La marca

Friedrich Engels (1883)


Questa è l'edizione tedesca ampliata del 1883 dell'appendice all'edizione tedesca del 1882 de L'evoluzione del socialismo dall'utopia alla scienza, generalmente rimossa da tutte le edizioni.

Tradotto in italiano indirettamente dalla traduzione inglese dell'edizione del 1882 più gli ampliamenti dell'edizione del 1883 presenti nella traduzione francese (indicati fra parentesi quadre []) disponibili sul MIA, e trascritto da: Leonardo Maria Battisti, marzo 2018


In un Paese come la Germania (u' oltre la metà della popolazione ancora vive d'agricoltura) gli operai socialisti e mercé loro i contadini devono sapere l'origine dell'attuale proprietà terriera grande e piccola. L'odierna miseria dei salariati giornalieri e l'odierna schiavitù per debiti dei piccoli contadini vanno confrontate con l'antica proprietà comune che in passato per gli uomini liberi fu veramente una “patria”, cioè un possesso comune statuato dall'ereditarietà. Indi farò una breve esposizione storica dell'antica organizzazione del suolo tedesca, di cui ancora ci sono residui, ma che durante il Medioevo (oltre a servir di fondamento e modello alla costituzione politica e alla vita sociale tedesca) penetrò nella Francia del Nord, in Inghilterra, in Scandinavia. Eppure solo di recente il sig. G. L. Maurer ha salvato dall'oblio l'antica organizzazione e la sua reale importanza.

Due fatti naturali dominano la preistoria dei popoli: i legami di parentela e la proprietà comune del suolo quali basi dell'organizzazione della società. Così accadde ai Tedeschi. Essi recarono dall'Asia la società tribale basata sui lignaggi (gentes). Pure in epoca romana formavano le loro schiere si dà tener parenti stretti fianco a fianco. Tale struttura sociale presiedette il loro successivo migrare a ovest del Reno e a nord del Danubio. Come riporta Cesare, ogni gente si stabilì secondo un criterio di parentela, non secondo il capriccio o il caso. Ai più copiosi gruppi imparentati si attribuiva un tratto di territorio, entro cui per ogni gens (un lignaggio legante un certo numero di famiglie) si formò un villaggio. Più villaggi apparentati formavano una centuria (Hundertschaft: in antico tedesco huntari; in antico dialetto nordico häradh); più centurie (hundertschaften) formavano un Gau (distretto); l'insieme di tutti i Gau era il popolo germanico. Il suolo non assegnato a una gens era assegnato alla centuria; il suolo non assegnato alle centurie era assegnato al Gau; infine l'ancora vasto suolo restante diveniva possesso immediato di tutto il popolo. Così in Svezia noi troviamo tutti questi differenti gradi di proprietà comune del suolo: terre di un villaggio (bys allmänningar); terre di una centuria (härads); terre di un Gau (lands); terre del popolo reclamate dal re quale rappresentante di tutto il popolo (konungs allmänningar). Ma tutte le terre (perfino regali) sono dette senza alcuna distinzione allmänningar: terre comuni.

Se la proprietà collettiva dell'antica Svezia (colle sue specifiche divisioni, in realtà proprie di un ulteriore sviluppo) è esistita anche in Germania, essa è tosto scomparsa. La lesta crescita demografica generò nelle vaste terre attribuite a singoli villaggi (la marca) un numero di villaggi-figli che col villaggio-madre formarono un'unica associazione di marca (Markgenossenschaft) con diritti eguali o minori. In Germania troviamo nelle fonti tanti esempi di villaggi riuniti in una sola associazione di marca per l'utilizzazione del suolo che apparteneva alla comunità. All'inizio superiori a tali associazioni erano le federazioni delle marche della centuria o del Gau. Pure l'intero popolo formava in origine un'unica grande associazione per l'amministrazione della terra restata in suo diretto possesso e il controllo delle marche subalterne sul suo territorio.

Prima che l'impero franco dominasse la Germania ad est del Reno, il gau pare sia stato il centro dell'associazione di marca inglobando l'associazione di marca vera e propria. Solo ciò spiegherebbe il fatto che molte antiche e grandi marche siano riapparse come “gaue” giudiziari dopo l'ufficiale dissoluzione dell'impero. Ma poco dopo iniziò la distruzione di tali antiche grandi marche. Tuttavia nel Kaiserrecht (codice di diritto imperiale dei secoli XIII e XIV) di regola ogni marca include ancora da sei a dodici villaggi.

