La situazione della classe operaia in Inghilterra (1845)

Friedrich Engels


Tradotto direttamente dall'originale tedesco da Vittorio Piva (†1907) e trascritto da Leonardo Maria Battisti, giugno 2018


VII. I singoli settori di lavoro. Gli operai di fabbrica in senso stretto.

Se noi vogliamo ora osservare più da vicino le singole branche più importanti del proletariato industriale inglese, secondo il principio innanzi esposto (n. 15), noi dovremo cominciare con gli operai industriali, cioè con coloro che sono sottoposti alla legge sulle fabbriche. Questa legge regola il tempo di lavoro delle fabbriche, in cui con l'aiuto della forza idraulica o del vapore si tesse o si fila la lana, la seta, il cotone e il lino e si estende perciò ai rami più importanti dell'industria inglese, che vive d'essi è la più numerosa. la più vecchia, la più intelligente e la più energica, ma quindi pure la più irrequieta e la più odiata dalla borghesia tra tutte le classi operaie inglesi: gli operai che la compongono, e specialmente gli operai delle fabbriche di cotone, stanno a capo del movimento operaio, come i suoi padroni, i fabbricanti, in special modo quello del Lancashire, stanno a capo dell'agitazione borghese.

Noi vedemmo già nell'introduzione come la massa operaia che lavora nei nominati articoli sia stata dapprima strappata dalle nuove macchine dal suo antico metodo di vita. Non ci dobbiamo quindi meravigliare progresso delle scoperte meccaniche negli anni posteriori l'ha ancor più largamente e di continuo scossa. La storia della fabbricazione del cotone, come noi la leggiamo in Ure1, Baines2, ecc., può dire completamente dei nuovi perfezionamenti: la maggior parte di questi sono stati pare introdotti nelle altre branche industriali.

Quasi ovunque il lavoro a mano è soppiantato dal lavoro a macchina, quasi tutte le manifatture vengono fatte con la forza dell'acqua o del vapore e ogni anno porta dei nuovi miglioramenti.

In un sistema sociale ordinario tali miglioramenti sarebbero gradevoli; in un sistema di guerra di tutti contro tutti, singoli individui si impadroniscono del vantaggio e tolgono ai più il mezzo di vivere. Ogni miglioramento delle macchine rende disoccupati degli operai e più notevole il miglioramento, più numerosa diviene la classe senza lavoro; ogni miglioramento ha su un certo numero di operai l'azione di una crisi commerciale, produce miseria, fame, delinquenza. Prendiamo un esempio; subito dopo la prima invenzione, la jenny (vedi sopra), messa in moto da un solo operaio, consegnava almeno il sestuplo di quanto poteva fare in egual tempo il filatore, per modo che per ogni nuova jenny, rimanevano senza pane cinque filatori. La mule3 che rendeva necessario per la produzione un numero ancora minore di operai, ebbe l'eguale azione, e ogni miglioramento della mule, cioè ogni aumento del numero dei fusi, diminuiva di continuo il numero degli operai necessari. Ma tale aumento del numero dei fusi della mule è così notevole, che per esso complete squadre di operai rimasero senza lavoro: poichè, se per lo innanzi un filatore con un paio di ragazzi (piecers) metteva in movimento 600 fusi, ora poteva sorvegliare da solo da 1400 a 2000 fusi appartenenti a due mule — perciò due filatori adulti ed una parte dei piecers da essi occupati, restavano senza lavoro. E poichè in una gran parte di filatorie furono introdotti i self-actors (filatoi automatici), cessò la funzione del filatore e questa venne appunto esercitata dalle macchine.

Noi abbiamo innanzi un libro4 che è scritto da uno dei capi riconosciuti del Chartismo, James Leach. Questi lavorò lungo tempo in diverse branche di lavoro nelle fabbriche e nelle cave di carbone ed io lo conosco per uomo degno di fede, bravo e abile. A lui vennero offerte, in conseguenza della sua posizione politica, le più diffuse notizie sulle diverse fabbriche, notizie che furono raccolte dagli stessi lavoratori; egli dà delle tabelle, dalle quali risulta che nel 1829 in 35 fabbriche erano occupati 1060 operai adetti alla mule più che nel 1841, quantunque il numero dei fusi in queste 35 fabbriche fosse aumentato di 99,739. Egli dice che in cinque fabbriche non vi sono più filatori, poichè queste fabbriche possiedono soltanto selfs-actors.

Mentre il numero dei fusi aumenta del 10 per cento, il numero dei filatori diminuisce di più del 60 per cento. E, continua Leach, dopo il 1841 vennero introdotti tanti miglioramenti per il raddoppiamento dei fusi (double decking) e d'altro, che in alcune delle dette fabbriche dopo il 1841 rimase disoccupata di nuovo la metà dei filatori; soltanto in una fabbrica, dove poco prima v'erano 80 filatori, ora ve ne sono 20; gli altri vennero messi alla porta o devono fare il lavoro dei fanciulli per il salario dei fanciulli. L'egual cosa dice Leach riguardo a Stockport, ove nel 1835 v'erano 800 filatori mentre nel 1843 non ve n'erano occupati che 140 quantunque l'industria di Stockport negli ultimi otto o nove anni si sia notevolmente sviluppata. Nelle fabbriche per cardassare sono ora fatti simili miglioramenti, di modo che la metà degli operai è senza pane. In una fabbrica sono introdotti i telai doppi che rendono disoccupate quattro ragazze su otto — inoltre il fabbricante ha ribassato il salario delle quattro che lavorano, da otto a sette scellini. L'egual cosa è avvenuta nella tessitura. Il telaio meccanico si è assunta la funzione di branca della tessitura a mano e poichè produce molto più che il telaio a mano ed un operaio può sorvegliare due telai meccanici, così una folla di operai è rimasta senza lavoro. E altrettanto è avvenuto in tutti gli altri rami della fabbricazione, nella filatura della lana e del lino e nella tramatura della seta; egualmente il telaio meccanico incomincia ad impadronirsi di rami particolari alla tessitura della lana e del lino; soltanto in Rochdale vi sono più telai meccanici che a mano occupati alla tessitura della flanella e degli altri generi in lana.

La borghesia sente il dovere di rispondere che i miglioramenti delle macchine, per cui le spese di produzione diminuiscono, offrono le merci al prezzo più basso, che a tale prezzo minimo corrisponde un certo aumento del consumo, che gli operai rimasti disoccupati ritrovano presto lavoro nelle nuove fabbriche. Senza dubbio, la borghesia ha completamente ragione dicendo che, in certe condizioni favorevoli per il generale sviluppo industriale, ad ogni abbassamento di prezzo di una data merce, il cui materiale grezzo costi poco, il consumo aumenta di molto e vengono aperte nuove fabbriche; ma in altro senso ogni parola della sua asserzione è una bugia. Essa non tiene conto di quanto avviene sino alle conseguenze dell'abbassamento di prezzo, fino all'apertura delle nuove fabbriche; essa non ci dice che tutti i miglioramenti delle macchine di più in più gettano su queste il vero lavoro che vuole dell'applicazione e che in tal modo il lavoro degli uomini adulti si muta in una semplice sorveglianza che può venir eseguita da una donna debole oppure da un ragazzo, ed inoltre per una metà od un terzo di salario; che adunque gli uomini adulti sono spinti fuori dall'industria e che non possono venire occupati dalla aumentata fabbricazione; la borghesia non dice che per ciò complete branche di lavoro vengono soppresse o trasformate, che devono venire apprese di nuovo e si guarda bene di confessare se si deve abolire il lavoro dei piccoli ragazzi — specie che il lavoro nelle fabbriche dovrebbe venir imparato nella più verde gioventù e prima dei dieci anni, perchè possa essere appreso bene (confronta ad esempio Factories Ing. Comm. Rept, in parecchi passi); essa non dice che il processo dei perfezionamenti delle macchine progredisce di continuo e che all'operaio, se ne avvenisse il caso, tostochè apprende a lavorare in un'altra branca di lavoro, vien tolta di nuovo pur questa e perciò l'ultimo resto di sicurezza di vita, che egli ancora aveva, gli è strappato. Ma la borghesia trae il vantaggio dai perfezionamenti delle macchine; essa ha durante i primi anni, quando ancora lavoravano molte vecchie macchine e i perfezionamenti non erano ancora introdotti, colta la più bella occasione di guadagnare denaro e sarebbe pretendere troppo se essa dovesse avere pure desiderio degli svantaggi delle macchine perfezionate.

Che le macchine perfezionate abbassino il salario è pure vivamente contestato dalla borghesia, mentre gli operai lo affermano sempre più. La borghesia sostiene che, quantunque, con la produzione facilitata, il salario a fattura si sia abbassato, tuttavia il complessivo salario settimanale è salito più che disceso e che la condizione degli operai s'è migliorata piuttosto che peggiorata. È difficile di venire al fondo della cosa, perciò gli operai si appoggiano sulla diminuzione del lavoro a fattura; frattanto è certo che pure il salario settimanale in diverse branche di lavoro è abbassato per l'introduzione delle macchine. I cosidetti filatori fini (quelli che filano il filato per la mule) richiedono un alto salario, dai 30 ai 40 scellini per settimana, perchè essi formano una forte associazione per mantenere alto il salario ed il loro lavoro può venir appreso soltanto penosamente; ma i filatori grossolani, che devono far concorrenza alle macchine automatiche (self-actors) non usate per il filato fino e la cui associazione venne indebolita per l'introduzione di tali macchine, hanno all'incontro un salario molto basso.

Un filatore addetto alla mule mi diceva che egli non guadagnava un salario settimanale superiore a 14 scellini, e con tale affermazione con corda quanto dice Leach, che in diverse fabbriche i filatori grossolani guadagnano sotto ai 16 scellini e mezzo, che un filatore che tre anni innanzi guadagnava 30 scellini, ora poteva prendere appena 12 scellini e mezzo e che negli ultimi anni non guadagnava in media di più. Il salario delle donne e dei fanciulli certamente può essere caduto di poco, ma perchè sin dal principio non era alto. Io conosco parecchie donne, che sono vedove ed hanno dei figliuoli; guadagnano penosamente per settimana dagli 8 ai 9 scellini e non possono con tale somma vivere regolarmente assieme alla famiglia — ne converrà ognuno che conosca i prezzi dei generi necessarii all'esistenza in Inghilterra. Ma che il salario sia generalmente abbassato per i miglioramenti meccanici, è quanto viene affermato da tutti gli operai; che l'asserzione della borghesia fabbricante, secondo cui la condizione della classe lavoratrice sarebbe migliorata per l'introduzione delle macchine, è sonoramente smentita da questa classe come si può intendere in ogni adunanza operaia nei distretti industriali. E egualmente se fosse vero che soltanto il salario relativo, il salario a cottimo sia caduto e che il salario assoluto, la somma del guadagno settimanale sia rimasta ferma, che ne seguirebbe? Che gli operai hanno dovuto guardare tranquillamente come i signori fabbricanti si empivano le loro borse e traevano utili da ogni miglioramento senza darne ad essi nemmeno la più piccola parte. La borghesia dimentica, quando lotta contro gli operai, anche i più comuni principii della sua economia nazionale. Essa, che giurava su Malthus, obbietta nella sua angoscia, agli operai: Dove avrebbero potuto trovare lavoro, senza le macchine, i molti milioni che hanno aumentata la popolazione inglese?5 Sciocchezza! Come se la borghesia non sapesse abbastanza bene che senza le macchine e il conseguente sviluppo industriale, questi «milioni» non si sarebbero prodotti e cresciuti! Questo semplicemente è quanto le macchine hanno portato di utile agli operai: esse hanno loro fatto sentire la necessità di una riforma sociale per cui le macchine non lavorerebbero più contro ma a pro degli operai. I saggi signori borghesi possono interrogare una volta la gente che pulisce le strade di Manchester o d'altrove (ciò in vero non avviene più, poichè pur qui sono inventate e applicate le macchine) o vende sale, aranci, fiammiferi sulle vie, o deve chiedere l'elemosina — da quanti vorrà, avrà la risposta: siamo operai industriali rimasti disoccupati per causa delle macchine.

Le conseguenze dei perfezionamenti delle macchine per gli operai sono nelle odierne condizioni sociali soltanto sfavorevoli e spesso opprimenti al grado più alto; ogni nuova macchina porta disoccupazione, miseria e indigenza — e in un paese come l'Inghilterra, ove v'è quasi sempre «popolazione superflua», il licenziamento dal lavoro, nel maggior numero dei casi, è il peggio che possa toccare agli operai. Ed è pure da osservarsi quale influenza snervante deve avere questa insicurezza di vita, che è prodotta dal progresso incessante delle macchine e dalla conseguente disoccupazione, sugli operai già da tempo posti in una condizione vacillante! Per scampare alla disperazione, pure in questo caso all'operaio si aprono due vie: l'interna e l'esterna ribellione contro la borghesia — o il bere e sopratutto la dissolutezza. E in ambedue gli operai inglesi sono soliti a prendere il loro rifugio. La storia del proletariato inglese narra di centinaia di sommosse contro le macchine e specie contro la borghesia — della dissolutezza noi abbiamo di già parlato. Questa è certamente soltanto un'altra specie di disperazione.

Quelli operai che devono fare concorrenza ad una prima macchina che prende posto in una fabbrica, vivono, in una delle peggiori condizioni. Il prezzo dell'articolo da essi fabbricato, si conforma all'eguale fabbricato dalla macchina, e poichè la macchina lavora a più buon mercato, così l'operaio che le fa concorrenza riceve il salario più basso. Questa condizione si presenta ad ogni operaio che lavora ad una macchina vecchia la quale fa concorrenza alle macchine posteriori perfezionate. Naturalmente, chi altri doveva sopportarne il danno? Il fabbricante non vuole gettar via la sua macchina e non vuole inoltre avere il danno; egli non può ottener dalla macchina morta alcun indennizzo, quindi si rimette all'operaio vivente, all'universale capro espiatorio della società. Fra questi operai che funi o concorrenza alle macchine, i più maltrattati sono i tessitori a mano dell'industria cotonifera. Questa gente riceve il salario più basso e in pieno lavoro non sono in caso di guadagnare per settimana più di dieci scellini. Ogni specie di tessuto viene fatto più rapidamente dal telaio meccanico, e inoltre la tessitura a mano è l'ultimo rifugio di tutti gli operai rimasti disoccupati in tutte le altre branche di lavoro, così che essa ha sempre degli operai di troppo. Ne segue che in periodi medii il tessitore a mano si stima felice se può guadagnare per settimana dai 6 ai 7 scellini, e per raggiungere tale somma deve rimanere seduto al telaio dalle 16 alle 18 ore al giorno. La maggior parte dei tessuti richiedono un locale da lavoro umido, per cui il filo da trama ad ogni momento non si spezzi: ed in parte per ciò ed in parte a causa della miseria degli operai che non possono pagarsi una abitazione migliore, le officine dei tessitori a mano sono per lo più senza i pavimenti a tavole o lastricati.

Io fui in molte abitazioni di tessitori a mano — in cortili e viottoli lontani e pessimi, comunemente in cantine. Spesso una mezza dozzina di questi tessitori, dei quali alcuni erano sposati, abitavauo in un cottage che aveva per tutti assieme uno o due stanze da lavoro ed una grande stanza da letto. Il loro nutrimento consiste quasi unicamente di patate, forse di un po' di segala, raramente di latte e quasi mai di carne; un gran numero di essi sono irlandesi o d'origine irlandese. E questi poveri tessitori, a mano che primi sono colpiti da ogni crisi e ultimi ne sono abbandonati, devono servire di mezzo d'aiuto alla borghesia, perchè essa possa sostenere gli attacchi al sistema a fabbriche.

Vedete, grida la borghesia trionfando, vedete come questi poveri tessitori devono rimanere nell'indigenza, mentre agli operai delle fabbriche la va bene, e criticate poi il sistema delle fabbriche!6 Come se appunto il sistema delle fabbriche e le macchine che gli appartengono non avessero così ignominiosamente spinto al basso i tessitori — come se la borghesia non sapesse tutto ciò altrettanto bene come noi! Ma la borghesia è interessata e quindi le fanno comodo un paio di bugie e di ipocrisie.

