Principi Elementari di Filosofia

Parte seconda

IL MATERIALISMO FILOSOFICO

1. La materia e i materialisti

2. Cosa significa essere materialista?

3. Storia del materialismo


 

La materia e i materialisti


Dopo aver definito prima di tutto le idee comuni a tutti i materialisti, poi gli argomenti di tutti i materialisti contro le filosofie idealistiche e, infine, dopo aver dimostrato l'errore dell'agnosticismo, trarremo le conclusioni di questo insegnamento e rafforzeremo d nostri argomenti materialisti fornendo risposta alle due domande seguenti:
1. Cos'è la materia?
2. Cosa significa essere materialista?

1. Cos'è la materia?


Importanza della domanda. Ogniqualvolta abbiamo un problema da risolvere, dobbiamo porre le domande con molta chiarezza. In effetti, qui, non è tanto semplice dare una risposta soddisfacente. Per arrivarci, dobbiamo elaborare una teoria della materia.
In genere la gente pensa che la materia sia quello che si può toccare, quello che è resistente e duro. Nell'antichità greca cosi si definiva la materia.
Oggi sappiamo, grazie alle scienze, che questo non è esatto.

2. Teorie successive della materia


Il nostro scopo è di passare in rassegna il più semplicemente possibile le diverse teorie relative alla materia, senza addentrarci in spiegazioni scientifiche. In Grecia si pensava che la materia fosse una realtà piena e impenetrabile che non poteva dividersi all'infinito. A un certo punto, si diceva, i frammenti non sono più divisibili; e queste particelle sono state chiamate atomi (atomo = indivisibile). Un tavolo è quindi un agglomerato di atomi. Si pensava che questi atomi fossero diversi gli uni dagli altri: vi erano atomi lisci e rotondi, come quelli dell'olio; altri rugosi e uncinati, come quelli dell'aceto. Fu Democrito, un materialista dell'antichità, a mettere in piedi questa teoria; fu lui il primo che tentò di dare una spiegazione materialistica del mondo. Egli pensava, per esempio, che il corpo umano fosse composto di atomi grossolani, che l'anima fosse un insieme di atomi più sottili e, dato che ammetteva l'esistenza degli dei e che voleva però spiegare ogni cosa da materialista, affermava che gli dei stessi erano composti di atomi ultra-sottili.
Nel XIX secolo questa teoria si modificò profondamente. Si pensava sempre che la materia si dividesse in atomi, che questi ultimi fossero particelle molto dure che si attraevano l'un l'altra. La teoria dei greci era stata abbandonata e gli atomi non erano più considerati uncinati o lisci, ma si continuava a sostenere che fossero impenetrabili, indivisibili e che subissero un movimento di attrazione gli uni verso gli altri.

Oggi si dimostra che l'atomo non è un granello di materia impenetrabile e non frazionabile (cioè indivisibile), ma che è composto esso stesso di particelle chiamate elettroni, che girano a grande velocità intorno a un nucleo dove si trova condensata la quasi totalità della massa dell'atomo. Se l'atomo è neutro, elettroni e nucleo hanno una carica elettrica, ma la carica positiva del nucleo è uguale alla somma delle cariche negative degli elettroni. La materia è un agglomerato di questi atomi e, se è impenetrabile, questo è dovuto al movimento delle particelle che la compongono.
La scoperta delle proprietà elettriche della materia, e in particolare la scoperta degli elettroni, ha provocato, all'inizio del XX secolo, un attacco degli idealisti contro l'esistenza stessa della materia. L'elettrone non ha nulla di materiale, essi sostenevano. Non è che una carica elettrica in movimento. Se non vi è materia nella carica negativa, perché dovrebbe essercene nel nucleo positivo? Quindi la materia è svanita. Non vi è che energia!
Lenin, in Materialismo ed empiriocriticismo (cap. V), rimise le cose a punto e dimostrò che energia e materia non sono separabili.. L'energia è materiale e il movimento non è che il modo di esistere della materia. Insomma, gli idealisti interpretavano a rovescio le scoperte della scienza. Nel momento in cui quest'ultima metteva in evidenza aspetti della materia fino allora ignorati, essi concludevano che la materia non esiste, col pretesto che non è conforme all'idea di una volta, quando si credeva che materia e movimento fossero due realtà distinte (1).


3. Cos'è la materia per i materialisti


A questo proposito è indispensabile fare una distinzione: si tratta di vedere innanzitutto: 1. Cos'è la materia? e poi 2. Com'è la materia?
La risposta data dai materialisti alla prima domanda è che la materia è una realtà esterna, indipendente dallo spirito, e che non ha bisogno dello spirito per esistere. Lenin dice a questo proposito: « Il concetto di materia non esprime altro che la realtà obiettiva dataci dalia sensazione ».
Adesso, per quanto riguarda la seconda domanda: « Com'è la materia? », i materialisti dicono: « Non sta a noi rispondere, ma alla scienza ».

La prima risposta è rimasta invariata dall'antichità fino ai nostri giorni. La seconda risposta è cambiata e deve cambiare perché dipende dalle scienze, dallo stato delle conoscenze umane. Non è una risposta definitiva.

Vediamo dunque che è assolutamente indispensabile porre bene il problema e non lasciare che gli idealisti confondano le due domande. Occorre separarle bene, mostrare che la prima è la principale e che la nostra risposta in merito è da sempre immutata.
« Poiché l'unica "proprietà" della materia, il cui riconoscimento è alla base del materialismo filosofico, è la proprietà di essere una realtà obiettiva, di esistere fuori della nostra coscienza. »

 

4. Lo spazio, il tempo, il movimento e la materia


Se affermiamo, in quanto lo constatiamo, che la materia esiste al di fuori di noi, noi precisiamo anche:
1. Che la materia esiste nel tempo e nello spazio.
2. Che la materia è in movimento.
Gli idealisti pensano che lo spazio e il tempo sono idee della nostra mente (è stato Kant il primo che lo ha sostenuto). Per loro, lo spazio è una forma che noi diamo alle cose, lo spazio nasce dalla mente dell'uomo. Lo stesso è per il tempo.
I materialisti affermano, al contrario, che lo spazio non si trova in noi, ma che siamo noi ad essere nello spazio. Affermano anche che il tempo è una condizione indispensabile per lo svolgimento della nostra vita; e, quindi, che il tempo e lo spazio sono inseparabili da ciò che esiste al di fuori di noi, cioè dalla materia.

