[Archivio Marx-Engels ]

Carlo Marx

Friedrich Engels (1892)


Pubblicato originariamente in: Handwörterbuch der Staatswissenschaften, 1892.
Questo testo fu tradotto da Pasquale Martignetti come introduzione alla prima traduzione italiana autorizzata di: Capitale e salario di Karl Marx, Roma, Critica Sociale, 1893, pp. 5-12. La data 1893 nella firma di Engels può significare un'approvazione della traduzione.

Trascritto per Internet da Leonardo M. Battisti, novembre 2017.


Marx (Carlo Enrico) nacque a Trier (Trèviri, Prussia Renana) il 5 maggio 1818. Era figlio dell'avvocato, indi giudice, Enrico Marx, passato nel 1824, come emerge dalla fede di nascita di suo figlio, dalla religione ebrea al protestantismo.


Terminato il liceo a Trèviri, Marx, dopo il 1835, a Bonn, indi a Berlino, studiò prima il diritto e più tardi la filosofia e si addottorò in quest'ultima presentando una tesi sulla filosofia di Epicuro. Lo stesso anno, fece ritorno a Bonn per ottenervi la libera docenza; ma le persecuzioni del Governo contro il suo amico Bruno Bauer, ch'era ivi libero docente in teologia, persecuzioni che misero capo alla espulsione di questo, gli fecero abbandonare quel disegno. Egli vide chiaro che in una Università prussiana non vi era posto per lui.


In quest'epoca la gioventù radicale borghese dei paesi renani, imbevuta dei principi neo-hegeliani, e d'accordo coi capi liberali Camphausen e Hansemann, sì decise a fondare a Colonia un gran giornale d'opposizione. Si fece appello a Marx e a Bauer che furono scelti a collaboratori principali. Cosi fu che il 1° gennaio 1842 apparve la Gazzetta Renana.


Da Bonn, Marx scrisse nel nuovo giornale gli articoli più notevoli, fra i quali la critica delle discussioni dell'assemblea provinciale renana, uno studio sulla condizione dei vignaiuoli della Mosella, un altro sul furto di legna e sulle leggi relative. Nell'ottobre 1842 accettò la direzione del giornale e si trasferì a Colonia. D'allora in poi il giornale assunse un carattere di opposizione decisa. Ma esso era così abilmente redatto che, malgrado una doppia e poi triplice censura (dopo la revisione del solito censore esso, passava a quella del prefetto, indi a quella di un incaricato ad hoc mandato da Berlino), il Governo vi logorava invano le ugne, tantoché si decise a sopprimere il giornale col 1° gennaio 1843. Mercé la partenza di Marx si riuscì ad allungargli di tre mesi la vita; poi la soppressione fu definitiva.


Marx allora si decise ad andare a Parigi, dove anche Arnoldo Ruge, essendo stato in quello stesso torno di tempo soppressi i suoi Annali tedeschi, intendeva stabilirsi. Ma prima sposò, a Kreuznach, Jenny von Westphalen, sua amica d'infanzia, colla quale s'era fidanzato al principio dei suoi studi universitari. La giovane coppia, nell'autunno 1843, andò dunque a Parigi, dove Marx e Ruge pubblicarono gli Annali franco-tedeschi, una rivista di cui non comparve che il primo fascicolo; le estreme difficoltà della vendita segreta in Germania e alcuni dissensi di principi fra i due redattori ne impedirono il proseguimento. Ruge rimase nella corrente della filosofia hegeliana e del radicalismo politico. Marx si gettò nello studio dell'economia politica, dei socialisti francesi e della storia di Francia. Ne venne la sua conversione al socialismo. Nel settembre 1844 Federico Engels venne a Parigi da Marx per alcuni giorni; essi erano già stati in corrispondenza per la loro comune collaborazione agli Annali tedeschi; e da questo punto ha principio l'azione combinata di questi due uomini, che non cessò se non colla morte di Marx. Il primo frutto di quest'azione comune fu uno scritto polemico contro Bruno Bauer, col quale, in quel periodo di decomposizione della scuola hegeliana, si erano trovati in contrasto di dottrine. Apparve dunque: La sacra famiglia; contro B. Bauer e consorti (Francoforte sul Meno, 1845).