Osserviamo un po' più da vicino un solo fatto per cui la macchina di più in più soppianta il lavoro degli operai maschi adulti. Il lavoro alle macchine tanto nella filatura come nella tessitura, consiste principalmente nell'annodare assieme i fili spezzati, poichè tutto il resto è fatto dalla macchina; questo lavoro non richiede alcuna forza, ma soltanto una grande flessibilità di dita. Gli uomini quindi non solo non sono utili, ma a causa dei muscoli più forti e dello sviluppo delle ossa delle loro mani, sono meno adatti delle donne e dei ragazzi e così naturalmente sono soppiantati quasi del tutto da questa specie di lavoro. Quanto più adunque l'attività delle braccia, l'applicazione della forza sono rigettate per l'introduzione delle macchine idrauliche o a vapore, tanto meno gli uomini possono venir occupati — e poichè senza dubbio le donne ed i ragazzi sono più a buon mercato e come abbiamo detto lavorano meglio in tali branche di lavoro che gli uomini, così le donne ed i ragazzi trovano lavoro.

Nelle filatorie si trovano ai throstles soltanto, donne e ragazze, alla mule un filatore, un uomo adulto (che è soppresso dai self-actors), parecchi piecer per annodare i fili, per lo più ragazzi o donne, qualche volta giovani dai 18 ai 20 anni, qua e là un vecchio filatore rimasto disoccupato7. Ai telai a macchina lavorano per lo più donne dai 15 ai 20 anni e inoltre alcuni uomini, ma questi raramente hanno lavoro dopo i ventun anni. Alle macchine per filare si trovano pure soltanto donne: vi sono alcuni uomini per l'affilamento e la pulitura delle macchine per cardassare. Oltre tutti questi, le fabbriche occupano un certo numero di ragazzi per levare e rimettere i rocchetti (doffers) e alcuni uomini adulti per ispezionare i locali, un meccanico ed un macchinista per la macchina a vapore ed anche falegnami, portieri, ecc. Ma il lavoro propriamente detto viene fatto da donne e fanciulli.

I fabbricanti negano pur questo, e l'anno passato hanno pubblicato delle importanti tabelle che dovrebbero provare che le macchine non soppiantano gli uomini. Da queste tabelle risulta che di tutti gli operai delle fabbriche, circa più della metà (52 per 100) appartenevano al sesso femminile e circa il 48 per 100 al sesso maschile, e che di questi operai più della metà avevano passato il diciottesimo anno. Benissimo. I signori fabbricanti si guardarono però bene di dirci quanti erano gli adulti maschi e gli adulti femmine. E questa è appunto la questione. Senz'altro essi hanno tenuto conto dei falegnami, dei meccanici e di tutti gli uomini adulti che stanno in relazione con le loro fabbriche, forse pure dei scritturali, e malgrado ciò non hanno il coraggio di dire tutte le condizioni di fatto. Questi dati abbondano sopratutto di falsificazioni e divieti e falsi preconcetti, di medie che provano molto per gli inesperti, nulla per gli esperti, occultazioni appunto dei dati più importanti, e provano soltanto l'illusione egoistica e la mala fede di questi fabbricanti.

Vogliamo prendere alcuni dati, sul rapporto dell'età e dei sessi, dal discorso con etti il Lord Ashley fece il 15 marzo 1844 alla Camera bassa, la mozione delle dieci ore; questi dati non sono stati respinti dai fabbricanti e si rapportano soltanto ad una parte dell'industria inglese. Dei 419,560 operai industriali dell'impero britannico (1839) 192,887, adunque quasi la metà erano sotto ai 18 anni e 242,296 di sesso femminile, di 112,192 sotto ai 18 anni. Rimangono ancora 80,695 operai maschi sotto ai 18 anni e 96,569 operai maschi adulti o il 23 per cento, adunque nemmeno il quarto di tutta la cifra. Nelle fabbriche di cotone v'era il 56 ¼, nelle fabbriche di lana il 69 ½, nelle fabbriche di seta il 70 ½, nelle filatorie di lino 60 ½, per cento del numero complessivo di operai, di sesso femminile, Queste cifre bastano a dimostrare la sostituzione degli operai adulti maschi. Basta anche soltanto andare nelle prima miglior fabbrica per vedere ciò confermato. Per questo si fa necessaria quella trasformazione dell'esistente ordine sociale, che appunto, perche è un ordine sociale forzato, ha per gli operai le conseguenze più rovinose. Il lavoro delle donne scioglie innanzi ogni altra cosa la famiglia; poichè se la donna se ne sta alla fabbrica tutto il giorno dalle 12 alle 13 ore e l'uomo lavora in questo o quel luogo, che ne deve avvenire dei figli? Essi crescono selvaggiamente come la malerba, vengono dati in custodia per un scellino o un scellino e mezzo alla settimana — si pensi quale trattamento vien loro dato! Quindi aumentano pure nei distretti industriali in modo spaventoso le disgrazie, di cui cadono vittime i piccoli ragazzi privi di sorveglianza. Le liste dell'impiegato addetto all'ispezione dei morti di Manchester avevano (Rapporto del Fact. Ing. Comm. Rept. of Dt. Hawkings, p. 3) in nove mesi 69 morti per abbruciamento, 56 per annegamento, 23 per cadute, 77 per altri infortunii, adunque in tutto 235 infortunii8, mentre nella Liverpool senza fabbriche, durante dodici mesi si ebbero soltanto 146 accidenti mortali. Gli infortunii nelle cave di carbone sono in tutte e due le città esclusi, e bisogna riflettere che il coroner di Manchester non ha alcuna autorità in Salford, così che la popolazione delle due città in parola è press'appoco eguale.

Il Manchester Guardian dà relazione quasi in ogni numero di uno o più scottature. Che la mortalità generale dei piccoli fanciulli s'elevi per il lavoro delle madri, si capisce da sè ed è dai fatti provato in modo da non ammettere dubbii. Le donne ritornano spesso alla fabbrica tre o quattro giorni dopo il parto e lasciano naturalmente il loro lattante; nelle ore libere esse devono correre frettolosamente a casa per allattare il bimbo e per mangiare esse stesse qualche cosa — qual sorta di allattamento debba esssre, è chiaro. — Lord Ashley dà le deposizioni di alcune operaie:

«M. H., di venti anni, ha due bimbi, il più giovane, che è lattante, viene custodito dall'altro che è un po' più innanzi in età — essa va alla mattina alle cinque alla fabbrica e ritorna a casa alle otto; durante il giorno il latte le cola dai seni, in modo che le grondano i vestiti. — H. W. ha tre bambini, alle cinque del lunedì parte da casa e ritorna soltanto al sabato di sera alle sette; essa ha tanto da fare per i tre bambini, che non può andare a letto prima delle tre di mattina. Spesso è inzuppata dalla pioggia sino alla pelle ed è costretta a lavorare in tale condizione. «I miei seni mi hanno dato dei dolori terribili ed io sono stata inzuppata dal latte».

L'uso di medicine narcotiche per tener tranquilli i bambini, viene favorito da questo infame sistema, ed è realmente nei distretti industriali ove tale uso raggiunge il più alto grado: il dott. Johns, registratore-capo del distretto di Manchester, è d'opinione che questo costume sia la causa principale dei frequenti casi di morte per convulsioni. L'occupazione della donna nella fabbrica dissolve di necessità completamente la famiglia, e tale dissolvimento ha nelle odierne condizioni della società, condizioni che riposano sulla famiglia, le conseguenze più demoralizzatrici tanto per i coniugi come per i figli. Una madre che non ha il tempo d'aver cura del proprio figlio, di rendergli nei primi anni i più comuni uffici, una madre che appena ha il tempo di vedere suo figlio, non può esser madre a questo figlio, all'opposto deve di necessità divenire indifferente, deve trattarlo senza amore e passione come un figlio degli altri; e i bimbi cresciuti in tali condizioni sono più tardi perduti per la famiglia, non possono nella famiglia che essi stessi fanno sorgere, sentirsi come in famiglia, perchè hanno imparato a conoscere soltanto una vita isolata e devono perciò contribuire al generale sotterramento della famiglia operaia. Una simile dissoluzione della famiglia avviene per il lavoro dei fanciulli. Se questi sono così innanzi da poter guadagnare di più di quello che l'alimento costa ai loro genitori, incominciano a dare a questi una certa somma per le spese e l'alloggio e spendono per sè stessi il resto. Spesso questo di già avviene al quattordicesimo e sedicesimo anno (Power, Rept. on Leeds, passim. Tufnell. Rept. on Manchester, p. 17, ecc. nel rapporto sulle fabbriche). In una parola, i ragazzi si emancipano e considerano la casa paterna come un'osteria, che spesso, se non piace loro, scambiano con un'altra.

In molti casi la famiglia non viene del tutto disciolta per il lavoro della donna, ma viene posta tutta a suo carico. La donna mantiene la famiglia, il marito se ne sta in casa, guarda i ragazzi, spazza le stanze e cucina. Questo caso si presenta molto e molto spesso; soltanto in Manchester vi sono parecchie centinaia di tali uomini, che accudiscono ai lavori casalinghi. Si può pensare quale giusta indignazione provoca questa castrazione di fatto presso gli operai e quale invertimento perciò proviene dai rapporti delle famiglia, mentre le altre condizioni sociali rimangono le medesime. Mi sta innanzi una lettera di un operaio inglese. Robert Pounder, Baron's Building, Woodhouse Moor-Side, in Leeds (la borghesia può farne ricerca, per lei ne do l'indirizzo esatto): il Pounder la diresse a Oastler ed io posso rendere la sua semplicità soltanto in parte; nella traduzione tedesca non si può imitare il dialetto del Yorkshire. Egli racconta come un altro operaio di sua conoscenza abbia una volta incontrato un vecchio amico in un viaggio per cercare lavoro, in St. Helens nel Lancashire.

«Ora, signore, egli lo trovò e come veniva alla sua baracca, pensate che cosa era, la descrizione che egli diede dei mobili, era come segue: due vecchie sedie, un tavolo a tre gambe, una cassa, niente letto ma un mucchio di vecchia paglia in un angolo con due sporche lenzuola, sopra il camino due pezzi di legna, e come il mio povero amico entra, l'altro era seduto presso del fuoco su della legna, e che cosa faceva egli, pensate voi? Egli sedeva e rattoppava le calze di sua moglie con l'ago e tosto che vide il suo vecchio amico all'uscio, tentò di nasconderle. Ma Joe, come si chiama il mio conoscente, aveva tuttavia veduto e disse: diavolo che fai là, dove è tua moglie, è un lavoro per te? E il vecchio Jack era vergognoso e disse: so bene che non è il mio mestiere, ma mia moglie è alla fabbrica, deve esser là a cinque ore e mezzo sino a otto ore della sera, e quando rientra è così stanca che non sa far più nulla, così devo fare tutto quello che posso per lei, poiché non ho lavoro e non ne ho da tre anni, e non ne avrò in tutta la mia vita. Allora pianse a grosse lagrime e disse: Mio Joe, v'è abbastanza lavoro in questi tempi per le donne e per i ragazzi, ma niente per gli uomini. Si troverà più facilmente cento lire nella strada che lavoro, ma non avrei mai creduto che tu o qualche altro mi avrebbero veduto che accomodo le calze di mia moglie. È così cattivo lavoro, ma alla sera essa non può stare in piedi, e ho troppo paura che ammali. E allora che diverremmo? Poiché è da lungo tempo che essa è l'uomo della casa: è un lavoro ben indegno, e piangeva amaramente dicendo: non è sempre così. No Jack, dice Joe, e se non hai avuto lavoro tutto questo tempo, come hai potuto vivere? Te lo dico, dice Jack, si viveva ma molto male; tu sai quando mi sposai, avevo abbastanza lavoro e sai che non ero pigro. No, questo non eri mai. E noi avevamo una casa bene ammobigliata e Mary non aveva bisogno di lavorare. Potevo lavorare per tutti e due. Ma ora il mondo è rovesciato. Mary deve lavorare ed io devo restare qui, devo sorvegliare i ragazzi, devo pulire, lavare, devo cucinare il pane, devo raccomodare, perché quando la povera donna viene alla sera è stanca e fiaccata. Tu sai Joe, questo è ben duro per qualcuno che è abituato a fare altrimenti, sai Joe. È ben duro, e Jack ricominciò a piangere e diceva d'esser triste d'essersi sposato e che non sarebbe nato, ma non ha mai creduto quando sposò Mary che sarebbe avvenuto così. Ho spesso pianto di questo, dice Jack, e così signore, quando Joe intese questo, disse a me che aveva maledito le fabbriche ed i fabbricanti, e i governi con tutte le bestemmie che aveva imparate nella sua gioventù nelle fabbriche»9.

Si può pensare una condizione più insensata, più assurda di quella descritta in questa lettera? E nondimeno sono queste condizioni che castrano l'uomo e tolgono alla donna la sua femminilità, senza essere nello stato di dare all'uomo la reale femminilità e alla donna la reale mascolinità; queste condizioni, che degradano i due, sessi e in essi l'umanità, sono l'ultima conseguenza della nostra altamente lodata civiltà, l'ultimo risultato di tutti gli sforzi che hanno fatto centinaia di generazioni per il miglioramento della loro propria condizione e di quella dei loro discendenti! O noi dobbiamo disperare dell'umanità, del suo volere e del suo progredire, se noi vediamo tutte le nostre fatiche e il nostro lavoro perdersi in risultati si derisorii, o dobbiamo convenire che la società umana ha creata la sua felicità su una via falsa; noi dobbiamo aggiungere che un così totale investimento della condizione dei sessi può soltanto venire da tale causa, che i sessi sin dal principio sono stati posti falsamente di fronte l'un l'altro. Il dominio della donna sull'uomo, come si rende necessario dal sistema a fabbriche, è inumano — così pure l'originario dominio dell'uomo sulla donna deve essere inumano. La donna può ora, come prima l'uomo, fondare il suo dominio, poichè essa il più delle volte, dà tutto alla famiglia; così ne segue necessariamente che la comunità dei membri della famiglia non è vera e razionale, perché un solo membro della famiglia vi contribuisce con la più grande parte.

La famiglia dell'odierna società viene disciolta, e in questo dissolvimento si mostra appunto, che nel fondo, non l'amore di famiglia, ma l'interesse privato necessariamente conservatosi nella investita comunità di beni è il legame che sostiene la famiglia10.

La medesima condizione si trova pure presso i ragazzi, che mantengono i loro genitori disoccupati, quando essi non loro danno, come abbiamo sopra accennato, il denaro per le spese. Il Dr Hawking osserva in un rapporto sulle fabbriche, che questa condizione si presenta abbastanza spesso e che è specialmente notevole in Manchester. Come la donna, sono in questo casi i fanciulli i signori della casa — di ciò dà un esempio Lord Ashley nel suo discorso (seduta della Camera bassa 15 marzo 1844). Un uomo rimproverò le sue due figlie perchè erano state in un'osteria e queste dichiararono d'esser stanche d'esser governate: Damn you, Joe have you to keep, e volevano avere poi qualche cosa del loro lavoro; essere lasciarono la casa paterna ed abbandonarono il padre e la madre al loro destino.

Le donne non maritate, che crescono in fabbrica, riguardo a ciò, non sono migliori di quelle maritate. Si capisce da sè che una ragazza che ha lavorato dai nove anni nella fabbrica, non è in caso di conoscere i lavori casalinghi e ne viene che tutte le operaie delle fabbriche sono inesperte ed inadatte a divenire massaie. Esse non sanno cucire, stirare, cucinare o lavare; non conoscono le più comuni funzioni di una massaia e quando devono occuparsi dei bambini si trovano imbarazzatissime. Il rapporto della Fact. Ing. Comm. dà dozzine d'esempi di questi fatti, e il Dr Hawkins, il commissario per il Lancashire, esprime la sua opinione a tale riguardo come segue (p. 4 del rapporto):

«Le ragazze maritate precocemente e imprudentemente, non hanno nè il mezzo, nè il tempo, nè l'occasione di apprendere i più comuni doveri della vita casalinga, e, se ne sapessero qualche cosa, non avrebbero nel matrimonio il tempo di mettere in pratica tali doveri. La madre è lontana dal bambino più di dodici ore al giorno; il bambino è custodito da una ragazza o da una vecchia presso cui viene alloggiato; quindi spesso l'abitazione della gente di fabbrica non corrisponde al focolare domestico (home), spesso è una cantina, che non contiene utensili da cucina o da lavare, nulla per cucire e raccomodare, manca di tutto ciò che potrebbe fare la vita aggradevole, civile e attraente il focolare paterno. Io posso quindi per queste ed altre ragioni, specie per l'amore della vita dei piccoli fanciulli, soltanto desiderare e sperare che possa venire un tempo in cui le donne maritate sieno escluse dalle fabbriche». — Per esempi particolari confronta Fact. Ing. Comm. Report. Cowell, evid., pag. 37, 38, 39, 72, 77, 79, 80. Tufnell, evid., pag. 9, 15, 45, 54, ecc.