Al tempo di Cesare gran parte dei Germani (gli Svevi, popolazione ancora nomade) coltivava la terra in comune. Per analogia cogli altri popoli è ritenibile che la coltura avvenisse così: le gentes (lignaggi riunenti un certo numero di famiglie) coltivavano in comune la terra loro data con sorteggio ogni anno, spartendo i prodotti fra le famiglie. Tale usanza cessò allorché gli Svevi divennero sedentari all'inizio della nostra era. Infatti Tacito (vissuto centocinquanta anni dopo Cesare) conosce solo terreni coltivati solo da famiglie coniugali; le quali comunque ricevevano la terra solo per un anno, dopo cui era ridistribuita con una permuta.

Un esempio odierno di ciò è quanto avviene sulle rive della Mosella e nelle antiche foreste in cosiddette Gehöferschaften (comunità di villaggio): qui ogni tre, sei, nove, dodici anni (anziché annualmente) tutta la terra coltivata sia a campi che a prato è riunita e divisa in Gewann: spazi determinati dall'esposizione e dalla qualità del suolo. Ciascun Gewann è poi diviso in tante parti eguali (a strisce lunghe e sottili) quanti coloro fra cui sono sorteggiate. Così in ogni Gewann (cioè per ogni terreno con una specifica esposizione e qualità) ognuno ha una parcella almeno in origine egualmente estesa. Attualmente le varie porzioni sono divenute ineguali per eredità, vendite, ecc.; ma l'antica porzione è l'unità da cui si determinano la mezza, la quarta, l'ottava parte... Le terre incolte (i boschi; i pascoli) restano possesso comune per gli usi comuni.

Quest'antica istituzione perdurò fino all'inizio dell'800 nei cosiddetti Losgüter (beni sorteggiati) del Palatinato bavarese renano (la cui terra oggi è divenuta proprietà di privati). Pure le Gehöferschaften stimano sempre più che giovi loro cessare le turnazioni e trasformare il possesso alternato in proprietà privata stabile. Così negli ultimi quaranta anni quasi tutte tali comunità di villaggio sono mutate in villaggi di contadini con colture parcellari ed uso comune dei boschi e dei pascoli.

Il primo fondo di terra a tramutarsi in proprietà privata fu quello abitativo. L'inviolabilità dell'abitazione, fondamento d'ogni libertà personale, passò dal carro per trasportar le tende nella fase nomade alla casa del contadino sedentario fino a divenir diritto di proprietà del podere. Ciò vigeva già ai tempi di Tacito quando il podere del libero tedesco pare già fuori dalla marca, inaccessibile agli ufficiali della marca per cui asilo sicuro per i fuggitivi, come è riportato nei successivi ordinamenti di marche e in parte nelle leges barbarorum (raccolte di diritto consuetudinario germanico fra i secoli V-VIII). Infatti l'inviolabilità del focolare domestico non era l'effetto bensì la causa della sua trasformazione in proprietà privata.

Quattro o cinque secoli dopo Tacito, nelle leggi di diversi popoli, figura l'ereditarietà del suolo coltivabile, almeno da parte di contadini liberi aventi il diritto di venderlo o di cederlo in altri modi. Per spiegar tale mutamento noi possiamo arrischiar due ipotesi.

Prima. All'inizio in Germania, accanto ai villaggi ora descritti con totale comunanza di terre, c'erano villaggi in cui, oltre alla casa, erano fuori dalla comunità (dalla Marca) pure i campi dati a singoli contadini con diritto d'eredità. Ma ciò capitava solo ove ci fossero motivi geografici: tipo in strette valli o su alti e piani crinali circondati da paludi, come in Vestfalia. Più tardi ciò capitò pure nell'Odenwald e in quasi tutte le valli alpine. Ivi come oggigiorno il villaggio constava di fattorie isolate, ciascuna circondata dai campi che le appartenevano, impedendo i cambi di attribuzione lasciando così alla marca solo le terre incolte circostanti. Quando poi il diritto di disporre del podere si arricchì delle cessioni a favore di terzi, i liberi proprietari dei loro campi si trovarono avvantaggiati. Il desiderio di ottener tale vantaggio spinse molti villaggi in cui vigeva la proprietà comune a cessare il periodico scambio di parcelle facendole divenir ereditarie o cedibili.