Marx collaborava intanto alla redazione di un piccolo foglio settimanale tedesco che usciva in Parigi col nome di Vorwärts e che attaccava con mordaci sarcasmi la miseria di quell'assolutismo e di quel falso costituzionalismo che vigeva allora in Germania. Il Governo prussiano ne tolse occasione a chiedere al Ministero Guizot l'espulsione di Marx, che venne concessa. Così sul principio del 1845 Marx trasmigrò a Bruxelles ove bentosto fu raggiunto da Engels. Quivi Marx pubblicò in francese la Miseria della filosofia, risposta alla «Filosofia della Miseria» di Proudhon (Bruxelles et Paris, 1847) e poco dopo il Discorso sulla questione del libero scambio (Bruxelles, 1848). Scriveva pure articoli a quando a quando nella Gazzetta tedesca di Bruxelles. Nel gennaio 1848 compose con Engels il Manifesto del partito comunista, d'incarico del Comitato centrale della Lega dei comunisti, una Società segreta di propaganda in cui Marx ed Engels erano entrati nella primavera del 1847. Il Manifesto ebbe poi innumerevoli edizioni tedesche, autorizzate e non, e fu tradotto in quasi tutte le lingue europee.


Scoppiata la rivoluzione di febbraio, che ebbe anche a Bruxelles il suo contraccolpo nel popolo, Marx fu incarcerato ed espulso dal Belgio; frattanto il Governo provvisorio della repubblica francese lo aveva invitato a tornare a Parigi, ed egli vi andò.


A Parigi si pose tosto in contrasto coi suoi amici che volevano organizzarvi le legioni operaie, con che si avrebbe fornito alla maggioranza di quel nuovo Governo un ottimo mezzo per sbarazzarsi degli operai stranieri. Era evidente che le legioni belghe, tedesche, ecc., organizzate così alla luce del sole, non avrebbero avuto che da varcare i confini per cascare in ben ordite imboscate — come infatti avvenne. Marx e gli altri capi della Lega comunista procurarono a quattrocento operai tedeschi disoccupati lo stesso sussidio di viaggio che ai legionari, talché poterono come questi rientrare in Germania.


Nell'aprile Marx si recò a Colonia e il 1° giugno vi apparve, sotto la sua direzione, la Nuova Gazzetta. Renana, il cui ultimo numero usci il 19 maggio dell'anno seguente. I redattori furono minacciati o di arresto giudiziario o di venire espulsi come non prussiani. Marx fu espulso, perché, durante il suo soggiorno a Bruxelles, aveva rotto ogni suo legame coll'Unione prussiana. Durante la vita del giornale comparve due volte avanti ai giurati: il 7 febbraio 1849, per delitto di stampa, e 1'8 per aver fatto appello alla resistenza armata contro il Governo al tempo del rifiuto delle imposte (novembre 1848): fu assolto entrambe le volte.


Dopo la soppressione del giornale, tornò a Parigi, ma, in seguito alla dimostrazione del 13 giugno, gli fu offerta l'alternativa, o di lasciarsi confinare in Bretagna o di abbandonare la Francia. Egli prescelse naturalmente il secondo partito e si portò a Londra, dove si stabili definitivamente.


Da Londra Marx pubblicò la Nuova Gazzetta Renana, rivista politico-economica (Amburgo 1850) di cui uscirono sei fascicoli. Il più notevole lavoro fu: Dal 1848 al 1849, una esposizione delle cause e dell'intimo legame degli avvenimenti di quei due anni, principalmente in Francia; poi, in collaborazione con Engels, recensioni e rassegne politiche. Come continuazione a quel primo lavoro segui Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte (New-York 1852) di cui si fecero riedizioni ad Amburgo nel 1869 e nel 1885. Il gran processo dei comunisti a Colonia gli porse occasione a un altro opuscolo: Rivelazioni sul processo dei comunisti a Colonia (Boston 1853), ripubblicato a Zurigo nell'85. Dal 52 in poi Marx fu corrispondente da Londra, e per molti anni si può dire dall'Europa, della Tribuna di Nuova York. I suoi articoli talora hanno la sua firma, talora sono gli articoli di fondo del giornale. Non erano delle solite corrispondenze, ma una serie di esposizioni documentate della situazione politica ed economica dei diversi paesi d'Europa. Gli articoli militari, stilla guerra di Crimea, sulla rivolta delle Indie, ecc., appartengono ad Engels. Alcuni degli articoli di Marx sopra Lord Palmerston furono riprodotti in opuscolo a Londra. La collaborazione alla Tribuna non cessò che colla guerra di secessione americana (1865).


Nel 1859 Marx fu travolto in una polemica con Carlo Vogt occasionata dalla guerra d'Italia e pubblicò: Il signor Vogt (Londra 1860); e nello stesso anno diede i primi frutti dei lunghi studi economici fatti nel Museo Britannico, col primo fascicolo del lavoro: Per la critica dell'economia politica (Berlino 1859). Ma, non appena apparso quel primo fascicolo, Marx si accorse di non avere ben tracciata la via del pensiero fondamentale pei fascicoli successivi, come né è prova il manoscritto che fu conservato. Riprese quindi da capo ed è perciò che, in luogo di una continuazione, nel 1867 diede fuori il primo volume del Capitale, sul processo della formazione del capitale (Amburgo 1867).