Ma tutto questo è ancora il meno. Le conseguenze morali del lavoro delle donne nelle fabbriche sono ancora peggiori. L'unione dei due sessi e di tutte le età in una sola stanza di lavoro, l'avvicinamento inevitabile tra essi, la riunione di gente, a cui non è stata data un'educazione nè morale nè intellettuale, in uno spazio ristretto, non è appunto adatta ad avere le conseguenze più favorevoli allo sviluppo del carattere della donna. Il fabbricante può, dato che se ne preoccupi, intervenire quando realmente si passa qualche cosa di scandaloso: egli non può sapere, quindi neppur prevenire, l'influenza continua e che colpisce meno, del carattere dissoluto su quello morale e specialmente giovane. Ma questa influenza è appunto la peggiore. Il linguaggio che è usato nelle fabbriche, è stato descritto ai commissari di queste del 1833 da molte parti, come «indecente», «cattivo», «sporco» (Cowel, evid, 35, 37 ed in molti altri passi). Il fenomeno è il medesimo in piccolo, come noi lo vedemmo in grande nelle grandi città. La centralizzazione della popolazione ha l'eguale influenza sulla medesima gente; può agire su questa in una grande città o in una fabbrica piccola. Se la fabbrica è piccola l'agglomeramento di gente è più grande e il commercio più inevitabile. Le conseguenze non differiscono. In Leicester un testimonio dice:

«egli vorrebbe piuttosto veder mendicar sua figlia, che lasciarla andare in un fabbrica — queste sono vere prigioni infernali; la maggior parte delle donne di piacere delle città sarebbero dovute alle fabbriche» (Power evid., p. 8);

un altro di Manchester:

«non ha alcuna difficoltà a dichiarare che tre quarti delle giovani operaie delle fabbriche dai 14 ai 20 anni sono impudiche» (Cowel, evid., p. 57).

Il commissario Cowel dice sopratutto che la moralità dell'operaio delle fabbriche sta al disotto alla media della classe operaia (p. 82) e il Dr Hawkins dice (Rept., p. 4): Una stima della moralità sessuale non si lascia ridurre in cifre, ma se io posso fidarmi alle mie personali osservazioni e all'opinione generale di coloro con i quali ebbi a parlare, come a quanto sostengono testimoni lontani, non esito a dire che si presenta il quadro più scoraggiante dell'influenza della vita di fabbrica sulla moralità della gioventù femminile.

Si capisce del resto, che il servizio nelle fabbriche, come qualsiasi altro ed ancor più, riserva al padrone il jus primae noctis. Il fabbricante è anche in questo rapporto padrone del corpo e delle attrattive delle sue operaie. Il licenziamento è una condanna abbastanza grave perchè non riesca nove casi su dieci, quando non novantanove su cento, distruggere ogni resistenza delle ragazze, che non hanno un forte motivo per rimaner caste. Il fabbricante è abbastanza grossolano — il rapporto della commissione ne dà parecchi esempi — e così la sua fabbrica è pure il suo harem; e ammesso pure che non tutti i fabbricanti facciano uso del loro diritto, la cosa non muta per ciò che riguarda le ragazze. Agli inizii dell'industria a fabbriche, quando la maggior parte dei fabbricanti erano plebei arricchiti, senza educazione e riguardi per le ipocrisie sociali, non si lasciavano disturbare per nulla nell'esercizio del loro diritto «molto bene acquisito».

Per ben giudicare le conseguenze del lavoro nella fabbrica sullo stato fisico del sesso femminile, sarà necessario considerare innanzi tutto il lavoro dei ragazzi e la specie di lavoro. Dagli inizii della nuova industria nelle fabbriche vennero occupati ragazzi: al principio a causa della piccolezza delle macchine — di poi ingrandite — non si ebbero che esclusivamente i fanciulli e si presero dalla folla dei poveri, che a squadre venivano ingaggiati dai fabbricanti per lunghi anni in qualità di apprendisti. Normalmente venivano vestiti ed alloggiati ed erano, come è naturale, veri schiavi dei loro padroni, dai quali venivano trattati senza alcun riguardo e barbaramente. Già nel 1796 i Dr. Percival e Sir R. Peel (padre dell'attuale ministro e lui stesso fabbricante di cotone) parlarono della pubblica indignazione contro questo sistema repugnante e parlavano così energicamente che il Parlamento nel 1802 votò una Apprentice-bill (legge sull'apprendisaggio), perciò gli abusi più rivoltanti furono tolti. A poco a poco si presentò la concorrenza degli operai liberi e soppiantò completamente il sistema di apprendisaggio. Le fabbriche furono un poco per volta di più in più stabilite nelle città, le macchine ingrandirono, ed i locali furono resi più aerati e salubri; a poco a poco si trovò più lavoro per gli adulti e la gente d'età giovanile, e diminuiva relativamente la cifra dei fanciulli-operai, e l'età, in cui veniva incominciato il lavoro, crebbe di un po'. Si occuparono meno ragazzi sotto gli otto e nove anni. Posteriormente, come vedremo, il potere legale si presentò più volte per proteggere i ragazzi contro l'avidità di denaro della borghesia.

La grande mortalità dei figli degli operai e specialmente degli operai delle fabbriche è la prova abbastanza chiara della insalubrità dello stato in cui essi passano i primi anni. Queste cause agiscono anche su quei ragazzi che rimangono in vita, naturalmente non in maniera così forte come su quelli che cadono vittime. Effetto di dette cause è quindi nel caso più mite una disposizione alla malattia o uno sviluppo arrestato e quindi una più tenue robustezza di corpo che la normale. Il figlio di nove anni di un operaio, cresciuto nell'indigenza, nelle privazioni e nelle condizioni più varie, nell'umidità, nel freddo, vestito insufficientemente, e in una casa malsana, non ha la capacità al lavoro di un ragazzo cresciuto in una condizione di vita sana. A nove anni viene mandato alla fabbrica, lavora ogni giorno sei ore e mezza (prima otto, prima ancora dalle dodici alle quattordici e già sedici ore) sino a tredici anni e poi sino a diciotto anni dodici ore. Le cause debilitanti perdurano, e il lavoro si aggiunge ad esse.

Non si può certamente negare che un ragazzo di nove anni, figlio di un operaio, possa compiere un lavoro giornaliero di sei ore e mezza, senza che non avvenga un pregiudizio morale e manifesto al suo sviluppo; ma senza dubbio la permanenza nell'atmosfera della fabbrica umida, tetra, soffocante, non contribuisce in nessun modo alla sua salute. Ma è incensurabile che la vita dei ragazzi, che dovrebbe essere dedicata allo sviluppo del corpo e dell'intelletto, sia sacrificata all'avidità senza coscienza della borghesia, che si sottraggano i fanciulli alla scuola e all'aria libera per isfruttarli a vantaggio dei signori fabbricanti. La borghesia dice senza dubbio: se noi non occupiamo i ragazzi nelle fabbriche essi rimangono in condizioni, che non sono favorevoli al loro sviluppo — e questo è giustissimo — s'è a dire, ridotto ciò al suo vero valore, che la borghesia pone i figli degli operai in cattive condizioni e sfrutta queste a suo vantaggio — essa invoca quello che appunto è sua colpa, come il sistema a fabbriche, essa scusa il peccato che oggi fa per quello che ha fatto ieri. E, se la legge sulle fabbriche non legasse loro in qualche modo le mani, come questi «benevolenti» umani borghesi che hanno impiantate, le fabbriche solo per il bene degli operai, prenderebbero in cura gli interessi di questi operai! Ascoltiamo come hanno agito innanzi d'avere ai talloni l'ispettore di fabbrica; la loro testimonianza riconosciuta, il rapporto della commissione delle fabbriche del 1833, deve colpirli.

Il rapporto della commissione centrale narra che i fabbricanti incominciavano ad occupare i ragazzi raramente di cinque anni, spesso di sei, più spesso di sette e nella maggior parte dagli otto ai nove anni, che la durata del tempo di lavoro era giornalmente dalle 14 alle 16 ore (all'infuori delle ore libere per i pasti), che i fabbricanti lasciavano che i sorveglianti battessero e maltrattassero i ragazzi e che essi pure mettevano spesso in attività le mani; viene narrato di un caso in cui un fabbricante scozzese inseguì un ragazzo ai sedici anni che fuggiva, lo costrinse a trottare come un cavallo, a correre innanzi a lui, colpendolo di continuo con una frusta (Stuart, evid. p. 35).

Nelle grandi città ove gli operai resistono di più, simili fatti avvenivano di raro. Ma egualmente questa lunga durata di tempo di lavoro non era sufficiente alla avidità dei capitalisti. Si trattava di far fruttare con tutti i mezzi possibili il capitale impiegato negli edifici e nelle macchine e bisognava lavorare il più intensamente che fosse possibile. I fabbricanti introdussero il pessimo sistema del lavoro notturno; presso alcuni v'erano due classi di operai in permanenza, ognuna così numerosa da poter occupare tutta la fabbrica e l'una lavorava le dodici ore del giorno e l'altra le dodici ore della notte. Si può facilmente pensare quali conseguenze potesse avere sullo stato fisico specie dei piccoli e dei ragazzi grandi ed egualmente degli adulti, una tale continua privazione del riposo notturno che non può essere sostituito da alcun riposo diurno. Erano conseguenze inevitabili, l'eccitamento di tutto il sistema nervoso, unito all'indebolimento generale e al rilassamento di tutto il corpo. Di qui il progresso e l'eccitazione della passione del bere, l'irregolare commercio sessuale; un fabbricante afferma (Tufnell evid., p. 91) che, durante due anni in cui si lavorò di notte nella fabbrica, nacquero il doppio di fanciulli illeggittimi e sopratutto si produsse una tale demoralizzazione che egli dovette sopprimere il lavoro notturno. Altri fabbricanti agivano più barbaramente; essi permettevano a molti operai di lavorare da trenta a quaranta ore di seguito e ciò parecchie volte alla settimana, quando non era completo il numero degli uomini di rimpiazzamento ma ciò soltanto con lo scopo di supplire una parte degli operai e di permetter loro di dormire un paio d'ore. I rapporti della Commissione su questa barbarie e le sue conseguenze sorpassano tutto ciò che mi è noto in questo ramo. Tali orrori, come qui sono raccontati non si, ritrovano in alcun luogo — e noi vedremo che la borgbesia cita di continuo in proprio favore la testimonianza della Commissione. Le conseguenze di ciò si ebbero abbastanza presto: i commissari narrano di una folla di storpii, che si sono loro presentati, e che dissero dovere la loro storpiatura alla lunga durata del lavoro.

Tale storpiatura consiste normalmente nello storpiamento della spina dorsale e delle gambe; da Francis Sharp M. R. C. S. (Membro del Collegio reale dei chirurghi) viene narrato:

«Io non vidi mai lo storcimento caratteristico delle estremità inferiori dell'osso della coscia, se non a Leeds. Dapprima io credetti si trattasse di rachitide, ma il gran numero di pazienti, che si presentano all'ospitale e l'apparire della malattia in un'età (dagli otto ai quattordici anni) in cui i ragazzi non sono comunemente attaccati dalla rachitide, come la circostanza che il male era incominciato dacchè i ragazzi lavorano in fabbrica, mi spinsero tosto a mutare la mia opinione. Io ho finora osservati circa un centinaio di questi casi e possa dire nel modo più reciso, che sono la conseguenza del troppo lavoro; io so che erano tutti ragazzi di fabbrica ed essi stessi dicono che il male deriva dalla causa accennata. I casi presentatisi a me di spine dorsali storpiate, a causa del lungo rimanere in piedi, non sono meno di trecento (Dr. Loudon evid., p. 12, 13).»

Altrettanto dice il Dr. Kay di Leeds, medico da diciotto anni nell'ospedale.

«La deformazione della spina dorsale avviene molto spesso tra la gente che lavora nelle fabbriche. Alcune volte deriva soltanto dal troppo lavoro, altre dall'azione del lungo lavoro sulla costituzione già debole in origine o divenuta tale per il cattivo nutrimento. Gli storpiamenti sembravano essere più copiosi che le malattie; le ginocchia erano curvate in dentro, le legature delle giunture molto spesso rilassate e snervate, e le lunghe ossa delle gambe curvate. In ispecie le estremità grasse di queste lunghe ossa erano storte e eccessivamente sviluppate, e questi pazienti venivano dalle fabbriche in cui spesso avevano lavorato molto a lungo.» (Dr. London evid., p. 16).

L'egual cosa dicono i chirurghi Beaumont e Sharp di Bradford.

I rapporti dei commissari Drinkwater, Power e Dr. Loudon contengono una folla di esempi particolari di queste torsioni, e così pure quelli di Tufnel e dal Dr. Sir David Barry sebbene trattino meno questo punto. (Drinkwater, evid., p. 69, due fratelli, p. 72, 80, 146, 148, 150 due fratelli, 155 e molte altre; Power evid., p. 63, 66, 67, due volte, 68 tre volte, 69 due volte; in Leeds, p. 29, 31, 40, 43, 53, e seguenti; Dr. Loudon evid.p. 4, 7 quattro volte, 8, parecchie volte, ecc.; Sir D. Barry, p. 6, 8, 13, 21, 22, 44, 55 tre volte; Tufnell, p. 5, 16 ecc.).

I commissari per il Lancashire, Cowell, Tufnel e Dr. Hawkins hanno quasi completamente trascurato questa parte dei risultati medici del sistema a fabbriche, quantunque questo distretto possa benissimo gareggiare con il Yorkshire per il numero di storpiati. Io son di raro andato a Manchester senza incontrare da tre a quattro storpii che avevano le medesime torsioni della spina dorsale e delle gambe, come le accennate, ed ho abbastanza spesso su tale fatto pensato e potuto pensare. Io stesso conosco uno storpio, che corrisponde esattamente alla descrizione sopra riportata del Dr. Kay e che si sia ridotto nello stato in cui si trova, nella fabbrica del sig. Douglas Pendleton, che ha la miglior reputazione presso gli operai perché vi si lavorava durante tutta la notte.

Si vede da questa specie di storpiati, da dove deriva il loro male; quasi tutti hanno egualmente le ginocchia all'indietro e ricurve, i piedi pure all'indietro, le articolazioni difformate e grosse e spesso la spina dorsale in avanti o da una parte. Gli umanissimi fabbricanti dei distretti di seta del Macclesfield sembra si siano condotti nel modo più infame poiché nelle loro fabbriche lavorano ragazzi molto giovani dai cinque a sei anni. Nelle testimonianze supplementari del commissario Tufnell, noi troviamo i dati di un Vright direttore di fabbrica (p. 26) le cui due sorelle divennero storpie nel modo più infame e che aveva contati gli storpii di parecchio vie, alcune delle quali erano tra le più pulite e civili di Macclesfield; egli ne trovò dieci in Townleystreet, quindici in Watercots, tre in Banktop, sette in Lordstreet, dodici in Mill Lane, due in Great George-Street, due nell'Asilo dei poveri, uno in Park-Green, due in Pickfordstreet; le famiglie di tali disgraziati dichiararono tutte ad una voce che questi sono divenuti storpii per l'eccessivo lavoro nelle fabbriche per tramare la seta.

Altre specie di sfigurazioni derivano da questo lavoro eccessivo, specie ai piedi, come avvenne spesso di constatare a Sir D. Barry (esempio p. 21 due volte e seguenti) ed ai medici e chirurghi di Leeds (London p. 13, 16, ecc.). Nei casi, ove una costituzione forte, un miglior nutrimento ed altre circostanze rendono atti i giovani operai a resistere alle influenze di uno sfruttamento barbaro, noi troviamo per lo meno dolori al dorso, alle anche, alle gambe, giunture rigonfie, vene varicose o grosse, ascessi inveterati alle concie e ai polpacci. Questi mali sono quasi generalmente riscontrati presso gli operai; i rapporti di Stuart, Mackintosh, Sir D. Barry contengono centinaia di esempi; questi non parlano quasi d'alcuno che non patisca di un qualsiasi dei mali di cui sopra; e nei rimanenti rapporti l'apparire delle medesime conseguenze è conformato da molti medici. I rapporti sulla Scozia pongono fuori dubbio, con esempi innumerevoli, che un lavoro di tredici ore, in operai maschi e femmine dai 18 ai 22 anni, produce le eguali conseguenze e tanto nelle filatorie di lino di Dundee Dunfermline come nelle fabbriche di cotone di Glasgow e Lanark.