Seconda. La conquista recò i tedeschi in territorio romano, dove da secoli la terra era proprietà privata incontrastata secondo il diritto romano, impossibile da abolire per l'esiguo numero dei conquistatori. Il nesso fra proprietà privata del suolo & diritto romano (almeno sul più antico territorio romano) spiega come fino ai nostri giorni perdurino resti di proprietà collettiva di terre coltivabili sulla riva sinistra del Reno, cioè in un territorio conquistato “completamente germanizzato”. Quando i Franchi ci si stabilirono nel V secolo, conservarono la comunanza dei campi; altrimenti oggi non ci sarebbero residui di Gehöferschaften e di Losgüter. Ma pure qui arrivò e si installò la proprietà privata, poiché è la sola forma di appropriazione di terre coltivabili presente nella legge ripuaria del sec. VI. E all'interno della Germania la terra arata divenne proprietà privata seguendo la prima ipotesi.

Ma, se i Germani invasori accolsero la forma privata della proprietà dei campi e dei prati nella loro prima assegnazione delle terre per poi astenersi da riassegnazioni (non essendocene traccia), in compenso introdussero ovunque la loro costituzione germanica della marca con la proprietà comune dei boschi e dei pascoli e con la supervisione della marca pure sulle terre distribuite. Così fecero i Franchi della Gallia settentrionale e gli Anglosassoni dell'Inghilterra, nonché i Burgundi della Gallia orientale, i Visigoti della Provenza e nella Spagna, gli Ostrogoti e i Longobardi in Italia. In tali regioni (per quanto ne so) tracce di istituzioni di marca si sono mantenute fino ai nostri giorni solo sulle alte montagne.

L'aspetto che la costituzione della marca assunse senza le periodiche riassegnazioni delle terre coltivate è descritta nelle leges barbarorum dei secoli V-VIII, nonché nei codici inglese e scandinavo medievali, nei tanti Weistümer (rapporti di diritto: regolamenti germanici sulla delimitazione dei campi e dei boschi dal XIII al XVIII secolo) e nei coutumes (leggi consuetudinarie della Francia del Nord).

Pur abolendo le periodiche ripartizioni dei campi e delle praterie fra i suoi membri, l'associazione di marca conservò ogni altro suo diritto. E sono diritti notevoli! L'associazione diede i campi ai singoli solo per le coltivazioni, senza altri fini. Infatti i tesori di sotterrati dalla terra a una profondità maggiore del solco di un aratro appartenevano alla comunità anziché ai proprietari. Era vietato scavare miniere o altro. Solo più tardi tali diritti passarono ai proprietari e ai princìpi a loro vantaggio.

Perfino l'uso dei campi e delle praterie era sorvegliato e regolamentato dall'associazione nel seguente modo: laddove vigeva la rotazione triennale delle colture (quasi ovunque) le terre del villaggio erano divise in tre spazi eguali di cui ognuno era destinato a turno per un anno alla semina invernale, per un altro alla estiva, e per un terzo a maggese. Così ogni anno il villaggio aveva il suo campo invernale, il suo campo estivo, ed il suo maggese. Al momento di dividere la terra si assegnava ad ogni membro una parte di ognuno dei tre campi, cosicché ognuno potesse senza svantaggi adattarsi alle costrizioni dell'associazione dimodoché potesse seminar le sementi invernali solo nel suo campo invernale, le estive nell'estivo, etc.; e dimodoché il maggese tornasse comune possesso e fungeva da pascolo per tutta l'associazione. Pure gli altri due campi (dal termine della mietitura fino alla prossima semina) ritornavano comune possesso e usati come pascolo comune. Lo stesso toccava alle praterie dopo il taglio del grumereccio. Su tutti i campi adibiti a pascolo era ingiunto ai proprietari di togliere i recinti. Il pascolo coatto esigeva che a stabilire quando seminare e mietere fossero l'associazione o l'uso anziché i singoli. [E laddove troviamo ancora simili regolamenti di coltura e di pascolo, oppure delle tracce di essi, essi sono vestigia dell'antica associazione di marca.]

