tutti gli affari commerciali in ed a Manchester: dipendono in ogni rapporto da Manchester e sono soltanto abitati da operai, fabbricanti e da mercanti subordinati — mentre Manchester possiede pure una importante popolazione commerciale, specie di case di commissioni e d'altre notevoli per la vendita al minuto. Perciò Bolton, Preston, Wigan, Bury, Rochdale, Middleton, Heywood, Oldham, Ashton, Stalybridge, Stockport, ecc., benché quasi tutte città di 35, 50, 70 sino 90 mila abitanti, sono quasi interamente quartieri operai interrotti solo da fabbriche e da alcune strade principali, la fronte delle quali è formata da negozii e da alcune vie dove sono costruite, a modo di ville, i giardini e le case dei fabbricanti. Le città stesse sono costruite male ed irregolarmente, con cortili, strade e vicoli sporchi e pieni di fumo, ed all'aspetto in ispecie sembrano inabitabili, costruite come sono in mattoni originariamente rossi, con il tempo anneriti dal fumo — tali mattoni sono qui l'ordinario materiale da costruzione. In generale le cantine sono abitate; questi sotterrani vengono costruiti ovunque, ove è possibile, e vi abita una parte molto notevole della popolazione.

Le peggiori di queste città sono Preston e Oldham Bolton, situate ad undici miglia a nord-ovest di Manchester. Vi è, per quanto potei osservare nelle mie parecchie visite, una sola strada principale, Deansgate, anche abbastanza sporca, la quale serve nello stesso tempo come mercato e pure con il bel tempo è un buco senza importanza, oscuro, nonostante abbia solo, oltre le fabbriche, case basse ad uno o due piani. Come ovunque, la parte vecchia della città è particolarmente diroccata ed inabitabile. Un'acqua nera che può dubitarsi se sia un torrente o una lunga serie di pozzanghere fetenti, scorre attraverso la città e contribuisce ad appestare l'aria che è di già impura.

Più lontano v'è Stockport, che invero giace sulla parte della Cheshire del Mersey, ma che nondimeno appartiene al distretto industriale di Manchester. È situata in una stretta valle lungo il Mersey; così da una parte la strada è posta in ripida ascesa e dall'altra in discesa egualmente ripida, e la ferrovia da Manchester a Birmingham corre su di un alto viadotto per la città e tutta valle. Stockport è conosciuta in tutto il distretto come uno dei luoghi più oscuri e pieni di fumo, e specie se vista dal viadotto,ha un aspetto spiacevole. Ma ancor peggiori appaiono i cottages e le cantine abitate da proletarii: si stendono in lunghe file per tutte le parti della città, dal fondo della valle sino alla cresta della collina. Non mi ricordi di aver visto in nessun'altra città un numero proporzionalmente così grande di cantine abitate.

Poche miglia a nord-est di Stockport giace Ashton-under-Lyne, uno dei nuovissimi paesi di fabbriche della regione. Giace sul pendio di una collina, ai cui piedi scorrono il canale ed il fiume Tame, ed è in generale costruita secondo il nuovo e regolare sistema. Cinque o sei lunghe strade parallele corrono traversalmente alla collina e sono tagliate perpendicolarmente da altre strade che conducono alla valle. Le fabbriche, per questo metodo di costruzione, sarebbero tagliate fuori della città propriamente detta, anche se la vicinanza dell'acqua e delle vie acquee non le avessero spinte giù nella valle, dove stanno pigiate e da dove i loro comignoli mandano un denso fumo. Perciò Ashton ha un aspetto molto gradevole, molto più gradevole della maggior parte delle città, industriali; le strade sono larghe e pulite, i cottages sono nuovi, rossi ed apparentemente abitabili. Ma il sistema di costruire cottages per gli operai è pure il lato brutto di Ashton; ogni strada ha il proprio vicolo nascosto, al quale conduce una stretta via laterale e che è perciò tanto più sudicio. E anche in Ashton — benché non vi abbia veduto alcun edificio, meno alcuni all'entrata, che abbia più di cinquant'anni — anche in Ashton vi sono strade in cui i cottages divengono vecchi e pessimi: i mattoni dei muri d'angolo non stanno più uniti e si spostano, le pareti si screpolano e lasciano cadere a briccioli l'intonaco internamente imbiancato di nuovo; strade, il cui aspetto sudicio ed annerito per il fumo, non la cedono in nulla alle altre città del distretto — soltanto in Ashton ciò è l'eccezione e non la regola.

A un miglio ad est è situata Stalybridge, pure sul Tame. Se si viene da Ashton per il monte, si hanno in alto, sulla sommità, a destra e sinistra, giardini grandi e belli con case magnifiche a foggia di ville nel mezzo — la maggior parte nello stile «Elisabetta» che sta esattamente allo stile gotico come la religione anglicana alla religione cattolica. Un centinaio di passi più innanzi si presenta nella valle Stalybridge — ma quale contrasto stridente di fronte alle magnifiche palazzine di campagna, quale contrasto pure di fronte ai modesti cottages di Ashton! Stalybridge giace in una valle incassata e contorta ancora più stretta della valle di Stockport; i suoi pendii sono coperti da una miscela disordinata di cottages, case e fabbriche. Se vi si penetra, si trovano i primi cottages stretti, affumicati, vecchi e cadenti; e come le prime case, così le altre, così tutta la città. Poche strade giacciono nella piccola valle; la maggior parte corrono in discesa ed ascesa, incrociandosi e traversandosi nella collina; in quasi tutte le case, a motivo di questa posizione ripida, il pianterreno è a metà scavato nella terra; e quale sia la massa di cortili, vicoli ed angoli che originano da questo disordinato modo di costruzione, si può vedere dal monte, dal quale si ha una vista della città quasi a volo d'uccello. Aggiungendo a ciò il terribile sudiciume, si comprenderà facilmente l'impressione disgustante che Stalybridge fa malgrado la sua graziosa posizione.

Basta, relativamente a queste piccole città. Tutte hanno qualche cosa di particolare, ma nel complesso gli operai vi vivono come a Manchester; perciò ho descritto solo la loro particolare foggia di costruzione; osservo soltanto che tutte le osservazioni più generali sulla condizione delle abitazioni operaie in Manchester trovano la loro applicazione anche nelle città circostanti

Pianta di Manchester e sobborghi. (Il quartiere commerciale, al centro, è indicato dal tratteggio discendente da sinistra a destra.)
1. La Borsa.
2. La Chiesa Vecchia.
3. La casa di lavoro.
4. Il cimitero dei poveri tra i due [tra i nn. 3 e 4] la stazione della ferrovia Liverpool-Leeds.
5. Chiesa di S. Michele.
6. Scotland Bridge sull'Irk. La strada da 2 a 6 si chiama Long Millgate.
7. Ducie Bridge sull’Irk.
8. Piccola Irlanda.

Manchester giace ai piedi del declivio meridionale di una catena di colline, che si spinge da Oldham tra le valli dell'Irwell e del Medlock e il cui ultimo punto Kersall-Moor forma ad un tempo il corso ed il Mons sacer di Manchester. Manchester propriamente detta giace sulla riva sinistra dell'Irwell, tra questo fiume e gli altri minori Irk e Medlock, che ivi si gettano nell'Irwell. Sulla riva destra dell'Irwell è cinta di una forte curvatura di questo fiume, è situata Salford, più in là ad ovest Pendleton: a nord dell'Irwell stanno le due Broughton, l'alta e la bassa, al nord dell'Irk, Cheetham Hill; a sud di Medlock giace Hulme, più lontano ad est Chorlton-on-Medlock, più lontano ancora, un po' ad owest di Manchester, Ardwick.

Tutto l'assieme di case si chiama ordinariamente Manchester ed ha 400,000 abitanti piuttosto più che meno. La città è costruita in modo che vi si può abitare per anni ed anni e giornalmente passeggiarvi su e giù, senza capitare in un quartiere operaio od avere contatto esclusivamente con operai — sino a tanto che si vada a passeggio o per i proprii affari. Questo avviene principalmente pel fatto che, sia per inconsapevole e muto accordo, sia anche con intenzione cosciente e manifesta, i quartieri abitati dalla classe operaia sono nettamente separati da quelli della classe media, e dove ciò non è possibile, vengono coperti dal mantello dell'amore. Manchester racchiude nel suo centro un quartiere commerciale abbastanza esteso, lungo e largo un mezzo miglio circa, formato quasi esclusivamente da uffici e magazzini (warehouses). Quasi tutto il quartiere è disabitato e durante la notte è silenzioso e deserto; soltanto gli agenti di polizia passano con le loro lanterne cieche, attraverso alle strade strette ed oscure. Questo quartiere è tagliato da alcune strade principali nelle quali si svolge il traffico enorme ed i cui pianterreni sono occupati da brillanti negozii; in queste strade si trovano qua e là spazii abitati e v'è anche sino ad ora tarda abbastanza vita. Eccettuato questo distretto commerciale, tutta la vera Manchester, tutta Salford e Hulme, una parte importante di Pendleton e Chorlton, due temi di Ardwick e singoli tratti di Cheetham Hill e Broughton, tutto è quartiere operaio che si distende come una cinta larga un miglio e mezzo attorno al quartiere commerciale. Oltre questa cinta, abita la grassa e media borghesia — la media in vie regolari presso al quartiere operaio, particolarmente in Chorlton e nelle parti basse di Cheetham Hill; la grassa nelle lontane case con giardini a forma di ville in Chorlton e Ardwick o sulle alture arieggiate di Cheetham Hill, Broughton e Pendleton, in un aria libera e pura, in abitazioni comode e sontuose, innanzi alle quali passano ad ogni mezz'ora od in ogni quarto d'ora gli omnibus che conducono alla città. Ed il più bello della cosa è che questi aristocratici del denaro per recarsi ai loro uffici nel centro della città per la via più breve, possono attraversare tutti i quartieri operai senza accorgersi d'esser vicini alla più sucida miseria che si trova a destra e sinistra.

