Tattica della fanteria secondo le cause materiali

Friedrich Engels (1878)


«Questo articolo fa parte dei lavori preliminari di Engels per l'Antidühring. Sono qui sviluppati concetti e idee già contenuti nel secondo capitolo della Teoria della violenza, ma con molte aggiunte e ampliamenti. Si tratta di un esempio mirabile dell'erudizione e della genialità di Engels in campo militare. Il semplice elenco degli scritti militari di Engels è impressionante: sono oltre 200. Le sue inchieste minuziose, non solo storiche, ma anche tecniche, gli hanno permesso di gettare le basi di una teoria scientifica dell'arte militare ad uso della rivoluzione proletaria. Il suo lavoro è stato essenzialmente quello di utilizzare, fondendole, le migliori teorie militari del passato, liberandole delle loro assurdità idealistiche. Innumerevoli sono le annotazioni di Engels su questioni militari che sono entrate nel patrimonio teorico della scienza rivoluzionaria. Tuttavia la sua analisi sull'effetto della struttura sociale di un esercito in riferimento alla sua efficacia in battaglia, costituisce il centro della sua dottrina militare, oggi universalmente accettata». [Introduzione a Engels: Teoria della violenza, Le edizioni del Maquis, 1971, p. 48]


La polvere da sparo e le armi da fuoco furono conosciute in Europa occidentale e orientale nel XIV secolo, e anche i bambini sanno che questi progressi puramente tecnici hanno rivoluzionato tutta la condotta della guerra.

Questa rivoluzione si è prodotta molto lentamente. Le prime armi da fuoco erano assai ingombranti, soprattutto gli archibugi. E benché siano stati presto apportati molti perfezionamenti, la canna rigata e la retrocarica, ecc., occorsero più di 300 anni, fino alla fine del XVIII secolo, perché fosse messo a punto un fucile adatto all'armamento di tutta la fanteria.

La fanteria del XVI e XVII secolo era composta di fanti armati di picche e archibugi. All'inizio, i fanti armati di picca erano destinati a cercare la decisione all'arma bianca, e il fuoco dei fucilieri assicurava loro la protezione. Per questa ragione i fanti combattevano in masse profonde, analoghe all'antica falange greca. I fucilieri erano inquadrati su una profondità di otto o dieci righe, perché otto o dieci potevano tirare, a turno, prima che uno avesse potuto ricaricare; chi era pronto, si allineava nella prima riga, tirava, e quindi ritornava nell'ultima per ricaricare.

Il perfezionamento progressivo delle armi da fuoco, mutò questa proporzione. Il moschetto poté essere ricaricato abbastanza rapidamente perché fossero sufficienti cinque uomini, cioè un plotone della profondità di 5 righe, per mantenere un fuoco ininterrotto. Con lo stesso numero di moschettieri, si poteva dunque ora occupare un fronte quasi due volte più lungo.

Poiché l'effetto del fuoco dell'artiglieria era divenuto ben più devastatore, su masse schierate in profondità, i fanti armati di picca furono anch'essi, ora, disposti su 6 o 8 righe soltanto e così l'ordine di battaglia venne ad assumere, a poco a poco, la posizione in linea, in cui il fattore decisivo era ormai costituito dal fuoco delle armi e i fanti armati di picche non erano destinati all'attacco, ma soltanto a proteggere i fucilieri contro la cavalleria.

Al termine di questo periodo, troviamo un ordine di battaglia in due formazioni di combattimento e una di riserva, in cui ogni formazione è inquadrata in linea, quasi sempre su sei righe di profondità, mentre l'artiglieria e la cavalleria sono collocate sia negli spazi fra i vari battaglioni, sia sulle ali. Ogni battaglione di fanteria si compone all'incirca di un terzo di fanti armati di picche e almeno due terzi di moschettieri.