Le terre restanti (non occupate da case o da recinti, cioè: boschi; pascoli; lande; fiumi; stagni; laghi; strade e ponti; animali; pesci) restavano come in origine proprietà comune di uso comune. E come le terre di marca erano divise in parti uguali per ogni membro, così era stabilito l'uso della “marca comune”. Il modo di usare la marca, il criterio di divisione e la decisione di coltivare un tratto di marca comune nel caso un terreno non rendesse erano stabilite dalla totalità dei soci. Ma il principale uso della marca era il pascolo e la raccolta di ghiande; inoltre il bosco offriva legna da costruzione, legna da ardere, fogliame per giacigli, bacche, funghi; ed eventuali paludi offrivano torba. Le norme sui pascoli, sull'uso del legname, ecc., oggetto di tanti Marckweistümer (rapporti di diritto della marca: sentenze circa la delimitazione dei campi e dei boschi) tramandati dai secoli passati e scritte allorché l'antico diritto consuetudinario orale iniziava ad esser contestato. Gli ancora esistenti boschi comuni sono l'ultimo residuo delle antiche marche comuni. Un'altra traccia, almeno nella Germania dell'ovest e del sud è l'idea profondamente radicata nella coscienza popolare che il bosco sia proprietà comune, in cui ognuno può coglier fiori, bacche, funghi, faggiole, etc.; in cui è lecito fare checché non arrechi danno. Ma ivi interviene Bismarck colle sue leggi sui furti forestali (15 aprile 1878) dando alle provincie occidentali la struttura feudale dei junker dell'antica Prussia.

Oltre ad aver in origine parti uguali di terra e uguali diritti di uso, i membri della comunità avevano parte uguale nel fare leggi, nell'amministrazione, nei tribunali. A date fisse (o più spesso se occorreva) si riunivano all'aperto per trattar gli affari della marca o per giudicare i delitti e i contenziosi. Erano in piccolo l'antica assemblea popolare germanica che in origine fu infatti una grande assemblea di marca. Si emanavano leggi e raramente si eleggevano funzionari e se ne giudicava l'operato; ma soprattutto si rendeva giustizia. Il presidente formulava solo il quesito e il giudizio era dato dalla totalità dei presenti.

Così la costituzione di marca fu l'unica organizzazione di queste tribù germaniche senza re. L'antica nobiltà (sparita all'epoca delle invasioni o poco dopo) si adattò facilmente a tale costituzione, così come nel ‘600 la nobiltà dei “clan” celti si adattò alla comunanza delle terre irlandesi. La marca si radicò talmente nella vita dei tedeschi da trovarne tracce in tutta la loro storia. In origine l'azione del governo in tempo di pace si riduceva all'amministrazione della giustizia, spettante all'assemblea popolare della centuria o del Gau o di tutto il popolo; la quale era solo il tribunale della marca adattato ai casi che non interessavano la sola marca, ma cadevano nell'ambito del pubblico potere. Il potere giudiziario restò al popolo pure allorché i Franchi tentarono di porre gli autonomi Gau sotto legati regali (con tribunali regali indipendenti dai tribunali comuni di marca).  Solo quando l'antica libertà popolare decadde e il servizio della giustizia (come il servizio militare) divenne un carico penoso per i liberi impoveriti, in quasi tutti i Gau Carlo Magno poté sostituir le popolari assemblee giudiziarie con le corti degli scabini*1. Ma ciò non abolì i tribunali delle marche; anzi questi restarono un modello per le medievali corti giudiziarie feudali, dove il feudatario formulava solo il quesito e solo i vassalli sentenziavano.