«[...] le forme fondamentali di tutto l'essere sono spazio e tempo, e un essere fuori del tempo è un assurdo altrettanto grande quanto un essere fuori dello spazio. »(2)
Pensiamo dunque che vi sia una realtà indipendente dalla coscienza. Crediamo tutti che il mondo sia esistito prima di noi e che continuerà a esistere dopo di noi. Crediamo che il mondo, per esistere, non ha bisogno di noi. Siamo persuasi che Parigi sia esistita prima della nostra nascita e che, a meno di essere completamente rasa al suolo, esisterà dopo la nostra morte. Siamo certi che Parigi esiste, anche quando non ci pensiamo, cosi come vi sono decine di migliaia di città che non abbiamo mai visitato, di cui non conosciamo nemmeno il nome e che tuttavia esistono. Questo è il convincimento generale dell'umanità. Le scienze hanno consentito di dare a questo argomento una precisione e una solidità che riducono a nulla tutte le astuzie grossolane degli idealisti.
« Le scienze naturali affermano con sicurezza che la terra esisteva in condizioni tali che né l'uomo né in generale qualsiasi altro essere vivente avrebbe potuto esistere su di essa. La materia organica è un fenomeno ulteriore, frutto di un lunghissimo sviluppo.»
Se le scienze ci forniscono dunque la prova che la materia esiste nel tempo e nello spazio, esse ci insegnano, contemporaneamente, che la materia è in movimento. Quest'ultima precisazione, che ci viene fornita dalle scienze moderne, è molto importante, perché distrugge la vecchia teoria secondo cui la materia sarebbe incapace di movimento, inerte.
« Il movimento è il modo di esistere della materia. [...] Materia senza movimento è altrettanto impensabile quanto movimento senza materia. »

Sappiamo che il mondo, allo stato attuale, è il risultato, in tutti i campi, di una lunga evoluzione e, quindi, il risultato di un movimento lento ma continuo. Precisiamo dunque, dopo aver dimostrato l'esistenza della materia, che « nell'universo non esiste altro che materia in movimento e questa materia in movimento non può muoversi altrimenti che nello spazio e nei tempo » .

5. Conclusioni


Da queste considerazioni risulta che l'idea di Dio, l'idea di un «puro spirito» creatore dell'universo non ha senso, perché un Dio al di fuori dello spazio e del tempo è qualcosa che non può esistere. Bisogna condividere la mistica idealistica, quindi non accettare alcuna verifica scientifica, per credere in un Dio che esiste al di fuori del tempo, cioè che non esiste in nessun momento, e che esiste al di fuori dello spazio, cioè che non esiste in alcun luogo. I materialisti, forti delle conclusioni delle scienze, affermano che la materia esiste nello spazio e in un determinato momento (nel tempo). Quindi l'universo non può essere stato creato, perché Dio avrebbe avuto bisogno, per poter creare il mondo, di un momento che non appartiene ad alcun momento (poiché il tempo per Dio non esiste) e sarebbe stato anche necessario che da nulla venisse il mondo. Per accettare la creazione occorre quindi accettare innanzitutto che vi è stato un momento in cui l'universo non esisteva, poi che da nulla è venuto qualcosa, idea che la scienza non può accettare.
Vediamo dunque che gli argomenti degli idealisti, posti alla prova delle scienze, non possono sostenersi, mentre quelli dei filosofi materialisti non possono essere separati dalle scienze stesse. Intendiamo così sottolineare, ancora una volta, i rapporti profondi che legano il materialismo alle scienze.

 

 

Cosa significa essere materialista?

 

1. Unione di teoria e pratica


Lo studio che stiamo facendo ha lo scopo di far conoscere cos'è il marxismo, di vedere come la filosofia del materialismo, divenendo dialettica, si identifica con il marxismo. Sappiamo già che uno dei principi di questa filosofia è il legame stretto tra teoria e pratica.
Per questo motivo, dopo aver visto cos'è la materia per i materialisti, poi com'è la materia, è indispensabile dire, dopo queste due precisazioni teoriche, cosa significa essere materialista, cioè come agisce il materialista. È il lato pratico di questi problemi.
La base del materialismo è il riconoscimento dell'essere come fonte di ogni pensiero. Ma è sufficiente continuare a ripetere questo? Per essere un vero sostenitore del materialismo coerente, bisogna esserlo: 1. nel campo del pensiero; 2. nel campo dell'azione.

2. Cosa significa essere sostenitore del materialismo nel campo del pensiero?


Essere sostenitore del materialismo nel campo del pensiero, conoscendo la formula fondamentale del materialismo (l'essere produce il pensiero), è sapere come applicare questa formula. Quando diciamo « l'essere produce il pensiero » abbiamo una formula astratta, perché le parole essere e pensiero sono parole astratte. L'«essere» significa l'essere in generale; il « pensiero » è il pensiero in generale. L'essere come il pensiero in generale sono una realtà soggettiva (si veda nella parte prima, cap. IV, la spiegazione di « realtà soggettiva » e di « realtà oggettiva »); e questa non esiste: è quella che si chiama una astrazione. Dire « l'essere produce il pensiero » è quindi una formula astratta, perché composta di astrazioni.
Cosi, per esempio, conosciamo i cavalli, ma se parliamo del cavallo, è del cavallo in generale che vogliamo parlare; ebbene! il cavallo in generale è un'astrazione. Se al posto del cavallo mettiamo l'uomo o l'essere in generale, anch'essi sono delle astrazioni.
Ma se il cavallo in generale non esiste, che cosa esiste? I cavalli in particolare. Il veterinario che dicesse: « Curo il cavallo in generale, ma non il cavallo in particolare » si farebbe ridere dietro; cosi il medico che usasse gli stessi argomenti per quanto riguarda gli uomini.
L'essere in generale, quindi, non esiste, ma ciò che esiste sono degli esseri particolari, con qualità particolari. Lo stesso per quanto riguarda il pensiero.
Diremo dunque che l'essere in generale è qualcosa di astratto, e che l'essere in particolare è qualcosa di concreto; cosi come il pensiero in generale e il pensiero in particolare.
Il materialista è colui che sa riconoscere in ogni situazione, e che sa concretizzare, dove è l'essere e dove è il pensiero.


Esempio: il cervello e le nostre idee. Dobbiamo saper trasformare la formula generale astratta in una formula concreta. Il materialista dunque individuerà il cervello come ciò che è l'essere e le nostre idee come ciò che è il pensiero. Egli ragionerà dicendo: è il cervello (l'essere) che produce le nostre idee (il pensiero). Si tratta di un esempio semplice, ma prendiamo ora quello più complesso della società umana e vediamo in che modo ragiona un materialista. La vita della società si compone (grosso modo) di una vita economica e di una vita politica. Quali sono i rapporti tra la vita economica e la vita politica? Qua! è il primo fattore di questa formula astratta da cui vogliamo trarre una formula concreta?
Per il materialista il primo fattore, cioè l'essere, quello che dà la vita alla società, è la vita economica. Il secondo fattore, il pensiero, creato dall'essere e che non può vivere che per suo tramite, è la vita politica. Il materialista dirà dunque che la vita economica spiega la vita politica, poiché la vita politica è un prodotto della vita economica.
Questa considerazione molto sommaria è alla base di ciò che si chiama il materialismo storico ed è stata fatta, per la prima volta, da Marx e da Engels.
Ecco un altro esempio più complesso: il poeta. Numerosi elementi vanno senz'altro presi in considerazione per « spiegare » il poeta, ma vogliamo qui mostrare un aspetto della questione.