Alla fine del XVII secolo, fu messo a punto infine il fucile a pietra focaia con baionetta e il caricamento per mezzo di cartucce già pronte. Così la picca scomparve definitivamente dalla fanteria. Il caricamento prendeva meno tempo, il fuoco più rapido si proteggeva da solo, e la baionetta sostituiva la picca in caso di bisogno. La profondità della linea poté essere ridotta così da 6 a 4, o 3, e infine, qua e là, 2 uomini. Con un ugual numero di uomini, la linea si allungò dunque sempre di più, e vi furono un sempre maggior numero di fucili che sparavano simultaneamente. Ma queste linee lunghe e sottili, divenivano anche sempre meno manovrabili, potevano muoversi ordinatamente solo su un terreno piatto e senza ostacoli, e per di più soltanto a cadenza lenta, da 70 a 75 passi il minuto. In pianura offrivano alla cavalleria la possibilità di attacchi vittoriosi, soprattutto sui fianchi. Sia per proteggere i fianchi, sia per rafforzare la linea del fuoco che era il fattore decisivo, la cavalleria fu ritirata del tutto sulle ali, di modo che la linea di battaglia propriamente detta fu composta solo dalla fanteria, con la sua artiglieria leggera di battaglione.

L'artiglieria pesante, estremamente poco manovrabile, era collocata davanti alle ali, e cambiava di posizione al massimo una volta nel corso della battaglia. Le truppe a piedi erano inquadrate in due formazioni, i cui fianchi erano protetti da fanti disposti perpendicolarmente in maniera tale che lo schieramento risultava un rettangolo molto allungato e vuoto. Questa massa poco manovrabile non poteva muoversi in blocco. Poteva dividersi solo in tre parti, il centro, e le due ali, e il solo movimento parziale consisteva nello spingere in avanti l'ala che superava quella del nemico, per aggirarlo, mentre veniva tenuta arretrata l'altra ala, come un minaccia, allo scopo di impedire al nemico di modificare il suo schieramento in conseguenza. Cambiare l'insieme del dispositivo durante la battaglia prendeva tanto tempo, e offriva al nemico tanti punti deboli, che tentare significava quasi sempre esporsi alla disfatta. Il dispositivo iniziale era dunque determinante per tutta la battaglia e a partire dal momento in cui la fanteria andava al fuoco, la decisione interveniva con uno scontro solo, irreparabile.

Questo metodo di combattimento, perfezionato al massimo da Federico II1, era il risultato inevitabile dell'azione convergente di due fattori materiali:

- il materiale umano degli eserciti mercenari dei principi di allora, impeccabili nelle esercitazioni, ma estremamente poco fedeli, tenuti insieme solo con la disciplina del bastone, e che si componevano in parte di prigionieri di guerra nemici arruolati con la forza,

- e l'armamento: il cannone pesante poco maneggevole, e il fucile a pietra focaia con baionetta, a canna liscia, che tirava rapidamente, ma in modo impreciso. Questo metodo di combattimento prevalse fintanto che gli avversari rimasero allo stesso punto quanto a materiale umano e ad armamento e fintanto che ciascuno trovò vantaggioso osservare rigorosamente la regola prescritta.

Ma quando scoppiò la guerra d'indipendenza americana, i soldati mercenari bene addestrati si trovarono improvvisamente di fronte a bande di insorti che non sapevano, forse, manovrare bene ma tiravano molto meglio, perché avevano per lo più carabine di precisione e combattevano per se stessi, quindi non disertavano.

Questi insorti non facevano agli Inglesi il favore di danzare con loro il celebre minuetto a passo lento delle battaglie su terreno aperto, secondo tutte le regole tradizionali dell'etichetta guerresca, ma attiravano il nemico dentro fitte foreste, dove le sue lunghe colonne di marcia erano esposte senza difesa al fuoco dei tiratori in ordine sparso e invisibili; combattendo in ordine sparso, essi utilizzavano la minima copertura del terreno per recar danno al nemico, e inoltre, grazie alla loro grande mobilità, restavano sempre fuori tiro rispetto alle sue masse pesanti. Il combattimento con fuoco di tiratori in ordine sparso, che aveva già avuto il suo ruolo al momento dell'introduzione delle armi da fuoco individuali, si rivelò qui, in certi casi, soprattutto nella guerriglia, superiore all'ordine in linea.