Nelle strade principali che si diramano dalla Borsa in ogni direzione, si trova dalle due parti una serie non interrotta di negozii che appartengono alla media e piccola borghesia, la quale li tiene e può tenerli per il suo vantaggio con un aspetto decente e pulito. Del resto questi negozii hanno relazioni proprie con le contrade che trovatisi dietro di esse e sono perciò più eleganti nel quartiere commerciale ed in vicinanza dei quartieri borghesi di quello che non sieno in vicinanza dei cottages operai; ma sono sempre sufficienti per nascondere agli occhi dei ricchi signori e delle ricche signore dagli stomachi forti e dai nervi deboli, la miseria, la sporcizia che costituiscono il perchè della loro ricchezza e del loro lusso. Così ad esempio Deansgate, che dalla vecchia chiesa va direttamente verso sud, è in principio occupata da magazzini e fabbriche, poi da botteghe di secondo ordine ed alcune birrarie, poi più a sud, dove lascia il quartiere commerciale, è occupato da botteghe senza importanza, che man mano divengono sempre più sporche o sono interrotte da liquorerie e bettole, finchè a sud l'aspetto delle botteghe non lascia più alcun dubbio che ne sono avventori operai e soltanto operai. Così Market-Street che va dalla Borsa in direzione sud-est; in principio brillanti negozii di primo ordine e nei piani superiori uffici e magazzini; più oltre nella continuazione (Piccadilly) colossali alberghi e magazzini; più avanti ancora (London Road) nella località delle fabbriche di Medlock, bettole, botteghe per la piccola borghesia ed i lavoratori; poi a Ardwich Green, abitazioni per la grassa e media borghesia e da lì in avanti grandi giardini e ville di pingui commercianti ed industriali.

In tal modo, se si conosce Manchester, si può facilmente dalle vie principali giudicare i circostanti quartieri, ma raramente si è in caso di osservare da essi i veri quartieri operai. So bene che questo ipocrita modo di costruzione è più o meno comune a tutte le grandi città; so del pari che i commercianti al minuto, a cagione della natura dei loro affari, devono accapararsi le strade principali; so che in tali strade vi sono ovunque case buone piuttosto che cattive e che nelle loro vicinanze il valore del terreno è maggiore che nelle strade remote; ma non ho del pari mai visto, come a Manchester, una esclusione così sistematica della classe operaia dalle strade principali, un velo così delicato su tutto quello che può offendere gli occhi ed i nervi della borghesia. E nondimeno Manchester è costruita poco regolarmente o secondo prescrizioni di polizia ed all'opposto più a caso di ogni altra città; e se tengo conto di quanto afferma con grande zelo la classe media, secondo la quale agli operai tutto andrebbe bene, mi sembra tuttavia che i fabbricanti liberali, i «big wigs» di Manchester non siano completamente innocenti di questo vergognoso metodo di costruzione. Ricordo soltanto che le fabbriche si dispongono quasi tutte lungo il corso dei tre fiumi o dei numerosi canali che scorrono attraverso la città e passo alla descrizione dei quartieri operai. Consideriamo dapprima la Manchester vecchia che giace sul limite nord del quartiere commerciale e l'Irk. Qui le strade, anche le migliori, sono strette e curve — come Todd-street, Long Mitigate, Withy Grove e Shude Hill — le case sporche, vecchie e cadenti, il modo di costruzione delle case laterali, orribile. Se si procede dalla vecchia chiesa per Long Millgate, si ha alla destra una serie di case a vecchio modello, delle quali sono rimasti a piombo soltanto alcuni muri esterni; sono i resti della vecchia preindustriale Manchester, i cui primitivi abitanti si sono ritirati, con i loro successori, nei quartieri meglio costruiti ed hanno lasciate le case, che per essi erano troppo cattive, ad una razza operaia fortemente frammista di molto sangue irlandese. Qui si è in un quartiere operaio, poichè nemmeno le botteghe le bettole non si prendono la cura di essere pulite. Ma ciò è ancor nulla in confronto dei viottoli e dei cortili che sono all'interno, a cui si perviene solo mediante passaggi coperti e stretti, nei quali non possono passare contemporaneamente due uomini. Nessuno può farsi un'idea della disordinata confusione di case, che è un'onta per tutta l'architettura ragionevole, della ristrettezza dello spazio in cui le case sono accalcate. E non sono solo gli edifici della vecchia Manchester che presentano tali caratteri; la confusione, negli ultimi tempi, venne spinta al massimo grado, poichè venne di poi costruito ovunque le vecchie costruzioni avevano lasciato un piccolo spazio, e si giunse al punto che tra le case non restò un pollice di spazio, sul quale fosse possibile costruire. Quale esempio do un piccolo tratto di piano di Manchester — non è la parte peggiore e nemmeno la decima parte di tutta la città vecchia.

Questo disegno servirà a caratterizzare lo strano modo di costruzione dell'intiero quartiere, in particolare della parte nelle vicinanze dell'Irk. La riva dell'Irk è qui alla parte sud molto erta e di un'altezza dai 15 ai 30 piedi; su questo versante vi sono tre serie di case, la più bassa delle quali è in vicinanza immediata del fiume, mentre la parte anteriore della più alta è al livello della cresta della collina in Long Millgate. In mezzo, in vicinanza del fiume, vi sono delle fabbriche — in breve, il modo di costruzione è qui appunto così stretto e disordinato come nella parte inferiore di Long Millgate. A destra ed a sinistra una quantità di passaggi coperti conducono dalla strada principale nei molti cortili, e se si procede, si cade in una sporcizia ed in una nauseante sozzura che non ha l'eguale; specialmente i cortili che danno sull'Irk racchiudono senza dubbio le più orribili abitazioni che si sieno sinora presentate. In uno di questi cortili, all'entrata ove finisce il passaggio coperto, s'incontra una latrina senza porta e così sporca, che gli inquilini possono uscire od entrare nel cortile solo attraversando una pozzanghera stagnante di urina ed escrementi putridi; se qualcuno avesse volontà di visitarlo, è il primo cortile vicinò all'Irk sopra Ducie Bridge; in basso, vicino al fiume, vi sono parecchie concerie di pellami che riempiono tutto il quartiere con odore di putrefazione animale. Nei cortili sotto Ducie Bridge si scende generalmente mediante scale strette e sporche e si arriva alle case soltanto sopra mucchi di rottami e rifiuti. Il primo cortile sotto Ducie Bridge si chiama Allen's Court e al tempo del colera era in una tale condizione che la polizia sanitaria lo fece sgombrare, ripulire e disinfettare con cloruro; il dottor. Kay11, in un opuscolo, dà una descrizione spaventevole della condizione d'allora di quel cortile. Sembra che d'allora sia stato in parte demolito e ricostruito; da Ducie Bridge si vedono nondimeno pure adesso parecchi muri in rovina ed alti mucchi di rottami accanto ad alcune case di nuova costruzione. La vista di questo ponte — pietosamente coperto alla vista dei piccoli mortali da un parapetto dell'altezza di un uomo — è caratteristica per l'intiero quartiere. In basso scorre, o meglio stagna, l'Irk, un fiume stretto e nero come la pece, puzzolente e pieno di rifiuti e di detriti, che bagna a destra la riva poco profonda; quando è tempo asciutto, su questa riva resta una serie di pozzanghere fangose, nauseanti, verdastre, dal fondo delle quali salgono di continuo bolle di gas miasmatico e si sviluppa un odore che è insopportabile anche sul ponte, a quaranta o cinquanta piedi sul livello dell'acqua. Il fiume stesso è trattenuto ad ogni passo da alti argini traversali dietro cui in densa mota si accumulano ed imputridiscono i rifiuti ed il fango. Superiormente al ponte si trovano concerie, più oltre tintorie, macine di ossa, gassogeni, gli scoli ed i rifiuti dei quali tutti assieme si gettano nell'Irk, che oltre a ciò riceve il contenuto delle vicine cloache e latrine; si può adunque immaginare di quale natura sono i residui che il fiume lascia dietro di sè. Inferiormente al ponte si vedono negli ammassi di rottami, l'immondizia, la sporcizia e la rovina dei cortili sulla riva ripida a sinistra; ogni casa sta appoggiata all'altra, ed a causa del salire della riva, il tutto appare come un sol pezzo — tutto nero per il fumo, cadente e vecchio con i vetri ed i telai delle finestre rotti. Vecchie fabbriche fatte a guisa di caserme formano lo sfondo. A destra, sulla riva bassa, v'è una lunga serie di case e fabbriche; subito la seconda casa è una rovina senza tetto, con rottami ammonticchiati, e la terza casa è così bassa che il piano inferiore è inabitabile e perciò è senza finestre e porte. Lo sfondo è costituito dal cimitero dei poveri, dalle stazioni ferroviarie di Liverpool e Leeds, e dietro dalla casa di lavoro, la «Bastiglia della legge sui poveri» di Manchester, che da una collina guarda minacciosa all'opposto quartiere operaio come una cittadella dietro le alte mura merlate.

Sopra Ducie Bridge la riva sinistra diviene più bassa e la destra all'opposto più ripida, lo stato delle abitazioni sui due lati dell'Irk diviene piuttosto peggiore che migliore. Se qui, dalla strada principale — sempre Long Millgate — si svolta a sinistra, si è perduti; si passa da un cortile ad un altro, si procede per passaggi stretti e sporchi finché dopo pochi minuti si smarrisce la direzione e non si sa più dove voltarsi. Dapertutto edifici interamente o per metà cadenti — alcuni sono disabitati e ciò ha qui molta importanza: nelle case raramente un pavimento di legno o di pietre, all'opposto quasi sempre porte e finestre rotte e sgangherate ed un sudiciume!