Generalmente si dirà che il poeta scrive perché spinto dall'ispirazione. Ma è forse sufficiente per spiegare che il poeta scrive questo piuttosto che quest'altro? No. Il poeta ha senz'altro dei pensieri nella testa, ma è anche un essere che vive nella società. Vedremo che il primo fattore, quello che fornisce al poeta la propria vita, è la società, poiché il secondo fattore sono le idee che il poeta ha nel cervello. Quindi uno degli elementi, l'elemento fondamentale che « spiega » il poeta, sarà la società, cioè l'ambiente in cui vive in questa società. (Ritroveremo il poeta quando studieremo la dialettica, perché avremo allora tutti gli elementi per esaminare a fondo questo problema.)
Da questi esempi vediamo che il materialista è colui che sa applicare ovunque e sempre, in ogni momento, e in tutti i casi, la formula del materialismo.

3. Come essere materialista nella pratica?


Primo aspetto del problema. Abbiamo visto che non vi è una terza filosofia e che se non si è coerenti nell'applicazione del materialismo o si è idealisti, oppure si ottiene un miscuglio di idealismo e di materialismo.
Lo scienziato borghese, nei suoi studi e nelle sue esperienze, è sempre materialista. Questo è normale perché, per far progredire la scienza, bisogna lavorare sulla materia e, se lo scienziato pensasse davvero che la materia esiste soltanto nella sua mente, riterrebbe inutile fare degli esperimenti.

Vi sono dunque numerose varietà di scienziati:
1. Gli scienziati che sono dei materialisti coscienti e coerenti!.
2. Gli scienziati che sono dei materialisti senza saperlo: cioè quasi tutti, perché è impossibile fare scienza senza supporre l'esistenza della materia. Ma, fra questi ultimi, occorre distinguere:
a) coloro che incominciano a seguire il materialismo ma che si arrestano perché non osano professarsi tali: sono gli agnostici, coloro che Engels chiama i « materialisti che si vergognano ».
b) poi gli scienziati materialisti senza saperlo e incoerenti. Sono materialisti in laboratorio ma, una volta lasciato il lavoro, sono idealisti, credenti, religiosi.
In realtà questi ultimi non hanno saputo o non hanno voluto mettere ordine nelle loro idee. Sono in perpetua contraddizione con se stessi. Separano i loro lavori, necessariamente materialistici, dalle loro concezioni filosofiche. Sono degli « scienziati », però, se non negano esplicitamente l'esistenza della materia, pensano (e ciò è ben poco scientifico) che sia inutile conoscere la natura reale delle cose. Sono degli « scienziati », però credono, senza averne nessuna prova, in cose impossibili. (Si veda il caso di Pasteur, di Branly e di altri che erano credenti, mentre lo scienziato, se è coerente, deve abbandonare la propria fede religiosa.) Scienza e fede si oppongono totalmente.

Secondo aspetto del problema: il materialismo e l'azione. Se è esatto che il vero materialista è colui che applica sempre la formula che si trova alla base di questa filosofia, deve però stare attento ad applicarla bene. Come abbiamo appena visto occorre essere coerente e, per essere un materialista coerente, bisogna trasferire il materialismo nell'azione.
In pratica, essere materialista significa agire conformemente alla filosofia prendendo come fattore principale e più importante la realtà e come fattore secondo il pensiero.
Vedremo quali sono gli atteggiamenti presi da coloro i quali, senza sospettarlo, considerano il pensiero il fattore principale e sono dunque, a questo punto, idealisti senza saperlo.

1. Come si chiama colui che vive come se fosse solo al mondo? L'individualista. Vive ripiegato su se stesso; il mondo esterno esiste per lui solo. Per lui l'importante è lui, è il suo pensiero. È un idealista puro o quel che si dice un solipsista i(si veda la spiegazione di questa parola nella parte prima, cap. II). L'individualista è egoista, e essere egoista non è un atteggiamento materialistico. L'egoista limita l'universo alla propria persona.

2. Colui che impara per il piacere di imparare, da dilettante, per sé, assimila bene, non ha difficoltà, ma conserva tutto ciò per sé solo. Egli concede un'importanza primaria e se stesso, al suo pensiero.
L'idealista è chiuso al mondo esterno, alla realtà. Il materialista è sempre aperto alla realtà; per questo coloro che seguono dei corsi di marxismo e che imparano facilmente devono cercare di trasmettere ciò che hanno appreso.

3. Colui che ragiona su ogni cosa in rapporto a se stesso subisce una deformazione idealistica.
Dirà per esempio di una riunione dove sono state dette cose per lui sgradevoli: « È una riunione che non mi piace ». Non è cosi che si devono analizzare le cose: bisogna giudicare la riunione in rapporto all'organizzazione, al suo scopo, e non in rapporto a se stessi.

4. Neppure il settarismo è un atteggiamento materialistico. Dato che ha capito i problemi, ed è in accordo con se stesso, il settario pretende che gli altri siano come lui. Questo significa dare il peso maggiore a sé o a una setta.

5. Il dogmatico che ha studiato i testi, ne ha ricavato delle definizioni, è ancora un idealista quando si accontenta di citare testi materialistici o quando vive soltanto con i suoi testi, poiché allora il mondo reale sparisce. Ripete queste formule senza applicarle nella realtà. Dà il peso maggiore ai testi, alle idee. La vita, nella sua coscienza, si svolge sotto forma di testi e, in generale, si nota che il dogmatico è anche un settario.
Credere che la rivoluzione sia una questione di educazione, dire che se si spiega « una buona volta » agli operai la necessità della rivoluzione essi devono capire e che, se non vogliono capire, non vai la pena provare a fare la rivoluzione, questo è settarismo e non un atteggiamento materialistico.
Dobbiamo prendere atto dei casi in cui le persone non capiscono; ricercare perché è cosi, prendere atto della repressione, della propaganda dei giornali borghesi, della radio, del cinema, ecc., e trovare tutti i mezzi possibili per far capire quello che vogliamo, con volantini, opuscoli, giornali, scuole, ecc.
Non avere il senso della realtà, vivere nella luna e, praticamente, fare dei progetti senza tener conto delle situazioni reali, è un atteggiamento idealistico che conferisce l'importanza maggiore ai bei progetti senza considerare se siano realizzabili o meno. Quelli che criticano in continuazione ma non fanno niente perché le cose vadano meglio, non propongono alcun rimedio, quelli che mancano di senso critico verso se stessi, sono tutti dei materialisti incoerenti.

