Un esempio di matrimonio di gruppo di recente scoperta

Engels (1892)

 


Articolo pubblicato nella «Neue Zeit», XI, 1892-93, vol. I, n. 12, pp. 373-375.
Traduzione (1950) di: Dante della Terza.
Trascritta da Mishù, Gennaio 2004

 

Di fronte alla recente moda che impone a certi etnografi razionalistici di negare l'esistenza del matrimonio di gruppo, il seguente rapporto che traduco dalle Russjie Viedomosti (Notizie Russe) di Mosca, 14 ottobre 1892 vecchio stile, mi sembra piuttosto interessante. Non solo vi si trova l'espressa constatazione di un matrimonio di gruppo in pieno vigore, cioè del diritto del reciproco commercio sessuale tra una serie di uomini e una serie di donne, ma vi è constatata anche l'esistenza di una forma di tale matrimonio strettamente affine al matrimonio punalua degli Hawaiani, quindi alla fase più evoluta e più classica del matrimonio di gruppo. Mentre il tipo della famiglia punalua consiste di una serie di fratelli (carnali e più lontani), i quali sono coniugati con una serie di sorelle carnali e più distanti, troviamo qui sull'isola di Sachalin che un uomo è coniugato con tutte le mogli dei suoi fratelli e con tutte le sorelle di sua moglie, il che significa, considerando la cosa da parte femminile, che sua moglie ha diritto al libero commercio sessuale con i fratelli del marito e coi mariti delle sue sorelle. L'unica differenza fra questo tipo di matrimonio e la forma tipica del matrimonio punalua risiede dunque nel fatto che i fratelli del marito e i mariti delle sorelle non sono necessariamente le stesse persone.

È da notare inoltre che anche questo caso conferma quanto dicevo ne L'origine della famiglia, quarta edizione, che il matrimonio di gruppo non ha affatto l'aspetto che gli conferisce la fantasia, ispirata ai bordelli, del nostro filisteo; che i coniugi del matrimonio di gruppo non conducono affatto in pubblico quella vita lasciva che il filisteo pratica in segreto, che questa forma di matrimonio si differenzia bensì nella pratica, per lo meno nei casi ancora oggi esistenti, dal matrimonio di coppia poco fisso o anche dalla poligamia solo in quanto il costume ammette una serie di casi di commercio sessuale che altrimenti sottostarebbero a severe sanzioni. La graduale estinzione dell'esercizio pratico di questi diritti dimostra soltanto che questa forma di matrimonio è essa stessa ormai in stato di estinzione, il che viene confermato anche dal suo verificarsi così raro.

Tutta la descrizione è interessante del resto perché dimostra ancora una volta quanto siano simili e addirittura identiche nei tratti fondamentali le istituzioni sociali di tali popoli primitivi giunti a uno stadio di sviluppo press'a poco uguale. La maggior parte di quanto si dice di questi mongoloidi di Sachalin può estendersi alle tribù dravidiche dell'India, agli abitanti delle isole dei Mari del Sud nell'epoca della loro scoperta, ai Pellirosse d'America.

Il rapporto enuncia:

Nella seduta del 10 ottobre (stile vecchio = 22 ottobre stile nuovo) della sezione antropologica della Società degli amici delle scienze naturali in Mosca, N. A. Ianciuk lesse un'interessante comunicazione del signor Sternberg sui Giliaki, tribù poco studiata dell'isola Sachalin che si trova nello stadio più evoluto dello stato selvaggio. I Giliaki non conoscono né agricoltura né arte vasaria, si nutrono soprattutto con la caccia e con la pesca, riscaldano l'acqua in tinozze di legno, gettandovi pietre incandescenti, ecc. Di particolare interesse sono le loro istituzioni rispetto alla famiglia e alla gens. Il Giliako chiama padre non solo il padre carnale, ma anche tutti i fratelli della madre; egli chiama sue madri tanto le mogli di questi fratelli quanto le sorelle di sua madre; i figli di tutti questi «padri» e di tutte queste «madri» egli li chiama fratelli e sorelle. L'uso di questi appellativi esiste, come è noto, anche presso gli Irochesi e presso altre tribù indiane dell'America del Nord, come pure presso alcune tribù dell'India. Mentre però presso queste tribù non corrisponde più, da lungo tempo, ai rapporti reali, presso i Giliaki quest'uso serve alla designazione di uno stato ancora oggi in vigore. Ancor oggi ogni Gihahfi detiene diritti coniugali sulle mogli dei fratelli e sulle sorelle della moglie; per lo meno l'esercizio di tali diritti non è considerato cosa illecita. Questi residui del matrimonio di gruppo su base gentilizia ricordano il noto matrimonio punalua esistito nelle isole Sandwich ancora nella prima metà del nostro secolo. Questa forma dei rapporti familiari e gentilizi costituisce la base di tutto l'ordinamento gentilizio e della costituzione sociale dei Giliaki.