La costituzione del villaggio è la costituzione di marca di un villaggio indipendente che muta in costituzione urbana al mutar del villaggio in città (cioè circondandosi di fossati e di mura). Da tale originaria costituzione di marca sono derivate tutte le successive costituzioni urbane, e su di essa si sono modellate tante associazioni libere medievali (specie le gilde dei mestieri) non fondate sul comune possesso del suolo. Il diritto di esercitare un mestiere esclusivo di una gilda, era gestito come una marca. Con identica gelosia, spesso con mezzi identici, le gilde curavano che la parte di utile spettante a ciascun membro fosse il più possibile uguale a quella degli altri. Tale notevole capacità di adattamento della costituzione della marca (nei settori più diversi della vita pubblica e incontro alle più svariate esigenze) è provata pure nel progressivo sviluppo dell'agricoltura e nella sua lotta contro la grande proprietà terriera. Apparsa al tempo dell'insediamento in Germania, cioè allorché l'allevamento del bestiame era il precipuo mezzo di sussistenza e le quasi scordate nozioni agricole recate dall'Asia iniziavano a risorgere, la marca sopravvisse per tutto il medioevo alle lotte con l'aristocrazia terriera. Ma essa in ogni tempo risultò così necessaria che (specie laddove l'aristocrazia si era appropriato il territorio dei contadini) la costituzione dei villaggi sudditi rimase sempre un'autentica costituzione di marca (nel prosieguo faremo un esempio) per quanto gravemente diminuita dalle violenze feudali. Finché esistette una marca comune, essa seppe adattarsi ai diversi rapporti di possesso del suolo, così come, tostoché cessò di essere libera, essa seppe adattarsi ai più diversi diritti di proprietà. Invece fu fatale per la marca che nobiltà e clero (approvati dal sovrano) si appropriarono di quasi tutte le terre dei contadini (ripartite o no). Ma già il progresso dell'agricoltura nel secolo scorso (facendone una scienza e adottando nuove colture) aveva reso la marca un'obsoleta forma di sfruttamento del suolo.

Sintomi della fine della costituzione di marca ci furono subito dopo le invasioni dei popoli germanici. I re dei Franchi, nella loro qualità di rappresentanti del popolo, presero possesso di sterminati territori appartenenti alla totalità del popolo (specie dei boschi) prodigandoli ai loro cortigiani, ai loro generali, ai vescovi, agli abati. Essi inaugurarono così la discendenza dei grandi proprietari terrieri (sia della nobiltà sia del clero). Anzi, il clero già prima di Carlomagno, possedeva un terzo del suolo francese (e di certo analoga situazione in tutto il medioevo è attestabile in quasi tutta l'Europa cattolica occidentale).

Le continue guerre interne ed estere, i cui normali esiti erano le incessanti confische dei beni, rovinavano un gran numero di contadini cosicché, fin dal tempo dei Merovingi, molti liberi erano senza proprietà fondiaria. Le continue guerre di Carlomagno tolsero l'essenza della classe dei liberi contadini.

In origine, ogni libero possessore di terre era obbligato al servizio militare, doveva pensare da sé al proprio equipaggiamento, nonché mantenersi per ben sei mesi sotto le armi. Così non stupisce che già all'epoca di Carlomagno, solo un quinto degli uomini atti alle armi fosse in grado di arruolarsi nell'esercito. La libertà dei contadini peggiorò ancora per la cattiva amministrazione dei successori. Da un lato le invasioni normanne, le eterne guerre regie e le contese fra i grandi feudatari costrinsero i liberi contadini a cercare la protezione altrui; dall'altro l'aristocrazia feudale ed il clero, con astuzie, promesse, minacce e violenze, accelerarono tale perdita di libertà ottenendo il dominio di persone e terre. In ambi i casi: la terra era mutata in possesso feudale e concessa solo in affitto in cambio o d'un censo annuo o di lavoro servile. Ma così il contadino mutò da libero proprietario in suddito, anzi in servo della gleba.

Questo regime vigeva nell'impero franco, specie a ovest del Reno. Invece ad est c'erano tanti contadini liberi, perlopiù sparpagliati, raramente uniti in villaggi indipendenti. Ma pure qui, dal X al XII sec., l'onnipotenza della nobiltà e della Chiesa si affrettò a precipitarli nella schiavitù.

Qualora un proprietario (ecclesiastico o laico) acquistava i beni di un contadino, si appropriava al tempo stesso dei diritti annessi a questi beni nella marca. Cioè i nuovi signori entravano nell'associazione della marca, ottenendo gli stessi diritti dei membri liberi o asserviti, cioè dei propri servi. Ma ben presto, malgrado l'opposizione dei contadini, l'aristocrazia feudale e il clero riuscirono qua e là a ottenere privilegi sulla marca, e spesso addirittura ad annetterla alla propria signoria. Ma pure sotto tale tutela, l'antica associazione di marca perdurò!

