La guerra civile americana (2)

Marx (1862)

 


Trascritto da Roberto Saranga, Settembre 2000


 

Londra, 22 marzo 1862

Con Forte Donelson l'artiglieria, le salmerie e i rifornimenti militari del nemico caddero nelle mani degli unionisti; 13 mila secessionisti si arresero il giorno della sua caduta; altri mille il giorno dopo, e appena l'avanguardia dei vincitori comparve davanti a Clarcksville, che si trova più a monte sulle rive del Cumberland, la città aprì le porte. Anche qui erano stati ammassati notevoli rifornimenti dei secessionisti.

La presa di Forte Donelson presenta un unico enigma: la fuga del generale Floyd con 5 mila uomini il secondo giorno di bombardamento. Questi fuggiaschi erano troppi per essere portati via di nascosto su battelli a vapore durante la notte; qualche misura di precauzione da parte degli assalitori avrebbe dovuto impedire tale fuga.

Sette giorno dopo la resa di Forte Donelson, Nashville fu occupata dai federali. La distanza tra i due luoghi è di circa 100 miglia inglesi, e una marcia di 15 miglia al giorno, su strade pessime e nella stagione più sfavorevole dell'anno, torna ad onore delle truppe unioniste. Ricevuta la notizia della caduta di Forte Donelson, i secessionisti evacuarono Bowling Grenn; una settimana dopo abbandonarono Columbus e si ritirarono su un'isola del Mississipi, 45 miglia a sud. Così il Kentucky è stato completamente riconquistato dall'Unione. Il Tennessee potrà rimanere nelle mani dei secessionisti soltanto se attaccheranno e vinceranno una grande battaglia; a tal fine, si dice che abbiano concentrato 65 mila uomini. Nel frattempo niente impedisce agli unionisti di contrapporre loro forze soverchianti.

Il comando delle operazioni nella campagna del Kentucky da Somerset a Nashville merita il massimo elogio. La riconquista di un territorio così vasto, l'avanzata in un solo mese dal fiume Ohio al Cumberland, dimostrano un'energia, una risolutezza e una velocità d'azione quali raramente sono state raggiunte da eserciti regolari in Europa. Per esempio, si può fare il confronto con la lenta avanzata degli alleati da Magenta a Solferino nel 1859 - senza l'inseguimento del nemico in ritirata e senza il tentativo di tagliar fuori i suoi dispersi o di aggirare ed accerchiare in alcun modo interi corpi delle sue truppe.

Halleck e Grant in particolare offrono un buon esempio di comando militare forte e deciso. Senza considerare minimamente Columbus né Bowling Green, essi hanno concentrato le loro forze nei punti decisivi, cioè Forte Henry e Forte Donelson, hanno lanciato su questi un attacco rapido e violento, e proprio per questo la posizione di Columbus e Bowling Green diveniva insostenibile. Poi hanno subito marciato su Clarksville e Nashville, senza dare ai secessionisti in ritirata il tempo di occupare nuove posizioni nel Tennessee settentrionale. Durante questo rapido inseguimento il grosso delle truppe secssioniste a Columbus è rimasto completamente tagliato fuori dal centro e dall'ala destra del suo esercito. I giornali inglesi hanno criticato ingiustamente questa operazione. Anche se l'attacco su Forte Donelson fosse fallito, i secssionisti, impegnati dal generale Buell a Bowling Green, non avrebbero potuto inviare abbastanza uomini da permettere alla guarnigione di inseguire gli unionisti respinti in campo aperto o da minacciare la loro ritirata. D'altro canto, Columbus è così lontana che i suoi uomini non avrebbero mai potuto interferire nei movimenti di Grant. Di fatto, dopo che gli unionisti cacciarono i secessionisti dal Missouri, Columbus divenne una oposizione del tutto inutile. Le truppe che formavano la guarnigione di Columbus dovettero ritirarsi in tutta fretta a Memphis o addirittura nell'Arkansas, per sfuggire al pericolo di dover ingloriosamente deporre le armi.

In seguito all'evacuazione del Missouri e alla riconquista del Kentucky, il teatro di guerra si è tanto ristretto che i diversi eserciti possono collaborare, entro certi limiti, lungo tutta la linea d'operazioni e agire per il conseguimento dei risultati stabiliti. In altre parole, la guerra assume ora per la prima volta un carattere strategico, e la configurazione geografica del paese acquista nuovo interesse; ora è compito dei generali nordisti trovare il tallone d'Achille degli stati del cotone.

Fino all'occupazione di Nashville non era stata possibile alcuna strategia combinata fra l'esercito del Kentucky e quello del Potomac: erano troppo distanti l'uno dall'altro; si trovavano sulla stessa linea del fronte, ma le loro linee d'operazione erano completamente diverse. I movimenti dell'esercito del Kentucky diventano importanti per l'intero teatro di guerra solo con l'avanzata vittoriosa nel Tennessee.