4. Conclusioni


Da questi esempi vediamo che i difetti che si possono riscontrare più o meno in ognuno di noi sono difetti idealistici. Ne siamo colpiti perché separiamo la teoria dalla pratica e la borghesia, che ci ha influenzati, vuole proprio questo: che non si dia importanza alla realtà. Per la borghesia, che appoggia l'idealismo, teoria e pratica sono due cose completamente differenti e senza alcun nesso. Tali difetti sono quindi nocivi, e dobbiamo combatterli perché giovano, in fin dei conti, alla borghesia. Insomma, dobbiamo prendere atto che questi difetti, originati dalla società, dalle basi teoriche della nostra educazione, della nostra cultura e radicati fin dalla nostra infanzia, sono opera della borghesia, e dobbiamo sbarazzarcene.

 

 

Storia del materialismo

 

Abbiamo studiato fin qui il materialismo in generale e quali sono le idee comuni a tutti i materialisti. Vedremo adesso qual è stata la sua evoluzione dall'antichità per poi approdare al materialismo moderno. Seguiremo cioè rapidamente la storia del materialismo.
Non abbiamo la pretesa, in cosi poche pagine, di spiegare i duemila anni di storia del materialismo; vogliamo semplicemente dare delle indicazioni generali per guidare il lettore.
Per studiare questa storia, seppure sommariamente, è indispensabile vedere a ogni istante perché le cose si sono svolte cosi. Sarebbe preferibile non citare alcuni nomi storici piuttosto che non applicare questo metodo. Ma, pur non volendo ingombrare il cervello dei nostri lettori, pensiamo die sia necessario nominare in ordine cronologico i principali filosofi materialisti che essi più o meno conoscono.
Perciò, per semplificare il nostro compito, dedicheremo queste prime pagine al lato prettamente storico; poi, nella seconda parte di questo capitolo, vedremo perché l'evoluzione del materialismo ha dovuto subire la forma di sviluppo che ha avuto.

1. Necessità di studiare questa storia


La borghesia non ama la storia del materialismo, quindi questa storia, quando è insegnata nei libri borghesi, è del tutto incompleta e sempre falsa. Vengono usati diversi mezzi di falsificazione:

1. Non potendo ignorare i grandi pensatori materialisti, li si nomina parlando di tutto quello che hanno scritto, salvo i loro studi materialisti, e si dimentica di dire che sono filosofi materialisti. Ve ne sono molti di questi casi di dimenticanza nella storia della filosofia cosi come viene insegnata nei licei o all'università, e citeremo come esempio Diderot, che fu il più grande pensatore materialista prima di Marx e di Engels.

2. Nel corso della storia numerosi pensatori furono materialisti senza saperlo o materialisti incoerenti. Questo significa che in certi loro scritti erano materialisti, ma in altri idealisti: per esempio Cartesio. In questi casi la storia scritta dalla borghesia lascia in ombra, in questi pensatori, tutto quello che ha non solo influenzato 'il materialismo ma ha anche dato vita a una corrente di questa filosofia.

3. Poi, se questi due metodi falsificatori non riescono a camuffare alcuni autori, essi vengono semplicemente fatti sparire. Così si insegna la storia della letteratura e della filosofia del XVIII secolo « ignorando » d'Holbach e Helvetius, che furono grandi pensatori di quell'epoca.

Perché tutto ciò? Perché la storia del materialismo è particolarmente istruttiva per conoscere e capire i problemi del mondo; e anche perché lo sviluppo del materialismo è rovinoso per le ideologie che sostengono i privilegi delle classi dirigenti. Sono i motivi per i quali la borghesia presenta il materialismo come una dottrina che non è cambiata, immobile da venti secoli, mentre, al contrario, il materialismo fu qualcosa di vivo, sempre in movimento. « Ma come l'idealismo, cosi anche il materialismo è passato per una serie di fasi di sviluppo. Ad ogni scoperta che la epoca nelle scienze naturali, esso deve cambiare la sua forma. »

Adesso capiamo meglio la necessità di studiare, seppure sommariamente, la storia del materialismo. Per farlo, dovremo distinguere due periodi:

1) dalle origini (antichità greca) fino a Marx e a Engels;

2) dal materialismo di Marx e di Engels fino ai nostri giorni. (Studieremo questa seconda parte assieme al materialismo dialettico.)

Chiamiamo il primo periodo « materialismo premarxista» e il secondo « materialismo marxista » o « materialismo dialettico ».

2. Il materialismo premarxista

L'antichità greca. Ricordiamo che il materialismo è una dottrina che fu sempre legata alle scienze, che ha avuto un'evoluzione e un progresso paralleli alla scienza. Quando, nell'antichità greca, nel VI e nel V secolo avanti Cristo con i « fisici » cominciano ad apparire le scienze, si forma una corrente materialistica che attira a sé i migliori pensatori e filosofi dell'epoca (Talete, Anassimene, Eraclito). Questi primi filosofi saranno, come dice Engels, « naturalmente dialettici ». Essi furono colpiti dal fatto che ovunque si ritrova il movimento, il cambiamento, e che le cose non sono isolate, ma intimamente collegate le une alle altre.

Eraclito, che viene chiamato il « padre della dialettica », diceva: «Nulla è immobile; tutto fluisce; non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume, perché non è mai, in due momenti successivi, lo stesso; da un istante all'altro, è cambiato, diventato altro». Eraclito per primo cerca di spiegare il movimento, il cambiamento, e vede nella contraddizione i motivi dell'evoluzione delle cose.

Le opinioni di questi primi filosofi erano giuste, però sono state abbandonate perché avevano il torto di essere formulate a priori, in quanto lo stato delle scienze a quell'epoca non permetteva loro di dimostrare ciò che affermavano. D'altra parte, le condizioni sociali necessarie alla fioritura della dialettica (vedremo più avanti quali sono) non erano ancora mature. Soltanto molto più tardi, nel XIX secolo, si realizzeranno le condizioni (sociali e intellettuali) che permetteranno alla scienza di dimostrare l'esattezza della dialettica. Altri pensatori greci hanno avuto delle concezioni materialistiche: Leuoippo (V secolo avanti Cristo), che fu il maestro di Democrito, aveva già discusso il problema degli atomi, di cui quest'ultimo stabili la teoria.

Epicuro (341-270 avanti Cristo), discepolo di Democrito, è un grandissimo pensatore, la cui filosofia è stata completamente falsificata dalla Chiesa nel medioevo. Per odio contro il materialismo filosofico, la Chiesa ha presentato la dottrina epicurea come una dottrina profondamente immorale, come un'apologia delle passioni più basse. In realtà Epicuro era un asceta e la sua filosofia mira a dare un fondamento scientifico (quindi antireligioso) alla vita umana. Tutti questi filosofi avevano coscienza del fatto che la filosofia è legata alla sorte dell'umanità, e riscontriamo già in questo, da parte loro, un'opposizione alla teoria ufficiale, un'opposizione all'idealismo.