Quanto la costituzione di marca fosse ancora indispensabile all'agricoltura ed al latifondo è infatti provato irrefutabilmente dalla colonizzazione del Brandenburgo, della Slesia, [della Prussia orientale,] fatta da coloni frisii, olandesi, sassoni e franco-renani. Essi [dal ‘100 al ‘400] formarono villaggi su terre signorili secondo l'antico diritto tedesco, cioè la costituzione di marca mutuatasi nelle corti signorili. Ognuno ebbe casa, podere, una parte delle terre del villaggio sorteggiata secondo l'antico costume, e il diritto d'uso dei boschi e dei pascoli (perlopiù boschi di proprietà feudale, raramente della marca propriamente detta). Tutto ciò era ereditario: la proprietà restava al signore, cui i coloni corrispondevano, con obbligo ereditario, fitti e prestazioni di servizi. Ma l'onere di tali prestazioni era esiguo; i contadini stavano meglio che in altre regioni tedesche. Essi quindi non si mossero allo scoppio della guerra dei contadini, palesando un'indifferenza verso i propri interessi di cui ebbero amaramente a pentirsi.

Verso la meta del XIII sec. ci fu un mutamento a favore dei contadini dovuto alle Crociate. I signori che partirono emanciparono i loro contadini; altri perirono; centinaia di famiglie nobili rendendo liberi contadini. Inoltre per i crescenti bisogni dei grandi feudatari, le prestazioni dei contadini divennero più importanti del loro stato di servitù. Il servaggio all'inizio del Medioevo era vicino all'antica schiavitù, dando ai signori diritti divenuti col tempo irrilevanti, e spariti lasciando la semplice sudditanza. Non essendo l'agricoltura progredita, un aumento dei redditi feudali era possibile solo dissodando nuove terre e creando nuovi villaggi. Ma ciò esigeva accordi amichevoli coi coloni, sia che fossero addetti ai possessi signorili o stranieri. Così è in quest'epoca che troviamo precise convenzioni circa i lavori perlopiù moderati dei contadini e buoni trattamenti per loro, specie nei domini posseduti dal clero.

Infine la favorevole situazione dei nuovi coloni migliorò la situazione degli antichi sudditi dei possessi vicini: pure loro in tutta la Germania del Nord ottennero la libertà personale pur lavorando pei signori. Solo i contadini slavi, lituani e prussiani restarono senza libertà. Ma la cosa non poteva durar a lungo.

Nel secolo XIV e XV le città crebbero e si arricchirono rapidamente. Prodotti artistici e di lusso fiorivano, specie nella Germania meridionale e sul Reno. Le ricchezze dei Patrizi urbani turbavano il sonno dei gentiluomini rurali che, oltre a mangiar e a vestir rozzamente, aveano case goffe e mal arredate. Occorreva impadronirsi del tenore urbano. Ma le grassazioni erano sempre vane e pericolose; per comprare serviva denaro, che poteva solo essere creato dai contadini. Urgeva vessar i contadini, rialzare i fitti, moltiplicare le prestazioni di lavoro, aizzare i liberi contro i servi, i servi contro i liberi, e fare di tutto per mutare la marca comune in territorio feudale. In ciò i feudatari furono aiutati dai giuristi romani che (coll'applicazione forzata delle norme di diritto romano ai rapporti economici tedeschi) crearono un'enorme confusione, ma in cui si poteva intender come il feudatario avesse sempre da guadagnare ed il contadino sempre da perdere. Il clero si aiutò in modo ancor più semplice: falsificò opportuni documenti per negar diritti dei contadini e aumentarne i doveri. Contro tante iniquità, dalla fine del XV secolo i contadini insorsero in una grande rivolta che fino al 1525 incendiò con continue guerre la Svezia, la Baviera, la Francia, l'Alsazia, il Palatinato, il territorio del Reno e la Turingia. I contadini soccombettero dopo battaglie disperate e da allora iniziò il nuovo servaggio generale dei contadini tedeschi.

Nelle contrade in cui la lotta imperversò, tutti i diritti rimasti dei contadini furono violati senza pudore, i loro possessi comuni mutati in feudi e essi stessi in servi della gleba; mentre ai contadini dell'alta Germania non intervenuti nella lotta fu per lunghi anni risparmiata la schiavitù generale, ma subirono la stessa oppressione degli altri, e poi dalla metà del secolo ‘500 il servaggio dei contadini fu introdotto nella Prussia orientale, nella Pomerania, nel Bandenburgo, nella Slesia; poi nello Schleswig-Holstein fin dalla fine dello stesso secolo; e fu su scala sempre più vasta imposto a tutti i contadini.