Tutti questi mali si spiegano facilmente con la natura del lavoro, a fabbrica, che certamente come dicono i fabbricanti è facile, una che appunto a causa della sua facilità è più sfibrante di qualsiai altro. Gli operai hanno poco da fare ma devono stare in piedi di continuo senza potersi mai sedere. Chi si siede un momento su di un davanzale o su una cesta, viene punito: e questo stare di continuo in piedi, questa perpetua pressione meccanica della parte superiore del corpo sulla spina dorsale,.sulle anche e sulle gambe produce necessariamente le menzionate conseguenze. Questo star ritto in piedi non è certamente necessario al lavoro, poichè in Nottingham, almeno nelle doppie camere, furono introdotti i sedili (ne risultò la assenza di ogni male e quindi la buona voglia di fare come gli altri un lungo tempo di lavoro); ma in una fabbrica dove l'operaio lavora soltanto per il borghese ed ha quindi minor interesse a far bene il suo lavoro, farebbe probabilmente dei sedili più uso di quello che fosse gradito e vantaggioso al fabbricante — e, perchè al borghese non venga guastato un po' meno di materiale grezzo, gli operai devono sacrificare la salute delle loro membra11.

Questo continuo star in piedi, assieme all'atmosfera cattiva delle fabbriche, produce un notevole rilassamento di tutte le forze del corpo e, nelle sue conseguenze, ogni sorta di altri mali meno locali che generali. L'atmosfera delle fabbriche di solito è contemporaneamente umida e calda, molto più calda di quello che sta necessario; e per la non buona ventilazione è molto impura, muffosa e poco ossigenata, riempita di polvere e di esalazioni dell'olio delle macchine, che quasi da per tutto insudicia il suolo e diviene rancido; gli operai a causa del caldo non sono vestiti pesantemente. ché altrimenti infredderebbero per la differenza di temperatura del locale; la corrente d'aria é, nel caldo, loro disgradevole, la lenta rilassatezza che serpeggia in tutte le funzioni fisiche diminuisce il calore animale che deve venir mantenuto esternamente e così l'operaio ha piacere di tener chiuse del tutto le finestre nella sua calda aria di fabbrica. Inoltre si fa sentire perciò l'azione dei frequenti mutamenti d'aria nell'uscire dalla atmosfera calda della fabbrica nell'aria libera gelata o umida, l'incapacità degli operai di proteggersi sufficientemente dalla pioggia o di cambiarsi vestiti umidi con altri asciutti, tutte circostanze queste che producono di continuo constipazioni.

E, sé si pensa che quasi per lo più nessun singolo muscolo del corpo, che dovrebbe venir applicato, viene realmente messo in attività, eccetto forse quelli delle gambe, che nulla affatto viene opposto all'azione rilassante e sfibrante delle circostanze notate, ma che al contrario manca ogni esercizio che possa dar forza ai muscoli, elasticità e consistenza alle fibbre, che agli operai fin dalla gioventù è tolto tutto il tempo per muoversi all'aria libera, non si sentirà affatto meraviglia della voce unanime dei medici nei rapporti delle fabbriche. I medici hanno trovato negli operai delle fabbriche particolarmente una grande mancanza di resistenza contro i casi di malattia, una generale depressione di tutte le forze fisiche e morali. Ascoltiamo dapprima Sir D. Barry:

«Le influenze sfavorevoli del lavoro a fabbrica negli operai, sono: 1) La spiacevole necessità di costringere i loro sforzi intellettuali e fisici ad un egual passo con il movimento di una macchina mossa da una forza proporzionale e incessante. 2) La persistenza di una posizione diritta per spazi di tempo troppo lunghi e susseguentisi troppo rapidamente. 3) La privazione del sonno per il lungo tempo di lavoro, dolori alle gambe e generale malessere fisico.

Inoltre vi sono spesso locali da lavoro bassi, opprimenti, polverosi e umidi, l'aria impura, l'atmosfera riscaldata, e la continua traspirazione. Perciò i ragazzi particolarmente, con rarissime eccezioni, perdono la freschezza rosea dell'infanzia e divengono più pallidi e più deboli degli altri. Pure lo scolare del tessitore a mano, che se ne sta al telaio con i piedi nudi sul pavimento, conserva un aspetto migliore perché qualche volta se ne va all'aria libera. Ma il ragazzo di fabbrica non ha un momento libero, all'infuori di quello per mangiare e non va mai all'aria libera, eccetto che quando va a mangiare. Tutti i filatori maschi adulti sono pallidi e deboli; sentono appetito irregolarmente e soffrono di indigestione, dalla gioventù si formano nella fabbrica e d'essi ben pochi o nessuno diviene atletico e robusto — per concludere si può affermare, che il lavoro che essi compiono è sfavorevolissimo allo sviluppo della costituzione virile. Le donne sopportano il lavoro molto meglio» (ciò è naturale, ma vedremo che pur esse hanno le loro malattie). (General Report by Sir Barry).

Altrettanto dice Power:

«Io posso affermare che il sistema a fabbriche in Bradford ha prodotto una grande folla di storpi — e che l'azione del continuo lavoro sui corpi, dà luogo non solo a reali storpiamenti ma ancor più generalmente allo sviluppo arrestato, al rilassamento dei muscoli ed alla debole costituzione fisica» (Power, Report., p. 73).

Più innanzi il già citato chirurgo12 F. Sharp di Leeds aggiunge:

«Allorchè io andai da Scarborough a Leeds fui sorpreso dall'aspetto generale dei ragazzi quivi molto più pallidi e vidi che la loro fibra era molto meno forte che in Scarborough e dintorni. Io trovai che molti ragazzi erano eccezionalmente piccoli per la loro età. Mi si sono presentati innumerevoli casi di scrofole, di malattie croniche, d'affezioni e indigeribilità; come medico io non ho il più tenue dubbio che non sieno provenute dai lavori nelle fabbriche. Sono del parere che l'energia nervosa del corpo si indebolisca pel lungo lavoro e che tale sia la ragione di molte malattie; se non venisse di continuo della gente dalla campagna, la razza dei lavoratori di fabbrica ben presto degenererebbe».

L'egual cosa afferma Beaumont, chirurgo in Bradford:

«La mia opinione circa il sistema, per cui qui si lavora nelle fabbriche, è che esso produce una particolare rilassatezza di tutto l'organismo e rende perciò suscettibili al più alto grado i ragazzi tanto alle epidemie come alle malattie fortuite».

Io ritengo la mancanza di ogni prescrizione riguardo alla ventilazione ed alla pulizia delle fabbriche causa principale di quella tendenza particolare o della suscettibilità alle affezioni che ho trovato tanto spesso nella mia pratica».

Altrettanto attesta il Dr. Kay:

«1) Io ho avuta l'occasione di osservare l'influenza del sistema a fabbriche sulla salute di ragazzi posti nelle migliori condizioni (nella fabbrica di Wood in Bradford, una delle migliori del paese dove egli era medico di fabbrica); 2) quest'influenza decisiva e molto dilatata, è nociva pure in tali condizioni favorevoli; 3) nel 1842 tre quinti di tutti i ragazzi occupati nelle fabbriche di Wood furono da me curati; 4) l'effetto più nocivo non proviene dal predominio della costituzione storpia, ma dalla costituzione indebolita ed ammalata; 5) il tutto migliorato di molto dacchè la durata del tempo di lavoro dei ragazzi di Wood venne ridotto a dieci ore».

Il commissario Dr. London che egualmente allega questa testimonianza, dice:

«Io penso, e ciò è stato provato in modo abbastanza chiaro, che il lavoro dei ragazzi sia irragionevole e crudele e che pure gli adulti debbano compiere una quantità di lavoro, che non può essere sostenuta dalla natura umana. Ne è conseguenza che molti muoiono innanzi tempo, che altri per tutta la vita sono afflitti dalla costituzione deficiente; e il timore di una discendenza debole per la costituzione scossa dei superstiti, è, fisiologicamente parlando, soltanto troppo fondato».

E alla fine il Dr. Hawkins circa Manchester dice:

«Io credo che la piccolezza e la gracilità della statura ed il pallore che così generalmente si trova in Manchester e, specie negli operai delle fabbriche, sorprendano la maggior parte dei forestieri. Io non sono mai stato in una città della Gran Bretagna o dell'Europa dove fosse più visibile la degenerazione della figura e del colore. Alle donne maritate mancano in modo sorprendente tutte le caratteristiche particolarità della donna inglese ecc. Devo confessare che i ragazzi e le ragazze delle fabbriche, che mi furono condotti innanzi, avevano generalmente un aspetto opprimente e un colore pallido; nell'espressione nulla v'era della consueta mobilità, vivacità e gaiezza della gioventù. Molti mi dichiararono che non sentivano alcun desiderio di sollazzarsi all'aria libera al sabato sera e alla domenica, ma che preferivano di rimanere tranquilli in casa.»

Qui inseriamo un altro passo del rapporto di Hawkins, che riguarda solo in parte quanto noi ora trattiamo, ma che può stare bene qui come in qualsiasi altro luogo.

«L'intemperanza la dissolutezza e la mancanza di preoccupazioni per il futuro, sono i vizii principali della popolazione delle fabbriche, e questi inconvenienti si riflettono con facilità sui costumi, che si formano sotto l'odierno sistema a fabbriche e che da esso provengono quasi inevitabilmente. È ammesso generalmente che la difficoltà di digestione, l'ipocondria e la generale debolezza sieno molto diffuse nella classe operaia; dopo dodici ore di lavoro monotono è troppo naturale che si cerchi uno stimolante di questa o quella specie, ma inoltre, se sopravvengono le sopra dette condizioni di malattia, si ricorrerà subito e sempre al soccorso, delle bevande spiritose.»

A confortare quanto i medici ed i commissarii dicono, il rapporto offre centinaia di casi. Centinaia di dati provano che lo sviluppo dei giovani operai viene arrestato dal lavoro; tra gli altri, Cowell dà il peso di quarantasei ragazzi, tutti di diciassette anni e che vanno alla scuola della sola domenica; ventisei occupati nelle fabbriche pesano in media 104,5 libbre inglesi13 e venti che non lavorano nelle fabbriche, ma che appartengono alla classe operaia, pesano in media 117,7 libbre. Uno dei più noti industriali di Manchester e capo dell'opposizione dei fabbricanti contro gli operai — credo Robert Hyde Greg — disse una volta che se tale condizione continuasse, la gente di fabbrica del Lancashire diverrebbe ben presto una razza di pigmei14. Un tenente di reclutamento disse (Tufnell, p. 59) che gli operai delle fabbriche sono meno adatti al servizio militare; essi sono magri e deboli e vengono spesso respinti dai medici perchè inabili.

In Manchester potè trovare delle reclute di appena cinque piedi e otto pollici: quasi tutte erano alte dai sei ai sette pollici, mentre nei distretti agricoli la maggior parte misurano otto pollici (la differenza tra la misura inglese e quella prussiana consiste in ciò che su cinque piedi la misura inglese è di due pollici più piccola della misura prussiana).

Gli uomini in seguito a queste influenze sono ben presto rovinati. I più sono incapaci di lavorare a quaranta anni, alcuni resistono fino ai quarantacinque, quasi nessuno sino a cinquanta anni. Ciò avviene, all'infuori della generale debolezza fisica, in parte pure per l'indebolimento, della vista, che deriva dal filare alla mule, per la quale l'operaio deve fissare i suoi occhi ad una lunga serie di fili sottili e che corrono parallelamente; da tale lavoro gli occhi sono sforzati.

Di 1600 operai che erano occupati in parecchie fabbriche in Harpur e in Lanark, soltanto dieci avevano più di quarantacinque anni; di 22094 operai di diverse fabbriche di Stockport e Manchester, soltanto 143 avevano più di quarantacinque anni. Di questi 143, sedici erano trattenuti per favore particolare ed uno era adibito al lavoro dei ragazzi. Di una lista di 131 filatori, soltanto sette avevano più di quarantacinque anni, e tutti i 131 furono nondimeno per «l'alta età», messi alla porta dai fabbricanti, presso i quali sollecitavano lavoro. In Boston di 50 filatori messi da parte, soltanto due avevano più di cinquanta anni, ed il resto una media di non più di quaranta anni — e tutti per l'avanzata età erano senza pane.

Il signor Ashworts, un noto fabbricante, dice in una lettera a lord Ashley che verso il quarantesimo anno di età i filatori non possono più compiere la quantità di filato richiesta e che perciò «talvolta» vengono licenziati; egli chiama gli operai di quaranta anni «gente vecchia»15. Altrettanto dice il commissario Mackintosh nel rapporto del 1833:

«Quantunque fossi già preparato, per il modo come vengono occupati i fanciulli, tuttavia mi fu difficile il credere l'età degli operai più attempati, tanto questi invecchiano presto.

Smellie, medico chirurgo in Glasgow, che specialmente curava operai di fabbrica, dice egualmente che essi a quaranta anni sono già vecchi (old age). (Stuart, evid., p. 101). Testimonianze che dicono altrettanto si trovano in Tufnell, evid., p. 3. 9. 15: Hawkings, Rept., p. 4, evid., p. 14, ecc. ecc.

In Manchester questa precoce vecchiaia degli operai è così generale che ogni uomo di quaranta anni dimostra dieci e quindici anni di più, mentre le classi benestanti, tanto uomini come donne, conservano benissimo il loro aspetto, se non bevono troppo.

L'azione del lavoro delle fabbriche sul tisico della donna ha un carattere del tutto speciale. Le defigurazioni che sono la conseguenza di un lungo lavoro, nella donna si presentano in forma più grave: le defigurazioni del bacino si producono spesso, in parte per la posizione falsa e lo sviluppo delle ossa del bacino stesso ed alle volte per lo storpiamento della parte inferiore della colonna vertebra».

«Quantunque, dice il dott. London nel suo rapporto, non mi si sia presentato alcun esempio di un bacino sfigurato e d'alcuni altri mali, tuttavia queste cose sono di tale specie, che ogni medico deve dire che sono la probabile conseguenza della durata di lavoro cui vengono sottoposti i fanciulli, e ciò è d'altronde assicurato da uomini degni della più alta fede in fatto di medicina».

Le operaie delle fabbriche partoriscono con maggior difficoltà delle altre donne, e questo è provato da parecchie levatrici e da ostetrici come dai frequenti aborti; vedi ad esempio dott. Hawkins, evid., p. 11 e 13. Aggiungi ancora che le donne, come tutti gli operai delle fabbriche, soffrono comunemente la generale debolezza e che, quando le donne sono incinte, lavorano nelle fabbriche sino all'ora del parto — naturalmente se tralasciassero di lavorare troppo presto, temerebbero che il loro posto fosse occupato da altre e che venissero esse stesse messe alla porta — perderebbero quindi anche il salario.

Accade spessissimo che le donne le quali ancora lavorano alla sera, si sgravino alla mattina veniente, e non è per nulla raro che partoriscano nelle fabbriche stesse tra le macchine. E, se pure i signori borghesi nulla trovano in ciò di particolare, forse le loro mogli converranno con me nel dire che è una crudeltà, una infame barbarie di costringere indirettamente una donna incinta a lavorare in piedi, e spesso curvata giornalmente sino al momento del parto, dalle dodici alle tredici ore (prima ancor più).

Ma questo non è tutto. Se le donne dopo il parto possono tralasciar di lavorare per quattordici giorni, sono contente e giudicano un tale spazio di tempo per lungo. Parecchie ritornano alla fabbrica già dopo otto, dopo tre o quattro giorni e lavorano per l'intera giornata.

Io intesi una volta come un fabbricante interrogava un sorvegliante: — La tale e la tale non sono ancor qui? — No. — Da quanto tempa hanno partorito? — Otto giorni. — Esse avrebbero invero potuto ritornare da lungo tempo. Quella là suole rimanere a casa soltanto tre giorni.

Naturalmente la paura di venire licenziate, la paura della disoccupazione, le trascina nonostante la loro debolezza, nonostante i dolori che loro procaccia il lavoro della fabbrica; l'interesse del fabbricante non permette che i suoi operai rimangano a casa a cagione del male; essi non devono ammalarsi, essi non possono osare di rimanere a letto durante la settimana, altrimenti il fabbricante dovrebbe lasciare inoperose le sue macchine o tormentare la sua sapientissima testa con l'ordine di un cambiamento temporaneo; ed invece di far ciò, egli licenzia la sua gente se questa osa di essere ammalata. Ascoltate (Cowell, evid. p. 77):

«Una ragazza si sente molto indisposta, non può proseguire a lavorare. — Perchè non chiedete il permesso di andare a casa? — Ah, signore — il «Signore» è molto strano proprio in questo caso — se noi ci assentiamo per un quarto di giornata, rischiamo di venire licenziate».

