La difficile questione dei tempi

edizioni LOTTA COMUNISTA

Arrigo Cervetto (1981-1984)

 


Edizioni Lotta Comunista
Trascritto per internet da Antonio Maggio (Primo Maggio), agosto 2001

 

Nota redazionale

Il volume raccoglie una serie di articoli, omogenei per argomento, apparsi consecutivamente dal giugno 1981 al giugno 1984 sul giornale "Lotta Comunista", l'articolo posto ad introduzione è apparso sul medesimo giornale, nel gennaio 1976. Tutti sono ripubblicati integralmente salvo le correzioni dei refusi; i titoli originari sono stati conservati, i titoli dei capitoli sono redazionali.

Indice
Introduzione

Capitolo primo:
LA QUESTIONE DEI TEMPI NELLA TEORIA E NELLA PRATICA MARXISTA (108 kb)
La questione dei tempi
La teoria dei tempi
I tempi dell'oceano pacifico
La "questione difficile" dei tempi
I tempi lunghi del revisionista Cunow
La tattica nella strategia dei tempi lunghi
La concezione materialistica nella politica dei tempi lunghi
La restaurazione leninista della questione dei tempi
Il tempo delle forze produttive e del partito
L'accelerazione del tempo imperialistico
Le alleanze del tempo imperialistico
Il tempo del capitale complessivo sociale
I tempi della NEP di Lenin
I tempi di una lotta inedita
Il tempo della chiarezza di Lenin
I tempi della tradizione di classe

Capitolo secondo:
IL PARTITO RIVOLUZIONARIO E LE LEZIONI DELLA "DIFFICILE QUESTIONE" DEI TEMPI (52kb)
I tempi della scienza della rivoluzione
I tempi della storia
I tempi della lotta
I tempi della preparazione rivoluzionaria
I tempi determinati della volontà politica
I tempi lunghi di Karl Marx
Il tempo psicologico
Il tempo del comunismo
I tempi della coscienza comunista

Capitolo terzo:
LA QUESTIONE DEI TEMPI E LO SVILUPPO CAPITALISTICO NEL XX SECOLO (91kb)
I tempi dello sviluppo capitalistico
I tempi di Trotsky
I tempi lunghi dell'imperialismo
I tempi fra le due guerre
I tempi di Bordiga
I tempi del dopoguerra
I tempi della mitica scadenza
I tempi degli anni cinquanta
Il lungo sviluppo capitalistico
Il lungo sviluppo capitalistico dei primi decenni
Il lungo sviluppo capitalistico nella grande crisi
Il lungo sviluppo capitalistico nella prospettiva storica

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Introduzione:

I tempi della rivoluzione


La previsione sulla diffusione del modo di produzione capitalistico è stata la base della strategia rivoluzionaria su cui si è sviluppato, nel corso degli anni, il nostro Partito.
Lo sviluppo ineguale del capitalismo, nelle sue forme intensive e soprattutto estensive, ha rappresentato il punto fermo della nostra analisi scientifica. Questa teoria di Marx, Engels e Lenin è stata difesa, anche in periodi in cui veniva massicciamente contestata da tutti, solo dal nostro Partito contro tutte le correnti borghesi, opportuniste e sottosviluppiste le quali, con una serie di varianti, convergevano nel ritenere diviso, in due o più parti, il mercato mondiale.
Noi difendemmo, invece, la validità della teoria di Marx, ripresa da Lenin, sull'unità del mercato mondiale e, quindi, sull'universalità delle leggi economiche.
Questa base della strategia rivoluzionaria ha un profondo significato per il nostro Partito, come lo ebbe per il Partito bolscevico la tesi dell'inevitabilità dello sviluppo capitalistico e delle classi moderne in Russia, elaborata alla fine del1'800. Per il Partito bolscevico si trattava di costruire il partito proletario in una fase di ascesa capitalistica, lavorando nella prospettiva dell'inevitabile formazione di una classe operaia industriale e dell'inevitabile disgregazione contadina. Per noi si tratta di costruire il partito proletario in una fase di maturità imperialistica di una metropoli inserita in una tendenza generale di estensione mondiale del capitalismo; tendenza estensiva, dunque, e non solo intensiva la quale non è specifica, particolare, ma tipica.
La particolarità del ciclo di accumulazione capitalistica, nell'ultimo trentennio, su cui si èbasata e si basa la nostra previsione è, appunto, la estensione mondiale. Perciò, la nostra tesi che pone in primo piano le contraddizioni derivate da questa particolarità estensiva è una tesi strategica in quanto tiene conto delle lotte sociali che vengono determinate dalla tendenza generale.
Da questa tesi strategica noi deduciamo l'analisi dei movimenti sociali, della struttura e della sovrastruttura italiana determinata, in vario grado a seconda delle varie contingenze, dalla tendenza generale mondiale.
Analizzare i fenomeni italiani non partendo dalla determinazione specifica che li caratterizza significa cadere nel più piatto empirismo. Non tenere conto di ciò che li determina specificamente significa cadere nell'eclettismo perché si vuole stabilire una mediazione di tutti i fattori considerati influenti in egual misura.
Anche in questo caso possiamo fare un paragone con la tesi strategica bolscevica. Per noi come per i bolscevichi le conclusioni sono che bisogna preparare la teoria, con la restaurazione del marxismo, e la pratica, con la costruzione organizzativa del partito, ai risultati inevitabili dello sviluppo del capitalismo.
Se il capitalismo si sviluppa secondo la tendenza generale analizzata e, in grande parte, prevista le conclusioni pratiche dovranno essere conseguenti alla teoria: partito operaio e non partito contadino nel primo quarto del secolo in Russia, partito operaio ed esclusione di alleanze con altre classi nell'ultimo quarto del secolo in Italia. L'azione del partito rivoluzionario è efficace solo nella misura in cui anticipa i movimenti della realtà sociale e ad essi si prepara.
Quali sono i tempi, quali sono i ritmi di marcia, quali sono le scadenze della tendenza generale su cui si basa la strategia e per cui si attrezza il Partito? E' impossibile prevederele scadenze perché la tendenza generale opera nei decenni e non negli anni e perché, nella misura in cui è generale, come lo è nel caso della estensione del capitalismo, in essa agiscono una infinità di fattori di cui si possono cogliere i caratteri comuni ma non gli andamenti difformi. L'ineguale sviluppo è, appunto, il carattere comune dei fattori capitalistici (imprese, settori, paesi) il cui andamento è, per la stessa ragione, non eguale e, perció, non prevedibile singolarmente. Siccome i fattori sono in rapporto reciproco ed interdipendente, da questo rapporto che ha un connotato specifico, cioè la difformità dei ritmi dei fattori che compongono il rapporto stesso, si deriva quell'andamento generale che definiamo legge di ineguale sviluppo. Siccome questo andamento generale è determinato dalla natura del capitalismo, esso non può cambiare senza che muti la natura stessa del capitalismo.
Mentre è possibile scientificamente individuare la tendenza generale, o evoluzione come la chiama Lenin, del capitalismo e prevedere la inevitabilità dei suoi sbocchi o risultati, è impossibile prevedere le sue scadenze.
Ciò spiega l'errore di Bordiga, se errore si può chiamare. Nel 1957 calcola in un ventennio la scadenza del punto critico deila dinamica mondiale degli scambi e della conquista dei mercati, scadenza che viene inquadrata nella discussione del 1926 sui tempi della rivoluzione tra Stalin, Trotsky e Bordiga stesso. Ai cinquant'anni previsti da Trotsky, Bordiga si ricollega per calcolare un ventennio nel quale una grande crisi della produzione industriale mondiale e del ciclo commerciale del calibro di quella americana 1932 prepara le condizioni economiche e politiche per una nuova fiammata di rivoluzione permanente con epicentro nell'Europa centrale.
Giustamente Bordiga poneva la questione dei tempi. La scadenza, però, piu che mal posta era da non porre, e lo era anche per noi che ci differenziammo limitandoci a concepire un ventennio di industrializzazione nelle zone arretrate.
In fondo la nostra tesi che vede nella ristrutturazione il carattere fondamentale della crisi in corso del capitalismo mondiale deriva dall'analisi dello sviluppo ineguale. Il processo di ristrutturazione viene ad essere la conferma dell'operare di una legge di ineguaglianza e sproporzione di sviluppo dell'economia nei vari settori e nelle varie aree la quale nel corso di almeno due decenni ha accumulato una serie di contraddizioni che, sommandosi, hanno determinato una grave crisi. Nell'attuale crisl confluiscono, certamente, contradizioni tipiche quali la
sovrapproduzione ma queste non sono l'elemento caratterizzante a livello mondiale perché nelle metropoli dove si manifesta una sovrapproduzione si verifica anche una forte tendenza all'esportazione dei mezzi di produzione e di capitali verso le aree mondiali in sviluppo. L'elemento caratterizzante della crisi non è, quindi, quello tipico della sovrapproduzione ma quello specifico degli sbocchi sul mercato mondiale.
Le tendenze di sviluppo del capitalismo, abbiamo detto, operano nei decenni e non negli anni, operano a lungo e medio e non a breve termine poiché nodi congiunturali possono essere costituiti da momentanee e superficiali combinazioni e complicazioni; non possono, ovviamente, essere considerati nodi strategici dove il rapporto tra le classi determina delle svolte decisive.
Il Partito leninista, partito strategico, non è fatalista e meccanicista, ma materialista dialettico, fattore attivo nelle tendenze di sviluppo a lungo, a medio e a breve termine. Perció prevede tempi di lungo termine, ma soprattutto prevede momenti o nodi strategici che sono schemi dei prevedibili rapporti tra le classi, rapporti concepiti più nella dinamica sociale che li sostanzia che nelle istituzioni politiche che li esprimono.
Nella tendenza a lungo periodo, Lenin poggia la strategia rivoluzionaria e prevede, lavorando attivamente, un momento strategico che è lo sviluppo del rapporto tra la classe proletaria e i contadini. Questo rapporto di classe, la cui dinamica sociale è la rivoluzione democratico-borghese, trova nella dittatura democratica degli operai e dei contadini una istituzione politica. Ma la dittatura democratica russa, in quanto istituzione politica del rapporto di classe tra proletariato e contadini sul mercato russo, è vista come acceleratore della rivoluzione socialista nelle metropoli occidentali dato che oggettivamente e soggettivamente, il rapporto di classe russo interviene attivamente ad acuire il rapporto di classe, tra borghesia e proletariato, in Europa. E', in Lenin, una prima formulazione del concetto dell'anello più debole della catena imperialistica.
Solo lo sviluppo ulteriore della tendenza a lungo termine su cui poggia la strategia rivoluzionaria metterà in rilievo e determinerà concretamente l'anello più debole del rapporto internazionale di classe, rapporto che è delle classi internazionali borghese e proletaria. A questo punto dello sviluppo, il rapporto internazionale tra borghesia e proletariato determina un nodo strategico che, grazie all'azione del Partito, può trasformarsi nella istituzione politica della dittatura proletaria.
Ma questa possibilità di trasformare un nodo strategico in una rivoluzione di classe avviene perché lo strumento Partito si sviluppa con il lavoro quotidiano di organizzazione e di educazione del proletariato e non si affida alle ondate di spontaneità e alla aspettativa di combinazioni multiformi ed eccezionali.
Quale può essere un paragonabile momento congiunturale per il nostro Partito? Può essere il rapporto di classe tra borghesia e proletariato che si veniva a delineare in una metropoli imperialistica, come quella italiana, a seguito di un ciclo mondiale che determinava il ciclo italiano negli anni '60.
Per tutta una serie di combinazioni di fattori, sulla base della tendenza generale di espansione del capitalismo, il mercato della forza-lavoro ha registrato un basso livello di disoccupazione. Ciò ha determinato una ondata rivendicativa economica, sostanzialmente tradeunionistica, una specie di 1905 economico.

