Il dibattito parlamentare sul discorso della Corona

Marx (1862)

 


Trascritto da Roberto Saranga, Settembre 2000


 

Londra, 7 febbraio 1862

L'apertura dei lavori del Parlamento è stata una cerimonia senza lustro. L'assenza della Regina e la lettura del discorso della Corona da parte del Lord Cancelliere hanno bandito ogni effetto spettacolare. Anche il discorso della Corona è stato breve senza essere incisivo; ha riassunto i faits accomplis della politica estera e per una valutazione di essi ha fatto riferimento ai documenti presentati al Parlamento. Solo una frase ha destato un certo scalpore, la frase nella quale si dice che la Regina " confida che non vi sia ragione di temere alcun turbamento della pace in Europa ". Questa frase implica infatti che la pace europea è relegata nel regno della speranza e della fede.

Secondo la prassi parlamentare, i signori che dovevano rispondere al discorso della Corona alle due Camere erano già stati designati dai ministri tre settimane prima. Conformemente alla procedura abituale, la loro replica riecheggia largamente il discorso della Corona e abbonda delle stucchevoli lodi che i ministri profondono su se stessi in nome del Parlamento. Quando Sir Francis Burdett nel 1811 prevenne quelli che erano stati incaricati ufficialmente di rispondere e colse l'occasione per sottoporre il discorso della Corona agli strali della critica, la stessa Magna Carta sembrò messa in pericolo. Da quella volta non si è più ripetuta una simile enormità.

L'interesse al dibattito sul discorso della Corona perciò è limitato alle "allusioni" del circolo ufficiale di opposizione ed alle "reazioni allusive" dei ministri. Questa volta però l'interesse è stato più accademico che politico. Si è assistito alla migliore orazione funebre del principe Alberto, che durante la sua vita non ha trovato affatto leggero il giogo dell'oligarchia inglese. Secondo la vox populi, Derby e Disraeli hanno conquistato la palma accademica, l'uno per la sua facondia naturale, l'altro per la sua teorica.

La parte "tecnica" del dibattito verteva sugli Stati Uniti, il Messico e il Marocco.

Riguardo agli Stati Uniti, l'opposizione (gli Outs) ha elogiato la politica del partito al potere (gli Ins o beati possidentes). Derby, capo dei conservatori alla Camera dei Lords, e Disraeli, capo dei conservatori alla Camera dei Comuni, non si sono opposti al governo, ma l'uno all'altro.

Derby prima di tutto ha espresso il suo malcontento per l'assenza di "pressione dall'esterno". Egli "ammirava", ha detto, il comportamento stoico e dignitoso dei lavoratori delle industrie. Per quanto riguardava i proprietari dei cotonifici, però, egli doveva escluderli dalle sue lodi. Per loro le agitazioni americane si erano rivelate straordinariamente opportune, dal momento che la sovrapproduzione e la saturazione di tutti i mercati avrebbero imposto, in ogni caso, restrizioni commerciali.

Derby ha sferrato poi un violento attacco al governo dell'Unione, " che aveva esposto se stesso ed il suo popolo alla più indegna umiliazione ", e non aveva agito da gentleman perché non aveva preso l'iniziativa di rilasciare spontaneamente Mason, Slidell e compagni e non aveva fatto debita ammenda. Disraeli, il suo sostenitore alla Camera Bassa, ha capito immediatamente quanto l'attacco furibondo di Derby fosse nocivo per le speranze dei conservatori. Perciò ha dichiarato, al contrario: " Considerando le grandi difficoltà che incontrano gli uomini di stato del Nordamerica...oserei dire che essi le hanno fronteggiate con risolutezza e coraggio ".

D'altro canto - con la coerenza che gli è solita - Derby ha protestato contro "le nuove dottrine" del diritto marittimo. L'Inghilterra aveva sempre sostenuto i diritti dei belligeranti contro le pretese dei neutrali. Vero è che Lord Clarendon aveva fatto una "pericolosa" concessione nel 1856 a Parigi; fortunatamente questa non era ancora stata ratificata dalla Corona, cosicchè "non alterava la posizione del diritto internazionale". Disraeli invece, chiaramente in collusione con il governo a tale riguardo, ha evitato accuratamente di toccare questo problema.

Derby approvava la politica di non-intervento del governo. Non è ancora giunto il momento di riconoscere la Confederazione sudista, ma egli ha chiesto documenti autentici per giudicare " fino a che punto il blocco sia reale ed efficace e... se il blocco è stato tale da dover essere riconosciuto e rispettato dal diritto delle genti ". Lord John Russell, d'altro canto, ha dichiarato che il governo dell'Unione aveva impiegato nel blocco un numero sufficiente di navi, ma non lo aveva fatto dappertutto allo stesso modo. Disraeli ha detto di non permettersi di giudicare la natura del blocco, ma ha chiesto documenti governativi come chiarimento. Egli ha messo in guardia con enfasi da un prematuro riconoscimento della Confederazione, dal momento che attualmente l'Inghilterra si sta già compromettendo minacciando uno stato americano (il Messico), del quale è stata la prima a riconoscere l'indipendenza.