Dapertutto mucchi di rottami, rifiuti, immondizie, pozzanghere stagnanti invece di scoli ed un odore da rendere insopportabile anche ad una persona appena appena civile, d'abitare in un simile quartiere. Il prolungamento recentemente costruito della ferrovia di Leeds, che qui attraversa l'Irk, ha spazzato via alcuni di questi cortili e vicoletti, ma per contro ne ha esposti alla vista altri. Così, immediatamente sotto il ponte della ferrovia, si trova un cortile che, in isporcizia ed orridezza, supera di gran lunga tutti gli altri; pure perchè in precedenza era così appartato che vi si poteva giungere soltanto con fatica, io stesso non lo avrei trovato senza l'apertura fatta attraverso il viadotto della ferrovia, sebbene credessi di conoscere abbastanza bene tutto questo quartiere. Per una riva ineguale, si perviene, tra pali e biancheria distesa, ad un caos di capanne piccole ad un piano e ad una sola stanza, la maggior parte senza pavimento, che serve ad un tempo da cucina, da camera da letto e da abitazione. In una di tali tane, lunga cinque e larga sei piedi, vidi due letti — e che razza di letti! — i quali con una scala ed un focolare riempivano tutta la stanza. In parecchie altre non vidi nulla affatto, benchè la porta fosse spalancata e gli inquilini fossero appoggiati ad essa. Davanti alle porte dappertutto rottami ed immondizie; non si poteva vedere se v'era una specie di pavimento; solo qualche volta lo si poteva sentire con i piedi.

Tutto il gruppo di stalle abitate da uomini era limitato da due parti da case e da una fabbrica e dal terzo lato dal fiume, ed esternamente alla piccola riva uno stretto portone conduceva in un altro labirinto di abitazioni quasi altrettanto mal tenuto e mal costruito.

Ma di ciò basta! In questo modo è costruita tutta la parte dell'Irk, un caos di case, senza piano ed alla rinfusa, che sono più o meno inabitabili ed il sudicio interno delle quali corrisponde ai dintorni immondi. E come deve essere pulita pure la gente! Non v'è alcuna comodità per soddisfare i bisogni quotidiani più ordinari. Le latrine sono così rare che si riempiono tutti i giorni e per la maggior parte sono troppo lontane. Come potrebbero lavarsi gli inquilini se non hanno che l'acqua sporca dell'Irk e se le condotture dell'acqua e le pompe si trovano solo nelle parti rispettabili della città! Invero non si può attribuire la colpa a questi iloti della società moderna, se le loro abitazioni non sono più pulite dei porcili che si trovano qua e là tra le loro case! I proprietari non si vergognano di affittare abitazioni come le sei o sette cantine del quai, subito al disotto dello Scotland Bridge, le quali hanno il pavimento almeno due piedi sotto al livello dell'Irk — quando l'acqua è bassa — che scorre a meno di sei piedi da esse; o come il piano superiore della casa dell'angolo della riva opposta, immediatamente dopo il ponte, casa che ha il pianterreno inabitabile, senza ripari per le aperture delle porte e delle finestre. Questo è un caso che si presenta non raramente in questo quartiere, dove tali piani inferiori aperti sono utilizzati da tutto il vicinato, in mancanza di altri luoghi, come latrine.

Abbandoniamo l'Irk, per penetrare di nuovo nella parte opposta di Long Millgate, nel mezzo delle abitazioni operaie; arriviamo in un quartiere quasi nuovo che si stende dalla chiesa di S. Michele a Withy Grove e Shudehill. Qui almeno v'è un po' più d'ordine; invece del caotico modo di costruzione, troviamo strade e i vicoli chiusi, lunghi e diritti o costruiti con un piano ed in maggioranza cortili quadrangolari; ma se prima ogni singola casa, così qui almeno ogni strada ed ogni cortile sono costruiti ad arbitrio e senza riguardo alcuno alla posizione del resto. Una strada scorre, ora in una direzione, ora in un'altra, ad ogni passo si incontra un vicoletto chiuso o un angolo chiuso che vi conduce di nuovo al punto di partenza — chi non ha abitato a lungo in questi labirinti si smarrisce con facilità. La ventilazione delle strade — se posso adoperare la parola in rapporto a questo quartiere — e dei cortili è quindi cosi deficiente come quella dei quartieri dell'Irk, e se tuttavia questo quartiere ha qualche vantaggio sulla valle dell'Irk — le case sono nuove, le strade almeno hanno qualche scolo — esso ha però ad ogni casa una cantina abitata, il che si verifica raramente nella valle dell'Irk, a cagione della vecchiaia delle case e della maniera trascurata della loro costruzione. Del resto sono comuni ai due quartieri la sporcizia, i mucchi di rottami e di cenere, le pozzanghere sulle strade, e, nel quartiere del quale noi parliamo, trovasi un'altra circostanza che ridonda a grave danno degli abitanti, cioè la grande quantità di maiali che percorrono dappertutto le strade, intruffolando le sporcizie col grugno, o che sono nei cortili rinchiusi in piccole stalle. I proprietarii di maiali qui, come nella maggior parte dei quartieri operai di Manchester, prendono in affitto i cortili e vi mettono porcili; quasi in ogni cortile vi sono uno o più angoli chiusi, nei quali gli abitanti del cortile gettano tutte le immondizie ed i rifiuti — con ciò i maiali si ingrassano e l'aria rinchiusa in questi cortili costruiti con i quattro lati, diviene del tutto cattiva per le materie animali e vegetali che si putrefanno. In questo quartiere si trova una larga strada abbastanza decente — Millers-Street — che copre con discreto successo il fondo; ma, se si penetra in uno dei numerosi corridoi, che conducono nei cortili, si possono vedere ad ogni venti passi questi veri porcili.

Questa è Manchester vecchia — e se rileggo la mia descrizione, devo riconoscere che invece di essere esagerata non è abbastanza colorita per renderne evidente la sporcizia, l'impoverimento e l'inabitabilità, che è un'onta a tutti i riguardi dovuti alla pulizia, alla ventilazione, alla salute di questo tale quartiere che contiene almeno dai venti ai trenta mila abitanti. Ed un tal quartiere esiste nel centro della seconda città d'Inghilterra, della prima città industriale del mondo! Si deve venire soltanto qui se si vuol vedere quale piccolo spazio l'uomo abbia a sua disposizione per muoversi, che poca aria — e che aria! — gli necessiti in caso di bisogno per respirare, come egli possa vivere con così poca civiltà! È, a dir vero, la città vecchia — e questo fanno osservare coloro ai quali si parla dell'orribile stato di tale inferno in terra — ma che cosa vuol dir ciò? Tutto quello che suscita il nostro orrore e la nostra indignazione è di nuova origine, appartiene all'epoca industriale. Le duecento case che appartengono alla Manchester vecchia sono state da molto tempo abbandonate dai loro originarii abitanti; solo l'industria le ha fatte occupare da una schiera di operai che ora sono in esse alloggiati; solo l'industria ha costruito in ogni più piccola superficie tra quelle vecchie case, per procurare un tetto alle masse fatte venire dalle regioni agricole e dall'Irlanda; solo l'industria permette ai proprietarii di queste stalle d'affittarle ad alto prezzo come abitazioni, di sfruttare la miseria degli operai, di seppellire la salute di migliaia perchè in tal modo si arricchiscano i proprietarii; solo l'industria ha reso possibile che il lavoratore, appena liberato dalla schiavitù del corpo, venga usato di nuovo come semplice materiale, come una cosa che si deve chiudere in una abitazione che è troppo cattiva per qualsiasi altro, e che il proprietario per il suo amato denaro ha il diritto di fare andare altri completamente in rovina. Soltanto l'industria ha fatto ciò; essa non avrebbe potuto vivere senza questi operai, senza la miseria e la servitù d'essi. È vero che essendo cattiva la posizione primitiva di questo quartiere, non si potevano fare molte belle cose — ma i proprietarii e l'amministrazione della città hanno fatto qualche cosa per migliorare tuttociò con restauri? All'opposto, dove v'era soltanto un angolo libero, fu costruita una nuova casa, dove v'era un'uscita superflua fu chiusa con una costruzione; il valore del suolo crebbe con il fiorire dell'industria e tanto più saliva e tanto con maggior furore si costruì liberamente, senza riguardo alcuno alla salute ed alla comodità degli abitanti — nessuna baracca è tanto cattiva da non trovare sempre un povero che non può pagarsene una migliore — solo si curò il guadagno massimo possibile. Però è la città vecchia e di ciò si acquieta la borghesia; vediamo quindi che cosa è la città nuova (the new town).

La città nuova, detta anche la città irlandese (the Irish town) si distende dall'altra parte della città vecchia, sopra una collina argillosa tra l'Irk e St. George's Road. Qui cessa ogni aspetto di citta; singole serie di case o gruppi di strade sono sparsi qua e là sul nudo terreno argilloso, mai coperto d'erba; le case, o meglio i cottages, sono in cattivo stato, mai riparati, sporchi, con cantine ad uso abitazioni, sudicie ed umide, le strade non sono selciate e non hanno scoli, e s'incontrano numerose colonie di maiali chiusi in piccoli cortili o porcili, o liberi per le strade. Il fango in tutte le vie è tale, che solo quando il tempo è estremamente asciutto, si può camminare senza affondare sino al ginocchio. Vicino a St. George's Road le parti costruite si riuniscono, e si ha una serie di strade, vicoli chiusi, vie interne e cortili che sono tanto più vicini e tanto più disposti senz'ordine quanto più si trovano presso al centro della città. Per ciò sono in vero più sovente selciati od almeno hanno i marciapiedi selciati e gli scoli; la sporcizia, la cattiva condizione delle case ed in particolare delle cantine restano sempre le stesse.