Il ventennio di espansione dava un primo risultato che non era una crisi tipo 1932 e l'inizio della rivoluzione permanente, cioè una svolta radicale nel rapporto tra borghesia e proletariato, ma una situazione contingente, un momento f avorevole alla forza-lavoro nella sua contrattazione economica. Compito del Partito leninista era quello di intervenire politicamente in questa ondata rivendicativa piu sul rapporto di classe che, oggettivamente, indeboliva l'opportunismo che sull'istituzione, il sindacato, che poteva rafforzarlo in una nuova forma. Lo scopo primario era rafforzare organizzativamente il Partito perché ciò corrispondeva al compito generale e perché, in particolare, era inevitabile che la situazione si capovolgesse.

La tendenza all'aumento dei salari reali, venendo ad accelerare la caduta del saggio di profitto, diveniva uno dei fattori della crisi di ristrutturazione che, tra le conseguenze, avrebbe prodotto una modificazione delle condizioni del mercato del lavoro.

Il 1905 russo ha rafforzato il bolscevismo, il 1905 economico ha rafforzato il leninismo nella sua ripresa storica.

Questo recente passato di lotta permette di vedere l'awenire, permette di definire ulteriormente la questione dei tempi della rivoluzione, posta da Trotsky e da Bordiga, permette di approfondire scientificamente una ricerca che ci impegna, ormai, da tanti anni? Se la questione dei tempi la poniamo nel suo significato storico di individuazione delle tendenze strategiche e la depuriamo dalle impossibili indicazioni di scadenze, diremo di sì, diremo che l'esperienza passata è preziosa perché ci ha dimostrato tutti i limiti ma anche tutte le possibilità di una situazione contingente.

Con questa esperienza il nostro Partito leninista è ora in grado di affrontare il suo quotidiano lavoro nei tempi brevi delle attuali lotte operaie e di approfondire l'analisi nei tempi lunghi della strategia, nelle tendenze generali del capitalismo e degli antagonismi di classe.

capitolo primo


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Ultima modifica 24.12.2003