Ma un grande pensatore domina la Grecia antica: Aristotele, che era prevalentemente un idealista. La sua influenza fu notevole. Per questo dobbiamo citarlo in modo particolare. Egli ha compiuto l'inventario delle conoscenze umane di quell'epoca e colmato alcune lacune create dalle nuove scienze. Mente universale, egli ha scritto numerosi libri su tutti gli argomenti. A causa della vastità del suo sapere (di cui si sono prese in considerazione soltanto le tendenze idealistiche, sottovalutando gli aspetti materialistici e scientifici), egli ha avuto, sulle teorie filosofiche, un'influenza notevole fino alla fine del medioevo, cioè per venti secoli.

Durante tutto questo periodo si è dunque seguita la tradizione antica, e non si pensava che attraverso Aristotele. Una repressione selvaggia infieriva contro coloro che pensavano diversamente. Nonostante questo, verso la fine del medioevo ebbe inizio una lotta tra gli idealisti, che negavano la materia, e coloro che pensavano che esistesse una realtà materiale
Nell'XI e nel XII secolo questa disputa continua in Francia e soprattutto in Inghilterra. All'inizio, il materialismo si sviluppa prevalentemente in quest'ultimo paese. Marx ha detto: « Il materialismo è il figlio naturale della Gran Bretagna ». Un po' più tardi, il materialismo fiorirà in Francia. Comunque nel XV e nel XVI secolo vediamo manifestarsi due correnti: una è il materialismo inglese, l'altra il materialismo francese, la cui fusione contribuirà alla grandissima espansione del materialismo nel XVIII secolo.

Il materialismo inglese. « Il vero progenitore del materialismo inglese e di tutta la scienza sperimentale moderna è Bacone. La scienza della natura costituisce per lui la vera scienza, e la fisica sensibile la parte principale della scienza della natura. »
Bacone è celebre quale fondatore del metodo sperimentale nello studio delle scienze. L'importante, per lui, è studiare le scienze nel «grande libro della natura», e questo è particolarmente interessante in un'epoca in cui si studia la scienza nei libri che Aristotele aveva lasciato alcuni secoli prima. Per esempio, per studiare la fisica, ecco come si procedeva: su un determinato soggetto si prendevano i brani scritti da Aristotele; poi si prendevano i libri di san Tommaso d'Aquino, che era un grande teologo, e si leggeva quello che quest'ultimo aveva scritto sul brano di Aristotele. Il professore non faceva alcun commento personale, ancora meno diceva ciò che ne pensava, ma faceva riferimento a una terza opera che riprendeva Aristotele e san Tommaso. Questa era la scienza del medioevo, la scolastica: era una scienza libresca, perché si studiava soltanto sui libri.

È contro questa scolastica, quest'insegnamento statico, che Bacone reagì, incitando a studiare nel « grande libro della natura ».
A quell'epoca si poneva una domanda: da dove vengono le nostre idee? da dove vengono le nostre conoscenze? Ognuno di noi ha delle idee, l'idea di casa, per esempio. Quest'idea ci viene perché esistono le case, dicono i materialisti. Gli idealisti pensano che sia Dio a darci l'idea di casa. Bacone diceva appunto che l'idea esisteva in quanto si vedevano o si toccavano le cose, ma non poteva ancora dimostrarlo

Fu Locke (1632-1704) che si accinse a dimostrare come le idee provengono dall'esperienza. Mostrò che tutte le idee vengono dalla esperienza e che solo l'esperienza ci dà delle idee. L'idea del primo tavolo è venuta all'uomo prima che esistesse, perché, per esperienza, si serviva già di un tronco d'albero o di una pietra come tavolo. Con le idee di Locke, il materialismo inglese si trasferisce in Francia durante la prima metà del XVIII secolo: mentre questa filosofia conosceva un notevole sviluppo in Inghilterra, una corrente materialistica si era formata anche nel nostro paese.

Il materialismo in Francia. Si può collocare a partire da Cartesio (1596-1650) la nascita in Francia di una corrente nettamente materialistica. Cartesio ha avuto una notevole influenza su questa filosofia ma, in genere, non se ne parla.
A quell'epoca, in cui l'ideologia feudale era molto viva (perfino nelle scienze), in cui si studiava nel modo scolastico che abbiamo visto, Cartesio entra in lotta contro questo stato di cose. L'ideologia feudale era impregnata di mentalità religiosa. Riteneva che la Chiesa, che rappresenta Dio in terra, avesse il monopolio della verità. Ne risulta che nessun uomo può aspirare alla verità se non subordina il proprio pensiero agli insegnamenti defila Chiesa. Cartesio batte in breccia questa concezione. Egli non lotta contro la Chiesa in quanto tale, ma proclama coraggiosamente che ogni uomo, credente o non credente, può accedere alla verità esercitando la propria ragione (la « luce naturale »).
Cartesio dichiara fin dall'inizio del suo Discorso sul metodo: « Il buonsenso è la cosa del mondo meglio distribuita ». Quindi, dinanzi alla scienza ognuno ha i medesimi diritti. E se, per esempio, opera una giusta critica della medicina del suo tempo (Il malato immaginario di Molière è un'eco delle critiche di Cartesio), è perché vuol fare una scienza che sia una scienza vera, basata sullo studio della natura e che rinneghi quella insegnata fino ai suoi tempi, in cui Aristotele e san Tommaso erano gli unici « argomenti ».
Cartesio visse all'inizio del XVII secolo; nel secolo seguente sarebbe scoppiata la rivoluzione, e si può dunque dire di lui che esce da un mondo che sta per sparire per entrare in un mondo nuovo, in quello che sta per nascere. Questa posizione fa di Cartesio un conciliatore: vuole creare una scienza materialistica ma, nel medesimo tempo, è idealista, perché vuol salvare la religione.
Ai suoi tempi, quando si chiedeva: perché vi sono animali che vivono? si rispondeva secondo le frasi fatte della teologia: perché vi è un principio che li fa vivere. Cartesio, al contrario, sosteneva che le leggi della vita animale fossero semplicemente quelle della materia. D'altra parte credeva e affermava che gli animali non sono che macchine di carne e muscoli, cosi come le altre macchine sono di ferro e legno. Credeva anche che gli uni e gli altri non avessero sensazioni e quando, all'abbazia di Port-Royal, durante le settimane di studio, coloro che si dichiaravano suoi discepoli pungevano dei cani, dicevano: « Come è fatta bene la natura, sembrerebbe che soffrano! ».
Per il Cartesio materialista gli animali erano perciò delle macchine. Ma l'uomo è diverso perché ha un'anima, dice il Cartesio idealista.
Dalle idee trattate e difese da Cartesio nasceranno da una parte una corrente filosofica nettamente materialistica e, dall'altra, una corrente idealistica.