È qui opportuno fare alcune osservazioni generali nel modo di costruzione usato nei quartieri operai di Manchester. Abbiamo veduto che nella città vecchia il caso presiede al raggruppamento delle case. Ogni casa è costruita senza riguardo alle altre e gli spazii che stanno tra le diverse case vengono designati con il nome di cortili in mancanza di altro nome. Nelle parti relativamente nuove dello stesso quartiere ed in altri quartieri operai, che furono costruiti nei primi tempi del fiorire dell'industria, troviamo una disposizione più regolare. Lo spazio tra due strade è diviso in cortili regolari nella maggioranza quadrangolari.

I cortili vennero fatti in tal modo sia da principio, e ad essi si arriva dalle strade per corridoi coperti. Se il complessivo modo di costruire senza piano, era già nocivo agli operai per l'impedimento posto alla ventilazione, questo metodo di rinchiudere gli operai in cortili chiusi da tutte le parti, è ancora più dannoso. L'aria dei cortili non può assolutamente uscirne ed i cammini delle case, quando sono accesi i fuochi, sono la sola via d'uscita per l'aria che è rinchiusa nei cortili12. Oltre a ciò ne viene, che le case sono costruite con i muri in comune e questo è sufficiente per impedire ogni buona ventilazione. E siccome la polizia delle strade non si preoccupa dello stato di questi cortili, rimane in essi tutto quello che vi è gettato e nessuno si meraviglierà della sporcizia e dei mucchi di cenere che vi si trovano. Sono stato in cortili — in Millers Street — che sono un mezzo piede più bassi della strada principale e che non hanno nessuno scolo per lo smaltimento delle acque piovane! Più tardi si è incominciato un altro metodo di costruzione, che ora è divenuto generale. I cottages per gli operai non sono più costruiti separatamente, ma a dozzine e persino a sessantine — un solo imprenditore costruisce una o due strade. Queste vengono ordinate nel modo seguente: la fronte è costituita da una prima serie di cottages — confronta il disegno più sotto — che sono così fortunati d'avere una porta dalla parte posteriore ed un piccolo cortile, e per essi si paga l'affitto più alto. Dietro al muro del cortile di questi cottages, corre una piccola strada, la strada interna (back-street) con costruzioni alle due estremità; ad essa conduce una piccola via od un passaggio coperto. I cottages che danno in questa strada sono i più a buon mercato e sono in generale molto trascurati. Hanno il muro posteriore in comune con la terza serie di cottages che danno sulla strada dall'altra parte e per essi si paga un affitto medio tra quello delle altre due serie.

Con questo metodo di costruzione la prima fila di cottages ha una buona ventilazione, la terza non l'ha peggiore di quelli costruiti secondo il vecchio sistema, quelli invece della serie di mezzo sono ventilati almeno tanto male come le case dei cortili, e la via interna è sporca come i cortili. Gli imprenditori preferiscono questo modo di costruzione per economia di spazio, e perchè dà loro il mezzo di sfruttare con tanto maggior successo gli operai meglio pagati, con gli alti affitti delle case della prima e della terza serie. Questi tre modi di costruire i cottages, si trovano in tutta Manchester, anzi in tutto il Lancashire e il Yorkshire spesso confusi, ma più spesso distinti, per modo che si può da essi stabilire l'età relativa delle singole parti della città. Il terzo sistema, quello della via interna, domina nei grandi quartieri operai dell'est di St George's Road, alle due parti di Oldham Road e Great Ancoats Street e si trova spessissimo anche negli altri quartieri operai di Manchester e dei suoi sobborghi. Nel su citato gran quartiere che si designa con il nome di Ancoats, sono situate in riva ai canali la maggior parte e le più grandi fabbriche di Manchester - edifici colossali con sei o sette piani, che si elevano con gli alti e sottili fumaiuoli sui bassi cottages operai. La popolazione del quartiere è perciò principalmente di operai delle fabbriche e, nelle peggiori strade, di tessitori. Le strade più vicine al centro della città sono le più vecchie e perciò le più brutte; tuttavia sono selciate e provviste di scoli; mi riferisco qui alle strade vicine a Oldham Road e Great Ancoats-Street. Più in là, a nord-est, si trovano parecchie strade di nuova costruzione; i cottages vi hanno apparenza graziosa e pulita, le porte e le finestre sono nuove e dipinte di fresco; le aree fabbricabili sono tra di essi più grandi e si incontrano più di sovente. Ciò si può dire del minor numero di abitazioni, poichè si trovano inoltre cantine abitate in quasi ogni cottage; molte strade sono senza selciato e senza scoli e quella bella apparenza è soltanto apparenza, che dopo dieci anni è già scomparsa. Il modo di costruire i cottages stessi non è meno condannabile della disposizione delle strade. Tali cottages sembrano da principio solidi e puliti, i massicci muri di mattone ingannano l'occhio, e, se si percorrono le strade nuove dei quartieri operai senza curarsi delle strade interne e dell'architettura delle case, ci si accorda con le opinioni dei fabbricanti liberali, secondo i quali gli operai in nessun altro paese hanno abitazioni migliori. Ma se si osserva più da vicino, si trova che i muri di questi cottages hanno lo spessore minimo possibile. I muri esterni che sopportano la cantina, il pianterreno ed il tetto sono al più dello spessore di un mattone — così che nello strato orizzontale i mattoni sono uniti l'uno all'altro per il lato più lungo ; io ho però veduti parecchi cottages della stessa altezza — alcuni in costruzione — con muri esterni aventi lo spessore di un solo mezzo mattone ed i mattoni erano disposti in modo da avere in comune il lato più stretto . Ciò si fa, in parte, per risparmio di materiale, in parte anche perchè gli imprenditori non sono i proprietari del suolo; lo hanno solo in affitto secondo l'uso inglese, per, venti, trenta, quaranta, cinquanta o novantanove anni; dopo quel tempo ritorna, con quanto vi è sopra, in proprietà del primitivo proprietario, senza che questo dia alcun compenso per le costruzioni fatte. Queste perciò vengono calcolate in modo che alla fine del tempo pattuito abbiano il minimo valore possibile; e siccome tali cottages si costruiscono solo venti o trenta anni prima di tale scadenza, è evidente che l'imprenditore non vorrà impiegarvi molto capitale. Ne viene inoltre che questi imprenditori, nella maggior parte muratori, o falegnami, o fabbricanti, sì per non diminuire il prodotto degli affitti, sì per la prossimità della retrocessione del terreno, non fanno alcuna riparazione o ne fanno pochissime; che a causa di crisi commerciali e della susseguente disoccupazione spesso strade intere restano vuote e che in conseguenza i cottages rapidamente decadono e divengono inalienabili. Si calcola che in generale le abitazioni operaie restino abitabili in media solo per quaranta anni; questo stupisce se si guardano i massicci e bei muri dei cottages nuovi i quali sembra debbano resistere per un paio di secoli — la meschinità della fondazione primitiva, la mancanza di riparazioni, restare spesso disabitate, il continuo cambiamento d'inquilini e oltre a ciò la devastazione che subiscono dagli stessi durante gli ultimi dieci anni — la maggior parte irlandesi che di sovente spezzano il tavolato e se ne servono per combustibile, — tutto ciò fa sì che i cottages siano completamente rovinati dopo quaranta anni. Da questo proviene quindi che il distretto di Ancoat, sorto al primo fiorire dell'industria e che venne per la maggior parte costruito in questo secolo, abbia una quantità di case vecchie e cadenti, che in maggioranza sono nell'ultimo stadio di abitabilità.

Non voglio qui dire di tutto il capitale che in tal modo è sciupato, come con poco, scegliendo una disposizione migliore, facendo le riparazioni a tempo, si sarebbe potuto conservare questo quartiere pulito decente ed abitabile — mi interessa qui solo la condizione delle case e degli inquilini e deve dirsi che non v'è sistema di allagare gli operai più dannoso e demoralizzante di questo. L'operaio è costretto ad abitare tali cottages in deperimento, perchè non se ne può pagare di migliori o perchè non ne esistono di migliori vicino alla sua fabbrica e forse anche perché appartengono al fabbricante e questi gli dà lavoro soltanto se prende una tale abitazione. Naturalmente il termine di quaranta anni non è generale, poichè se le abitazioni giacciono in una parte della città con molti edifici e vi è adunque per l'elevato costo del suolo probabilità di trovare sempre locatari, gli imprenditori fanno il possibile per tenere dette abitazioni in uno stato buono anche dopo i quaranta anni; ma certamente nulla fanno più dello stretto necessario, ed appunto queste case riparate sono le peggiori. Alle volte, quando minacciano epidemie, la coscienza, del resto sonnolenta, della polizia sanitaria si risveglia ed ispeziona i quartieri operai, chiude serie intere di cantine e di cottages, come è accaduto di parecchie vie vicine a Oldham Road; ma ciò non dura a lungo. Le abitazioni chiuse ritrovano tosto inquilini ed i proprietarii si trovano meglio cercando degli altri locatarii — si sa che la polizia sanitaria non ritorna subito.

Queste parti dell'est e del nord-est di Manchester sono le sole nelle quali la borghesia non ha eseguito costruzioni per il motivo che qui per dieci od undici mesi dell'anno dominano i venti d'ovest e sud-ovest che portano sempre verso queste parti il fumo di tutte le fabbriche, che non è poco. Solo gli operai possono respirarlo.