Dopo gli Stati Uniti è stata la volta del Messico. Nessun membro del Parlamento ha condannato una guerra senza previa dichiarazione, ma i parlamentari hanno condannato l'ingerenza nelle relazioni interne di un paese con la parola d'ordine di una "politica di non-intervento", e la coalizione dell'Inghilterra, della Francia e della Spagna nell'intimidire una terra pressoché indifesa. In realtà l'opposizione ha semplicemente rivelato di riservarsi il Messico per manovre di partito. Derby ha chiesto documenti sia sulla Convenzione fra le tre potenze che sul modo in cui essa veniva attuata. Egli ha detto di approvare la Convenzione perché - secondo il suo punto di vista - per ciascuna delle parti la giusta via consisteva nel far valere i propri diritti indipendentemente dalle altre. Le voci che correvano gli facevano temere che almeno una delle potenze - la Spagna - si proponesse di agire al limite del tradimento. Quasi che Derby ritenesse veramente quella grande potenza che è la Spagna capace dell'audacia di agire in opposizione alla volontà di Inghilterra e Francia! Lord John Russell ha risposto che le tre potenze perseguivano il medesimo scopo e avrebbero evitato con cura di ostacolare i messicani nel risolvere le loro questioni.

Alla Camera Bassa Disraeli ha rinviato qualsiasi giudizio fino a quando non avrà esaminato i documenti presentatigli. Comunque ha trovato "sospetto l'annunzio del governo". L'indipendenza del Messico è stata riconosciuta prima di tutti dall'Inghilterra. Questo riconoscimento richiama una politica memorabile - la politica contraria alla Santa Alleanza - ed un insigne statista, Canning. Quale singolare occasione dunque ha spinto l'Inghilterra a vibrare il primo colpo contro questa indipendenza? Inoltre l'intervento non ha tardato molto a mutar pretesto. Originariamente si trattava di ottenere riparazione dei torti patiti dai cittadini britannici. Ora si dice che vengano introdotti nuovo princìpi governativi e che venga fondata una nuova dinastia.

Lord Palmerston ha detto ai parlamentari di esaminare i documenti loro sottoposti e di considerare che la Convenzione proibisce agli alleati di "assoggettare" il Messico o di imporre una forma di governo non gradita al popolo. Allo stesso tempo però egli ha rivelato un segreto diplomatico: egli sa per sentito dire che nel Messico un partito desidera che la repubblica venga trasformata in monarchia, ma ignora quale sia la consistenza di tale partito. " Da parte sua egli desidera soltanto che venga stabilita nel Messico una qualche forma di governo con cui possano trattare i governi stranieri ". Palmerston ha dichiarato che il governo in carica non esisteva, rivendicando così per l'alleanza fra l'Inghilterra, Francia e Spagna la prerogativa della Santa Alleanza di decidere dell'esistenza o meno dei governi stranieri. " Questo è il massimo ", ha soggiunto modestamente, " che il governo della Gran Bretagna desideri ottenere ". Nient'altro!

L'ultima "questione controversa" della politica estera riguardava il Marocco. Il governo inglese ha concluso un accordo con il Marocco che gli consente di estinguere il suo debito nei confronti della Spagna, debito che la Spagna non avrebbe mai potuto imporre al Marocco senza il consenso dell'Inghilterra. Sembra che certe persone abbiano anticipato denaro al Marocco per pagare le sue quote alla Spagna, togliendole così il pretesto per occupare anche Tetuan e per rinnovare la guerra. Il governo inglese, in un modo o nell'altro, ha garantito a queste persone l'interesse sul loro prestito, ed ha avocato a sé come garanzia il controllo dell'amministrazione delle dogane del Marocco.

Derby ha trovato "piuttosto strano" questo modo di assicurare l'indipendenza del Marocco, ma non ha sollecitato alcuna risposta dai ministri. Alla Camera dei Comuni Disraeli si è addentrato più decisamente nella questione: era " in una certa qual misura incostituzionale ", dal momento che il governo aveva gravato l'Inghilterra di nuovi obblighi finanziari agendo alle spalle del Parlamento Palmerston gli ha risposto semplicemente di esaminare i "documenti" presentati.

Gli affari interni sono stati appena accennati. Derby ha soltanto ammonito i parlamentari, per riguardo " allo stato d'animo della Regina ", a non sollevare questioni controverse " disturbatrici " quali la riforma parlamentare. Egli è pronto a versare regolarmente il suo tributo di ammirazione alla classe lavoratrice inglese, a patto che essa tolleri di essere esclusa dalla rappresentanza popolare con lo stesso stoicismo con il quale sopporta il blocco americano.

Sarebbe un errore prevedere un futuro idillico in seguito all'apertura idillica del Parlamento: al contrario! Scioglimento del Parlamento o scioglimento del governo è la parola d'ordine della sessione di quest'anno. Si troverà poi l'opportunità di precisare meglio tale alternativa.

Die Presse, 12 febbraio 1862

 


Ultima modifica 2.10.2000