Tra coloro che saranno i continuatori del ramo cartesiano materialistico citeremo La Mettrie (1709-1751). Egli, riprendendo la tesi dell'animale-macchina, la estende all'uomo. Perché questi non sarebbe una macchina? L'anima umana stessa egli la vede come un meccanismo, in cui le idee sarebbero dei movimenti meccanici.
In Francia a quell'epoca, assieme alle idee di Locke, penetra il materialismo inglese. Dal congiungimento di queste due correnti nascerà un materialismo più evoluto.

Il materialismo del XVIII secolo. Questo materialismo fu difeso da filosofi che seppero anche lottare e furono scrittori ammirevoli: criticando in continuazione le istituzioni sociali e la religione, applicando la teoria alla pratica, sempre in lotta contro il potere, furono talvolta rinchiusi alla Bastiglia o a Vincennes.
Furono loro che unirono il proprio lavoro nella grande Enciclopedia, in cui chiariscono il nuovo orientamento del materialismo. Ebbero una grande influenza, poiché questa filosofia era, come dice Engels, « il convincimento di tutta la gioventù colta ». Nella storia della filosofia francese questa fu l'unica epoca in cui una filosofia con caratteristiche prettamente francesi divenne veramente popolare.
Diderot, nato a Langres nel 1713, morto a Parigi nel 1784, domina questo movimento. Occorre dire innanzitutto (cosa che la storia borghese non fa) che fu, prima di Marx e di Engels, il più grande pensatore materialista. Diderot, ha detto Lenin, giunge quasi alle conclusioni del materialismo contemporaneo (dialettico). Fu un vero militante: sempre in lotta contro la Chiesa, contro la società, conobbe la prigione. La storia scritta dalla borghesia contemporanea lo ha tenuto molto in ombra. Ma bisogna leggere gli Entretiens de Diderot et d'Alembert, Le neveu de Rameau, Jacques le fataliste per capire l'enorme influenza di Diderot sul materialismo.
Nella prima metà del XIX secolo, a causa degli avvenimenti storici, si nota un regresso del materialismo. La borghesia di tutti i paesi fa una grande propaganda a favore dell'idealismo e della religione, perché non solo non vuole che si propaghino ulteriormente le idee progressiste '(materialistiche), ma ha anche bisogno di intorpidire i pensatori e le masse per mantenersi al potere.

In Germania vediamo allora Feuerbach, tra i filosofi idealisti, affermare le sue convinzioni materialistiche, « rimettendo sul trono senza preamboli il materialismo ». Sviluppando essenzialmente una critica della religione, riprende in materia corretta e attuale i princìpi del materialismo che erano stati dimenticati e influenza cosi i filosofi del suo tempo. Giungiamo a quel periodo del XIX secolo in cui si riscontra un enorme progresso nelle scienze, dovuto in particolare a tre grandi scoperte: la cellula vivente, la trasformazione dell'energia, l'evoluzione (di Darwin), scoperte che consentiranno a Marx e a Engels, influenzati da Feuerbach, di trasformare il materialismo fino a darci il materialismo moderno, o dialettico.

Abbiamo appena visto, in modo sommario, la storia del materialismo prima di Marx e di Engels. Sappiamo che questi, pur essendo d'accordo su numerosi punti comuni con i materialisti che li avevano preceduti, hanno anche giudicato l'opera di questi ultimi come inficiata, d'altra parte, da numerosi difetti e numerose lacune. Per capire le trasformazioni che essi hanno apportato al materialismo premarxista, è quindi assolutamente necessario ricercare quali furono questi difetti e queste lacune, e perché le cose andarono cosi. In altre parole, il nostro studio della storia del materialismo sarebbe incompleto se, dopo aver elencato i diversi pensatori che hanno contribuito al progresso del materialismo, non cercassimo di sapere come e in che senso è avvenuta questa progressione e perché ha subito tale o talaltra forma di evoluzione. Ci interesseremo in particolare al materialismo del XVIII secolo perché fu il punto di arrivo delle diverse correnti di questa filosofia. Studieremo dunque quali furono gli errori di questo materialismo, quali le sue lacune, ma poiché non dobbiamo mai vedere le cose unilateralmente, ma al contrario nel loro insieme, sottolineeremo anche quali furono i suoi meriti.

Il materialismo, dialettico fin dai suoi inizi, non ha potuto continuare a svilupparsi in senso dialettico. Il ragionamento dialettico, a causa dell'insufficienza delle conoscenze scientifiche, ha dovuto essere abbandonato. Occorreva innanzitutto creare e sviluppare le scienze. « Prima di poter indagare i processi bisognava incominciare a sapere che cosa è questa cosa. » È quindi un'unione molto stretta tra il materialismo e la scienza che consentirà a questa filosofia di ridiventare, su delle basi più solide e scientifiche, il materialismo dialettico, quello di Marx e di Engels. Ritroveremo dunque l'atto di nascita del materialismo accanto a quello della scienza. Ma se ritroviamo sempre da dove viene il materialismo, dobbiamo anche stabilire da dove viene l'idealismo.

3. Da dove viene l'idealismo?


Se, nel corso della storia, l'idealismo è potuto esistere accanto alla religione, tollerato e approvato da quest'ultima, è perché è nato e proviene dalla religione. Lenin ha scritto a questo proposito una formula che dobbiamo studiare: « L'idealismo non è altro che una forma affinata e raffinata di religione ». Cosa significa? Questo: l'idealismo sa presentare le sue concezioni molto più dolcemente della religione. Sostenere che l'universo è stato creato da uno spirito che fluttua al di sopra delle tenebre, che Dio è immateriale, e poi, bruscamente, come fa la religione, dichiarare che parla (attraverso il Verbo) e che ha un figlio (Gesù), costituisce una sequenza di idee presentate brutalmente. L'idealismo, nell'affermare che il mondo esiste soltanto nella nostra mente, nel nostro spirito, si presenta in modo assai più mascherato. In effetti, lo sappiamo, in sostanza è lo stesso, ma la forma è meno brutale, più elegante. Ecco perché l'idealismo è una forma affinata della religione. Ma è anche raffinata, perché i filosofi idealisti sanno, nelle discussioni, prevedere le domande, tendere dei tranelli, come Filonous al povero Hylas, nei dialoghi di Berkeley. Ma dire che l'idealismo proviene dalla religione significa semplicemente differire il problema. Dobbiamo porci un'altra domanda.

 

4. Da dove viene la religione?


Engels ci ha fornito a questo proposito una risposta molto precisa: « La religione nasce dalle concezioni ristrette dell'uomo » (ristrette significa qui limitate). Quest'ignoranza è doppia per i primi uomini: ignoranza della natura, ignoranza di se stessi. Occorre sempre ricordarsi di questa doppia ignoranza quando si studia la storia degli uomini primitivi. Nell'antichità greca, che consideriamo tuttavia già una civiltà progredita, questa ignoranza ci sembra infantile, per esempio quando si vede che Aristotele pensava che la terra fosse immobile, che fosse il centro del mondo e che intorno alla terra girassero dei pianeti. Questi ultimi, che secondo Aristotele erano 46, erano fissi, come chiodi al soffitto, ed era l'insieme che girava intorno alla terra...