«Oppure (Sir D. Barry, evid. p. 44): Thomas Mac Durt, operaio, ha una febbre leggera: non può rimanere a casa, almeno non più di quattro giorni, perchè altrimenti teme di perdere il suo lavoro»

E ciò avviene in quasi tutte le fabbriche.

Il lavoro delle ragazze giovani produce nel periodo dello sviluppo un grande numero di altre irregolarità. Presso alcune, spesso spesso le meglio nutrite, il calore della fabbrica spinge innanzi lo sviluppo più rapidamente del comune, di modo che alcune ragazze dai dodici ai quattordici anni sono completamente formate; Roberton, il già citato, come dice il rapporto sulle fabbriche, «eminente» ostetrico di Manchester, racconta, nel North of England medicai and surgical Journal, che gli si è presentato il caso di una ragazza di undici anni, la quale non soltanto era una donna completamente formata, ma inoltre era incinta e che tali casi non sieno rari in Manchester, si può presumerlo dal fatto che le donne partoriscono di quindici anni. In tali casi agisce il calore delle fabbriche appunto come il caldo ardente del clima tropicale, e, come in questo clima, lo sviluppo eccessivamente precoce si vendica con la vecchiaia e la rilassatezza premature. — Spesso si nota nondimeno un arresto sessuale dello sviluppo della donna; i seni si formano tardi o non si formano affatto — di ciò offre degli esempi Corwell p. 35; la mestruazione si presenta in molti casi ai diciasette o ai diciotto anni, alle volte pure ai vent'anni e spesso non si presenta affatto (Dr. Mawkins, evid. p. 11, Dr. London p. 14 ecc. Sir Dr. Barry, p. 5 ecc.). La mestruazione irregolare, unita a molti dolori e malattie, specialmente la clorosi, è frequentissima; su ciò sono concordi i rapporti medici.

I figli nati da tali donne, specie se devono lavorare durante la gravidanza, non possono essere forti. Al contrario in particolare quelli di Manchester, vengono nei rapporti descritti come molto deboli e soltanto Barry afferma che essi sono sani — ma aggiunge pure che in Iscozia, ove egli fece le inspezioni, non lavora quasi alcuna donna maritata; inoltre è necessario notare che in Iscozia la maggior parte delle fabbriche sono in campagna, eccetto quelle di Glasgow, e ciò contribuisce moltissimo al rinvigorimento dei ragazzi: i figli degli operai nei dintorni vicini a Manchester sono fiorenti e freschi, mentre nella città hanno l'aspetto pallido e scrofoloso; ma verso i nove anni il calore subitamente svanisce, perché vengono mandati nelle fabbriche e ben presto non si possono più distinguere dai ragazzi di città.

Ma vi sono inoltre alcuni altri rami del lavoro delle fabbriche che hanno delle particolari conseguenze nocive. In molti locali adibiti alla filatura del cotone e del lino, si solleva una grande quantità di polvere che previene dalle filaccie, la quale produce particolarmente nei locali per cardassare e pettinare il lino dei disturbi di petto. Alcune costituzioni possono sopportarla, altre no. Ma l'operaio non ha alcuna scelta, egli deve accettare la stanza ove si trova il lavoro, sia o no buono il suo petto. Le conseguenze più comuni due derivano dal respirare questa polvere, sono sbocchi di sangue, la respirazione più difficile, dolori al petto, tosse, insonnia, in breve tutti i sintomi dell'asma, i quali nel peggiore dei casi finiscono nella consunzione (confronta Stuart p. 13, 70, 101, Macintosh, p. 24 ecc. Power, Rept. on Nothingham [pp. 15-17], on Leeds [p. 37], on Cowell p. 33, ecc. Barry p. 12 [cinque in una fabbrica] p. 17, 44, 50, 60 ecc.; altrettanto nel suo rapporto; London p. 13 ecc. ecc.). Ma è particolarmente insalubre la filatura bagnata del filo di lino, che viene fatta dalle ragazze giovani e dai fanciulli. L'acqua sprizza dai fusi sul loro corpo, di modo che la parte anteriore dei loro vestiti è di continuo inumidita sino alla pelle e l'acqua di continuo bagna il suolo. In più piccola misura ciò avviene pure nelle doppie camere delle fabbriche di cotone; ne sono conseguenza i continui raffreddori e le affezioni di petto. Tutti gli operai delle fabbriche parlano con una voce rauca e fioca, ma specie quelli addetti alla filatura bagnata e alla filatura doppia. Stuart, Mackintosk e Sir D. Barry hanno le più gravi parole sulla insalubrità per la salute delle ragazze addette ad esso. La filatura del lino ha un'altra conseguenza: lo storcimento caratteristico delle spalle e specie lo spostarsi in avanti dell'omoplata destra, che deriva dalla natura del lavoro. Questo modo di filare ed anche la filatura del cotone al throstle producono spesso delle malattie alla rotella, che è impiegata per l'arresto del fuso, mentre vengono attaccati i fili rotti. Il frequente curvarsi in questi due rami di lavoro e la bassezza delle macchine hanno generalmente per conseguenza uno sviluppo difettoso. Nel locale con il throstle della fabbrica di cotone di Manchester, in cui io ero occupato, non mi ricordo di aver veduta una sola ragazza veramente bene sviluppata e slanciata; esse erano tutte piccole, malfatte, mal cresciute, avevano una costituzione singolare, decisamente erano brutte in ogni parte del corpo.

Ma oltre a tutte queste malattie e storpiamenti, le membra degli operai hanno ancora a soffrire in altro modo. Il lavoro tra le macchine causa un gran numero di disgrazie che più o meno sono di grave natura e che inoltre hanno per gli operai la conseguenza di renderli, in parte o del tutto, incapaci al lavoro. Molto di frequente avviene che una, singola falange sia strappata da un dito, più spesso che tutto un dito, una mano od una mezza mano, un braccio. ecc. sieno presi dai raggi e triturati. Molto spesso avviene che dopo queste pur piccole disgrazie si producano dei trismi e ne segua la morte. A Manchester si vedono andare attorno oltre a molti storpi. un grande numero di mutilati; all'uno manca metà o tutto un braccio, all'altro un piede, al terzo una mezza gamba; si crede di vivere tra un esercito che sia ritornato da una spedizione militare. Le parti più pericolose delle macchine sono corregge che trasmettono la forza motrice dall'albero di trasmissione alle singole macchine, specie se hanno delle fibbie le quali però si trovano sempre più raramente. Uhi viene preso da queste corregge che la forza motrice fa girare con una velocità straordinaria, è gettato con tale forza o contro il soffitto o contro il pavimento che raramente rimane del corpo un sol osso e ne segue istantaneamente la morte. Il Manchester Guardian tra il 12 giugno ed il 3 agosto dava notizie delle seguenti gravi disgrazie — di quelle leggere non tiene conto: 12 giugno — un ragazzo morì in Manchester in seguito allo stritolamento di una mano tra le ruote; 16 giugno, un giovane in Saddleworth investito e portato via da una ruota morì stritolato; 29 giugno, un uomo giovane in Greenacres Morr presso Manchester, che lavorava in una fabbrica di macchine, cadde sotto una pietra da arrotare, che gli spezzò due costole e lo contuse gravemente; 24, una ragazza in Oldham morì in seguito all'investimento di una correggia che la trascinò attorno per cinquanta volte; non rimase nemmeno un osso; 27 luglio, in Manchester una ragazza cadde nel blower (la prima macchina che riceve il cotone grezzo) e morì terribilmente mutilata; 3 agosto, un tornitore di rocchetti morì in Dukinfield investito da una cinghia; tutte le sue costole erano spezzate. L'ospedale di Manchester nell'anno 1843 curò 962 ferite e mutilazioni derivanti dalle macchine, mentre la cifra di tutti gli altri infortunii di competenza dell'ospedale ammontava a 2426, di modo che su cinque disgrazie, due erano cadute per le macchine. Gli infortuni avvenuti a Salford non sono inclusi nelle cifre esposte, come non sono neppure quelli curati dai medici privati. I fabbricanti pagano in simili disgrazie, che rendono o no incapaci al lavoro, tutt'al più il medico, e, quando fanno molto, danno il salario durante il tempo della malattia; quello che avviene dell'operaio se resta invalido, è loro indifferente.

Il rapporto sulle fabbriche dice su questo soggetto: In tutti i casi dovrebbe venir dichiarato responsabile il fabbricante: poichè i fanciulli non possono fare sufficiente attenzione e gli adulti fanno attenzione nel loro interesse. Ma coloro che scrivono il rapporto sono borghesi e quindi si devono contraddire, dicendo ogni sorta di sciocchezze sulla «colpevole temerità» (culpable temerity) degli operai. Il fatto è questo: Se i ragazzi non possono fare attenzione, si proibisca loro il lavoro. Se gli adulti non possono fare la dovuta attenzione, essi o sono ragazzi che possiedono un grado di istruzione che loro non permette di riconoscere il pericolo nella sua grandezza — e chi è in ciò colpevole se non la borghesia che li tiene in una condizione in cui essi non possono istruirsi? — o le macchine sono mal confezionate e devono venir circondate con tramezzi e difese, che vanno pure a carico del borghese; oppure l'operaio ha una ragione per non temere il pericolo che minaccia, egli deve lavorare rapidamente per guadagnare del denaro e non ha tempo di fare attenzione, ecc.: anche in ciò la borghesia è colpevole. Molti infortuni avvengono ad esempio, quando gli operai vogliono pulire le macchine allorchè queste sono in movimento. Perché? Perche il borghese costringe gli operai, nelle ore di libertà, quando essi sono tranquilli, a pulire le macchine e naturalmente gli operai non hanno alcuna voglia di lasciarsi rosicchiare un po' del loro tempo libero. Ogni ora libera è tanto cara all'operaio che egli, piuttosto di sacrificarla al borghese, più volentieri corre un paio di volte alla settimana in pericolo di vita. Concedano i fabbricanti il tempo necessario tolto dalle ore di lavoro per pulire le macchine e a nessun operaio verrà in mente di pulire le macchine quando queste sono in moto.

In breve, in tutti i casi la colpa difinitiva cade sul fabbricante, dal quale negli accidenti più lievi si dovrebbe pretendere il mantenimento durante tutta la vita dell'operaio divenuto incapace di lavorare o in caso di morte della sua famiglia. Nei primi tempi dell'industria gli infortuni erano proporzionatamente molto più numerosi, perché le macchine erano più cattive, più piccole, più ammassate e quasi senza ripari. Ma come lo provano i dati su esposti, il numero degli infortuni è ancora abbastanza grande per far riflettere seriamente su una condizione di cose la quale permette che avvengano tante mutilazioni e ferite a profitto di una singola classe e che molti operai laboriosi per una disgrazia, della quale essi sono vittime in servizio e per merito della borghesia, siano abbandonati alla miseria e alla fame.

Una serie di malattie è prodotta semplicemente dall'orrida avidità di denaro della borghesia! Soltanto per empire la sua borsa, le donne sono incapaci alla procreazione, i figli sono storpi, gli uomini deboli, le membra lacerate, generazioni intere guaste, corrose dalla debolezza e da infermità! E, se si legge, in primo luogo, della barbarie di casi particolari di ragazzi che nudi erano dal letto tolti dai sorveglianti e che erano cacciati nelle fabbriche con i vestiti sul braccio sotto percosse e pedate (ad esempio Stuart, p. 39 ed altre), se si legge che veniva loro interrotto il sonno con percosse, che nonostante ciò si addormentavano sul lavoro, che un povero ragazzo ancora preso dal sonno, quando la macchina era ferma, balzava al grido di un sorvegliante e con gli occhi chiusi ripigliava il lavoro: se si legge che i ragazzi troppo stanchi per andare a casa si nascondevano sotto la lana, negli essiccatoi, e che soltanto potevano venir cacciati dalle fabbriche a colpi di cinghia; se si legge che molte centinaia di ragazzi ogni sera andavano a casa stanchi in modo che non potevano, per il sonno e la mancanza di appetito, cenare, in modo che i loro genitori li trovavano in ginocchio innanzi al letto, addormentati così nel dire la preghiera; se si legge in questo rapporto tutto ciò e centinaia di altre infamie e vergogne, tutte affermate sotto giuramento e provate da numerosi testimoni, confessate da uomini che i commissari stessi dichiarano degni di fede; se si pensa che si tratta di un rapporto «liberale» di un rapporto borghese fatto per annullare l'anteriore dei Tory e per porre in sodo la purezza della coscienza dei fabbricanti; se si pensa che i commissari sono tutti di parte borghese e che di tutto hanno data relazione contro volontà, non si deve sentire indignazione e rancore contro una classe che si pavoneggia con l'amore e la devozione all'umanità, mentre non pensa che a riempire a tout prix la sua borsa? Ascoltiamo, frattanto, quello che dice la borghesia per bocca del suo predestinato servitore, il dottor Ure:

Si è detto agli operai, narra questi nella sua Philosophy of Manufactures, pag. 277 e seguenti, che il loro salario non è in proporzione con i loro sacrifici e si distrusse in tal modo il buon accordo tra operai e padroni. Gli operai invece si sarebbero raccomandati a questi con la diligenza e l'attenzione e si sarebbero trovati contenti dell'utile dei loro padroni; in seguito sarebbero divenuti anche sorveglianti, capi di negozio ed infine associati, e perciò (o sapienza, tu parli come una colomba!) «le domande di lavoro tosto sarebbero sul mercato». — «Se gli operai non fossero così irrequieti, il sistema a fabbriche si sarebbe sviluppato in modo molto più benefico».

Segue a ciò una lunga geremiade sulle molte resistenze degli operai, e, a proposito di uno sciopero degli operai meglio pagati, dei filatori fini, si leggono le seguenti ingenue parole:

«Essi avevano un alto salario che permetteva loro di mantenere un comitato ben pagato e di ingrassarsi in una nervosa ipertrofia con un regime che per il loro lavoro era troppo vigoroso ed eccitante!» (p. 298).

Ascoltiamo come il borghese descrive il lavoro dei ragazzi:

«Io ho visitate, parecchie fabbriche, in Manchester e dintorni, e mai ho veduto ragazzi maltrattati, puniti con castighi cor porgli, o soltanto di cattivo umore. Essi sembravano tutti allegri (cheerful) e svegliati (alert), lieti dei facili giuochi, godenti alla loro età in pieno la naturale mobilità. Questa scena dell'industria fu per me sempre di sollievo, quando l'animo mio era invaso da tristi emozioni. Era incantevole (delightful) osservare, appena passato il mule-car, la prontezza con la quale i ragazzi riunivano i fili rotti, e guardarli con agio, quando essi, dopo che le loro tenere dita erano state un paio di secondi in attività, si divertivano in tutte le immaginabili posizioni, fino a che era venuto il momento in cui dovevano di nuovo tirare e troncare. Il lavoro di questi vivaci folletti sembrava simile ad un giuoco, in cui la pratica dava ad essi una piacevole destrezza. Conoscendo la propria abilità, essi erano lieti di mostrarsi ad ogni forestiere. Nessuna traccia di esaurimento, poichè quando essi escivano dalla fabbrica, incominciavano tosto, nella più vicina piazza da giuoco, a rincorrersi con la medesima vivacità dei giovani che escono dalla scuola».

(Naturalmente, come se il moto di tutti i muscoli non fosse un immediato bisogno per i corpi divenuti rigidi e nel medesimo tempo rilassati! Ma Ure avrebbe dovuto osservare se questo momentaneo movimento non fosse svanito dopo un paio di minuti. E poi Ure potè veder ciò soltanto di giorno, dopo cinque o sei ore di lavoro, ma non di sera) — (p. 301).