Se i soldati degli eserciti mercenari europei non erano fatti per il combattimento in ordine sparso, il loro armamento lo era ancora meno. Certo, per tirare non appoggiavano più l'arma al petto come facevano gli antichi moschettieri, l'appoggiavano alla spalla. Ma con il calcio tutto dritto, a prolungamento della canna, non era possibile mirare, perché non era possibile applicare l'occhio alla canna. Fu solo nel 1777, in Francia, che per il fucile da fanteria fu adottata la curvatura del calcio come nelle armi da caccia, e così divenne possibile un efficace fuoco di fucileria.

Un secondo perfezionamento di rilievo fu un affusto da cannone più leggero ma ugualmente robusto, messo a punto da Gribeauval a metà del secolo XVIII, che rese possibile realizzare quella maggior mobilità che l'artiglieria ora richiedeva.

Toccò alla Rivoluzione francese sfruttare questi due progressi tecnici sul campo di battaglia. Quando l'Europa coalizzata l'attaccò, essa mise a disposizione del governo la totalità della popolazione in condizione di portare le armi. Ma questa popolazione non aveva il tempo di esercitarsi sufficientemente nelle complesse manovre della tattica in linea, per poter opporre alla fanteria prussiana e austriaca, così abili, una formazione di battaglia analoga. La Francia mancava non solo delle foreste vergini americane, ma anche dell'estensione praticamente illimitata di territorio per una ritirata.

Era necessario battere il nemico fra le frontiere e Parigi, quindi difendere un determinato terreno, e ciò non poteva verificarsi che con una battaglia aperta, di massa.

Bisognava trovare, al di là della formazione di tiratori, un'altra formazione che permettesse alle masse francesi male addestrate di opporsi con qualche possibilità di successo agli eserciti permanenti europei.

Si trovò nella colonna chiusa, già impiegata in certi casi, ma in generale solo nel corso di manovre. La colonna poteva essere mantenuta in ordine più facilmente che la linea; e anche se veniva a crearsi qualche sbandamento, essa, come gruppo compatto, continuava ad opporre resistenza, quantomeno passiva. Era più facile da manovrare, il comandante la teneva in mano meglio, ed era più mobile. La velocità di marcia saliva a 100 passi al minuto.

Ma il risultato più importante fu questo: l'impiego della colonna come metodo di combattimento tipico delle masse, permise di scomporre il blocco unico e pesante dell'antico ordine di battaglia in linea in elementi isolati, dotati di una certa autonomia, che adattavano la loro formazione alle circostanze e costituiti dalle tre armi contemporaneamente2. La colonna era molto elastica e permetteva tutte le combinazioni possibili nell'impiego delle truppe, rendeva possibile la utilizzazione dei villaggi e delle fattorie, fatto fino a quel momento assolutamente vietato dalla tattica di Federico II, e questi costituirono anzi, ormai, di ogni battaglia, i punti di appoggio principali.

La colonna era applicabile a ogni tipo di terreno; essa poteva infine opporre alla tattica in linea, che giuocava le sorti della battaglia in uno scontro solo, un metodo di combattimento che, grazie alle formazioni di tiratori e all'impiego progressivo delle truppe, faceva durare più a lungo la lotta, affaticava e logorava la linea a tal punto che non poteva più resistere allo scontro con le truppe fresche tenute in riserva fino all'ultimo momento. Mentre la posizione in linea era di forze uguali su tutti i punti, l'avversario che combatteva in colonna poteva tenere occupata una parte della linea con finti attacchi condotti con deboli forze, a concentrare le sue masse principali per l'attacco nel pυnto decisivo.

Il combattimento a fuoco fu di preferenza condotto per mezzo di formazioni di tiratori in ordine sparso, mentre le colonne dovevano andare all'attacco alla baionetta. C'era dunque di nuovo un rapporto simile a quello fra gruppi di fucilieri e masse di soldati armate di picche all'inizio del XVI secolo, dato che le colonne moderne potevano, in qualsiasi momento, tanto disperdere i tiratori in ordine sparso, quanto raggrupparli in colonna. Il nuovo metodo di combattimento, la cui utilizzazione fu sviluppata al massimo da Napoleone, era così superiore al vecchio, che quest'ultimo fu battuto irrimediabilmente l'ultima volta a Jena, dove le linee prussiane poco manovrabili, lente, quasi del tutto inutili per un combattimento in ordine sparso, furono letteralmente distrutte dal fuoco dei tiratori francesi ai quali esse non potevano rispondere che con il fuoco di plotone.