Mentre lavorava ai tre volumi del Capitale, e il secondo e il terzo non erano che abbozzati, Marx trovò alfine una nuova occasione di azione pratica nel proletariato. Nel 1864 fu fondata la Associazione internazionale dei lavoratori. Molti, massime francesi, rivendicarono la gloria di questa fondazione. Si capisce che una simile associazione non può essere l'opera di un solo, ma quel che è certo è che, fra quanti vi parteciparono, non vi fu che un solo il quale vedeva chiaro davanti a sé, e fu colui che già nel 48 aveva lanciato al mondo l'appello: «Proletari di tutti i paesi, unitevi!»


Alla fondazione dell'Internazionale, anche Mazzini cercò trarre profitto da cotesto convegno per la sua democrazia mistica e cospiratrice del Dio e popolo. Ma il suo disegno di statuti e il suo indirizzo inaugurale vennero rigettati in favore di quelli di Marx, e da quel giorno fu assicurata a Marx la direzione morale dell'Internazionale. Fu lui a scrivere tutti i documenti emanati dal Consiglio generale, quello fra gli altri che apparve dopo la Comune di Parigi e che fu tradotto in quasi tutte le lingue d'Europa: La guerra civile in Francia.

Non è qui il luogo di raccontare la storia dell'Internazionale. Basti accennare che Marx riuscì a presentare statuti, in base ai cui principi fondamentali i proudhoniani francesi, i comunisti tedeschi, i corporativisti inglesi poterono agire di conserva e che guarentirono l'armonia morale dell'Associazione finché non vi irruppero quegli elementi il cui cómpito fu d'allora in poi quello di inceppare senza tregua ogni movimento del proletariato: gli anarchici, guidati da Bakunin. Si capisce che la potenza dell'Associazione risiedeva nel fatto nuovo dell'unione di tutto il proletariato europeo ed americano; il Consiglio generale non disponeva che di mezzi morali. Nessun mezzo pecuniario: i famosi «milioni della Internazionale» non furono altro mai che dei debiti. Giammai con cosi pochi mezzi si, fece tanto lavoro.

Dopo la Comune, l'Internazionale erasi fatta impossibile in Europa. Lo sforzo di tener testa a tutti i governi e a tutte le borghesie dei vari paesi aveva costato sacrifici colossali; vi si aggiunse la lotta intestina con gli anarchici e con quegli elementi loro affini che erano i proudhonani. Era pena perduta. Dopo il Congresso dell'Aja, ottenuta sugli anarchici una vittoria decisiva, Marx propose di trasferire a Nuova York la sede del Consiglio generale. Così assicuravasi la durata dell'Associazione pel caso che mutate circostanze esigessero la ripresa della lotta in Europa. Ma quando queste circostanze si produssero, la forma di quell'organizzazione era invecchiata: lo sviluppo del movimento l'aveva sorpassata.

D'allora in poi Marx non si mescolò all'agitazione palese, pur prendendo parte attiva al movimento operaio d'Europa e d'America. Egli si teneva in corrispondenza con quasi tutti i principali militanti dei diversi paesi, che nelle occasioni importanti lo consultavano; egli diventò sempre più il consigliere richiesto e volonteroso del proletariato in lotta. Con tutto ciò si consacrava agli studi, il cui campo gli s'era viepiù allargato davanti. Per uno che, come lui, indagava di ogni oggetto l'origine storica e le cagioni, i problemi si moltiplicavano. Storia delle origini, agronomia, condizioni della proprietà fondiaria russa e americana, geologia, ecc., tutto egli passò in rassegna, sopratutto per comporre la parte del Capitale che esaurisce in modo fino allora intentato lo studio della rendita. Oltre le lingue germaniche e romane, che leggeva senza difficoltà, studiò lo slavo antico, il russo ed il serbo. Pur troppo la salute sempre più incerta gli impedì di valersi di questo nuovo materiale. Il 2 dicembre 1881 mori la sua compagna, e il 9 gennaio 1883 la sua figliuola maggiore. Il 14 marzo del medesimo anno anch'egli si spense dolcemente nella sua poltrona.


La più parte delle biografie stampate su Marx formicolano di errori. La sola autentica è quella di Engels pubblicata da Bracke nel suo Calendario del popolo pel 1878, a Brunswick.


Londra 1893.

FEDERICO ENGELS.




Ultima modifica 22.17.2017