Al sud di Great Ancoats Street giace un grande quartiere operaio a metà costruito, una striscia di terra a colline nude, occupata da singole serie di case collocate disordinatamente o a carrés. In mezzo aree fabbricabili vuote, disuguali, fangose, senz'erba, per le quali, quando il tempo è umido, si può appena passare. I cottages sono tutti sporchi e vecchi, giacciono spesso in avvallamenti e ricordano in generale la città nuova. La parte attraversata dalla ferrovia di Birmingham è la più fabbricata, dunque è anche la peggiore. Qui scorre con infinite curve il Medlock in una valle qua e là simile a quella dell'Irk. Dai due lati del fiume con acque stagnanti, nere come la pece, dalla sua entrata in città al suo sbocco nell'Irwell, si distende una larga cinta di fabbriche e abitazioni operaie, le quali ultime sono tutte nella peggior condizione. La riva è in gran parte ripida e piena di costruzioni sin dentro al fiume, appunto come abbiamo già visto per l'Irk, e la disposizione delle case è segnatamente cattiva sia dalla parte di Manchester che di Ardwick, di Chorlton o di Hulme. Il luogo più orribile — se volessi parlare partitamente di tutte le località non la finirei più — giace però dalla parte di Manchester, subito a sudovest di Oxford-Road e si chiama la «piccola Irlanda» (Little-Ireland). In un buco abbastanza profondo, attorniato a semicerchio dal Medlock e da tutte le quattro parti da alte fabbriche, dalle rive coperte di alti edifici, si trovano 200 cottages in due gruppi, la maggior parte con il muro posteriore in comune a due abitazioni, e in essi abitano 4000 persone, quasi tutti irlandesi. I cottages sono vecchi, sporchi e fra i più piccoli, le strade sono piane, scabrose e per la maggior parte senza selciato e senza scoli; dovunque si incontrano ammassi di rottami, immondizie e fango tra pozzanghere stagnanti; l'atmosfera per le esalazioni è appestata e resa oscura e pesante dal fumo di una dozzina di comignoli; un gran numero di fanciulli e di donne, laceri, vagano in quelle località e sono tanto sporche quanto i maiali che si intrufolano nelle pozzanghere e nei mucchi di cenere — in poche parole, tutto il quartiere ha un aspetto così sgradevole e repugnante, come lo hanno appena i peggiori cortili vicini all'Irk. Gli abitanti che vivono in questi cottages, dietro le finestre rotte coperte di carta unta e le porte rose dai tarli e scardinate e persino nelle cantine oscure e umide, tra quella sporcizia infinita e quel fetore, in quella atmosfera quasi intenzionalmente serrata, devono essere in vero caduti nel grado più basso della umanità — tale è l'impressione e la conclusione finale che si impone ad una persona anche con uno solo esame esteriore di questo quartiere. Ma che deve dirsi, se si sente13 che in queste piccole case, le quali contengono al più due camere ed una soffitta, forse anche una cantina, abitano in media venti individui, che nell'intiero quartiere si trova in media una latrina ogni 120 persone — naturalmente nel maggior numero dei casi inaccessibile — e che malgrado tutte le prediche dei medici, malgrado tutta la commozione della quale fu presa la polizia sanitaria all'epoca del colera — relativamente alla condizione della piccola Irlanda — oggi nell'anno di grazia 1844 tutto è ancora al medesimo stato del 1831? Il D. Kay racconta che non solo le cantine ma che persino tutti i pianterreni in questo quartiere sono umidi; che un certo numero di cantine vennero riempite di terra, ma che poi vennero di nuovo vuotate ed ora sono abitate da irlandesi; che in una cantina a livello più basso del fiume l'acqua zampillava di continuo da una buca chiusa con argilla, così che l'inquilino, un tessitore a mano, doveva ogni giorno asciugare la sua cantina e riversare l'acqua nella strada.

Più oltre, in giù al lato sinistro del Medlock giace Hulme, che propriamente è solo un quartiere operaio, la cui condizione è quasi del tutto simile a quella dell'Ancoats. I quartieri con molte costruzioni sono nella maggior parte cattivi e presso a rovina; i meno popolati sono costruiti secondo la nuova foggia, arieggiati, ma i più sono sprofondati nel fango. Lo stato dei cottages è generalmente umido come la struttura delle vie interne e delle cantine abitate. Sulla riva opposta del Medlock, in Manchester propriamente detta, si trova un secondo grande quartiere operaio che si distende alle due parti di Deansgate fino al quartiere commerciale ed in parte non la cede alla città vecchia. Specie nella vicinanza immediata del quartiere commerciale, tra Bridge Street e Quai Street, Princess Street e Peter Street, il modo di costruire le case aderenti le une alle altre, che abbiamo riscontrato nei cortili della vecchia città, è peggiorato. Qui si vedono strade lunghe e strette, tra esse cortili stretti e ad angolo e passaggi con entrate ed uscite poste in modo così irregolare, che in questo labirinto, ad ogni istante, se non si conosce esattamente ogni passaggio ed ogni cortile, si è in un vicolo chiuso od in un luogo senza uscita. In tali contrade, strette, cadenti e sporche, abita, secondo il Dr. Kay, la classe più demoralizzata di tutta Manchester; i suoi mestieri sono il furto e la prostituzione e, secondo tutte le apparenze, il Dr. Kay ha pur questa volta ragione. Quando nel 1831 la polizia sanitaria fece qui le sue ispezioni, vi trovò la sporcizia grande come presso l'Irk e nella «piccola Irlanda» (che ora le cose non sieno in condizioni migliori posso testimoniarlo io stesso) e tra l'altro trovò che in Parliament Street per 390 persone e in Parliament Passage, per trenta case popolatissime, v'era una sola latrina.

Procediamo per l'Irwell verso Salford; troviamo in una penisola formata da questo fiume, una città di 80000 abitanti che è un solo quartiere operaio, attraversato da una sola larga strada. Salford, un tempo più importante di Manchester, era il capoluogo del distretto circostante al quale dà ancora il nome (Salford Hundred). Per conseguenza pur qui v'è un quartiere abbastanza vecchio e perciò molto malsano, sporco e cadente, che giace di fronte alla vecchia chiesa di Manchester ed è in uno stato così cattivo come la vecchia città dall'altra parte dell'Irwell. Più lontano del fiume a valle giace un nuovo distretto che però ha già più di quaranta anni ed è quindi abbastanza cadente. Tutta Salford è costruita con cortili e piccole strade che sono così strette, da rammentarmi le strade più strette che io abbie vedute, quelle di Genova. Sotto tale rapporto in media il modo con cui è costruita Salford è ancora peggiore di quello di Manchester ed altrettanto può dirsi della pulizia. Se in Manchester la polizia visitò i quartieri operai almeno di tempo in tempo — ad intervalli dai sei ai dieci anni — chiuse le abitazioni peggiori, fece ripulire i luoghi più sporchi di questa stalla d'Augia, qui in Salford sembra che non abbia fatto nulla di nulla. Le strette vie laterali ed i cortili di Chapel Street, Greengate e Gravel Lane certo dopo la loro costruzione, non sono mai stati ripuliti. Ora la ferrovia di Liverpool vi passa in mezzo su un alto viadotto e parecchi angoli sudici sono spariti, ma che fà? Se si passa su questo viadotto, si vede bastante sporcizia e miseria e se qualcuno si da la fatica di percorrere quelle stradicciuole, di guardare attraverso le porte e finestre aperte, nelle cantine e nelle case, si persuaderà ad ogni momento che gli operai di Salford vivono in abitazioni ove la pulizia e le comodità sono impossibili. La medesima condizione troviamo nelle parti più lontane di Salford, Islington, a Regent Road e dietro la ferrovia di Bolton. Le abitazioni operaie tra Oldfield Road e Gross Lane, dove si trova alle due parti di Hope Street una massa di cortili e di vicoli in pessimo stato, gareggiano in sporcizia e densità di popolazione con la città vecchia di Manchester. In questa località trovai un uomo che dall'apparenza poteva avere sessanta anni, il quale abitava nella stalla di una vacca — aveva munito quella cassa quadrangolare, senza finestre e senza pavimento, di una specie di camino, vi aveva portato un letto e vi abitava, benchè la pioggia attraversasse il tetto cadente. L'uomo era troppo vecchio per avere un lavoro regolare e viveva trasportando letame con la sua carriola; il mucchio di letame era vicinissimo alla sua stalla.

Tali sono i vani quartieri operai di Manchester come ebbi occasione di osservare io stesso durante venti mesi. Riassumendo il risultato delle nostre peregrinazioni per queste località, dobbiamo dire che i 350,000 operai di Manchester e dei suoi sobborghi abitano quasi tutti in cottages, cattivi, umidi e sporchi, che le strade di quei quartieri sono nello stato peggiore ed il più sudicio, senza alcun riguardo alla ventilazione e disposte solo con riguardo al guadagno che va al costruttore — in una parola possiamo dire che nelle abitazioni degli operai di Manchester non è possibile alcuna pulizia, alcuna comodità e adunque neppure alcun comfort; che in queste abitazioni solo una razza non più umana, degradata, ammalata di corpo, moralmente e fisicamente discesa al livello delle bestie, può sentirsi, in una condizione felice ed a suo agio. Ed io non sono il solo a sostenere ciò abbiamo visto che il Dr Kay dà la stessa descrizione, e per di più voglio esporre quanto dice un liberale, un'autorità conosciuta e molto apprezzata dai liberali, un avversario fanatico di ogni movimento indipendente degli operai, il signor Senior14:

«Quando andai nelle abitazioni dei lavoratori delle fabbriche di Ancoats, della città irlandese e della piccola Irlanda, mi maravigliai solo del come fosse possibile conservare una salute tollerabile in tali abitazioni. Queste città — poiché sono tali per l'estensione e per il numero degli abitanti — sono state costruite con un'estrema mancanza di riguardi rispetto a tutto, eccettuato l'utile immediato degli speculatori che le costruivano. Un falegname ed un muratore si associavano per comperare un'area fabbricabile (cioè per prenderla in affitto per un certo numero d'anni) e coprirla di case, case per modo di dire; in un luogo trovammo una strada intera che seguiva un profondo fossato, affine di poter costruire cantine senza la spesa delle escavazioni, cantine che non servivano come ripostigli o magazzini, ma bensì per abitazioni di uomini. Nessuna casa in questa strada sfuggì al colera. E in generale le strade in questi sobborghi sono senza selciato, con un mucchio di letame o una pozzanghera nel mezzo; le case sono costruite con il muro posteriore in comune e senza ventilazione o possibile prosciugamento, e famiglie intere sono ammonticchiate nell'angolo di una cantina od in una soffitta».