Per quanto riguarda la salute degli operai, il borghese ha l'illimitata imprudenza di allegare centinaia di tratti, quale testimonianza della distinta salute di questa gente, del citato ed estratto rapporto del 1833 e di voler provare con particolari citazioni tronche, che negli operai non si troverebbe alcuna traccia di scrofola e — ciò che è giustissimo — che il sistema a fabbriche li ha liberati da tutte le malattie acute (egli tace naturalmente che essi perciò hanno sul collo tutte quelle croniche). Si deve sapere che il rapporto consiste in tre grossi volumi in-folio, che un ben nutrito borghese inglese non si sogna di studiare, per poter comprendere l'imprudenza colla quale il nostro amico Ure dà ad intendere le più grosse bugie al pubblico inglese. Ascoltiamo ancora, come egli si esprime circa la legge sulle fabbriche del 1834, la quale fu data dalla borghesia liberale ed impone al fabbricante soltanto le più necessarie restrizioni, come noi appresso vedremo. Secondo adunque il signor Ure, questa legge, specie l'istruzione obbligatoria, è una misura dispotica ed assurda contro i fabbricanti. Tutti i ragazzi, sotto i dodici anni, sono per essa disoccupati e quale ne è la conseguenza? I ragazzi, liberati dal loro facile ed utile lavoro, non ricevono alcuna istruzione; spinti dalla calda sala per filare nella fredda atmosfera, essi vivono soltanto di furti e di elemosine — una vita triste contrastante colla loro condizione che sempre si migliorava nella fabbrica e nella scuola. Questa legge, sotto la maschera della filantropia, aggrava i dolori dei poveri ed ostacola il fabbricante coscienzioso nel suo utile lavoro, quando non lo arresta completamente (p. 405, 406 e seguenti).

L'azione perturbatrice del sistema a fabbriche incominciò già per tempo ad attirare la generale attenzione. Noi già parlammo della legge sull'apprendissaggio del 1802. Più tardi, verso il 1817, Roberto Owen, colui che di poi fondò il socialismo inglese, allora fabbricante in New-Lanark (Scozia), incominciò con petizioni e memorie a mostrare alle autorità superiori la necessità di garanzie legali per la salute degli operai e specie dei ragazzi. Il compianto Sir R. Peel ed altri filantropi si unirono ad Owen e ottennero l'una dopo l'altra le leggi sulle fabbriche del 1818, 1825 e 1831; di queste leggi le due prime non furono affatto osservate, e l'ultima lo fu soltanto qui e là. Questa legge del 1831, basata sulla mozione di Sir J. C. Hobhouse, stabiliva che in alcuna fabbrica di cotone non potessero lavorare di notte, cioè tra le sette e mezzo di sera e le cinque e mezzo di mattina, persone di meno di ventun'anni e che in tutte le fabbriche i giovani di sotto ai diciotto anni potessero al più lavorare dodici ore al giorno e nove ore al sabato. Ma poichè gli operai non potevano testimoniare contro i loro padroni, senza venir licenziati, così questa legge giovò poco. Nelle grandi città, ove gli operai erano turbolenti, avvenne un accordo fra i più notevoli fabbricanti per conformarsi alla legge, ma egualmente ve ne furono molti che, come i fabbricanti delle campagne, non tennero alcun conto della legge. Frattanto fra gli operai s'era fatta viva la richiesta del bill delle dieci ore, cioè di una legge che proibisse a tutti i giovani al disotto dei diciotto anni di lavorare più di dieci ore; le associazioni operaie resero vivo questo desiderio con agitazioni fra tutta la popolazione industriale, la umana sezione del partito dei Tory, allora guidata da Michael Sadler, raccolse questo principio e lo portò innanzi al Parlamento. Sadler ottenne un comitato parlamentare per un'inchiesta sul sistema a fabbriche e questo consegnò un rapporto nella sessione del 1832. Questo rapporto, decisamente partigiano, fu scritto dai nemici più dichiarati del sistema a fabbriche e con fini di partito.

Sadler, per la sua nobile passione, si lasciò sviare dalle più bieche ed ingiuste affermazioni, ottenne, per la forma delle sue domande, dai testimoni delle risposte le quali contenevano qualcosa di vero, ma a rovescio e di sbieco. I fabbricanti atterriti da un rapporto che li descriveva quali mostri, chiesero un'inchiesta ufficiale; essi sapevano che un rapporto esatto ora sarebbe stato loro utile, essi sapevano che al governo sedevano dei whigs, veri borghesi, con i quali essi erano in buoni rapporti ed i cui principii erano contrari ad una limitazione dell'industria; essi ottennero una commissione appunto di borghesi di sicura fede liberale, il cui rapporto fu quello che noi finora abbiamo così di frequente citato. Il rapporto si avvicina alla verità di più di quello del comitato Sadler, dal quale però differisce in quanto che si appoggia sulla parte opposta. Esso mostra da un lato simpatia per i fabbricanti, diffidenza di fronte al rapporto Sadler, avversione verso gli operai indipendenti ed i sostenitori del bill delle dieci ore; esso non riconosce il diritto degli operai ad un'esistenza umana, ad un azione e ad opinioni indipendenti proprie; esso fa loro il rimprovero di volere il bill delle dieci ore non solo per i ragazzi ma pure per sè, esso chiama gli operai che agitano demagoghi, cattivi, malintenzionati, ecc., in breve esso sta dalla parte della borghesia e nondimeno non può render candidi i fabbricanti, e nondimeno rimane una tale quantità di infamie secondo la sua propria confessione sulle spalle dei fabbricanti, che pure dopo questo rapporto l'agitazione per il bill sulle dieci ore, l'odio degli operai contro i fabbricanti e le dure parole del comitato contro quest'ultimi, sono completamente giustificati. Soltanto con la sola differenza, che, mentre il rapporto Sadler rimproverava ai fabbricanti la brutalità aperta e non nascosta, ora si mostrava che questa brutalità veniva esercitata sempre sotto la maschera della civiltà e dell'umanità. Il Dr. Hawkins, il commissario medico per il Lancashire, si dichiara recisamente per il bill delle dieci ore subito nelle prime linea del suo rapporto! E il commissario Mackintosh dichiara pure che il suo rapporto non contiene tutta intera la verità, poichè gli operai solo con grande difficoltà consentono di testimoniare contro i loro padroni ed i fabbricanti — già costretti dall'agitazione degli operai alla più grande compiacenza verso di essi — abbastanza spesso si sarebbero preparati alla visita della commissione, avrebbero fatto spazzare le fabbriche, e fatta allentare la velocità delle macchine in moto, ecc. Specie nel Lancashire i fabbricanti trovarono l'artificio di presentare alla commissione i sorveglianti delle sale da lavoro quali «operai» affinché questi testimoniassero dell'umanità dei padroni, della salubre influenza del lavoro, dell'indifferenza ed anche dell'avversione degli operai verso il bill delle dieci ore. Ma questi sorveglianti non sono più dei veri operai, essi sono disertori della loro classe, essi si sono dati per un maggior salario in servizio della borghesia e lottano nell'interesse dei capitalisti contro gli operai. Il loro interesse è quello della borghesia e perciò essi sono dagli operai odiati quasi di più che i fabbricanti stessi.

Il rapporto è tuttavia sufficientissimo per dimostrare la più colpevole noncuranza della classe dei fabbricanti verso gli operai e tutta l'infamia dello sfruttamento industriale nella sua piena inumanità. Nulla è più rivoltante di vedere posti di fronte in questo rapporto da mia parte i lunghi registri delle malattie, degli storpiamenti prodotti dal sopra lavoro, dalla fredda e ragionata economia nazionale del fabbricante, e dall'altra dove questi con le cifre tenta di provare che egli, e tutta l'Inghilterra con lui, dovrebbero perire, se non si permettesse più ogni anno di rendere storpi tanti e tanti ragazzi soltanto il linguaggio impudente del signor Ure, che appunto sopra ho riportato, potrebbe essere più rivoltante, se non fosse troppo ridicolo.

La conseguenza di questo rapporto fu la legge sulle fabbriche del 1834, che proibì il lavoro dei ragazzi sotto ai nove anni (fatta eccezione per le fabbriche di sete), limitò la durata di lavoro dei ragazzi tra i nove ed i tredici anni, a quarantotto ore settimanali o al più a nove ore al giorno, e la durata del lavoro dei ragazzi tra i quattordici e i diciotto anni a sessantanove ore settimanali o al massimo a dodici ore al giorno; fissò a un minimo di un'ora e mezza l'intervallo di tempo per i pasti e proibì di nuovo il lavoro notturno per tutti i giovani di non ancora diciotto anni. Nel medesimo tempo venne introdotto per tutti i ragazzi inferiori ai quattordici un corso giornaliero di istruzione obbligatoria di due ore; la legge inoltre dichiarava in contravvenzione quel fabbricante che avesse occupato i ragazzi senza il certificato d'età del medico di fabbrica o senza il certificato di frequenza della scuola rilasciato dal maestro.

Il fabbricante doveva perciò, ogni settimana, dal salario del ragazzo trattenere un penny per il maestro. Inoltre vennero disegnati dei medici di fabbrica, i quali dovevano andare di quando in quando nelle fabbriche e sotto giuramento interrogare gli operai, ed avevano cura, portando innanzi al tribunale di pace le querele, che fosse osservata la legge. Questa è la legge che il Dr. Ure insulta senza alcun riguardo!

Le conseguenze della legge e specie la creazione degli ispettori furono che il tempo medio di lavoro si ridusse dalle dodici alle tredici ore e che i ragazzi furono rimpiazzati per quanto fu possibile.

Con ciò scomparvero quasi completamente taluni dei più stridenti mali: le storpiature si produssero soltanto nelle costituzioni più deboli, gli effetti del lavoro si mostrarono alla luce del giorno meno scandalosamente.

Frattanto noi, nel rapporto sulle fabbriche, abbiamo sufficienti testimonianze per poter affermare che i mali lievi, gonfiamenti delle articolazioni del piede, debolezze e dolori alle gambe, alle coscie e alla spina dorsale, vene vericose, ulcere alle estremità inferiori, debolezza generale, specie debolezza al basso ventre, tendenza al vomito, mancanza di appetito alternata con fame acutissima, cattiva digestione, ipocondria, quindi male di petto in conseguenza della polvere e della cattiva atmosfera delle fabbriche, ecc. ecc., si presentavano tutti nelle fabbriche e in quegli individui che, secondo le prescrizioni della legge di Sir J. C. Hobhouse, lavoravano dalle dodici al massimo tredici ore al giorno.

Qui confronteremo in ispecie i rapporti su Glasgow e Manchester. I citati mali sono rimasti anche dopo la legge del 1834 e perdurano ancor oggi a seppellire la salute della classe operaia. Da ciò deriva la conseguenza che la brutale sete di guadagno della borghesia ha assunto una forma ipocritamente civile, che i fabbricanti trattenuti dal braccio della legge da troppo vili infamie, hanno tanto più ragione apparente di far mostra vanitosamente della loro falsa umanità — questo è tutto. Se oggi si formasse una nuova Commissione per le fabbriche, essa troverebbe tutto come prima. Per quello che riguarda la scuola obbligatoria estemporanea, questa rimane affatto senza alcuna influenza, poichè il governo non ebbe cura contemporaneamente di istituire della scuola buona. I fabbricanti impiegavano degli operai invalidi ai quali per due ore al giorno inviavano i ragazzi e così soddisfacevano alla lettera della legge i ragazzi non imparavano niente. E pure i rapporti degli ispettori delle fabbriche, che si limitavano soltanto al compito assegnato al loro ufficio, specie all'esecuzione della legge sulle fabbriche, danno materiale sufficiente per poter concludere che il male citato necessariamente continua. Gli ispettori Horner e Saunders nei loro rapporti di ottobre e dicembre 1844, raccontano che un gran numero di fabbricanti in quelle branche di industria, ove il lavoro dei fanciulli è inutile o può venir sostituito da quello degli adulti già disoccupati, facevano lavorare dalle quattordici alle sedici ore al giorno e più. Così vi sono specie molti giovani che di fronte alla legge sono troppo attempati. Altri fabbricanti violano la legge direttamente, abbreviano le ore di libertà, fanno lavorare i ragazzi di più di quello che non sia permesso ed arrischiano una denuncia, poiché la pena a cui vanno incontro per la contravvenzione è molto tenue di fronte all'utile. Specie ora, dove gli affari vanno bene, i fabbricanti ne hanno forte tentazione.

Frattanto tra gli operai non cessò l'agitazione per le dieci ore; nel 1839 essa era nel suo pieno vigore, e, al posto del morto Sadler, portò alla Camera bassa, lord Ashley ed, oltre questo, Richard Oastler, entrambi tories. Specie Oastler, il quale si agitava di continuo nei distretti industriali ed aveva agitato di già al tempo di Sadler, godeva il particolare favore degli operai. Essi lo chiamavano soltanto il loro «vecchio buon re» il «re dei ragazzi di fabbrica» e in tutti i distretti industriali non v'era un fanciullo che non lo conoscesse ed onorasse, che quando andava nelle città con altri non gli andasse incontro in processione. Oastler si oppose molte energicamente contro la nuova legge sui poveri e venne perciò dal signor Thorneleg — un whig, dei cui beni era amministratore, ed al quale doveva una somma — fatto mettere in prigione per debiti. I whigs si offrirono di pagargli i debiti, inoltre di proteggerlo, se avesse desistito dall'opposizione alla legge sui poveri. Invano. Oastler rimase in prigione e mandò fuori da questa i suoi fleet-papers [volantini] contro il sistema a fabbriche e la legge sui poveri.

Il governo dei tory del 1841 rivolse di nuovo la propria attenzione alla legge sulle fabbriche. Il ministro degli interni sir James Graham presentò un bill, per cui il tempo di lavoro dei fanciulli veniva limitato a sei ore e mezzo e fatta più rigorosa l'istruzione obbligatoria; la cosa principale che ne conseguì per la costruzione di scuole migliori. Pertanto questo bill si infranse nella gelosia dei dissidenti; quantunque l'obbligatorietà dei ragazzi dei dissidenti non fosse estesa all'istruzione religiosa, tuttavia la scuola era posta sotto la sorveglianza della Chiesa di Stato, e poichè la Bibbia forma il generale libro di lettura, la religione adunque veniva ad essere alla base di tutto l'insegnamento; in tal modo i dissidenti si trovavano minacciati. I fabbricanti e sopratutto i liberali si unirono ad essi, gli operai a causa della questione religiosa si divisero e perciò furono inattivi, l'opposizione al bill vinse, quantunque nelle grandi città industriali, come ad esempio Salford e Stockport, fosse battuta ed in altre come Manchester avesse potuto attaccare soltanto alcuni punti del bill per la paura degli operai; l'opposizione pure raccolse due milioni di firme per le sue petizioni e Graham si lasciò intimidire in tal modo che ritirò tutto il bill. Negli anni seguenti egli tralasciò i suoi disegni rispetto alla scuola e propose semplicemente, in luogo di quanto fino allora aveva sostenuto, che il lavoro dei fanciulli tra gli otto ed i tredici anni, venisse limitato a sei ore e mezzo al giorno, di modo che essi, non avrebbero avuto completamente libero nè il mattino, nè il pomeriggio, che fosse fissato a dodici ore il tempo di lavoro dei giovani e delle donne tra i tredici e i diciotto anni e che inoltre fossero introdotte alcune restrizioni per evitare che venisse elusa la legge, come fino allora spesso era accaduto. Appena Graham si presentò con tali proposte, incominciò più aspra che mai l'agitazione per le dieci ore. Oastler venne posto in libertà; alcuni suoi amici ed una colletta tra gli operai avevano pagato il suo debito — e con pieno vigore egli si gettò nel movimento. I rappresentanti del bill di dieci ore alla Camera bassa, erano aumentati, il gran numero di petizioni che provenivano da ogni parte per il bill di dieci ore, portò loro un nuovo appoggio — il 19 marzo 1844 lord Ashley con una maggioranza di 179 voti contro 170, fece passare la risoluzione che la parola: «notte» nel bill sulle fabbriche, doveva esprimere il tempo tra le sei ore di sera e le sei del mattino, perciò adunque si aveva che con la proibizione del lavoro notturno la durata di lavoro veniva portata a dodici ore, incluse le ore libere, e, escluse queste, a dieci ore. Ma il ministero non era in ciò concorde. Sir James Graham minacciò di ritirarsi dal Gabinetto — e nelle seguenti votazioni sopra un paragrafo del bill, la Camera con una piccola maggioranza respinse tanto le dieci come le dodici ore! Graham e Peel dichiararono allora che essi avrebbero presentato un nuovo bill e che se questo non fosse passato, si sarebbero ritirati; il nuovo bill fu esattamente l'antico bill delle dodici ore, soltanto con mutamenti di forma — e la medesima Camera bassa che aveva respinto nel marzo questo bill nei suoi punti principali, lo accettò in maggio con pelle e capelli! La ragione ne fu, che la maggioranza dei sostenitori del bill delle dieci ore era composta di tories, che lasciavano cadere più volentieri il bill che il ministero; ma, possono i motivi essere stati quali si vogliono, la Camera bassa si è con queste votazioni che si contraddicono l'un l'altra, procacciato il più grande disprezzo di tutti gli operai, e venne provata alla luce più viva la necessità della riforma proclamata dai cartisti. Tre membri che avevano prima votato contro il ministero, più tardi votarono in favore e perciò lo salvarono. In tutte le votazioni la massa dell'opposizione votò a pro, e la massa dei ministeriali contro il Gabinetto16. Le suddette proposte del Graham riguardo rispettivamente alle sei, ore e mezzo è alle dodici ore di lavoro delle due classi di operai, sono adunque ore fissate legalmente e perciò, come per la limitazione del ricupero del tempo perduto (se la macchina si guasta o se la forza idraulica diviene troppo debole per il ghiaccio o la siccità) ed altre più piccole restrizioni, la durata del lavoro è quasi nell'impossibilità di prolungarsi a più di dodici ore. Frattanto non v'è alcun dubbio che in un tempo brevissimo il bill delle dieci ore non divenga una realtà. I fabbricanti sono naturalmente quasi tutti contrarii, forse non ve ne sono dieci favorevoli; essi hanno raccolti contro questa odiata proposta tutti i mezzi leciti ed illeciti, ma ciò non giova loro nulla, poichè si attirano di più in più l'odio degli operai. Il bill passerà certamente, gli operai possono quello che essi vogliono, e che essi vogliono il bill delle dieci ore lo hanno dimostrato nella passata primavera. Gli argomenti economico-nazionali dei fabbricanti secondo i quali il bill delle dieci ore farebbe aumentare il prezzo di produzione, renderebbe impotente l'industria inglese a lottare contro la concorrenza straniera, farebbe cadere il salario ecc., sono certamente veri a metà, ma essi non provano nulla tranne che la grandezza industriale dell'Inghilterra può tenersi in piedi soltanto per il trattamento barbaro degli operai, soltanto per la distruzione della salute, per l'abbandono sociale, fisico ed intellettuale di generazioni intere. Naturalmente, se il bill delle dieci ore fosse una misura definitiva, l'Inghilterra ne sarebbe rovinata; ma poichè esso trae dietro a sè di necessità altre misure, le quali devono porre l'Inghilterra su una via diversa da quella sin'ora battuta, perciò esso sarà un progresso.