I greci pensavano anche che esistessero quattro elementi: l'acqua, la terra, l'aria e il fuoco e che non fosse possibile scomporli. Sappiamo che tutto ciò è falso, poiché adesso scomponiamo l'acqua, la terra e l'aria e non consideriamo il fuoco come un elemento dello stesso ordine. I greci erano anche molto ignoranti sull'uomo, dato che non conoscevano la funzione dei nostri organi e che consideravano, per esempio, il cuore come la sede del coraggio!

Se cosi profonda era l'ignoranza dei sapienti greci, che già consideriamo molto progrediti, cosa doveva essere allora l'ignoranza degli uomini che vivevano migliaia di anni prima di loro? Le concezioni che gli uomini primitivi avevano della natura e di loro stessi erano limitate dall'ignoranza. Ma questi uomini cercavano, nonostante tutto, di spiegare le cose. Tutti i documenti che possediamo sugli uomini primitivi ci dicono che questi uomini erano molto preoccupati dai sogni. Abbiamo visto, fin dal primo capitolo, che essi avevano risolto la questione dei sogni con la credenza nell'esistenza di un « doppio » dell'uomo. All'inizio assegnano a questo doppio una specie di corpo trasparente e leggero ma ancora dotato di consistenza materiale. Solo molto più tardi nascerà nella loro mente la nozione che l'uomo ha in sé un elemento immateriale che sopravvive dopo la morte, un elemento spirituale (la parola viene da spiritus che, in latino, significa soffio, il soffio che scompare con l'ultimo sospiro, al momento in cui si spira, ed è allora che solo il « doppio » sopravvive). È quindi l'anima che spiega il pensiero, il sogno.

Nel medioevo si avevano dei concetti bizzarri sull'anima. Si pensava che, in un corpo grasso, si avesse un'anima sottile e, in un corpo sottile, un'anima grossa; per questo, a quell'epoca, gli asceti facevano lunghi e ripetuti digiuni per avere una grande anima, per creare una grande dimora per l'anima. Avendo ammesso, prima sotto la forma di un doppio invisibile, poi sotto forma di anima, principio spirituale, la sopravvivenza dell'uomo dopo la morte, gli uomini primitivi crearono gli dei. Credendo in un primo tempo in esseri più potenti degli uomini ma ancora dotati di una certa forma materiale, essi giunsero pian piano a credere in dei che esistevano sotto forma di un'anima superiore alla nostra. Cosi, dopo aver creato una moltitudine di dei, ognuno con una sua propria funzione (come avvenne nell'antichità greca), giunsero alla concezione di un Dio unico. Allora venne creata la religione monoteistica (3) attuale. Vediamo quindi che all'origine della religione, anche nella sua forma attuale, vi fu l'ignoranza.

L'idealismo nasce dunque da concezioni limitate dell'uomo, dalla sua ignoranza; mentre il materialismo nasce dal superamento di questi limiti. Nel corso della storia della filosofia assisteremo a una continua lotta tra idealismo e materialismo. Quest'ultimo vuol fare arretrare i limiti dell'ignoranza e ciò sarà una delle sue glorie e uno dei suoi meriti. Al contrario, l'idealismo e la religione che lo alimenta fanno ogni sforzo possibile per mantenere l'ignoranza e approfittare dell'ignoranza delle masse per far accettare l'oppressione, lo sfruttamento economico e sociale.

5. I meriti del materialismo premarxista


Abbiamo visto nascere il materialismo presso i greci appena è esistito un embrione di scienza. Seguendo il principio che quando si sviluppa la scienza si sviluppa il materialismo, constatiamo dunque nel corso della storia:

1. Nel medioevo, un debole sviluppo delle scienze, un arresto del materialismo.

2. Nel XVIII e XVIII secolo, un grande sviluppo delle scienze corrispondente a un grande sviluppo del materialismo. Il materialismo francese del XVIII secolo è la conseguenza diretta dello sviluppo delle scienze.

3. Nel XIX secolo, numerose e grandi scoperte; il materialismo subisce una notevole trasformazione con Marx e Engels.

4. Oggi, un enorme progresso delle scienze, contemporaneamente al materialismo. I migliori scienziati applicano, nel loro lavoro, il materialismo dialettico.

L'idealismo e il materialismo hanno quindi origini assolutamente opposte; e constatiamo, nel corso dei secoli, una lotta tra queste due filosofie, lotta che dura ancora ai nostri giorni e che non fu solo accademica.

Questa lotta, che attraversa la storia dell'umanità, è la lotta tra scienza e ignoranza, è la lotta tra due correnti. Una spinge l'umanità verso l'ignoranza e la mantiene in questo stato di ignoranza; l'altra, al contrario, tende alla emancipazione degli uomini, sostituendo l'ignoranza con la scienza.

Questa lotta ha assunto talvolta forme gravi, come ai tempi dell'inquisizione, e possiamo citare ad esempio, tra i tanti, Galileo. Quest'ultimo affermava che la terra gira. Si tratta di una conoscenza nuova, in contraddizione con la Bibbia ma anche con Aristotele: se la terra gira, significa che non è il centro dell'universo, ma semplicemente un punto nell'universo, e allora occorre allargare i limiti del nostro pensiero. Cosa si è fatto di fronte a questa scoperta di Galileo? Per mantenere l'umanità nell'ignoranza, si costituisce un tribunale religioso in cui si condanna Galileo a fare onorevole ammenda. Ecco un esempio di lotta tra l'ignoranza e la scienza. Dobbiamo quindi giudicare i filosofi e gli scienziati di quell'epoca collocandoli nel quadro di questa lotta, e allora constateremo che, difendendo la scienza, difendevano il materialismo senza nemmeno saperlo. Cosi Cartesio, con i suoi ragionamenti, ha fornito delle idee che hanno potuto far progredire il materialismo. Occorre anche vedere che questa lotta, nel corso della storia, non è semplicemente una lotta teorica ma una lotta sociale e politica. Le classi dominanti sono sempre, in questa battaglia, dalla parte dell'ignoranza. La scienza è rivoluzionaria e contribuisce all'emancipazione dell'umanità.

Il caso della borghesia è tipico. Nel XVIII secolo la borghesia è oppressa dalla classe feudale; in quel momento parteggia per le scienze, conduce la lotta contro l'ignoranza e ci dà l'Enciclopedia. Nel XX secolo la borghesia è la classe dominante e, in questa lotta contro l'ignoranza e la scienza, essa è dalla parte dell'ignoranza con una virulenza molto maggiore di prima (si veda il nazismo).
Vediamo dunque che il materialismo premarxista ha giocato un ruolo considerevole e ha avuto un'importanza storica molto grande. Nel corso della lotta fra ignoranza e scienza, il materialismo ha saputo sviluppare una concezione generale del mondo che si è potuta opporre alla religione, quindi all'ignoranza. È perciò anche merito della evoluzione del materialismo, dello svilupparsi delle sue conquiste, se si sono create le condizioni indispensabili per la nascita del materialismo dialettico.