Feci menzione, sopra, di una attività eccezionale, quella volta dalla polizia sanitaria al tempo del colera in Manchester. Quando questa epidemia si avvicinava, la borghesia della menzionata città ne sentì un generale terrore; si ricordavano le malsane abitazioni degli operai e si tremava per la certezza che ognuno di questi quartieri sarebbe stato un centro per il contagio, da dove questo avrebbe portata la desolazione in tutte le direzioni nei quartieri della classe possidente. Tosto si nominò una Commissione di sanità per ispezionare tali quartieri ed informare del loro stato esattamente il Consiglio di città. Il Dr Kay, membro della Commissione, che visitò minutamente tutti i distretti di polizia, meno l'undecimo, dà alcuni estratti del suo rapporto. Vennero ispezionate in tutto 6951 case — naturalmente solo nella Manchester propriamente detta, esclusi Salford ed i sobborghi; d'esse 2565 avevano urgente bisogno di essere intonacate internamente, in 960 si erano trascurate le necessarie riparazioni (were out of repair), 936 erano senza condutture sufficienti, 1435 erano umide, 452 mal ventilate, 2221 senza latrine. Delle 687 strade ispezionate, 248 non erano selciate, 53 lo erano solo in parte, 112 erano mal ventilate, in 352 si riscontrarono pozzanghere stagnanti, mucchi di immondizie, rifiuti, ecc. Come è naturale fu assolutamente impossibile di ripulire una tale stalla d'Augia prima dell'arrivo del colera; si dovette limitarsi alla pulizia di alcune delle parti peggiori e per il resto si lasciarono le cose come erano — si comprende che nei luoghi ripuliti come lo prova la piccola Irlanda, dopo un paio di mesi si riscontrava l'eguale sporcizia di prima. E sulla condizione interna di queste abitazioni, la medesima Commissione riferì cose simili a quelle che già conosciamo per Londra, Edimburgo ed altre città.

«Spesso un'intera famiglia irlandese è stipata in un sol letto; spesso si trovano mucchi di paglia sporca e di cenci di vecchi sacchi, tutto mischiato; in tali abitazioni ognuno è trascinato in basso per il bisogno, per l'incoscienza e per la negligenza. Spesso gli ispettori trovarono in una casa con due camere due famiglie; una stanza serviva a tutte e due, l'altra serviva da cucina e per mangiare; e spesso più di una famiglia abitava in una cantina umida nella ai atmosfera pestilenziale erano stipati dai dodici ai sedici individui; oltre queste sorgenti di malattie si mostravano in quei luoghi dei maiali ed altre cose stomachevoli delle specie più rivoltanti»15.

Noi dobbiamo aggiungere che molte famiglie, anche quelle che hanno una sola camera, accettano, dietro compenso, pensionanti e persone a dormire; e tali persone dei due sessi dormono nello stesso letto degli inquilini ordinarii; e così ad esempio il rapporto sulle condizioni sanitarie della classe operaia di Manchester informa che per sei o più volte furono trovati a dormire nello stesse letto un uomo, sua moglie e sua cognata adulta. Le ordinarie case d'alloggio sono anche qui molto numerose. Il Dr. Kay stabilisce, nel 1831, il loro numero in 267 nella Manchester propriamente detta, e da allora devono essere di molto aumentate. Esse ricevono dai venti ai trenta ospiti ed assieme danno quindi alloggio dalle cinque alle seimila persone; il carattere delle case e dei loro clienti è lo stesso di quello delle altre. In ogni camera si trovano da cinque a sette letti sul pavimento e vi si mettono quante più persone si può, come si trovano, e tutte assieme. Quale atmosfera fisica e morale domini in tali caverne non occorre dire. Ognuna di queste case è un centro di delitti ed il campo di azioni che rivoltano l'umanità e che forse non sarebbero state compiute senza questa violenta centralizzazione dell'immoralità16. Il numero di coloro che abitano nelle cantine è calcolato dal Gaskell a 20000 per Manchester propriamente detta. Il «Weekly Dispatch» afferma, secondo informazioni ufficiali, ch'essi sono il 12 per cento della popolazione operaia, e ciò concorda pienamente con quanto si è detto innanzi arrivando il numero degli operai a 175000, e 21000 corrispondono appunto al 12 per cento. Le cantine abitate nei sobborghi sono almeno così numerose come nella città, e per tal modo le persone che abitano nelle cantine a Manchester presa in senso largo, non sono meno di 40 a 50000. E basta sulle abitazioni degli operai nelle grandi città. Il modo con il quale si soddisfa il bisogno di ricoverarsi dà una misura del come sono soddisfatti tutti gli altri bisogni. Si comprende che in tali sudicie topaie soltanto possano vivere cenciosi e mal nutriti. E così è infatti. Gli abiti degli operai sono nella enorme maggioranza nella loro peggior condizione. La stoffa che adoperano non è della più appropriata; la lana ed il lino sono quasi spariti dai loro armadi e sono sostituiti dal cotone; le camicie sono di tela di cotone imbiancato o colorato; del pari gli abiti delle donne sono per la maggior parte di tela di cotone per lo più stampata; sottane di lana si vedono di raro tra la biancheria che si dà a lavare. Gli uomini in generale hanno pantaloni di velluto di cotone e di altre stoffe pesanti di cotone e mantelli e le giacche sono della stessa stoffa. Il velluto di cotone (fustian) è divenuto persino proverbialmente il costume degli operai; fustian-jackets, con tale nome vengono chiamati gli operai e si chiamano tra di loro in contrapposto ai ricchi che si vestono con panno di lana (broadcloth). Quest'ultimo termine è pure usato per designare la classe media.

Quando Feargus O' Connor, il capo dei cartisti, durante l'insurrezione del 1842, si recò a Manchester, vi apparve tra gli applausi frenetici degli operai con un abito di velluto di cotone. I cappelli sono generalmente usati in Inghilterra anche dagli operai, cappelli dalle forme le più diverse, rotondi, conici o cilindrici, a tesa larga, o stretta o senza — solo i giovani portano le berrette nelle città industriali. Chi non ha cappello, si fa una berretta bassa quadrangolare di carta. L'intero abbigliamento dell'operaio — anche se in buona condizione — è poco corrispondente al clima. L'aria umida d'Inghilterra, che per i suoi repentini cangiamenti produce, più d'ogni altra, raffreddori, costringe la classe media a portare flanella direttamente sulla pelle della parte superiore del corpo; cravatte, giacche e fascie di flanella sono d'uso quasi generale. La classe operaia non solo fa senza di tali precauzioni, ma altresì generalmente non è quasi mai in condizione di adoperare un filo di lana per vestirsi. Le pesanti stoffe di cotone benchè più grosse, più rigide e più pesanti del panno di lana, molto meno di questa tengono lontano il freddo e l'umidità, restano e per la grossezza e per la natura del materiale più a lungo umide e sopra tutto non hanno la densità del panno gualcato di lana. E se l'operaio vuole procurarsi un abito di panno per le domeniche, deve recarsi in uno dei negozi che vendono a buon mercato, dove compera panno cattivo, il così detto «devil's dust» che «è fatto solo per vendere, non per portare» — dopo quindici giorni si straccia o lascia vedere le trame — o deve comperare dal rigattiere un abito vecchio, mezzo rotto, che ha già servito a lungo e che potrà servirgli utilmente solo poche settimane. Ma, oltre a ciò, per la maggior parte il guardaroba si riduce in cattivo stato, e di tempo in tempo viene la necessità di portare i migliori abiti al monte di pietà. Per un numero molto grande però, in ispecie per gli operai di sangue irlandese, gli abiti sono veri cenci, che spesso non si possono più rattoppare, e dei quali non si può più conoscere il colore per le rammendature. Gli inglesi però e gli anglo-irlandesi li rappezzano ancora, ed in quest'arte sono prodigiosamente progrediti. Lana o tela da sacchi su velluto di cotone o viceversa, questo non importa loro nulla — ma gli irlandesi immigrati non rappezzano quasi mai, se non in caso di estrema necessità, quando cioè l'abito si dividerebbe in due parti; di ordinario gli stracci della camicia escono dagli strappi della giacca o dei pantaloni; portano, come dice Tommaso Carlyle17,

«un abito di stracci, in modo che l'operazione più difficile è il vestirsi e lo svestirsi e viene cambiato solo nei giorni festivi ed in tempi estremamente favorevoli».

Gli irlandesi hanno inoltre introdotto in Inghilterra l'uso di andare scalzi, uso prima sconosciuto. Ora si vede in tutte le città industriali una quantità di persone scalze, fanciulli e donne in particolare, e tale uso si introduce a poco a poco anche tra gli inglesi più poveri.