Volgiamoci ora ad un altro lato del sistema a fabbriche, lato che si può rimuovere, con prescrizioni legali, meno facilmente delle malattie che ne sono la conseguenza.

Noi parlammo già in generale della natura di lavoro e parlammo abbastanza minutamente per potere dai dati trarre ulteriori conclusioni. La sorveglianza delle macchine e l'annodare i fili spezzati non danno luogo ad alcuna attività che occupi il pensiero dell'operaio, e d'altra parte impedisce all'operaio di occupare il suo spirito in altre cose. Contemporaneamente noi vedemmo che questo lavoro non lascia alcun giuoco ai muscoli e all'attività fisica. In tale modo non si ha il vero lavoro, ma la semplice noia, la noia più mortale e più affaticante che possa esistere — l'operaio industriale è con ciò condannato a lasciar corrompere completamente le sue forze fisiche ed intellettuali in questa noia, egli ha la professione di annoiarsi per tutto il giorno dagli otto anni in poi. Egli non può discendere un momento — le macchine vanno tutto il giorno, le ruote, le corregge ed i fusi gli ronzano e risuonano di continuo nelle orecchie, e, quando vuol rimanere tranquillo soltanto un'istante, egli si vede subito addosso il sorvegliante con il libro delle multe. Questa condanna alla sepoltura perpetua nella fabbrica, alla continua attenzione, all'instancabile macchina, viene sentita come la più grave tortura. Ma essa agisce al più alto grado debilitando, non solo il corpo, ma pure lo spirito dell'operaio. Non si può in realtà trovare alcun metodo migliore d'abbrutimento del lavoro delle fabbriche, e, se nondimeno gli operai industriali hanno non soltanto salvata la loro intelligenza, ma più degli altri si sono coltivati e fatti vivi, questo fu possibile solo per la ribellione contro il loro destino e la borghesia la sola cosa che essi poterono pensare e sentire pure lavorando. E, se tale indegnazione contro la borghesia non fu il sentimento generale degli operai, ciò fu la conseguenza necessaria della passione del bere e sopratutto di quella che comunemente si chiama demoralizzazione. Già il rilassamento fisico e le malattie che in generale provengono dal sistema a fabbriche, furono sufficienti al commissario ufficiale Hawkins per far derivare da esse la necessità di detta demoralizzazione — tanto più ancora quando s'aggiunge il rilassamento intellettuale e le già citate circostanze che spingono ogni operaio verso la demoralizzazione e fanno in questo caso palpabile la loro influenza. Noi non ci dobbiamo per nulla meravigliare se specie nelle città industriali la passione del bere e la dissolutezza sessuale hanno raggiunto il grado che più innanzi ho già descritto17.

Ancora: la schiavitù in cui la borghesia tiene incatenata la classe proletaria in nessun luogo viene alla luce più chiaramente che nel sistema a fabbriche. Qui cessa di diritto e di fatto ogni libertà. L'operaio alla mattina alle cinque e mezzo, deve essere nella fabbrica — se egli vi arriva un paio di minuti più tardi, è punito, se vi arriva dieci minuti più tardi egli non vi può entrare fino all'ora di colazione e perde un quarto di salario (quantunque non lavori soltanto due ore e mezza delle dodici). Egli deve mangiare, bere e dormire ubbidendo al comando. Per la soddisfazione di tutti i pressanti bisogni, ha il tempo più ristretto, che è necessario perché essi sieno condotti a fine. Se la sua casa è lontana una mezz'ora od un'ora, il fabbricante non se ne preoccupa. La campana dispotica lo chiama dal letto, lo chiama dalla colazione e dal pranzo.

E che gli succede nella fabbrica! Qui il fabbricante è dispotico legislatore. Crea il regolamento di fabbrica, come gli piace; muta e fa aggiunte al suo codice quanto gli accomoda; e se egli vi pone entro le cose più folli, i tribunali dicono nondimeno all'operaio: «Voi siete padrone di voi stesso, voi potevate non accettare un tale contratto se a voi non accomodava ma ora, che liberamente vi siete legato a tale contratto, dovete pure osservarlo» 18 — e così l'operaio ha per sopra mercato pure i motteggi del giudice di pace, che è pur lui un borghese, e della legge che fu fatta dalla borghesia. Si ebbero abbastanza spesso di tali decisioni. Nell'ottobre 1844 gli operai della ditta Kennedy di Manchester lasciano il lavoro. Kennedy li accusò a motivo di una prescrizione affissa nella fabbrica: che d'ogni stanza non più di due operai potevano in una sola volta congedarsi! Ed il tribunale diede ragione al fabbricante, ed agli operai la su citata risposta (Manchester Guardian 30 ottobre). E come sono comuni questi casi. Ascoltate: 1° Le porte della fabbrica vengono chiuse dieci minuti dopo che è incominciato il lavoro e nessuno può entrarvi fino all'ora di colazione. Chi durante questo tempo è assente incorre per ogni telaio in tre pence di multa. 2° Ogni tessitore (al telaio meccanico) che in altro momento, mentre la macchina è in moto, si assenta, è punito per ogni ora ed ogni telaio, al quale è occupato, con tre pence di multa. Chi durante il lavoro, senza il permesso del sorvegliante, abbandona la stanza, è parimenti punito con tre pence di multa. 3° I tessitori che non hanno con sè le forbici, incorrono per ogni giornata in un denaro di multa. 4° Tutte le spole, le spazzole, i vasi d'olio, ruote, finestre ecc. che sono rotti, devono venir pagati dal tessitore. 5° Nessun tessitore, senza preavviso, che deve esser dato una settimana prima, può lasciare il servizio. Il fabbricante può senza preavviso licenziare qualsiasi operaio col motivo del cattivo lavoro o per la cosa più significante. 6° Ogni operaio che viene trovato a parlare con un altro, o a cantare o a zuffolare è colpito di una multa di sei pence. Chi durante i lavoro lascia il suo posto, è altresì condannato a sei pence. Mi sta innanzi un altro regolamento di fabbrica, secondo il quale ad ognuno che arriva tre minuti in ritardo, è trattenuto un quarto d'ora di salario e ad ognuno chi arriva venti minuti più tardi è trattenuto un quarto del salario della giornata. Chi rimane assente del tutto prima della colazione, è punito al lunedì con un scellino di multa e negli altri giorni con sei pence ecc. ecc. Quest'ultimo è il regolamento della Phoenix Work, in Jersey-Street, Manchester.

Mi si dirà: tali regolamenti sono necessari per assicurare in una grande e ben ordinata fabbrica il giro necessario delle diverse manipolazioni; si dirà: una tale disciplina è qui necessaria quanto nell'esercito — bene, può essere, ma qual sorta di ordine sociale è questo che non può esistere senza una simile infame tirannia? O il fine giustifica il mezzo, o la conseguenza della bassezza del mezzo giustifica completamente la bassezza del fine. Chi è stato soldato sa che cosa vuol dire il restare anche per breve tempo sotto la disciplina militare; ma di più questi operai sono condannati a vivere dai nove anni sino alla morte intellettualmente e fisicamente sotto la sciabola, essi sono schiavi peggio dei neri d'America, perchè essi vengono più aspramente sorvegliati — ed inoltre si pretende che essi vivano, pensino e sentano umanamente! Invero essi possono soltanto sentire l'odio più ardente contro i loro oppressori e contro l'ordine di cose, che li mette in una tale condizione, che li degrada a macchine! Ma è ancora molto più infame che, secondo quanto dicono unanimemente gli operai, vi sia un gran numero di fabbricanti, i quali con la più inumana durezza colpiscano con pene in denaro gli operai, affine di ingrossare il loro guadagno con i centesimi rubati ai proletari privi d'ogni fortuna.

Anche Leach afferma che gli operai spesso di mattina trovano messo innanzi di un quarto d'ora l'orologio della fabbrica e che per conseguenza al loro arrivo trovano la porta chiusa, mentre lo scritturale attraversa le stanze con il libro delle multe in cui nota il grande numero dei mancanti. Leach dice di aver contati egli stesso una volta 95 di tali operai chiusi fuori di una fabbrica, il cui orologio di sera era messo indietro e di mattina messo innanzi di un quarto d'ora rispetto all'orologio di città. Il rapporto sulle fabbriche racconta di simili cose. In una fabbrica durante le ore di lavoro, l'orologio veniva posto indietro di modo che vi si lavorava più del tempo giusto e l'operaio non vi riceveva nondimeno nulla in più sul salario; in un'altra fabbrica vi si faceva lavorare un quarto d'ora in più; in una terza v'era un orologio comune ed un orologio della macchina, che segnava il numero delle rotazioni della sfera principale; quando il macchinismo andava lentamente si lavorava secondo l'orologio della macchina sino a che il numero delle rotazioni computava dodici ore; se il lavoro andava bene, questa cifra era completa innanzi al tempo giusto e gli operai dovevano nondimeno continuare a lavorare sino alla fine delle dodici ore. Il testimonio aggiunge d'aver conosciute alcune ragazze, che avevano un buon lavoro e lavoravano in ore extra, ma che nondimeno s'erano gettate più volentieri nelle braccia della prostituzione anzi che cadere sotto questa tirannia (Drinkwater, evid. p. 80).

Leach racconta, per ritornare alle multe in denaro, di aver veduto replicate volte delle donne debolissime che per riposarsi s'erano sedute un momento durante il lavoro, venir punite per tale delitto con sei pence di multa. Le punizioni a motivo di lavoro mal eseguito vengono inflitte in modo del tutto arbitrario; i lavori vengono esaminati nel magazzino, ove il sorvegliante-capo scrive le pene su una lista, senza nemmeno chiamare l'operaio: questi sa soltanto che è stato punito quando il sorvegliante gli paga il salario e le merci forse sono già vendute o in ogni caso messe da parte. Leach possiede una tale lista di multe, che unita assieme misura dieci piedi di lunghezza e che dà una somma eguale a 35 sterline, 17 scellini e 10 pence. Leach narra che nella fabbrica, dove v'era questa lista, venne licenziato un nuovo capo di magazzino perché multava troppo poco ed in modo che faceva intascare al fabbricante cinque sterline di meno (34 talleri) per settimana (Stubborn. facts p. 13-17). Ed io ripeto ancora una volta che conosco il Leach per un uomo degno di fede ed incapace di dire una bugia.

Ma, anche in altro modo, l'operaio è lo schiavo del suo padrone. Se la moglie o la figlia dell'operaio piace al ricco padrone, questi non ha che da ordinare, che da far segno ed ella deve fargli olocausto delle sue grazie. Se il fabbricante desidera di coprire con firme una petizione in favore degli interessi borghesi, egli è solito a inviarla soltanto nella sua fabbrica. Se egli vuole far passare un'elezione al Parlamento, manda i suoi operai elettori per turno e schiere agli uffici elettorali ed essi devono bene votare per i borghesi, ne abbiano o no desiderio. Vuole il fabbricante avere una maggioranza in una pubblica assemblea? ebbene egli licenzia gli operai una mezz'ora del solito, procura loro un posto presso alla tribuna, dove egli può sorvegliarli convenevolmente.

Inoltre vi sono altre due istituzioni che contribuiscono a ridurre l'operaio in potere del fabbricante: il truck-system ed il cottages-system. Truck-system è chiamato dagli operai il pagamento in natura del salario e questo modo di pagamento era per lo innanzi generale in Inghilterra. Il fabbricante stabiliva «per la comodità degli operai e per proteggerli dagli alti prezzi dei mercanti» una bottega in cui per suo conto venivano vendute merci d'ogni genere; e — perchè l'operaio non andasse in un'altro negozio, dove egli poteva avere i generi più a buon mercato — le bibite del «Tommy Shop» si vendevano più care del 25 al 30 per cento di qualsiasi altro luogo — gli si dava invece del denaro un buono di pagamento sul negozio per l'importo del suo salario.

La generale indignazione che destava questo infame sistema, diede origine nel 1831 al Truck-act, per cui veniva dichiarato come non valido ed illegale il pagamento in natura della maggior parte degli operai; pertanto, questa legge, come il più delle leggi inglesi, è entrata in vigore di fatto soltanto qui e là. Nelle città è in vero quasi completamente messa in effetto, ma nelle campagne il truck-system è direttamente o indirettamente ancora in pieno vigore. Anche nella città di Leicester si riscontra troppo spesso.

Ci stanno innanzi per caso una dozzina di condanne causate da tale delitto, elle si ebbero dal novembre 1843 al giugno 1844 e vennero in parte riferite nel Manchester Guardian ed in parte nel Northern Star. Naturalmente questo sistema non viene più esercitato così apertamente come una volta; l'operaio riceve per lo più in pagamento il suo denaro, ma il fabbricante ha a sufficienza il mezzo per costringerlo a comperare i generi nei suoi negozi e non altrove. Ai truck-fabbricanti arriva raramente d'esser puniti poichè ora possono porre il loro mal fare sotto la protezione della legge, appena danno realmente nelle mani all'operaio il denaro. Il Northern Star del 27 aprile 1843 riportava una lettera di un operaio di Holmfirth presso Huddersfield nel Yorkshire; per quanto mi è possibile, voglio riprodurre l'ortografia di tale lettera, che allude ad un fabbricante di Bowers

«È ben strano di pensare che questo truck-system esiste in così grande sviluppo come lo si trova a Holmfirth e che non si può trovare persona che ha il coraggio di mettere un bastone nelle ruote ai fabbricanti. Qui soffre una massa di tessitori per questo sistema sacramentato, qui v'è una prova dell'animo nobile dei liberi scambisti19. V'è un fabbricante, Weger, che è malvisto in tutta la contrada perchè ha una condotta abbominevole contro questi poveri tessitori; quando hanno finito una pezza hanno trentaquattro o trentacinque scellini, ma loro dà venti scellini e il resto lo dà in stoffe, panno dal 40 al 50 per cento più caro che dagli altri mercanti e per sopra mercato queste mercanzie sono qualche volta cattive. Ma come dice il Frey Handels Mercur20 non sono obbligati di accettarle. Sono affatto liberi ma devono accettarle o morire di fame. Se vogliono più di venti scellini allora possono attendere quindici giorni, se accettano i venti scellini sono sempre pronti. Lord Brohom (Brougham) ci dice che noi dobbiamo fare delle economie, che noi dobbiamo mettere da parte in gioventù, che non dobbiamo aver bisogno della cassa dei poveri quando siamo vecchi come se non fossimo troppo in ozio per mettere da parte. Se questo non fosse detto dal Lord si direbbe che il suo cervello è così mal disposto come quello di coloro che devono pagare il nostro lavoro. Quando i giornali non timbrati vennero di moda, ve n'era una massa che correva dalla polizia a denunciarli. Vi erano i Blythys, gli Estwoods e degli altri, ma che sono ora? e tutta altra cosa, i nostri truck-fabbricanti appartengono alla pia gente libero scambista e vanno due volte alla chiesa tutte le domeniche e dicono come i preti religiosamente che noi non abbiamo fatte delle cose che avremmo dovute fare e che in noi non v'è nulla di buono ma che Dio ci guardi (parole della litania anglicana) sino a domani così noi paghiamo i nostri tessitori con mercanzie cattive».