La gens di un Giliako consiste di tutti i fratelli del padre, fratelli vicini e lontani, effettivi e nominali, dei loro padri e delle loro madri (?), dei figli dei suoi fratelli e dei propri figli. Si capisce che una gens cosi costituita possa comprendere una massa enorme di persone. La vita entro la gens si svolge secondo i principi seguenti. Il matrimonio all'interno della gens è vietato in modo assoluto. La moglie di un Giliako defunto passa mediante decisione della gens a uno dei fratelli carnali o nominali del marito. La gens provvede al sostentamento di tutti i componenti inabili al lavoro. «Tra di noi non vi sono poveri», disse un Giliako al sig. Sternberg, «chi è bisognoso viene nutrito dalla chal {gens)-». I membri della gens sono uniti inoltre da comuni solennità e sacrifici, da feste, da un comune luogo di sepoltura, ecc.

La gens garantisce a ognuno dei suoi membri la vita e la sicurezza da attacchi di estranei alla gens; come mezzo di repressione vige la vendetta di sangue, il cui esercizio è tuttavia molto diminuito sotto la dominazione russa. Le donne sono del tutto escluse dalla vendetta di sangue gentilizia. In singoli casi, del resto molto rari, la gens adotta anche membri di altre gentes. Vige la norma generale che il patrimonio di un defunto non possa uscire dalla gens; sotto quest'aspetto presso i Giliaki è letteralmente in vigore la nota prescrizione delle dodici tavole: si suos heredes non habet, gentiles familiam habento — se non ha eredi propri, dovranno ereditare i membri della gens. Non ha luogo alcun avvenimento importante nella vita del Giliako senza che vi partecipi la gens. Non moltissimo tempo fa, una o due generazioni più addietro, il membro più anziano della gens era il capo della comunità, lo «starosta» della gens; al giorno d'oggi la funzione degli anziani della gens è limitata quasi esclusivamente alla direzione delle cerimonie religiose. Le gentes spesso sono disperse su località molto distanti le une dalle altre, ma anche così separati i membri della gens continuano a serbare il ricordo reciproco, a essere ospiti l'uno dell'altro, a prestarsi reciproco aiuto e reciproca protezione, ecc. Senza necessità estrema il Giliako non abbandona mai i membri della propria gens o le sue tombe. L'organizzazione gentilizia ha dato un'impronta nettamente definita a tutta la vita mentale dei Giliaki, al loro carattere, ai loro costumi e alle loro istituzioni. La consuetudine di trattare tutto in comune, la necessità di intervenire incessantemente negli interessi dei membri della gens, la solidarietà nei casi della vendetta di sangue, l'obbligo e l'abitudine della coabitazione, con dieci o anche più membri, in grandi tende (yurtas), in breve il trovarsi in certo modo sempre fra il popolo, tutto ciò ha conferito al Giliako un carattere socievole, comunicativo. Il Giliako è straordinariamente ospitale, ama accogliere bene i suoi ospiti ed essere a sua volta ospite. Il bel costume dell'ospitalità si manifesta particolarmente in epoche difficili. In un anno di carestia in cui il Giliako non abbia nulla da masticare né per sé né per i suoi cari, egli non stende la mano in cerca di elemosina, si reca tranquillamente ospite presso qualcuno ed è nutrito in tal modo, spesso per un tempo piuttosto lungo.

Presso i Giliaki dell'isola di Sachalin non si verificano quasi affatto reati motivati da egoismo. Il Giliako custodisce i suoi tesori in un magazzino che non viene mai chiuso. Egli è cosi sensibile all'onta che, non appena sia convinto reo di un'azione obbrobriosa, va nel bosco e si impicca. L'omicidio è rarissimo e si verifica quasi esclusivamente in uno stato d'ira; in nessun caso però è dovuto a cupidigia. Trattando con il prossimo il Giliako manifesta onestà, fidatezza e coscienziosità.

Malgrado il loro lungo stato di soggezione ai Manciuri divenuti Cinesi, malgrado la perniciosa influenza della regione amurica, i Giliaki hanno conservato, dal punto di vista della morale, molte virtù delle tribù primitive. Ma le sorti del loro ordinamento sociale sono ineluttabili. Una o due altre generazioni, e i Giliaki del continente saranno diventati russi completamente, e insieme ai benefici della civiltà si saranno appropriati anche le sue manchevolezze. I Giliaki dell'isola di Sachalin, lontani più o meno dai centri di colonizzazione russa, probabilmente potranno mantenersi nel loro stato genuino per un po' più di tempo. Ma anche tra di loro comincia a farsi sentire l'influenza del vicinato russo. Il commercio li conduce nei villaggi, vanno a Nikolaievsk a lavorare, e ogni Giliako che torna al luogo natio da questi lavori, porta con sé la stessa atmosfera che l'operaio porta dalla città nel suo villaggio russo. Inoltre il lavoro nella città, con le sue alterne vicende, annulla sempre più quella originaria eguaglianza che costituisce un tratto predominante nella economia di questi popoli, semplice e priva di artificio.

L'articolo del signor Sternberg che contiene anche notizie sulle idee e sugli usi religiosi dei Giliaki e sulle loro istituzioni giuridiche, uscirà integralmente nella Rivista Etnografica (Etnograficeskoie Obozrenié).


Ultima modifica 2019.06.21