Come degli abiti, così si dica del nutrimento. Gli operai comperano ciò che è troppo cattivo per la classe possidente. Nelle grandi città d'Inghilterra si possono avere tutte le cose migliori, ma costano caro; l'operaio che deve mantenere la casa con pochi quattrini, non può impiegare molto per gli acquisti; inoltre il salario gli è pagato in generale il sabato sera —si è già incominciato a pagare al venerdì, ma questo uso molto buono è ben lungi dall'essere generale e perciò può andare al mercato solo al sabato sera alle quattro, alle cinque o alle sette; dal mercato la classe media ha già esportato il meglio fino dal mattino. Al mattino il mercato abbonda delle cose migliori, ma quando gli operai vi giungono, il meglio è già smaltito e, se anche ve ne fosse, probabilmente non potrebbero comperare. Le patate comperate dagli operai sono per la maggior parte cattive; legumi avvizziti. Il formaggio vecchio e di qualità non buona, il lardo rancido, la carne magra, vecchia, tigliosa di animali vecchi o crepati— spesso già mezzo putrida. I rivenditori sono per la maggior parte piccoli rivenduglioli, che comperano le cose peggiori che possono rivendere a così buon prezzo a causa della loro cattiva qualità. Gli operai più poveri devono anche usare un altro raggiro per poter avere per il loro scarso denaro l'articolo che desiderano d'acquistare, sia pure dell'ultima qualità. Siccome le botteghe devono chiudersi alle 12 pom. del sabato ed alla domenica devono rimaner chiuse, così tra le 10 e le 12 del sabato si vendono ad un prezzo vilissimo tutte quelle mercanzie che non si possono conservare fino al lunedì. Di quello però che alle dieci è ancora sul mercato i nove decimi non sono più utilizzabili alla domenica mattina, ed appunto tali generi formano il pranzo domenicale della classe più povera. La carne comperata dagli operai è spesso immangiabile, ma, dal momento che l'hanno comperata, devono mangiarla. Il 6 gennaio 1844 — se non m'inganno — vi fu seduta del tribunale del mercato (court leet) in Manchester e undici rivenditori vennero condannati per aver venduta carne immangiabile. Ad ognuno di essi erano state confiscate da cinquanta a sessanta libbre di carne, o parecchie pecore, o un intero vitello, o un intero maiale, tutti in quello stato. Presso uno di essi vennero sequestrate sessantaquattro oche di natale ripiene, rimaste invendute a Liverpool e perciò spedite a Manchester dove arrivarono sul mercato putrefatte e puzzolenti. L'intiera storia con il nome dei condannati e l'ammontare delle pene venne allora minutamente esposta sul Manchester Guardian. Nelle sei settimane dal 10 luglio al 14 agosto, il detto giornale espose altri tre casi della stessa specie; secondo il numero del tre luglio, in Heywood venne confiscato ad un macellaio un maiale di duecento libbre, che, trovato morto e putrefatto, fu tagliato a pezzi e posto in vendita; secondo il numero del 31 luglio due macellai di Wigan, uno dei quali recidivo dello stesso delitto, vennero condannati per esposizione di carne immangiabile, rispettivamente a due e a quattro lire sterline; nel numero del 10 agosto veniva narrato che ad un commerciante di Bolton vennero sequestrati ventisei prosciutti immangiabili; i prosciutti vennero pubblicamente arsi ed il commerciante multato di venti lire sterline. E questa è ben lungi dall'essere una lista completa, e nemmeno una media di sei settimane, sulla quale si possa calcolare la media annua — accade spesso che ogni numero del Guardian, che si pubblica due volte la settimana, abbia una lista di tali casi avvenuti a Manchester o nel distretto circostante — se si pensa quanti casi non sono puniti e per la vastità del mercato che si distende per tutte le vie principali e per la poca sorveglianza degli ispettori del mercato — altrimenti come sarebbe spiegabile la sfacciataggine con la quale si portano a vendere al mercato interi animali? — se si pensa quanto grande deve essere la tentazione nei casi su accennati perchè le pene sono incredibilmente lievi — se si pensa in quale condizione un pezzo di carne deve già, essere, per venire confiscato dagli ispettori, come completamente immangiabile, si può ritenere come impossibile che gli operai abbiano normalmente carne buona e nutriente. Ma essi vengono giuocati ancora in altro modo dalla brama di denaro della classe media. I negozianti ed i fabbricanti falsificano tutti gli alimenti in modo ingiustificabile senz'alcun riguardo alla salute di coloro che dovranno consumarli. Più innanzi abbiamo lasciato parlare il Guardian, ora lasciamo parlare un altro giornale della classe media — amo prendere a testimoni i miei avversari — ascoltiamo il Liverpool Mercury:

«Burro salato è venduto per fresco o viene coperto il pezzo di burro salato con uno strato di burro fresco, o si mette in mostra, per farlo assaggiare, burro fresco, e dopo l'assaggio si vende il burro salato, o se ne leva via il sale, ed il burro viene dato per fresco. Allo zucchero si mescola riso in polvere o altre materie a buon mercato ed il tutto è venduto al prezzo dello zucchero. I rifiuti delle fabbriche di sapone sono del pari venduti misti ad altre materie, come zucchero. Al caffè in polvere si mescolano cicoria od altre materie confezionate come grani di caffè. Il cacao è spesso mescolato con terra oscura, minutamente polverizzata e che è facilmente mescolabile con il puro cacao mediante grasso.

Il the è mescolato con foglie di susino, o si vendono per the fresco foglie di the già, usato, asciugate, arrostite su lastra di rame riscaldate per dar loro il colore. Il pepe è falsificato con polvere di scorze ecc.; il vino d'Oporto è notoriamente fabbricato (con alcool, materie coloranti ecc.), poichè se ne beve in Inghilterra più di quanto ne produca tutto il Portogallo, ed il tabacco è mescolato con materie nauseanti di tutte le specie, in tutte le forme sotto le quali questo articolo è messo in vendita»

(Posso aggiungere che in causa della generale sofisticazione del tabacco parecchi tra i più distinti tabaccai di Manchester dichiararono pubblicamente che nessuno di tali negozii può sostenersi senza falsificazioni e che nessun sigaro che costa meno di tre pence può essere di tabacco). Come è naturale tutto ciò che riguarda la falsificazione dei mezzi di nutrizione, non si ferma qui potrei numerarne almeno ancora una dozzina — tra le altre la viltà, di mescolare gesso o creta alla farina; in tutti gli articoli si inganna; flanelle, calze, ecc. sono stirate per farle apparire più grandi ed alla prima lavatura si restringono; panno basso è venduto per alto un pollice e mezzo o tre; la maiolica è coperta da uno strato così sottile che è come non fosse smaltata e prestissimo si logora; e così cent'altre infamie. Tout colme chez nous — ma chi maggiormente sopporta le conseguenze della falsificazione sono gli operai. Il ricco non è ingannato perchè può pagare i prezzi elevati delle grandi botteghe che devono mantenere la buona fama e che si danneggerebbero molto se tenessero merci cattive, falsificate; il ricco è abituato al buon cibo e nota l'inganno più facilmente con la sua lingua delicata. Ma il povero, l'operaio, per il quale un paio di centesimi contano molto, che per poco danaro deve acquistare molta merce, che nè deve, nè può esaminarne scrupolosamente la qualità, perchè non ebbe mai occasione di raffinare il suo gusto, che riceve tutte le merci falsificate e spesso avvelenate, deve andare da piccoli negozianti, deve forse comperare a credito, e questi negozianti, che a cagione dei loro piccoli capitali e del maggior prezzo d'acquisto non possono vendere affatto a basso prezzo, come i più grossi venditori al minuto, devono e per il basso prezzo che viene richiesto dai loro avventori e per vincere la concorrenza degli altri, volenti o nolenti, procurarsi merci falsificate. Inoltre se un importante venditore al minuto che ha impiegato nel suo negozio un grosso capitale, si lasciasse cogliere come falsificatore, sarebbe rovinato; che ha invece da temere un piccolo negoziante che provvede di generi una sola strada, se si scoprono le sue falsificazioni? Se a Ancoats non si ha più fiducia in lui, egli si ritira a Chorlton o a Hulme dove nessuno lo conosce e dove ricomincia di bel nuovo ad ingannare; e pene legali sono comminate per le minime falsificazioni, sia pure che involgano una sottrazione alle imposte sul consumo.

Ma non solo nella qualità ma anche nella quantità delle merci è ingannato l'operaio inglese; i piccoli negozianti hanno, per la maggior parte, pesi e misure false; e si può leggere una incredibile quantità di condanne che si hanno giornalmente, secondo le informazioni di polizia, per tali delitti. Come sia generale questa specie d'inganni nei distretti che hanno fabbriche, ce lo possono insegnare alcuni estratti del «Manchester Guardian»; essi si estendono solo ad un tempo limitato ed inoltre non ne ho innanzi tutti i numeri.

Guardian 16 giugno 1844, Sessioni di Rochdale: 4 commercianti condannati da cinque a dieci scellini di multa per pesi troppo leggeri. — Sessioni di Stockport: 2 commercianti ad un scellino di multa; uno di essi si aveva sette pesi troppo leggeri e l'altro un piatto della bilancia falso; entrambi erano stati precedentemente ammoniti.

Guardian 19 giugno. Sessioni di Rochdale: puniti un commerciante e due contadini con dieci scellini.

Guardian 22 giugno. Manchester, Giudicato di pace: 19 rivenditori puniti da 2 scellini e mezzo a due sterline.

Guardian 26 giugno. Sessioni di Ashton: 14 commercianti e contadini puniti da due scellini e mezzo ad una sterlina. Piccole sessioni di Hyde, 9 contadini e commercianti condannati alle spese ed a cinque scellini di multa.

Guardian 9 luglio. Manchester: 16 commercianti condannati alle spese ed alla multa sino a dieci sterline.

Guardian 13 luglio. Manchester: 9 commercianti puniti con multe da due scellini e mezzo a venti scellini.