Inoltre tale violenza ebbe un motivo economico. Le lotte dell'età della Riforma avevano accresciuto la potenza dei soli prìncipi tedeschi. Era finita per le ruberie dell'aristocrazia. Per non essere da meno i feudatari potevano solo spillare nuove entrate dai propri possessi. E l'unica via (sull'esempio dei prìncipi nonché del clero) era amministrare personalmente almeno una parte del proprio dominio. Ciò che finora era stata un'eccezione, adesso diveniva uopo. Ma il suolo era quasi tutto distribuito ai contadini. Serviva mutar i conduttori liberi o sudditi in servi della gleba e i graziosi signori ebbero piena libertà di azione.

Parte dei contadini furono, con un termine tecnico, gelegt (espropriati): o scacciati o degradati a miseri possessori di capanne (Kotsassen) o di qualche orticello. I loro fondi riuniti in un dominio signorile, coltivate da nuovi e antichi contadini obbligati a prestazioni servili. Nonché scacciar un sì gran numero di contadini, gli obblighi dei rimasti crebbero sempre più. Il capitalismo nacque in campagna, nella forma della grande proprietà agricola basata sul servaggio.

Tale trasformazione fu all'inizio lenta ma arrivò la Guerra dei trent'anni. Per un'intera generazione, la Germania fu percorsa in lungo e in largo dalle soldatesche più indisciplinate che conosca la storia. Ovunque estorsioni, saccheggi, incendi, violenze, uccisioni. I contadini soffersero di più dove, lontano dai grandi eserciti, gli insorti (o piuttosto i briganti) agirono di moto proprio e per proprio conto. Desolazione e spopolamento furono incontrastati e, tornata la pace, nella Germania derelitta, scomposta, insanguinata, i più miseri parvero i contadini.

Così il grande aristocrazia terriera divenne l'unica dominatrice della regione. I prìncipi, che ne avevano annullato i diritti nelle adunanze degli Stati provinciali, le lasciarono pieni poteri contro i contadini. La guerra ne aveva infranto l'estrema resistenza, e l'aristocrazia poteva ora regolare tutti i rapporti terrieri secondo i propri interessi. Non solo i poderi superstiti furono presto aggregati ai feudi, ma pure piccoli poderi adiacenti il feudo vennero ora per la prima volta assorbiti da quest'ultimo. Più era grande il feudo più obblighi avevano i contadini. Tornò il sistema delle “corvée illimitate”: il nobile signore poteva comandare ai contadini, alle loro famiglie, ai loro animali da lavoro, di lavorare per lui ogniqualvolta e per il tempo che voleva. La servitù della gleba divenne ora universale; un contadino libero divenne raro come un corvo bianco. E, affinché il signore potesse soffocare sul nascere ogni minima resistenza, egli fu rivestito dal principe della facoltà di giudicare, cioè fu nominato giudice universale per tutte le minime mancanze e controversie dei contadini, pure se si svolgevano fra loro e lui stesso, assurgendo così ad arbitro inappellabile in causa propria! Da quel tempo il bastone e la sferza fecero da supremi moderatori. Come la Germania, il contadino tedesco toccò il fondo dell'avvilimento, ridotto ad un'impotenza tale che ogni autodifesa era impossibile e la liberazione poteva venir da fuori.

Ed essa arrivò.

Con la Rivoluzione francese sorse pure per la Germania e i contadini tedeschi l'alba di un giorno migliore. Tostoché gli eserciti della rivoluzione ebbero conquistato la riva sinistra del Reno, assieme ai signori sparì tutta l'anticaglia (come al tocco di una bacchetta magica): corvée e fitti di ogni tipo. Il contadino della riva sinistra del Reno divenne signore del proprio possesso; inoltre il Codice civile (opera della grande Rivoluzione pasticciata da Napoleone) fornì leggi adatte alla sua nuova posizione in una forma comprensibile nonché tascabile.