Ma anche se l'ordine di battaglia in linea fosse sopravvissuto, non altrettanto avrebbe potuto accadere della linea come formazione di combattimento.

Pochi anni dopo la data in cui con le loro linee i Prussiani avevano fatto un così magro affare a Jena, Wellington portò gli Inglesi in linea contro le colonne francesi, e le battè sistematicamente. Ma il fatto è che Wellington aveva adottato tutta la tattica francese, salvo il fatto che faceva combattere la sua fanteria chiusa in linea e non in colonna. Egli aveva così il vantaggio di impiegare nello stesso tempo tutti i fucili al fuoco e tutte le baionette all'attacco. Gli Inglesi hanno fatto la guerra con questo ordine di battaglia fino a questi ultimi anni, e sia in attacco (Albuhera) che in difensiva (Inkermann) hanno conquistato vittorie su effettivi molto superiori.

Bugeaud, che s'era trovato faccia a faccia con le linee inglesi, le preferì fino in fondo alla formazione in colonna.

E tuttavia, il fucile di fanteria era un pessimo fucile, così cattivo che era raro poter colpire un uomo isolato a cento passi e altrettanto raro colpire un battaglione intero a trecento passi.

Tanto che quando i Francesi sbarcarono in Algeria, subirono forti perdite sotto il fuoco dei lunghi fucili dei Beduini, che tiravano da distanze alle quali le armi dei Francesi erano senza effetto. Qui solo la carabina a canna rigata poteva essere efficace. Ora, proprio in Francia si era sviluppata la polemica contro la carabina, anche come arma eccezionale, a causa del suo caricamento lento e del suo rapido logoramento. Ma ora che si faceva sentire il bisogno di una carabina facile da caricare, questo bisogno fu soddisfatto rapidamente. I lavori preparatori di Delvigne furono seguiti dal fucile a bacchetta di Thouvenin e dal proiettile a espansione di Minié, che metteva in condizioni di parità, quanto a caricamento, sia il fucile a canna rigata che quello a canna liscia, in modo che da quel momento tutta la fanteria poté essere armata di fucili a carina rigata, a lunga portata e a tiro preciso.

Ma il fucile a canna rigata a bacchetta non aveva ancora avuto il tempo di crearsi una tattica conveniente, che già era superato dall'arma da guerra più moderna, il fucile a canna rigata a retrocarica e nello stesso tempo i cannoni a canna rigata divenivano sempre più utilizzabili.

L'armamento di tutto il popolo come era stato creato dalla Rivoluzione francese aveva subito ben presto serie limitazioni. Nell'esercito permanente non si arruolava che una parte dei giovani atti alla leva, mediante estrazione a sorte, e con una parte più o meno grande del resto dei cittadini, si formava tuttalpiù una guardia nazionale male addestrata. Oppure, là dove non si praticava con vero rigore il servizio militare obbligatori, si formava al massimo, una milizia addestrata nei ranghi solo per qualche settimana, come in Svizzera.

Considerazioni finanziarie obbligavano a scegliere tra la coscrizione obbligatoria e la milizia. Un solo paese d'Europa, uno dei più poveri, cercò di combinare servizio militare obbligatorio ed esercito permanente: fu la Prussia. E benché l'obbligo di servizio per tutti non sia mai stato realizzato che approssimativamente, per ragioni finanziarie imperative, il sistema prussiano della riserva mise a disposizione del governo un tale numero di uomini addestrati e organizzati in unità ben formate, che la Prussia fu nettamente superiore a qualsiasi altro paese di uguale popolazione.