Guardian 24 luglio. Rochdale: 4 commercianti puniti con multa da dieci a venti scellini.

Guardian 27 luglio. Bolton: 12 commercianti ed osti condannati alle spese.

Guardian 3 agosto. Bolton: 3 commercianti e osti condannati alla multa da due scellini e mezzo a cinque scellini.

Guardian 10 agosto. Bolton: un commerciante condannato a cinque scellini di multa.

E per gli stessi motivi per cui l'inganno nella qualità della merce ricade sugli operai, pure su di essi ricade principalmente l'inganno relativo alla quantità.

Il nutrimento ordinario degli operai naturalmente varia con il salario. I meglio pagati, specialmente gli operai delle fabbriche, con famiglie ciascun membro delle quali è in grado di guadagnare qualche cosa, hanno, finchè ciò dura, buon nutrimento, giornalmente carne, alla sera lardo e formaggio. Gli operai che guadagnano meno, mangiano carne solo alla domenica o due o tre volte alla settimana, quindi maggior quantità di patate e di pane; scendendo a poco a poco più in basso, troviamo il nutrimento animale ridotto a patate con un po' di lardo tagliato — più in basso ancora, anche questo scompare e troviamo solo formaggio, pane, porridge e patate fino a che nei gradi più bassi, presso gli irlandesi, le patate formano la sola nutrizione. Si beve poi generalmente un the leggiero misto con zucchero, latte ed acquavite; il the è considerato in Inghilterra ed anche in Irlanda una bevanda necessaria e indispensabile, come presso di noi il caffè, e, dove non si beve più the, là, domina la più tetra povertà.

Tutto questo però sotto la presupposizione che l'operaio sia occupato; se non ha lavoro è abbandonato interamente al caso e mangia ciò che gli viene regalato o che racimola elemosinando o che ruba; e se non riceve niente, come abbiam veduto, patisce la fame. Si comprende che la quantità come la qualità del cibo sono commisurate al salario e che presso gli operai peggio pagati, anche durante il tempo che hanno lavoro, specie se hanno una famiglia numerosa, domina la fame; e il numero di questi operai è molto grande. Particolarmente a Londra, ove la concorrenza degli operai cresce nella stessa misura della popolazione, questa classe è molto numerosa, ma esiste anche in tutte le altre città. Si cercano allora tutti i ripieghi possibili, si mangiano buccie di patate, avanzi di legumi, vegetali in putrefazione18 in mancanza di altro nutrimento, e tutto ciò che forse contiene ancora un atomo di nutrimento è avidamente portato via. E, se il salario settimanale è esaurito prima della fine della settimana, succede spesso che la famiglia, durante gli ultimi giorni di questa, non abbia alcun nutrimento o solo lo stretto necessario per non morir di fame. Un tal genere di vita non può naturalmente che produrre malattie numerosissime, e se queste per sopra mercato colpiscono l'uomo, dal lavoro del quale la famiglia principalmente vive e la cui attività strapazzatissima richiede il massimo di nutrimento, se quindi soccombe, se ammala, la miseria è ancor più grande; in tal modo si mostra la brutalità con la quale la società abbandona i proprii membri appunto nell'ora in cui essi hanno il massimo bisogno del suo appoggio.

Riassumiamo adunque per concludere i fatti esposti: le grandi città sono principalmente abitate da operai; nel caso più favorevole si ha un borghese su due, spesso tre e, qua e là, su quattro operai; questi operai non hanno affatto proprietà e vivono del salario, che quasi sempre passa dalla mano alla bocca; la società divisa in atomi non si cura di lui, lascia ch'egli si curi di sè e della sua famiglia e non gli dà i mezzi per poterlo fare in modo duraturo ed efficace. Ogni operaio, anche il migliore, è sempre soggetto a non aver pane, cioè alla morte per fame, e molti vi soggiaciono; le abitazioni degli operai sono generalmente mal raggruppate, mal costruite, tenute in cattivo stato, mal ventilate, umide e malsane; gl'inquilini sono rinchiusi nello spazio più ristretto, e nel maggior numero dei casi in una camera dorme almeno una famiglia; la disposizione interna delle abitazioni è povera a gradi diversi sino alla assoluta mancanza pure dei mobili più necessari; gli abiti degli operai sono pure in generale meschini e per moltissimi stracciati; gli alimenti sono generalmente cattivi, spesso quasi immangiabili e spessissimo, almeno a periodi, in quantità insufficiente, così che nel maggior numero dei casi l'operaio soffre la fame. La classe operaia delle grandi città ci offre una condizione di vita a gradazioni diverse — in casi favorevoli una esistenza temporaneamente sopportabile, buon salario per un lavoro intenso, buona abitazione e quindi nutrimento non cattivo. Tutto buono e sopportabile naturalmente dal punto di vista degli operai — nel caso peggiore la miseria più estrema che può andare fino alla mancanza di tetto ed alla fame; la media sta tuttavia più vicina al caso peggiore che al migliore. E queste gradazioni non si dividono in classi in modo da poter dire: a questa frazione di lavoratori la va bene, a quella la va male, e così resta e così fu sempre; ma, se anche quà e là si dà il caso che singoli gruppi operai in complesso godano un privilegio su di altri, la posizione dell'operaio oscilla in ogni ramo tanto che ad ogni singolo operaio può accadere di percorrere tutte le gradazioni, da un comfort relativamente sopportabile alla miseria estrema, perfino alla fame — qualsiasi proletario inglese può narrare di notevoli cambiamenti di fortuna. Ne vogliamo ora osservare le cause più particolarmente.


Note

1. (1892) Ciò accadeva cinquanta anni fa, all'epoca delle pittoresche navi a vela; quelle che ancora arrivano a Londra sono nei docks, il Tamigi è coperto di brutti vapori fuliginosi.

2. Dopo avere scritta le descrizione che segue, vidi sui distretti operai in Londra un articolo nell'Illuminated Magazine (ottobre 1844) che in molti punti è quasi letteralmente conforme alla mia descrizione e che s'accorda col resto completamente. È intitolato: The Dwelling of the Poor, from the note-book of an M. Dr. (Medicinae Doctor).

3. L. 8,75 italiana.

4. Citato in Dr. W. P. Alison, F. R. S. E. fellow and late President of the Royal College of Physicians ecc. Observations on the Management of the Poor in Scotland and its effects on the Health Great Towns. Edimburg, 1840. L'autore è un religioso tory e fratello dello storico Arch. Alison.

5. Report to the Home Secretary from the Poor-Law Commissioners, on an Inquiry into the Sanitary Condition of the Labouring Classes of Great Britain. With Appendices. Presented to both Houses of Parliament in July 1842, 3 vol. in folio. — Raccolto ed ordinato su informazioni di medici da Edwin Chadwick, segretario della commissione per la legge sui poveri.

6. The Artizan, 1842, fascicolo d'ottobre, periodico mensile.

7. Arts and Artizans at Home and Abroad. By J. C. Syinons. Edimburgh 1839. L'autore, evidentemente scozzese, è un liberale e perciò pieno di prevenzione contro ogni movimento operaio indipendente. I passi citati si trovano a pag. 116 e seguenti.

8. Quando si parla di miglia senz'altra indicazione, si deve intendere che si tratta di miglia inglesi; 69 e mezzo di queste formano un grado dell'equatore e sono perciò eguali a 5 miglia tedesche.

9. Non si dimentichi che queste cantine non sono affatto ripostigli, ma abitazioni per uomini.

10. Filatoio automatico.

11. The Moral and Physical Condition of the Working Classes, employed in the Cotton Manufacture in Manchester, By James Ph. Kay, Dr. Med. Scambia la classe operaia in generale con la classe operaia delle fabbriche — del resto eccellente.

12. E ciò nonostante un saggio liberale inglese — nei rapporti della Children's Empi. Comm. — sosteneva che questi cortili sono un capolavoro dell'architettura cittadina, perchè essi, come piccole piazze pubbliche, migliorerebbero la ventilazione e la circolazione dell'aria! Ciò avverrebbe se ogni cortile avesse due o quattro uscite larghe, aperte superiormente e poste le une di fronte alle altre, per cui l'aria potesse circolare — ma essi non hanno mai due uscite e raramente ne hanno una, e quasi tutte sono piccole e coperte.

13. Dr. Kay l. c.

14. Nassau W. Senior, Letters on the Factory Act to the Re. Hon. the President of the Board of Trade. (Chas. Poulett Thomson Esq.), London, 1837, p. 24.

15. Kay, p. 32.

16. P. Gaskell, the Manufacturing Population of England, its Moral, Social and Physical Condition, and the changes, which have arisen from the Use of Steam-Machinery With an Examination of Infant Labour. “Fiat Justitia„, 1833. Descrive principalmente la condizione degli operai del Lancashire. L'autore è un liberale, ma scriveva in un tempo in cui non spettava ancora al liberalismo di magnificare la “felicità„ degli operai. Perciò è ancora senza prevenzioni e può aver occhi per vedere i mali dello stato attuale e specie del sistema delle fabbriche. Ma scrisse anche prima della “Factories Inquiry Commission„ e ripete da fonti equivoche opinioni contradette poi dal rapporto della commissione. L'opera, quantunque complessivamente buona, è quindi, — pure perchè come Kay confonde la classe operaia in generale con la classe operaia delle fabbriche in particolare — da usarsi con cautela per alcune parti. La storia dello sviluppo del proletariato data nell'introduzione, è principalmente presa da quest'opera.

17. Thomas Carlyle, Chartism. London, 1840, p. 28. Su Thomas Carlyle vedasi oltre.

18. Weekly Dispatch, aprile o maggio 1844, secondo un rapporto del Dottore Southwood Smith sulla condizione dei poveri in Londra.



Ultima modifica 2019.07.31