Ma il contadino sulla riva destra del Reno dove attendere ancora. Benché in Prussia, dopo la ben meritata disfatta di Jena, alcuni fra i più infami privilegi decaddero e il cosiddetto riscatto dei fardelli dei contadini fu oggetto di legge, essa rimase inattuata. Gli altri Stati fecero ancora meno. Servì una Seconda rivoluzione francese (1830) per ultimar il riscatto pure nel Baden e in altri Staterelli al confine con la Francia. E allo scoppio del Quarantotto tedesco (suscitato da quello francese), codesto riscatto era incompleto in Prussia e manco iniziato in Baviera. Da allora si attuò rapidamente: perse valore il lavoro servile dei contadini, stavolta ribellatisi da soli.

Ma cosa fu il riscatto? Il nobile signore cedeva ai contadini una somma di denaro o un pezzo di terra riconoscendo la come loro proprietà libera esente di oneri... benché tutte le sue terre fossero solo rubate ai contadini. Di più. Gli ufficiali incaricati di fare gli accordi patteggiarono per il signore, presso cui abitavano e scialacquavano, e, contro la lettera della legge, i contadini furono in genere ingannati!

Così con tre rivoluzioni francesi e una tedesca sono tornati i contadini liberi. Ma quanto l'odierno libero contadino è lontano dal libero membro dell'antica marca! Il suo possesso è perlopiù piccolo, e la marca comune ridotta a pochi piccoli boschi comuni. Ma senza uso della marca non si può allevare del bestiame; senza bestiame non c'è concime; senza concime non c'è agricoltura. L'esattore delle imposte e l'esecutore giudiziario ben noti al contadino sono ambi ignoti agli antichi membri della marca. E così pure il creditore ipotecario, nelle cui grinfie oggi cadono l'uno dopo l'altro i beni dei nostri contadini. E, cosa più importante, questi odierni contadini liberi (dai beni compressi e dalle iniziative impedite) nascono in Germania (dove tutto avviene in ritardo) al tempo in cui l'agricoltura scientifica e le macchine agricole rendono la piccola coltura un sistema antiquato e inadatto al sostentamento. Come il filatoio meccanico e la filanda sostituirono il filatoio e il telaio a mano, così tali mezzi di produzione agricola devono sostituire la piccola proprietà con la grande proprietà a tempo debito.

L'odierno stato dell'agricoltura europea è già minacciato dalla possente rivale della produzione granaria su vasta scala delle Americhe. Contro quel terreno reso fertile concimato dalla natura per lungo volgere di anni, pronto a far crollar i prezzi, né i piccoli contadini né i grandi possidenti europei (altrettanti indebitati) possono lottar. Tutta il sistema agricolo europeo sarà battuto dalla concorrenza americana. L'agricoltura (almeno europea) perdurerà solo se sarà socializzata e svolta a vantaggio dell'intera società.

Tali sono le prospettive per i nostri contadini. E il ripristino di una classe di liberi contadini così stremata è valso almeno a ridargli la capacità di azione in favore di sé stessi con l'aiuto dei loro naturali alleati, gli operai delle industrie, tostoché abbiano capito come.

[Ma come? Da una rinascita della marca, ma non nella sua forma antica, sorpassata, ma in una forma ringiovanita. Tale rinnovo della proprietà terriera comune recherà (oltre a tutti i vantaggi dell'impresa su larga scala e l'uso di macchine agricole per i piccoli contadini membri della cooperativa) i mezzi per installare la grande industria del vapore e dell'energia idrica (al di là dell'agricoltura), e di farlo non a beneficio dei capitalisti, bensì a beneficio della comunità. Infatti agricoltura su larga scala e uso di macchine agricole significano in altre parole rendere superflua il maggior numero di piccoli contadini che ora arano i loro campi. Per evitar che costoro sottratti all'agricoltura restino disoccupati o costretti a migrare nelle città, lo sviluppo industriale della campagna è parte essenziale di questo rinnovo, sviluppo possibile su larga scala solo solo col vapore o l'energia idrica. Come impostare tale rinnovo? Pensateci, agricoltori tedeschi. I soli che possano assistervi in questo sono i... Socialdemocratici.]

Note

*1. Da non confondere con quelli Bismarck-Leonhardtiani di egual titolo, nei quali scabini e giuristi rendono insieme giustizia; mentre negli antichi tribunali degli scabini non esistevano giuristi, il presidente o il giudice non aveva voto, e soli a giudicare erano gli scabini. [Nota di Engels]


Ultima modifica 29.04.2018