Il cottage-system ha l'aspetto molto più innocente ed è anche sorto in una maniera molto meno colpevole, quantunque abbia per gli operai i medesimi effetti d'oppressione. In campagna, nella vicinanza delle fabbriche, mancano spesso delle case operaie; il fabbricante è di sovente costretto a fabbricare tali case e lo fa volentieri poichè queste apportano un utile sufficiente al suo capitale esposto. Se i proprietarii dei cottages operai ricevono all'incirca il 6 per cento annuo dal loro capitale, si può calcolare che i cottages danno loro il doppio, poichè essi sino a che la loro fabbrica non è del tutto ferma, hanno sempre locatarii, e a dir vero, di cosiffatti locatarii che pagano sempre. I fabbricanti quindi sono esenti da ambedue gli svantaggi principali, che incontrano gli altri proprietarii case: essi non hanno mai i cottages vuoti e non corrono alcun rischio.

La pigione di un cottage in seguito è calcolata in modo che essa copre tali svantaggi, e, se il fabbricante adunque prende la medesima pigione degli altri, egli fa così, con il 12-14 per cento, un brillante affare alle spese degli operai. Poiché è una ingiustizia manifesta che il fabbricante, se egli fa degli affari con l'appigionamento delle case, ritragga un utile più grande, l'utile doppio, come i suoi concorrenti e che contemporaneamente tolga ad essi tutte le possibilità di fargli concorrenza. Ma è una doppia ingiustizia che egli tragga questo utile dalle tasche della classe che nulla possiede, la quale deve tener su casa su ogni centesimo; il fabbricante è d'altronde abituato a guadagnare tutta la sua completa ricchezza alle spese dei suoi operai. Ma l'ingiustizia diviene un'infamia quando il fabbricante, come avviene abbastanza spesso, costringe gli operai che devono abitare la sua casa sotto pena di licenziamento, a pagare un affitto più alto del comune, o, di più, li costringe a pagare la pigione di una casa che essi non abitano affatto!

Lo Halifax Guardian, citato nel liberale «Sun», afferma che centinaia di operai in Ashton-under-Lyne, Oldham e Rochdale, ecc., ecc., sono costretti dai loro padroni a pagare l'affitto per case, tanto che essi le abitino o no21.

Il cottage-system si trova generalmente nei distretti industriali di campagna; esso ha fatto sorgere interi villaggi e per lo più il fabbricante con le sue case ha poca o nessuna concorrenza, di modo che egli non ha bisogno di regolare le sue pigioni secondo le domande degli altri, ma egli può fissarle come vuole. E qual forza dà il cottage-system al fabbricante nei conflitti con gli operai! Se questi lasciano il lavoro, egli ha soltanto da pretenderne l'affitto, e il termine del licenziamento è soltanto di una settimana; dopo questa, gli operai non solo rimangono senza pane ma inoltre senza tetto, divengono vagabondi, cadono sotto la legge, la quale senza misericordia li invia per un mese al vericello.

Tale è il sistema a fabbriche, descritto minutamente quanto lo spazio di cui dispongo lo permette, e senza preconcetti di partito per quanto lo concedono le azioni eroiche della borghesia contro gli operai senza difesa, azioni innanzi alle quali è impossibiile rimanere indifferenti, azioni innanzi alle quali l'indifferenza sarebbe un delitto.

Confrontiamo un poco la condizione dell'inglese libero del 1815 con la condizione del servo sassone sotto lo staffile del barone normanno del 1145. Il servo era glebae adscriptus, incatenato alla gleba; l'operaio libero lo è pure — mediante il cottage-system: il servo doveva al padrone l'jus primae noctis, il diritto della prima notte. Il servo non poteva acquistare alcuna ricchezza, tutto quello che egli acquistava poteva essergli tolto dal padrone — l'operaio libero non ha di certo alcuna proprietà, nulla può acquistare sotto la pressione della concorrenza ed il fabbricante fa quello che non faceva lo stesso normanno; egli pretende giornalmente con il truck-system l'amministrazione di quanto l'operaio ha per il suo immediato mantenimento. La situazione del servo di fronte al padrone era regolata tanto da leggi, le quali erano ubbidite perchè corrispondevano a costumi, quanto pure dai costumi stessi; la situazione dell'operaio libero di fronte al suo padrone è pure regolata con lei che non sono ubbidite, perchè esse non corrispondono nè ai costumi nè all'interesse del padrone. Il signore non poteva togliere il servo dalla gleba e non poteva sbarazzarsi di quello senza fare altrettanto di questa e poichè quasi tutto era maggiorasco e non altro capitale, egli non poteva venderla; la moderna borghesia costringe l'operaio a vendersi da sé stesso. Il servo era schiavo del pezzo di terreno su cui era nato; l'operaio è schiavo dei bisogni più necessari della vita e del denaro con cui egli deve soddisfarli. Ambedue sono schiavi di fatto. Il servo ha una garanzia per la sua esistenza nella costituzione della società feudale, in cui ognuno ha il suo posto; l'operaio libero non ha alcuna garanzia poichè egli ha nella società soltanto un posto, se la borghesia ne ha bisogno — altrimenti resta ignorato come quasi nemmeno esistesse. Il servo si sacrifica al suo signore in guerra, l'operaio industriale in pace. Il padrone del servo era un barbaro, egli lo trattava come una bestia; il padrone dell'operaio è civilizzato e lo tratta come una macchina. In breve, ambedue si rassomigliano quasi in tutto, e, se v'è da una parte svantaggio, questo è dalla parte dell'operaio libero. Schiavi sono entrambi, soltanto con la differenza che la servitù dell'uno è sincera, aperta, leale e quella dell'altro è ipocrita, astuta, dissimulata innanzi a lui stesso e tutti gli altri — una servitù teologica la quale è più cattiva dell'antica. Gli umani tories avevano ragione allorché davano agli operai delle fabbriche il nome di white slaves — schiavi bianchi. Ma la servitù ipocrita che si nasconde, riconosce almeno il diritto alla libertà in piena luce: essa si inchina innanzi alla pubblica opinione liberale ed in ciò consiste il progresso storico contro l'antica schiavitù, poichè almeno il principio della libertà è fissato — e gli oppressori già temono che questo principio sia posto ad effetto.

Per chiudere, ecco un paio di strofe di una poesia che corrisponde al sentimento degli operai stessi sul sistema a fabbriche. È di Edward P. Mead di Birmingham, e l'espressione esatta del sentimento dominante tra gli operai:

Un re oggi vive, principe iracondo
quale poeta mai sognava un re,
un tiranno ben noto al bianco schiavo:
ed è il vapor questo selvaggio re.

Ha un solo braccio, ma braccio di ferro:
e benché egli abbia questo braccio sol.
lavora con sì magico potere
che mille e mille vince egli da sol.

Come il fero avo suo Moloch, che un tempo
affiso stava nella valle Himmon,
nelle viscere egli ha caldo di fuoco
ed i bambini pascolo gli son.

La schiera dei suoi preti ira sitisce
sangue, superbia senza umanità:
guida la man sua gigantesca, e un empio
oro dal sangue scaturir si fa.

Gettano nella polve il diritto umano
per l'oro, il Dio che sol sanno adorar:
per essi è gioia il pianto delle donne;
deridono dell'uomo il lagrimar.

Al loro orecchio è armonioso il grido
dell'infelice che combatte e muor:
di scheletri di vergini e fanciulli
gli inferni pieni son del re vapor.

Gli inferni sulla terra! Essi la morte,
da che l'impero il re tenne, allargar,
poi che l'anima e il corpo degli umani
ei suol rapidamente trucidar.

E sia morte al vapor, Moloch selvaggio!
Lavoratori, a mille, or tutti, qua
legategli la mano, o ch'ei la terra
nella notte mortal sprofonderà?

Ed anche i servi suoi, turpi signori
rossi di sangue e rimpinzati d'or,
la collera del popolo distrugga
come la lor divinità, l'orror!22


Note

1. The Cotton Manufacture of Great Britain. By .Dr. A. Ure, 1836.

2. History of the Cotton Manufacture of Great Britain by E. Baines, Esq.

3. La jenny è il filatoio per il cotone; la mule è il filatoio per la seta ed il cotone fino (N.d.T.).

4. Stubborn, Facts from the Factories, by a Manchester Operative. Published and dedicated to the working Classes, by Wm. Rashleigh. M. P. London, Ollivier, 1844, p. 28 e seguenti.

5. Tale domanda fa ad esempio il signor Symons in Arts and Artizans.

6. Per esempio il dott. Ure nella “Philos. of Manuf.„

7. Lo stato delle cose in rapporto al salario di lavoro è momentaneamente molto cattivo in alcune branche dell'industria cotonifera del Lancashire; vi sono centinaia di giovani uomini, tra i venti e i trent'anni, che sono occupati quali piecer e non ricevono per settimana più di otto o nove scellini, mentre sotto lo stesso tetto ragazzi di tredici anni guadagnano per settimana cinque scellini e giovani ragazze dai sedici ai venti anni dai dieci ai dodici scellini. — (Rapporto dell'ispettore delle fabbriche L. Horner, ottobre 1844).

8. Nel 1843 v'erano tra gli infortunii, che vennero curati all'ospedale di Manchester, 189, dico cento ottantanove, combustioni. Non è detto quante mortalità.

9. Nella traduzione italiana fu possibile solo d'imitare in parte la forma di costruzione irregolare (n. d. t.).

10. Quanto numerose sieno le donne maritate che lavorano nelle fabbriche, risulta da alcuni dati offerti dai fabbricanti stessi: in 412 fabbriche del Lancashire lavorano 10721 d'esse; dei loro mariti soltanto 5314 avevano lavoro .nelle fabbriche; 3927 erano occupati altrimenti, 821 senza lavoro e di 659 mancano notizie. Adunque per ogni fabbrica in media due o tre uomini vivono del lavoro delle loro mogli.

11. Anche in una sala addetta alla filatura di una fabbrica di Leo& furono introdotti i sedili. (Drinkwater evid., p. 80).

12. I cosidetti surgeons sono medici altrettanto come i physicians ed hanno perciò generalmente la pratica medica oltre quella chirurgica. Essi, per diverse ragioni, sono preferiti di solito ai physicians.

13. Una libbra inglese è eguale a 0,453 kg

14. Queste parole non sono tolte dal rapporto sulla fabbrica.

15. Dai discorso di Lord Ashley. (Seduta della Camera bassa del 13 marzo 1844)

16. Come tutti sanno la Camera bassa nella stessa sessione si compromise ancora una volta a questo modo nella questione degli zuccheri, ove prima votò contro, più tardi per il ministero, dopo l'impiego della “frusta governativa.„

17. Ascoltiamo un giudice competente:

«Se viene preso in considerazione l'esempio degli irlandesi unito al lavoro incessante di tutta la classe dell'industria cotonifera, noi ci meraviglieremo ben poco della terribile demoralizzazione di questa. Il continuo ed esauriente lavoro prolungato giorno per giorno, anno per anno, non è atto a sviluppare le facoltà intellettuali e morali degli uomini. La triste consuetudine di un tormentoso lavoro (drudgery) senza fine, in cui lo stesso processo meccanico sempre di nuovo si riproduce, assomiglia al tormento di Sisifo; il peso del lavoro, simile al masso, ricade sempre sull'operaio affaticato. Per il perpetuo lavoro dei medesimi muscoli, lo spirito non acquista nè cognizioni nè attività intellettuale: l'intelligenza s'addormenta nell'inerzia ottusa, ma il lato rozzo della nostra natura prende uno sviluppo esuberante. Condannare l'uomo a tal lavoro vuol dire coltivare in lui l'istinto bestiale. Egli diviene indifferente, egli sdegna i costumi e l'attività che distinguono la sua razza. Egli trascura le comodità e le più fine gioie della vita, vivo nella miseria sudicia, con il più magro nutrimento e dissipa ii resto dol suo guadagno nelle dissolutezze.» Dott. J. P. Kay, loc. cit. [pp. 7-8]

18. Stubborn, Facts, p. 9 ff.

19. Gli aderenti alla Lega per l'abolizione delle leggi sul grano.

20. Il Leeds-Mercury, foglio borghese radicale.

21. Sun (giornale di Londra) foglio liberale.

22. Io non ho più spazio, nè tempo per dilungarmi ampiamente sulle risposte dei fabbricanti alle accuse ché da dodici anni contro essi vengono dirette. Questa gente non si lascia neppur dare delle informazioni, perchè il suo preteso interesse la abbarbaglia. Poichè d'altronde parecchie sue proteste sono state all'occasione di già rimosse, così a me rimane da dire soltanto quanto segue.

Andate a Manchester se voi volete conoscere le condizioni inglesi. Abbiate delle buone condizioni, per “gente rispettabile„ naturalmente. Lasciate cadere alcune idee sulla condizione degli operai. Fate conoscenza con un paio dei primi fabbricanti liberali forse con Robert Hyde Greg, Edmund Asworth, Thomas Ashton e via. Voi dite al fabbricante qualche cosa sulle vostre vedute. Il fabbricante vi capisce, egli sa quello che ha da fare. Viene con voi nella sua fabbrica in campagna, il signor Greg a Quarsy, Bank nel Cheshire, il signor Ashworth a Turton presso Boston, il signor Ashton a Hyde. Egli vi conduce in un edificio splendido, ben ordinato, provveduto forse di ventilatori, vi fa osservare i locali alti e ben creati, le belle macchine, qui e là operai dall'apparenza sana. Vi offre una buona colazione e vi propone di visitare le abitazioni degli operai; vi conduce nei cottages che hanno l'aspetto nuovo, pulito e grazioso ed entra con voi in questo ed in quello. Naturalmente vi conduce soltanto dagli ispettori, dai meccanici, ecc., per cui “voi vedete famiglie che vivono completamente della, fabbrica„. Presso le altre voi potreste trovare che soltanto lavorano la moglie ed i figli e che il marito rammenda le calze. La presenza del fabbricante vi impedisce di rivolgere delle domande indiscrete; voi trovate la gente tutta ben pagata, ben messa, relativamente sana a motivo dell'aria di cam pagna, voi incominciate a mutare le vostre idee esagerate di miseria e di fame. Ma che il cottages-system ha pure innalzate scuole, chiese e gabinetti di lettura, ecc. Che il fabbricante usi la scuola per abituarvi i ragazzi alla subordinazione, che nel gabinetto di lettura tolleri soltanto certi libri, nei quali viene difeso l'interesse della borghesia, che scaccia la sua gente se legge fogli cartisti, o socialisti, tutto ciò vi è celato. Voi vedete una condizione di cose patriarcale e dolce, voi vedete la vita dei sorveglianti, voi vedete quello che la borghesia promette agli operai se essi vogliono divenire pure intellettualmente i suoi schiavi.

Questa “fabbrica di campagna„ è stata sempre il cavallo di battaglia dei fabbricanti, perchè in essa sono soppressi gli svantaggi del sistema a fabbriche, specie quelli sanitarii, in parte per l'aria libera e i dintorni e perché la schiavitù patriarcale degli operai ù è sostenuta più a lungo. Il dott. Ure intona un ditirambo. Ma guai se gli operai incominciano a pensare allo stesso modo e a divenire cartisti, allora in una sola volta cadrà la paterna inclinazione dei fabbricanti. Del resto, se voi volete venir condotti in un quartiere operaio di Manchester, se voi volete vedere un perfetto sistema a fabbriche in una città, allora potete a lungo attendere sino a che vi sono di guida questi ricchi borghesi! I signori non fanno quello che gli operai vogliono, ed in quale condizione vivono essi non vogliono, non debbono saperlo, perchè debbono temere la conoscenza delle cose innanzi alle quali divengono inquieti o che dovrebbero essere contrarie al loro interesse. È pure indifferentissimo — gli operai sanno venir a capo di quello che vogliono.


Ultima modifica 2019.10.02