Nella guerra franco-tedesca del 1870, il sistema francese della coscrizione soccombette davanti al sistema prussiano della riserva. In questa guerra, i due eserciti furono per la prima volta armati di fucili a retrocarica, ma le forme regolamentari nelle quali le truppe manovravano e si battevano rimasero le stesse dell'epoca dei vecchi fucili a pietra. Si resero, al massimo, più dense le formazioni dei tiratori. Per il resto, i francesi continuavano a combattere con le vecchie colonne di battaglione, talvolta anche in linea, mentre presso i Tedeschi l'adozione della colonna di compagnia significava almeno un tentativo per trovare una nuova forma di combattimento più adatta alla nuova arma. Così ci si trasse d'impaccio nelle prime battaglie. Ma, quando, nel corso dell'attacco di Saint-Privat (18 agosto) tre brigate della Guardia prussiana tentarono di mettere seriamente in pratica la tattica della colonna di compagnia, si potè vedere la potenza distruttrice del fucile a retrocarica. Dei cinque reggimenti più impegnati (15.000 uomini), quasi tutti gli ufficiali (176) e 5114 uomini caddero, vale a dire più di un terzo. Nel suo insieme la fanteria della Guardia che era andata al fuoco con un effettivo di 28160 uomini, perdette quel giorno 8230 uomini, di cui 307 ufficiali.

A partire da allora, la colonna di compagnia fu condannata come formazione di combattimento tanto quanto la massa di battaglione o la linea. Si abbandonò ogni tentativo di esporre la truppa compatta al fuoco del nemico. Da parte Tedesca, il combattimento fu condotto soltanto con quelle formazioni dense di tiratori nelle quali le colonne si erano già regolarmente frantumate per proprio conto sotto la pioggia delle pallottole, ma che dagli alti gradi erano state combattute come contrarie al buon ordine.

Il soldato, si era mostrato ancora una volta, più acuto dell'ufficiale. La sola forma di combattimento che abbia fino ad oggi fatto buona prova sotto il fuoco del fucile a retrocarica, era lui che istintivamente l'aveva trovata, e la impose vittoriosamente malgrado la ripugnanza dei capi. Ugualmente, a portata dei terribili fucili, non si è utilizzato che il passo di corsa3.


Note

1. Federico II «il Grande», Re di Prussia (1712 - 1876). Le innovazioni principali da lui apportate all'arte della guerra furono: l'introduzione in grande stile dei mercenari come nucleo centrale dell'esercito; nel combattimento, diede prevalenza al corpo a corpo, limitando l'uso del fuoco; sviluppò enormemente l'importanza delle evoluzioni e delle manovre; aumentò il numero dei cannoni leggeri; teorizzò e portò alla perfezione la carica della cavalleria al galoppo, e nel corso della carica vietò l'uso del fuoco; rimise infine in onore la linea di attacco obliqua, variandone la densità nei vari tratti, rafforzando in special modo la parte avanzata. Era fautore accanito dell'offensiva anche come tattica di difesa. Scrisse numerose opere militari.

2. Le tre armi cui allude Engels sono: la fanteria, l'artiglieria e la Cavalleria. Oggi la cavalleria è quasi scomparsa (sostituita dai carri armati) e si è aggiunta l'aviazione.

3. A proposito dell'importanza della storia militare nell'evoluzione sociale, v'era una perfetta identità di vedute fra Marx ed Engels. Ecco una lettera di Marx in data 25 settembre 1857, a commento di un testo redatto da Engels per una enciclopedia americana sulla voce «Esercito»:

«... Il suo Army (esercito) è bellissimo.., la storia dell'Army mette in luce con maggior evidenza di qualsiasi altra cosa l'esattezza della nostra concezione del rapporto esistente fra le forze produttive e le condizioni sociali. L'Army in generale è importante per lo sviluppo economico. Per esempio, presso gli antichi il sistema salariale si è sviluppato completamente anzitutto nell'esercito. Così presso i romani il peculium castrense è la prima forma giuridica in cui si riconosce la proprietà mobiliare di quelli che non sono padri di famiglia... Così si trova qui (nell'esercito) il primo impiego delle macchine in grande. Perfino il valore particolare dei metalli e il loro uso come denaro pare che originariamente si basi sulla loro importanza bellica. Anche la divisione del lavoro all'interno di un determinato settore si compì primamente negli eserciti. Tutta la storia delle forme della società civile si trova riassunta in modo evidente... ».



Ultima modifica 2019.03.23