I giornali americani, influenzati da McClellan, non fanno che parlare della teoria dell'avvolgimento dell'anaconda. Secondo tale teoria un'enorme linea di eserciti dovrà avvolgersi attorno ai ribelli, stringere gradualmente le sue spire, ed infine strangolare il nemico. Questa è una puerilità bella e buona, una riesumazione del cosiddetto "sistema del cordone" ideato in Austria verso il 1770, e messo in atto contro i francesi dal 1792 al 1797 con enorme ostinazione e con altrettanto insuccesso. Il colpo definitivo a questo sistema fu vibrato a Jemappes, a Fleurus e più particolarmente a Montenotte, a Millesimo, a Dego, a Castiglione e a Rivoli. I francesi tagliavano in due "l'anaconda" attaccando in un punto dove avevano concentrato forze superiori; le spire dell'anaconda venivano quindi stritolate una dopo l'altra.

Negli stati popolosi e più o meno centralizzati, vi è sempre un punto che rappresenta il cuore della resistenza nazionale; questa si spezza se quello cade in mano al nemico. Parigi offre un magnifico esempio al riguardo. Gli stati schiavisti tuttavia non possiedono tale centro; sono scarsamente popolati, con poche grandi città, e quelle poche situate tutte lungo la costa. Quindi, ci si chiede: esiste ciò malgrado un centro di gravità militare, la cui occupazione spezzerà la spina dorsale della resistenza, oppure quegli stati sono come era ancora la Russia nel 1812, cioè non si possono conquistare se non occupando ogni villaggio, ogni podere, insomma, tutta la periferia? Diamo uno sguardo alla formazione geografica della terra dei secssionisti, con la sua lunga striscia di costa sia sull'oceano Atlantico che sul golfo del Messico. Finché i confederati tenevano il Kentucky e il Tennessee, il tutto formava una grande massa compatta. La perdita di tutti e due quegli stati ha aperto un immenso squarcio nel loro territorio, separando a mò di cuneo gli stati dell'oceano Atlantico settentrionale dagli stati del golfo del Messico. La linea diretta dalla Virginia e le due Caroline al Texas, la Louisiana, il Mississipi e anche parte dell'Alabama passa attraverso il Tennessee, che ora è occupato dagli unionisti. L'unica strada che dopo la conquista completa del Tennessee da parte degli unionisti unisce ancora i due gruppi di stati schiavisti passa attraverso la Georgia. Questo dimostra che la Georgia è la chiave per arrivare alla terra dei secessionisti. Con la perdita della Georgia la Confederazione sarebbe tagliata in due parti prive di qualsiasi collegamento. Una riconquista della Georgia da parte dei secessionisti sarebbe addirittura inconcepibile, perché le forze militari degli unionisti sarebbero radunate in una posizione centrale, mentre i loro avversari, divisi in due campi, avrebbero forze appena sufficienti per sferrare un attacco coordinato.

La conquista di tutta la Georgia, con la costa della Florida, sarebbe indispensabile per una tale operazione? Niente affatto. In una terra dove le comunicazioni, particolarmente fra posti lontani, dipendono più dalle ferrovie che dalle strade, è sufficiente occupare le ferrovie. La linea ferroviaria più meridionale fra gli stati del golfo del Messico e la costa atlantica passa per Macon e Gordon, nei pressi di Milledgeville.

L'occupazione di questi due punti, di conseguenza, taglierebbe in due la terra dei secessionisti e metterebbe gli unionisti in grado di sconfiggere le due parti una dopo l'altra. Ne consegue anche che senza il possesso del Tennessee non può esistere una repubblica sudista. Senza il Tennessee il punto vitale della Georgia dista solo otto o dieci giorni di marcia dalla frontiera; il Nord terrebbe costantemente le mani alla gola del Sud, e alla minima pressione il Sud dovrebbe cedere o riprendere a combattere per la sopravvivenza, in circostanze in cui una sola sconfitta eliminerebbe ogni prospettiva di successo.

Dalle precedenti considerazioni si deduce quanto segue:

Il Potomac non è la posizione più importante del teatro d'operazione. La presa di Richmond e l'avanzata dell'armata del Potomac verso sud - difficile per via dei molti fiumiciattoli che tagliano la linea di marcia - potrebbero dare una spinta psicologica formidabile, ma da un punto di vista puramente militare non deciderebbero un bel nulla.

Le sorti della campagna dipendono dall'esercito del Kentucky, che ora è nel Tennessee. Da una parte questo esercito è vicinissimo ai punti nevralgici, dall'altra occupa un territorio senza il quale la secssione non può sopravvivere. Di conseguenza questa armata dovrebbe essere rafforzata a spese di tutte le altre, sacrificando tutte le operazioni minori. I suoi prossimi punti di attacco sarebbero Chattanooga e Dalton sull'alto corso del Tennessee, i due nodi ferroviari più importanti di tutto il Sud. Dopo la loro occupazione il collegamento tra gli stati orientali e quelli occidentali del territorio secessionista sarebbe limitato alle linee convergenti della Georgia. Quindi si affronterebbe il problema di tagliare un'altra linea ferroviaria fra Atlanta e la Georgia, ed infine di eliminare l'ultimo collegamento tra le due regioni occupando Macon e Gordon.

Altrimenti, se dovesse esser messo in atto il piano dell'anaconda, malgrado tutti i successi nei singoli scontri, e anche sul Potomac, la guerra potrebbe prolungarsi all'infinito, mentre le difficoltà finanziarie e le complicazioni diplomatiche potrebbero dare al Sud maggiore libertà di manovra.

Die Presse, 27 marzo 1862

 


Ultima modifica 14.10.2000