6. I difetti del materialismo premarxista

Per comprendere l'evoluzione del materialismo, per vederne i difetti e le lacune, non bisogna mai scordarsi che scienza e materialismo sono legati tra loro. All'inizio il materialismo era in anticipo sulle scienze e proprio per questo non ha potuto affermarsi subito come filosofia. Bisognava creare e sviluppare le scienze per dimostrare che il materialismo dialettico aveva ragione, ma questo ha richiesto più di venti secoli. Durante questo lungo periodo il materialismo ha subito l'influenza delle scienze, in particolare l'influenza dello spirito delle scienze e soprattutto di quelle che erano più avanzate. Per questo « il materialismo del secolo scorso [cioè del XVIII secolo] era prevalentemente meccanico, perché fra tutte le scienze naturali soltanto la meccanica, anzi, a dire il vero, soltanto la meccanica dei corpi solidi celesti e terrestri, in una parola, soltanto la meccanica dei gravi era giunta a un certo risultato conclusivo. La chimica esisteva soltanto nella forma infantile, flogistica. La biologia era ancora in fasce; l'organismo vegetale e animale era stato indagato solamente all'ingrosso e veniva spiegato con cause puramente meccaniche. Come per Descartes l'animale, cosi per i materialisti del secolo XVIII l'uomo era una macchina.»

Ecco dunque cos'era il materialismo, nato da una lunga e lenta evoluzione delle scienze dopo il « periodo invernale del medioevo cristiano ».

Il grande errore è stato in quel periodo quello di considerare il mondo come una grande macchina, di giudicare ogni cosa secondo de leggi della scienza che si chiama meccanica. Considerando il movimento come un semplice movimento meccanico, si riteneva che gli stessi avvenimenti dovessero riprodursi necessariamente ogni volta allo stesso modo. Si vedeva il lato meccanico delle cose, ma non se ne vedeva il lato vivente. Cosi questo materialismo viene chiamato meccanico (o meccanicistico). Prendiamo un esempio. Come spiegavano il pensiero questi materialisti? In questo modo: « Il cervello secerne un pensiero come il fegato «secerne la bile ». È un po' semplicistico! Al contrario, il materialismo di Marx fornisce una serie di precisazioni. I nostri pensieri non provengono soltanto dal nostro cervello. Occorre vedere perché abbiamo determinati pensieri, determinate idee, piuttosto che altre, e ci si accorge allora che la società, l'ambiente ecc., selezionano le nostre idee. Il materialismo meccanico considera il pensiero come un semplice fenomeno meccanico. Ma è molto di più!

«Questa applicazione esclusiva dei criteri della meccanica a processi che sono di natura organica e chimica, pei quali le leggi meccaniche hanno si un valore, ma vengono respinte in secondo piano da altre leggi più elevate, costituisce la ristrettezza specifica, ma in quel tempo inevitabile, del materialismo classico francese. »

Ecco il primo grande errore del materialismo del XVIII secolo. Le conseguenze di tale errore furono che si ignorò la storia in generale, cioè il punto di vista dello sviluppo storico, del processo: questo materialismo riteneva che il mondo non progredisce e che ritorna a intervalli regolari a situazioni analoghe e tantomeno concepiva un'evoluzione dell'uomo e degli animali.
« [...] questo materialismo [...] nella sua incapacità di concepire il mondo come un processo, come una sostanza soggetta a una evoluzione storica [...] corrispondeva allo stato delle scienze naturali di quel tempo e del relativo modo di filosofare metafisico (4), cioè antidialettico. La natura, — questo lo si sapeva — era soggetta a un movimento continuo. Ma, secondo la rappresentazione di quell'epoca, questo movimento descriveva in eterno un circolo e perciò non si allontanava mai dal punto di partenza; esso tornava a produrre di continuo gli stessi risultati. »

Ecco il secondo difetto di questo materialismo.

Il terzo errore è che era troppo contemplativo: non vedeva sufficientemente il ruolo dell'azione umana nel mondo e nella società. Il materialismo di Marx insegna che non dobbiamo soltanto spiegare il mondo, ma anche trasformarlo. L'uomo è nella storia un elemento attivo che può apportare dei cambiamenti al mondo. L'azione dei comunisti russi è l'esempio vivente di una azione capace non solo di preparare, fare (e con successo) la rivoluzione ma, fin dal 1918, di dar vita al socialismo in mezzo a enormi difficoltà.
Il materialismo premarxista non aveva coscienza di questa concezione dell'azione dell'uomo. A quell'epoca si pensava che l'uomo fosse un prodotto dell'ambiente (5), mentre Marx ci insegna che l'ambiente è un prodotto dell'uomo e che l'uomo è perciò un prodotto della propria attività in determinate condizioni di partenza. Se l'uomo subisce l'influenza dell'ambiente può trasformare l'ambiente, la società; può quindi trasformarsi lui stesso.

Il materialismo del XVIII secolo era dunque troppo contemplativo: ignorava lo sviluppo storico di ogni cosa e questo, allora, era inevitabile, poiché le conoscenze scientifiche non erano sufficientemente progredite per concepire il mondo e le cose diversamente che attraverso il vecchio metodo di pensare: la metafisica.

Letture di approfondimento


K. Marx.F. Engels, La sacra famiglia, Roma, 1969.
K. Marx, Tesi su Feuerbach
G. Plechanov, Essais sur l'histoire du matérialisme (d'Holbach, Ilclvétius, Marx), Paris, 1957.

Domande di controllo


Capitolo I
Come poteva Pasteur essere contemporaneamente uno scienziato e un credente?
Capitolo II
Dimostrare come lo studio sui libri sia al tempo stesso necessario e insufficiente.
Capitolo III
1. Perché il materialismo dialettico non è sorto sin dall'antichità?
2. Indicare le principali correnti materialistiche dall'antichità greca fino al XVIII secolo.
3. Quali sono gli errori e i meriti del materialismo del XVIII secolo?



Note

1. I secondo paragrafo di questo capitolo è stato elaborato con l'aiuto di Luce Langevin e Jean Orcel. Sui progressi compiuti dall'inizio del secolo nello studio della struttura della materia, si veda F. Joliot-Curie, Textes choisis, Paris, pp. 85-89 (n.d.r.).

2. F. Engels, Antiduhring

3 Dal greco monos, uno solo, e théos, dio.

4. Incominceremo più avanti lo studio del « metodo metafisico ».

5. Si tratta, ovviamente, di ambiente sociale.


Ultima modifica 22.11.2008